Quante volte i bambini ci hanno chiesto di prenderli per mano e farli dondolare? Ecco, bisogna fare attenzione quando accettiamo la loro richiesta, perché un gesto che può sembrare un semplice gioco, rischia di provocare Continua a leggere
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Differenza tra danni del fumo attivo, passivo e terziario
Prima di iniziare la lettura, per comprendere meglio l’argomento, vi consiglio di leggere questo articolo: Differenza tra fumo attivo, passivo e terziario
Quali danni provoca il fumo attivo?
E’ ormai dimostrato che il fumo attivo è la principale causa di tumore del polmone. Inoltre, aumenta l’incidenza nei fumatori di malattie del cavo orale come il tumore alla bocca o di altre neoplasie come quelle del pancreas, dell’esofago e delle vie urinarie. Per alcune malattie polmonari come la bronchite cronica e l’enfisema, che hanno un andamento progressivo ed invalidante, il fumo di sigaretta è il fattore di rischio più importante, senza dimenticare le malattie cardiovascolari (infarto, ictus, aneurismi) che risultano più frequenti nei fumatori rispetto ai non fumatori. Ed ancora, la durata media della vita è minore nei fumatori rispetto ai non fumatori, di ben 11 anni!
Quali danni provoca il fumo passivo?
Ricerche di chimica analitica hanno dimostrato che nel fumo passivo alcune sostanze irritative, ossidanti e cancerogene sono presenti addirittura in concentrazione superiore rispetto al fumo attivo, ma, fortunatamente, il fumo passivo è molto diluito nell’aria dell’ambiente, quindi, si inala di meno rispetto al fumo attivo che è, invece, tutto concentrato all’interno dell’apparato respiratorio del fumatore. Inoltre, è il principale inquinante degli ambienti chiusi, quindi, per ridurre il rischio legato all’esposizione al fumo passivo si devono aprire le finestre e cambiare l’aria il più spesso possibile. E’ provato che il fumo passivo è in grado di provocare in persone che soffrono di asma il rischio di riacutizzazione della malattia, senza considerare che una costante esposizione a fumo passivo renda il soggetto inconsciamente dipendente dalla nicotina: non sono rari i casi di persone non fumatrici ma conviventi di fumatori che, quando la convivenza è terminata, hanno avvertito i sintomi dell’astinenza da nicotina ed in alcuni casi hanno iniziato loro stessi a fumare.
Quali danni provoca il fumo passivo?
Pur provocando meno danni rispetto al fumo attivo e passivo, il terziario è potenzialmente più pericoloso proprio perché si tende spesso a sottovalutarlo. I genitori di un bimbo non dovrebbero quindi solo smettere di fumargli vicino, dovrebbero smettere completamente di fumare, dal momento che il fumo terziario alza nel bambino il rischio di sviluppare bronchioliti, asma ed in generale varie patologie respiratorie.
Leggi anche: Fa più male il fumo attivo, passivo o terziario?
Danni da fumo attivo, passivo e terziario nelle donne incinte
Le donne in gravidanza fumatrici o che abitano in ambienti ricchi di fumo passivo e terziario, hanno un rischio aumentato di aborto spontaneo, possono andare incontro all’eventualità che, alla nascita, il neonato sia sottopeso e che incorra in un rischio maggiore di “morte improvvisa del lattante” (SIDS) e che nei primi anni di vita di avere problemi di malattie respiratorie rispetto agli altri. Allo stesso modo, i bambini figli di fumatori vanno incontro molto più frequentemente a infezioni respiratorie invernali acute ed è certo che questi bambini corrono un rischio maggiore di diventare persone asmatiche.
Per approfondire, leggi: Morte in culla (SIDS): prevenzione, cause, sintomi e percentuale dei casi
Come si valuta il grado di esposizione al fumo?
In alcuni centri si esegue la valutazione del monossido di carbonio esalato. Si tratta di una analisi ambulatoriale che si svolge in pochi minuti con l’utilizzo di un particolare strumento in cui la persona espira. A questo punto sul computer appare l’indicazione della quantità di monossido di carbonio che la persona ha assorbito, dando in modo chiaro e preciso un’idea sul grado di intossicazione causato dall’assunzione attiva, passiva o terziaria del fumo da parte di questa persona. L’analisi è eseguibile sia sui fumatori sia sui non fumatori e segnala, a seconda del risultato, se la persona è un fumatore, se ha appena fumato e, comunque, il grado di esposizione al fumo.
