Biopsia prostatica: preparazione, rischi, convalescenza, risultati

MEDICINA ONLINE BIOPSIA PROSTATICA TRANSURETRALE prostate biopsy transurethralLa biopsia della prostata (in inglese “prostate biopsy”) è una tecnica diagnostica invasiva che consente di prelevare piccoli frammenti di tessuto ghiandolare prostatico. Il campione istologico ottenuto viene poi inviato al medico patologo in modo che venga esaminato. Può essere eseguita in regime ambulatoriale e dura circa 20-30 minuti.

Tipi di biopsia

La biopsia della prostata può essere eseguita in modi diversi:

  • biopsia prostatica transrettale: attraverso un apposito ago introdotto nel retto guidato da una sonda ecografica transrettale, cioè introdotta nel retto;
  • biopsia prostatica transperineale: attraverso la pelle nella zona perineale, posta tra i testicoli e l’ano, sotto guida ecografica transrettale;
  • biopsia prostatica transuretrale (TURP): si basa sull’uso di un resettoscopio introdotto nell’uretra ed attraverso il quale viene effettuata la biopsia.

I tre sistemi sono rispettivamente raffigurati nelle seguenti immagini:

Perché si effettua?

Una biopsia della prostata si esegue quando in caso di:

  • sospetto di cancro della prostata;
  • patologia prostatica cronica ad esempio iperplasia prostatica benigna;
  • ingrossamento della prostata;
  • gravi problemi relativi alla minzione alterata dall’azione compressiva della prostata;
  • riscontro di un valore elevato del PSA in presenza di altri sintomi;
  • presenza di noduli rilevati all’esplorazione rettale o all’ecografia.

Grazie al referto stilato dal patologo, il medico può:

  • diagnosticare la patologia;
  • valutare la gravità della patologia;
  • individuare le più efficaci cure.

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Minzione alterata

Le anomalie urinarie che, in alcuni casi di diagnosi complessa, potrebbero spingere il medico ad eseguire una biopsia prostatica, sono:

  • oliguria: eliminazione nelle 24 ore di una quantità di urina inferiore a 400 ml;
  • anuria: sospensione quasi totale della emissione di urina, con diuresi inferiore a 100 ml nelle 24 ore;
  • pollachiuria: emissione con elevata frequenza (a meno di 4 ore di distanza) di piccole quantità di urina;
  • ematuria: presenza macroscopica di sangue nelle urine;
  • emazie: presenza di sangue microscopicamente visibile;
  • uretrorragia: emissione di sangue dall’uretra, indipendente dalla minzione;
  • nicturia: ripetuto bisogno di urinare durante il riposo notturno;
  • enuresi: perdita involontaria di urina durante la notte;
  • disuria: difficoltà ad urinare;
  • stranguria: dolore durante la minzione;
  • proteinuria: presenza di proteine nelle urine;
  • glicosuria (o mellituria): presenza di zuccheri nelle urine: glucosio, galattosio, fruttosio, lattosio e pentosi;
  • piuria: presenza di pus nelle urine;
  • leucocituria: presenza di globuli bianchi nelle urine in concentrazione anomala;
  • batteriuria: emissione di batteri con l’urina;
  • urine torbide: segno di probabile infezione lungo le vie urinarie;
  • ritenzione urinaria (o iscùria): accumulo di urina nella vescica, come conseguenza dell’incapacità – parziale o totale – della vescica di svuotarsi;
  • incontinenza urinaria: incapacità di trattenere l’urina che porta a perdita involontaria di urina;
  • urgenza minzionale: improvviso ed insopportabile bisogno di urinare con urgenza, spesso associato a difficoltà a ritenere l’urina e perdita involontaria di alcune gocce di urina;
  • svuotamento incompleto: è la sensazione che la vescica, dopo aver urinato, non sia stata del tutto svuotata;
  • gocciolamento post-minzionale: perdita di alcune gocce di urina che si verifica subito dopo aver urinato;
  • tenesmo vescicale: contrazione spasmodica e dolorosa, dello sfintere vescicale accompagnata da pressione e fastidio in regione uretrale o sovrapubica e stimolo minzionale urgente, con emissione minima di urina. Anche subito dopo aver urinato, il paziente avverte ancora lo stimolo di urinare ma nel tentativo di minzione spesso non riesce ad emettere urina;
  • globo vescicale: aumento di volume della vescica che può arrivare a contenere fino a 4000 ml (4 litri) di urina.

