Con “malattia interstiziale polmonare” o “interstiziopatia polmonare” o “pneumopatia infiltrativa diffusa” o “pneumopatia interstiziale” (in inglese “interstitial lung disease” da cui l’acronimo “ILD”, o “diffuse parenchymal lung disease” da cui l’acronimo “DPLD”) in medicina si Continua a leggere
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Broncoscopia: come ci si prepara all’esame?
Prima di effettuare una broncoscopia non occorre alcuna particolare preparazione: è sufficiente essere a digiuno dalla sera precedente e non assumere liquidi per almeno 6 ore prima dell’esame. Se è in corso una terapia per via orale si può assumere il farmaco con poca acqua. Si consiglia chi si sottopone a broncoscopia di informare sempre preventivamente il medico sui farmaci che si stanno assumendo e/o sulla presenza di malattie o allergie di qualsiasi tipo. In particolare, occorre segnalare anche l’eventuale presenza di allergie agli anestetici locali.
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Broncoscopia polmonare con biopsia: rischi e complicazioni gravi
Broncoscopia: quali sono gli effetti collaterali, i rischi e le complicanze?
Come tutti gli esami invasivi, la broncoscopia non è purtroppo completamente immune da rischi. I pericoli fortunatamente sono comunque contenuti: le gravi complicanze correlate alla broncoscopia sono molto rare (meno di 1 caso su 1000) e dipendono, quasi sempre, da malattie già in atto (cardiopatie, insufficienza respiratoria, persone molto anziane, ecc). Le complicanze più comuni sono:
- broncocostrizione;
- dispnea (difficoltà a respirare, fame d’aria);
- aritmie cardiache;
- infezioni (bronchite, polmonite);
- raucedine persistente.
Le complicanze più comuni se si effettua anche una biopsia sono:
- sanguinamenti;
- infezioni;
- rischio di lesioni del tessuto polmonare con circolazione di aria nello spazio pleurico).
Possibili anche le reazioni da allergie o intolleranza verso i farmaci somministrati. Il paziente può contribuire a ridurre il pericolo di complicanze e a facilitare l’esecuzione dell’esame, attenendosi alle raccomandazioni citate in questo articolo: Broncoscopia: come ci si prepara all’esame?
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Dopo una broncoscopia: cosa può succedermi? Quando chiamare il medico?
Broncoscopia: come devo comportarmi dopo aver fatto l’esame?
Al termine dell’esame la sensazione di anestesia alla gola con difficoltà alla deglutizione durerà ancora per qualche ora e poi sparirà spontaneamente, pertanto non bisogna assolutamente né bere né mangiare per almeno 2 ore dalla fine della broncoscopia. Dopo qualche ora si potrà ritornare a casa. Nel caso di esecuzione di prelievi polmonari è comunque consigliabile una dieta fredda per il giorno in cui si esegue la broncoscopia. Poiché i farmaci usati per rendere l’esame meno fastidioso possono provocare un rallentamento dei riflessi e della vigilanza, è bene che il/la paziente si faccia accompagnare da una persona di fiducia in grado di riaccompagnarlo/a a casa. Per lo stesso motivo è bene evitare, nel corso della giornata, di prendere decisioni importanti o usare macchinari che richiedano un elevato livello di attenzione.
Broncoscopia: cosa può succedermi nei giorni successivi?
E’ possibile, nei giorni immediatamente successivi alla broncoscopia, accusare un leggero mal di gola, notare piccole quantità di sangue nell’espettorato, avere un rialzo della temperatura: sono fenomeni comuni che non devono destare alcuna preoccupazione.
Broncoscopia: quando chiamare il medico?
Se nelle ore successive all’esame si dovesse avvertire dolore acuto al torace o tosse insistente con emissione cospicua di sangue occorre mettersi subito in contatto con il presidio dove è stata eseguita la broncoscopia.
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Differenza tra laringe, faringe e trachea
Faringe, laringe e trachea sono delle zone anatomiche che fanno parte dell’apparato respiratorio, ed hanno il principale compito di convogliare l’aria introdotta con naso e bocca verso i bronchi e quindi i polmoni.
