Ictus cerebrale: rischi, conseguenze, prognosi, mortalità, prevenzione, riabilitazione

MEDICINA ONLINE FISIOTERAPIA RIABILITAZIONE DISABILE SEDIA ROTELLE CERVELLO CRANIO EMORRAGIA CEREBRALE ISCHEMIA EMORRAGICA ICTUS PARAPLEGIA EMATOMA EMIPARESI EMIPLEGIA TETRAPARESI TETRAPLEGIA DECUBITO RECUPERO PARALISIL’ictus cerebrale è una grave condizione medica in cui una improvvisa chiusura o Continua a leggere

Marijuana (cannabis): effetti a lungo termine e rischi per corpo e mente

MEDICINA ONLINE MARIJANA CANAPA CANNABIS PIANTA ASSUNZIONE CIBO BERE EFFETTI LUNGO BREVE TERMINE POSITIVI RISCHI ASSUEFAZIONE TOLLERANZA DIPENDENZA TABACCO CANCRO RISCHI MORTE CANNA SPINELLO.jpgPrima di iniziare la lettura, vi consigliamo di leggere il nostro articolo introduttivo sulla marijuana: Marijuana (cannabis): cos’è, assunzione, effetti, rischi, assuefazione

La marijuana, assunta in modo cronico, ha pensanti effetti sia sull’organismo che sulla psiche del soggetto tossicodipendente, specie se Continua a leggere

Epicondilite: chirurgia, rischi, complicazioni, dopo l’intervento

MEDICINA ONLINE CHIRURGO CHIRURGIA OPERAZIONE CHIRURGICA TERAPIA ASPORTAZIONE BISTURI SALA OPERATORIA TUMORE CANCRO SUTURA MASSA TUMORALE STADIAZIONE MAMMELLA POLMONI TECNICA GENERALE ADDOMINALE BIOPSIA AGOASPIRATO.jpgPrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, leggi questo articolo: Gomito del tennista (epicondilite): cos’è, quanto dura e rimedi

Terapie chirurgiche della epicondilite
L’intervento è effettuato in anestesia generale, parziale o locale. Si pratica un’incisione sulla pelle che riveste l’epicondilo e il tendine infiammato viene “ripulito”.
Esiste anche un altro metodo: il chirurgo può decidere di staccare il tendine dall’osso e poi di riattaccarlo. Il chirurgo valuterà quale dei due metodi è più adatto per il vostro caso.
Dopo esservi risvegliati dall’anestesia rimarrete nell’apposita saletta, nella maggior parte dei casi l’operazione è eseguita in regime di day hospital, cioè potrete ritornare a casa il giorno stesso.

Rischi e complicazioni della epicondilite
L’intervento per la cura dell’epicondilite è estremamente sicuro e molto efficace, esistono però diversi rischi e complicazioni improbabili ma pur sempre possibili. È necessario informarsi sui rischi e sulle complicazioni ed essere pronti a riconoscerli, per poter comunicare efficacemente con il proprio medico. Tra i possibili ricordiamo quelli connessi all’anestesia e quelli connessi all’intervento in sé: tra i rischi connessi all’anestesia generale troviamo:

  • nausea,
  • vomito,
  • ritenzione urinaria,
  • secchezza delle fauci,
  • fragilità dei denti,
  • mal di gola,
  • mal di testa.

L’anestesia generale può anche provocare infarto, ictus e polmonite. L’anestesista vi informerà dei rischi e vi chiederà se siete allergici a determinati farmaci. Alcuni dei rischi sono comuni a tutti gli interventi chirurgici. Tra di essi ricordiamo:

  • infezioni, profonde o a livello della pelle,
  • emorragia,
  • cicatrici, che possono far male o avere un brutto aspetto.

Altri rischi e complicazioni sono connessi in modo specifico a questo tipo di intervento, sono molto rari ma è comunque importante essere informati. È possibile che i nervi siano lesionati e di conseguenza il braccio o la mano rimangano deboli, paralizzati o perdano sensibilità. Anche i tendini possono essere lesionati e di conseguenza la mano o il polso possono diventare più deboli. Inoltre c’è la possibilità che l’operazione si riveli inutile o che faccia addirittura peggiorare i sintomi. Infine, anche se l’intervento sembra riuscito, i sintomi dell’epicondilite potrebbero ripresentarsi ugualmente.

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Dopo l’intervento
Il braccio sarà steccato e bisognerà tenerlo riparato e asciutto. I punti saranno tolti dopo dieci giorni o due settimane, poi bisognerà iniziare la fisioterapia. Il medico vi dirà quando potrete tornare al lavoro, a seconda della gravità dell’intervento. La maggior parte dei pazienti non può guidare per una settimana. Quattro o cinque settimane dopo l’intervento il paziente scopre se il dolore è completamente scomparso, anche a seguito di attività. Per poter parlare di guarigione completa e ritornare all’uso del gomito e del braccio che si faceva prima dell’intervento, possono passare diversi mesi.
L’intervento per epicondilite di solito è utile, ma in alcuni pazienti di fatto non allevia il dolore.

