Differenza tra ansia ed attacchi di panico

MEDICINA ONLINE DONNA TRENTANNI SINGLE PAURA RAPPORTO SESSO SAD TRISTE PIANTO RAGAZZA FIDANZATA AMORE PRINCIPESSA TRISTEZZA DEPRESSIONE MENTE EMOZIONI SESSO SEX GIRL YOUNG CUTE CRYING VERY UNHAPPY WALLPAPEREsistono delle differenze tra ansia e attacchi di panico ed è utile comprenderne le caratteristiche per individuarle e combatterle. Uno studio sull’ansia afferma che questo disturbo dovrebbe essere maggiormente preso in esame dalla ricerca sulla salute mentale perché è più comune di quanto si pensi. Gli scienziati dell’Università di Cambridge hanno recentemente affermato che sono i giovani sotto i 35 anni, le donne e gli individui affetti da problemi di salute ad esserne particolarmente colpiti. Si stima che 4 persone su 100 soffrono di ansia.

L’ansia è la sensazione di essere nervosi, inquieti o a disagio. A volte è gestibile ma altre volte può diventare una condizione travolgente e difficile da controllare. L’ansia è presente costantemente, si può continuare a sentire nel profondo, nel subconscio della mente. Quando si vivono periodi di ansia c’è una senso di nervosismo, di sfiducia, di depressione, di mancanza di concentrazione e di malessere in qualunque contesto. Molto spesso i fenomeni legati all’ansia vengono però trascurati o non presi sul serio: questo può diventare l’aspetto più frustrante per coloro che ne soffrono.

Gli attacchi di panico, anche detti crisi d’ansia, si verificano quando il sistema nervoso si sente sotto attacco o in pericolo. Si tratta di episodi nei quali si sperimenta un’improvvisa e violenta paura o una fulminea escalation dell’ansia comunemente presente. Ci si può sentire come se si fosse sul punto di crollare, di svenire o di soffocare, avere un battito cardiaco accelerato o essere a corto di fiato. Si possono sentire spasmi, tremori, brividi, vertigini, dolori ai muscoli, nausea, vampate di calore, eccesso di sudorazione e si può provare paura di morire o di impazzire. Gli attacchi di panico possono durare pochi minuti o anche alcune ore.

Per controllare l’ansia è bene: respirare profondamente; annotare tutte le cose che sono fonti di preoccupazioni; cercare di mantenere la vita organizzata in modo da non farsi prendere dal panico; parlare con gli amici e i familiari; credere in se stessi; pensare positivo; sfuggire le situazioni di disagio; controllare lo stress; seguire un ritmo di sonno-veglia regolare; prediligere musica e film spensierati; contare fino a 10 nella propria testa per cercare di placare le emozioni; rivolgersi ad un medico se la condizione diventa troppo grave o fuori controllo.

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Ansia da prestazione sessuale femminile: perché viene e come si supera?

MEDICINA ONLINE SESSO ANSIA PRESTAZIONE SESSUALE COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA CAMEL TOE LOVE FIRST TIME LOVER SEX GIRL MAN YOUNG WOMAN WA SQUIRTAnche se per la maggior parte delle persone è un problema solo maschile, l’ansia da prestazione riguarda anche le donne, ed è piuttosto diffusa.
Molte recenti ricerche e sondaggi sull’argomento, rilevano che una donna su cinque ne soffre e che potrebbe diventare uno dei nuovi nemici della coppia insieme allo stress e alla routine.
Una problematica questa che si è spesso associata solo all’uomo e che, invece, attanaglia anche l’universo femminile, mettendo sullo stesso piano maschi e femmine nell’espressione dell’ansia e sui suoi risvolti in ambito sessuale.
La donna quindi può vivere il sesso in maniera problematica al pari dell’uomo, ma nonostante questo dell’ansia da prestazione femminile si continua a parlare poco.
Per questioni culturali l’effetto negativo sull’identità sessuale è ancora maggior negli uomini che vivono la defaillance come un’impotenza più generalizzata alla propria identità di maschio. Il non appagamento femminile è considerato spesso più “normale”, accettabile, complice l’idea che le donne vivano il sesso con minor enfasi e bisogno.

Sono tante le donne che soffrono l’ansia da prestazione?
Nella pratica clinica gli esperti si confrontano continuamente con casi di ansia da prestazione femminile, in quanto è strettamente collegata a fattori di disagio e blocchi emotivi che inevitabilmente invadono la sfera sessuale. Pertanto, diviene una problematica comune e frequente che crea irrigidimento, tensione, impossibilità nel raggiungere l’orgasmo, portando a vivere via via l’intera esperienza sessuale in modo estraneo e sgradevole.

Cos’è
E’ un blocco emotivo della riposta sessuale che deriva dall’incapacità di lasciarsi andare e di perdere il controllo.
Il meccanismo, nell’uomo e nella donna è analogo; se nell’uomo però deriva dal timore di non farcela a raggiungere un’erezione, nella donna tutto parte dalla paura di non riuscire ad avere un orgasmo.
Differenti invece le “manifestazioni esterne”, che per l’uomo sono più evidenti e problematiche. La mancanza di erezione negli uomini crea più imbarazzo e l’ impossibilità a proseguire il rapporto, mentre nelle donne, pur con forte disagio, è possibile in genere portare a termine il rapporto.

Sentire il corpo con le sue sensazioni
Se la donna è troppo concentrata sul “risultato”, il rapporto è vissuto al pari di una competizione sportiva, come un atto puramente meccanico, uno strumento per ottenere il premio, ovvero l’orgasmo.
L’eccessiva focalizzazione sulla prestazione porta la donna a far prevalere la sua parte razionale su quella emotiva, impedendole di lasciarsi andare e di vivere il suo corpo e le sensazioni che le regala in quel momento.

