Dieta chetogenica: cosa mangiare, controindicazioni e rischi

MEDICINA ONLINE SOCIAL EATING GNAMMO FENOMENO WEB MANGIARE PRANZO CIBO CENA INSIEME AMICI RISTORANTEDieta chetogenica: come funziona? Cosa mangiare?

Si tratta di un’alimentazione ad alto contenuto di grassi, di proteine e povera di carboidrati. In questo modo il corpo può essere indotto maggiormente a bruciare i grassi e a dimagrire. Per svolgere le sue funzioni il corpo necessita di apporto di glucosio. Quando vengono meno le fonti degli zuccheri, che sono principalmente costituite da carboidrati, l’organismo inizia a scomporre le proteine e i grassi. Questo lavoro di scomposizione stimola anche la formazione di corpi chetonici, da cui deriva il nome stesso della dieta. Vediamo meglio come funziona questo tipo di alimentazione e qual è il menu che si può seguire.

Come funziona?

La dieta chetogenica si basa su alcuni principi fondamentali, come la riduzione dei carboidrati, perché in questo modo l’organismo viene stimolato a smaltire efficacemente le riserve di grasso in eccesso. Non si fa altro che accelerare il metabolismo, perché si possa dimagrire in fretta e perdere peso in poco tempo. Parallelamente si cerca di aumentare il consumo di proteine e di grassi, per dare all’organismo l’energia di cui ha bisogno. L’ossidazione dei grassi provoca l’accumulo di molecole intermedie, che sono chiamati corpi chetonici. Come effetto si ha anche un calo della sensazione dell’appetito.

Cosa mangiare?

Le proteine che possono essere assunte nella dieta chetogenica possono derivare dalle uova, dalla carne e dal pesce. Sono ammessi tutti i tipi di carne e il pesce può comprendere anche i crostacei. I grassi ammessi sono quelli previsti sotto forma di condimenti, come olio d’oliva, burro, strutto, olio di sesamo e di soia. Sono importanti anche i grassi che derivano dai formaggi, anche se andrebbero esclusi quei derivati del latte, che, oltre ad essere ricchi di grassi e proteine, sono ricchi anche di carboidrati. Nella dieta sono comprese anche le verdure, soprattutto asparagi, funghi e broccoli. Da evitare cibi vegetali, come patate, cereali, carote e piselli. La quantità di frutta prevista è di massimo 2 frutti al giorno. E’ consigliato bere 2 litri di acqua durante la giornata o comunque liquidi non zuccherati, anche tè e caffè senza zucchero. E’ ammessa la frutta secca, come, ad esempio, noci e arachidi.

Il menu

Vediamo il menu della dieta chetogenica, uno schema preciso su che cosa orientativamente mangiare durante il giorno.

Colazione: 2 uova fritte e 2 fette di pancetta oppure 2 uova strapazzate con erba cipollina.

Spuntino: un frutto a piacere.

Pranzo: 2 salsicce o 2 hamburger con insalata verde.

Merenda: un frutto a piacere.

Cena: una fetta di tonno con verdure al vapore o 100 grammi di pollo arrosto con broccoli oppure una bistecca di manzo con spinaci al vapore.

I rischi e le controindicazioni

La dieta chetogenica può essere anche rischiosa per la salute, perché, a causa del taglio dei carboidrati, può determinare vertigini, debolezza, ipoglicemia e disturbi gastrointestinali. Questi problemi possono manifestarsi soprattutto nelle prime 2 settimane dall’inizio della dieta, quando l’organismo non si è ancora abituato al cambiamento. Un altro problema potrebbe essere quello dell’aumento del colesterolo, dovuto al fatto che si ingeriscono grandi quantità di grassi. Inoltre questa dieta potrebbe anche affaticare i reni. Chi volesse seguire questa dieta deve sempre chiedere il parere di un dietologo.

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Anestesia spinale (subaracnoidea): vantaggi, rischi, pericoli e procedura

