Con “brusio di Taos” (anche chiamato “ronzio di Taos” o “rumore di Taos” o “fenomeno di Taos”; in inglese “Bristol Hum” o “Taos Hum” o semplicemente “Hum”) si indica un presunto rumore che verrebbe Continua a leggere
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Esame audiometrico: procedura, valori normali e patologici, costo
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Perché fischiano le orecchie? Da cosa dipende e come si cura?
I medici usano il termine acufene (o tinnito) per indicare la situazione in cui viene percepito un rumore in una o in entrambe le orecchie, oppure nella testa, anche se dall’esterno non proviene alcun suono. Si stima che la condizione sia piuttosto frequente e in grado di interessare circa 10% ÷ 15% delle persone; nella maggior parte dei casi viene tollerato ragionevolmente bene, mentre nell’1-2% degli individui può causare problemi di adattamento al disturbo particolarmente significativi. Circa 2.5-5 milioni di italiani convivono con l’acufene, ma il disturbo ha caratteristiche diverse a seconda del paziente. Alcune persone percepiscono tintinnii o altri suoni immediatamente dopo l’esposizione a rumori molto forti, come ad esempio dopo un concerto, ma il rumore percepito dopo un po’ sparisce. Altre persone, invece, dicono di sentire un rumore flebile ogni volta che prestano attenzione, ma la maggior parte di esse non può distinguere il rumore tra gli altri suoni ambientali. Altri fattori possono influire sulla gravità del disturbo a seconda del paziente, come ad esempio la diversa gravità dei problemi di udito e i diversi tipi di suoni che vengono percepiti. È interessante notare che il volume dell’acufene, se misurato con strumenti da laboratorio, non è correlato alla gravità dell’acufene percepita dagli stessi pazienti. Ogni persona ha il proprio livello di tolleranza al rumore prodotto dall’acufene. Si tratta di un’esperienza molto personale.
Curiosità: secondo una credenza popolare si dice che quando sentiamo un leggero fischio nell’orecchio sinistro, vuol dire che qualcuno sta parlando bene di noi, al contrario, quando il fischio si avverte nell’orecchio destro, significa che stanno parlando male di noi. Ovviamente è solo una credenza popolare che non fa riferimento a nessuna ricerca scientifica.
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Età di insorgenza
L’acufene non fa distinzioni: può colpire a qualsiasi età, anche se non si tratta di una malattia diffusa tra i bambini, che riferiscono la patologia più raramente rispetto agli adulti, in parte perché è più probabile che i bambini affetti da acufene abbiano problemi di udito fin dalla nascita. Potrebbero quindi non notare l’acufene e non preoccuparsi, proprio perché sono abituati a questo problema fin dalla nascita. I bambini, come del resto le persone di ogni età, possono essere a rischio di acufene se esposti a rumori molto forti. Alcune occasioni del tempo libero, come le sagre, i concerti, le corse automobilistiche o gli eventi sportivi possono essere attività molto rumorose che potrebbero danneggiare le orecchie dei bambini. Vi consigliamo di proteggere le orecchie, di mettere in guardia i bambini dai pericoli dei rumori forti e di valutare la possibilità di non far partecipare i bambini all’evento o di farli allontanare dalla fonte di rumore. Se viene individuata una causa scatenante un trattamento mirato può portare a miglioramenti, diversamente si agisce sullo stile di vita per ridurne l’intensità ed eventualmente alla psicoterapia per aiutare il soggetto colpito a conviverci.
Acufene pulsante
L’acufene pulsante è un suono ritmico e pulsante, che nella maggior parte dei casi va a tempo con il battito cardiaco. Di solito, ma non sempre, può essere udito con un esame obiettivo appoggiando lo stetoscopio sul collo del paziente, oppure mediante un microfono collocato all’interno del condotto uditivo.
Nonostante non sia una forma frequente di acufene alcune delle sue cause sono note:
- ipertensione,
- soffio al cuore,
- patologie a carico delle trombe di Eustachio,
- tumore glomico,
- anomalie in una vena o in un’arteria, …
Molto spesso questo genere di acufene può essere curato. In caso di comparsa di acufene pulsante si raccomanda una visita medica.
