Il 14 novembre si celebra la Giornata mondiale del diabete istituita nel 1991 dall’International Diabetes Federation (IDF) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L’obiettivo della Giornata è Continua a leggere
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Come faccio a sapere se sono in prediabete senza saperlo?
Il termine prediabete viene riservato a due condizioni di iniziale alterazione del metabolismo glucidico (metabolismo degli zuccheri) – in cui i sintomi del diabete conclamato sono ancora assenti – e precisamente:
- ALTERATA GLICEMIA A DIGIUNO: si configura per valori di glicemia tra 100-125 mg/dl e si evidenzia con il semplice prelievo di sangue a digiuno;
- RIDOTTA TOLLERANZA AL GLUCOSIO: si valuta tramite curva da carico di glucosio e si evidenzia in caso di glicemia a 120 minuti compresa tra 140-199 mg/dl.
- EMOGLOBINA GLICATA ELEVATA: si parla di prediabete anche nel caso di riscontro di emoglobina glicata (Hb glicata) compresa tra 42-48 mmol/mol.
Come si può intuire, le prime due condizioni segnalano rispettivamente un’alterazione della glicemia a digiuno e della risposta glicemica dopo stimolo (in questo caso, per l’esame si utilizza il glucosio) e pertanto possono comparire isolatamente o essere co-presenti. La valutazione di queste iniziali alterazioni del metabolismo glucidico prevede pertanto il dosaggio periodico della glicemia plasmatica a digiuno e/o della Hb glicata e nei soggetti risultati positivi per ‘prediabete’ si completa con l’esecuzione della curva da carico di glucosio allo scopo di escludere la presenza di diabete fino ad allora misconosciuto, in particolare in presenza di altri fattori di rischio di diabete (obesità, familiarità per diabete, etc).
Perché è molto importante scoprire se si è prediabetici?
È stato ampiamente dimostrato che se si iniziano a controllare i valori di iperglicemia sin dalla fase iniziale di prediabete, si può ritardare o addirittura prevenire l’insorgenza del diabete mellito di tipo 2. Inoltre, nella fase di prediabete si possono già prevenire la possibili complicanze del diabete, che sono il vero problema di questa malattia. I danni a lungo termine, soprattutto al cuore e al sistema circolatorio, si avviano già in questa fase, in modo subdolo e silenzioso.
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Differenza tra prediabete, intolleranza glucidica e diabete
Il diabete mellito di tipo 2 (chiamato anche diabete mellito non insulino-dipendente, NIDDM o diabete dell’adulto) è una malattia metabolica, caratterizzata da glicemia alta in un contesto di insulino-resistenza e insulino-deficienza relativa. Si differenzia dal diabete mellito di tipo 1, in cui vi è una carenza assoluta di insulina a causa della distruzione delle Isole di Langerhans del pancreas, inoltre il diabete mellito di tipo 2 è di gran lunga più diffuso rispetto al tipo 1, rappresentando 80/90% dei casi di diabete mellito.
In molti casi, la diagnosi di diabete mellito di tipo 2 è preceduta da una fase comunemente chiamata “prediabete” o “intolleranza glucidica” (sono sinonimi) del tutto asintomatica, caratterizzata da livelli di glucosio nel sangue lievemente superiori alla norma, ma non così elevati da determinare un diabete conclamato e da livelli superiori di insulina nel sangue provocata da precoce insulino-resistenza. In tutto il mondo moltissime persone presentano anche per anni una condizione pre-diabetica senza esserne consapevoli. Durante questi anni, l’iperglicemia esercita effetti deleteri a livello dei tessuti bersaglio, così che alla diagnosi clinica sono spesso già presenti le complicanze della malattia. E’ verosimile, quindi, che una diagnosi tempestiva del diabete consenta di ridurre il rischio di complicanze.
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Il prediabete porta sempre al diabete di tipo 2?
Il riscontro di alterata glicemia a digiuno (valori di glicemia tra 100-125 mg/dl) e/o di ridotta intolleranza al glucosio (glicemia a 120 minuti compresa tra 140-199 mg/dl) e/o di emoglobina glicata (Hb glicata) compresa tra 42-48 mmol/mol, configura il quadro di “prediabete”.