MEDICINA ONLINE SURGERY SURGEON RECOVERY TAGLIO ANESTESIA GENERALE REGIONALE LOCALE EPIDURALE SPINALE SNC BISTURI PUNTI SUTURA COSCIENTE PROFONDA MINIMA ANSIOLISI ANESTHETIC AWARENESS WALLPAPER PICS PHOTO HD HI RES PICTURESL’anestesia spinale, anche detta anestesia subaracnoidea, è una forma di anestesia locale o regionale che consiste nell’iniezione dell’anestetico all’interno del liquido cefalorachidiano, fluido corporeo che si trova nel sistema nervoso centrale. L’iniezione di solito viene praticata nella regione lombare della schiena, attraverso un ago lungo circa 9 cm (un po’ più lungo nei pazienti obesi). Questo approccio viene preso in considerazione come alternativa più sicura all’anestesia totale, per gli interventi da effettuarsi al di sotto della vita, in quando l’iniezione agisce solo e soltanto dal punto di somministrazione in poi (indicativamente da sotto l’ombelico), mentre la parte superiore del corpo rimane del tutto normale e sensibile. La durata dell’effetto è di circa tre ore ed è importante essere a conoscenza che sotto l’effetto dell’anestesia spinale si potranno comunque avvertire sensazioni di manipolazione dell’area durante l’intervento, ma non sarà fastidioso come lo sarebbe in assenza di anestetico. Le gambe verranno percepite come fortemente indebolite o addirittura come se non facessero più parte del corpo (non sarà quindi possibile muoverle).

Vantaggi

L’anestesia spinale ha diversi vantaggi:

  1. è semplice da praticare,
  2. agisce rapidamente,
  3. ha una percentuale di fallimento molto bassa

oltre a:

  • Rischi di complicazioni inferiori rispetto all’anestesia totale (compresi anche quelli più banali, come nausea e vomito).
  • Impatto inferiore su cuore e polmoni.
  • Drastica riduzione del rischio di trombosi post-intervento.
  • Controllo del dolore particolarmente efficace e conseguente riduzione delle dosi di antidolorifici sistemici necessari.
  • Possibilità di bere e mangiare già poco dopo l’intervento.
  • Ridotto senso di confusione nel paziente anziano.
  • Recupero più rapido delle funzioni intestinali.
  • Maggior partecipazione durante l’intervento (seppure magari intontiti da sostanze rilassanti).

Quando viene usata

Questo tipo di anestesia può essere usata per moltissime operazioni che avvengono al di sotto della linea immaginaria che passa attraverso l’ombelico, come ad esempio interventi:

  • ortopedici (anca, femore, ginocchio, tibia, …),
  • vascolari sulle gambe,
  • di ernia inguinale ed epigastrica,
  • di emorroidectomia,
  • ginecologici e urologici,

L’anestesia spinale è la procedura d’elezione sia per i tagli cesarei volontari sia per quelli che avvengono in situazioni d’emergenza, quando non è possibile posizionare un catetere epidurale; in ambito maternità la differenza tra anestesia spinale ed epidurale è che mentre la prima viene usata per gli interventi di parto cesareo, la seconda è scelta d’elezione per ridurre il dolore nei parti naturali senza far perdere alla donna il controllo muscolare che permette tra l’altro di spingere durante le contrazioni.

Procedura

Di norma l’iniezione per l’anestesia spinale avviene con il paziente sveglio e cosciente, anche se è possibile che sia già sotto l’effetto di un blando tranquillante.

  1. L’anestesista procede prima di tutto con una leggera anestesia locale per togliere sensibilità prima dell’utilizzo dell’ago più lungo.
  2. Viene quindi praticata un’iniezione a livello della schiena, in zona lombare (verso il basso), con il paziente seduto o sdraiato sul fianco.

L’entità del blocco della trasmissione nervosa dipende dal tipo di anestetico scelto e dalla sua quantità, ma l’obiettivo è quello di ottenere una completa desensibilizzazione dell’area, che coinvolga idealmente non solo le sensazioni di dolore, ma anche la sensibilità alla pressione, per evitare al paziente qualsiasi disagio e/o fastidio durante l’intervento; il chirurgo non inizierà a operare finché non avrà l’assoluta certezza della completa efficacia dell’anestesia, anche se in alcuni casi potrebbe persistere una leggera percezione relativa alla pressione.

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Cosa avverte il paziente?

  • La prima iniezione di anestetico locale potrebbe dare un leggero fastidio, paragonabile a quello di un vaccino o meno.
  • Si avverte un certo fastidio durante l’inserimento dell’ago relativo alla spinale vera e propria; non è dolore, ma si tratta di una sensazione non gradevole. In caso di percezione di una sorta di scossa va immediatamente segnalata all’anestesista.
  • Entro pochi attimi inizia a comparire una sensazione di calore e di intorpidimento, simile a quella di un’anestesia al dente. Si avverte ancora il tatto e la pressione e si è in grado di muovere le gambe.
  • Nell’arco di 5-10 minuti le gambe diventeranno pesanti e sempre più difficile da muovere.

In genere i pazienti descrivono queste sensazioni come strane, anomale, ma non spiacevole e soprattutto mai dolorose.

