Anestesia epidurale e parto: vantaggi, procedura e rischi

MEDICINA ONLINE GRAVIDANZA INCINTA DIARREA FECI LIQUIDE FETO PARTO CESAREO DIETA FIBRA GRASSI ZUCCHERI PROTEINE GONFIORE ADDOMINALE MANGIARE CIBO PRANZO DIMAGRIRE PANCIA PESO INTESTINOL’anestesia epidurale rappresenta il metodo migliore per alleviare il dolore durante il parto e, in effetti, la maggior parte delle donne richiede l’epidurale più di ogni altro metodo analgesico. Il travaglio può essere molto doloroso, quindi è importante sapere come alleviare il dolore; nel momento in cui ci si prepara al parto è necessario conoscere i diversi metodi di sollievo dal dolore disponibili nell’ospedale scelto, in modo da essere pronti a prendere delle decisioni al momento dell’intervento: conoscere i diversi tipi di epidurale, come essa viene somministrata ed i benefici e i rischi correlati, vi consentirà di prendere una decisione più consapevole per voi stesse e il vostro bambino, il giorno del parto.

Queste conoscenze sono importanti anche per chi assiste al parto, che dovrà anche sapere come essere di sostegno alla partoriente. L’ostetrica o il medico possono illustrare le diverse opzioni esistenti, così da scegliere il metodo più consono. L’epidurale è un tipo particolare di anestesia locale. Addormenta i nervi che conducono gli impulsi del dolore dal canale del parto al cervello. Nella maggior parte delle donne, l’epidurale elimina completamente il dolore. Può essere utile in donne con travaglio prolungato o molto doloroso, o particolarmente angosciate.

Può essere somministrata solo da un anestesista e non è quindi praticabile se si sceglie di partorire a casa. Se si ritiene di poterne avere bisogno, verificare che l’ospedale scelto per il parto assicuri la presenza costante di un anestesista. Dopo l’epidurale le possibilità di muovere le gambe dipenderanno dall’anestetico locale adoperato. È possibile eseguire epidurali “mobili”, che consentono cioè di camminare. In questi casi, però, dovrà essere monitorato il battito cardiaco fetale tramite telemetria e non tutti i reparti dispongono di tali dispositivi. Consultare l’ostetrica per sapere se il proprio reparto eroga l’epidurale mobile. L’epidurale può notevolmente alleviare il dolore, ma non è efficace nel 100% dei travagli. Per esempio la società degli anestesisti ostetrici inglese stima che, in una donna su otto, sia necessario un altro metodo di eliminazione del dolore oltre all’epidurale. I farmaci usati per l’epidurale rientrano nella classe dei cosiddetti anestetici locali, come la bupivacaina, la clorprocaina o la lidocaina. Essi vengono spesso somministrati in combinazione con oppioidi o stupefacenti come il fentanil e il sufentanil, così da diminuire la dose richiesta di anestetico locale. In questo modo il sollievo dal dolore si ottiene con degli effetti minimi.

Altri consigli per ridurre il dolore

Durante il travaglio, sarà più facile rilassarsi e gestire il dolore se:

    • Si sa cosa aspettarsi. Sapere in cosa consiste il travaglio può aiutare a mantenere il controllo e ad avere meno paura. Parlarne con l’ostetrica o il medico, chiarirsi i dubbi e partecipare alle classi prenatali.
    • Imparare a rilassarsi, mantenere la calma e respirare profondamente.
    • Tenersi in movimento. La posizione può essere importante, quindi provare a inginocchiarsi, camminare o dondolare avanti e indietro.
    • Avere con sé durante il travaglio il compagno, una persona cara o di famiglia sostegno; comunque, anche in assenza di un proprio caro, non preoccuparsi perché l’ostetrica darà tutto il supporto necessario.
    • Farsi massaggiare dal proprio partner (a meno che essere manipolate non risulti fastidioso).
    • Fare un bagno.

Controindicazioni

Occasionalmente, l’epidurale non è raccomandata. Per esempio, potrebbe non essere adatta in pazienti con:

      • Uso di anticoagulanti (ad esempio warfarin).
      • Allergie agli anestetici locali.
      • Anomalie della coagulazione del sangue che aumentino il rischio di sanguinamento o comunque livelli ematici insufficienti delle piastrine.
      • Emorragie o stato di shock.
      • Un’infezione alla schiena.
      • Deformità o artrite grave della colonna vertebrale.
      • Un’infezione del sangue.
      • Affezioni neurologiche come la spina bifida
      • Dilatazione inferiore a 4 cm.
      • Il medico non individua lo spazio epidurale.
      • Un parto troppo veloce che non garantisce abbastanza tempo per somministrare il farmaco.

L’anestesista può fornire tutte le informazioni del caso e discutere i rischi potenziali in queste situazioni.

Procedura

Durante l’epidurale vengono somministrati liquidi tramite una fleboclisi in una vena del braccio. Con la paziente su un fianco o seduta con il dorso incurvato, l’anestesista disinfetta la schiena, inietta una minima quantità di anestetico locale e quindi introduce un ago nella schiena. Questa posizione è fondamentale per prevenire i problemi e aumentare l’efficacia dell’epidurale. Attraverso l’ago viene quindi inserito un tubicino molto sottile in corrispondenza dei nervi che convogliano gli impulsi del dolore originati dall’utero. L’ago viene attentamente rimosso lasciando il catetere in quell’area in modo che il farmaco possa essere somministrato tramite iniezioni periodiche o continue infusioni. Il catetere verrà fissato alla schiena, evitando che possa uscir fuori.

