Differenza tra animali a sangue caldo e freddo

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA LEONE TIGRE LION TIGER MANDIBOLA CARATTERISTICHE NASO DENTI ANIMALE DIVERSITA COCRODILE WALLPAPER COCCODRILLO DEL NILO SFONDO HDTutti gli esseri viventi producono l’energia che serve loro per svolgere le loro funzioni dalla degradazione di molecole complesse in altre più semplici; attraverso i cosiddetti processi catabolici: l’energia che viene prodotta attraverso questi processi ,solo per un quarto del totale viene utilizzata per fare lavori utili, il resto viene disperso in calore, che viene rilevato in un aumento della temperatura interna. In particolare gli animali si dividono ,riguardo alla produzione di calore, in animali a sangue caldo ed animali a sangue freddo.

Gli animali a sangue caldo sono essenzialmente i mammiferi e gli uccelli: essi producono una temperatura interna costante che si aggira sempre sui 36-37 gradi, indipendentemente dall’ambiente esterno, gli altri animali: insetti, rettili, anfibi e tutti gli altri invertebrati hanno una temperatura interna dipendente dall’ambiente esterno e quindi la loro temperatura interna oscilla grandemente, a seconda gli ambienti in cui vivono.

I mammiferi e gli uccelli sono quindi in grado di regolare la loro temperatura interna, solitamente ad un livello più elevato dell’ambiente in cui vivono e questo perché rilasciano più calore dal loro metabolismo, attraverso il flusso di sangue nella pelle, aumentano la produzione di sudore, ansimano, producono brividi, abbattono il grasso. Sono quindi chiamati endotermi (producono calore dentro di loro). Dal momento che sono in grado di mantenere la loro temperatura interna stabile, sono anche chiamati omeotermi. Questo richiede un alto tasso metabolico a riposo e sono quindi anche chiamati tachimetabolici.

Gli insetti, i rettili. i pesci e gli anfibi non sono in grado di mantenere costante la loro temperatura interna e ricevono il calore dall’esterno: sono chiamati quindi ectotermi; dal momento che la loro temperatura è variabile sono anche chiamati poichilotermi: per fare questo essi non hanno bisogno di un metabolismo molto intenso e sono chiamati anche animali bradimetabolici.

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Ci sono vantaggi e svantaggi di essere animali a sangue caldo o a sangue freddo. Gli animali a sangue caldo sono in grado di procurarsi il cibo o difendersi dai predatori in ambienti a temperatura più ampia di quelli a sangue freddo perché la loro temperatura interna non dipende dall’ambiente esterno: inoltre sono in grado di avere un cervello più complesso che necessita, per funzionare, di una temperatura costante. Tuttavia, per mantenere una temperatura interna che è superiore a quella esterna, devono ottenere più cibo, da cinque a dieci volte di più di quelli a sangue freddo.

Gli animali a sangue caldo sono paragonabili ad una macchina ad alto consumo energetico  perché devono usare più energia per mantenere alta la loro temperatura interna. In ultima analisi quindi essi sono inefficienti dal punto di vista energetico. Gli animali a sangue freddo invece sono più in sintonia col loro ambiente. L’evoluzione degli animali a sangue freddo verso quelli a sangue caldo sarebbe come far evolvere una macchina a temperatura interna che dipende dall’ambiente esterno ad una a temperatura controllata.

Le teorie evoluzionistiche attuali per questa evoluzione sono molto semplicistiche; si può dire che tutte le forme di vita, dai bacteri alle amebe, hanno qualche sistema di termoregolazione, altrimenti non potrebbero vivere. Soltanto che i meccanismi della termoregolazione sono diventati più sofisticati. Come si sono potuti evolvere, pur mantenendo la capacità di poter vivere egualmente? Gli animali a sangue caldo tendono a dare più calore di quelli a sangue freddo: bisogna spiegare il meccanismo che c’è alla base di questa evoluzione. Sembra, da ultime ricerche che gli animali a sangue freddo hanno meno mitocondri. Sembra però che gli animali a sangue caldo  hanno il disaccoppiamento delle proteine (UCP) e sembrano ridurre la quantità di energia che viene utilizzata che si trasforma invece in calore.