Controindicazioni

Non è in genere possibile procedere con questo tipo di anestesia in caso di:

  • rifiuto da parte del paziente,
  • grave carenza di potassio,
  • infezione a livello del sito d’iniezione,
  • presenza di disturbi della coagulazione (ad esempio l’emofilia, o l’assunzione di anticoagulanti come il warfarin),
  • malformazioni del midollo spinale (come la spina bifida),
  • deformità della colonna vertebrale o severa forma di artrite alla colonna vertebrale.

In genere non viene praticata nei bambini.

Pericoli

Di solito gli anestetici locali sono sicuri, se usati alle dosi consigliate, tuttavia la maggior parte delle complicazioni è connessa non tanto ai farmaci usati, quanto alle tecniche di anestesia, che possono provocare tossicità sistemica, oppure alle conseguenze della paralisi motoria.

Purtroppo come per ogni farmaco gli effetti collaterali possono essere inevitabili e imprevedibili, ma:

  • effetti realmente gravi o pericolosi sono estremamente rari,
  • sono invece più comuni piccoli fastidi destinati a sparire in modo relativamente rapido.

Gli effetti collaterali più comuni (da un caso su 10 a uno su 100) dell’anestesia spinale sono:

  • Difficoltà a urinare nelle ore successive all’intervento, in quanto viene coinvolto dall’anestesia anche il nervo responsabile del controllo della vescica; in caso di problemi può essere utilizzato un catetere fino a risoluzione.
  • Abbassamento della pressione del sangue, contrastato spesso fin da subito con una costante idratazione endovena, che tuttavia può causare un senso di stanchezza o leggero malessere.
  • Prurito, un effetto collaterale legato più che altro ai possibili farmaci antidolorifici iniettati insieme all’anestetico.
  • Nausea e vomito, facilmente controllabili attraverso medicinali, ma decisamente meno comuni rispetto al ricorso all’anestesia totale.
  • Mal di schiena, legato al fatto di restare disteso sul lettino in sala operatoria e non al tipo di anestesia usato.
  • Fallimento dell’anestesia spinale, ossia il controllo del dolore non è sufficiente; si può ricorrere all’utilizzo di ulteriori antidolorifici e l’operazione non verrà iniziata finchè non sia garantito il comfort del paziente.
  • Mal di testa (vedi dopo).

Complicazioni meno comuni (un caso su mille) comprendono:

  • rallentamento della funzione respiratoria e sonnolenza.

Complicazioni rare (non più di un caso su 10000) sono.

  • convusioni,
  • depressione respiratoria,
  • danni ai nervi,
  • ascessi (infezioni),
  • arresto cardiaco.

Per dare l’idea della sicurezza dell’intervento si pensi che esiste un rischio maggiore di morire di incidente stradale piuttosto che andare incontro a danni permanenti a seguito di anestesia spinale.

Mal di testa post anestesia

La comparsa di mal di testa dopo un intervento è un’evenienza piuttosto comune, a prescindere dal tipo di anestesia effettuata; questo può avvenire a causa di:

  • farmaci anestetici usati,
  • intervento in sé,
  • disidratazione,
  • ansia.

Nel caso dell’anestesia spinale il mal di testa potrebbe essere causato dal contatto accidentale dell’ago con la membrana aracnoide o con il midollo spinale durante l’iniezione.

Il mal di testa post anestesia di solito inizia da 12 a 36 ore dopo l’intervento ed è caratterizzato da un dolore lancinante in corrispondenza della fronte, anche se può colpire altre zone della testa e del collo e causare fotofobia (fastidio da luce forte); diminuisce se si sta sdraiati, e questo sta a indicare che è scatenato da cause posturali.

Soggetti giovani e donne che hanno partorito sono i soggetti a maggior rischio di manifestare questo effetto collaterale.

Questo tipo di mal di testa nella maggior parte dei casi regredisce velocemente, tuttavia nel caso persistesse è consigliabile segnalarlo al medico, che in genere suggerisce di:

  • assumere molti liquidi (utile anche la caffeina),
  • provare i normali analgesici orali,
  • restare a letto a riposo, sdraiati.

Nei casi più gravi l’anestesista interviene con una tecnica specifica, che prevede l’iniezione in sede lombare di una piccola quantità di sangue prelevata dal braccio del paziente stesso, per stimolare la formazione di un coagulo che possa riparare il piccolo danno provocato dall’iniezione iniziale.

Nel caso di ulteriori recidive si provvederà ad approfondire con esami neurologici per valutare possibili cause alternative del mal di testa.

Domande frequenti

Qual è la differenza tra anestesia spinale e anestesia epidurale?