I farmaci, in genere una combinazione di anestetici locali e oppioidi, vengono somministrati attraverso questo tubicino (con oppioide, si intende una sostanza che interagisce con speciali recettori del corpo, riducendo il dolore). Per allestire l’epidurale, occorrono circa 10 minuti, e altri 10 – 15 perché sia efficace. Non sempre lavora al meglio fin da subito e può richiedere aggiustamenti. Una volta allestita, può essere potenziata dall’ostetrica o anche dalla partoriente tramite un apposito dispositivo. Sarà necessario monitorare costantemente le contrazioni materne e il battito cardiaco fetale. Ciò comporta di indossare una cintura intorno all’addome e, se possibile, una pinzetta sulla testa del neonato.

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Epidurale mobile

L’epidurale mobile consiste in un’epidurale con dosi basse che possono venire somministrate durante il travaglio. Vengono usate quantità inferiori di anestetici locali insieme ad altri medicinali con azione analgesica. Poiché i nervi non sono completamente bloccati, l’epidurale mobile allevia il dolore senza l’intorpidimento o la sensazione di pesantezza alle gambe che caratterizzano l’epidurale completa. Un altro vantaggio dell’epidurale mobile è che rimangono percepibili le contrazioni e la necessità di spingere durante gli stadi finali del parto. Poiché le gambe mantengono un minimo di sensibilità, si potrà anche camminare se necessario, anche se non è consigliato.

Indicazioni e vantaggi

L’epidurale è un tipo di anestesia locale. Può essere utilizzata per bloccare completamente il dolore a paziente vigile, questo permette di evitare le complicanze e gli effetti collaterali tipici dell’anestesia generale, come malessere e stordimento.

L’anestesia epidurale può essere usata per attenuare la sensibilità e alleviare il dolore in situazioni quali:

      • il parto naturale,
      • il parto cesareo (il neonato viene estratto attraverso un’incisione praticata nell’addome)
        dopo un intervento chirurgico eseguito in anestesia generale,
      • durante altri tipi di chirurgia, come interventi al ginocchio, le protesi d’anca, fratture di costole o torace e l’amputazione di un arto inferiore.

L’ostetrica e l’anestesista possono dare consigli sull’epidurale durante il travaglio e il parto, e un parere sull’effettiva necessità nel caso specifico, ma la decisione finale è sempre della paziente.

L’epidurale potrebbe essere raccomandata nei casi di:

      • travaglio particolarmente doloroso, complicato o protratto,
      • parto gemellare o trigemino,
      • parto cesareo, se l’epidurale era stata somministrata durante il travaglio,
      • parto assistito, quando un forcipe o una ventosa vengono attaccati alla testa fetale per aiutare l’estrazione.

Perlopiù, l’epidurale viene associata alla soppressione del dolore durante il travaglio e il parto, che permette di:

      • Ottenere un maggiore sollievo se il parto è prolungato.
      • Alleviare il dolore del parto può aiutare la donna a ricordare il parto come un’esperienza più positiva.
      • Nella maggior parte dei casi l’epidurale vi consentirà di rimanere vigili e di partecipare attivamente al momento del parto.
      • Se si subisce un parto cesareo l’ anestesia epidurale vi permetterà di rimanere svegli e anche di ottenere un più rapido sollievo dal dolore durante il recupero.

Quando le altre procedure non funzionano, un’epidurale può essere ciò di cui si ha bisogno contro stanchezza e irritabilità. L’epidurale può aiutare a rilassarvi e a darvi la forza di sostenere il parto e di esserne un partecipante attivo.

Effetti collaterali

È necessario essere consapevoli di alcuni possibili effetti collaterali:

      • L’epidurale può rendere le gambe pesanti, secondo il tipo di anestetico locale usato.
      • Non dovrebbe provocare malesseri o sonnolenza.
      • La pressione arteriosa può abbassarsi bruscamente (ipotensione); questo è comunque un evento raro, perché i liquidi somministrati tramite la fleboclisi nel braccio aiutano a mantenere la pressione a buoni livelli.
      • L’epidurale può prolungare il secondo stadio del travaglio. Non essendo più percepibili le contrazioni, sarà l’ostetrica a dire quando spingere. Possono quindi essere necessari forcipi o ventose per aiutare il passaggio della testa neonatale (estrazione strumentale). In caso di epidurale il personale sanitario aspetterà più a lungo la discesa della testa del neonato (prima dell’inizio delle spinte), ciò consente di ridurre le probabilità di dover ricorrere a estrazione strumentale. Talvolta verso la fine si somministra meno anestetico, in modo che l’effetto si attenui e la partoriente possa espellere il neonato in modo naturale.
      • A seguito di un’epidurale, può risultare difficile la minzione. In questi casi, verrà inserito un piccolo catetere in vescica come ausilio.
      • In circa un caso su 100, all’epidurale fa seguito una cefalea. Quando succede, può essere trattata.
      • La schiena può essere leggermente dolente per un paio di giorni, ma l’epidurale non provoca dolori di lunga durata.
      • In circa una donna su 2.000, il parto è seguito da sensazioni di formicolio o punture di spillo lungo una gamba. Questo è più probabilmente dovuto al parto di per sé che non all’epidurale. Saranno il medico o la levatrice a dire quando ci si può alzare dal letto.

