Nelson Mandela e la lotta all’AIDS

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Roma Medicina Chirurgia Estetica Rughe Cavitazione Dieta Peso Dimagrire Endocrinologo Pancia Grasso Dietologo Cellulite Cibo Dermatologo Psicologo Pene Cuore Amore HIV Sessuologo Sesso NELSON MANDELA AIDSLa lotta all’Aids accompagnò la sua vita, segnandola anche con un lutto importante, la morte di suo figlio Makgatho a causa della malattia nel 2005. Ma già prima, e in maniera particolare dopo aver lasciato la presidenza del Sudafrica nel 1999, Nelson Mandela si dedicò alla sensibilizzazione sul problema Aids, vera e propria piaga in Sudafrica. Secondo le Nazioni Unite, il tasso di infezioni Hiv fra gli adulti nel Paese è aumentato da meno dell’1% nel 1990 a circa il 18% nel 2012. E si tratta attualmente della Nazione con più sieropositivi al mondo, con oltre 6 milioni di nuove infezioni ogni anno, inclusi 410.000 bambini da 0 a 14 anni, su una popolazione di 51 milioni di persone.

Con la sua opera ‘Madiba’ diede vita a una campagna per stimolare più ricerca sull’Hiv/Aids, l’educazione sul sesso sicuro e un migliore trattamento per le persone colpite, facilitando l’accesso alle cure antiretrovirali. In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids nel 2000, lancio un messaggio di forte impatto: “Il nostro Paese si trova ad affrontare un disastro di proporzioni incommensurabili causato dall’Hiv. Siamo di fronte a un nemico silenzioso e invisibile che sta minacciando il tessuto stesso della nostra società. Siate fedeli a un solo partner e utilizzare il preservativo. Date al vostro bambino amore, risate e pace, non l’Aids“.

Nel 2003 la Nelson Mandela Foundation lanciò una campagna di fundraising chiamata 46664, il numero della cella di Mandela a Robben Island. Successivamente, paragonò l’urgenza e il dramma della lotta del suo Paese contro l’Hiv/Aids alla lotta contro l’apartheid. Pop star come Beyonce, Youssou N’Dour e Dave Stewart parteciparono a un concerto voluto da Mandela, tenutosi a Città del Capo nel 2003, seguito in tv da oltre due miliardi di persone. “Era uno statista che aveva posto l’Aids in cima alla sua agenda e ha usato la sua presenza sulla scena mondiale per convincere i leader del Pianeta ad agire con decisione. La sua eredità varrà per generazioni”, ha detto Michel Sidibe, capo dell’Unaids.

“La lotta all’Aids – commenta all’Adnkronos Salute Mauro Moroni, presidente nazionale di Anlaids – ha conosciuto in Nelson Mandela un attivista instancabile ma sempre capace di un approccio profondamente umano: il suo modo di combattere il diffondersi dell’infezione da Hiv in Sudafrica e globalmente si è perfettamente integrato con le sue scelte politiche e umane improntate al superamento delle divisioni, alla comprensione verso l’altro, all’accoglienza per le diversità”.

“Bisogna anche sottolineare le particolari condizioni in cui Madiba ha operato contro l’epidemia; egli ha dovuto condurre la sua lotta in un contesto in cui le stesse autorità politiche preposte alla salute negavano la connessione tra Hiv e Aids e addirittura l’esistenza stessa dell’Aids. Il suo è un esempio straordinario di contrasto all’ignoranza, al pregiudizio e alla presunzione. Si tratta di una lezione alla quale molti politici e attivisti in tutto il mondo dovrebbero guardare con profondo rispetto e sensibilità. Con Nelson Mandela scompare un esempio reale; spero che il suo messaggio non si perda nelle difficoltà quotidiane che ciascuno di noi è costretto ad affrontare”.

“Mandela – aggiunge Alessandra Cerioli, presidente della Lega italiana lotta all’Aids (Lila) – ha profondamente segnato la vita del Sudafrica e la storia dell’Aids, è infatti con lui, nel 1997, che viene varata la legge ‘Medicines and Related Substances Control Amendment Act‘, che ha reso disponibili i farmaci salvavita più economici e sdoganato definitivamente la necessità di aggirare i brevetti e diffondere i generici, salvando milioni di persone. Notiamo anche che l’annuncio della sua morte arriva in un momento in cui l’Italia può vergognarsi un po’ meno, di fronte alla sua memoria, avendo preso pochi giorni fa, dopo anni di latitanza, un impegno concreto con il Fondo Globale di lotta contro Aids, tubercolosi e malaria”.