FARINGE
La faringe è un canale muscolo-membranoso che si connette con la cavità nasale, con la cavità orale, con l’esofago, con la laringe e con l’orecchio medio. Essa non è delimitata da pareti proprie: per osservare la faringe, non la possiamo isolare ma dobbiamo necessariamente osservare tutti gli organi che nell’affrontarsi delimitano la cavità faringea, prestandosi a fare da parete alla faringe. Dovremmo parlare quindi non di un organo, ma di una cavità faringea o di uno spazio mucoso presente nello spazio viscerale impari mediano, che per altro comunica con altri spazi mucosi presenti nella parte facciale della testa. Nell’uomo è un canale dalla forma di un cono rovesciato, dunque con l’apice rivolto inferiormente e la base superiormente, ed è lunga mediamente dai 12 ai 14 cm con una larghezza variabile principalmente in base al tono muscolare. È contenuta nello spazio viscerale della testa. Origina all’altezza delle coane con l’apertura superiore faringea costituendo la rinofaringe, proseguendo poi all’altezza dell’istmo delle fauci nell’orofaringe, termina infine con la laringofaringe all’altezza di C6 e della cartilagine cricoidea. Continua inoltre a pieno canale nell’esofago. La faringe viene convenzionalmente divisa in tre porzioni tra loro comunicanti:
- la rinofaringe (o nasofaringe, in verde nella figura in basso);
- l’orofaringe, in giallo;
- la laringofaringe (o ipofaringe, in azzurro).
La faringe rappresenta un importante crocevia anatomico e funzionale tra gli apparati digerente e respiratorio, considerato il passaggio sia del bolo che dell’aria all’interno del canale faringeo. Presenta nel suo epitelio organi linfoidi che garantiscono difesa aspecifica contro eventuali agenti patogeni. Essa prende rapporto, dall’alto in basso, con le coane, il palato molle, l’ugola, l’istmo delle fauci, l’epiglottide, l’adito laringeo, la faccia posteriore delle cartilagini aritenoidi, la faccia posteriore della cartilagine cricoide e con i muscoli associati a queste strutture. La faccia posteriore è continua ed è in rapporto con lo spazio retrofaringeo e con la fascia cervicale profonda. Le pareti laterali si pongono in relazione con lo spazio faringomandibolare, in cui si trovano i fasci vascolo-nervosi del collo. Più inferiormente, le cartilagini cricoide ed aritenoidi producono dei rilievi sulla superficie laterale della faringe, che producono due incavature, i recessi piriformi. Nel fondo di ciascun recesso è apprezzabile la piega del nervo laringeo superiore, che decorre caudalmente e medialmente.
Per approfondire: Faringe: anatomia, muscoli, funzioni, patologie
LARINGE
La laringe è un condotto mediano situato nel nostro collo e rappresenta l’ultimo tratto delle vie aeree superiori: è la continuazione della faringe, mentre continua in basso con la trachea. Permette il passaggio dell’aria, la fonazione tramite la vibrazione delle corde vocali ed è deputata alla protezione della trachea durante la deglutizione grazie all’epiglottide. La laringe, pur subendo variazioni individuali e in rapporto a età e sesso, ha la forma di un imbuto rovesciato ed è lunga in media 4 cm, larga 4 cm e presenta un diametro anteroposteriore di 3,6 cm. Nella pubertà, soprattutto nei maschi, subisce i cambiamenti che portano alla modificazione del tono di voce. Nelle femmine risulta più corta e più ampia trasversalmente. Durante la deglutizione, la respirazione e la fonazione la laringe si alza e si abbassa. Fa parte della laringe la struttura che provoca la sporgenza tipica del maschio adulto, il pomo d’Adamo. Per approfondire:
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- Epiglottide: anatomia, funzioni, infiammata, immagini
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TRACHEA
La trachea è un condotto impari e mediano fa parte delle vie aeree inferiori insieme alla laringe che la precede e ai bronchi che la seguono. È un viscere cavo tubulare che da C6 si espande fino a T4, dove si divide nei due bronchi principali (destro e sinistro) in un punto denominato carena, sfocianti nei rispettivi polmoni. La sua funzione primaria è di trasferire l’aria dall’esterno verso i polmoni.
