Tallodinia (tallonite): terapie, consigli e rimedi per il dolore al tallone

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA TRAUMA MUSCOLO OSSO FRATTURA LUSSAZIONE DISTORSIONE STRAPPO DISTRAZIONE MOVIMENTO ROTTURA MUSCOLARE ATTIVITA FISICA SPORT MOVIMENTO GAMBA PIEDE GINNASTICA SCALa tallonite (anche chiamata “tallodinia” o “dolore calcaneare”; in inglese “tallonitis” o “calcaneal pain” o “tallodynia”), è un dolore che si manifesta al calcagno e che può essere legato a differenti cause. Il dolore è generalmente acuto ed avvertito alla base e/o nella Continua a leggere

Spondilolistesi: esercizi, fisioterapia, operazione chirurgica

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Malattie neuromuscolari: cause, sintomi, segni, diagnosi, esami, terapie, prognosi

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Ictus cerebrale: rischi, conseguenze, prognosi, mortalità, prevenzione, riabilitazione

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Ionoterapia: riduce il dolore muscolare-articolare ed accelera la guarigione

MEDICINA ONLINE DOLORE ARTO BRACCO SINISTRO FORMICOLIO CIRCOLAZIONE CANCRO TUMORE ATTACCO CARDIACO CUORE GOMITO TENNISTA ICTUS INFARTO MIOCARDIO CANCRO TUMORE SENO MAMMELLALa ionoterapia (o elettroionoterapia) è una terapia non invasiva usata nel campo della medicina riabilitativa a vari scopi, principalmente ridurre il dolore muscolare ed articolare tipico di molte patologie croniche ed accelerare i processi di guarigione di ferite e traumi.

Come funziona la ionoterapia?
Per capirlo serve prima fare un breve ripasso di fisiologia. Il nostro organismo è un complicato sistema di cariche elettriche: anche l’aria che respiriamo e l’ambiente in cui viviamo sono caratterizzati dalla presenza, in diversa percentuale, di ioni positivi e negativi (molecole di gas atmosferici che hanno perso o acquistato una o più cariche elettriche elementari dette elettroni). Ne consegue che una variazione nella quantità di cariche possedute dall’atmosfera in cui siamo immersi determina una variazione nella composizione delle cariche elettriche del nostro organismo. Il dispositivo medico per l’Elettroionoterapia è in grado di creare una ionizzazione dell’aria attraverso l’impiego di un emettitore con punta di carbonio. Orientando l’emettitore verso la cute del paziente, la microcorrente che viene generata attraversa i tessuti biologici, senza che avvenga nessun contatto diretto con la pelle, senza quindi usare mezzi invasivi come gli aghi.

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Cosa determina nel tessuto bersaglio?
Il flusso di ioni prodotto dall’apparecchio, favorisce numerose modificazioni elettrochimiche. È la membrana cellulare (sottile involucro che delimita la cellula e la separa dall’ambiente esterno) ad essere maggiormente stimolata in modo da favorire la migrazione intra-extra cellulare di tutti gli elementi, ed in particolare del calcio, in grado di produrre una stimolazione di processi di rigenerazione e riparazione dei danni cellulari e tissutali. L’azione a livello cellulare, attraverso la depolarizzazione della membrana, l’attivazione dei canali del calcio e dei meccanismi intracellulari di trasduzione del segnale, determinerebbe una stimolazione e modulazione delle funzioni cellulari.
Tali eventi sarebbero alla base della migliore utilizzazione dell’ossigeno, della stimolazione dei sistemi enzimatici ossido-riduttivi, in particolare i citocromi, della stimolazione della sintesi proteica, di ATP e del DNA cellulare. La stimolazione degli ioni negativi esplica:

  • un’attività proliferativa delle cellule epidermiche;
  • un incremento della velocità del flusso ematico;
  • un miglioramento dei processi di respirazione dei tessuti;
  • una riduzione dell’edema infiammatorio.

Per quali condizioni e patologie è indicata la ionoterapia?
Questo sistema terapeutico viene impiegato nella cura di tutte quelle condizioni e patologie per le quali è necessaria:

  • una veloce riparazione cutanea (ulcere venose, ulcerazioni cutanee, erosioni cutanee, ferite infette, piaghe da decubito, psoriasi);
  • una veloce riabilitazione in caso di danni cronici legati all’apparato osteomuscolare (traumi accidentali e sportivi con lesioni cutanee e muscolari, tendiniti, borsiti, ernia del disco, osteoartrosi e osteoartriti, rachide cervico-dorso-lombare);
  • trattamento e riabilitazione dei traumi da sport: i risultati ottenuti nel corso di questi anni ne hanno dimostrato l’efficacia e la rapidità di azione sulla sintomatologia algica e sulla limitazione funzionale.