La profezia che si avvera
Il timore di non riuscire a raggiungere l’orgasmo porta la donna a non averlo per davvero; il sesso è accompagnato da preoccupazione, ansia, e da un irrigidimento che ostacola l’eccitazione e tutte le reazioni corporee propedeutiche al piacere.
L’orgasmo così – complice anche una mancata o carente lubrificazione – nella maggior parte dei casi, non arriva.
L’esperienza sessuale diventa un teatrino sgradevole in cui non si è attori ma spettatori. Si parla infatti di “spectatoring”, intendendo con questo termine uno stato in cui si arriva ad osservare la propria prestazione dall’esterno, diventando spettatrici di se stesse. Anziché vivere le sensazioni di piacevolezza dell’amplesso, si controllano le emozioni e si analizza il proprio modo di fare l’amore con gli occhi freddi di un giudice, pronto a criticare ogni dettaglio.
Nel trattamento dell’ansia da prestazione va inoltre distinto se il problema è di tipo generalizzato (in tutte le situazioni) o situazionale (solo in alcuni momenti o con alcuni partner), primaria o secondaria, a seconda in che fase della vita sessuale si presenta.

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Può essere scatenata anche da eventi particolari o comparire in determinati momenti di vita?
La sessualità è sempre uno specchio di come stiamo e della qualità della nostra emotività, quindi sicuramente a seconda dei periodi e degli avvenimenti che si susseguono nella nostra vita, ci saranno ripercussioni nella nostra vita sessuale e nella capacità di lasciarsi andare e di godere appieno delle esperienze (anche sessuali) che facciamo.
L’importante è rimanere in contatto con con ciò che si sta provando per capirne il senso e trovare un modo per allentare il blocco emotivo.

Da cosa dipende?
Alcuni studi sottolineano quanto la manifestazione di questo problema sia sempre più legata alla “mascolinizzazione” dello stile di vita della donna di oggi, sempre più dedito al lavoro e soggetto ad abitudini nocive (stress, fumo, consumo di alcol, eccessi). In generale nasce da tutte quelle problematiche legate all’ansia e ad aspetti di sé suscettibili di conflitto emotivo come: una bassa autostima, l’inesperienza e inconsapevolezza sessuale, ma anche il non sentirsi desiderabili e all’altezza delle aspettative proprie e dell’altro. Può, inoltre, svilupparsi a causa di una problematica nella coppia, di fiducia nel proprio partner o più in generale dalla scarsa capacità di fidarsi ed affidarsi all’altro, o per un grande blocco nel lasciarsi andare e perdere il controllo.
Vediamo più nel dettaglio.

Per raggiungere il piacere bisogna piacersi
Prima e imprescindibile condizione per vivere la sessualità nel migliore dei modi, senza problemi né ansie, è l’autostima.
Se una donna non ha fiducia in se stessa tenderà ad essere critica e per questo a focalizzarsi con severità sulla sua prestazione innescando il meccanismo dello spectatoring.
Un altro rischio, se non ci si ama abbastanza, è quello di concentrarsi unicamente sulla soddisfazione del partner. Il pensiero “l’importante è il tuo piacere, non il mio” è sintomatico del mettersi in secondo piano rispetto al proprio compagno.

L’autoerotismo : conoscere se stesse e il proprio corpo
A volte invece l’ansia da prestazione può essere correlata a una scarsa conoscenza della propria “mappa erotica” e della propria risposta sessuale.
Avere la consapevolezza del proprio corpo, dei punti più sensibili e di ciò che ci piace e non ci piace è importantissimo per “sentire” davvero il sesso e non avere l’ansia dell’orgasmo perché diventa più semplice raggiungerlo. Oltre che diviene fondamentale per poter comunicare e ”guidare” al meglio il partner verso il nostro piacere.

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Quanto c’entra il partner? O è sempre una questione individuale?
E’ un tipo di disagio che può nascere sia da proprie caratteristiche e quindi essere presente in tutti i rapporti che si hanno, o invece, nascere strettamente correlata alla qualità della specifica relazione che si vive. In tal caso va esplorata la dinamica disfunzionale con il partner per comprendere meglio cosa agita e blocca l’energia e la fluidità sessuale, come ad es. una scarsa comunicazione dei propri desideri, mancanza di complicità e intimità sessuale, forme di imbarazzo e pregiudizi sulla sessualità, incapacità nel “guidare” l’altro al proprio piacere, eccessiva adattabilità allo schema sessuale dell’altro, o mancanza di fiducia verso la relazione.
Se il problema però è situazionale – ovvero compare solo in alcuni contesti (una volta si e altre volte no) – allora è necessario prendere in esame tutte le variabili di quel determinato contesto per capire qual è la causa scatenante.

Scarsa comunicazione dei propri desideri
Un motivo può essere una scarsa (o addirittura assente) comunicazione sessuale. Non sono poche le coppie, infatti, che dialogano positivamente su tutto ma per le quali “l’ argomento sesso” è un tabù; non si dicono e soprattutto ignorano i rispettivi gusti, fantasie, ma anche le loro paure e imbarazzi.
Questo è ovviamente un freno per l’eccitazione e per il trasporto sessuale.
Imparare a comunicare è essenziale nella sessualità, per “vedersi”, capirsi e trovarsi.

Conoscenza superficiale del partner
E’ facile anche che il blocco avvenga con un partner appena conosciuto, con il quale si ha ancora una confidenza limitata (rapporti occasionali, o consumati troppo presto possono causare imbarazzo o addirittura vergogna, perché si ha paura di mostrarsi come si è). E’ importante quindi non forzarsi mai a vivere situazioni che non sono adatte al proprio modo di essere e/o anticipare i tempi di legami appena nati.

Pregiudizi
Anche i pregiudizi sulla sessualità e i vari tipi di condizionamenti e stereotipi possono influire.
Un’educazione famigliare troppo rigida o religiosa, piena di tabù, dove il sesso è visto come qualcosa di peccaminoso o limitato alla procreazione, o dove le donne disinibite sono etichettate come “poco di buono”, può provocare una forte chiusura e un’incapacità nel lasciarsi andare. Ma anche nei casi in cui è il partner a risultare poco aperto mentalmente o disponibile a sperimentare, si può innescare una forte ansia per la paura di essere giudicata.