FONTE: https://www.adnkronos.com/tag/AdnKronos-Salute/

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Aids: così è nato il primo vaccino terapeutico per bambini

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I ricercatori del gruppo guidato dal dottor Paolo Palma, a cui va tutta la mia stima per i risultati ottenuti

Il primo vaccino terapeutico pediatrico al mondo contro l’hiv è stato sperimentato con successo all’Ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma. Lo studio, durato due anni e condotto su due gruppi di 10 bambini infetti, è stato pubblicato sulla rivista scientifica open source “PLOS ONE”, una scelta legata alla possibilità per ricercatori di ogni paese di accedere immediatamente e gratuitamente ai risultati della ricerca per proseguirne la strada. Il successo di questo vaccino potrebbe ridurre il rischio dei fallimenti terapeutici legati alla ridotta aderenza nel tempo alle cure antiretrovirali. Si parla in questi casi di vaccini “terapeutici” in quanto servono a curare persone già infette: non esiste al momento un vaccino profilattico anti Hiv.

“Il vaccino sperimentato è stato realizzato dal Karolinska Institutet di Stoccolma secondo le specifiche dei nostri ricercatori – spiega Paolo Palma, immunoinfettivologo del Bambino Gesù dell’equipe del professor Paolo Rossi che ha compiuto lo studio in collaborazione con la cattedra di Pediatria dell’Università di Roma “Tor Vergata” -. Nel soggetto infetto, in questo caso un bambino, viene somministrato il dna di una specifica proteina del virus dell’Hiv. Queste informazioni genetiche introdotte nelle cellule del paziente stimolano la risposta immunologica dell’organismo. La cellula umana che riceve il dna dell’Hiv inizia a sintetizzarla, migliorando la risposta immunitaria verso il virus. Fino a qualche anno fa sperimentare su un bambino era ritenuto non etico, oggi la situazione è completamente ribaltata e il bambino necessita di una sperimentazione pediatrica sempre più attenta alle sue esigenze”.

Lo studio è stato effettuato su 20 bambini con infezione verticale da Hiv. I 10 di loro cui è stato somministrato il vaccino hanno sviluppato un significativo aumento della reattività al virus dell’Hiv a differenza del gruppo che non lo ha ricevuto. I dati raccontano che dopo circa 7 anni dall’inizio della terapia antiretrovirale, il 50 per cento dei soggetti va incontro al fallimento terapeutico. Altro rischio della mancanza di continuità nel seguire la terapia è l’insorgere di virus resistenti alle cure antiretrovirali. “Per validare lo studio abbiamo avuto bisogno di arruolare un gruppo di controllo della stessa età con range o età comparabile per capire se le capacità di vaccinazione beneficiassero di aspetti positivi – prosegue Palma -. In età adolescenziale c’è una totale ribellione alla malattia e all’utilizzo dei farmaci. Con questo studio vogliamo arrivare a prevenire un eventuale fallimento terapeutico che può verificarsi intorno ai 9/10 anni e aiutare il sistema immunitario del ragazzo a sviluppare nuove possibilità terapeutiche”.

L’importanza di questo trial ha spinto i ricercatori del Bambino Gesù a pubblicare lo studio sulla più prestigiosa rivista scientifica open source PLOS ONE (“Una scelta dettata dalla possibilità di far interagire il nostro studio con i ricercatori di tutto il mondo. Siamo molto aperti a miglioramenti e indicazioni da parte di tutti”, spiega Palma). La trasmissione materno-infantile dell’Hiv è un problema che riguarda soprattutto paesi poveri o poco sviluppati e la pubblicazione su una piattaforma gratuita permetterà a chiunque di seguire la strada tracciata dallo studio del Bambino Gesù. Grazie ai risultati dello studio sarà possibile procedere alla fase successiva della sperimentazione che prevede la somministrazione precoce della terapia antiretrovirale, la successiva somministrazione del vaccino e, nell’adolescenza, la possibile sospensione della terapia antiretrovirale per periodi di tempo ristretti e sotto monitoraggio.