I migliori prodotti per il fumatore che vuole smettere di fumare
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, pensati per il fumatore che vuole smettere di fumare o che ha smesso da poco. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:
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Leggi anche:
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Ionoterapia: riduce il dolore muscolare-articolare ed accelera la guarigione
La ionoterapia (o elettroionoterapia) è una terapia non invasiva usata nel campo della medicina riabilitativa a vari scopi, principalmente ridurre il dolore muscolare ed articolare tipico di molte patologie croniche ed accelerare i processi di guarigione di ferite e traumi.
Come funziona la ionoterapia?
Per capirlo serve prima fare un breve ripasso di fisiologia. Il nostro organismo è un complicato sistema di cariche elettriche: anche l’aria che respiriamo e l’ambiente in cui viviamo sono caratterizzati dalla presenza, in diversa percentuale, di ioni positivi e negativi (molecole di gas atmosferici che hanno perso o acquistato una o più cariche elettriche elementari dette elettroni). Ne consegue che una variazione nella quantità di cariche possedute dall’atmosfera in cui siamo immersi determina una variazione nella composizione delle cariche elettriche del nostro organismo. Il dispositivo medico per l’Elettroionoterapia è in grado di creare una ionizzazione dell’aria attraverso l’impiego di un emettitore con punta di carbonio. Orientando l’emettitore verso la cute del paziente, la microcorrente che viene generata attraversa i tessuti biologici, senza che avvenga nessun contatto diretto con la pelle, senza quindi usare mezzi invasivi come gli aghi.
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Cosa determina nel tessuto bersaglio?
Il flusso di ioni prodotto dall’apparecchio, favorisce numerose modificazioni elettrochimiche. È la membrana cellulare (sottile involucro che delimita la cellula e la separa dall’ambiente esterno) ad essere maggiormente stimolata in modo da favorire la migrazione intra-extra cellulare di tutti gli elementi, ed in particolare del calcio, in grado di produrre una stimolazione di processi di rigenerazione e riparazione dei danni cellulari e tissutali. L’azione a livello cellulare, attraverso la depolarizzazione della membrana, l’attivazione dei canali del calcio e dei meccanismi intracellulari di trasduzione del segnale, determinerebbe una stimolazione e modulazione delle funzioni cellulari.
Tali eventi sarebbero alla base della migliore utilizzazione dell’ossigeno, della stimolazione dei sistemi enzimatici ossido-riduttivi, in particolare i citocromi, della stimolazione della sintesi proteica, di ATP e del DNA cellulare. La stimolazione degli ioni negativi esplica:
- un’attività proliferativa delle cellule epidermiche;
- un incremento della velocità del flusso ematico;
- un miglioramento dei processi di respirazione dei tessuti;
- una riduzione dell’edema infiammatorio.
Per quali condizioni e patologie è indicata la ionoterapia?
Questo sistema terapeutico viene impiegato nella cura di tutte quelle condizioni e patologie per le quali è necessaria:
- una veloce riparazione cutanea (ulcere venose, ulcerazioni cutanee, erosioni cutanee, ferite infette, piaghe da decubito, psoriasi);
- una veloce riabilitazione in caso di danni cronici legati all’apparato osteomuscolare (traumi accidentali e sportivi con lesioni cutanee e muscolari, tendiniti, borsiti, ernia del disco, osteoartrosi e osteoartriti, rachide cervico-dorso-lombare);
- trattamento e riabilitazione dei traumi da sport: i risultati ottenuti nel corso di questi anni ne hanno dimostrato l’efficacia e la rapidità di azione sulla sintomatologia algica e sulla limitazione funzionale.
I tempi di guarigione risultano sensibilmente abbreviati se confrontati con quelli necessari alle terapie farmacologiche o con l’impiego di altri mezzi fisici.
I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari
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Uso cronico di cocaina: i danni al naso e ai denti
La cocaina è purtroppo una droga subdola, perché non si manifesta con sintomi fisici evidenti fino a che la dipendenza e l’abuso sono molto gravi e protratti nel corso del tempo. È importante notare che la droga attua dei danni talvolta irreparabili al naso e ai denti, organi che per primi sono colpiti dalla sostanza al momento dell’assunzione. La cocaina può essere sniffata, inalata, ma anche consumata mediante lo sfregamento nelle gengive. Questa pratica induce alla formazione di una serie di patologie a danno delle mucose del naso e dei denti che prima di altre si manifestano come evidenti.