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Cause
La causa esatta dell’acufene è tuttora sconosciuta, ma potrebbe essere legato al modo in cui i suoni vengono percepiti a livello dell’orecchio e/o interpretati dal cervello; in alcuni casi potrebbe non essere legato a una causa unica, ma a una combinazione di diversi fattori. Di fatto il tinnito è quindi un sintomo e non una malattia. Tra le diverse cause probabili,in grado di scatenare peggiorare l’acufene individuiamo:
- Problemi di udito provocati dal rumore. L’esposizione a rumori molto forti può danneggiare e persino distruggere le cellule dotate di filamenti (le cellule ciliate) che si trovano nell’orecchio interno. Una volta danneggiate le cellule ciliate non possono essere ricostruite o sostituite. Tra i soggetti colpiti da acufene circa due su tre hanno difficoltà di udito, questa sembra quindi essere la causa più comune.
- Accumulo di cerume nel condotto uditivo. La quantità di cerume prodotta dalle orecchie varia da persona a persona. A volte si produce una quantità di cerume tale da compromettere l’udito o da far sembrare più forte l’acufene; se vi accorgete di un eccesso di cerume chiedete al vostro medico di famiglia di farvelo togliere manualmente: quest’operazione non può essere effettuata con un semplice cotton fioc (che può anzi peggiorare la situazione), ma deve essere eseguita da un otorinolaringoiatra (medico specialista che si occupa delle orecchie, del naso e della gola) o dal medico stesso.
- Alcuni farmaci. Alcuni farmaci sono ototossici, cioè pericolosi per l’orecchio. Altri farmaci, invece, provocano l’acufene come effetto collaterale, senza danneggiare l’orecchio interno. Gli effetti collaterali, che possono dipendere dal dosaggio del farmaco, possono essere temporanei oppure permanenti. Prima di assumere un qualsiasi farmaco, assicuratevi che il medico che ve lo prescrive sappia che soffrite di acufene e informatevi sulle terapie alternative che potrebbero essere adatte nel vostro caso.
- Infezioni dell’orecchio o sinusite. Molte persone, compresi i bambini, possono soffrire di acufene durante un’infezione dell’orecchio o una sinusite. Una volta curata l’infezione, di solito l’acufene diminuisce fino a scomparire gradualmente.
- Disordini temporo-mandibolari. Alcune persone hanno i muscoli o le articolazioni della mascella non correttamente allineate: questo non provoca soltanto l’acufene, ma può anche influire negativamente sui muscoli e sui nervi cranici e sulle strutture incaricate di ammortizzare i colpi, che si trovano all’interno dell’articolazione della mascella. Molti dentisti sono specializzati nella cura dei disordini temporo-mandibolari e mascellari e potranno consigliarvi efficacemente nella scelta della terapia.
- Malattie cardiovascolari. Una piccola percentuale di persone affette da acufene soffre di acufene pulsante: di solito in questo caso si avverte una pulsazione ritmica, che spesso va a tempo con il battito cardiaco. L’acufene pulsante può indicare la presenza di una malattia cardiovascolare (cioè di una compromissione del normale flusso sanguigno nelle vene e nelle arterie), come ad esempio soffio al cuore, ipertensione o arteriosclerosi (indurimento della parete esterna delle arterie).
- Alcuni tipi di tumore. Succede molto raramente, ma a volte si può essere affetti da un tumore benigno che cresce lentamente nei nervi acustici, vestibolari o facciali. Questi tumori possono causare: acufene, sordità, paralisi facciale e problemi di equilibrio.
- Traumi alla testa e al collo. Anche i traumi alla testa e al collo possono provocare l’acufene. Tra gli altri sintomi troviamo: mal di testa, vertigini e amnesie.
- Alcune malattie, come ad esempio l’ipotiroidismo o ipertiroidismo, la malattia di Lyme, la fibromialgia, la malattia di Ménierè e la sindrome di presa toracica, possono presentare l’acufene come sintomo.