La trachea ha la forma di un tubo semirigido e lungo circa 12cm formato da una serie di anelli cartilaginei, aperti dorsalmente, uniti tra loro da tessuto connettivo.
È costituita da 15-20 anelli di tessuto cartilagineo sovrapposti, ricoperti da tessuto fibroso con regolari intervalli, chiamati legamenti anulari, formati dallo stesso tessuto che ricopre gli anelli. La peculiarità di questi ultimi risiede nell’incompletezza situata posteriormente, ciò implica la presenza di una parete membranacea che permette l’espansione dell’esofago al momento della deglutizione, essendo essa a stretto contatto con quest’ultimo, tale movimento è permesso dalla presenza di una tonaca muscolare interna alla parete. Essa presenta, inoltre, una tonaca mucosa esterna ben visibile a causa delle estroflessioni causate da essa, rivestita principalmente da un epitelio di tipo respiratorio. All’interno troviamo un epitelio di rivestimento ciliato che prende il nome di epitelio respiratorio (formato da ciglia) e sono presenti inoltre delle ghiandole mucose, di tipo tubuloacinoso composte, le quali presentano adenomeri ricoperti da una tonaca sottomucosa. Per approfondire: Trachea: anatomia e funzioni in sintesi
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Broncoscopia polmonare con biopsia: a cosa serve, fa male, è pericolosa?
La broncoscopia (o videobroncoscopia o fibrobroncoscopia) è un esame mediamente invasivo con cui è possibile osservare direttamente le vie aeree – cioè laringe, trachea e bronchi – attraverso uno strumento, detto fibrobroncoscopio di forma tubolare flessibile composto da fibre ottiche e da un canale operativo, introdotto nel corpo tramite il naso o la bocca del paziente. La prima broncoscopia è stata eseguita da Gustav Killian nel 1887 utilizzando uno strumento rigido.
La broncoscopia si effettua in genere in anestesia locale mediante inalazione di anestetico polverizzato da appositi nebulizzatori (quasi sempre viene usata la lidocaina). La broncoscopia rigida invece viene eseguita in anestesia generale e trova indicazione prevalentemente nella broncoscopia pediatrica o nella broncoscopia operativa. Le due metodiche, broncoscopia rigida e flessibile, possono essere eseguite anche in combinata, in alcune situazioni.
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Cosa si intende con “broncoscopia operativa”?
La broncoscopia operativa permette di eseguire biopsie trans bronchiali di linfonodi anche con ausilio ecografico (EBUS TBNA) o di lesioni polmonari (TBLB). In casi selezionati vi è la necessità di utilizzare anche broncoscopi rigidi per manovre operative particolari (ad esempio laserterapia a scopo distruttivo, asportazione di corpi estranei, posizionamento di protesi). Queste procedure vengono eseguite in sala operatoria con il paziente in sedazione o anestesia generale e ricoverato in regime di day surgery.
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Cos’è un broncoscopio?
Il fibrobroncoscopio (o più comunemente broncoscopio) è utilizzato quotidianamente dagli pneumologi ed è uno strumento cavo flessibile in cui nell’estremità rivolta verso l’operatore vi è applicata un’ottica o una telecamera, mentre l’altra estremità viene introdotta attraverso il naso o la bocca e successivamente, valicate le corde vocali consente di osservare la trachea e i bronchi principali e segmentari. Per casi selezionati vi è la possibilità di utilizzare anche broncoscopi rigidi per manovre operative particolari (es. laserterapia) in pazienti sottoposti ad anestesia totale in sala operatoria.
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Broncoscopia: a cosa serve?
Mediante la broncoscopia è possibile riconoscere irregolarità o lesioni della trachea e dei bronchi e se necessario si possono anche eseguire biopsie, cioè prelevare piccole parti di tessuto da sottoporre a esami di laboratorio. Può essere utile inoltre in caso di patologie infiammatorie e/o infettive per eseguire un bronco aspirato da sottoporre a indagini microbiologiche. La broncoscopia ha le finalità principali di:
- Diagnosi eziologica (individuare il germe responsabile) delle infezioni delle basse vie respiratorie (polmoniti, TBC, germi opportunisti, ecc.)