Passività
Una donna passiva che subisce il partner, assecondando in toto i suoi desideri, difficilmente si potrà permettere serenamente l’espressione dei propri. In questo caso sarà indispensabile riappropriarsi della propria individualità sessuale, per mettere in atto ciò che la fa star bene. Attenzione anche alle situazioni in cui l’inesperienza di lui la “fa da padrone”, creando difficoltà nel chiarire con sincerità e senza imbarazzo quali sono i modi più adeguati per lei per raggiungere il piacere.

Poca complicità e scarsa fiducia nella relazione
Una relazione in cui non si crede fino in fondo, in cui non ci si fida del partner o dove si ha paura di essere lasciati può ostacolare l’abbandonarsi al piacere, perché c’è l’intenzione inconscia di mantenere il controllo per non essere ferite.

Disfunzione sessuale maschile
Se nella coppia il partner presenta un disturbo sessuale può succedere che l’ansia vissuta dalla donna per tale disfunzione non le consenta, nemmeno come tempi (per es. in caso di disfunzioni come eiaculazione precoce e perdita dell’erezione), di lasciarsi andare e concentrarsi sul proprio piacere.

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Quale è l’atteggiamento migliore che si può avere con la propria compagna per prevenire o contrastare questo problema?

Certamente la tensione e l’ansia sono i fattori dominanti in questa difficoltà, per cui tutti quei gesti, parole, comportamenti volti a far rilassare l’altra saranno sicuramente utili e funzionali:
E’ opportuno quindi creare un clima e un contesto piacevole per tutti i sensi (luci, profumi, etc.) in cui concedersi un tempo per “esplorarsi” reciprocamente;
lasciarsi andare al contatto fisico ed emotivo per costruire in modo fluido l’interazione, senza fretta e senza schemi precostituiti;
rinforzare l’autostima della partner facendola sentire desiderabile ed eccitati dalla sua sessualità.

L’ansia di lei può provocare l’ansia di lui?
L’uomo spesso fa più fatica a riconoscere le difficoltà sessuali della partner e a mettersi in discussione, tendendo ad attribuire alla partner la totale responsabilità del blocco sessuale, questo sicuramente perchè la donna non sempre esprime e comunica appieno e in modo chiaro le sue difficoltà. Certamente, però, avere una partner “bloccata”, alla lunga può “contagiare” la sessualità di lui facendo insorgere problematiche di frustrazione che possono anche facilmente strutturare una disfunzione sessuale.

Quando si può risolvere da sola e quando è bene rivolgersi a un esperto?
Come in tutte le problematiche psicologiche, già saper riconoscere di avere un problema è un gran passo avanti. Valutare, inoltre, l’efficacia delle tentate soluzioni messe in atto per risolverlo, può servire a comprendere se siamo in grado di andare da sole verso una risoluzione del problema o, se, invece, è più opportuno farsi guidare da un esperto, che possa portare verso strategie più mirate a comprendere e modificare lo schema comportamentale disfunzionale.

Trucchi e stratagemmi pratici per evitarla
La regola dovrebbe sempre essere quella di sentire e seguire le proprie sensazioni ed emozioni in modo da liberare l’energia sessuale anzichè trattenerla e irrigidirla.
Anche lo stress è un elemento “diabolico” per la vita sessuale, così come la routine quotidiana che boicotta il desiderio e la curiosità. Quindi via libera a tutto ciò che possa creare un nuovo gioco relazionale ed erotico, che possa avere un effetto sorpresa e mettere un po’ di pepe nell’incontro a patto di non esagerare con performance stereotipate che invece di allentare aumentino l’ansia da prestazione.
Il miglior modo per affrontare la difficoltà, dopo aver capito da cosa dipende, è attuare strategie di rilassamento e “preparazione” all’atto:
Un bagno rilassante, un massaggio, cospargersi il corpo di olio profumato, indossare qualcosa che faccia sentire a proprio agio ma speciali e desiderabili, favorisce il relax e l’eccitazione.
Dare spazio ai preliminari, che sono sempre un ottimo modo per “scaldare” l’atmosfera, per sciogliere le tensioni e per costruire una migliore confidenza e intimità.
Arrivare all’incontro sessuale disponibile a fare un passo alla volta, concedersi tempo, cercando di comunicare con il proprio partner ed esplicitare le proprie sensazioni.
Vivere il sesso con un atteggiamento il più possibile di curiosità, esplorazione e condivisione ma, soprattutto, via libera al gioco relazionale ed erotico in tutte le sue forme.

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Ansia da prestazione sessuale: come sconfiggerla per sempre?

MEDICINA ONLINE SESSO ANALE ANO RETTO LUBRIFICANTE FECI PAURA CLISTERE COUPLE AMORE DONNA PENE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VAGINA SESSULITA SESSO COPPIA JEALOUS LOVE COUPLE FL’ansia da prestazione ha un forte collegamento con diverse problematiche di natura sessuale estremamente diffuse. Infatti, moltissimi uomini presentano un qualche genere di problema di erezione a causa del timore di fallire legato al proprio stato mentale di ansia da prestazione. Oltretutto, tali problematiche non risultano essere un disagio riscontrabile solo tra gli uomini della terza età (come superficialmente si può essere portati a credere), ma anche e soprattutto tra ragazzi molto più giovani e in ottima salute fisica.

Tuttavia, c’è anche da dire che sul rapporto tra i problemi di erezione e l’ansia da prestazione maschile vi è molta confusione e disinformazione tra gli uomini, soprattutto quando si imbattono in un’inaspettata disfunzione erettile proprio durante il rapporto sessuale con l’amata o con la partner occasionale.