La tiroide è presente anche negli invertebrati  ma la funzione della tiroide negli animali a sangue caldo sarebbe di attivare questi UCP e aumentare la produzione di calore. La produzione e il controllo dell’ormone tiroideo è irriducibilmente complesso e richiede la capacità di sopravvivenza naturale perché avere troppo o troppo poco ormone è dannosissimo per sopravvivenza. Questo è un punto molto importante che dovrebbe essere affrontato dai biologi evoluzionisti. Gli animali a sangue caldo ,per mantenersi in vita devono mantenere la loro temperatura interna entro certi limiti, affinché funzionino bene gli enzimi e le membrane cellulari.

Come fanno gli animali a sangue freddo a sopravvivere, per le variazioni, anche molto ampie della temperatura esterna? I biologi evoluzionisti dovrebbero affrontare anche questo problema. Sembra che per le principali funzioni metaboliche gli animali a sangue freddo hanno diversi sistemi enzimatici specifici che sono in grado di funzionare a temperature diverse per consentire la sopravvivenza. Per cui quando si tratta di geni che codificano i processi metabolici gli animali a sangue freddo hanno più geni di quelli a sangue caldo e in particolare specifici geni che producono enzimi che funzionano a varie temperature.

Quindi mentre gli animali a sangue freddo stavano evolvendo in quelli a sangue caldo avrebbero dovuto perdere molti geni che consentivano la sopravvivenza con varie temperature. Come questi animali avrebbero potuto sopravvivere mentre perdevano questi geni ed entravano in una fase di transizione che determina una perdita di flessibilità metabolica e lo sviluppo di una maggior quantità di calore con capacità di termoregolazione è un altro enigma che i biologi evoluzionisti devono affrontare. Anna Gauger  ha acutamente notato:” il potere esplicativo della biologia evolutiva è inversamente proporzionale al suo rigore”. Se noi siamo istruiti non solo di come la vita appare, ma anche come funziona il concetto di evoluzione sarebbe molto diverso da come appare oggi.

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Trentunenne strangolato in casa dal suo pitone

MEDICINA ONLINE Dan Brandon STRANGOLATO IN CASA DA PITONEPiù che una passione era una sorta di ossessione. Dan Brandon, 31 anni, amava tutti gli animali esotici, ma in particolare i serpenti, tanto da tenere diversi esemplari di pitoni dentro la sua casa di Church Crookham nell’Hampshire, in Inghilterra. Un amore evidentemente non corrisposto che gli è costato la vita: è stato trovato morto nella sua abitazione dopo essere stato strangolato, con ogni probabilità, da uno degli esemplari con cui amava scattarsi centinaia di foto che pubblicava sui social.

Dan abitava con la sua famiglia circondato da una serie di animali esotici: sono stati i genitori a dare l’allarme dopo averlo trovato privo di sensi nella sua stanza. Accanto a lui c’era uno dei suoi pitoni che era riuscito a scappare da una teca. «Siamo stati chiamati a un indirizzo di Church Crookham – ha detto il portavoce della polizia dell’Hampshire – Un uomo era morto in seguito a uno strangolamento. In questa fase la sua morte non viene trattata come sospetta». L’esame post mortem ha confermato che l’uomo è morto per asfissia, ma il detective che si sta occupando del caso non ha voluto dare conferma che a ucciderlo sia stato proprio l’animale trovato accanto al cadavere.

I pitoni non sono velenosi e uccidono le loro prede stritolandole. «Non c’è mai stato un caso di un pitone che uccidesse qualcuno in Gran Bretagna – ha detto un portavoce del Surrey e Hampshire Reptile Rescue – Uccidono solo ciò che mangiano». Intanto gli amici della vittima hanno aperto una pagina JustGivin per Dan per raccogliere denaro per il World Wide Fund for Nature. «Era appassionato di serpenti, ragni, uccelli e fauna selvatiche – ricordano – Ci mancherà tanto».