- Diagnosi e stadiazione del tumore del polmone effettuando biopsie all’interno dei bronchi patologici, ma anche attraverso biopsie trans bronchiali;
- Valutazione delle cause di sanguinamento di origine polmonare o bronchiale.
- Studio delle cellule e di molecole provenienti dal “polmone profondo”, tramite lavaggio bronchioloalveolare (BAL).
- Ausilio alla diagnosi di malattie rare quali fibrosi polmonari, vasculiti, sarcoidosi, etc..
- Drenaggio secrezioni bronchiali altrimenti non rimuovibili nelle malattie croniche (BPCO, bronchiettasie, malattie neuromuscolari, ecc.)
- Rimozione di corpi estranei
- Trattamento di tumori del polmone che determinano compressione dei bronchi principali e o tracheale mediante esecuzione di brachiterapia (irradiazioni di raggi ionizzanti atti a diminuire e/o eliminare la massa neoplastica).
La broncoscopia è dolorosa?
La broncoscopia non è, in genere, dolorosa, ma può certamente provocare molta ansia prima dell’esame ed un certo fastidio durante il suo svolgimento. Per rendere l’esame più confortevole in genere viene somministrato al paziente – come accennato all’inizio dell’articolo – un farmaco sedativo e rilassante e praticata un’anestesia locale (con un spray attraverso il naso e la bocca). A seconda della sensibilità delle vie respiratorie, si potrebbe avere uno stimolo alla tosse che può essere ridotto con la deglutizione e con l’instillazione di ulteriori farmaci anestetici ad azione locale. Solo in casi particolari è necessaria un’anestesia profonda generale completa come quella attuata nelle sale operatorie.
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Broncoscopia: come ci si prepara all’esame?
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Broncoscopia: cosa succede durante l’esame?
Prima di cominciare l’esame è necessario togliere eventuali occhiali e apparecchi dentari mobili. Per eseguire l’esame il paziente viene invitato a stare steso o seduto su un lettino per fare l’anestesia locale attraverso il naso e alla bocca con xylocaina (dal sapore amaro) e somministrato ossigeno attraverso delle cannule nasali o maschere facciali. Si procederà dunque, attraverso il naso o la bocca ad introdurre delicatamente il broncoscopio nei bronchi. Nel corso dell’esame il paziente sarà costantemente assistito dal medico e dal personale sanitario e tenuti sotto controllo la pressione arteriosa, il contenuto di ossigeno nel sangue e la frequenza cardiaca/tracciato elettrocardiografico. Il broncoscopio non ostruisce le vie respiratorie e, pertanto, il paziente nel corso dell’esame continua a respirare normalmente. L’esame dura, in genere, 15 minuti.
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Quando posso avere il risultato di una broncoscopia?
Il referto dell’esplorazione broncoscopica è disponibile in tempo reale e consegnato al termine della procedura al paziente, mentre ovviamente – in caso di biopsia o prelievi – bisogna attendere qualche giorno per gli esiti degli esami citoistologici e microbiologici.
Broncoscopia: quali sono gli effetti collaterali, i rischi e le complicanze?
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Asma bronchiale in bambini e adulti: cause, sintomi e cura
L’asma bronchiale è una patologia infiammatoria cronica dei bronchi, caratterizzata da ostruzione generalmente reversibile delle vie aeree inferiori spesso in seguito a sensibilizzazione da parte di allergeni, il cui sintomo principale è rappresentato da episodi di respiro sibilante e fischiante associato a dispnea (difficoltà respiratoria), senso di costrizione toracica e tosse. In alcuni casi l’ostruzione bronchiale può essere irreversibile. E’ una patologia conosciuta fin dai tempi dell’Antico Egitto, anche se è stato Ippocrate di Coo intorno al 450 a.C. a studiarla a fondo per primo: a lui si deve l’etimologia di “asma” che deriva da “ansimante”.
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Quanto è frequente l’asma bronchiale tra i bambini?
In età prescolare è purtroppo molto frequente (fino al 45% dei bambini sotto i sei anni) riscontrare la sua caratteristica principale, cioè il respiro sibilante, anche nei bambini non allergici, caratterizzato da tosse e sibilo o affanno solo in occasione di un comune raffreddore; si dice in gergo che “il raffreddore scende nel petto del bambino nell’arco di uno-due giorni“. Questi bambini hanno un diametro piccolo dei bronchi, sono in genere destinati a non ripresentare il sibilo in età scolare, con la crescita dei bronchi, pertanto non vengono definiti asmatici.