Effetti della cocaina sui denti
Carie e parodontiti sono le prime manifestazioni dell’abuso che interessano le persone dipendenti da cocaina. Questi problemi sono legati ad un costante indebolimento della dentatura e delle gengive, a causa della mancanza di sali minerali, ma come avviene nel caso di abusi da sostanze stupefacenti, le persone sono spesso indotte a vivere delle situazioni di stress che le inducono a ridurre se non a sospendere la corretta igiene orale.
Chi consuma abitualmente cocaina è inoltre indotto a ricercare cibi zuccherini a causa delle fasi di ipoglicemia, con conseguente accumulo di placca e creazione di un ambiente acido nel cavo orale. Questa abitudine alimentare, legata alla scarsa igiene orale e all’indebolimento del cavo orale inducono alla comparsa di carie e di parodontiti anche gravi. A questo aspetto si associa la sovra-attivazione dei muscoli facciali che si propone come la causa della comparsa di problemi quali il bruxismo e la xerostomia. Queste patologie inducono al sovraccarico meccanico dei denti che può avere delle conseguenze anche nella postura e nel sistema osseo scheletrico, ma anche portare all’usura precoce dei denti, a scheggiature, all’erosione ed alla perdita del dente.
La riduzione della salivazione tipica dell’abuso di sostanze induce alla scomparsa dell’effetto antibatterico e protettivo della saliva, che perde i suoi enzimi e quindi aumenta i rischi di infezione al cavo orale. Il soggetto dipendente da cocaina è però continuamente anestetizzato, quindi non si accorge del dolore o se lo fa è troppo tardi per salvare una situazione che può rilevarsi già gravemente compromessa.
Leggi anche: Effetti della cocaina sul comportamento sessuale e l’orgasmo
Effetti della cocaina sul naso
I danni della cocaina sul setto nasale sono causati dalla droga che entra a contatto attraverso l’inalazione o la ‘sniffata’ e che va ad intaccare l’integrità e la salute delle mucose nasali. Fin dalle prime assunzioni, chi consuma cocaina nota la formazione di crosticine giallognole e secche che tendono ad infettarsi e quindi ulcerarsi. Con il passare del tempo e con l’abuso della sostanza, la rigenerazione cellulare viene meno e nei casi più gravi si creano dei veri e propri buchi che sono il preludio al collasso del setto nasale.
Si tratta indubbiamente di una situazione drammatica, perché il crollo del setto nasale induce all’afflosciamento della pelle del naso e il degenero coinvolge molto spesso anche le strutture limitrofe alla bocca e le ossa del cranio, con gravissimi rischi per la salute dei soggetti dipendenti da cocaina.
Per approfondire: Effetti fisici dell’uso di cocaina su naso, bocca, pelle, palato, lingua
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Broncoscopia polmonare con biopsia: rischi e complicazioni gravi
Broncoscopia: quali sono gli effetti collaterali, i rischi e le complicanze?
Come tutti gli esami invasivi, la broncoscopia non è purtroppo completamente immune da rischi. I pericoli fortunatamente sono comunque contenuti: le gravi complicanze correlate alla broncoscopia sono molto rare (meno di 1 caso su 1000) e dipendono, quasi sempre, da malattie già in atto (cardiopatie, insufficienza respiratoria, persone molto anziane, ecc). Le complicanze più comuni sono:
- broncocostrizione;
- dispnea (difficoltà a respirare, fame d’aria);
- aritmie cardiache;
- infezioni (bronchite, polmonite);
- raucedine persistente.
Le complicanze più comuni se si effettua anche una biopsia sono:
- sanguinamenti;
- infezioni;
- rischio di lesioni del tessuto polmonare con circolazione di aria nello spazio pleurico).
Possibili anche le reazioni da allergie o intolleranza verso i farmaci somministrati. Il paziente può contribuire a ridurre il pericolo di complicanze e a facilitare l’esecuzione dell’esame, attenendosi alle raccomandazioni citate in questo articolo: Broncoscopia: come ci si prepara all’esame?