Rischi

Talvolta, l’anestesia può non fare effetto. Ciò può avvenire se:

      • è difficoltoso trovare lo spazio epidurale,
      • l’anestetico locale non si distribuisce uniformemente nello spazio epidurale,
      • il catetere fuoriesce.

Quando non funziona, l’anestesista può proporre modi alternativi di alleviare il dolore o ripetere la procedura.

Questa anestesia in genere è sicura tuttavia, come la maggior parte delle procedure mediche, può avere effetti collaterali e complicanze.

      • Bassa pressione arteriosa. L’abbassamento della pressione arteriosa (ipotensione) è l’effetto collaterale più frequente dell’epidurale. Ciò avviene perché l’anestetico locale usato ha effetti sui nervi dei vasi sanguigni, determinando una caduta della pressione arteriosa. Ciò può provocare uno stato di confusione o nausea. Durante l’epidurale, la pressione arteriosa viene strettamente monitorata. Se necessario, possono essere somministrati farmaci per trattare l’ipotensione.
      • Perdita del controllo vescicale. Dopo l’anestesia, non si avverte il segnale di vescica piena perché l’epidurale blocca i nervi circostanti. L’urina verrà drenata tramite un catetere inserito nella vescica. Il controllo della vescica si ripristina non appena l’anestesia scompare.
      • Prurito cutaneo. Talvolta, la combinazione degli analgesici con gli anestetici adottata per l’epidurale può causare prurito. In genere, questo è facilmente trattabile.
      • Malessere: Dopo l’epidurale, ci potrà essere una sensazione di nausea (o vomito). Se la pressione arteriosa è normale, potranno essere di aiuto farmaci anti-nausea.
      • Mal di schiena: Uno studio condotto nel 2010 non ha riscontrato rischi specifici di mal di schiena a lungo termine legati all’uso dell’epidurale. Il personale sanitario farà di tutto per permettere una posizione comoda durante e dopo la procedura, ma il fatto di rimanere ferme a lungo può peggiorare un mal di schiena preesistente. Un eventuale forte mal di schiena dopo epidurale dovrà essere riferito al medico quanto prima, in modo da individuarne la causa.
      • Cefalee intense: Occasionalmente, un forte mal di testa può seguire un’epidurale; è la cosiddetta cefalea post-puntura durale. Succede quando il rivestimento del midollo spinale (dura) viene accidentalmente punto. Questa cefalea in genere passa con il tempo, ma è possibile ricorrere a una procedura (il tappo ematico o “blood patch”) per sigillare il foro. Consiste nel prelevare un piccolo campione di sangue e iniettarlo nello spazio epidurale. Quando il sangue coagula, il foro viene tappato e la cefalea sparisce. Si tratta di una rara complicanza dell’epidurale. Le probabilità che avvengano vanno da 1 a 100 a 1 a 500.
      • Infezione: Nelle settimane dopo un’epidurale nel sito dell’iniezione si potrebbe sviluppare un’infezione. L’infezione può portare allo sviluppo di un ascesso. Molto raramente, l’ascesso si può formare nello spazio epidurale. Ciò può danneggiare i nervi, portando anche a perdita completa dei movimenti della metà inferiore del corpo (paraplegia).
      • Ematoma epidurale: L’ematoma è una rarissima complicanza dell’epidurale. Consiste in una raccolta di sangue che si sviluppa dopo la rottura della parete di un vaso sanguigno. Se vengono punte le vene all’interno dello spazio epidurale, ci possono essere una raccolta di sangue e lo sviluppo di un ematoma, che può comprimere il midollo spinale. Del tutto occasionalmente, ciò può indurre danni neurologici, come la paraplegia.

Altre complicanze, per quanto rare, dell’epidurale sono:

      • convulsioni
      • difficoltà respiratorie
      • danni ai nervi
      • morte

La letteratura conferma il fatto che le complicanze gravi a seguito di epidurale sono rare. La stima più attendibile del rischio complessivo di danno permanente da epidurale durante il travaglio è tra 1 a 80.000 e 1 a 320.000.

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Domande frequenti

La collocazione del catetere epidurale provoca dolore?

Ciò dipende dalla sensibilità al dolore di ogni donna, alcune sostengono che provochi un po’ di fastidio nella zona che è stata intorpidita per poi sentire un po’ di pressione nel momento in cui il catetere viene inserito.

Quando viene eseguita l’anestesia epidurale?

Tipicamente quando la cervice si dilata fino a 4-5 centimetri durante il parto.

In che modo l’epidurale può influenzare il parto?

L’epidurale può rallentare il parto e rendere le contrazioni più deboli. In tal caso, può essere può essere somministrato un farmaco per accelerare il parto.

In che modo l’epidurale può incidere sul bambino?

All’attuale stato di conoscenza si ritiene che gli unici effetti collaterali o rischi legati al bambino siano legati a un possibile allungamento dei tempi del parto, che potrebbe infine necessitare dell’uso del forcipe o della ventosa (con i relativi rischi). L’aumento è peraltro ridotto, 14 donne su 100 tra chi richiede l’anestesia, 10 su 100 nel resto della popolazione. A differenza di quanto si pensava in passato non aumenta il rischio di dover ricorrere al parto cesareo.

Quanto dura l’effetto?