Viceversa, quando gli episodi di ostruzione bronchiale e di sibili espiratori continuano o iniziano dopo i 5 anni di età e si manifestano anche al di fuori dei raffreddori (ad es. durante lo sforzo o in ambienti polverosi), si può parlare di una vera e propria asma bronchiale che, nella grande maggioranza dei casi, è di origine allergica. L’asma bronchiale è una patologia molto diffusa: in Italia colpisce il 10% dei bambini sopra i sei anni.
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Quanto è frequente l’asma bronchiale tra gli adulti
Attualmente si stima che circa 300 milioni di persone siano affette da asma nel mondo, e che circa 250.000 persone muoiano ogni anno a causa di tale malattie. Le cifre variano tra una nazione all’altra con una prevalenza tra l’1% e il 18%. È più comune nei paesi sviluppati ed industrializzati rispetto ai paesi in via di sviluppo.
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Chiarezza dei termini
Capita spesso che nel linguaggio comune la parola “asma” venga utilizzata come sinonimo di “dispnea” o “mancanza di respiro”, anche se di origine completamente diversa dal vero asma bronchiale: ad esempio nella vecchia definizione dello scompenso cardiaco acuto si parlava appunto di “asma cardiaco” che nulla ha a che fare con l’infiammazione dei bronchi. Pertanto, a differenza della definizione riportata nei testi degli anni settanta e ottanta, che facevano riferimento unicamente alle modificazioni funzionali e quindi al broncospasmo, l’attuale definizione sottolinea il ruolo determinante dell’infiammazione nella genesi dei sintomi e delle alterazioni funzionali. Questo dato ha un risvolto terapeutico importante ponendo i farmaci antinfiammatori come cardine della terapia dell’asma.
Asma bronchiale: cenni di fisiopatologia
L’asma può essere una conseguenza della sindrome rinobronchiale delle alte vie aeree. La principale alterazione fisiopatologica che determina lo stato funzionale e la sintomatologia del paziente asmatico è la riduzione del calibro delle vie aeree indotta da sei meccanismi fondamentali:
- contrazione della muscolatura liscia bronchiale,
- edema (gonfiore della mucosa che riveste i bronchi) e infiammazione con conseguente congestione della parete bronchiale,
- ipersecrezione di muco (catarro bronchiale),
- rimodellamento delle vie aeree,
- perdita dell’epitelio,
- iperreattività bronchiale.
In presenza di asma, a livello bronchiale si verifica un’iperreattività della muscolatura liscia, regolata dall’azione del sistema nervoso parasimpatico attraverso il nervo vago. Nel corso dell’infiammazione bronchiale, i mastociti, gli eosinofili ed i linfociti T rilasciano mediatori chimici che agiscono direttamente su: muscolatura, ghiandole e capillari. Durante una crisi asmatica, l’aria inspirata raggiunge gli alveoli, ma la presenza di ostruzione bronchiale ne impedisce la fuoriuscita con l’espirazione. Quindi, l’aria può entrare, ma non può uscire dagli alveoli.
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Asma bronchiale: cosa avviene quando viene inalato un allergene?
Quando un allergene viene inalato, induce nei bronchi una serie di reazioni in sequenza che portano alla crisi asmatica. Quali sono queste tappe? Leggi questo articolo per scoprirlo: Cosa avviene quando viene inalato un allergene?
Quali sono le cause di asma bronchiale in bambini ed adulti?
Tra le cause d’asma, le principali sono:
- Sensibilizzazione allergica a polvere, muffe, pelo di alcuni animali (gatto, cane, cavallo), pollini, graminacee, parietaria, olivo. Raramente causano episodi asmatici alcuni alimenti (es. latte vaccino, l’uovo, il pesce) e additivi alimentari.
- Infezioni, soprattutto nei bimbi più piccoli. Le infezioni, in particolare quelle virali, sono la causa principale di asma nei primi anni di vita. La maggior parte dei bambini asmatici presenta i sintomi prevalentemente durante il periodo autunnale e invernale, quando la diffusione delle infezioni delle vie respiratorie è particolarmente elevata.
