Le vertigini sono uno dei sintomi neurologici più comuni e, nell’affrontarle, è essenziale stabilire cosa il paziente intenda con questo termine. Nella maggior parte dei casi per vertigine si intende una sensazione di stordimento, capogiro o debolezza, oppure una sensazione di mancamento. Se si sottopone al paziente una scelta di termini, questi descrive le vertigini come una sensazione di ondeggiamento piuttosto che di rotazione o di altri movimenti illusorio.
Pseudovertigine o “vertigine psicogena” o “vertigine psichiatrica” o “vertigine funzionale”
La vertigine psicogena è un disturbo che merita attenzione non solo dell’otorinolaringoiatra, ma anche dello psichiatra. La pseudovertigine è tipica di soggetti ansiosi, in particolare giovani donne con patologie pasichiatriche, ed è una vertigine di tipo soggettivo (il paziente non vede girare l’ambiente intorno a sé ma si sente girare), di durata tipicamente continua o subcontinua. Il sintomo vertiginoso o meglio pseudovertiginoso viene descritto dal paziente come sensazione di disequilibrio, di “testa vuota”, di “camminare sulle uova”.
La pseudovertigine può correlarsi a tensioni psicologiche, stress, ansia, disturbi del sonno e depressione. In genere non sono presenti lesioni all’orecchio né lesioni nervose. La sensazione pseudovertiginosa innesca un ulteriore stato d’ansia, creando in tal modo un circolo vizioso in cui la vertigine aumenta l’ansia e l’ansia aumenta la vertigine. Le situazioni cliniche in cui si riscontrano sintomi pseudovertiginosi sono gli stati d’ansia, l’iperventilazione, le gravi anemie, le pneumopatie croniche ostruttive e l’ipotensione ortostatica.
Le principali manifestazioni che si associano a pseudovertigine sono: stanchezza, sensazione di sbandamento, mal di testa, formicolii agli arti, disturbi digestivi, ansia ed eccessiva sudorazione. In alcuni casi alla pseudovertigine può associarsi un attacco di panico.
Vertigine vera
La vertigine vera e propria si verifica di regola con accessi che, se intensi, si associano a nausea e vomito e talvolta a pallore e sudorazione, con difficoltà alla deambulazione e necessità di sedersi o sdraiarsi. Nella forma più comune il soggetto riferisce una sensazione di rotazione degli oggetti nell’ambiente o di sé stesso. In casi meno frequenti vengono descritte altre sensazioni di movimento, quali il sentirsi inclinato o spinto da un lato oppure l’avvertire l’ambiente circostante come inclinato. In genere nel corso degli accessi si osserva anche nistagrno orizzontale e rotatorio. Movimenti del capo o del corpo quali il voltarsi nel letto possono provocare brevi episodi di vertigine.
Le cause più frequenti degli attacchi acuti di vertigine vera sono la vertigine posizionale benigna, la malattia di Ménière e la neuronite vestibolare. I soggetti con vertigine vera sono per lo più adulti o anziani e non necessariamente hanno malattie psichiatriche, al contrario di quello che avviene nelle pseudovertigini.
Mentre nelle pseudovertigini in genere manca la componente lesiva al livello nervoso o dell’orecchio, nella vertigine vera è sempre presente una lesione e la sede di quest’ultima è quasi sempre nell’orecchio interno, a livello dell’apparato labirintico-vestibolare: nei canali semicircolari, nel nervo vestibolare o nei nuclei vestibolari del tronco encefalico. In alcuni rari casi la vertigine è dovuta a una lesione del vestibulocerebellum (lobo flocculonodulare) o è espressione di una crisi epilettica che ha origine nel lobo temporale.
L’instabilità che viene notevolmente amplificata dallo scuotimento del capo è suggestiva di una vertigine vera, mentre se l’instabilità non viene amplificata dallo scuotimento è più probabile che ci si trovi di fronte un caso di pseudovertigine.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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