Fintanto che il tubicino (o catetere) dell’epidurale rimane nella schiena, può essere impiegato per alleviare il dolore. Può essere mantenuto per diverse ore (durante il travaglio) o per qualche giorno (dopo una chirurgia addominale maggiore). Il catetere può essere collegato a una pompa automatica per consentire l’erogazione dei medicinali. Possono essere adottate anche pompe che consentono al paziente di controllare la dose. Quando i farmaci dell’epidurale vengono interrotti, in genere l’intorpidimento dura per qualche ore prima che gli effetti scompaiano e la sensibilità cominci a ripristinarsi. Al termine dell’anestesia viene in genere raccomandato il riposo in posizione supina o seduta finché la sensibilità non si è ripristinata. Ciò può richiedere un paio di ore; è possibile percepire una sensazione di formicolio sulla pelle quando svanisce l’effetto dell’anestetico. Informare il medico o il personale infermieristico in caso di dolore. Possono essere somministrati farmaci in grado di controllarlo.

Come mi sentirò dopo l’epidurale?

Poco dopo un’epidurale, si percepirà una sensazione di calore e intorpidimento della parte bassa della schiena e delle gambe. Queste possono sembrare pesanti e più difficili da muovere. In genere ci vogliono circa 20 – 30 minuti perché l’epidurale raggiunga il suo effetto massimo. Verosimilmente, anche i nervi della vescia verranno interessati dalla vescica. In altre parole, la paziente non sarà in grado di capire quando la vescica è piena ed è quindi necessario urinare. Per evitare conseguenze, viene inserito un catetere per drenare l’urina fuori dalla vescica. La sensibilità della vescica si ripristina non appena l’epidurale cessa. Appena la dose di anestetico comincia ad attenuarsi verrà aumentata la dose, di solito ogni una o due ore. A seconda del tipo e del dosaggio di epidurale si può essere limitati a letto senza avere il permesso di alzarsi e di spostarsi. Dopo la nascita del bimbo il catetere viene rimosso e gli effetti dell’anestesia di solito scompaiono in una o due ore. Alcune donne avvertono una sensazione spiacevole, sentendo un bruciore lungo tutto il canale del parto appena gli effetti del farmaco svaniscono.

Sarò in grado di spingere?

A causa dell’anestesia epidurale le contrazioni non verranno avvertite, quindi è difficile capire quando spingere e in questo sarà di assoluta importanza l’affiancamento dell’ostetrica, che guiderà al meglio la gestante.

Potrò allattare il mio bambino?

Dopo un’epidurale si può allattare al seno il neonato.

L’epidurale funziona sempre?

Per la maggior parte dei casi l’epidurale è efficace nell’alleviare il dolore durante il travaglio, ci sono tuttavia alcune donne che si lamentano di continuare a provare dolore e/o che hanno la sensazione che il farmaco abbia funzionato meglio su un lato del corpo rispetto ad un altro.

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Differenza tra anestesia locale, regionale, generale, spinale ed epidurale

MEDICINA ONLINE SURGERY SURGEON RECOVERY TAGLIO ANESTESIA GENERALE REGIONALE LOCALE EPIDURALE SPINALE SNC BISTURI PUNTI SUTURA COSCIENTE PROFONDA MINIMA ANSIOLISI ANESTHETIC AWARENESS WALLPAPER PICS PHOTO HD HI RES PICTURESCol termine “anestesia” si indica in medicina l’abolizione della sensibilità, della coscienza e del dolore, associato a rilassamento muscolare che si rende necessario – per vari motivi – durante un intervento di chirurgia o durante una procedura invasiva e/o dolorosa. Esistono tre principali tipi di anestesia: locale, regionale e generale.

  • Anestesia locale: il farmaco anestetico viene iniettato sulla pelle al fine di anestetizzare una piccola superficie, in genere superficiale; è molto usata in chirurgia dermatologica.
  • Anestesia regionale: i due approcci di anestesia loco-regionale più comuni sono la spinale e l’epidurale, utili ad anestetizzare ampie regioni dell’organismo, per esempio dalla vita in giù. In molti casi il paziente rimane sveglio e cosciente, non prova dolore e può esserci una ridotta o assente sensibilità alla zona da operare.
  • Anestesia generale (anche chiamata “totale”): è l’approccio più profondo, in cui il paziente viene fatto addormentare; possono essere usati sia farmaci inanti che per via endovenosa. Durante l’intervento viene in genere inserito un tubo di respirazione attraverso la bocca per garantire la funzionalità respiratoria

Ricordiamo poi la possibilità di ricorrere alla sola sedazione, superficiale o profonda, che permette di trattare ansia e dolore determinando nel paziente uno stato simile ad un sonno leggero, ma che può essere facilmente interrotto “svegliando” il soggetto in caso di necessità.

Perchè si preferiscono spinale ed epidurale alla totale?

Cuore e cervello non vengono influenzati dall’anestesia e si riduce così drasticamente il rischio di complicazioni gravi.

Qual è la differenza tra l’anestesia spinale ed epidurale?

L’anestesia spinale prevede un’unica iniezione, per un effetto che dura da 90 minuti a circa 4 ore. Nel caso dell’epidurale viene posto un catetere a livello della schiena, che permette di dosare nel tempo i farmaci nelle dosi necessarie; può rimanere in sede ed essere utilizzato fino a 2-3 giorni.

Leggi anche: Visita anestesiologica e pre-anestesia prima dell’anestesia generale

È possibile mangiare o bere prima dell’anestesia?