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Risarcimento danni medici ed errori malasanità: contattaci e il nostro team di esperti ti aiuterà
Se sei stato vittima di malasanità, hai diritto a ricevere un risarcimento per i danni subiti a causa dell’errore medico. Per avere buone probabilità di ottenere un giusto risarcimento danni, le pratiche devono necessariamente essere seguite da professionisti specializzati nel risarcimento da malasanità, ambito particolarmente complesso che richiede un’ottima conoscenza degli aspetti medico legali (in continua evoluzione), legali e di medicina specialistica. Per questo motivo, rivolgiti con tranquillità al nostro team composto da esperti medici ed avvocati che si occupano da anni con successo di responsabilità medica. Il team è diretto dal dott. Roberto Pirrone, neurochirurgo, neurologo, medico legale ed oncologo (clicca qui se vuoi leggere il suo curriculum).
Invia una mail al dott. Roberto Pirrone, a questo indirizzo:
pirronedott@libero.it
inserendo nella mail queste informazioni:
- Nome:
- Cognome:
- Tipo di danni subiti:
- Numero di telefono:
- Mail:
- Breve descrizione della tua vicenda di malasanità:
- Paziente inviato da Medicina OnLine.
Oppure contatta il dott. Roberto Pirrone a questo numero:
349.6404610
Il dott. Roberto Pirrone riceve per appuntamento presso il Centro Medico Polispecialistico Torlonia Salus, in: Via Giovanni Battista De Rossi 12, Roma, zona Piazza Bologna/Villa Massimo (di fronte alla sede dell’Ordine dei Medici di Roma).
Contattaci senza impegno, ti aiuteremo ad ottenere il giusto risarcimento.
I 10 motivi per smettere di fumare se vai in palestra o fai sport
Chiunque dovrebbe smettere di fumare, e non domani o tra un mese: dovrebbe smettere ORA, anche solo per vivere mediamente 11 anni in più o per risparmiare centinaia di migliaia di euro! Ma c’è una categoria in particolare che – per filosofia di vita – dovrebbe smettere ancora più delle altre e sono i frequentatori di palestra (e gli sportivi in genere). La cosa paradossale è che molti miei amici fumatori sono convinti che l’attività fisica costante possa adeguatamente controbilanciare i danni dal fumo, che suona più come una scusa che come una reale convinzione e lo dico con assoluta certezza visto che anche io sono stato un fumatore per ben 15 anni e quante sigarette ho fumato uscito dalla palestra convinto che l’allenamento costante mi desse una specie di “bonus salute” da spendere in nicotina. È vero l’esatto contrario: i fumatori sono penalizzati in partenza perché il monossido di carbonio (CO: prodotto della combustione come il gas di scarico delle automobili) riduce l’ossigenazione del sangue, provoca un incremento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa e riduce la capacità respiratoria complessiva. Nessuno di questi fattori viene neanche lontanamente controbilanciato dal “bonus salute” fornito dall’attività sportiva.
L’unica cosa al mondo che può davvero bilanciare i disastrosi effetti nocivi del fumare è… smettere di fumare!
“Io fumo, ma mi sento bene!”
Classica frase che io stesso dicevo quando fumavo. Anche se il fumatore si sente perfettamente in forma, in realtà la sua efficienza è decisamente ridotta senza che se ne renda conto, come avere una Ferrari ed andare a 90 km/h anziché a 160 km/h: a 90 km/h hai comunque la sensazione di andare forte, ma senza il limitatore (cioè le sigarette) potresti andare a quasi il doppio della velocità. Il risultato di dipendere dalla nicotina è che un atleta fumatore, rispetto ad un atleta di pari grado (sesso, età, genetica, allenamento, alimentazione…) ma non fumatore:
- ha performance minori;
- ha minor accrescimento muscolare;
- ha minor resistenza;
- ha minore potenza;
- ha bisogno di tempi di recupero più lunghi.
“Io fumo e non ho problemi a spingere in palestra”
Frase che mi sento dire da tutti i fumatori che frequentano la mia palestra e che io stesso ripetevo a me stesso quando a 20 anni squattavo mille chili dopo aver fumato. Facciamo chiarezza: tutto quello che ho prima detto non significa ovviamente che un atleta fumatore non possa raggiungere alte vette di performance, significa invece che, se smettesse di fumare, riuscirebbe ad avere delle performance decisamente migliori a parità di allenamento e questo è un fatto scientifico e non una mia opinione, confermato da spirometrie ed altre indagini mediche. Qualsiasi sia il vostro livello, riuscireste ad avere un livello migliore semplicemente buttando il pacchetto di sigarette che avete davanti. In parole ancora più semplici: se fumate e “spingete 100”, smettendo di fumare potreste “spingere 150 o ancora di più”.