L’anestesia spinale richiede un’unica iniezione, con un ago lungo e sottile che inietta l’anestetico proprio in prossimità dei nervi, nel liquido che circonda il midollo spinale. L’effetto durante in genere da un’ora e mezza a quattro ore.

Durante l’anestesia epidurale un catetere viene inserito nella schiena e lì lasciato per tutta la durata dell’intervento, permettendo all’anestesista di regolare l’anestesia in tempo più o meno reale. Può essere lasciato in posizione fino a 2-3 giorni se necessario.

La spinale causa perdita del controllo muscolare delle gambe, cosa che non succede con l’epidurale (che per esempio può essere usata durante un parto naturale per togliere esclusivamente il dolore).

Infine l’anestesia epidurale può anche essere effettuata fino a livello cervicale, a differenza della spinale che viene praticata solo ad altezza lombare.

Sarò sveglio durante l’intervento?

In genere sì, il paziente rimane sveglio e cosciente, ma viene spesso somministrato un blando sedativo per aumentare il comfort e favorire qualche breve sonno durante l’intervento.

In alcuni casi può essere necessario associare un anestetico generale e far quindi addormentare il paziente.

Si sente qualcosa durante l’intervento?

L’intervento non inizierà finchè l’effetto dell’anestesia spinale non sarà completo.

Il paziente non sentirà quindi alcun dolore, mentre talvolta si avverte una sorta di manipolazione. In genere si perde la capacità di movimento delle gambe per tutta la durata dell’anestesia.

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Synthol per gonfiare i muscoli: cos’è e quali pericoli nasconde

MEDICINA ONLINE SYNTHOL BICIPITI GONFIARE OLIO BODYBUILDER APUTAZIONE BRACCIA PALESTRA MUSCOLI INIEZIONI RISCHI DANNO AUMENTARE IPERTROFIA Romario Dos Santos Alves.jpgIl Synthol (anche chiamato Site enhancement oil) è una sostanza inserita all’interno della categoria sostanze dopanti, ma a differenza di tutte le altre non apporta un reale beneficio all’organismo, né aumenta le prestazioni, quindi il soggetto che la usa non ha un aumento di potenza, né di resistenza. La sua funzione, in campo sportivo, è quella di gonfiare i muscoli venendo iniettata direttamente in loco, dando l’illusione di una grande quantità di massa magra, che in realtà non esiste.

Il Synthol, che fu preparato per la prima volta dal tedesco Chris Clark, è una sostanza oleosa composta al 95% da acidi grassi a media catena che il corpo umano non è in grado di assimilare e quindi permane nei muscoli per molto tempo facendoli sembrare più “grossi” per lunghi periodi, anche mesi. L’effetto non è immediato, ma richiede di essere iniettato più volte fino al raggiungimento di un livello soddisfacente di grandezza ed apparente ispessimento del muscolo. Il Synthol non contiene steroidi.

Rischi dell’uso di Synthol per l’estetica e la mente

Il Synthol ha riscosso molto successo tra alcuni body builder proprio perché – se usato in modo adeguato – permette di fare da “riempitivo” e risolvere problemi di simmetria o gonfiare parti del corpo non adeguatamente sviluppate rispetto al resto del corpo (esempio tipico: i polpacci sottodimensionati rispetto al resto della gamba). Il principale rischio estetico è quello di esagerare, con il rischio di gonfiare troppo alcune parti del corpo andando a minare la bellezza e l’armonia della figura generale, come l’esempio grottesco ed innaturale che vedete nella foto in alto, che appare finto anche ai non addetti ai lavori. Il rischio “psicologico” principale è invece quello di allenarsi con poca convinzione, sapendo che, in caso di deficit di un certo muscolo, il Synthol può risolvere il problema. Altro rischio è la dipendenza psicologica: quando l’effetto svanisce e non ci si vede più “grossi” il primo pensiero è quello di “riempirsi” di nuovo, più e più volte.