“La fase attuale è quella di vedere se le risposte avute in laboratorio, fino adesso eccezionali, si possono tramutare in qualcosa di più concreto fino ad arrivare alla formulazione di un vaccino terapeutico sicuro – conclude Palma -. In pratica, se vado a sospendere la terapia che cosa succede? Noi vogliamo arrivare a dare una risposta . Per farlo serve l’aiuto di tutti. Fino ad oggi ho avuto una straordinaria risposta da parte di ricercatori italiani che hanno offerto il proprio contributo, a titolo gratuito, allo studio. Ora dobbiamo pensare ad un ambito più europeo, al fine di arrivare ad attirare gli investimenti giusti per proseguire la ricerca e fare in modo di dare risposte efficaci”.

DAL 2001 AL 2012 -52% DI CASI BAMBINI INFETTI

Il 1° dicembre è la giornata mondiale contro l’aids. A fine 2012, secondo il rapporto globale 2013 Joint United Nations Programme on HIV/AIDS (UNAIDS) , erano 35.3 milioni le persone affette in tutto il mondo. Nell’ultimo anno ci sono stati più di 2 milioni di nuovi infetti (-33% rispetto ai 3.4 milioni di nuovi infetti del 2001). In calo le morti per AIDS che sono passate dai 2.3 milioni del 2005 ai 1.6 milioni del 2012. Sensibilmente in calo anche il numero di nuovi infetti in età pediatrica: si è passati infatti dai 550 mila del 2005 ai 260 mila del 2012. Nonostante questo, l’accesso ai trattamenti antiretrovirali nella popolazione pediatrica è circa la metà rispetto alla popolazione adulta (34% di bambini infetti trattati contro il 65% degli adulti). In alcuni Paesi solo 3 bambini su 10 ricevono le cure appropriate. A dicembre 2012, 900 mila donne incinte infette da Hiv hanno ricevuto cure antiretrovirali. La copertura è passata dal 57 per cento del 2011 al 63 per cento del 2012. Dal 2001 al 2012 c’è stata una riduzione del 52 per cento di casi di bambini infetti. Espandere l’accesso ai servizi di prevenzione della trasmissione materno-infantile ha evitato a più di 670 mila bambini di nascere infetti tra il 2009 e il 2012. Attualmente presso il Bambino Gesù sono seguiti 104 pazienti (più di 40 sono stati trasferiti con successo presso i centri dell’adulto). Di questi, 55 sono stranieri provenienti da zone ad alta endemia. Dalla metà del 2006 sono state effettuate 25 nuove diagnosi.

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Rapporti sessuali senza precauzioni: in aumento le giovanissime incinte

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO GRAVIDANZA PANCIA MATERNITA MAMMA GINECOLOGIA CONCEPIMENTO PARTO PANCIONE FIGLIO MADRE BAMBINA AMOREOltre quattro ragazze su dieci, tra le under 25, non utilizza metodi contraccettivi (e nessun tipo di protezione) quando sceglie di fare l’amore per la prima volta. Rispetto ad un’analoga ricerca dl 2010 si registra un +5% di giovanissime che affrontano il sesso senza precauzioni. Sono i dati raccolti nel 2013 dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia illustrati a Napoli durante il Congresso nazionale dei ginecologi italiani

La prima fonte di informazioni sulla contraccezione sono le amiche (76%), seguite dalla mamma (37%) ma è alta la percentuale di chi decide da sola (34%). Nel nostro paese la contraccezione ormonale è utilizzata solo dal 16,2% della popolazione, un dato molto basso. Il numero delle maternità tra le minorenni superano le seimila l’anno. Diecimila minorenni all’anno restano incinte e il 57% di loro decide di interrompere la gravidanza. Nella maggior parte dei casi si tratta di un “incidente” dovuto, appunto, alla non consapevolezza dell’importanza della scelta della maternità.

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Nata con l’Hiv, dopo tre anni continua a non sviluppare l’AIDS

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO UOMO PAPA FAMIGLIA NEONATO BAMBINOA tre anni continua a non sviluppare l’Aids la bambina del Mississippi nata con il virus dell’Hiv e trattata con una massiccia dose di farmaci antiretrovirali fino ai 18 mesi. «Non è un colpo di fortuna», ha assicurato la direttrice dello studio Deborah Persaud, virologa e esperta dell’Hiv nei bambini, «ma il risultato positivo di una terapia aggressiva e molto precoce, che potrebbe aver impedito al virus di prendere il controllo sulle cellule immunitarie della bambina».