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Anestesia epidurale e parto: vantaggi, procedura e rischi

MEDICINA ONLINE GRAVIDANZA INCINTA DIARREA FECI LIQUIDE FETO PARTO CESAREO DIETA FIBRA GRASSI ZUCCHERI PROTEINE GONFIORE ADDOMINALE MANGIARE CIBO PRANZO DIMAGRIRE PANCIA PESO INTESTINOL’anestesia epidurale rappresenta il metodo migliore per alleviare il dolore durante il parto e, in effetti, la maggior parte delle donne richiede l’epidurale più di ogni altro metodo analgesico. Il travaglio può essere molto doloroso, quindi è importante sapere come alleviare il dolore; nel momento in cui ci si prepara al parto è necessario conoscere i diversi metodi di sollievo dal dolore disponibili nell’ospedale scelto, in modo da essere pronti a prendere delle decisioni al momento dell’intervento: conoscere i diversi tipi di epidurale, come essa viene somministrata ed i benefici e i rischi correlati, vi consentirà di prendere una decisione più consapevole per voi stesse e il vostro bambino, il giorno del parto.

Queste conoscenze sono importanti anche per chi assiste al parto, che dovrà anche sapere come essere di sostegno alla partoriente. L’ostetrica o il medico possono illustrare le diverse opzioni esistenti, così da scegliere il metodo più consono. L’epidurale è un tipo particolare di anestesia locale. Addormenta i nervi che conducono gli impulsi del dolore dal canale del parto al cervello. Nella maggior parte delle donne, l’epidurale elimina completamente il dolore. Può essere utile in donne con travaglio prolungato o molto doloroso, o particolarmente angosciate.

Può essere somministrata solo da un anestesista e non è quindi praticabile se si sceglie di partorire a casa. Se si ritiene di poterne avere bisogno, verificare che l’ospedale scelto per il parto assicuri la presenza costante di un anestesista. Dopo l’epidurale le possibilità di muovere le gambe dipenderanno dall’anestetico locale adoperato. È possibile eseguire epidurali “mobili”, che consentono cioè di camminare. In questi casi, però, dovrà essere monitorato il battito cardiaco fetale tramite telemetria e non tutti i reparti dispongono di tali dispositivi. Consultare l’ostetrica per sapere se il proprio reparto eroga l’epidurale mobile. L’epidurale può notevolmente alleviare il dolore, ma non è efficace nel 100% dei travagli. Per esempio la società degli anestesisti ostetrici inglese stima che, in una donna su otto, sia necessario un altro metodo di eliminazione del dolore oltre all’epidurale. I farmaci usati per l’epidurale rientrano nella classe dei cosiddetti anestetici locali, come la bupivacaina, la clorprocaina o la lidocaina. Essi vengono spesso somministrati in combinazione con oppioidi o stupefacenti come il fentanil e il sufentanil, così da diminuire la dose richiesta di anestetico locale. In questo modo il sollievo dal dolore si ottiene con degli effetti minimi.

Altri consigli per ridurre il dolore

Durante il travaglio, sarà più facile rilassarsi e gestire il dolore se:

    • Si sa cosa aspettarsi. Sapere in cosa consiste il travaglio può aiutare a mantenere il controllo e ad avere meno paura. Parlarne con l’ostetrica o il medico, chiarirsi i dubbi e partecipare alle classi prenatali.
    • Imparare a rilassarsi, mantenere la calma e respirare profondamente.
    • Tenersi in movimento. La posizione può essere importante, quindi provare a inginocchiarsi, camminare o dondolare avanti e indietro.
    • Avere con sé durante il travaglio il compagno, una persona cara o di famiglia sostegno; comunque, anche in assenza di un proprio caro, non preoccuparsi perché l’ostetrica darà tutto il supporto necessario.
    • Farsi massaggiare dal proprio partner (a meno che essere manipolate non risulti fastidioso).
    • Fare un bagno.

Controindicazioni

Occasionalmente, l’epidurale non è raccomandata. Per esempio, potrebbe non essere adatta in pazienti con:

      • Uso di anticoagulanti (ad esempio warfarin).
      • Allergie agli anestetici locali.
      • Anomalie della coagulazione del sangue che aumentino il rischio di sanguinamento o comunque livelli ematici insufficienti delle piastrine.
      • Emorragie o stato di shock.
      • Un’infezione alla schiena.
      • Deformità o artrite grave della colonna vertebrale.
      • Un’infezione del sangue.
      • Affezioni neurologiche come la spina bifida
      • Dilatazione inferiore a 4 cm.
      • Il medico non individua lo spazio epidurale.
      • Un parto troppo veloce che non garantisce abbastanza tempo per somministrare il farmaco.

L’anestesista può fornire tutte le informazioni del caso e discutere i rischi potenziali in queste situazioni.

Procedura

Durante l’epidurale vengono somministrati liquidi tramite una fleboclisi in una vena del braccio. Con la paziente su un fianco o seduta con il dorso incurvato, l’anestesista disinfetta la schiena, inietta una minima quantità di anestetico locale e quindi introduce un ago nella schiena. Questa posizione è fondamentale per prevenire i problemi e aumentare l’efficacia dell’epidurale. Attraverso l’ago viene quindi inserito un tubicino molto sottile in corrispondenza dei nervi che convogliano gli impulsi del dolore originati dall’utero. L’ago viene attentamente rimosso lasciando il catetere in quell’area in modo che il farmaco possa essere somministrato tramite iniezioni periodiche o continue infusioni. Il catetere verrà fissato alla schiena, evitando che possa uscir fuori.