I tempi di guarigione risultano sensibilmente abbreviati se confrontati con quelli necessari alle terapie farmacologiche o con l’impiego di altri mezzi fisici.

I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari 
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Test di Romberg: cos’è, a che serve, come si esegue

MEDICINA ONLINE CERVELLO BRAIN TELENCEFALO MEMORIA EMOZIONI CARATTERE ORMONI EPILESSIA STRESS RABBIA PAURA FOBIA SONNAMBULO ATTACCHI PANICO ANSIA VERTIGINE LIPOTIMIA IPOCONDRIA PSICOLOGIIl Test di Romberg è un esame diagnostico comunemente adoperato in Neurologia e Otorinolaringoiatria su pazienti che lamentano disordini dell’equilibrio o instabilità (atassia).

Come si esegue il Test di Romberg e cosa indica?

Il medico chiede al paziente di stare in piedi a talloni uniti e braccia distese (a squadra, ovvero tali da formare con il resto del corpo un angolo di circa 90 gradi) in avanti per un tempo di alcuni secondi ad occhi aperti. Se il paziente riesce a mantenere la posizione e l’equilibrio con gli occhi aperti, requisito necessario per escludere l’atassia cerebellare, gli si fa ripetere l’esame ad occhi chiusi. Nel caso in cui il paziente tendesse a barcollare fortemente o cadere nei primi 30 secondi, il test è da intendersi positivo ed indirizza l’esaminatore verso una diagnosi di ATASSIA DI INFORMAZIONE (presenza di deficit di informazione sensitiva propriocettiva e labirintica). Il test sarà invece negativo in caso di ATASSIA CEREBELLARE, in quanto la mancanza di equilibrio non deriva dalla deprivazione del senso della vista (chiusura occhi), in presenza di turbe della sensibilità propriocettiva e labirintica, ma da turbe della funzione cerebellare (il paziente barcolla già ad occhi aperti).

Una lieve oscillazione non è da considerarsi patologica. Non è infrequente il cosiddetto falso positivo, ossia la perdita di equilibrio in pazienti sani ma affetti da disturbi psicologici (ansia, stress). In tali casi il medico, che riconosce facilmente un soggetto ansioso, propone, durante il test, piccoli diversivi o distrazioni, come tracciare dei segni col dito sulla fronte del paziente, oppure fargli tastare coi pollici le altre 4 dita.

Una variante o controprova del test consiste nel far osservare al paziente, sempre in piedi in posizione “d’attenti”, il dito del medico fatto passare velocemente davanti agli occhi, da un lato all’altro. Questo senza che il paziente muova la testa, ma solo gli occhi.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Riabilitazione e fisioterapia nel paziente con morbo di Parkinson

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma FISIOTEPAPIA NEL MORBO PARKINSON Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgI problemi di linguaggio e di mobilità del paziente con morbo di Parkinson, seppur irreversibili, possono comunque parzialmente migliorare grazie ad un adeguato progetto riabilitativo. L’esercizio fisico regolare, specialmente con la fisioterapia, può essere utile per mantenere e migliorare la mobilità, la flessibilità, la forza, l’andatura e la qualità della vita. Inoltre, quando un programma di esercizio viene svolto sotto la supervisione di un fisioterapista, si possono riscontrare maggiori miglioramenti sia nella mobilità, che nelle funzioni mentali ed emotive, che nelle attività quotidiane della vita.