La condizione di prediabete rappresenta un più elevato rischio di sviluppo futuro di diabete di tipo 2 per il paziente, tuttavia il prediabete – pur sembrando implicitamente lasciare intendere che il passaggio al diabete tipo 2 sia obbligato – non conduce necessariamente al diabete conclamato. Il prediabete è infatti a volte reversibile, se vengono adottati in tempo particolari suggerimenti dietetici.
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Ho scoperto di avere il prediabete: cosa posso fare per evitare il diabete conclamato?
Il riscontro di alterata glicemia a digiuno (valori di glicemia tra 100-125 mg/dl) e/o di ridotta intolleranza al glucosio (glicemia a 120 minuti compresa tra 140-199 mg/dl) e/o di emoglobina glicata (Hb glicata) compresa tra 42-48 mmol/mol, configura il quadro di “prediabete”. Cosa fare se si scopre di essere “prediabetici”? Occorre in tal caso agire sulla causa che determina il rialzo dei valori glicemici (e che è la stessa che porta al diabete di tipo 2) e che è rappresentata nella maggior parte dei casi dall’eccesso di peso.
La terapia del prediabete consiste per prima cosa nel modificare lo stile di vita tramite un’alimentazione corretta e bilanciata, sempre associata a un’attività fisica regolare, volte alla diminuzione della glicemia, della percentuale di massa grassa corporea e del calo ponderale. Utile in tal senso consultare un medico nutrizionista qualificato, per una dieta ipocalorica ipoglucidica adatta al vostro metabolismo.
In caso di scoperta di prediabete è anche importante controllare regolarmente (ed appuntarsi su un diario):
- il peso corporeo;
- i valori della pressione arteriosa;
- i valori della glicemia.
Sono consigli che valgono per tutti, per garantirsi una buona qualità di vita, ma – se siete prediabetici – valgono ancora di più.
Il vostro medico vi fornirà tutte le raccomandazioni adeguate e personalizzate alle vostre specifiche necessità. Perché siano efficaci, è importante seguirle in modo scrupoloso. È in gioco la salute futura di ciascuno.
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Prediabete (intolleranza glucidica): sintomi, dieta e valori ematici
Il prediabete è una condizione che precede il diabete di tipo 2: nel prediabete la glicemia (il livello di glucosio nel sangue) è maggiore del normale (iperglicemia), ma non è così alta da permettere al medico di diagnosticare il diabete mellito, inoltre i sintomi del diabete conclamato non sono ancora apparsi. Ad oggi le ultime linee guida invitano ad usare il termine intolleranza glucidica, anzichè pre-diabete, per sottolineare l’idea che la situazione è ancora reversibile; nell’articolo si intenderà con questi 2 termini la stessa condizione, anche se sarebbe più corretto usare solo la nuova terminologia.
Ogni anno l’11 per cento circa dei pazienti colpiti da prediabete esaminati nel Diabetes Prevention Program sviluppa il diabete di tipo 2 in media tre anni, mentre altre ricerche dimostrano che molti pazienti affetti da prediabete sviluppano il diabete di tipo 2 nel giro di 10 anni. L’espressione prediabete è un modo chiaro per spiegare che la patologia consiste in un valore della glicemia più alto del normale; indica inoltre che il paziente rischia di sviluppare il diabete e probabilmente soffre già degli effetti collaterali del diabete. Chi ne soffre corre un rischio maggiore del normale di soffrire anche di patologie cardiovascolari, il rischio è una volta e mezza maggiore rispetto a chi ha una glicemia normale. Chi soffre di diabete, invece, ha un rischio di soffrire di patologie cardiovascolari da doppio a quadruplo rispetto alle persone sane.
Come già affermato all’inizio dell’articolo, il prediabete è una condizione silente, cioè il paziente può non essere consapevole di esserne affetto perché ancora non manifesta i sintomi del diabete conclamato. La buona notizia, però, è che la limitazione delle calorie e dei grassi, l’esercizio fisico e la perdita di peso possono far guarire il prediabete e quindi ritardare o prevenire l’insorgenza del diabete di tipo 2. Il prediabete è reversibile. Il diabete, quando compare, diventa una malattia cronica, quindi è meglio prevenirlo, anziché cercare di tenerlo sotto controllo.