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Differenza tra animale e vegetale

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA GHEPARDO LEOPARDO GIAGUARO MANDIBOLA CARATTERISTICHE NASO DENTI ANIMALE DIVERSITA COCRODILE WALLPAPER COCCODRILLO DEL NILO SFONDO HDLe differenze esistenti fra animali e piante non sono così grandi come ognuno potrebbe pensare. Infatti, se differenze esistono, sono soltanto differenze che riflettono la conformazione dei vari organi. Per quanto riguarda, invece, le funzioni che caratterizzano gli esseri viventi, possiamo dire che le piante, pur con modalità differenti, compiono tutte le funzioni che abbiamo studiate negli animali.
Molti affermano che, mentre gli animali sentono e si muovono spontaneamente, le piante non possiedono queste facoltà e, dicendo ciò, commettono un grave errore. Infatti, se è vero che gli animali sentono, non è meno vero che anche le piante sono capaci di avvertire i vari stimoli provenienti dal mondo esterno e, se gli animali si muovono, anche molte piante sono capaci di compiere dei movimenti.
Citerò alcuni esempi per convincervi di ciò. Esiste una piantina: la mimosa sensitiva, le cui foglie sono composte di numerosissime fogliettine. Ebbene, basta toccare una di queste fogliettine perché questa si chiuda e lo stesso facciano, successivamente, tutte le altre.
Un’altra pianticella, la genzianella che vive sulle Alpi, non appena è colpita dai primi raggi del sole nascente, apre tosto i suoi fiori; ma basta che una nuvola offuschi un poco il sole perché i suoi fiori si chiudano rapidamente. Ancora, se lasciamo una pianta in una stanza buia nella quale da una fessura penetri un po’di luce; dopo qualche ora vedremo che le foglie della pianta si sono spostate in modo da dirigersi tutte verso la sorgente luminosa.
Ora, questi esempi e molti altri che potremo portare, dovrebbero essere sufficienti a dimostrarci come anche le piante siano capaci di sentire gli stimoli provenienti dal mondo esterno e di reagire ad essi compiendo dei movimenti.
Ci si potrebbe obbiettare che le piante si muovono sì, ma senza spostarsi da un posto all’altro  Possiamo rispondere che esistono delle piante, così piccole da non potersi scorgere ad occhio nudo, che sono capaci di spostarsi da un punto all’altro.
E poi, dobbiamo tener presente che l’immobilità delle piante dipende dal fatto che esse sono capaci di fabbricarsi il nutrimento sfruttando le sostanze del terreno e dell’aria atmosferica, mentre gli animali sono costretti a spostarsi da un posto all’altro per procurarselo.
Da quanto si è detto, possiamo arrivare alla conclusione che differenze sostanziali ed assolute fra animali e piante non ne esistono e che la vita è una, pur nelle sue molteplici manifestazioni.

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Differenza tra animale ed uomo

MEDICINA ONLINE UOMO VITRUVIANO DI LEONARDO ARTE ANIMALE UOMO DIFFERENZA FILOSOFIA RELIGIONE SCIENZA.jpgTra l’uomo e gli animali la differenza è qualitativa e fondamentale. Sta nella ragione teoretica e nella volontà, che è libera e capace di amare. E che è solo dell’uomo. Secondo i sostenitori dell’animalismo riduzionista, tra l’uomo e l’animale non c’è una differenza qualitativa bensì solo quantitativa, dovuta ad uno sviluppo più avanzato dell’uomo.
In realtà, però, tra l’uomo e l’animale sussistono molte differenze qualitative. Ne focalizziamo solo due, che tuttavia sono cruciali: la ragione teoretica e la volontà libera.