Rischi dell’uso di Synthol per la salute

Essendo un metodo molto invasivo crea un muscolo flaccido e molle, inoltre appare senza vita e perennemente contratto, creando gravi danni alle articolazioni. Gli effetti collaterali sono infezioni, cisti, trombi, paralisi delle fibre muscolari ed ascessi e se la sostanza viene iniettata in vena o in arteria crea emboli che portano all’infarto. Il caso più sconvolgente è quello del culturista statunitense Gregg Valentino, il quale ha raggiunto il record dei bicipiti più sviluppati al mondo facendo uso di questa sostanza. Tuttavia, dopo un’infezione al muscolo bicipite destro e un suo maldestro tentativo di salvare la situazione, ha dovuto subire un’operazione chirurgica per evitargli l’amputazione delle braccia.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Broncoscopia polmonare con biopsia: rischi e complicazioni gravi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma BRONCOSCOPIA POLMONARE BIOPSIA FA MALE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneBroncoscopia: quali sono gli effetti collaterali, i rischi e le complicanze?
Come tutti gli esami invasivi, la broncoscopia non è purtroppo completamente immune da rischi. I pericoli fortunatamente sono comunque contenuti: le gravi complicanze correlate alla broncoscopia sono molto rare (meno di 1 caso su 1000) e dipendono, quasi sempre, da malattie già in atto (cardiopatie, insufficienza respiratoria, persone molto anziane, ecc). Le complicanze più comuni sono:

  • broncocostrizione;
  • dispnea (difficoltà a respirare, fame d’aria);
  • aritmie cardiache;
  • infezioni (bronchite, polmonite);
  • raucedine persistente.

Le complicanze più comuni se si effettua anche una biopsia sono:

  • sanguinamenti;
  • infezioni;
  • rischio di lesioni del tessuto polmonare con circolazione di aria nello spazio pleurico).

Possibili anche le reazioni da allergie o intolleranza verso i farmaci somministrati. Il paziente può contribuire a ridurre il pericolo di complicanze e a facilitare l’esecuzione dell’esame, attenendosi alle raccomandazioni citate in questo articolo: Broncoscopia: come ci si prepara all’esame?

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Quando deglutire è doloroso: sintomi, cause, trattamento e pericoli

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DEGLUTIRE DOLOROSO DOLORE CAUSE PERICOLI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa deglutizione è un atto apparentemente semplice ma che in realtà coinvolge in modo complesso diversi organi dell’apparato digerente, tra cui bocca, gola, faringe ed esofago. La deglutizione ha inizio durante la masticazione, che è parte della digestione meccanica. La saliva contiene enzimi che degradano o emulsionano il cibo in una massa morbida che transita verso il basso nell’esofago, il tratto del tubo digerente che collega la bocca allo stomaco. La deglutizione è parzialmente volontaria (controllata dalla volontà) e in parte involontaria (controllata da muscoli e nervi). L’insorgere di problemi durante una qualsiasi delle fasi di questo processo può causare dolore o difficoltà di deglutizione. Il dolore può interessare gola, torace o collo. Il soggetto può percepire un senso di oppressione, pesantezza o una senso di soffocamento oppure può avere rigurgiti o vomito. La deglutizione dolorosa, che in medicina viene chiamata “odinofagia” (mentre il termine “disfagia” indica al contrario difficoltà a deglutire), può indicare la presenza di un problema grave. Si consiglia di ricercare cure mediche immediate in caso di deglutizione dolorosa accompagnata da difficoltà di respirazione, senso di soffocamento, vomito con emissione di sangue o feci sanguinolente, nere o catramose.

Leggi anche: Le 7 fasi della deglutizione (volontarie ed involontarie)

Cause e fattori di rischio

Le cause della deglutizione dolorosa sono molteplici, tra cui infezioni, condizioni specifiche che interessano l’esofago e ostruzioni meccaniche.

Cause infettive:

  • Candidosi (tipologia di infezione fungina);
  • Citomegalovirus (virus appartenente alla famiglia degli Herpesvirus);
  • Gengivite (infiammazione delle gengive);
  • Tonsillite (infiammazione acuta o cronica delle tonsille);
  • Herpesvirus;
  • Faringite (infiammazione della faringe);
  • Sifilide (malattia infettiva a decorso cronico trasmessa per via sessuale);
  • Ascesso dentale;
  • Ulcere nel cavo orale;
  • Virus varicella-zoster.

Cause esofagee:

  • Acalasia (assenza di peristalsi del corpo esofageo, ovvero dell’insieme delle contrazioni delle pareti del tubo digerente che ne spingono avanti il contenuto);
  • Esofagite erosiva (infiammazione dell’esofago con lesioni);
  • Restringimento dell’esofago dovuto a radioterapia, farmaci o sostanze chimiche;
  • Spasmi esofagei;
  • Reflusso gastroesofageo;
  • Esofago a schiaccianoci (disturbo caratterizzato da una abnorme contrazione dei muscoli esofagei);
  • Anello di Schatzki (anello originato da una protrusione dei normali tessuti esofagei);
  • Traumi all’esofago.