Quando l’acufene è un sintomo di un’altra malattia, la cura di questa può contribuire ad alleviare anche l’acufene. Nonostante tutte queste possibilità, in molti casi lo sviluppo del disturbo avviene senza alcuna ragione (almeno apparente).
Un rumore molto forte è sufficiente a causare acufene?
Molte si chiedono se un’esposizione non ripetuta a un rumore forte, avvenuta magari molti anni prima, può provocare l’acufene. Si può parlare di un danno vero e proprio se:
- vi devono parlare a voce alta perché voi sentiate,
- le orecchie vi fanno male,
- oppure se il vostro udito è peggiorato immediatamente dopo l’esposizione al rumore.
L’esposizione al rumore può essere unica oppure ripetuta per mesi o per anni. Il volume del rumore può influire sul livello della perdita di udito, ad esempio i rumori di 100 decibel percepiti per più di un quarto d’ora possono provocare la sordità, come i rumori di 110 decibel, uditi anche solo per più di un minuto. Ricordiamo però che l’esposizione non ripetuta a un rumore di forte intensità non provoca automaticamente l’acufene o la sordità permanente, poiché la sensibilità uditiva varia da persona a persona. È anche possibile che il danno dovuto all’esposizione al rumore non venga notato per molti anni.
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Acufene ed ereditarietà
Potrebbe esserci una qualche predisposizione ereditaria per alcune persone, ma non si sa con certezza se l’acufene sia già scritto nei nostri geni. Gli scienziati che lavorano alla mappatura del genoma umano, ad esempio, non hanno ancora scoperto nessun gene dell’acufene, ma hanno identificato i geni responsabili di alcuni problemi d’udito molto rari, della disfunzione temporo-mandibolare, della sindrome di Ménière e del neurinoma acustico. Queste patologie spesso comprendono l’acufene come effetto collaterale e questo indica che ci potrebbe essere un qualche collegamento, ma l’argomento è ancora lontano dall’essere esplorato sufficientemente.
Sintomi
Spesso l’acufene viene definito “ronzio nelle orecchie”, ma alcune persone percepiscono rumori come:
- sibili,
- rombi,
- fischi,
- stridori,
- tintinnii,
- ronzii,
- fruscii,
- crepitii,
- soffi,
- pulsazioni.
L’acufene può essere intermittente oppure costante, può generare un rumore unico oppure diversi rumori e il suo volume può variare da appena percettibile a estremamente alto. È infine interessante la seguente classificazione:
- Acufene soggettivo: Si tratta dei più comuni e individuano i casi in cui il suono/rumore viene percepito dall’individuo, ma non può essere ascoltato da un osservatore esterno.
- Acufene oggettivo: Decisamente rari, descrivono i casi in cui il suono è di fatto generato nell’organismo (per esempio dal flusso sanguigno) e può quindi essere ascoltato anche dal medico.
Pericoli del fischio nell’orecchio
Raramente l’acufene è sintomo di una condizione grave e nella maggior parte dei casi è fondamentalmente solo una causa di fastidio. In alcuni casi è tuttavia possibile che l’impatto sul quotidiano sia tale da influire su concentrazione e qualità del sonno, fino a diventare una vera e propria causa di depressione; può interferire con la normale vita di relazione e con le altre attività quotidiane e tutto questo fa sì che il malato, specie se è già predisposto, possa scivolare verso uno stato depressivo, ansia, stanchezza e stress. In letteratura si trovano le prove che la maggior parte delle persone affette da acufene non è depressa e nemmeno seriamente disturbata dal sintomo, ma i pazienti che già erano depressi, al contrario, si sentono molto più danneggiati dal problema rispetto ai pazienti non depressi. Nei soggetti predisposti è quindi assolutamente raccomandabile un supporto psicologico.