Sintomi
Sono a rischio per il prediabete?
Invecchiando, soprattutto se si è in sovrappeso, aumenta il rischio di soffrire di intolleranza glucidica. Il medico dovrebbe prescrivervi un esame della glicemia se:
- avete più di 45 anni e siete in sovrappeso,
- avete meno di 45 anni, siete in sovrappeso e presentate altri fattori di rischio per il diabete.
Se, invece, avete più di 45 anni e il vostro peso è normale, il controllo della glicemia è facoltativo: vi consigliamo di parlarne comunque con il vostro medico.
Sono a rischio per il diabete?
Siete a rischio di soffrire di diabete se:
- siete in sovrappeso,
- non fate attività fisica,
- avete un genitore, un fratello o una sorella che soffre di diabete,
- avete avuto un figlio che al momento della nascita pesava più di 4 chilogrammi oppure avete sofferto di diabete gestazionale,
- soffrite di ipertensione (pressione massima maggiore di 140/90 mmHg),
- avete il colesterolo HDL basso (pari o inferiore a 35 mg/dl) o i trigliceridi alti (pari o superiori a 250 mg/dl).
Gravidanza
Una condizione di intolleranza glucidica in gravidanza espone più facilmente al rischio di sviluppare il diabete gestazionale, con pericolose conseguenze sia per la madre che per il bambino.
- Diabete gestazionale, a tal proposito leggi anche Diabete gestazionale: cos’è e quali sono i rischi per il feto e la madre
Diagnosi
Se siete in sovrappeso e avete più di 45 anni, vi consigliamo caldamente di chiedere al vostro medico di prescrivervi gli esami per il prediabete. Se il vostro peso è normale e avete più di 45 anni, potete chiedere al medico se nel vostro caso è opportuno fare l’esame. Se avete meno di 45 anni ma siete in sovrappeso, il medico potrà consigliarvi di fare gli esami qualora presentiati altri fattori di rischio:
- ipertensione,
- colesterolo HDL basso associato ai trigliceridi alti,
- precedenti familiari di diabete,
- precedenti personali di diabete gestazionale,
- aver messo al mondo un figlio che alla nascita pesava più di 4 chilogrammi,
- appartenenza a un gruppo etnico a rischio per quanto riguarda il prediabete.
Se la glicemia è normale, vi consigliamo di fare gli esami ogni tre anni. Se invece soffrite di prediabete, dovreste fare gli esami ogni anno oppure ogni due anni dopo la diagnosi. Il prediabete non provoca alcun sintomo, per la diagnosi è quindi indispensabile eseguire un esame della glicemia. Il medico vi prescriverà uno o più di questi tre esami:
- L’esame della glicemia a digiuno misura la glicemia dopo alcune ore di digiuno. Raggiunge la massima efficacia se eseguito al mattino, dopo una notte intera di digiuno. Il medico diagnostica intolleranza glucidica se il valore della glicemia a digiuno è compreso tra 100 e 125 mg/dl, valore sopra la norma ma non sufficientemente alto da essere definito come diabete. Un valore della glicemia a digiuno pari o superiore ai 126 mg/dl significa che soffrite di diabete.
- Il test orale di tolleranza al glucosio (curva da carico) misura la glicemia dopo un digiuno protratto per tutta la notte e dopo due ore dall’assunzione di un liquido dolcificato somministrato dal medico o dal personale del laboratorio. Si può diagnosticare il prediabete se, due ore dopo aver bevuto il liquido, la glicemia è compresa tra 140 e 199 mg/dl. Questi valori della glicemia sono sopra la norma ma non sufficientemente alti da essere definiti come diabete: se fossero pari o superiori ai 200 mg/dl si potrebbe diagnosticare il diabete.
- L’esame dell’emoglobina glicata può essere fatto in qualsiasi momento della giornata, non necessariamente a digiuno; un valore compreso fra 5.7 e 6.4% permette al medico la diagnosi di prediabete, valori superiori portano invece alla diagnosi di diabete.
Ciascun esame deve essere confermato almeno due volte.
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Cura e terapia
Per riportare la glicemia alla normalità è possibile:
- diminuire le calorie e la quantità di grassi nella dieta,
- aumentare l’attività fisica.
