Nella vita di una persona, avere un figlio è una delle gioie più grandi in assoluto e si sente l’esigenza di star sempre accanto a lui, senza Continua a leggere
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Cibi e farmaci che aumentano la produzione di latte materno
Cibi che aumentano la produzione di latte
In caso di scarsa produzione di latte materno, alcune neomamme usano un rimedio del tutto naturale: assumere alcuni cibi ed erbe galattogoghe durante l’intero periodo di allattamento. I cibi capaci di stimolare la produzione lattea vengono anche definiti galattagoghi (o galattofori). Esistono infatti delle sostanze – che possono essere di sintesi o naturali – la cui funzione è Continua a leggere
Gli 8 trucchi per aumentare la produzione di latte materno
Esistono vari sistemi per aumentare – o almeno non far diminuire – la produzione del latte materno nella donna che allatta: al contrario di quello che si crede, tranne pochissimi casi, praticamente tutte le donne possono Continua a leggere
Differenza tra latte in polvere e liquido per neonati: quale scegliere?
Il “latte formulato“, comunemente conosciuto come “latte artificiale per neonati” ha un grande vantaggio rispetto al latte materno: fornisce alla neo mamma che non può – per motivi di salute o altro – o non vuole allattare al seno, la possibilità di Continua a leggere
Integratore di Ossitocina: effetti dell’ormone dell’amore
L’ossitocina (anche chiamata “oxitocina” o “OXT”) è un ormone peptidico di 9 amminoacidi prodotto dai nuclei ipotalamicisopraottico (principalmente) e paraventricolare e secreto nella neuroipofisi. L’ossitocina è un antagonista della acetilcolina, che a livelli alti può risultare tossica e indurre comportamenti aggressivi. Le donne possiedono in media il 30% in più di ossitocina degli uomini, fatto che determina un generale maggior attaccamento della madre alle prole, rispetto al padre. A seguito di esperimenti sugli animali (Panskepp, 1998) si è visto che iniezioni di ossitocina nel cervello dei topi femmine creavano un comportamento materno in femmine non gravide, gli inibitori dell’ossitocina portavano invece a dimenticarsi dei piccoli se si allontanano. Ugualmente nei maschi bassi livelli di ossitocina provocano amnesia sociale e chi è privo del gene codificante presenta aggressività, indifferenza al distacco dalla madre e assenza di attaccamento sociale.
Parto ed allattamento
L’azione principale dell’ossitocina è quella di stimolare le contrazioni della muscolatura liscia dell’utero, importantissime durante il parto naturale. Nell’ultimo periodo della gravidanza la responsività dell’utero all’ossitocina aumenta notevolmente e l’ormone esercita un ruolo importante nell’inizio e nel mantenimento del travaglio e del parto. Altro fondamentale ruolo è quella di stimolo delle cellule dei dotti lattiferi delle mammelle. In tal modo l’ossitocina provoca una contrazione delle cellule muscolari e la secrezione del latte. Ciò avviene in risposta allo stimolo della poppata.
Durante il parto
Durante il parto l’utero ha un aumento di recettori dell’ossitocina indotto dagli estrogeni e sviluppa la sua massima sensibilità all’ossitocina. Al momento del parto il fondo uterino espleta la funzione di pacemaker e induce delle contrazioni regolari e coordinate che giungono alla cervice. L’ormone esogeno viene utilizzato per indurre o aumentare il travaglio in caso di scarsa funzionalità della muscolatura uterina, previa amnioressi: in caso di membrane integre si preferisce il dinoprostone. Dosi elevate di ossitocina esogena interferiscono col flusso ematico attraverso la placenta e possono determinare ipossia del feto e morte.
“Ormone dell’amore”
L’ossitocina, è noto al grande pubblico anche con l’accattivante nome di “ormone dell’amore” poiché viene prodotta dal nostro organismo in diverse situazioni collegate ai rapporti affettivi. La concentrazione di ossitocina nel sangue aumenta sia negli uomini che nelle donne, ad esempio, quando ci scambiamo effusioni col nostro partner. Alti livelli di ossitocina sono generalmente correlati inoltre ad alti livelli di autostima ed al buon umore. Oltre alle funzioni importantissime durante il parto – prima elencate – l’ossitocina aumenta in varie occasioni: quando i genitori coccolano il neonato, nel momento in cui la mamma allatta il figlio, nelle effusioni fra gli innamorati e durante l’orgasmo. Secondo alcuni l’ossitocina è la molecola alla base delle coppie che “durano” di più, resistendo a litigi ed incomprensioni.
Ossitocina e sessualità
La produzione di ossitocina aumenta con la stimolazione tattile di seno, capezzolo e clitoride, inoltre stimola la prolattina e la liberazione di dopamina durante l’orgasmo che risulta più intenso. Aumenti dell’ossitocina sono generalmente collegati ad una maggiore intesa e soddisfazione sessuale, sia nell’uomo che nella donna.
Il miglio integratore alimentare di ossitocina
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È incinta e perde peso: “Sono felice”. Ma in realtà è un cancro incurabile all’intestino
Quando si è accorta di aver perso circa 10 kg in una settimana, Caroline Dick si è detta subita entusiasta. La donna, 42enne scozzese, portava in grembo il suo Maxx, che oggi ha 3 anni. Pensava che fosse solo “fortunata” a perdere peso mentre il bimbo cresceva dentro di lei: non aveva idea del fatto che proprio quella gravidanza stesse mascherando una malattia incurabile. Caroline infatti era stata colpita da un cancro dell’intestino che ha portato alla rimozione della vagina, del colon e del retto. All’epoca, sebbene la sua fosse stata considerata una “gravidanza normale” e aumentasse di peso con Maxx, la donna aveva notato che le sue braccia e le sue gambe si stavano assottigliando. Inizialmente non si è soffermata su questo aspetto. Ma dopo essersi accorta che il suo peso continuava a diminuire anche dopo che il bimbo era nato, ha capito che c’era qualcosa non andava.