Infatti, non a tutti gli uomini è chiaro cosa sia esattamente l’ansia da prestazione sessuale, né tantomeno perché quest’ultima provochi impotenza o problemi di erezione vari solo in determinate circostanze e non in altre. Fatte queste necessarie premesse, qui di seguito si cercherà di dare una chiara risposta alle seguenti domande:

  • Cosa è esattamente l’ansia da prestazione sessuale maschile?
  • Cosa non è?
  • Perché e in che modo moltissime problematiche erettive si verificano a causa dell’ansia da prestazione?
  • Cosa fare per non rischiare di peggiorare la situazione e i problemi erettivi?
  • Cosa è possibile fare per combattere l’ansia da prestazione e per migliorare l’erezione?

Leggi anche: Erezione del pene: come mantenerla più a lungo possibile

Cos’è l’ansia da prestazione?

L’ansia da prestazione sessuale è una condizione mentale e psicologica di tensione, agitazione e “blocco” che scaturisce a causa di incertezza, insicurezza e preoccupazione nei confronti del rapporto sessuale con la partner. Le sue cause possono essere varie e, se di alcune possiamo esserne pienamente consapevoli, di altre ne siamo spesso del tutto inconsapevoli. Tra esse possiamo avere:

  • timore di deludere sessualmente le donne (di non essere sessualmente abbastanza bravi o desiderabili)
  • timore di essere sessualmente inferiore nelle discussioni e nei confronti sociali fra coetanei, amici o colleghi (o prendendo la pornografia come sistema di paragone)
  • convinzioni errate sul sesso e sulle esigenze sessuali femminili
  • bassa autostima sessuale e mancanza di fiducia in sé stessi
  • paure legate alle dimensioni del pene (nel caso di chi si ritiene poco dotato)
  • auto-monitorizzazione del pene e dell’erezione durante il rapporto sessuale
  • uso o abuso di alcool e droghe (anche i cannabinoidi come la marijuana)
  • interazione con alcuni farmaci (per esempio: ansiolitici, antidepressivi, psicofarmaci)
  • convinzioni auto-limitanti (quasi sempre inconsce e molto sottovalutate)
  • auto-sabotaggi inconsci (programmazione inconscia e inconsapevole al proprio fallimento sessuale).

La causa singola, o l’insieme di cause, provocano per l’appunto un senso di incertezza e insicurezza che, molto spesso, porta a vedere nel rapporto sessuale con la partner una sorta di test o banco di prova per dimostrare virilità e/o per ricevere approvazione e sentirsi sessualmente “normali”, eccezionali o desiderati e accettati. Questo, tuttavia, crea agitazione mentale e una tensione comunemente chiamata ansia da prestazione sessuale, la quale blocca il meccanismo psicologico e fisiologico dell’erezione (per il motivo che vedremo tra poco) provocando, durante il rapporto sessuale, problemi come:

  • la mancanza totale di erezione (spesso definita impropriamente impotenza maschile)
  • la perdita di erezione durante la penetrazione o durante altri momenti del rapporto sessuale
  • problematiche come l’erezione parziale o poco intensa.

Prima di spiegare in che modo queste problematiche possono essere causate dal timore di fallire a letto, è importante precisare e chiarire, a chi si trova a che fare con questo imbarazzante e spesso affliggente problema, che l’ansia da prestazione sessuale non è una malattia. Soprattutto, è importante comprendere che avere problemi di erezione, per via della propria insicurezza, non è una cosa di cui doversi vergognare e non rappresenta in alcun modo una mancanza di virilità o di mascolinità.

È importante fare queste precisazioni in quanto molti uomini pensano erroneamente che il sentirsi dire dal proprio medico che “fisicamente è tutto normale, si tratta solo di un problema mentale”, sia sinonimo di gravi e vergognosi disturbi psicologici e che ciò rappresenti una mancanza di virilità. Questo modo di pensare è del tutto irrazionale e illogico perché problemi di erezione e ansia da prestazione sono disagi diffusissimi a qualunque età e sono normalissimi disturbi che sorgono per cause precise e relazionate a problematiche della società moderna, problematiche umane e ordinarie e non problemi rari di cui doversi vergognare.

Molti uomini arrivano al punto di pensare cose come: “Io non soffro di ansia da prestazione, però ho paura di deludere la mia donna perché lei è bellissima e molto esperta, mentre io ne sono innamorato e ho poca esperienza/sono poco dotato/non sono bello/non sono sicuro di soddisfarla ecc.”. In sostanza, non vogliono ammettere a sé stessi di avere un’ansia prestazionale perché pensano, erroneamente, che si tratti di una malattia psicologica o qualcosa di cui vergognarsi. Inoltre, non riescono a comprendere per quale motivo si presenti una scarsa erezione soltanto a letto con lei, mentre invece ciò non accade da soli o con la partner precedente.

Leggi anche: Mancata erezione da ansia da prestazioni: 24 modi per combatterla

Come l’ansia da prestazione crea problemi?

L’erezione del pene, e il mantenimento della stessa durante il rapporto sessuale, nasce grazie a una serie di fenomeni a catena, in cui il primo provoca il successivo e così via. Il punto di partenza di tutto il meccanismo psico-fisico è l’eccitazione mentale e psicologica, in seguito a stimoli sensoriali di carattere erotico (vista, udito, tatto, olfatto, immaginazione).

L’eccitazione sessuale psicologica provoca il rilascio di ormoni, impulsi chimici, neurali e bioelettrici che, dirigendosi verso la zona genitale, determinano il rilascio della muscolatura liscia del pene e l’afflusso di sangue nei corpi cavernosi. In questo modo, quest’ultimi si possono gonfiarsi di sangue come se fossero una spugna o un palloncino e portare il pene dallo stato di riposo allo stato eretto. Questo è ciò che accade quando l’eccitazione mentale è “pura” e priva di blocchi. Ma ecco che qui può entrare in gioco l’ansia da prestazione a giocare brutti scherzi, creando grossi problemi o limiti alla normale capacità erettiva.