In questo modo aumentano le probabilità di dimagrire. Se siete in sovrappeso, perdere dal 5 al 7 per cento del vostro peso può essere fondamentale per la vostra salute; ad esempio, se pesate circa 90 chili, potete provare a perdere dai 5 ai 7 chilogrammi.
Diminuire le calorie e i grassi
- Diminuire le porzioni a cui siete abituati,
- Quando si mangia fuori, ordinare la porzione più piccola oppure condividere l’antipasto,
- Scegliere l’acqua o le bevande ipocaloriche, anziché le bevande normali o i succhi di frutta,
- Scegliere le versioni light degli alimenti preferiti. Controllare le etichette per vedere se le calorie diminuiscono proporzionalmente,
- Cuocere al forno, alla griglia o al vapore: usare padelle e pentole antiaderenti,
- Mangiare più verdure e più alimenti integrali.
Aumentare l’attività fisica
Aumentare l’attività fisica è molto semplice, se seguirete questi semplici consigli.
- Provate a fare le scale anziché prendere l’ascensore,
- Parcheggiate l’automobile non proprio vicino al luogo in cui dovete recarvi,
- Trovate un’attività che vi piaccia e vi soddisfi, come ad esempio il giardinaggio o il ciclismo,
- Abituatevi a fare una passeggiata al giorno, fino a raggiungere mezz’ora di passeggiata veloce 5 giorni a settimana. In alternativa, suddividete i 30 minuti in due o tre passeggiate di durata inferiore,
- Provate a fare un allenamento per la forza, sollevando pesi leggeri diverse volte al giorno.
Farmaci
Ad oggi non è stato approvato alcun farmaco per la cura del prediabete, tuttavia diversi farmaci con obbligo di ricetta, in vendita per curare il diabete o per dimagrire, sono stati usati nelle ricerche. Alcuni farmaci sembrano efficaci per ritardare la comparsa del diabete o per prevenirlo, tuttavia non sono certamente utili come le modifiche alla dieta, l’esercizio fisico e il dimagrimento.
Attualmente gli esperti sono convinti che
- mangiare di meno,
- aumentare l’attività fisica,
- perdere peso,
sono metodi utili per curare l’intolleranza glucidica, più efficaci rispetto ai soli farmaci.
Prevenzione
Le ricerche hanno dimostrato che chi soffre di prediabete può prevenire o ritardare il decorso del diabete di tipo 2 fino al 58 per cento dei casi, unicamente modificando il proprio stile di vita, ad esempio dimagrendo anche di poco o facendo attività fisica regolare. Gli esperti consigliano a chi soffre di prediabete di perdere dal 5 al 10 per cento del proprio peso e di fare qualsiasi attività fisica di intensità moderata per mezz’ora al giorno. In alcuni pazienti intervenire con tempestività può addirittura far diminuire la glicemia, riportandola a livelli normali. Non preoccupatevi se non riuscite a raggiungere il peso forma: perdere anche soltanto da 5 a 7 chilogrammi può essere fondamentale! Se soffrite di prediabete avete il 50 per cento di rischio in più di soffrire di patologie cardiache o ictus, quindi il vostro medico probabilmente vi darà consigli per evitare o cercare di curare i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, come il fumo, l’ipertensione e il colesterolo alto. Una ricerca recente ha dimostrato che un gruppo di pazienti ad alto rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 è riuscito a diminuire considerevolmente il rischio mangiando di meno, aumentando l’attività fisica e dimagrendo.
I pazienti:
- hanno diminuito la quantità di grassi nella dieta,
- hanno ridotto l’apporto calorico della dieta,
- hanno fatto attività fisica per almeno mezz’ora al giorno, 5 giorni alla settimana, di solito con una passeggiata a passo veloce,
- sono dimagriti, in media di quasi sette chilogrammi nel corso del primo anno della ricerca.
Queste strategie si sono dimostrate ugualmente efficaci sia per gli uomini sia per le donne, e particolarmente utili per gli over 60. Anche diverse altre ricerche hanno dimostrato che è possibile ritardare la comparsa del diabete di tipo 2 oppure prevenirlo.
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