Continua la lettura su https://www.lastampa.it/esteri/2013/10/24/news/nata-con-l-hiv-dopo-tre-anni-1.35971740/

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La bufala della frutta in scatola contaminata col virus dell’AIDS

MEDICINA ONLINE FRUTTA NATURA SETE BERE SUCCO ARANCE AGRUMI LIMONI POMPELMI VITAMINE DIETAIn internet sta girando un messaggio-bufala secondo il quale vi sarebbero in circolazione delle confezioni di  frutta in scatola tailandesi deliberatamente infettate con l’HIV. Nel messaggio c’è scritto di non comprare qualsiasi di tipo di marmellata proveniente da quel paese: rambutans, longan, lychee, perché più di 200 pazienti infetti dal virus sarebbero stati obbligati a far gocciolare il proprio sangue nei cibi in scatola. Secondo quanto riportato dal messaggio, il Ministero della salute avrebbe confermato questo fatto e avrebbe ordinato di ritirare i cibi in scatola dalla circolazione. La bufala è stata smascherata da Hoax Slayer.

LA BUFALA

Ovviamente si tratta di una bufala: la storia non assolutamente credibile e non vi è nessun rischio di essere infettati dal virus dell’HIV, che notoriamente non sopravvive al di fuori dell’organismo. Questa storia non è altro che una delle numerose sull’AIDS che circolano da anni: tempo fa c’era la Pepsi contaminata con l’Aids, poi è arrivato il turno del ragazzino morto dopo aver mangiato cibo che conteneva il sangue infetto di un cuoco con l’HIV, poi è arrivato il turno delle bottiglie di ketchup contaminate con il sangue. Chi ha diffuso questa notizia quindi, è solo uno dei tanti che sta cercando di creare scompiglio.

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HIV e AIDS: come, dove e quando si eseguono i test per la diagnosi?

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO PRELIEVO SANGUE LABORATORIO ANALISI DEL SANGUE ANEMIAIl test HIV è noto come “test dell’AIDS”. In realtà, però, si tratta di una dicitura errata. Il test, infatti, serve a rilevare se un soggetto abbia sviluppato anticorpi anti HIV. E’ bene ricordare, infatti, che l’AIDS rappresenta solo la fase terminale dell’infezione da HIV.

Cos’è il test ELISA?

L’ELISA è un test di immunoreazione, un esame di laboratorio, eseguito sul sangue, per diagnosticare le malattie infettive. Il termine ELISA deriva dalla dicitura inglese – Enzyme Linked ImmunoSorbent Assay – saggio di immunoassorbimento mediante anticorpi enzimodipendenti.

Cos’è il periodo finestra?

Quando il virus HIV penetra nell’organismo gli anticorpi, anti – HIV, non si formano subito. Il periodo finestra è, quindi, il lasso di tempo durante il quale si è stati contagiati ma non è, ancora, avvenuta la sieroconversione. Quel periodo, in sintesi, in cui non si è, ancora, diventati sieropositivi perché non si sono formati gli anticorpi specifici anti – HIV. Durante questa fase, quindi, il test ELISA risulta negativo e, di conseguenza, basandosi solo su di esso, per diagnosticare la sieropositività, il contagio può non essere rilevato.

Il periodo finestra dura mediamente:

  • 4 – 6 settimane nel caso di test ELISA di vecchia generazione;
  • 22 giorni con i test ELISA, attualmente, in uso nella maggior parte dei laboratori.

In ogni caso per ottenere un risultato che possa essere considerato definitivo è necessario attendere 3 mesi dall’evento “a rischio”. Tuttavia, per sicurezza, in genere si consiglia di ripetere il test anche a “6 mesi”.

Cos’è il test Western Blot?

Il Western Blot è un test di conferma che consente di identificare, attraverso il sangue, la presenza di anticorpi specifici nei confronti di differenti virus. Questo esame è, in genere, utilizzato come test di conferma dell’infezione.

Come eseguire il test?

Il test ELISA, eseguito privatamente, ha un costo modesto. Al contrario, invece, presso le strutture pubbliche può essere effettuato gratuitamente, anonimamente e, in genere, senza richiesta del medico.

Il test può essere eseguito:

  • Nelle strutture pubbliche e private dove si effettuano prelievi.
  • Nelle Unità Operative di Malattie Infettive degli Ospedali pubblici.
  • Nei Centri di cura delle Malattie Sessualmente Trasmissibili.

Chi dovrebbe eseguire il test?

