Con “complesso di superiorità” (in inglese “superiority complex”) si indica una forma di complesso caratterizzata da un eccesso di autostima e da una profonda sensazione di sentirsi superiori e più importanti degli altri in una o più determinate circostanze, ad esempio in campo professionale, sociale, fisico o sportivo. Il complesso di inferiorità è spesso un sentimento inconscio, ma in alcuni casi il soggetto può rendersi conto di averlo. Al complesso di superiorità si contrappone il complesso di inferiorità: pur apparentemente diametralmente opposti, i due complessi rappresentano tuttavia due facce della stessa medaglia ed hanno alcuni meccanismi eziologici in comune. La sindrome di Napoleone (un tipo particolare di complesso di inferiorità correlato alla bassa statura) può in alcuni casi determinare paradossalmente il complesso di superiorità.
Origine del nome
L’espressione “complesso di superiorità” fu coniata da Alfred Adler (Rudolfsheim (Vienna) 7 febbraio 1870 – Aberdeen 28 maggio 1937), psichiatra, psicoanalista, psicologo e psicoterapeuta austriaco, come parte della sua scuola di psicologia individuale nei primi anni del 1900, ma da allora ha avuto altre interpretazioni. Alfred Adler fu, assieme a Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, fondatore della psicologia psicodinamica.
Cos’è un complesso?
Ricordiamo al lettore che con “complesso” in psicologia si intende il risultato finale di una serie di sentimenti di coscienti/non coscienti che possono condurre il soggetto ad avere la certezza di possedere o non possedere determinate qualità, certezza che non può essere alterata attraverso il ragionamento logico. In parole semplici il soggetto viene portato a convincersi di un determinato fatto in base a sensazioni fallaci (spesso irrealistiche, ingigantite o del tutto inventate) e nessun ragionamento logico riesce a convincerlo facilmente del contrario. Nel caso del complesso di superiorità, ad esempio, il soggetto viene portato a convincersi di essere superiore ai propri colleghi di lavoro in base a sensazioni (“i colleghi mi guardano strano e mi isolano sempre perché pensano che io sia troppo bravo per loro ed hanno paura del confronto”) ed è difficile convincerlo del fatto che in realtà i colleghi non lo stiano realmente “guardando male ed isolando” o del fatto che i colleghi lo stiano “guardando male ed isolando perché lui è superiore”.
Conseguenze
Il complesso di superiorità porta la persona colpita a sentirsi superiore rispetto agli altri e quindi a sopravvalutarsi e credersi eccessivamente capace nel raggiungimento di un obiettivo in campi diversi, ad esempio lavorativo. Il soggetto si convince che gli altri siano persone meno preparate, determinate, brillanti di lui, in una parola sola: “peggiori di lui”. Ciò porta il soggetto ad avvicinarsi alla competizione con gli altri già con la sensazione di “partire vincente” e tale sensazione lo porta a competere in modo spesso scorretto o eccessivamente aggressivo o prepotente, forte della propria maniacale autostima. In alcuni casi, qualora il soggetto non riesca poi a raggiungere l’obiettivo che sente di meritarsi, può arrivare a veri e propri comportamenti antisociali pensando che “il fine giustifica qualsiasi mezzo”. Qualora il soggetto si renda infine conto della possibile discrepanza tra ciò che “doveva ottenere” e ciò che ha realmente “ottenuto” può arrivare a colpevolizzare chiunque del proprio insuccesso, tranne sé stesso. Nei casi più gravi il soggetto può arrivare ad isolarsi dagli altri, soffrire di depressione, attacchi di panico e idee suicidarie.
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Caratteristiche
Il complesso di superiorità ha due caratteristiche fondamentali, che sono l’eccesso di autostima e la profonda sensazione di sentirsi superiore agli interlocutori in uno o più ambiti. Esistono altre caratteristiche che generalmente interessano il soggetto con complesso di inferiorità, tra cui:
- eccessiva indulgenza nel perdonare i propri errori (mancanza di autocritica);
- attuare meccanismi di rimozione, in particolare l’evitamento;
- incolpare gli altri o il destino dei propri insuccessi;
- minimizzare i propri errori e le proprie mancanze;
- ingigantire i propri successi e qualità;
- non sopportare le critiche;
- autoconvincersi di avere qualità che invece non si possiedono;
- inventare eventi grandiosi della propria vita;
- pena nei confronti degli altri, che sono visti come competitor scarsi;
- difficoltà nel costruire relazioni con gli altri, specie se il soggetto compete con loro in uno o più campi;
- profondo narcisismo;
- difficoltà nel gestire le proprie reazioni emotive;
- prendere ogni commento, azione o situazione sul personale, dandone un’interpretazione positiva;
- avere sentimenti di paranoia;
- tendere al perfezionismo ma essere mai contenti dei propri risultati, che sono visti come di qualità eccelsa o comunque superiore alla qualità offerta da altri;
- giudicare gli altri ed ingigantire i loro difetti;
- il giudicare sempre e comunque positivamente le scelte importanti della propria vita, anche quelle che hanno portato scarsi risultati, mentre le scelte degli altri sono viste come perdenti.
Anche quando il soggetto con complesso di superiorità raggiunge risultati davvero eccelsi e non immaginati, paradossalmente può succedere che il risultato ottenuto non renda felice il soggetto, bensì gli lasci un sentimento di vuoto che egli sente di dover necessariamente colmare con un nuovo successo, mettendosi nuovamente alla prova.