I farmaci, in genere una combinazione di anestetici locali e oppioidi, vengono somministrati attraverso questo tubicino (con oppioide, si intende una sostanza che interagisce con speciali recettori del corpo, riducendo il dolore). Per allestire l’epidurale, occorrono circa 10 minuti, e altri 10 – 15 perché sia efficace. Non sempre lavora al meglio fin da subito e può richiedere aggiustamenti. Una volta allestita, può essere potenziata dall’ostetrica o anche dalla partoriente tramite un apposito dispositivo. Sarà necessario monitorare costantemente le contrazioni materne e il battito cardiaco fetale. Ciò comporta di indossare una cintura intorno all’addome e, se possibile, una pinzetta sulla testa del neonato.

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Epidurale mobile

L’epidurale mobile consiste in un’epidurale con dosi basse che possono venire somministrate durante il travaglio. Vengono usate quantità inferiori di anestetici locali insieme ad altri medicinali con azione analgesica. Poiché i nervi non sono completamente bloccati, l’epidurale mobile allevia il dolore senza l’intorpidimento o la sensazione di pesantezza alle gambe che caratterizzano l’epidurale completa. Un altro vantaggio dell’epidurale mobile è che rimangono percepibili le contrazioni e la necessità di spingere durante gli stadi finali del parto. Poiché le gambe mantengono un minimo di sensibilità, si potrà anche camminare se necessario, anche se non è consigliato.

Indicazioni e vantaggi

L’epidurale è un tipo di anestesia locale. Può essere utilizzata per bloccare completamente il dolore a paziente vigile, questo permette di evitare le complicanze e gli effetti collaterali tipici dell’anestesia generale, come malessere e stordimento.

L’anestesia epidurale può essere usata per attenuare la sensibilità e alleviare il dolore in situazioni quali:

      • il parto naturale,
      • il parto cesareo (il neonato viene estratto attraverso un’incisione praticata nell’addome)
        dopo un intervento chirurgico eseguito in anestesia generale,
      • durante altri tipi di chirurgia, come interventi al ginocchio, le protesi d’anca, fratture di costole o torace e l’amputazione di un arto inferiore.

L’ostetrica e l’anestesista possono dare consigli sull’epidurale durante il travaglio e il parto, e un parere sull’effettiva necessità nel caso specifico, ma la decisione finale è sempre della paziente.

L’epidurale potrebbe essere raccomandata nei casi di:

      • travaglio particolarmente doloroso, complicato o protratto,
      • parto gemellare o trigemino,
      • parto cesareo, se l’epidurale era stata somministrata durante il travaglio,
      • parto assistito, quando un forcipe o una ventosa vengono attaccati alla testa fetale per aiutare l’estrazione.

Perlopiù, l’epidurale viene associata alla soppressione del dolore durante il travaglio e il parto, che permette di:

      • Ottenere un maggiore sollievo se il parto è prolungato.
      • Alleviare il dolore del parto può aiutare la donna a ricordare il parto come un’esperienza più positiva.
      • Nella maggior parte dei casi l’epidurale vi consentirà di rimanere vigili e di partecipare attivamente al momento del parto.
      • Se si subisce un parto cesareo l’ anestesia epidurale vi permetterà di rimanere svegli e anche di ottenere un più rapido sollievo dal dolore durante il recupero.

Quando le altre procedure non funzionano, un’epidurale può essere ciò di cui si ha bisogno contro stanchezza e irritabilità. L’epidurale può aiutare a rilassarvi e a darvi la forza di sostenere il parto e di esserne un partecipante attivo.

Effetti collaterali

È necessario essere consapevoli di alcuni possibili effetti collaterali:

      • L’epidurale può rendere le gambe pesanti, secondo il tipo di anestetico locale usato.
      • Non dovrebbe provocare malesseri o sonnolenza.
      • La pressione arteriosa può abbassarsi bruscamente (ipotensione); questo è comunque un evento raro, perché i liquidi somministrati tramite la fleboclisi nel braccio aiutano a mantenere la pressione a buoni livelli.
      • L’epidurale può prolungare il secondo stadio del travaglio. Non essendo più percepibili le contrazioni, sarà l’ostetrica a dire quando spingere. Possono quindi essere necessari forcipi o ventose per aiutare il passaggio della testa neonatale (estrazione strumentale). In caso di epidurale il personale sanitario aspetterà più a lungo la discesa della testa del neonato (prima dell’inizio delle spinte), ciò consente di ridurre le probabilità di dover ricorrere a estrazione strumentale. Talvolta verso la fine si somministra meno anestetico, in modo che l’effetto si attenui e la partoriente possa espellere il neonato in modo naturale.
      • A seguito di un’epidurale, può risultare difficile la minzione. In questi casi, verrà inserito un piccolo catetere in vescica come ausilio.
      • In circa un caso su 100, all’epidurale fa seguito una cefalea. Quando succede, può essere trattata.
      • La schiena può essere leggermente dolente per un paio di giorni, ma l’epidurale non provoca dolori di lunga durata.
      • In circa una donna su 2.000, il parto è seguito da sensazioni di formicolio o punture di spillo lungo una gamba. Questo è più probabilmente dovuto al parto di per sé che non all’epidurale. Saranno il medico o la levatrice a dire quando ci si può alzare dal letto.