Cancro diffuso
Quando Maxx aveva ormai compiuto un anno, le è stata data la sconvolgente notizia: cancro all’intestino al quarto stadio. Caroline, originaria di Uphall, West Lothian, ha ammesso come quella diagnosi, nel dicembre 2015, l’abbia sconvolta totalmente. “È stato davvero difficile e lo stress di tutto quel periodo ha portato alla rottura della mia relazione con il padre di Maxx”. In precedenza aveva sofferto di dolore al coccige, spossatezza e sangue nelle sue feci. “Non avevo idea che tutte queste cose fossero dovute al cancro dell’intestino. L’ho sempre considerata come una malattia tipica di una persona anziana” prova a spiegare. Inizialmente, la chirurgia e la chemioterapia sembravano aver funzionato, ma un anno, alla fine del 2016, Caroline ha scoperto che la malattia si era diffusa nelle aree vaginali e rettali e che avrebbe avuto bisogno di nuovi interventi chirurgici. Ma le sorprese amare non erano ancora finite.
Sensibilizzare l’opinione pubblica
Poche settimane dopo essersi sottoposta ad una isterectomia completa, vaginectomia e alla rimozione del colon e del retto al Royal Edinburgh Hospital nel giugno 2017, i medici le hanno detto il tumore ai polmoni era troppo pericoloso da rimuovere e il suo cancro era oramai incurabile. “Mi hanno che mi restano solo alcuni anni, tutto quello che possono offrirmi è la chemioterapia palliativa, per farmi vivere più a lungo possibile. Da allora, ho fatto un trattamento di chemioterapia ogni due settimane per tre giorni.” Ora la signora Dick sta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sul cancro dell’intestino nei giovani come parte della campagna Bowel Cancer UK e Beating Bowel Cancer Never Too Young: “Le persone devono essere consapevoli dei sintomi e penso che i medici debbano essere più consapevoli che ciò può accadere a tutti. Spesso le diagnosi avvengono troppo tardi”.
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Quando genitore e neonato si guardano negli occhi, i loro cervelli si “sincronizzano”
Una ricerca scientifica pubblicata sulla rivista Pnas, condotta dalla neuroscienziata Victoria Leong, del Dipartimento di Psicologia della University of Cambridge, Gran Bretagna, ha dimostrato che i cervelli di genitori e neonati – quando si guardano negli occhi- hanno una sorta di “sincronia”. L’esperta ha condotto la ricerca che ha coinvolto 17 bebè di età media di 8 mesi ed un adulto di riferimento (come è ad esempio una madre) per registrare come l’interazione tra loro si traduce a livello di attività cerebrale. In uno degli esperimenti l’adulto cantava una canzoncina al bimbo (età media 8 mesi) o guardandolo dritto negli occhi, o evitando di incontrare il suo sguardo. In entrambe le situazioni, l’esperta ha misurato l’attività cerebrale di adulto e bebè con l’elettroencefalogramma.
Facilitare la trasmissione di informazioni
Nel primo caso (sguardo dell’adulto rivolto al bambino) l’attività neurale del bimbo si allinea con quella dell’adulto, creando uno stato di connessione neurale che potrebbe facilitare il successo comunicativo tra i due. Inoltre, se il bambino risponde al canto dell’adulto con la sua vocina (vocalizzi) la sincronia del profilo di attività cerebrale dei due è ancora aumentata, se invece l’adulto evita lo sguardo del bambino questa sincronia non si genera. L’interessante esperimento ha mostrato che l’esibizione di segnali sociali come lo sguardo potrebbe agire per portare i cervelli in un mutuale stato di allineamento, creando una rete congiunta strutturata per facilitare il trasferimento di informazioni durante i primissimi tentativi di comunicazione e apprendimento del bambino.
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I capelli della donna incinta svelano il rischio di depressione post-partum
I capelli della donna incinta possono prevedere se la madre soffrirà di depressione post-partum misurandone la quantità del principale ormone dello stress (il cortisolo): lo dimostra uno studio spagnolo condotto da María Isabel Peralta Ramírez pubblicato sulla rivista PLoS ONE, condotto presso l’Università di Granada e facente parte del progetto di ricerca “Gestastress”. Tale risultati potrebbero aprire nuove strade per la diagnosi precoce di depressione post partum.
Lo studio
Gli scienziati hanno coinvolto 44 donne incinte e ne hanno seguito tutta la gravidanza misurando i livelli di cortisolo depositati sui capelli nel primo e terzo trimestre. Il cortisolo nel capello è indicativo del grado di stress affrontato nei tre mesi precedenti l’analisi. Dallo studio è emerso che a livelli alti di cortisolo sia nel primo sia nel terzo trimestre, aumenta il rischio di depressione post-partum per la donna. Questo potrebbe aprire la strada ad un test facile ed economico che permette di aiutare la madre a rischio di depressione, ancora prima che questa di manifesti e che diventi pericolosa per la madre e per il neonato.
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