Le persone appartenenti a un gruppo ad “alto rischio” dovrebbero sottoporsi ai test. E’ bene sottolineare che, spesso, l’infezione da HIV è asintomatica. In alcuni casi, invece, è possibile riscontrare disturbi della pelle, dermatite seborroica, dimagrimento, diarrea, febbre, candidosi orale. Altre infezioni che possono accusare i pazienti, infettati da HIV, sono rappresentate da herpes simplex o herpes zoster, tubercolosi, salmonellosi. Il test è, assolutamente, volontario e, perché venga eseguito, è necessario il vostro consenso esplicito. La decisione di fare il test è solo vostra: prendetevi il vostro tempo per affrontarlo serenamente. Ricordate, però, che una diagnosi precoce potrebbe consentirvi maggiore possibilità di scelta nel valutare un eventuale percorso terapeutico.

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Infezioni sessuali in aumento tra i minorenni italiani

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO COPPIA AMORE SESSO RAPPORTO INNAMORATIMalattie sessualmente trasmissibili sempre più diffuse, specie tra i giovani. In Italia il 3% dei ragazzi e il 5% delle ragazze sotto i 25 anni hanno già contratto un’infezione di tipo sessuale. In particolare, 400 di loro ogni anno si infettano con Hiv e i casi di condilomatosi tra maschi e femmine dai 14 ai 19 anni sono triplicati dal 2004 al 2009. A far luce sull’entità di un fenomeno diffuso e spesso poco considerato, è il direttore del centro operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità, Barbara Suligoi.

Aumenta il rischio di sterilità

Il problema non è solo italiano. Ogni anno nel mondo, 111 milioni di giovani sotto i 25 anni si ammalano di infezioni sessuali di tipo batterico, e «si presume che contando anche quelle virali, la cifra possa triplicare». Infezioni che facilitano l’insorgenza di malattie dell’apparato riproduttivo e sono causa principale di sterilità. Per esempio l’infezione da Chlamydia, «prima causa di sterilità se non trattata con antibiotici, riguarda ben l’8,3% delle under 19 in Italia», spiega Suligoi. Altissimi anche i numeri relativi alla diffusione dell’Hpv, cui sono correlati, ogni anno in Europa, 700mila casi di condilomi e carcinomi. E i tumori dovuti al virus Hpv non sono solo un problema femminile, colpiscono in Europa 32mila donne e oltre 15mila uomini.

Vaccino 

Numeri bipartisan anche per l’Italia, dove il 10% delle donne e il 60% degli uomini ha contratto il virus dell’Hpv. Ma il picco più alto, il 25%, è tra le giovanissime sotto i 20 anni. «Cifre rilevanti che suggeriscono l’opportunità di vaccinare anche i maschi per limitare in modo importante la diffusione del virus», conclude Suligoi. Il vaccino, conclude l’esperta, riguarda invece solo le ragazze dodicenni, e «in questa fascia interessata, la copertura si aggira intorno al 56-60% e varia molto da regione a regione».

FONTE ANSA

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Un nuovo vaccino sconfiggerà l’Hiv? Risultati confortanti dalla sperimentazione sulle scimmie

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO MEDICINA ONLINE LABORATORIO RICERCA OSPEDALE SCIENZA SCIENZIATO MICROSCOPIO VETRINO FARMACI CHIMICA TEST ESPERIMENTO ANALISI CLINICHE BIOLOGIA MICROBIOLOGIA VIRUS LABORATORYRicercatori della Oregon Health and Science University hanno testato un nuovo vaccino su scimmie infettate dal Siv (Simian Immunodeficiency Virus). Il Siv è per le scimmie l’equivalente dell’Hiv umano. In 9 dei 16 macachi rhesus in cui è stato testato il vaccino ha completamente eradicato il virus. La ricerca pubblicata su Nature e ha esaminato una forma aggressiva di virus chiamato SIVmac239, 100 volte più letale di Hiv. I ricercatori hanno “arruolato” un altro virus, il citomegalovirus (Cmv), della stessa famiglia dell’herpes, istruito per riconoscere l’antigene del virus delle scimmie e stimolare il sistema immunitario a combatterlo. Il citomegalovirus, infatti, è un ottimo vettore, perché ha un’elevata capacità di diffusione nell’organismo. Resta da capire perché alcune delle scimmie trattate non sono guarite. I ricercatori, guidati da Louis Picker, del Gene and therapy institute dell’Oregon Health and Science University, sperano ora di passare alla sperimentazione sull’uomo.

Continua la lettura su https://www.liquidarea.com/2013/09/hiv-vaccino-testato-su-scimmie-con-una-variante-del-virus-simile-a-quello-umano-eradica-linfezione/

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