Per quanto riguarda l’anestesia locale non c’è alcun problema o preparazione, mentre le anestesie loco-regionali e a maggior ragione quelle totali richiedono il digiuno dal giorno precedente l’esame. A seguito della somministrazione dell’anestesia i riflessi vengono rallentati o inibiti e in caso di cibo presente all’interno dello stomaco questo potrebbe risalire attraverso l’esofago e, nel peggiore dei casi, imboccare la strada dei polmoni causando una grave forma di polmonite (polmonite ab ingestis). Nel caso di anestesia regionale il digiuno è suggerito come precauzione nel caso di necessità di indurre in emergenza l’anestesia totale. In alcuni casi può venire consentito bere liquidi chiari fino a qualche ora prima.

Leggi anche: Sedazione cosciente: via inalatoria, endovenosa e gastrointestinale

Devo continuare a prendere le mie medicine abituali?

Tutti i farmaci che si assumono abitualmente vanno segnalati durante la visita anestesiologica, in quella sede il medico anestesista valuterà quali farmaci eventualmente sospendere o sostituire; molto frequente è per esempio la sostituzione di Coumadin (o altri anticoagulanti) con l’eparina, ma QUALSIASI modifica alla terapia abituale va concordata con l’anestesista. Durante la visita vanno segnalate anche cure erboristiche e di qualsiasi altro tipo.

Come funziona l’epidurale durante il parto?

Il blocco epidurale viene realizzato nella parte bassa della schiena e consente di alleviare il dolore durante l’intervento, possibilmente facendo mantenere alla paziente la capacità di muoversi e di spingere.

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È necessario smettere di fumare prima dell’intervento chirurgico?

Al di là delle ovvie considerazioni su benefici legati allo smettere di fumare, farlo prima di un intervento chirurgico può essere particolarmente vantaggioso, perché sembra esserci una maggior probabilità di successo e una riduzione del rischio di andare incontro a sintomi di astinenza; si riducono inoltre i rischi di complicazioni legati alla chirurgia.

  • I fumatori hanno una maggiore produzione di muco, che può bloccare le vie aeree e renderle più inclini a restringersi durante l’anestesia.
  • I fumatori hanno una ridotta capacità di trasporto di ossigeno nel sangue, ma la sospensione per almeno 12 ore è già sufficiente a migliorarla in modo significativo in vista dell’intervento.
  • Ci sono prove in letteratura di aumento del rischio di complicazioni respiratorie durante e dopo l’anestesia generale nei bambini esposti a fumo passivo.
  • I tassi di complicazione chirurgica sono più alti nei fumatori.
  • Il fumo ha effetti negativi sul microcircolo, tanto da compromettere o ritardare la guarigione delle ferite.

Per tutti questi motivi si raccomanda almeno la sospensione entro 12 ore dalla chirurgia.

Gli interventi più duraturi sono anche più pericolosi?

Non necessariamente, anzi, i fattori che entrano in gioco sono numerosi e tra i più importanti troviamo:

  • stato di salute del paziente ed eventuale presenza di malattie croniche,
  • competenza dell’anestesista,
  • tipo di intervento chirurgico.

Leggi anche: Cosa mi succede durante una anestesia generale?

Le anestesie spinali ed epidurali causano mal di testa?

Esiste il rischio di mal di testa severo e persistente a seguito di anestesia loco-regionale, ma è molto meno comune di quanto si pensi (indicativamente un caso ogni 100-500 iniezioni, a seconda delle fonti consultate); viene percepito sulla fronte o a livello della nuca e migliora in posizione distesa. È talvolta associata a nausea, dolore al collo e fotofobia (fastidio verso le luci forti). In questi casi si proveranno rimedi gradualmente più aggressivi, fino a risoluzione:

  • aumento del consumo di liquidi,
  • riposo in posizione sdraiata,
  • paracetamolo o farmaci antinfiammatori, eventualmente associati a caffeina,
  • antidolorifici più forti.

Quando questi approcci non fossero sufficienti, a distanza di qualche settimana l’anestesista ricorrerà all’iniezione in sede lombare di una piccola quantità di sangue prelevata dal braccio, per stimolare la formazione di un coagulo che possa riparare il piccolo danno provocato dall’iniezione iniziale.

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Si può morire a causa dell’anestesia?

Purtroppo si. La morte è una complicazione rarissima dell’anestesia, la cui probabilità dipende fortemente da molti fattori, tra cui stato generale di salute del paziente, tipo di intervento, durata dell’intervento, presenza di allergie gravi alle sostanze usate per l’anestesia. Statistiche canadesi stimano questo rischio come paragonabile a quello di volare in aereo, ossia drasticamente inferiore da quello che si corre durante gli spostamenti in auto.

Leggi anche: Perché l’anestesia generale è così pericolosa? Effetti collaterali e pericoli

Potrei avere mal di gola dopo l’intervento chirurgico?

In circa un paziente su cinque o poco più si rileva un leggero mal di gola destinato a risolversi spontaneamente nel giro di qualche giorno e dovuto al tubo inserito durante l’intervento in anestesia totale.

Sentirò male dopo l’intervento?

Qualsiasi operazione chirurgica può essere causa di dolore, ma negli ultimi l’attenzione al benessere del paziente è stata particolarmente valorizzata e anestesista e chirurgo faranno il possibile per ridurre il più possibile il possibile disagio nei giorni seguenti la chirurgia, attraverso efficaci farmaci antidolorifici.

Leggi anche: Dopo l’anestesia generale: come ci si sente e quanto tempo serve per smaltire l’anestetico

Avrò la nausea dopo l’intervento?

La nausea ed eventualmente il vomito sono tra gli effetti collaterali più comuni dell’anestesia totale, ma destinati a sparire al massimo nell’arco di qualche ora ed eventualmente trattabili con specifici farmaci.

Potrei rompermi un dente?