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Cura e terapia del fischio nell’orecchio
Ad oggi non esiste alcuna cura definitiva per l’acufene, non esiste cioè nessuna bacchetta magica che permetta ai milioni di persone che ne soffrono di non sentire più quel rumore nelle orecchie e nella testa, ma tendenzialmente il sintomo tende a migliorare nel tempo e in alcuni casi si può trovare sollievo dall’acufene, soprattutto quando sia possibile individuare esattamente la causa scatenante. Ad esempio alcune persone producono cerume in eccesso che impedisce ai rumori provenienti dall’esterno di penetrare nell’orecchio: quando il cerume o un qualsiasi oggetto esterno (come un capello) toccano il padiglione auricolare può prodursi come risultato l’acufene. Facendo rimuovere il cerume dal medico o dall’otorino, si rimuove anche la causa che provoca il disturbo. Alcune persone con gravi problemi di udito hanno sperimentato che un impianto cocleare li aiuta a sentire il mondo intorno a loro e questo in parte rende l’acufene nella loro testa meno fastidioso. Nessuno di questi esempi rappresenta una cura rapida e definitiva, ma tutti indicano con certezza che esistono metodi per alleviare il disturbo.
Stile di vita
Anche se spesso si tende a sottovalutare l’impatto di un corretto stile di vita, sono numerose le testimonianze di pazienti che hanno trovato un enorme sollievo correggendo alcuni aspetti come:
- Smettere di fumare.
- Bere almeno 1.5-2 l di acqua al giorno.
- Ridurre drasticamente l’uso del sale e degli alimenti salati (attenzione ai cibi industriali!).
- Evitare gli alcolici.
- Evitare la caffeina (caffè, cola, bibite energetiche, …).
- Evitare pasti troppo ricchi di grassi, piccanti, …
Terapie disponibili
Esistono diverse terapie contro l’acufene, ma vi consigliamo comunque di sentire il vostro medico, audiologo o specialista per scoprire la migliore terapia nel vostro caso. L’acufene è un disturbo che varia molto da persona a persona, quindi terapie diverse hanno effetti diversi a seconda del paziente.
Le terapie dell’acufene, proprio come le cause del disturbo, sono svariate, e ciò che funziona per un paziente potrebbe non funzionare in tutti i casi. Anche la ricerca clinica controllata è limitata, e quindi non ci sono dati che affermino con certezza che una terapia è nettamente migliore delle altre.
I mascheratori e i generatori di rumore sono per molti versi simili, il protocollo di entrambe le terapie introduce rumori estranei nella vita del paziente. I mascheratori spesso rappresentano una valida opzione per gestire l’acufene, perché il loro scopo è quello di alleviare immediatamente la percezione del disturbo. Gli ausili per l’udito, gli apparecchi combinati e diversi tipi di generatori di suoni possono realizzare un mascheramento totale o parziale. Nello specifico i mascheratori posti all’interno dell’orecchio emettono rumori che coprono parzialmente o totalmente l’acufene. Generalmente vengono impostati per emettere un rumore ad alta frequenza.
Emettendo un rumore poco intenso i generatori di rumore permettono a chi soffre di acufene di continuare a udirlo. L’intenzione è quella di permettere al paziente di abituarsi all’acufene, mescolando il rumore prodotto dall’acufene con quello emesso dal generatore di rumore. Questi apparecchi spesso sono usati insieme a quello che viene definito counseling direttivo. Lo scopo dell’unione di queste due terapie è quello di riabituare il cervello ed aiutare il paziente ad abituarsi al rumore dell’acufene fino quasi a non sentirlo più.
Mentre il mascheramento di solito è efficace fin da subito, i generatori di rumore impiegano più tempo ad alleviare il disturbo in maniera significativa e misurabile: il periodo può variare da alcuni mesi fino a uno, a volte due, anni.
L’inibizione residua è la scomparsa temporanea dell’acufene nel momento in cui viene spento il mascheratore. A volte, dopo aver acceso il mascheratore, averlo indossato per pochissimo tempo e averlo spento, si può scoprire che l’acufene si è molto ridotto oppure è scomparso totalmente. Il lasso di tempo in cui l’acufene può scomparire dopo il mascheramento può variare da alcuni minuti ad alcuni giorni. Le persone che sperimentano l’inibizione residua devono avere un acufene che può essere mascherato, cioè il mascheramento deve essere una terapia valida per il vostro acufene.