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“Una volta ho smesso di fumare per tre mesi e non ho sentito differenze”
Altra scusa sentita mille volte, avendo fumato per quindici anni le conosco tutte queste frasi perché le dicevo anche io mentendo a me stesso. A questa affermazione rispondo che ovviamente, dopo aver smesso di fumare, le performance non diventano più elevate all’improvviso (specie se si è fumato per anni e non si è più giovanissimi), ma in maniera lenta e graduale e solo se si smette definitivamente di fumare e si persevera nell’astinenza per un periodo abbastanza lungo per permettere al proprio fisico di riprendersi dalla tossicodipendenza a cui è stato esposto. Anche se i miglioramenti, seppur piccoli, sono già visibili dopo pochi giorni dopo aver smesso, io stesso ho iniziato a notare performance macroscopicamente migliori solo da relativamente poco tempo, ed ho smesso da ben 4 anni! Purtroppo il fumo lascia dei danni che il corpo impiega moltissimo tempo a riparare: lo sapete che dopo che si è smesso di fumare passano 10 anni prima che il rischio di sviluppare un tumore torni ad essere accostabile a chi non ha mai fumato? Questo perché un fisico “cronicamente intossicato” ha bisogno di molto tempo per tornare ad essere efficiente ed in salute come un fisico di un non fumatore ed anzi, per certi versi, non tornerà mai del tutto ad essere equiparabile ad una persona che non abbia mai fumato in vita sua: un “ex fumatore” ha mediamente performance minori di un “mai fumatore”, a parità di condizioni.
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“Sono giovane e fumo poco”
Se siete giovani e fumate poche sigarette, potreste effettivamente risentire in maniera minore della cattiva influenza del fumo. La performance sportiva peggiora in maniera esponenziale all’aumentare delle sigarette ed andando avanti con gli anni: maggiore è il numero di sigarette fumate e maggiore sarà la distanza tra la sua performance e quella di un fumatore di pari grado a partire dai 25 anni in poi; tale distanza aumenterà inoltre in modo esponenziale all’aumentare degli anni. In parole semplici: se iniziate a fumare a 20 anni il fumo rappresenta un handicap lieve per le vostre performance, se iniziate a fumare a 40 anni il fumo rappresenta un handicap più importante. Se poi iniziate a fumare a 20 anni e continuate per altri 20, il fumo a 40 anni rappresenterà un handicap ancora più importante, visto che i danni si accumulano e si sommano anno dopo anno. Il fatto che fumare a 20 anni impatti meno sulla performance, non deve essere però l’ennesima scusa: se fumate poche sigarette dovreste sapere che il fumo non è né una cattiva abitudine, né un vizio ma è una vera tossicodipendenza, farmacologicamente simile a quella di un eroinomane o un cocainomane e quindi come tale tende a far aumentare la dose di sostanza anelata dall’organismo: ciò significa che probabilmente tenderete a fumare sempre più sigarette negli anni. Infine se siete giovani e fumatori, tenete a mente che le vostre performance sportive (e la salute) di quando avrete 40 o 60 anni, sono influenzate da quello che state facendo ora che ne avete 15 o 20, anche se smettete di fumare a 30. Ne vale davvero la pena?
I 10 motivi per smettere
Tutti dovrebbero smettere di fumare, sportivi o non sportivi. Ma per voi che fate sport ed amate la ghisa ci sono 10 motivi “speciali” per farvi spegnere l’ultima sigaretta:
1) I fumatori hanno livelli più bassi di testosterone e più alti di estrogeno rispetto ai non fumatori.
2) La capacità polmonare ridotta può indurre ad un più piccolo volume di ossigeno di raggiungere gli alveoli, con conseguente scambio alterato di gas e meno ossigeno nel corpo.
3) Il monossido di carbonio introdotto tramite il fumo di sigaretta, sottrae ossigeno al sangue, inducendo effetti negativi sui tessuti. Una volta inalato, infatti, si combina, a livello alveolare, con grandi quantità di emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno, riducendo l’ossigeno disponibile. Quest’ultimo è invece importante al muscolo per funzionare correttamente: il risultato è una diminuzione nella forza muscolare, specie negli esercizi di resistenza.