Età di insorgenza
Il complesso di superiorità può sviluppare a qualsiasi età, anche se tende a svilupparsi maggiormente in bambini e adolescenti, e tra i 30 ed i 60 anni.
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Cause
Abbiamo precedentemente detto che al complesso di superiorità si contrappone il complesso di inferiorità e che pur apparentemente diametralmente opposti, i due complessi rappresentano tuttavia due facce della stessa medaglia ed hanno alcuni meccanismi eziologici in comune. E’ interessante notare, infatti, come spesso alla base di un sentimento di superiorità e di voglia di dimostrare a tutti i costi di essere migliore delle altre persone, ci sia proprio un sentimento di inferiorità verso gli altri, che il soggetto inconsciamente compensa con un eccesso di autostima. In parole semplici: quanto più il soggetto egli mostra all’esterno di “essere migliore”, tanto meno inconsciamente sente nel profondo di “essere davvero migliore”. Il complesso di superiorità diventa in pratica una maschera che copre le proprie vulnerabilità. Tra le cause che possono determinare il complesso di superiorità negli adulti, ci sono quindi spesso:
- complesso di inferiorità irrisolto;
- ripetuti fallimenti;
- incapacità di iniziare una nuova sfida per paura di fallire;
- bassa autostima;
- bassa estrazione socio-economica;
- bassa statura;
- calvizie;
- aspetto esteticamente poco piacevole;
- avere genitori narcisisti;
- avere genitori che hanno subito numerosi insuccessi, che hanno inculcato in loro figlio la convinzione di essere migliori degli altri;
- avere una deformazione fisica;
- ripetute umiliazioni sul lavoro o nella cerchia di amici e parenti.
Tra le cause che possono determinare il complesso di superiorità in bambini ed adolescenti, ci sono:
- avere un carattere introverso e sensibile;
- subire eccessive aspettative da parte dei genitori;
- subire un eccesso di critica da parte dei genitori;
- avere scarsi risultati scolastici e sportivi;
- avere una bassa statura;
- avere un aspetto esteticamente poco piacevole (in particolare obesità);
- avere una deformazione fisica;
- avere uno scarso successo nei rapporti amorosi e nelle dinamiche di gruppo;
- subire ripetuti atti di bullismo;
- avere genitori narcisisti;
- avere genitori che hanno subito numerosi insuccessi, che hanno inculcato in loro figlio la convinzione di essere migliori degli altri;
- l’abuso da parte dei genitori.
Non si sa esattamente il motivo per cui alcuni sviluppano questo complesso ed altri no: probabilmente il complesso di superiorità, come quello di inferiorità, è multifattoriale e può essere influenzato da carattere, genetica ed esperienze personali. Persone con carattere introverso e schivo, con famigliari con complesso di inferiorità o superiorità, che hanno nella propria vita subito ripetute umiliazioni (bullismo, licenziamenti, scarsi risultati sportivi, incapacità di mantenere economicamente la propria famiglia), sono maggiormente a rischio di sviluppare i due complessi.
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Esempi
Tipicamente un adulto con complesso di superiorità può pensare di aver raggiunto eccelsi risultati lavorativi e di conseguenza sociali ed economici, oppure può pensare di aver raggiunto risultati non adeguati alle proprie elevate qualità, per colpa degli altri o del destino. Un adulto con complesso di superiorità potrebbe sentirsi eccessivamente bravo nella gestione dei figli e vedere il partner come un genitore peggiore di sé stesso. Un giovane adulto potrebbe sentirsi affascinante, bello e vincente più di quanto realmente lo sia. Un bambino o un adolescente potrebbe invece pensare di essere più capace dei propri compagni di classe nelle attività intellettive e/o sportive, oppure sentirsi più esteticamente piacevole o più simpatico rispetto ad altri elementi del gruppo, oppure immaginare di avere grande seguito sui social come Instagram, quando in realtà viene solo scarsamente considerato influente dagli altri.
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Cure
La psicoterapia rappresenta la cura principale. Se si associano malattie psichiatriche come la depressione, farmaci antidepressivi come gli SSRI potrebbero essere indicati.
Consigli
Oltre alle cure, è importante che il soggetto si sforzi di valutare i propri pensieri da un punto di vista razionale, ad esempio facendo una lista dei propri pregi e dei propri difetti ed analizzando se sono reali, ingigantiti o solo immaginati. Esistono elementi oggettivi a supporto della presenza di qualcosa che si considera un pregio? La cosa importante è essere il più specifici possibile, cercando di capire se tali elementi siano oggettivi o solo immaginati. E’ importante poi fare una lista dei propri successi e dargli il giusto peso. Il passo successivo sarà ovviamente quello di imparare a vedersi per quello che realmente si è, senza ingigantirsi e sentirsi sempre e comunque superiori agli altri. Per farlo, vi consigliamo di:
- analizzare i propri errori;
- dare il giusto peso ai propri errori ed ai propri pregi;
- dare il giusto peso ai propri successi;
- non invidiare gli altri;
- non vedere gli altri come presone necessariamente inferiori;
- non evitare di analizzare i propri errori, rimuovendoli;
- evitare di prendere ogni commento, azione o situazione sul personale;
- capire con umiltà che anche gli altri hanno qualità e che – in alcuni casi – queste qualità sono migliore delle proprie;
- imparare che non sempre il fine giustifica i mezzi e che manipolare gli altri non è eticamente corretto;
- cercare di vedere gli aspetti “negativi” di quelli che si considerano i propri pregi;
- imparare a mostrarsi agli altri per quello che si è davvero, togliendo la “maschera” che copre le proprie vulnerabilità.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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