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Per migliorare la capacità di movimento nei pazienti che presentano rigidità, sono stati proposti esercizi e tecniche di rilassamento, come dolci dondolii, che aiutano a diminuire l’eccessiva tensione muscolare. Altre efficaci tecniche includono lenti movimenti di rotazione degli arti e del tronco, la respirazione diaframmatica e tecniche di meditazione. Per quanto riguarda la deambulazione, i fisioterapisti possono proporre una serie di strategie per migliorare la mobilità e la sicurezza funzionale. Queste puntano a migliorare la velocità di andatura, la lunghezza del passo, il movimento del tronco e del braccio. Gli esercizi studiati per rafforzare la muscolatura si sono dimostrati utili per migliorare la funzionalità motoria nei pazienti con debolezza muscolare e debolezza relativa all’inattività. Tuttavia, i rapporti mostrano una significativa interazione tra la forza e il momento in cui sono stati assunti i farmaci. Pertanto, si raccomanda che i pazienti eseguano gli esercizi da 45 minuti a un’ora dopo l’assunzione dei medicinali, ovvero quando la condizione del paziente è ottimale. Inoltre, a causa della postura flessa in avanti e delle disfunzioni respiratorie presenti nella fase avanzata della malattia, gli esercizi di respirazione profonda diaframmatica sono utili per migliorare la mobilità della parete toracica e della funzionalità vitale. L’attività fisica può migliorare la stitichezza.
Uno dei trattamenti più ampiamente praticati per i disturbi del linguaggio associati al morbo di Parkinson è la terapia vocale con il metodo Lee Silverman (LSVT). La logopedia e in particolare la LSVT possono migliorare il linguaggio. La terapia occupazionale mira a promuovere la salute e la qualità della vita, aiutando le persone con la malattia a compiere molte delle loro attività della vita quotidiana il più autonomamente possibile. Gli studi sull’efficacia della terapia occupazionale sono stati pochi e di bassa qualità, nonostante ciò, vi sono prove che essa possa migliorare le capacità motorie e la qualità della vita dei pazienti affetti dalla malattia di Parkinson.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Mal di schiena in zona lombare (lombalgia): esercizi e cosa fare per il dolore

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MAL DI SCHIENA LOMBALGIA ESERCIZI DOLORE  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari An Pene.jpgIl mal di schiena in zona lombare, anche chiamato lombalgia, è una sindrome dolorosa localizzata a livello del rachide lombare, nella parte bassa della schiena.

Tipi di dolore in zona lombare

Il dolore percepito che può essere improvviso e lancinante oppure graduale e progressivo, acuto o cronico, intermittente o continuo, sopportabile o invalidante, e può accentuarsi od attenuarsi eseguendo determinati movimenti. Il tipo di dolore avvertito cambia da soggetto a soggetto in base alla causa che l’ha scatenato.

Cause di dolore in zona lombare

La lombalgia può essere di origine vertebrale o non vertebrale. Nel primo caso, i responsabili più accreditati sono le ernie o l’artrosi, mentre nel secondo caso il ventaglio delle possibili cause si amplia, comprendendo problemi muscolari, ginecologici e posturali, ma anche sovrappeso e abitudini di vita sbagliate. Infatti, posture scorrette, vita sedentaria e eccesso di peso possono compromettere la salute della schiena e scatenare episodi dolorosi. I più diffusi agenti eziologici della lombalgia, sono:

  • abitudini di vita scorrette (obesità, sedentarietà, postura scorretta, materasso troppo morbido);
  • ansia e stress (le tensioni si scaricano sulla schiena);
  • sport inadeguati o praticati scorrettamente;
  • traumi gravi al rachide (es. ernia discale, colpo di frusta, colpo della strega);
  • patologie della colonna vertebrale (spondilolistesi, scoliosi, sciatica).

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Cosa fare in caso di mal di schiena in zona lombare

Se il mal di schiena è di tipo secondario, cioè più che un disturbo a sé è il sintomo di un’altra patologia, com’è facilmente intuibile, sarà necessario curare la malattia scatenante. Negli altri casi, si può optare, sotto stretto controllo medico e affidandosi a professionisti qualificati, per un ciclo di massaggi e manipolazioni decontratturanti e per impacchi caldi sulla zona interessata. La cura migliore, comunque, è la prevenzione che comprende maggiore attenzione per la postura assunta, attività fisica costante e regolare, controllo del peso corporeo o alimentazione salutare. Ecco alcuni pratici consigli su cosa fare per migliorare la situazione:

  • Ridurre i carichi che gravano sulla schiena.
  • Proteggere la schiena da traumi ed evitare movimenti bruschi.
  • Praticare regolarmente sport ed attività fisica. Per porre rimedio al mal di schiena si consiglia di puntare su esercizi di tonificazione ed allungamento, da associare ad una moderata attività aerobica. Leggi anche: Lo stretching: benefici e le 6 regole per eseguirlo bene.
  • Praticare con regolarità un’attività motoria finalizzata alla riduzione del peso corporeo e al miglioramento di tono ed elasticità muscolare.
  • Irrobustire tutti i muscoli, specie dorsali, addominali e spalle. Leggi anche: Come fare gli addominali.
  • Mantenere il proprio peso ideale. Ricordiamo infatti che anche l’obesità costituisce un fattore di rischio per il mal di schiena.
  • Eseguire sempre movimenti consoni all’entità del dolore lombare, usando il buon senso.
  • Le borsette a tracolla, specie se pesanti, devono essere spostate da ambedue le parti: tenerle sempre sulla spalla destra ad esempio, può provocare un difetto posturale e alla lunga mal di schiena.
  • Indossare bretelle del reggiseno o della canottiera stabili: se non stabili possono provocare una errata tensione muscolare.
  • Bilanciare il peso tra le due braccia quando portiamo le buste della spesa: meglio due buste più leggere su ambo i lati che una sola pesante su un lato solo.
  • Sistemarsi in posizione antalgica (corrisponde alla posizione in cui si è avvertito il trauma) è un buon rimedio per attenuare il mal di schiena dipendente dal colpo della strega.
  • Evitare di chinarsi in avanti per raccogliere un oggetto ma piegare le gambe per abbassarsi.
  • Riposo assoluto per un periodo non superiore a 12-48 ore (a partire dal momento in cui si è avvertito il colpo della strega).
  • Sottoporsi a manipolazioni e massaggi decontratturanti (eseguiti da medico o fisioterapista esperto).
  • Evitare una vita stressante. Leggi anche: I nove consigli per superare lo stress del lunedì mattina.
  • Gli impacchi caldi sulla schiena possono temporaneamente alleviare il dolore.
  • Evitare quanto possibile i colpi di freddo e le correnti d’aria.
  • Se il dolore non si interrompe, recarsi dal medico che indagherà sulle cause del dolore lombare per intervenire prontamente con un trattamento specifico che curi a monte il problema e non con palliativi.

Leggi anche: Terapia con Infrarossi per il dolore

Cosa NON fare in caso di mal di schiena in zona lombare

  • Intraprendere un nuovo allenamento sportivo “fai-da-te”: se eseguiti in maniera scorretta e indisciplinata, gli sport di potenza – come il bodybuilding – possono essere molto dannosi per il rachide cervicale.
  • Mantenere una posizione scorretta a lungo.
  • Indossare spesso scarpe con tacchi alti: si consiglia di preferire calzature comode, idonee da indossare durante l’intero arco della giornata.
  • Condurre una vita stressante.
  • Riposo eccessivo: un simile atteggiamento non giova al mal di schiena, anzi può perfino peggiorare la condizione. Difatti, in condizioni di immobilità, la muscolatura tende ad indebolirsi diventando ancor più incapace di sopportare le numerose sollecitazioni a cui viene sottoposta.
  • Sforzi violenti e sollecitazioni muscolari e legamentose eccessive.
  • Atteggiamenti posturali scorretti.
  • Tecnica di sollevamento errata.
  • Iniziare terapie farmacologiche o fisioterapiche fai da te.

Leggi anche: Dolore muscolare il giorno dopo l’allenamento: cause, cure e prevenzione

Gli esercizi

Per prevenire, ma anche per alleviare, il dolore alla schiena, ci sono alcuni esercizi utili. Eccone tre facili da fare anche da sole a casa:

  1. Ginocchia al petto. Si parta con la schiena a terra, le gambe tese, per poi sollevare la gamba destra, con il ginocchio piegato da portare al petto e da stringere con le mani; ripetere con l’altra gamba, 10 volte per lato.
  2. Torsione. La partenza è da sdraiate, con la schiena a terra e le braccia aperte perpendicolari al corpo e appoggiate al suolo; piegare la gamba destra, effettuando una torsione dell’addome, verso sinistra, portando il piede a toccare il suolo. Ripetere con l’altra gamba, sempre con incrocio e torsione; effettuare 10 sessioni.
  3. Estensione. Sdraiate a pancia a terra; le braccia piegate e le mani a terra; sollevare la testa, le spalle verso l’alto, volgendo lo sguardo al cielo. Ripetere 10 volte.

Trattamenti medici

Prima di procedere con un qualsivoglia intervento medico, si raccomanda di sottoporsi ad accertamenti diagnostici volti ad individuare la causa scatenante il mal di schiena.

  • Terapie alternative:
    • Agopuntura
    • Massofisioterapia
    • Osteopatia
    • Chiropratica
    • Laserterapia
    • Elettroterapia
    • Crioterapia
  • Ossigeno-ozono terapia per il mal di schiena dipendente da ernie discali. Prevede l’introduzione di una miscela ossigeno/ozono in sede interdiscale. L’ozono infatti esercita un discreto potere antinfiammatorio riducendo la pressione discale.
  • Intervento di discectomia: quando il mal di schiena dipende da un’ernia al disco.

I migliori prodotti per la cura dei dolori articolari

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