Cause neurologiche e muscolari:

  • Sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una grave malattia neuromuscolare che causa debolezza e disabilità muscolare;
  • Distrofia muscolare (malattia ereditaria che causa una progressiva debolezza muscolare e la perdita di tessuto muscolare);
  • Sclerosi multipla (malattia che colpisce cervello e midollo spinale, causando debolezza, difficoltà di coordinazione ed equilibrio e altri problemi);
  • Miastenia gravis (disturbo neuromuscolare autoimmune che causa debolezza muscolare);
  • Malattia di Parkinson (malattia cerebrale che altera movimento e coordinazione)
  • Polimiosite (forma di miopatia infiammatoria);
  • Sclerodermia (malattia del tessuto connettivo caratterizzata da indurimento della cute e del tessuto sottocutaneo).

Cause gravi o potenzialmente pericolose per la vita del paziente:

  • Blocco del cibo o di un oggetto in gola;
  • Ictus;
  • Emorragie interne;
  • Neoplasie di bocca, gola o esofago.

Leggi anche: Bruciore retrosternale (pirosi): cause, sintomi, diagnosi, terapie, rischi

Sintomi e segni associati

La deglutizione dolorosa può accompagnare o essere accompagnata ad altri sintomi e segni gastrointestinali che variano a seconda della condizione, del disturbo o della malattia sottostanti, tra cui:

  • pirosi retrosternale;
  • dolore addominale;
  • alito cattivo;
  • senso di soffocamento;
  • attivo sapore o sapore acido in bocca;
  • bruciore di stomaco;
  • nausea;
  • vomito;
  • reflusso del cibo;
  • emissione di sangue dalla bocca;
  • rigurgito.

La deglutizione dolorosa può essere associata a sintomi e segni correlati a patologie e condizioni che interessano sistemi corporei diversi da quello gastrointestinale, inclusi:

  • tosse;
  • difficoltà respiratorie;
  • febbre;
  • difficoltà motorie;
  • brividi sussultori;
  • anoressia (perdita dell’appetito);
  • dimagrimento inspiegabile.

In alcuni casi, la deglutizione dolorosa può essere un sintomo di una condizione estremamente grave che necessita di una immediata valutazione medica in un contesto di emergenza. Qualora il soggetto sperimentasse uno qualsiasi dei sintomi che andremo ad elencare qui di seguito, si consiglia di ricercare cure mediche immediate:

  • Feci sanguinolente (il sangue può essere di colore rosso, nero o di consistenza catramosa);
  • Senso di soffocamento;
  • Difficoltà di respirazione;
  • vomito con abbondante emissione di sangue o di materiale nerastro (rassomigliante a fondi di caffè).

Leggi anche: Differenza tra disfagia orofaringea ed esofagea: sintomi comuni e diversi

Diagnosi

Durante la visita, è bene riferire al medico tutti i sintomi sperimentati ed altre patologie di cui si soffre, durante l’anamnesi: queste informazioni saranno di aiuto al medico per determinare la causa del dolore. Per determinare la diagnosi, il solo esame obiettivo non è però quasi mai sufficiente. Pertanto, il medico potrà suggerire l’effettuazione di alcuni esami, quali:

  • esame del sangue;
  • laringoscopia diretta e/o indiretta;
  • coltura della gola (mediante l’impiego di un tampone per prelevare un campione dalla parte posteriore della gola) e coltura dell’espettorato (prelievo di un campione di muco): questi test possono contribuire a identificare eventuali batteri o virus come causa della condizione;
  • radiografia del torace e/o dell’addome, con o senza mezzo di contrasto;
  • ecografia addominale;
  • esofagogastroscopia.

Non tutti gli esami elencati sono sempre necessari per raggiungere una diagnosi.

Leggi anche: Cosa succede al cibo nello stomaco dopo averlo ingerito?

Trattamento

Le opzioni di trattamento dipendono esclusivamente dalla causa del dolore. In presenza di infezioni a carico di gola, tonsille, cavo orale o esofago, il medico probabilmente prescriverà l’impiego di antibiotici. Potrà inoltre suggerire al paziente l’uso di un collutorio specifico per intorpidire la gola prima di inghiottire l’antibiotico. Questo agente intorpidente contribuisce a contrastare il dolore che il paziente può percepire quando tenta di deglutire la pillola. Anche uno spray per la gola può trattare l’infezione e intorpidire il dolore. Il medico può prescrivere farmaci antinfiammatori per ridurre l’infiammazione a carico di esofago, gola o tonsille. Gli antiacidi da banco possono alleviare il gonfiore esofageo dovuto al reflusso acido. Tuttavia, in caso di reflusso acido cronico o malattia da reflusso gastroesofageo, il medico prescriverà farmaci impiegati specificatamente per arrecare sollievo in caso di reflusso acido cronico. Gli antiacidi da banco sono destinati ad uso temporaneo e non per il trattamento del reflusso acido cronico. Nel caso il paziente sperimenti deglutizione dolorosa dovuta a tonsilliti ricorrenti o qualora la tonsillite non risponda al trattamento medico, il medico può suggerire l’asportazione chirurgica delle tonsille (tonsillectomia).