Biopsia prostatica: preparazione

Almeno cinque giorni prima dell’esame è necessario sospendere i farmaci che interferiscono con la coagulazione: se occorre, il medico li sostituirà con eparine a basso peso molecolare da iniettare sottocute. Per prevenire lo sviluppo di infezioni bisogna assumere un’opportuna terapia antibiotica di profilassi a partire da 24 ore prima di sottoporsi alla biopsia. È prevista, inoltre, l’esecuzione di un clistere per pulire il retto prima di sottoporsi all’esame. È SEMPRE necessario informare il proprio medico delle eventuali terapie che si stanno seguendo, in particolare quelle di:

  • anticoagulanti;
  • antiinfiammatori non steroidei (come l’aspirina).

Controindicazioni

Principali possibili controindicazioni alla biopsia prostatica sono:

  • alterazioni degli esami della coagulazione;
  • malformazioni gravi;
  • pazienti non collaboranti;
  • paziente fortemente debilitati o anziani.

Biopsia prostatica: è dolorosa?

La biopsia prostatica è eseguita generalmente sotto anestesia locale e non procura alcun dolore intenso, tuttavia è generalmente considerata fastidiosa o lievemente dolorosa dalla maggioranza dei pazienti, specie quelli con bassa soglia del dolore. Il disagio ha fortunatamente una durata abbastanza limitata. In alcuni casi il paziente, specie a causa dell’ansia, può soffrire di:

  • malessere generale;
  • sudorazione abbondante;
  • tachicardia (aumenta della frequenza cardiaca);
  • tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
  • perdita di coscienza.

Quando posso riprendere l’attività sessuale?

L’attività sessuale può riprendere dopo circa una settimana dall’esame, anche se è sempre necessario chiedere parere medico a riguardo. È consigliabile anche astenersi da sforzi eccessivi per una settimana, mentre si può riprendere l’attività lavorativa anche subito (se non necessita di sforzi).

Complicanze, rischi, effetti collaterali e postumi

La biopsia della prostata è una procedura invasiva quindi alcune complicanze non sono da escludere: dopo l’esecuzione della procedura è quindi opportuno un periodo di osservazione di circa un’ora per sorvegliare la comparsa di complicazioni immediate. Una complicanza relativamente diffusa (1 paziente su 50) è l’incapacità di svuotare la vescica dopo l’esame: in questo caso si inserisce un catetere vescicale, che viene rimosso dopo pochi giorni. Altra complicanza, specie se la biopsia è eseguita per via transrettale, è la presenza di sangue nelle feci. Le altre possibili complicanze della biopsia prostatica, sono:

  • ematuria (perdita di sangue tramite le urine);
  • uretrorragia (perdita di sangue dall’uretra, indipendentemente dalla minzione);
  • infezioni;
  • allergie;
  • dolore prolungato nella zona di intervento;
  • problemi di minzione vari (bruciore, oliguria, pollachiuria, stranguria…);
  • febbre (se alta potrebbe indicare infezione);
  • traumi e sanguinamenti nei tessuti limitrofi (perineo, retto, uretra e vescica).

Rischi a lungo termine rari, in caso di danneggiamento della prostata o di strutture limitrofe, potrebbero essere quelli di:

  • diminuzione del volume di sperma emesso con l’eiaculazione;
  • aneiaculazione;
  • eiaculazione retrograda;
  • difficoltà nell’erezione (da cause soprattutto psicologiche).

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Altri esami

Per diagnosticare una patologia di interesse prostatico, oltre alla biopsia, il medico può utilizzare altri strumenti diagnostici, tra cui:

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