Infatti, la paura di non essere all’altezza crea agitazione interiore, tensione mentale e quindi un blocco o un freno allo stato psicologico di eccitazione. Venendo meno l’eccitazione mentale, si vanno a interrompere o a limitare tutti i processi fisiologici successivi del meccanismo erettile e il pene riceve meno sangue dando così luogo ai problemi di erezione o limitando la sua potenzialità erettiva. Inoltre, lo stato ansiogeno induce la produzione di ormoni dello stress come l’adrenalina e la noradrenalina e un processo di vasocostrizione (restringimento dei vasi sanguigni), rendendo ancora più problematica e difficoltosa l’erezione del pene e il suo mantenimento in tale stato.

Leggi anche: Ansia da prestazione sessuale: vincila con un sano egoismo

Come evitare di alimentare l’ansia da prestazione?

Di fronte ai disagi generati dall’ansia da prestazione sessuale, molti uomini tendono a preoccuparsi eccessivamente e a temere di avere problemi organici alla sfera genitale, oppure a deprimersi facilmente pensando che sia una cosa grave, rara e poco virile. Ma in questo modo non fanno altro che alimentare la preoccupazione (in modo irrazionale) e quindi, senza rendersene pienamente conto, finiscono per aumentare ulteriormente anche il loro stato ansiogeno peggiorando così la loro situazione. Molti cercano nei rimedi farmacologici (o a volte in quelli naturali o in preparazioni erboristiche) una speranza di salvezza per sentirsi più sicuri, illudendosi che in questo modo avranno un’erezione certa al 100%. Tuttavia non è così per due motivi:

  1. I farmaci per la disfunzione erettile non provocano un’erezione automatica, perché per provocarla occorre, in ogni caso, una pura e sana eccitazione mentale senza blocchi psicologici. Pertanto, se vi è insicurezza verso l’esito del rapporto sessuale (o verso il soddisfacimento della partner), allora molto probabilmente si presenteranno problemi erettivi, anche se si assumono preparazioni farmacologiche poiché l’ansia da prestazione non è stata eliminata alla radice.
  2. Riponendo fiducia e speranza nei farmaci si instaura un meccanismo psicologico di dipendenza mentale dai farmaci stessi. Infatti, questi ultimi andrebbero assunti per sempre prima di ogni rapporto sessuale e, in questo modo e senza esserne consapevoli, si diventa psicologicamente dipendenti dal farmaco e si sminuisce ulteriormente la propria autostima sessuale, alimentando la credenza interiore di non poter fare a meno di un “aiuto” esterno…

Cosa fare per liberarsene?

Se hai compreso correttamente le dinamiche che portano ai problemi di erezione attraverso l’ansia da prestazione, dovresti anche aver compreso che la causa di quest’ultima va combattuta ed eliminata alla radice: ovvero nei processi mentali auto-limitanti più o meno inconsci. Elevare la propria autostima sessuale è la prima cosa da fare per vivere la sessualità con la propria partner in uno stato di serenità e fiducia interiore.

Diventare consapevoli dei propri meccanismi inconsci di auto-sabotaggio è altrettanto importante, così come lo è il ricevere una corretta informazione sul funzionamento di certe dinamiche sessuali di coppia che invece, troppo spesso, vengono storpiate a causa della dilagante disinformazione sessuale che circola sul web o su riviste e TV.

Evitare di auto-programmarsi all’insuccesso è fondamentale per evitare di ricadere nel circolo senza fine dell’ansia da prestazione e dei problemi di erezione. E tutto questo lo si può raggiungere soltanto lavorando su sé stessi con opportune tecniche mentali per elevare la propria autostima sessuale e migliorare l’eccitabilità mentale quando si è a letto con la partner.

Se a queste tecniche mentali vengono anche aggiunte tecniche fisiche ed esercizi per potenziare i fattori fisiologici del meccanismo erettile, in breve tempo si può migliorare anche la capacità erettile per ritrovare piena fiducia in sé e un’erezione sicura durante il rapporto sessuale. In questo modo, molto probabilmente, si potrà dire addio in modo definitivo all’ansia da prestazione, senza dipendere da nulla e vivendo finalmente i rapporti sessuali soddisfacendo sia sé stessi che la propria partner.

Se credi di avere un problema di disfunzione erettile da cause psicologiche, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a risolvere definitivamente il tuo problema.

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Mancata erezione da ansia da prestazione: come combatterla

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L’ansia è un fattore che influisce continuamente la vostra vita, pertanto, è più che probabile che un uomo sperimenti questa indesiderata sensazione prima di un rapporto sessuale. L’ansia ci mantiene vigili e ci aiuta a far fronte a ogni evento o situazione stressante. Purtroppo per noi maschi, però, questo problema può danneggiare notevolmente la nostra vita di coppia, proprio perché l’ansia da prestazione maschile colpisce direttamente le nostre prestazioni a letto.

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Uno dei problemi di questo disturbo è l’enorme difficoltà che ha un uomo nell’esporre il problema al proprio partner, tanto grande è il senso di vergogna ed impotenza. L’incubo più grande di un uomo che soffre di ansia da prestazione maschile è quello appunto di non riuscire a raggiungere l’erezione al momento decisivo, quando è in procinto di avere un rapporto completo con una donna.

Questa sua disfunzione fa sì che l’uomo perda la sua più grande caratteristica, cioè la sua autostima nel sentirsi il maschio dominante. È questo il vero problema dell’ansia da prestazione maschile: questo disturbo di natura prettamente mentale fa si che il maschio si concentri quasi esclusivamente sull’atto finale del rapporto, e cioè l’orgasmo suo e della compagna, perdendo così di vista tutto ciò che ruota attorno al sesso ed ai suoi piaceri. Se volete rimediare a questa vostra paranoia cercate di vivere appieno le sensazione che vi dà l’esperienza sessuale con la vostra compagna, godete di ogni attimo a partire dai preliminari, fino ad arrivare al traguardo tanto desiderato.