Leggi anche: Feci dalla bocca: il vomito fecaloide

Possibili complicazioni

Poiché la deglutizione dolorosa può essere causata da una malattia grave, l’assenza di un trattamento appropriato può tradursi in gravi complicazioni e danno permanente. Una volta diagnosticata la causa sottostante, è essenziale che il paziente segua il piano terapeutico formulato dal medico, al fine di ridurre il rischio di potenziali complicazioni, tra cui:

  • Sviluppo di neoplasia esofagea;
  • Malnutrizione;
  • Danno permanente a carico di gola o esofago;
  • Forte dimagrimento;
  • Aggravamento dell’infezione;
  • Infezione toracica;
  • Perdita del gusto (temporanea o permanente);
  • Ingrossamento dei linfonodi.

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Pienezza auricolare (orecchie tappate): cause, cure, complicazioni, quando chiamare il medico

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ORECCHIE TAPPATE PIENEZZA AURICOLARE CUR Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpg“Orecchie tappate” è il modo comune di chiamare il fenomeno della pienezza auricolare.

Cos’è la pienezza auricolare?
La pienezza auricolare è descrivibile come un senso di ostruzione o congestione che permane a seguito di sbadigli, deglutizione o altri metodi comuni messi in atto per ovviare a tale sensazione. E’ possibile sperimentare una leggera diminuzione dell’udito o una sensazione di ovattamento auricolare. La pienezza auricolare, accompagnata da sintomi correlati al raffreddore o simil-influenzali, in genere è causata dall’ostruzione della tuba di Eustachio, il condotto che collega l’orecchio alla gola e consente il drenaggio dei fluidi dall’orecchio medio. Nel caso in cui vi sia una raccolta di tali fluidi, è possibile l’insorgenza di una infezione a carico dell’orecchio medio causata da batteri o virus, caratterizzata da dolore e gonfiore. Sbalzi improvvisi e drammatici della pressione atmosferica, che si verificano generalmente in occasione di un viaggio aereo o durante una immersione subacquea, possono causare pienezza auricale o persino la rottura del timpano. Questa condizione è nota come barotrauma e insorge a seguito di differenze estreme fra la pressione interna dell’orecchio e quella esterna.
Sebbene la pienezza auricolare sia spesso dovuta alla congestione causata da un comune raffreddore risolvendosi mediante auto-trattamento, la presenza di alcuni sintomi può essere indice di una condizione più grave. Si consiglia di contattare il proprio medico o recarsi al pronto soccorso più vicino qualora i sintomi persistano per 3-4 giorni a seguito della loro insorgenza o siano accompagnati da febbre molto alta (superiore a 38,33°C), forte dolore, gonfiore e arrossamento della cute circostante l’orecchio o drenaggio (fuoriuscita) di pus dall’orecchio.

Altri sintomi legati alla pienezza auricolare
Oltre alla sensazione di pienezza, tappamento e congestione, è possibile sperimentare altri sintomi nella zona circostante l’orecchio:

  • dolore o sensibilità al dolore nella zona circostante l’orecchio o nella regione ossea situata dietro il padiglione auricolare;
  • prurito;
  • fuoriuscita (drenaggio) di pus o altre secrezioni dall’orecchio;
  • arrossamento, calore o gonfiore.

La pienezza auricolare può essere accompagnata anche da altri sintomi sistemici, tra cui:

  • febbre;
  • sintomi simil-influenzali (tosse, cefalea, mal di gola, febbre, stanchezza e dolori);
  • malessere o letargia.

Cause delle orecchie tappate
La pienezza auricolare può essere causata da infezioni, soprattutto se accompagnata da raffreddore e sintomi simil-influenzali. La sensazione di pienezza insorge a seguito dell’ostruzione della tuba di Eustachio, che collega l’orecchio alla gola e consente il drenaggio di fluidi dall’orecchio medio. Un eventuale accumulo di fluidi può causare l’insorgenza di una infezione a carico dell’orecchio medio provocata da virus o batteri, comportando dolore e gonfiore. Anche il raffreddore da fieno e altre allergie sono cause comuni di pienezza auricolare. Come accennato ad inizio articolo, eventuali sbalzi improvvisi e drammatici della pressione atmosferica possono causare l’insorgenza di pienezza auricolare e comportare persino la rottura del timpano. Tale fenomeno è conosciuto come barotrauma (esso insorge nel caso in cui vi siano differenze estreme fra la pressione interna dell’orecchio e quella esterna).