Rischi

Talvolta, l’anestesia può non fare effetto. Ciò può avvenire se:

      • è difficoltoso trovare lo spazio epidurale,
      • l’anestetico locale non si distribuisce uniformemente nello spazio epidurale,
      • il catetere fuoriesce.

Quando non funziona, l’anestesista può proporre modi alternativi di alleviare il dolore o ripetere la procedura.

Questa anestesia in genere è sicura tuttavia, come la maggior parte delle procedure mediche, può avere effetti collaterali e complicanze.

      • Bassa pressione arteriosa. L’abbassamento della pressione arteriosa (ipotensione) è l’effetto collaterale più frequente dell’epidurale. Ciò avviene perché l’anestetico locale usato ha effetti sui nervi dei vasi sanguigni, determinando una caduta della pressione arteriosa. Ciò può provocare uno stato di confusione o nausea. Durante l’epidurale, la pressione arteriosa viene strettamente monitorata. Se necessario, possono essere somministrati farmaci per trattare l’ipotensione.
      • Perdita del controllo vescicale. Dopo l’anestesia, non si avverte il segnale di vescica piena perché l’epidurale blocca i nervi circostanti. L’urina verrà drenata tramite un catetere inserito nella vescica. Il controllo della vescica si ripristina non appena l’anestesia scompare.
      • Prurito cutaneo. Talvolta, la combinazione degli analgesici con gli anestetici adottata per l’epidurale può causare prurito. In genere, questo è facilmente trattabile.
      • Malessere: Dopo l’epidurale, ci potrà essere una sensazione di nausea (o vomito). Se la pressione arteriosa è normale, potranno essere di aiuto farmaci anti-nausea.
      • Mal di schiena: Uno studio condotto nel 2010 non ha riscontrato rischi specifici di mal di schiena a lungo termine legati all’uso dell’epidurale. Il personale sanitario farà di tutto per permettere una posizione comoda durante e dopo la procedura, ma il fatto di rimanere ferme a lungo può peggiorare un mal di schiena preesistente. Un eventuale forte mal di schiena dopo epidurale dovrà essere riferito al medico quanto prima, in modo da individuarne la causa.
      • Cefalee intense: Occasionalmente, un forte mal di testa può seguire un’epidurale; è la cosiddetta cefalea post-puntura durale. Succede quando il rivestimento del midollo spinale (dura) viene accidentalmente punto. Questa cefalea in genere passa con il tempo, ma è possibile ricorrere a una procedura (il tappo ematico o “blood patch”) per sigillare il foro. Consiste nel prelevare un piccolo campione di sangue e iniettarlo nello spazio epidurale. Quando il sangue coagula, il foro viene tappato e la cefalea sparisce. Si tratta di una rara complicanza dell’epidurale. Le probabilità che avvengano vanno da 1 a 100 a 1 a 500.
      • Infezione: Nelle settimane dopo un’epidurale nel sito dell’iniezione si potrebbe sviluppare un’infezione. L’infezione può portare allo sviluppo di un ascesso. Molto raramente, l’ascesso si può formare nello spazio epidurale. Ciò può danneggiare i nervi, portando anche a perdita completa dei movimenti della metà inferiore del corpo (paraplegia).
      • Ematoma epidurale: L’ematoma è una rarissima complicanza dell’epidurale. Consiste in una raccolta di sangue che si sviluppa dopo la rottura della parete di un vaso sanguigno. Se vengono punte le vene all’interno dello spazio epidurale, ci possono essere una raccolta di sangue e lo sviluppo di un ematoma, che può comprimere il midollo spinale. Del tutto occasionalmente, ciò può indurre danni neurologici, come la paraplegia.

Altre complicanze, per quanto rare, dell’epidurale sono:

      • convulsioni
      • difficoltà respiratorie
      • danni ai nervi
      • morte

La letteratura conferma il fatto che le complicanze gravi a seguito di epidurale sono rare. La stima più attendibile del rischio complessivo di danno permanente da epidurale durante il travaglio è tra 1 a 80.000 e 1 a 320.000.

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Domande frequenti

La collocazione del catetere epidurale provoca dolore?

Ciò dipende dalla sensibilità al dolore di ogni donna, alcune sostengono che provochi un po’ di fastidio nella zona che è stata intorpidita per poi sentire un po’ di pressione nel momento in cui il catetere viene inserito.

Quando viene eseguita l’anestesia epidurale?

Tipicamente quando la cervice si dilata fino a 4-5 centimetri durante il parto.

In che modo l’epidurale può influenzare il parto?

L’epidurale può rallentare il parto e rendere le contrazioni più deboli. In tal caso, può essere può essere somministrato un farmaco per accelerare il parto.

In che modo l’epidurale può incidere sul bambino?

All’attuale stato di conoscenza si ritiene che gli unici effetti collaterali o rischi legati al bambino siano legati a un possibile allungamento dei tempi del parto, che potrebbe infine necessitare dell’uso del forcipe o della ventosa (con i relativi rischi). L’aumento è peraltro ridotto, 14 donne su 100 tra chi richiede l’anestesia, 10 su 100 nel resto della popolazione. A differenza di quanto si pensava in passato non aumenta il rischio di dover ricorrere al parto cesareo.

Quanto dura l’effetto?