In commercio non esiste alcun farmaco specifico per curare l’acufene, tuttavia ci sono diversi farmaci che hanno alleviato l’acufene nel caso di molti pazienti. Ovviamente ci sono delle precauzioni da osservare quando li si usa, ad esempio alcuni farmaci che alleviano l’acufene possono causare dipendenza e dovrebbero essere usati solo sotto supervisione di un medico specializzato.
Se avete delle domande su una cura naturale potete consultare un medico naturopata della vostra zona per avere ulteriori informazioni, è comunque consigliabile mantenere un sano scetticismo nei confronti di tutti i prodotti che pretendono di curare l’acufene e, in generale, di tutte le terapie per questo disturbo. Da un altro punto di vista, se davvero c’è qualcosa che non fa male e può migliorare la qualità della vita o il benessere generale, vale la pena di parlarne con il vostro medico e magari di provarlo.
Da un punto di vista scientifico non ci sono inoltre evidenze che multivitaminici e prodotti simili possano condurre a miglioramenti.
Psicoterapia
La psicoterapia cognitivo comportamentale è un approccio che ha dimostrato di permettere grandi risultati in pazienti affetti da ansia e depressione; è basato sull’idea che i pensieri del paziente influiscano in modo determinante sui modi in cui poi agisce e percepisce le emozioni.
Questa tecnica può essere efficacemente applicata anche allo stress e all’ansia connessi alla percezione dell’acufene; ad esempio, se conoscenze del paziente su questo fenomeno sono limitate, è molto probabile che possa diventare ansioso e stressato, emozioni in grado di peggiorare l’entità del sintomo (o almeno di come viene percepito).
Cambiare il modo di pensare al disturbo può contribuire a ridurre l’ansia e consentire di accettare più facilmente il rumore, che nel tempo diventerà così meno evidente e invasivo.
Prevenzione del fischio nell’orecchio
Per prevenire gli acufeni la strategia più importante è proteggere il proprio udito, sia in ambito ricreativo che professionale: indossare i tappi per le orecchie o le cuffie, limitare il periodo di tempo trascorso nell’ambiente rumoroso e attenzioni simili possono davvero fare la differenza sia in termini di prevenzione che riduzione del rischio di peggioramento del disturbo. Anche il rumore durante il tempo libero può avere ripercussioni sul vostro udito. La prossima volta che vi ritrovate nel bel mezzo di un rumore che vi dà fastidio (per esempio durante un evento sportivo, un concerto o mentre siete a caccia) indossate una protezione per le vostre orecchie, che può ridurre il rumore da 15 a 20 decibel. Per le situazioni in cui il rumore è davvero eccessivo, potrebbe essere necessario indossare le cuffie sopra i tappi per le orecchie. Fate attenzione anche alle altre attività che provocano rumori forti, come asciugarvi i capelli o usare il tosaerba. Ricordatevi di proteggervi le orecchie: lasciate le cuffie appese alle maniglie del tosaerba, oppure tenete i tappi per le orecchie in bagno vicino al phon. L’esposizione ripetuta ai rumori forti può avere un effetto complessivo dannoso per il vostro udito.
Cosa può far peggiorare il fischio nell’orecchio?
L’esposizione ai rumori forti, come già detto in precedenza, può avere un effetto negativo sul vostro udito e far peggiorare l’acufene. Fate attenzione a proteggervi con tappi per le orecchie o cuffie, oppure evitando di partecipare a eventi particolarmente rumorosi. Anche alcuni farmaci possono far peggiorare l’acufene. Comunicate al vostro medico di famiglia (e non solo al vostro otorino) tutti i farmaci con e senza obbligo di ricetta che state assumendo o avete assunto di recente. Molte persone trovano che l’alcool, la nicotina e la caffeina, come pure alcuni alimenti, possono far peggiorare l’acufene. Altri, invece, trovano che gli alimenti con un alto contenuto di zucchero o con una quantità qualsiasi di chinino (acqua tonica) possono far sembrare più forte l’acufene. Controllate la vostra risposta a diversi stimoli e trovate un giusto compromesso: evitate di eliminare tutti gli alimenti che vi piacciono, ma anche di far peggiorare l’acufene senza un buon motivo. Da ultimo ricordiamo che anche lo stress e la fatica possono avere ripercussioni sull’acufene. Fate delle pause per rilassarvi, ricordate che gli eventi della vita possono manifestarsi nel vostro organismo sotto forma di peggioramento dell’acufene.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Auscultazione nell’esame obiettivo: cos’è ed a che serve?