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Ci sono in realtà un gran numero di diversi trattamenti e rimedi, per quanto riguarda la cura dell’ansia da prestazione maschile. Una delle strategie che vi consigliamo è proprio quella destinata alla disfunzione erettile (DE), conosciuta come la tecnica di focalizzazione sensoriale. Questa tecnica è praticamente mirata a prendere consapevolezza della completezza del rapporto sessuale, capendo finalmente che non è il risultato finale ad essere importante, ma tutto l’insieme dell’atto in sé. Questo farà in modo che la vostra ansia da prestazione maschile se ne vada per sempre, ora che riuscite ad apprezzare appieno il vostro incontro intimo con il partner; e una volta che hai finito con questa prima fase, si arriverà alla seguente, caratterizzata da un periodo durante il quale non si dovrà praticare rapporti completi di penetrazione, ma soltanto qualche piccolo giochetto mirato ad accrescere la complicità con la propria compagna ed il desiderio di possederla. Questo vi aiuterà moltissimo al momento di avere il tanto atteso incontro, visto l’altissimo stimolo e la gran voglia di soddisfarvi entrambi.

La terapia analitica, cioè psicoterapia e l’ipnosi con la psicoanalisi, può essere molto efficace nel trattare i problemi più profondi che influenzano la vostra ansia da prestazione maschile. Anche se essa, assieme alla disfunzione erettile, è solita avere cause biologiche, molti dei problemi sono infatti psicologici.

Leggi anche: Tecniche mentali per sconfiggere l’ansia da prestazione sessuale

L’ipnosi può ridurre l’ansia prestazione sessuale per promuovere un senso più rilassato e sicuro di sé, aumentando la vostra autostima, la felicità e la serenità della vostra mente.

Un altro dei rimedi per alcuni tipi di ansia da prestazione maschile è attraverso la prescrizione di una terapia farmacologica, con ad esempio il Levita, il Cialis o il Viagra, farmaci che vi garantiranno – in presenza di adeguato stimolo sessuale – un’erezione facilitata in un arco temporale variabile. Il Cialis ad esempio può garantirvi l’erezione sotto stimolo sessuale per un periodo che va da 5 a 36 ore dopo l’assunzione. Prima di procedere con una terapia farmacologica è sempre consigliato contattare un medico che vi potrà prescrivere il rimedio più adatto: alcuni tipi di disfunzione erettile sono infatti refrattari a questi farmaci.

Se pensi di soffrire di disfunzione erettile da cause psicologiche o di ansia da prestazione, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a risolvere il tuo problema.

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Diminuire ansia e stress per essere sereni ogni giorno della tua vita

MEDICINA ONLINE FELICITA HAPPINES GIRL WOMAN CUTE YOUNG BIKE BICICLE FLOWERS WOODS NATURA NATURE BICICLETTA DONNA FIDUCIA CORAGGIO SUCCESSO SPORT VITA ALLEGRIAQui di seguito vengono elencate una serie di pratiche utili ai pazienti con disturbi d’ansia, come le fobie, attacchi di panico, o paura cronica. Alcune si basano su un cambiamento di pensieri, altri su cambiamento di comportamento, e altre ancora includono risposte fisiologiche.

1) Rivalutare la probabilità dell’evento minaccioso

L’ansia ci fa sentire la minaccia come imminente, ma il più delle volte quello che ci preoccupa non succede mai. Ricordando le nostre paure e registrando quante volte si sono verificate, possiamo notare quanto in realtà tendiamo a sovrastimare la probabilità del ripetersi degli eventi negativi.

2) Decatastrofizzare

Anche se un evento negativo è accaduto, siamo ancora in grado di gestirlo usando le nostre capacità di coping e abilità di problem solving o facendoci aiutare dagli altri. Anche se non è mai un’esperienza piacevole, dobbiamo realizzare che si sopravvive ad un attacco di panico, all’incontro con un ragno, o ad una perdita di denaro. È importante rendersi conto che non è la fine del mondo.

Leggi anche: Perché la donna tradisce l’uomo? Nove donne raccontano senza censure il loro tradimento

3) Utilizzare la respirazione profonda ed il rilassamento

Rilassare i muscoli è utile ad infondere la  calma necessaria per pensare con chiarezza. Se iniziamo a fare questa pratica senza una minaccia presente, allora  diventerà automatica e sarà più facile usarla nel momento in cui saremo di fronte ad una vera minaccia. La respirazione profonda impegna il sistema nervoso parasimpatico mettendo un freno  all’attivazione del simpatico.

Leggi anche: Liberarsi dalla dipendenza affettiva e dalla paura dell’abbandono

4) Diventare consapevoli delle nostre paure fisiche e mentali

La capacità di mindfulness implica un’osservazione tranquilla delle nostre reazioni, includendo anche la paura, senza panico o sentimenti che ci costringono a fuggire. Può essere insegnata in terapia e migliorata con la pratica.

5) L’esposizione

L’esposizione è la tecnica più potente per l’ansia. È necessario metterci di fronte alle nostre paure e rimanere abbastanza a lungo nelle situazioni per avvertire paura e abituarci ad andare avanti, così come è naturale che sia. La paura ci fa scappare, così la nostra mente e il nostro corpo non imparano mai che la maggior parte delle situazioni che temiamo in realtà non sono davvero pericolose. Per approfondire, leggi: Terapia espositiva: essere esposti alla propria fobia per superarla

6) Accettare la paura

L’accettare la paura e l’impegnarsi a vivere una vita basata sui valori fondamentali, ci incoraggia ad accettare il fatto che i pensieri e i sentimenti negativi sono inevitabili e non bisogna cercare di reprimerli o di controllarli. Spostando l’attenzione lontano dalla paura, e dirigendola sui nostri obiettivi di vita, saremo in grado di avere una vita piena nonostante la paura.

Se credi di avere bassa autostima o la paura del giudizio degli altri ti blocca, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò ad affrontare e superare i tuoi problemi.