4) Il cuore di un fumatore deve pompare mediamente di più per fornire l’ossigeno necessario, rispetto ad un fumatore di pari forma. Ciò determina maggiore affaticamento nel fumatore. La nicotina stessa tende inoltre ad aumentare la frequenza cardiaca che è il contrario di quello che dovrebbe essere uno degli obiettivi di uno sportivo.
5) Sfruttando meno il metabolismo aerobico si deve ricorrere a quello anaerobico: da qui una precoce formazione dell’acido lattico con precoce e maggiore spossatezza. Il senso di affaticamento prodotto dal fumo di sigaretta, può portare a non riuscire a rispettare una routine di allenamento regolare e costante.
6) Gli effetti sulla prestazione sportiva del fumo sono stati calcolati da uno studio pubblicato nel 1988 da Preventive Medicine. Gli scienziati non ebbero dubbi: la resistenza alla corsa, ad esempio, è notevolmente inferiore nei fumatori rispetto ai non fumatori (per ogni sigaretta fumata il tempo per completare la corsa aumenta di 40 secondi, fumare 20 sigarette ogni giorno rende gli atleti più vecchi di 12 anni quanto a capacità atletiche). In altre parole, chi ha 30 anni e fuma, corre come una persona che ne ha 42.
7) Fumare nel lungo periodo aumenta il rischio di infortuni ed aumenta il tempo di guarigione delle ferite: i fumatori con fratture della tibia, ad esempio, hanno bisogno di 4 settimane in più rispetto ai non fumatori per guarire ed hanno un maggior rischio di mancata guarigione completa.
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Fumi subito dopo l’allenamento?
Fumare subito dopo l’allenamento è ancora più nocivo, perché:
1) Il fumo restringe i passaggi di aria nei polmoni e rende più difficile respirare. Dopo l’esercizio fisico, il corpo richiede più ossigeno possibile per recuperare e ricostruire i muscoli, ma il fumo compromette questo normale processo.
2) Fumare dopo lo sport aumenta i livelli di monossido di carbonio nel flusso sanguigno, e ciò può avere effetti negativi sulla funzione del cervello, privandolo dell’ossigeno necessario. Dopo l’allenamento, ci si sente esausti e disorientati, ed il fumo aumenta il rischio di avere vertigini e altri effetti indesiderati.
3) Dopo l’allenamento la frequenza cardiaca ha bisogno di ristabilirsi a livelli normali, se si fuma la nicotina agisce da stimolante e la frequenza cardiaca aumenta, invece di diminuire.
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I migliori prodotti per il fumatore che vuole smettere di fumare
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Quali sono le differenze tra la cavitazione fatta dal medico e quella fatta dall’estetista?
E’ una domanda che mi sento spesso fare. Il ragionamento, apparentemente inappuntabile è il seguente: “Ma perché dovrei spendere di più per farmi una cavitazione dal medico quando posso fare lo stesso identico trattamento dall’estetista pagando di meno?”
L’errore di fondo è nella parola “identico”: i due trattamenti non sono affatto identici ma usano diversi macchinari che si traducono in effetti, ed eventuali danni, completamente diversi! La cavitazione medica è uguale a quella estetica esattamente quanto una partita di tennis è uguale ad una di ping pong!
Per capire la differenza bisogna prima fare un piccolo ripasso su cosa è la cavitazione e come funziona.
La cavitazione è un fenomeno fisico che consiste nel passaggio di stato dell’acqua da liquido in gas. Per ottenere questo effetto si utilizzano gli ultrasuoni: onde meccaniche che hanno una frequenza maggiore di 20 kHz (20 mila cicli al secondo) non udibili all’orecchio umano perché al di sopra della soglia che l’uomo riesce a percepire.
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Gli ultrasuoni producono 3 effetti sui tessuti:
1) Micromeccanico (Vibrazione)
2) Termico (surriscaldamento)
3) Cavitazione (Implosione molecole d’acqua)
Le molecole d’acqua, grazie alle compressioni e decompressioni attuate dagli ultrasuoni, implodono a causa dell’abbassamento locale di pressione fino a raggiungere la tensione di vapore del liquido stesso: quindi un cambiamento di fase in gas. Gli ultrasuoni insomma agiscono creando una disgregazione graduale delle cellule adipose, ciò fa si che il grasso contenuto nell’adipocita stravasi nell’interstizio, attraversi il circolo linfatico, ed infine venga escreto tramite reni e fegato. Il risultato finale è una riduzione del volume del tessuto adiposo.