La ragione teoretica
L’animalismo afferma che l’intelligenza non è una prerogativa esclusiva dell’uomo, bensì è una caratteristica anche degli animali superiori. Tuttavia, bisogna replicare – già con Aristotele (Politica, I, 1253 a 10-18) – che la «conoscenza » degli animali superiori è qualitativamente inferiore a quella dell’uomo. Infatti, l’animale:
1. si accorge solo di alcune cose, cioè si accorge solo delle cose utili/dannose, piacevoli/dolorose, pericolose/vantaggiose e le altre cose del mondo non le percepisce nemmeno (al riguardo cfr. anche altri pensatori come Plessner, Gehlen, Scheler e Cassirer);
2. in merito a queste cose di cui si accorge, si interroga solo sull’utilità/dannosità, piacevolezza/ dolorosità, si domanda soltanto: «mi serve/non mi serve?», «è utile/disutile? », «è piacevole/doloroso?», «è pericoloso/ vantaggioso?». Dunque, la conoscenza animale è esclusivamente pragmatica-utilitarista. Invece l’uomo:
1. si accorge di tutte le cose e non solo di quelle che gli possono essere utili/nocive;
2. si interroga non solo sull’utilità/nocività, ecc. delle cose, ma anche sulla loro natura, cioè si chiede: «che cos’è questa cosa?», perché vuole conoscerla anche a prescindere dalla sua eventuale utilità/dannosità, vuole conoscere anche la verità sulle cose, il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, vuole distinguere il bello e il brutto.

Dunque, la conoscenza umana non è solo pragmatica-utilitarista, bensì anche teoretica. Questa differenza si manifesta nella comunicazione: mentre la comunicazione animale si esprime mediante i versi ed è esclusivamente pragmatica (segnala un pericolo, richiede cibo, richiama l’attenzione, ecc.) o espressiva delle proprie sensazioni piacevoli/spiacevoli, viceversa la comunicazione umana si esprime attraverso la parola, non è solo pragmatica, bensì anche teoretica, cioè comunica la verità, la bellezza, il bene, ecc.

Da notare che la connessione tra ragione umana e linguaggio umano è già indicata dalla duplice accezione del temine greco logos, che vuol dire sia ragione, sia parola: solo chi ha logos = ragione (teoretica) può comunicare attraverso il logos = parola.

Tale dimensione teoretico-concettuale della ragione umana differenzia anche la stessa conoscenza pragmatica dell’uomo rispetto a quella animale. Come scrive Paolo Pagani (in un eccellente articolo, pubblicato all’interno di un prezioso volume collettaneo, cfr. bibliografia), una cosa è usare oppure adattare qualcosa per farne uno strumento, come fanno sia l’uomo sia gli animali; un’altra è fabbricare strumenti, come fa solo l’uomo. Il Professor Washburn (Berkeley) ha approntato negli anni ’60 degli esperimenti per far capire ai suoi studenti quale notevole abilità e competenza siano state necessarie ai nostri lontani antenati del Paleolitico per produrre anche i più elementari manufatti.

Ad esempio, diede agli studenti un semestre di tempo per produrre un utensile come quelli usati nel paleolitico: essi dovevano adoperare solo i materiali di cui gli uomini di quell’epoca disponevano in natura. Questi studenti sapevano quali strumenti sono stati prodotti dagli antenati in quell’epoca, perciò avevano un notevole vantaggio rispetto ad essi, perché sapevano già che cosa cercare di realizzare, cioè non avevano bisogno di ideare quale strumento fosse necessario per ottenere certi scopi. Eppure, nessuno degli studenti ci riuscì e ciò vuol dire che la capacità critica e l’abilità tecnica degli antenati sono stati «frutto di parecchi tentativi, i cui esiti dovevano essere tramandati di generazione in generazione attraverso il linguaggio simbolico (quindi concettuale)» (Pagani, p. 154).

È vero che nel 2000 una scimmia è stata indotta, dopo un lungo addestramento, a scheggiare delle pietre, ma ciò non smentisce la differenza qualitativa dell’uomo, bensì è solo un esempio di comportamento imitativo, simile a quello del pappagallo, la cui abilità di riprodurre articolazioni fonetiche degli esseri umani e di combinare alcuni fonemi non è prova né di una sua capacità di ragionamento nè di un linguaggio simbolico- concettuale-teoretico (ibidem).