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Sostanze naturali ad azione antidepressiva

MEDICINA ONLINE FOOD SUPPLEMENT INTEGRATORE ALIMENTARE RUGHE PELLE VITAMINE MINERALI MULTI TERMOGENICO GRASSO DIMAGRIRE ALFA LIPOICO FARMACO ASPIRINA TACHIPIRINA PER OS ASSUNZIONE BOCCA GIRL DONNA RAGAZZA BIONDA WALLPAPERDi seguito una lista di composti di derivazione naturale ad azione antidepressiva (NO farmaci):

  • SAM-E (S-adenosil metionina) : è un intermedio fondamentale nella biosintesi di molti neurotrasmettitori. La sua assunzione (a dosaggi superiori a 400 mg\giorno) ha mostrato in alcuni studi di generare un effetto antidepressivo ed ansiolitico, specie nei confronti delle forme atipiche.
  • Acetil l-Carnitina: è un derivato amminoacidico che si è dimostrato interagire con i recettori del glutammato e attivare l’espressione di alcune proteine. In alcuni studi ha mostrato dei rapidi effetti nel trattamento della depressione, specie della distimia (a dosaggi di 6 grammi\giorno).
  • Erba di San Giovanni: il decotto è conosciuto da secoli nella medicina tradizionale come antidepressivo e ristorativo. I suoi componenti attivi (come l’iperforina) si sono dimostrati in grado di inibire il reuptake delle monoammine con un meccanismo diverso dagli SSRI e di interagire con numerosi altri target neuronali.
  • 5-HTP (5-idrossitriptofano): è il precursore biosintetico della serotonina. Degli studi hanno dimostrato come la sua integrazione (a dosaggi opportuni) abbia un effetto antidepressivo ed ansiolitico.
  • Cloruro di Rubidio: questo sale inorganico è commercializzato, specie in alcuni stati europei, come antidepressivo efficace nelle forme in cui prevale mancanza di energia ed apatia, a dosaggi di 180-720 mg. Si è visto incrementare i livelli di dopamina e noradrenalina ed è venduto col nome di Rubiclor.
  • Zinco: l’integrazione di zinco (ad un dosaggio equivalente a circa 25 mg al giorno di zinco elementare) ad un trattamento antidepressivo si è dimostrata in grado di diminuire i sintomi di depressione nei pazienti resistenti al trattamento ma di comportare solo un lieve miglioramento dei sintomi se utilizzato da solo.
  • Nicotina: la nicotina agisce come antidepressivo tramite la stimolazione del rilascio di Dopamina e Norepinefrina; in aggiunta, la nicotina sembra esercitare un effetto antidepressivo per mezzo della desensibilizzazione dei recettori della nicotina a seguito della tolleranza. Alcune sperimentazioni cliniche hanno dimostrato che la nicotina (somministrata tramite cerotti transdermici) esercita un effetto antidepressivo sia nei non fumatori depressi sia nei fumatori e che può essere presa in considerazione per il trattamento di depressione resistente. L’ipotesi che utilizzo cronico di nicotina causi desensibilizzazione dei recettori nicotinici, causando quindi un effetto antidepressivo è in linea con la prima teoria proposta oltre 30 anni fa e le successive ricerche che hanno confermato come un’eccessiva attività di acetilcolina nel cervello possa indurre sintomi depressivi. Anche la Vareniclina, un farmaco che agisce sui recettori della nicotina utilizzato per eliminare la dipendenza da nicotina (come il farmaco Champix) ha mostrato proprietà antidepressive.
  • Agmatina: in un piccolo studio pilota condotto nel 2013 presso l’università di Cambridge, dei pazienti sono stati trattati con 2-3 grammi al giorno di Agmatina, un neurotrasmettitore endogeno che agisce su un ampio numero di recettori, tra cui quelli del glutammato: tutti hanno sperimentato una remissione dei sintomi depressivi.
  • Magnesio: uno studio in doppio cieco pubblicato nel 2017 conclude che l’integrazione di magnesio (pari a 248 mg al giorno di magnesio elementare o 500 mg di magnesio cloruro) è stato trovato avere un rapido effetto antidepressivo ed ansiolitico senza significativi effetti collaterali, anche in associazione a farmaci antidepressivi.
  • Inositolo: ha efficacia nel trattamento della depressione (a dosaggi superiori a 12 g/giorno) e in degli studi ha mostrato una diminuzione statisticamente significativa rispetto al placebo del punteggio delle scale di valutazione dei sintomi depressivi. Alcuni pazienti che non hanno risposto al trattamento con inositolo hanno trovato beneficio con un SSRI, ma l’aggiunta di inositolo ad un SSRI non sembra fornire benefici aggiuntivi all’effetto dell’antidepressivo.

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Farmaci antipsicotici (neurolettici): lista degli effetti collaterali

MEDICINA ONLINE FARMACO FARMACIA PHARMACIST PHOTO PIC IMAGE PHOTO PICTURE HI RES COMPRESSE INIEZIONE SUPPOSTA PER OS SANGUE INTRAMUSCOLO CUORE PRESSIONE DIABETE CURA TERAPIA FARMACOLOGICA EFFETTI COLLATERALI CONTROfarmaci neurolettici (anche chiamati “antipsicotici“) sono un gruppo di psicofarmaci che agiscono su precisi target neurotrasmettitoriali (principalmente utilizzati tipicamente per il trattamento delle psicosi, schizofrenia, disturbo bipolare e nel disturbo depressivo cronico. Non sono indicati per il trattamento dell’insonnia in quanto non vi sono evidenze cliniche a favore del loro impiego.