La rottura di uno o più denti è un evento raro, ma possibile, che colpisce circa un paziente ogni 2000; sono a maggior rischio i soggetti con problemi pre-esistenti, cattiva igiene orale o quando per qualche motivo l’anestesista trovi difficoltà nella fase di intubazione.

Dirò cose sotto l’influenza dell’anestesia che non direi altrimenti?

No, con le attuali sostanze questa circostanza non si verifica più; si è verificata talvolta in passato quando ancora si usava la ketamina.

Si sogna durante l’anestesia totale?

No, perchè viene indotto un sonno profondo che non prevede la possibilità di sognare.

Leggi anche: Differenza tra anestesia generale e sonno

Esiste il rischio di svegliarsi durante l’anestesia?

Si, questo fenomeno si chiama in inglese “Anesthesia awareness” ed è una rara condizione che può verificarsi durante l’anestesia totale (le anestesie epidurali e spinali sono effettuate a paziente sveglio) in cui viene meno l’effetto anestetico e il paziente si sveglia durante l’intervento chirurgico. Il fenomeno è ben conosciuto dagli anestesisti e negli anni si sono sviluppate tecniche per ridurre al minimo la possibilità che si verifichi; cinematograficamente parlando viene talvolta presentato come evento drammatico in cui il soggetto

  • si sveglia,
  • avverte il dolore come in assenza di anestesia,
  • ma è incapace di muoversi per avvertire l’équipe chirurgica.

Benchè teoricamente possibile, per verificarsi questa condizione dovrebbero coincidere diversi aspetti:

  • inefficacia dell’anestesia (risveglio),
  • inefficacia dell’analgesia (dolore),
  • efficacia delle sostanze che prevengono la capacità di movimento.

Da un punto di vista generale la frequenza di questo fenomeno è stimata in circa un caso su mille, ma MOLTO più rara è la condizione più drammatica qui descritta. Per approfondire, leggi: Anestesia cosciente o risveglio intraoperatorio: risvegliarsi durante una operazione chirurgica ma non poter parlare né muoversi

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Dolori del parto: epidurale, controllo autonomo e medico

MEDICINA ONLINE PARTO GRAVIDANZA NATURALE CESAREO DIFFERENZE CHIRURGIA FOTO WALLPAPER PICTURE UTERO CHIRURGO OPERAZIONE RISCHI VANTAGGI VANTAGGI ALLATTAMENTO MADRE FIGLIO NEONATO MORTAìLa quantità di dolore sofferto durante il parto varia in maniera notevole da donna a donna. Per alcune il dolore è intenso e agonico, mentre altre provano poco o nessun dolore. Molti sono i fattori che influenzano la percezione del dolore: la paura (tocofobia), la quantità di parti precedenti, la presentazione del feto, alcune idee culturali sul parto, la posizione in cui si partorisce, il sostegno ricevuto durante il travaglio, i livelli di beta-endorfina e la soglia di dolore naturale peculiare della gestante. Le contrazioni uterine, sempre intense durante il parto, vengono percepite generalmente come dolorose, anche se il grado di dolore varia da donna a donna e ci sono addirittura alcune persone che trovano piacevoli queste sensazioni.

Controllo del dolore con strategie non mediche

Il corpo umano possiede dei sistemi per controllare il dolore del travaglio e del parto attraverso la secrezione di beta-endorfine. Come oppiace onaturale, prodotto dal cervello, la beta-endorfina ha proprietà simili alla petidina, alla morfina, e all’eroina, ed è stato dimostrato che agiscono sugli stessi recettori del cervello. Come l’ossitocina, la beta-endorfina è secreta dalla ghiandola pituitaria, e sono presenti alti livelli durante il sesso, la gravidanza, il parto, e l’allattamento. Questo ormone può indurre sensazioni di piacere ed euforia durante il parto.

Per alleviare le sensazioni dolorose del travaglio e del parto è possibile ricevere aiuto da una qualche preparazione psicologica, educazione, massaggio, ipnosi, terapia idrica in una vasca o doccia. Ad alcune donne piace avere qualcuno che le fornisca sostegno durante il travaglio ed il secondamento: spesso componenti di sesso femminile della famiglia come la madre, la sorella, una cara amica, il padre del bambino, un partner oppure un professionista addestrato (doula, levatrice, ostetrica). Alcune donne, avendone la possibilità, preferiscono partorire inginocchiate oppure sedute per poter spingere più efficacemente durante la seconda fase del parto, in modo che la gravità fornisca il suo aiuto favorendo la discesa del bambino attraverso il canale del parto.

Controllo medico del dolore da parto

Alcune partorienti credono che l’affidarsi ai farmaci analgesici sia innaturale, o si preoccupano che possa danneggiare il neonato in qualche modo, ma nonostante questo si preoccupano del travaglio del parto.

Il metodo adottato comunemente per il controllo medico del dolore da parto, che non presenta rischi per il nascituro, è la partoanalgesia o analgesia peridurale (chiamata anche epidurale), che agisce riducendo significativamente i dolori associati alle contrazioni e all’espulsione del feto.

La partoanalgesia si ottiene inserendo una piccola cannula pieghevole (o “cateterino”) negli spazi intervertebrali della porzione lombare della spina dorsale; questa metodica prevede l’utilizzo di aghi appositi e di una blanda anestesia locale che elimina il dolore durante la manovra. Una volta inserito, il cateterino viene lasciato in sede, consentendo al personale medico infermieristico di somministrare analgesici in base a necessità senza ripetere la manovra di inserimento.