Anche i tentativi recenti di addestrare le scimmie all’uso del linguaggio concettuale sono falliti. Gli sperimentatori sono riusciti a indurre una qualche capacità di associare dei fonemi ad oggetti, ma non ad insegnare strutture sintattiche: per riuscire a compiere l’associazione di fonemi a cose è sufficiente la memoria associativa, ma per usare regole sintattiche bisogna disporre della capacità di riconoscere appunto delle regole e di questo gli animali non sono capaci, come dimostra un esperimento: nascondiamo del cioccolato dentro alcuni cassetti, mettendolo la prima volta nel primo cassetto, la seconda volta nel secondo cassetto e così via, cioè applichiamo la regola per cui  ogni volta il cioccolato viene nascosto nel cassetto successivo rispetto a quello precedente. Gli esseri umani già a quattro anni scoprono ben presto questa regola; invece le scimmie, anche se le sottoponiamo ad un numero enorme di tentativi, non capiscono la regola e, alla luce della memoria associativa, si slanciano sempre verso il cassetto della volta precedente (ibid., p. 156).

La volontà libera e l’amore 
Inoltre, l’animale si comporta secondo il meccanismo stimolo-risposta, reagisce agli stimoli assecondando necessariamente i propri istinti, è come una tessera di un domino che riceve uno stimolo e, talvolta, lo ritrasmette.

Viceversa, l’uomo non risponde agli stimoli in modo necessario, bensì è in grado di scegliere un’azione (o un omissione) al posto di un’altra, è capace di non assecondare i suoi istinti, è capace di iniziare nuove sequenze di azioni invece che reagire necessariamente agli stimoli. Come dice Hannah Arendt, «Agire […] significa prendere un’iniziativa, incominciare» e «perché ci fosse un inizio fu creato l’uomo […]. Questo inizio non è come l’inizio del mondo, non è l’inizio di qualcosa ma di qualcuno, che è a sua volta un iniziatore. Con la creazione dell’uomo, il principio del cominciamento entrò nel mondo stesso, e questo, naturalmente, è solo un altro modo di dire che il principio della libertà fu creato quando fu creato l’uomo, ma non prima. […] Il fatto che l’uomo sia capace d’azione significa che da lui ci si può aspettare l’inaspettato», (Vita activa, Bompiani, 1958, pp. 187-188).

E attraverso l’azione l’uomo può «rovesciare […] la logica entropica», cioè la tendenza della natura all’aumento necessario del disordine, che è affermata dal secondo principio della termodinamica (L. Alici, Azione e persona: le radici della prassi, Vita e Pensiero, 2002, p. 26).
Inoltre, dato che (come abbiamo detto) gli animali sono sempre pragmatici-utilitaristi, ne segue che essi non sono capaci di amore gratuito, reagiscono alle cose solo in relazione alla convenienza/mancanza di convenienza con le loro esigenze vitali, con i loro istinti. Invece, l’uomo, in quanto è capace di non essere utilitarista-autointeressato, è capace di amare l’altro volendo il suo bene e cercando di realizzarlo.

L’animalismo ribatte in proposito: ci sono alcuni animali che sacrificano per amore la propria vita per altri animali, dunque essi non sono autointeressati, non sono pragmatici- utilitaristi. In realtà, però, questi loro comportamenti non sono realmente espressioni di amore gratuito e sono pur sempre autointeressati. Infatti:
1. il loro comportamento non è frutto di una scelta, bensì dettato dall’istinto, mentre l’amore è un atto libero;
2. gli animali che sacrificano la propria vita per i cuccioli considerano il cucciolo come un prolungamento di sé, lo percepiscono come una parte di sé, mentre l’amore materno-paterno vede nel figlio un soggetto autonomo (ovviamente se tale amore è “sano”, perché ci sono genitori umani che vogliono che i figli siano una loro continuazione).
2.1. La riprova di questo modo di considerare i cuccioli da parte degli animali si vede nel fatto che la cura animale si esaurisce nel momento del distacco del cucciolo dai genitori, mentre l’amore umano è sollecito verso i figli anche quando sono adulti, anche quando sono completamente autonomi e magari distanti migliaia di chilometri.

Ora, è gratuito ciò che si fa non a proprio vantaggio, bensì degli altri. Così, se il cucciolo è sentito istintivamente dall’animale come un prolungamento di sé, vuol dire che ciò che l’animale fa per il cucciolo lo fa in modo autointeressato per sé.

Per saperne di più…

Paolo Pagani, Appunti sulla specificità dell’essere umano, in Luca Grion (a cura di), La differenza umana. Riduzionismo e antiumanesimo, La Scuola, 2009, pp. 147-161.