- Condizioni ambientali avverse. I bambini che frequentano ambienti particolarmente inquinati, non puliti, polverosi, o che hanno uno o entrambi i genitori fumatori, sono maggiormente esposti all’asma.
- L’attività fisica. Più della metà dei bambini sofferenti di asma bronchiale può presentare tosse o affanno durante l’attività fisica (asma da sforzo). Il bambino affetto da asma da sforzo non ha controindicazioni ad eseguire l’attività sportiva: in molti casi è sufficiente raggiungere un buon controllo dei sintomi asmatici per ottenere la scomparsa della tosse da sforzo. Esistono inoltre farmaci che, somministrati alcuni minuti prima dell’attività fisica, consentono un idoneo controllo dell’asma da sforzo.
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Fattori di rischio ambientali e genetici per l’asma bronchiale
A tale proposito vi consiglio la lettura di questo articolo: Asma bronchiale: fattori di rischio ambientali e genetici
Quali sono i sintomi di asma bronchiale?
In genere il bambino comincia a presentare attacchi di tosse secca e stizzosa, a riposo o durante il gioco o la corsa. In alcuni casi la sintomatologia è marcata a causa dello spasmo dei bronchi, si percepiscono fischi e sibili durante l’espirazione dell’aria ed il bambino avverte difficoltà respiratoria. Sintomi simili sono presenti in età adulta. Durante il recupero da un attacco asmatico, può apparire pus come causa del coinvolgimento di alti livelli di globuli bianchi chiamati eosinofili.
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Quando sono più frequenti i sintomi di asma bronchiale?
Solitamente i sintomi tendono a peggiorare di notte e alla mattina presto. Alcune persone asmatiche sperimentano i tipici sintomi in risposta a determinati fattori causali, mentre altri possono presentarli in modo persistente.
Diagnosi di asma bronchiale
Molti genitori non riescono ad individuare subito la presenza dell’asma nel loro bambino. A volte riportano di avere sentito il fischio, ma più frequentemente la diagnosi viene dalla visita del pediatra che riscontra la presenza di sibili in un bambino condotto dai genitori per via di una tosse secca e insistente. Una conferma clinica del sospetto di asma è data dal riscontro di un immediato miglioramento della respirazione che si verifica con la somministrazione di farmaci dilatatori dei bronchi. Spesso, se sollecitati i genitori riferiscono che il bambino presenta la tosse quando ride o gioca o fa attività fisica (asma da sforzo). Una conferma ulteriore della diagnosi è possibile tramite l’esecuzione di un esame che analizza la quantità di aria che il bambino riesce a emettere con un forte soffio. In termini più tecnici l’esame è noto con il nome di spirometria e in generale è eseguibile intorno ai 5-6 anni. L’esecuzione delle prove allergiche consente di verificare la presenza di eventuali sensibilità del bambino asmatico verso sostanze (dette allergeni) contenute nell’ambiente o più raramente negli alimenti. Continua la lettura sulle tecniche di diagnosi per l’asma bronchiale con questo articolo: Asma bronchiale: spirometria e diagnosi differenziale
Come si cura l’asma bronchiale?
La terapia per curare l’asma è farmacologica. Tuttavia è indispensabile tenere sotto controllo i fattori ambientali. È inoltre indispensabile che la tecnica di assunzione dei farmaci somministrati per inalazione sia spiegata e verificata alle visite di controllo. Sono infatti numerosi gli errori tecnici nella somministrazione. Per il successo della terapia è indispensabile che il bambino e i genitori conoscano la malattia, seguano il percorso terapeutico che il medico ha prescritto ed eseguano dei regolari controlli dal medico curante.
- La terapia farmacologica. I medicinali vanno somministrati soltanto dopo aver consultato un medico. I farmaci anti-asmatici in commercio sono impiegati sia per la cura della crisi asmatica, sia per la prevenzione dei successivi episodi. Esistono diverse categorie di farmaci anti-asmatici in commercio. Negli ultimi decenni abbiamo progressivamente assistito alla sostituzione della via di somministrazione dei farmaci per l’asma da quella classica (orale), a quella inalatoria. Gli stessi farmaci che vengono somministrati per bocca infatti possono raggiungere direttamente le vie aeree tramite la tecnica inalatoria che consente di ottenere un’azione più mirata e minori effetti secondari. Gli strumenti per l’inalazione dei farmaci sono rappresentati dagli apparecchi nebulizzatori, dagli spray dosati e dalle polveri.