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Differenza tra anestesia epidurale e spinale

MEDICINA ONLINE SURGERY SURGEON RECOVERY TAGLIO ANESTESIA GENERALE REGIONALE LOCALE EPIDURALE SPINALE SNC BISTURI PUNTI SUTURA COSCIENTE PROFONDA MINIMA ANSIOLISI ANESTHETIC AWARENESS WALLPAPER PICS PHOTO HD HI RES PICTURESMolto spesso si parla di anestesia epidurale e di anestesia spinale come se fossero sinonimi. Esistono delle differenze? Le due tecniche portano a risultati simili, la differenza è soprattutto tecnica. Entrambe vengono comunemente impiegate per l’anestesia del taglio cesareo. Entrambe sono tecniche di anestesia loco-regionale maggiore.

Dove viene fatta l’iniezione?
In entrambi i casi la puntura viene fatta sulla schiena – ed è indolore perché a sua volta fatta in anestesia locale – nella zona lombare.

Cosa si avverte?
Per un periodo di tempo variabile, il paziente perde sensibilità alle gambe e all’addome (dal seno in giù) e non riesce a muoversi.

Perché si praticano?
Si scelgono queste tecniche per evitare al paziente un’anestesia totale che può avere effetti collaterali più gravi e per mantenere cosciente la persona durante a interventi non troppo invasivi.

Anestesia spinale (detta anche subaracnoidea)
L’anestesia spinale si effettua attraverso una sonda attraverso cui si somministra un anestetico nello spazio subaracnoideo (come se fosse una “puntura lombare”): il farmaco fa effetto subito e la dose di anestetico è limitata. È adatta per interventi al ginocchio, al tratto urinario o nel caso di parto cesareo.

Anestesia epidurale
L’epidurale, invece, è determina un effetto anestetico maggiore rispetto alla spinale, anche se viene iniettato in modo più superficiale (nel grasso epidurale), utilizzando un piccolo cateterino attraverso cui vengono iniettati i farmaci anestetici prima dell’intervento e soluzioni analgesiche subito dopo. L’epidurale per questo motivo si definisce una tecnica di tipo continuo. L’epidurale può essere invece un ottimo aiuto durante il travaglio, ma gli ospedali devono poter fornire un’assistenza 24 ore su 24, con personale dedicato.

La tecnica combinata
Da circa 15 anni è disponibile anche una terza tecnica, che si chiama epidurale-spinale combinata (detta anche CSE), che è la combinazione delle due precedenti ed unisce i vantaggi di entrambe: rapidità di azione, basse dosi di anestetico e possibilità di controllare adeguatamente il dolore postoperatorio attraverso il cateterino epidurale.

Quale scegliere
Non c’è una tecnica necessariamente migliore dell’altra: la scelta della tecnica dipende grandemente dall’anestesista e dall’ospedale in cui si svolge l’operazione o si va a partorire. In caso di spinale l’analgesia postoperatoria viene eseguita con altri metodi. Come sempre, è opportuno e consigliabile un incontro con l’anestesista prima dell’intervento.

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Anestesia epidurale: quando viene usata, vantaggi e pericoli

MEDICINA ONLINE SURGERY SURGEON RECOVERY TAGLIO ANESTESIA GENERALE REGIONALE LOCALE EPIDURALE SPINALE SNC BISTURI PUNTI SUTURA COSCIENTE PROFONDA MINIMA ANSIOLISI ANESTHETIC AWARENESS WALLPAPER PICS PHOTO HD HI RES PICTURESL’anestesia epidurale (o peridurale) è una modalità di somministrazione regionale di anestesia, che prevede la somministrazione di farmaci attraverso un piccolo catetere inserito nella schiena, a livello della colonna vertebrale. In ambito medico di definisce più esattamente “loco-regionale”, perchè in grado di anestetizzare ampie porzioni del corpo, a differenza dell’anestesia locale che è limitata a zone più piccole e superficiali. È un approccio che viene preferito all’anestesia generale alla luce dei ridotti rischi, ovviamente quando possibile, e l’elevato grado di sicurezza è testimoniato dal fatto che viene usato anche a scopo analgesico (riduzione del dolore) durante il parto. I farmaci anestetici utilizzati rendono il paziente incapace di muovere le gambe, che saranno intorpidite; sotto anestesia epidurale si perde spesso il controllo della vescica e per questo motivo viene usato un catetere per drenare l’urina. La sensibilità e i movimenti corporei torneranno alla normalità appena l’anestetico perderà efficacia, in genere dopo alcune ore.

Il vantaggio rispetto ad altri metodi è quello di ottenere un ottimo controllo del dolore senza il rischio di depressione respiratoria tipico degli oppiacei, che portano spesso con sé anche nausea e sonnolenza; secondo alcuni lavori in letteratura potrebbe anche essere legata a un minor rischio di complicazioni legate alla chirurgia, come ad esempio trombosi e infezioni.

Cenni di anatomia

La spina dorsale (o colonna vertebrale) è il principale sostegno del corpo umano e assolve all’importante compito di proteggere il midollo spinale, una fondamentale estensione del sistema nervoso che decorre dal cervello fino al termine della schiena. I nervi passano dal corpo al cervello attraverso al spina dorsale per trasmettere le sensazioni, inclusa quella del dolore, al cervello. I mattoni fondamentali della colonna vertebrale, come dice il nome stesso, sono le vertebre, ossa costituire da un foro centrale che nell’insieme formano il canale in cui il midollo trova protezione. Le vertebre sono poi separate e protette dai cosiddetti dischi intervertebrali, una struttura che garantisce stabilità, resistenza e che allo stesso tempo permette alla spina dorsale di flettere e di curvarsi. Lo scopo dell’anestesia epidurale è quello di somministrare dei farmaci direttamente nei pressi dei nervi, in modo da interrompere la trasmissione della sensazione del dolore. Quest’area viene definita spazio epidurale ed è una zona compresa nel canale vertebrale.