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La natura non smette mai di stupirmi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma LA NATURA E UN POSTO MERAVIGLIOSO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgGuardate la bellezza di questa immagine: la natura è non smette mai di stupirmi! E’ così anche per voi?

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Ho trovato per strada questo cucciolo, ma non so che animale sia, seconda parte

Questa è la seconda parte della incredibile storia di un ragazzo e dell’animale che ha trovato – cucciolo – per strada. Per leggere la prima parte, seguite questo link: Ho trovato per strada questo cucciolo, ma non so che animale sia! Leggi la storia fino alla fine per scoprirlo
MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma HO TROVATO CUCCIOLO NON SO ANIMALE  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene (7).jpgCrescere un cucciolo fragile, di origine sconosciuta, che è ancora in fase di accudimento è una missione difficile. Ma grazie alla perseveranza ostinata di Longo, Biscotto non solo riusci a sopravvivere ma persino a crescere sempre di più.
Biscotto ha legato anche con i cani di famiglia. In qualche modo, loro si sono resi conto che era Biscotto era un amico, non certo “cibo”!
Assai presto, Biscotto sembrava di essersi integrato nella vita famigliare di Longo, e sembra che il cane godesse della sua presenza. Longo non lasciava mai l’animale da solo, lo portava anche a lavoro. Biscotto andava in moto col padrone godendosi il viaggio nella tasca di Longo.
Mano a mano che gli occhi di Biscotto si ingrandivano e la pelliccia sulla coda diventava più folta, la gente intorno iniziava a pensare che potesse somigliare ad uno scoiattolo. Ma a ben guardare, c’era qualcosa di diverso rispetto ad uno scoiattolo comune.

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma HO TROVATO CUCCIOLO NON SO ANIMALE  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene (8).jpgAlcuni indizi aiutarono Longo a identificare finalmente il suo nuovo amico. Il ragazzo notò un po’ di pelle in più intorno alle sue ascelle, la coda diventata abbastanza piatta e folta, poi i suoi grandi occhi diventavano molto grandi, come se fossero adatti a vedere nel buio.
Con un po’ di ricerca, Longo ha scoperto che il suo nuovo amico peloso era uno scoiattolo volante, una creatura notturna che può planare per più di 40 metri grazie alla membrana di congiunzione fra le zampe anteriori e posteriori che, distesa, consente il volo librato o planato. Grazie a questa scoperta Jeff fu ancora più in grado di fornire a Biscotto la dieta e l’ambiente a lui necessari, come ad esempio scoprì che apprezzava molto la frutta, le noci ed i semi. Una volta capita la vera natura della creatura, il suo salvatore ha lavorato duramente per creare un ambiente adatto a lui.

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma HO TROVATO CUCCIOLO NON SO ANIMALE  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene (9).jpgOgni volta che è presente, Longo lascia Biscotto fuori dalla sua “tana” e gli permette di esplorare la casa. Il ragazzo ha coperto la maggior parte dei suoi mobili con dei panni in modo da consentire allo scoiattolo di afferrarli, giocarci e muoversi grazie ad essi.
Longo ha iniziato una raccolta fondi online per costruire una nuova recinzione per Biscotto in modo che possa avere più spazio a disposizione per quelle ali! La domanda successiva che si pone ora Jeff è se tenere Biscotto come animale domestico o rilasciarlo di nuovo in libertà. Questa è una domanda a cui è difficile dare una risposta, per molte ragioni. Anche se alcune persone credono che Biscotto dovrebbe essere rilasciato in libertà, è più che probabile che ormai non sarebbe in grado di sopravvivere, dal momento che è stato cresciuto nelle mani di Longo da una così giovane età. Ciò significa che Jeff probabilmente continuerà a prendersi cura della piccola creatura per sempre, tanto ormai Biscotto è parte della sua famiglia!

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Fortunatamente, sembra che Biscotto sia molto felice di dove si trovi. Il giovane scoiattolo volante sfuggito alla morte il giorno in cui Jeff Longo l’ha trovato, ha perso la madre ma ha guadagnato un nuovo padre ed un migliore amico.