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La pienezza auricolare può essere causata da infezioni, tra cui:

  • lieve infezione cronica a carico dell’orecchio;
  • raffreddore comune (infezione delle vie respiratorie di natura virale);
  • influenza;
  • mastoidite (infiammazione della mastoide, ovvero la prominenza dell’osso temporale dietro il padiglione auricolare);
  • altre infezioni batteriche o virali;
  • otite esterna (infezione a carico dell’orecchio esterno, nota come “orecchio del nuotatore”);
  • otite media con effusione (infezione a carico dell’orecchio medio con gonfiore);
  • infezione virale delle vie respiratorie superiori.

Altre cause di pienezza auricolare includono:

  • neuroma acustico (tumore benigno del nervo che collega l’orecchio interno al cervello);
  • barotrauma (effetto causato da sbalzi improvvisi o estremi della pressione atmosferica);
  • accumulo di cerume;
  • disfunzione della tuba di Eustachio;
  • esposizione a rumori forti, come quelli emessi per esempio da un martello pneumatico, fuochi d’artificio o musica alta;
  • presenza di un corpo estraneo nel condotto uditivo esterno;
  • raffreddore da fieno o reazione allergica a seguito dell’esposizione ad agenti irritanti come peli di animali, polvere, cosmetici o polline.

Solitamente la pienezza auricolare insorge a seguito di un raffreddore o una influenza che causano l’ostruzione della tuba di Eustachio che può tradursi talvolta in infezione auricolare. In alcuni casi, tale pienezza può essere un sintomo di una infezione a carico dell’osso posto dietro il padiglione auricolare. Si tratta di una condizione grave o estremamente grave che necessita di una immediata valutazione medica.

Diagnosi e cura delle orecchie tappate

Per poter diagnosticare la condizione, il medico porrà al paziente domande relativamente alla sensazione di pienezza sperimentata, tra cui:

  • da quanto tempo sperimenta questa pienezza auricolare?
  • sta assumendo farmaci?
  • ha notato la fuoriscita di pus o altre secrezioni dall’orecchio?
  • ultimamente, ha trascorso molto tempo all’aperto?
  • ha nuotato o effettuato immersioni subacquee?
  • di recente è stato/a in aereo o svolto una qualsiasi attività che l’abbia esposta a sbalzi di altitudine o a cambiamenti improvvisi della pressione atmosferica?
  • è stato/a esposto/a a rumori estremamente forti, come ad esempio in un cantiere o ad un concerto?

Oltre alla visita e all’anamnesi, il medico si servirà di vari mezzi per fare la diagnosi, come ad esempio il test dell’udito o la diagnostica per immagini (RX, TAC…). La cura verrà decisa dal medico in base alla causa scatenante a monte la pienezza auricolare.

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Potenziali complicazioni e pericolosità legate alle orecchie tappate

Di solito, la pienezza auricolare si risolve nel giro di pochi giorni. E’ comunque importante determinare la causa sottostante ed escludere l’eventuale presenza di una grave infezione. Una volta diagnosticata la causa, è fondamentale seguire il piano di cura formulato dal medico al fine di ridurre il rischio di insorgenza di potenziali complicazioni, tra cui:

  • colesteatoma (tumore o ciste più comunemente nell’orecchio medio);
  • mastoidite;
  • meningite (processo infiammatorio che colpisce le meningi, ovvero le tre membrane che avvolgono l’encefalo e il midollo spinale);
  • infezioni auricolari ricorrenti;
  • difficoltà di comunicazione o a parlare;
  • diffusione dell’infezione.

Orecchie tappate: quando è necessario contattare il medico
Sebbene la maggior parte delle infezioni auricolari e altre cause di pienezza auricolare si risolvano spontaneamente o mediante l’assunzione di antibiotici, alcuni sintomi richiedono una immediata attenzione medica, poiché potrebbero essere indice di una infezione ossea a carico della zona dietro il padiglione auricolare. Si consiglia di ricercare immediatamente assistenza medica in presenza di uno qualsiasi dei seguenti sintomi:

  • febbre alta (superiore a 38,33°C) per un lasso di tempo pari o superiore a 48 ore;
  • forte cefalea;
  • forte dolore;
  • sensazione pulsante o sensibilità al dolore nella zona dietro il padiglione auricolare.

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