Fintanto che il tubicino (o catetere) dell’epidurale rimane nella schiena, può essere impiegato per alleviare il dolore. Può essere mantenuto per diverse ore (durante il travaglio) o per qualche giorno (dopo una chirurgia addominale maggiore). Il catetere può essere collegato a una pompa automatica per consentire l’erogazione dei medicinali. Possono essere adottate anche pompe che consentono al paziente di controllare la dose. Quando i farmaci dell’epidurale vengono interrotti, in genere l’intorpidimento dura per qualche ore prima che gli effetti scompaiano e la sensibilità cominci a ripristinarsi. Al termine dell’anestesia viene in genere raccomandato il riposo in posizione supina o seduta finché la sensibilità non si è ripristinata. Ciò può richiedere un paio di ore; è possibile percepire una sensazione di formicolio sulla pelle quando svanisce l’effetto dell’anestetico. Informare il medico o il personale infermieristico in caso di dolore. Possono essere somministrati farmaci in grado di controllarlo.

Come mi sentirò dopo l’epidurale?

Poco dopo un’epidurale, si percepirà una sensazione di calore e intorpidimento della parte bassa della schiena e delle gambe. Queste possono sembrare pesanti e più difficili da muovere. In genere ci vogliono circa 20 – 30 minuti perché l’epidurale raggiunga il suo effetto massimo. Verosimilmente, anche i nervi della vescia verranno interessati dalla vescica. In altre parole, la paziente non sarà in grado di capire quando la vescica è piena ed è quindi necessario urinare. Per evitare conseguenze, viene inserito un catetere per drenare l’urina fuori dalla vescica. La sensibilità della vescica si ripristina non appena l’epidurale cessa. Appena la dose di anestetico comincia ad attenuarsi verrà aumentata la dose, di solito ogni una o due ore. A seconda del tipo e del dosaggio di epidurale si può essere limitati a letto senza avere il permesso di alzarsi e di spostarsi. Dopo la nascita del bimbo il catetere viene rimosso e gli effetti dell’anestesia di solito scompaiono in una o due ore. Alcune donne avvertono una sensazione spiacevole, sentendo un bruciore lungo tutto il canale del parto appena gli effetti del farmaco svaniscono.

Sarò in grado di spingere?

A causa dell’anestesia epidurale le contrazioni non verranno avvertite, quindi è difficile capire quando spingere e in questo sarà di assoluta importanza l’affiancamento dell’ostetrica, che guiderà al meglio la gestante.

Potrò allattare il mio bambino?

Dopo un’epidurale si può allattare al seno il neonato.

L’epidurale funziona sempre?

Per la maggior parte dei casi l’epidurale è efficace nell’alleviare il dolore durante il travaglio, ci sono tuttavia alcune donne che si lamentano di continuare a provare dolore e/o che hanno la sensazione che il farmaco abbia funzionato meglio su un lato del corpo rispetto ad un altro.

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Dieta chetogenica: cosa mangiare, controindicazioni e rischi

MEDICINA ONLINE SOCIAL EATING GNAMMO FENOMENO WEB MANGIARE PRANZO CIBO CENA INSIEME AMICI RISTORANTEDieta chetogenica: come funziona? Cosa mangiare?

Si tratta di un’alimentazione ad alto contenuto di grassi, di proteine e povera di carboidrati. In questo modo il corpo può essere indotto maggiormente a bruciare i grassi e a dimagrire. Per svolgere le sue funzioni il corpo necessita di apporto di glucosio. Quando vengono meno le fonti degli zuccheri, che sono principalmente costituite da carboidrati, l’organismo inizia a scomporre le proteine e i grassi. Questo lavoro di scomposizione stimola anche la formazione di corpi chetonici, da cui deriva il nome stesso della dieta. Vediamo meglio come funziona questo tipo di alimentazione e qual è il menu che si può seguire.

Come funziona?

La dieta chetogenica si basa su alcuni principi fondamentali, come la riduzione dei carboidrati, perché in questo modo l’organismo viene stimolato a smaltire efficacemente le riserve di grasso in eccesso. Non si fa altro che accelerare il metabolismo, perché si possa dimagrire in fretta e perdere peso in poco tempo. Parallelamente si cerca di aumentare il consumo di proteine e di grassi, per dare all’organismo l’energia di cui ha bisogno. L’ossidazione dei grassi provoca l’accumulo di molecole intermedie, che sono chiamati corpi chetonici. Come effetto si ha anche un calo della sensazione dell’appetito.

Cosa mangiare?

Le proteine che possono essere assunte nella dieta chetogenica possono derivare dalle uova, dalla carne e dal pesce. Sono ammessi tutti i tipi di carne e il pesce può comprendere anche i crostacei. I grassi ammessi sono quelli previsti sotto forma di condimenti, come olio d’oliva, burro, strutto, olio di sesamo e di soia. Sono importanti anche i grassi che derivano dai formaggi, anche se andrebbero esclusi quei derivati del latte, che, oltre ad essere ricchi di grassi e proteine, sono ricchi anche di carboidrati. Nella dieta sono comprese anche le verdure, soprattutto asparagi, funghi e broccoli. Da evitare cibi vegetali, come patate, cereali, carote e piselli. La quantità di frutta prevista è di massimo 2 frutti al giorno. E’ consigliato bere 2 litri di acqua durante la giornata o comunque liquidi non zuccherati, anche tè e caffè senza zucchero. E’ ammessa la frutta secca, come, ad esempio, noci e arachidi.