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Differenza tra oviparo ed ovoviviparo con esempi

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologia Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Mangiare pesce azzurro dimezza il rischio di ammalarsi di artrite reumatoL’animale oviparo ha un tipo di riproduzione nella quale la femmina depone uova fecondate con crescita embrionale al di fuori dell’organismo materno. In pratica l’incubazione delle uova avviene al di fuori del corpo della madre. Sono ovipari tutti gli uccelli, alcuni anfibi, insetti, aracnidi, molti rettili, i pesci e i monotremi

L’animale ovoviviparo: tipo di riproduzione nella quale le uova sono incubate e si schiudono dentro l’organismo materno, ma senza che vi sia alcuna relazione nutritiva con esso (come invece avviene nell’animale viviparo). Sono ovovivipari alcuni pesci (gli squali), alcuni rettili come la vipera e gli invertebrati

In linea generale si tratta di strategie riproduttive diverse messe in atto dagli anmali vertebrati per promuovere la crescita e la cura dell’embrione nel miglior modo possibile. Con le debite eccezioni, i pesci e gli altri vertebrati ovipari depongono le uova nell’ambiente esterno. Nei pesci e anfibi ovipari la crescita dell’embrione è veloce, diventando rapidamente adulti in modo da potersi nutrire da soli, il che vuol anche dire uova piccole e con poco materiale di riserva. Nei rettili e uccelli ovipari, invece, l’embrione si sviluppa molto più lentamente, spesso è assente la fase larvale e quindi abbiamo un uovo di maggiori dimensioni con parecchie sostanze di riserva per nutrire l’embrione.

I vertebrati ovovivipari, invece, trattengono le uova fecondate all’interno del corpo della madre e qui gli embrioni si nutrono delle riserve dell’uovo. Non si nutrono direttamente dalla madre, il cui corpo serve dunque solamente a proteggere l’uovo e l’embrione. Al termine dell’incubazione, le madri generano piccoli totalmente formati ed emettono all’esterno anche i frammenti di uovo.

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Differenza tra oviparo e viviparo con esempi

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo BEL RITRATTO DI FAMIGLIA Cani Animali Dieta Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Sessuologia Pene HD Laser Filler Rughe BotulinoL’animale oviparo ha un tipo di riproduzione nella quale la femmina depone uova fecondate con crescita embrionale al di fuori dell’organismo materno. In pratica l’incubazione delle uova avviene al di fuori del corpo della madre. Sono ovipari tutti gli uccelli, alcuni anfibi, insetti, aracnidi, molti rettili, i pesci e i monotremi

L’animale viviparo ha invece un tipo di riproduzione nel quale lo sviluppo embrionale avviene all’interno dell’organismo materno con relazione nutritiva da parte di quest’ultimo. Per esempio nei mammiferi euteri lo scambio nutritivo si ha tramite la placenta, nei metateri si ha nell’utero, anche se qui il feto inetto esce dalle vie genitali e arriva fino alle mammelle nel marsupio. Sono vivipari i mammiferi, alcuni rettili, qualche anfibio (la salamandra), alcuni artropodi e pesci

Nei pesci e anfibi ovipari la crescita dell’embrione è veloce, diventando rapidamente adulti in modo da potersi nutrire da soli, il che vuol anche dire uova piccole e con poco materiale di riserva. Nei rettili e uccelli ovipari, invece, l’embrione si sviluppa molto più lentamente, spesso è assente la fase larvale e quindi abbiamo un uovo di maggiori dimensioni con parecchie sostanze di riserva per nutrire l’embrione.

I vertebrati vivipari vedono l’impianto dell’uovo fecondato nell’utero, da cui traggono nutrimento per svilupparsi. Nei marsupiali gli embrioni rimangono per breve tempo nei genitali femminili, i piccoli vengono partoriti presto e terminano il loro sviluppo nel marsupio, nutrendosi dalle mammelle qui presenti. Nei mammiferi placentati, invece, gli embrioni si sviluppano in toto nell’utero, il nutrimento arriva tramite il sangue materno giunto al feto tramite la placenta e vengono partoriti a sviluppo completato.

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