Effetti indesiderati

Questi farmaci dovrebbero essere il più selettivi possibile, dovrebbero essere utilizzati solo nei casi strettamente necessari, alla dose minima e per il tempo minimo necessari al fine di poter provocare meno effetti collaterali. Purtroppo un loro uso a lungo termine va generalmente a interferire con altre vie dopaminergiche generando così due particolari sindromi, chiamate sindrome neurolettica maligna e sindrome extrapiramidale. Nella prima si verifica la riduzione di movimenti spontanei, con riflessi spinali che rimangono comunque intatti; la seconda determina un quadro sintomatologico simile a quello della malattia di Parkinson, caratterizzato da tremore, bradicinesia e rigidità. Tra gli effetti extrapiramidali vi sono rigidità dei muscoli e dei movimenti, mancanza di espressività del volto, irrequietezza motoria, lentezza o blocco dei movimenti, rallentamento della ideazione e dei riflessi. Gli antipsicotici di prima generazione provocavano anche discinesia tardiva (movimenti involontari o semivolontari rapidi simili a tic, lente contorsioni muscolari di lingua, volto, collo, del tronco, dei muscoli della deglutizione e della respirazione). Gli effetti collaterali più comuni sono: pesantezza del capo, torpore, debolezza, senso di svenimento, secchezza della bocca e difficoltà di accomodazione visiva, impotenza, stitichezza, difficoltà nell’emissione dell’urina, sensibilizzazione della pelle (alterazione del colorito ed eruzioni cutanee), alterazione del ciclo mestruale, tendenza all’ingrassamento, aumento della temperatura corporea, instabilità della pressione arteriosa; possono accentuare la tendenza alle convulsioni nei pazienti epilettici.

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Risultati delle ricerche scientifiche sugli effetti dei neurolettici sulla massa cerebrale

Diverse ricerche scientifiche, indicano il rapporto diretto che esiste tra l’uso dei neurolettici e il restringimento della massa cerebrale.

Uno studio del 2012 ha concluso che con l’utilizzo di neurolettici la perdita di materia grigia è maggiore nei pazienti trattati con quelli tipici rispetto a quelli trattati con gli atipici, ma in entrambe i casi i danni cerebrali risultano notevoli.

  • In base alla durata dell’esposizione a questi farmaci corrisponde un più piccolo volume di tessuto cerebrale ed un aumento di volume del fluido cerebrospinale, con un conseguente degrado delle funzioni cognitive a carico del paziente.
  • In uno studio effettuato sui macachi, a cui era stato somministrato Aloperidolo, è stata riportata una perdita parziale delle funzioni intellettive, con effetti vicini a quelli della demenza.
  • La risonanza magnetica nucleare permette di visualizzare concretamente i cambiamenti reversibili nel cervello durante l’assunzione di questi farmaci.
  • La diminuzione progressiva del volume di materia grigia era più evidente nei pazienti che hanno ricevuto più trattamenti con antipsicotici. In generale un trattamento con antipsicotici è direttamente proporzionale a volumi inferiori di materia grigia.

A causa di questi effetti indesiderati, solo in alcuni casi reversibili, l’utilizzo di antipsicotici è sconsigliato a meno che non sia strettamente necessario. Per quel che riguarda la reversibilità dei danni causati da farmaci neurolettici è necessario sospendere il trattamento per poter avere dei miglioramenti significativi che tuttavia variano a seconda della tipologia di farmaco assunto

Lista dei principali effetti indesiderati dei farmaci neurolettici

  • Sedazione
  • Mal di testa
  • Vertigini
  • Ansia
  • Discinesia Tardiva
  • Distonia
  • Acatisia
  • Parkinsonismo
  • Effetti extrapiramidali
  • Osteoporosi
  • Disfunsioni sessuali
  • Riduzione della massa cerebrale
  • Prolungamento dell’intervallo QT
  • Diabete e insulino-resistenza
  • Ictus (raramente)
  • Pancreatite (raramente)
  • Torsione di punta (raramente)
  • Trombosi (raramente)
  • Epilessia (raramente).

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Citalopram (Elopram): lista degli effetti collaterali del farmaco

MEDICINA ONLINE FARMACO FARMACIA AEROSOL ASMA PHARMACIST PHOTO PIC IMAGE PHOTO PICTURE HI COMPRESSE INIEZIONE SUPPOSTA PER OS INTRAMUSCOLO PRESSIONE DIABETE CURA TERAPIA FARMACOLOGICA EFFETTI COLLATERALI CONTROINDICAZIONIIl citalopram è una molecola della famiglia degli SSRI (selective serotonin reuptake inhibitors) utilizzata per il trattamento della depressione maggiore e dei disturbi d’ansia (attacchi di panico, ansia generalizzata, disturbo ossessivo compulsivo). Al pari di altri SSRI ha anche utilizzi off-label come per il trattamento del disturbo disforico premestruale, neuropatia diabetica e dismorfofobia, per citarne alcuni.

Effetti collaterali

Il profilo di effetti collaterali del Citalopram è sovrapponibile a quello dell’Escitalopram. Gli effetti collaterali più comuni (sperimentati da più del 10% dei pazienti) consistono in:

  • Disturbi gastrointestinali (nausea, diarrea)
  • Disfunzioni sessuali (disfunzione erettile, calo della libido, anorgasmia)
  • Sonnolenza, sedazione e affaticamento, insonnia
  • Ansia, nervosismo, tremori
  • Sudorazione, bocca secca
  • Sogni vividi, incubi

Questi effetti collaterali, in genere di lieve entità, tendono a diminuire e scomparire spontaneamente nel corso delle prime settimane di trattamento; gli effetti collaterali sulla sfera sessuale tendono invece a comparire nel corso delle prime settimane di trattamento e a persistere nel corso dell’assunzione (può accadere che alcuni effetti collaterali, specie le disfunzioni sessuali, persistano per un tempo indefinito, anche anni, dopo la sospensione del trattamento, generando la così detta Sindrome Post-SSRI).

Nel 2004 la FDA allerta per il rischio di un aumento di ideazioni suicide per un peggioramento del comportamento, soprattutto negli adolescenti in terapia con gli SSRIs. Un’analisi condotta dalla FDA mostrò però una variazione statisticamente insignificante di aumento della percentuale di suicidio negli adulti trattati con citalopram.

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