Il menu

Vediamo il menu della dieta chetogenica, uno schema preciso su che cosa orientativamente mangiare durante il giorno.

Colazione: 2 uova fritte e 2 fette di pancetta oppure 2 uova strapazzate con erba cipollina.

Spuntino: un frutto a piacere.

Pranzo: 2 salsicce o 2 hamburger con insalata verde.

Merenda: un frutto a piacere.

Cena: una fetta di tonno con verdure al vapore o 100 grammi di pollo arrosto con broccoli oppure una bistecca di manzo con spinaci al vapore.

I rischi e le controindicazioni

La dieta chetogenica può essere anche rischiosa per la salute, perché, a causa del taglio dei carboidrati, può determinare vertigini, debolezza, ipoglicemia e disturbi gastrointestinali. Questi problemi possono manifestarsi soprattutto nelle prime 2 settimane dall’inizio della dieta, quando l’organismo non si è ancora abituato al cambiamento. Un altro problema potrebbe essere quello dell’aumento del colesterolo, dovuto al fatto che si ingeriscono grandi quantità di grassi. Inoltre questa dieta potrebbe anche affaticare i reni. Chi volesse seguire questa dieta deve sempre chiedere il parere di un dietologo.

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Anestesia spinale (subaracnoidea): vantaggi, rischi, pericoli e procedura

MEDICINA ONLINE SURGERY SURGEON RECOVERY TAGLIO ANESTESIA GENERALE REGIONALE LOCALE EPIDURALE SPINALE SNC BISTURI PUNTI SUTURA COSCIENTE PROFONDA MINIMA ANSIOLISI ANESTHETIC AWARENESS WALLPAPER PICS PHOTO HD HI RES PICTURESL’anestesia spinale, anche detta anestesia subaracnoidea, è una forma di anestesia locale o regionale che consiste nell’iniezione dell’anestetico all’interno del liquido cefalorachidiano, fluido corporeo che si trova nel sistema nervoso centrale. L’iniezione di solito viene praticata nella regione lombare della schiena, attraverso un ago lungo circa 9 cm (un po’ più lungo nei pazienti obesi). Questo approccio viene preso in considerazione come alternativa più sicura all’anestesia totale, per gli interventi da effettuarsi al di sotto della vita, in quando l’iniezione agisce solo e soltanto dal punto di somministrazione in poi (indicativamente da sotto l’ombelico), mentre la parte superiore del corpo rimane del tutto normale e sensibile. La durata dell’effetto è di circa tre ore ed è importante essere a conoscenza che sotto l’effetto dell’anestesia spinale si potranno comunque avvertire sensazioni di manipolazione dell’area durante l’intervento, ma non sarà fastidioso come lo sarebbe in assenza di anestetico. Le gambe verranno percepite come fortemente indebolite o addirittura come se non facessero più parte del corpo (non sarà quindi possibile muoverle).

Vantaggi

L’anestesia spinale ha diversi vantaggi:

  1. è semplice da praticare,
  2. agisce rapidamente,
  3. ha una percentuale di fallimento molto bassa

oltre a:

  • Rischi di complicazioni inferiori rispetto all’anestesia totale (compresi anche quelli più banali, come nausea e vomito).
  • Impatto inferiore su cuore e polmoni.
  • Drastica riduzione del rischio di trombosi post-intervento.
  • Controllo del dolore particolarmente efficace e conseguente riduzione delle dosi di antidolorifici sistemici necessari.
  • Possibilità di bere e mangiare già poco dopo l’intervento.
  • Ridotto senso di confusione nel paziente anziano.
  • Recupero più rapido delle funzioni intestinali.
  • Maggior partecipazione durante l’intervento (seppure magari intontiti da sostanze rilassanti).

Quando viene usata

Questo tipo di anestesia può essere usata per moltissime operazioni che avvengono al di sotto della linea immaginaria che passa attraverso l’ombelico, come ad esempio interventi:

  • ortopedici (anca, femore, ginocchio, tibia, …),
  • vascolari sulle gambe,
  • di ernia inguinale ed epigastrica,
  • di emorroidectomia,
  • ginecologici e urologici,

L’anestesia spinale è la procedura d’elezione sia per i tagli cesarei volontari sia per quelli che avvengono in situazioni d’emergenza, quando non è possibile posizionare un catetere epidurale; in ambito maternità la differenza tra anestesia spinale ed epidurale è che mentre la prima viene usata per gli interventi di parto cesareo, la seconda è scelta d’elezione per ridurre il dolore nei parti naturali senza far perdere alla donna il controllo muscolare che permette tra l’altro di spingere durante le contrazioni.

Procedura

Di norma l’iniezione per l’anestesia spinale avviene con il paziente sveglio e cosciente, anche se è possibile che sia già sotto l’effetto di un blando tranquillante.

  1. L’anestesista procede prima di tutto con una leggera anestesia locale per togliere sensibilità prima dell’utilizzo dell’ago più lungo.
  2. Viene quindi praticata un’iniezione a livello della schiena, in zona lombare (verso il basso), con il paziente seduto o sdraiato sul fianco.