- La immunoterapia desensibilizzante. L’obiettivo della immunoterapia desensibilizzante (ITS) è quello di eliminare o attenuare la sensibilizzazione allergica verso una specifica sostanza (allergene) attraverso la periodica somministrazione dello stesso allergene. La somministrazione può essere effettuata per bocca o per via iniettiva, sottocutanea: l’applicazione sottocutanea non è esente da rischi di reazioni avverse. Non esistono a tutt’oggi prove scientifiche tali da consigliarne un largo impiego, specie in età pediatrica. Attualmente il ricorso alla immunoterapia va preso in considerazione solo nei casi di allergia verso una sola sostanza oppure quando si osservi una stretta correlazione fra esposizione ad un allergene e comparsa dei sintomi respiratori.
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Obiettivo del trattamento dell’asma bronchiale
L’obiettivo del trattamento dell’asma è quello di raggiungere e mantenere il controllo delle manifestazioni cliniche della malattia, per periodi prolungati. Cioè soddisfare i seguenti punti:
- Nessun (o minimi) sintomo/i cronico/i.
- Nessuna (o al massimo rare) riacutizzazione/i.
- Nessuna visita di emergenze o ricovero per asma.
- Nessun (o minimo) bisogno di uso addizionale di ß2 – agonisti per il sollievo dei sintomi.
- Nessuna limitazione durante l’esercizio fisico.
- Variazione giornaliera del PEF < del 20%.
- Funzione polmonare normale o al meglio possibile.
- Nessuno (o minimi) effetto/i collaterale/i dei farmaci.
Per raggiungere questo obiettivo le linee guida raccomandano di sviluppare un piano di assistenza organizzato in modo da raggiungere alcuni traguardi:
- Sensibilizzare il paziente a sviluppare uno stretto rapporto di collaborazione con il medico.
- Identificare e ridurre l’esposizione ai fattori di rischio.
- Gestire una riacutizzazione di asma.
- Assumere correttamente i farmaci.
- Capire la differenza che c’è tra i farmaci antiasmatici “di fondo”, da assumere continuamente, e i farmaci “al bisogno”, da prendere solo dinanzi ad una reale necessità.
- Monitorare lo stato di salute interpretando i sintomi e, se possibile, misurare il picco di flusso espiratorio (PEF).
- Riconoscere i segni premonitori delle crisi asmatiche e prendere i dovuti provvedimenti.
- Ricorrere prontamente al medico in caso di necessità.
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Agenti che possono causare esacerbazione dell’asma
Alcuni individui presentano asma stabile per settimane o mesi e poi improvvisamente sviluppano un episodio di asma acuto. Individui diversi reagiscono in modo diverso a diversi fattori. La maggior parte delle persone sviluppano grave esacerbazione per via di un certo numero di agenti scatenanti. Gli agenti che possono portare alla riacutizzazione dell’asma includono principalmente:
- polvere,
- peli di animali (in particolare di gatto e cane),
- allergeni,
- scarafaggi,
- muffa,
- profumi.
E’ importante ricordare che sia le infezioni virali che batteriche del tratto respiratorio superiore possono peggiorare la malattia. Lo stress psicologico può peggiorarne i sintomi, si pensa che lo stress alteri il sistema immunitario e quindi aumenta la risposta infiammatoria delle vie aeree agli allergeni e agli irritanti.
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Asma bronchiale: l’importanza di eseguire controlli periodici
È di fondamentale importanza che ai genitori venga ben chiarito che un corretto trattamento dell’asma, farmacologico e ambientale, consente al bambino di stare bene, di non sentirsi diverso dai coetanei potendo svolgere le loro stesse attività con i migliori risultati. È dimostrato che il successo viene raggiunto in particolare dai pazienti che eseguono regolari controlli clinici, non solo in occasione della ricomparsa dei sintomi, concordati con il pediatra.
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