Quando viene usata

L’anestesia epidurale può essere usata in caso di:

  • interventi chirurgici (ad esempio per taglio cesareo o per interventi a torace e addome, vascolari, urologici, ortopedici ed anche in specifiche condizioni di cardiochirurgia),
  • parto naturale, per ridurre/eliminare la percezione del dolore,
  • a seguito di alcuni interventi chirurgici, per il suo effetto analgesico (riduzione del dolore) e con i seguenti vantaggi:
    • ridotta o nessuna necessità di ricorso ai farmaci oppioidi,
    • ridotto rischio di problemi respiratori,
    • ridotto rischio di infarto,
    • riduzione dello stress legato all’intervento.

Quando non può essere usata

L’anestesia epidurale non è consigliabile, o è addirittura fortemente controindicata, in caso di:

  • disturbi della coagulazione con rischio di trombosi,
  • assunzione di anticoagulanti come il warfarin,
  • grave infezione generalizzata (setticemia…)
  • infezione localizzata sulla schiena,
  • ipovolemia (grave riduzione del volume di sangue, ad esempio a causa di un’emorragia),
  • gravi malformazioni o deformazioni della colonna vertebrale.

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Procedura

L’anestesia epidurale viene praticata solo e soltanto dal medico anestesista, specialista in campo di anestesia e analgesia (gestione del dolore).

Generalmente viene praticata a paziente sveglio, ma occasionalmente può essere abbinata all’anestesia totale (ottenendo la cosiddetta anestesia integrata).

  1. Il paziente viene fatto sedere e appoggiato con la testa bassa, in avanti, oppure sdraiato su un fianco con le ginocchia rannicchiate, per esporre ed estendere la colonna vertebrale.
  2. Verrà somministrata una lieve anestesia locale sulla pelle, attraverso una piccola iniezione, per ridurre il fastidio dell’ago.
  3. Uno specifico ago epidurale viene introdotto con attenzione dall’anestesista fino a raggiungere lo spazio epidurale, che viene identificato grazie alla diversa consistenza rispetto al tessuto che lo precede.
  4. L’ago viene rimosso, dopo aver provveduto al posizionamento di un piccolo catetere (tubicino in plastica) che verrà lasciato in sede per la somministrazione continua dei farmaci, che potranno essere modulati dall’anestesista in base alle necessità.

In genere il paziente avverte un po’ di fastidio durante la manovra di inserimento dell’ago, che tuttavia non risulta dolorosa. L’inserimento del catetere può avvenire a diverse altezze sulla schiena, in base alla zona che dovrà essere operata; l’effetto compare nell’arco di circa 20-30 minuti, anche se il paziente inizierà ad avvertirlo fin da subito e lo sentirà aumentare gradualmente sotto forma di intorpidimento a petto, addome e gambe, che perderanno forza e sensibilità. La durata può variare da qualche ora a diversi giorni, quando viene usato a scopo analgesico a seguito di chirurgia maggiore. Nel momento in cui il catetere viene rimosso gli effetti andranno a sparire gradualmente nelle ore successive, in cui il paziente viene in genere lasciato a riposo in attesa che le gambe riprendano la forza necessaria a sostenerlo.

Pericoli

Un lavoro del 2009 pubblicato sul British Journal of Anaesthesia è tuttora il punto di riferimento per quanto riguarda la valutazione di rischi e complicazioni, in quanto basata sui dati provenienti da circa 700000 anestesie epidurali.

La probabilità di incorrere in rischi gravissimi è la seguente:

  • danni neurologici permanenti: da 2 a 4 casi su mille,
  • morte o paraplegia: da 7 a 18 casi su diecimila.

Per danni neurologici permanenti si intende la perdita definitiva di sensibilità o di movimento delle gambe o di un’altra zona dell’organismo.

Sono poi possibili complicazioni più o meno gravi, tra cui ricordiamo:

  • Abbassamento della pressione, che può causare nausea; in genere al paziente viene inserito un ago cannula nel braccio attraverso cui vengono somministrati continuamente fluidi per ridurre il rischio di ipotensione.
  • Perdita del controllo della vescica, che viene gestito attraverso il posizionamento di un catetere.
  • Prurito, legato ai farmaci antidolorifici che vengono talvolta iniettati con l’epidurale.
  • Nausea, che si verifica comunque più raramente che con i più tradizionali oppiacei.
  • Mal di testa, che in alcuni casi può essere severo e persistente per settimane; in questi casi l’anestesista provvederà attraverso una serie di step successivi a risolvere il disturbo.
  • Depressione respiratoria, soprattutto in caso di alte dosi di anestetico; il paziente, anche per questo motivo, è comune sempre strettamente monitorato dall’anestesista.
  • Danni a nervi, con perdita di sensibilità o movimento a specifiche zone del corpo; nella maggior parte dei casi si tratta di un effetto collaterale destinato a risolversi spontaneamente nell’arco di qualche settimana/mese.
  • Infezione, localizzata a livello della cute dove avviene l’inserimento del catetere.

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