L’entità del blocco della trasmissione nervosa dipende dal tipo di anestetico scelto e dalla sua quantità, ma l’obiettivo è quello di ottenere una completa desensibilizzazione dell’area, che coinvolga idealmente non solo le sensazioni di dolore, ma anche la sensibilità alla pressione, per evitare al paziente qualsiasi disagio e/o fastidio durante l’intervento; il chirurgo non inizierà a operare finché non avrà l’assoluta certezza della completa efficacia dell’anestesia, anche se in alcuni casi potrebbe persistere una leggera percezione relativa alla pressione.

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Cosa avverte il paziente?

  • La prima iniezione di anestetico locale potrebbe dare un leggero fastidio, paragonabile a quello di un vaccino o meno.
  • Si avverte un certo fastidio durante l’inserimento dell’ago relativo alla spinale vera e propria; non è dolore, ma si tratta di una sensazione non gradevole. In caso di percezione di una sorta di scossa va immediatamente segnalata all’anestesista.
  • Entro pochi attimi inizia a comparire una sensazione di calore e di intorpidimento, simile a quella di un’anestesia al dente. Si avverte ancora il tatto e la pressione e si è in grado di muovere le gambe.
  • Nell’arco di 5-10 minuti le gambe diventeranno pesanti e sempre più difficile da muovere.

In genere i pazienti descrivono queste sensazioni come strane, anomale, ma non spiacevole e soprattutto mai dolorose.

Controindicazioni

Non è in genere possibile procedere con questo tipo di anestesia in caso di:

  • rifiuto da parte del paziente,
  • grave carenza di potassio,
  • infezione a livello del sito d’iniezione,
  • presenza di disturbi della coagulazione (ad esempio l’emofilia, o l’assunzione di anticoagulanti come il warfarin),
  • malformazioni del midollo spinale (come la spina bifida),
  • deformità della colonna vertebrale o severa forma di artrite alla colonna vertebrale.

In genere non viene praticata nei bambini.

Pericoli

Di solito gli anestetici locali sono sicuri, se usati alle dosi consigliate, tuttavia la maggior parte delle complicazioni è connessa non tanto ai farmaci usati, quanto alle tecniche di anestesia, che possono provocare tossicità sistemica, oppure alle conseguenze della paralisi motoria.

Purtroppo come per ogni farmaco gli effetti collaterali possono essere inevitabili e imprevedibili, ma:

  • effetti realmente gravi o pericolosi sono estremamente rari,
  • sono invece più comuni piccoli fastidi destinati a sparire in modo relativamente rapido.

Gli effetti collaterali più comuni (da un caso su 10 a uno su 100) dell’anestesia spinale sono:

  • Difficoltà a urinare nelle ore successive all’intervento, in quanto viene coinvolto dall’anestesia anche il nervo responsabile del controllo della vescica; in caso di problemi può essere utilizzato un catetere fino a risoluzione.
  • Abbassamento della pressione del sangue, contrastato spesso fin da subito con una costante idratazione endovena, che tuttavia può causare un senso di stanchezza o leggero malessere.
  • Prurito, un effetto collaterale legato più che altro ai possibili farmaci antidolorifici iniettati insieme all’anestetico.
  • Nausea e vomito, facilmente controllabili attraverso medicinali, ma decisamente meno comuni rispetto al ricorso all’anestesia totale.
  • Mal di schiena, legato al fatto di restare disteso sul lettino in sala operatoria e non al tipo di anestesia usato.
  • Fallimento dell’anestesia spinale, ossia il controllo del dolore non è sufficiente; si può ricorrere all’utilizzo di ulteriori antidolorifici e l’operazione non verrà iniziata finchè non sia garantito il comfort del paziente.
  • Mal di testa (vedi dopo).

Complicazioni meno comuni (un caso su mille) comprendono:

  • rallentamento della funzione respiratoria e sonnolenza.

Complicazioni rare (non più di un caso su 10000) sono.

  • convusioni,
  • depressione respiratoria,
  • danni ai nervi,
  • ascessi (infezioni),
  • arresto cardiaco.

Per dare l’idea della sicurezza dell’intervento si pensi che esiste un rischio maggiore di morire di incidente stradale piuttosto che andare incontro a danni permanenti a seguito di anestesia spinale.

Mal di testa post anestesia

La comparsa di mal di testa dopo un intervento è un’evenienza piuttosto comune, a prescindere dal tipo di anestesia effettuata; questo può avvenire a causa di:

  • farmaci anestetici usati,
  • intervento in sé,
  • disidratazione,
  • ansia.

Nel caso dell’anestesia spinale il mal di testa potrebbe essere causato dal contatto accidentale dell’ago con la membrana aracnoide o con il midollo spinale durante l’iniezione.

Il mal di testa post anestesia di solito inizia da 12 a 36 ore dopo l’intervento ed è caratterizzato da un dolore lancinante in corrispondenza della fronte, anche se può colpire altre zone della testa e del collo e causare fotofobia (fastidio da luce forte); diminuisce se si sta sdraiati, e questo sta a indicare che è scatenato da cause posturali.

Soggetti giovani e donne che hanno partorito sono i soggetti a maggior rischio di manifestare questo effetto collaterale.