L’auscultazione è un sistema diagnostico che rientra nell’esame obiettivo con il quale con uno strumento apposito si procede all’ascolto di parti interne dell’organismo quali il cuore, i polmoni, la pleura, l’intestino e altri ancora.
Si utilizza per comprendere la presenza di molte malattie, fra cui quelle respiratorie, grazie alle caratteristiche dei suoni riscontrati: frequenza, intensità, durata e qualità.
L’esame e il termine furono coniati dal medico francese René Laennec (1781-1826); un tempo molto utilizzata, attualmente è in fase di declino per l’introduzione di nuovi strumenti diagnostici.
Strumenti usati
Si utilizza uno stetofonendoscopio, anche se in tempi recenti le forme elettroniche – dove l’auscultazione di ogni rumore, anche il più piccolo, viene osservato – hanno preso il posto alla forma iniziale, utilizzata dai soli medici.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Il palazzo di Dresda che suona quando piove
Forse non esistono suoni più rilassanti del rumore della pioggia che cade e che goccia dopo goccia crea una vera e propria armonia musicale. La pioggia ha già una propria musicalità, ma è possibile accentuarla e sfruttarla per creare degli strumenti musicali davvero inaspettati. Come nel caso della pioggia musicale di Dresda, in Germania.
In uno dei quartieri della città le grondaie e le tubature sono state trasformate in veri e propri strumenti musicali per la pioggia. Si tratta di un originale esperimento artistico che prende il nome di “Countryard of Elements”. Le facciate degli edifici diventano uno strumento musicale che sfrutta e potenzia il suono della pioggia.
Il progetto è nato grazie ad Annette Paul, che si occupa di scultura, e ai designer Cristopher Rossner e Andre Tempel. Nel nuovo quartiere studentesco di Dresda (Kunsthofpassage), il suono della pioggia entra a fare parte di una spettacolare orchestra sinfonica. Altre installazioni presenti in città riguardano il tema della metamorfosi, della luce e degli animali.
Il sistema si avvale di tubi e di coni metallici, che con l’arrivo della pioggia ne amplificano il suono, creando una sinfonia davvero originale. Il progetto musicale è diventato una delle attrazioni più originali e divertenti della città.
La sua efficacia non risulta soltanto musicale, ma anche decorativa. L’obiettivo principale del progetto consiste infatti nel rendere Dresda più allegra e vivibile, indirizzando l’attenzione della popolazione e dei turisti verso la musica e l’arte.
Le strade di Dresda sono abbellite inoltre dalla scelta di colori brillanti per dipingere le pareti esterne degli edifici. Per il progetto musicale ecco dunque azzurro e turchese, tonalità che richiamano immediatamente l’elemento acqua, vero protagonista dei suoni creati dalla pioggia.
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Differenza tra area di Broca e Wernicke
L’area di Broca (in inglese “Broca’s area”; pronuncia: brocà) è una parte dell’emisfero dominante del cervello (spesso il sinistro) ed ha funzioni relative all’elaborazione del linguaggio. L’area di Wernicke (in inglese “Wernicke’s area”) è una parte del lobo temporale del cervello le cui funzioni sono coinvolte nella comprensione del linguaggio.
Differente posizione
L’area di Broca è localizzata nel piede della terza circonvoluzione frontale. Tale area può anche essere descritta come l’unione dell’area 44 di Brodmann e della 45, ed è connessa all’area di Wernicke da un percorso neurale detto fascicolo arcuato. L’area di Wernicke corrisponde invece alla parte posteriore dell’area 22 di Brodmann, nel lobo temporale superiore (corteccia associativa sensoriale).