Per ottenere la disgregazione delle cellule adipose è indispensabile che l’apparecchio generatore di ultrasuoni abbia una potenza adeguata ed utilizzi degli ultrasuoni con frequenze tra i 30 kHz e i 40 kHz (ULTRASUONI A BASSE FREQUENZE), al contrario frequenze più alte non riescono ad ottenere l’effetto estetico ricercato.
La differenza sta tutta qui: la legge (DECRETO 12 maggio 2011 , n. 110 in tema del regolamento di attuazione dell’articolo 10, comma 1, della legge 4 gennaio 1990, n. 1, relativo agli apparecchi elettromeccanici utilizzati per l’attività di estetista) indica che l’estetista può usare solamente macchinari per cavitazione che producano ultrasuoni tra 0,8 MHz e 3,5 MHz (ULTRASUONI AD ALTE FREQUENZE) cioè quelle frequenze che sono poco utili allo scopo estetico di andare a colpire il grasso!
Insomma il medico usa le basse frequenze che vanno in profondità nei tessuti e determinano un grande effetto estetico, l’estetista per legge può usare solo le alte frequenze che rimangono in superficie con risultati deludenti.
Alcuni mi chiedono il perché di questa discriminazione, cioè perché i medici sono “così egoisti da volersi tenere tutto il mercato per se”. La risposta è una domanda: ci tenete alla vostra salute? Gli ultrasuoni a bassa frequenza, quelli che può usare solo il medico, quelli che realmente hanno effetto estetico, sono anche estremamente potenti! Usarli in maniera impropria, senza avere solide basi sulla ANATOMIA e FISIOLOGIA del nostro corpo, senza il poter escludere patologie e controindicazioni che solo il medico sa riconoscere, può creare dei danni gravi ed irreparabili agli organi interni. Quindi mi pare giusto che sia solo il medico chirurgo e nessun altro a poter usare tale “potenza di fuoco” così efficace ma anche potenzialmente pericolosa se messa in mani errate.
Ora voi che leggete siete liberissimi di fare un trattamento di cavitazione dall’estetista pagandolo magari dieci o venti euro in meno rispetto a quello fatto dal medico, però poi aspettatevi degli effetti al di sotto delle vostre aspettative, in ogni caso minori del trattamento fatto con strumento medicale, o addirittura assenti. Inoltre, se vedete una estetista che usa illegalmente su di voi un macchinario che solo un medico può usare, sappiate che non sta “solamente” compiendo un reato grave (esercizio abusivo della professione medica), ma anche che con quello strumento rischia di procurare dei danni alla vostra salute, visto che l’estetista – anche la più brava – NON ha oggettivamente le competenze scientifiche legalmente necessarie per poter usare quel macchinario. Voi vi fareste fare una risonanza magnetica da una persona che non sia un medico? Certo che no! Lo stesso vale per la cavitazione medica. Non fatevi ingannare dall’apparente “semplicità” del trattamento: una cavitazione medica a bassa frequenza, illegalmente in mano ad una estetista, è un reato e può determinare dei danni gravi ed irreversibili al vostro corpo (ad esempio può causarvi sterilità, lesioni agli organi interni e perfino emorragie potenzialmente mortali). A voi la scelta.
L’ho già scritto prima ma lo ripeto: la legge a cui faccio riferimento è il D.M. 12 maggio 2011, n. 110, Gazzetta Ufficiale 15 luglio 2011.
Leggi il PDF: DECRETO 12 maggio 2011 , n. 110
Altra differenza tra cavitazione fatta dal medico o dall’estetista: nella cavitazione medica il medico prima di eseguire il trattamento, può decidere di iniettare della soluzione fisiologica nel tessuto sottocutaneo, l’estetista non può farlo in ogni caso. La necessità di iniettare un liquido prima del trattamento si spiega facilmente: la cavitazione è un fenomeno fisico che agisce esclusivamente sui liquidi e siccome anatomicamente il tessuto adiposo può essere povero di liquidi (18% acqua, 80% trigliceridi, 2% proteine) si evince il miglioramento che può apportare l’iniezione di un liquido nella zona trattata, in alcuni pazienti selezionati.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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