Questo tipo di mal di testa nella maggior parte dei casi regredisce velocemente, tuttavia nel caso persistesse è consigliabile segnalarlo al medico, che in genere suggerisce di:

  • assumere molti liquidi (utile anche la caffeina),
  • provare i normali analgesici orali,
  • restare a letto a riposo, sdraiati.

Nei casi più gravi l’anestesista interviene con una tecnica specifica, che prevede l’iniezione in sede lombare di una piccola quantità di sangue prelevata dal braccio del paziente stesso, per stimolare la formazione di un coagulo che possa riparare il piccolo danno provocato dall’iniezione iniziale.

Nel caso di ulteriori recidive si provvederà ad approfondire con esami neurologici per valutare possibili cause alternative del mal di testa.

Domande frequenti

Qual è la differenza tra anestesia spinale e anestesia epidurale?

L’anestesia spinale richiede un’unica iniezione, con un ago lungo e sottile che inietta l’anestetico proprio in prossimità dei nervi, nel liquido che circonda il midollo spinale. L’effetto durante in genere da un’ora e mezza a quattro ore.

Durante l’anestesia epidurale un catetere viene inserito nella schiena e lì lasciato per tutta la durata dell’intervento, permettendo all’anestesista di regolare l’anestesia in tempo più o meno reale. Può essere lasciato in posizione fino a 2-3 giorni se necessario.

La spinale causa perdita del controllo muscolare delle gambe, cosa che non succede con l’epidurale (che per esempio può essere usata durante un parto naturale per togliere esclusivamente il dolore).

Infine l’anestesia epidurale può anche essere effettuata fino a livello cervicale, a differenza della spinale che viene praticata solo ad altezza lombare.

Sarò sveglio durante l’intervento?

In genere sì, il paziente rimane sveglio e cosciente, ma viene spesso somministrato un blando sedativo per aumentare il comfort e favorire qualche breve sonno durante l’intervento.

In alcuni casi può essere necessario associare un anestetico generale e far quindi addormentare il paziente.

Si sente qualcosa durante l’intervento?

L’intervento non inizierà finchè l’effetto dell’anestesia spinale non sarà completo.

Il paziente non sentirà quindi alcun dolore, mentre talvolta si avverte una sorta di manipolazione. In genere si perde la capacità di movimento delle gambe per tutta la durata dell’anestesia.

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Broncoscopia polmonare con biopsia: rischi e complicazioni gravi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma BRONCOSCOPIA POLMONARE BIOPSIA FA MALE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneBroncoscopia: quali sono gli effetti collaterali, i rischi e le complicanze?
Come tutti gli esami invasivi, la broncoscopia non è purtroppo completamente immune da rischi. I pericoli fortunatamente sono comunque contenuti: le gravi complicanze correlate alla broncoscopia sono molto rare (meno di 1 caso su 1000) e dipendono, quasi sempre, da malattie già in atto (cardiopatie, insufficienza respiratoria, persone molto anziane, ecc). Le complicanze più comuni sono:

  • broncocostrizione;
  • dispnea (difficoltà a respirare, fame d’aria);
  • aritmie cardiache;
  • infezioni (bronchite, polmonite);
  • raucedine persistente.

Le complicanze più comuni se si effettua anche una biopsia sono:

  • sanguinamenti;
  • infezioni;
  • rischio di lesioni del tessuto polmonare con circolazione di aria nello spazio pleurico).

Possibili anche le reazioni da allergie o intolleranza verso i farmaci somministrati. Il paziente può contribuire a ridurre il pericolo di complicanze e a facilitare l’esecuzione dell’esame, attenendosi alle raccomandazioni citate in questo articolo: Broncoscopia: come ci si prepara all’esame?

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Dopo una broncoscopia: cosa può succedermi? Quando chiamare il medico?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma BRONCOSCOPIA POLMONARE BIOPSIA FA MALE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneBroncoscopia: come devo comportarmi dopo aver fatto l’esame?
Al termine dell’esame la sensazione di anestesia alla gola con difficoltà alla deglutizione durerà ancora per qualche ora e poi sparirà spontaneamente, pertanto non bisogna assolutamente né bere né mangiare per almeno 2 ore dalla fine della broncoscopia. Dopo qualche ora si potrà ritornare a casa. Nel caso di esecuzione di prelievi polmonari è comunque consigliabile una dieta fredda per il giorno in cui si esegue la broncoscopia. Poiché i farmaci usati per rendere l’esame meno fastidioso possono provocare un rallentamento dei riflessi e della vigilanza, è bene che il/la paziente si faccia accompagnare da una persona di fiducia in grado di riaccompagnarlo/a a casa. Per lo stesso motivo è bene evitare, nel corso della giornata, di prendere decisioni importanti o usare macchinari che richiedano un elevato livello di attenzione.

Broncoscopia: cosa può succedermi nei giorni successivi?
E’ possibile, nei giorni immediatamente successivi alla broncoscopia, accusare un leggero mal di gola, notare piccole quantità di sangue nell’espettorato, avere un rialzo della temperatura: sono fenomeni comuni che non devono destare alcuna preoccupazione.

Broncoscopia: quando chiamare il medico?
Se nelle ore successive all’esame si dovesse avvertire dolore acuto al torace o tosse insistente con emissione cospicua di sangue occorre mettersi subito in contatto con il presidio dove è stata eseguita la broncoscopia.

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