Differenti funzioni
Entrambe le aree fanno parte di un gruppo di strutture atte a comprendere ed mettere linguaggio, con una importante differenza: l’area di Broca, ha funzione di elaborare mentalmente e meccanicamente il linguaggio, mentre quella di Wernicke ha funzione di comprendere il linguaggio. Essendo zone con funzioni diverse, un danno in una specifica parte, determina sintomi specifici, a tal proposito leggi: Differenza tra afasia di Broca e di Wernicke
Per approfondire, leggi anche:
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- Area di Wernicke: funzioni ed afasia di Wernicke
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Differenza tra fonendo, fonendoscopio, stetoscopio e stetofonendoscopio
Lo stetoscopio e il fonendoscopio sono due strumenti essenziali per valutare lo stato di salute del paziente. Si tratta di due dispositivi molto simili all’apparenza ma che in realtà vengono utilizzati per scopi molto diversi tra loro. Stetoscopio e fonendoscopio non sono la stessa cosa, anche se spesso i due termini vengono erroneamente utilizzati come sinonimi.
Se lo stetoscopio è lo strumento utilizzato per l’auscultazione del torace, il fonendoscopio (anche chiamato “fonendo“) viene usato per l’auscultazione dei visceri in generale. Nella maggior parte dei casi questi due termini vengono confusi e usati come sinonimi, nonostante il loro impiego sia piuttosto differente. Tutto dipende dalla tipologia di testina usata per l’auscultazione. Infatti, mentre lo stetoscopio ha una campana più larga ed ampia ed è impiegato per ascoltare i suoni più acuti e più semplici da udire, il fonendoscopio ha invece una campana più piccola e viene utilizzato per i suoni più cupi.
I dispositivi più moderni e professionali permettono di unire i due strumenti in un’unica soluzione chiamata stetofonendoscopio, il quale ha entrambe le campane. In questo modo è possibile eseguire delle diagnosi più accurate e stabilire con certezza le condizioni di salute del paziente.
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Differenza tra afasia di Broca e di Wernicke
Un danno nell’area di Broca può provocare la cosiddetta afasia di Broca. I pazienti colpiti da afasia di Broca possono essere incapaci di comprendere o formulare frasi con una struttura grammaticale complessa: il loro linguaggio non è fluente ed appare disconnesso (afasia NON fluente). L’afasico non fluente ha un eloquio scarsamente produttivo; la sua produzione linguistica si limita a parole isolate o a frasi brevi (due o tre elementi) e dalla sintattica piuttosto semplice; i verbi utilizzati non sono molti e spesso non vengono nemmeno coniugati; lo stile risulta “telegrafico”; molto spesso vengono omessi dalla frase gli articoli, le preposizioni e i pronomi. La prosodia risulta anormale. In molti casi, la persona affetta da afasia non fluente si rende conto della situazione, delle sue difficoltà comunicative e si scoraggia, rinuncia all’eloquio oppure tenta di compensare il suo deficit utilizzando un linguaggio non verbale. Spesso sono presenti deficit articolatori.
Invece nei pazienti affetti dall’afasia di Wernicke (afasia fluente) il linguaggio parlato è scorrevole (fluente), ma il senso logico è mancante, come anche la comprensione del linguaggio appare compromessa. Il soggetto colpito da afasia fluente ha un eloquio che viene definito come “relativamente produttivo”, abbondante, e dispone di una prosodia (ritmo, accentazione e intonazione) relativamente nella norma; anche la produzione articolatoria risulta normale. Il linguaggio dell’afasico fluente, però, risulta a tratti piuttosto sconnesso; le frasi sono generalmente lunghe e non sono quasi mai sintatticamente corrette (si parla, infatti, di paragrammatismo); nei casi più gravi di afasia, l’eloquio non ha nessun significato particolare. Un problema di non poco conto è che, molto spesso, la persona afasica non si rende conto di questo stato di cose, soprattutto nei casi in cui vi è un grosso problema di decodificazione uditiva.
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