I rapporti di amicizia profonda costituiscono un’importante risorsa nella vita di ognuno, ma in alcuni periodi ci si può ritrovare senza amici stretti. In questi casi, puoi Continua a leggere
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Voglio morire: ecco i consigli per convincerti a non suicidarti
Soprattutto durante l’adolescenza o nei momenti più stressanti della vita, avere ogni tanto dei pensieri suicidari non è una cosa così rara. Se però ti sei accorto, magari in seguito ad un periodo più difficile del solito, di pensare al suicidio un po’ troppo spesso, ecco alcuni consigli che ti potrebbero letteralmente salvare la vita.
Se hai intenzione di suicidarti IN QUESTO MOMENTO, chiama IMMEDIATAMENTE il numero verde della Samaritans Onlus 800 86 00 22 per ottenere aiuto.
Se sei un adolescente, puoi anche chiamare il servizio Emergenza Infanzia del Telefono Azzurro al numero 114, oppure chiama il Telefono Amico al numero 199 284 284 o ancora accedi al servizio Mail@micaTAI disponibile sul sito http://www.telefonoamico.it/.
Telefona ad un amico
Informalo del tuo stato d’animo e che hai bisogno del suo aiuto. Chiedigli di parlarti delle tue qualità e dei tuoi punti di forza o di ripensare ai momenti divertenti trascorsi insieme. Scegli un amico di cui pensi di poterti fidare.
Evita di rimanere da solo
Non sparire dalla vista di amici o parenti. Se non c’è nessuno che possa tenerti d’occhio, vai al pronto soccorso per non restare da solo. Se frequenti un gruppo di sostegno, rivolgiti agli altri membri per ottenere da loro un supporto speciale in quanto esperti del momento che stai attraversando e delle modalità di intervento. Ricorri all’aiuto di uno psicologo, uno psicoterapeuta o uno psichiatra. Le persone che tentano il suicidio soffrono molto probabilmente di un grave disturbo mentale (ad esempio la depressione), per il quale possono sottoporsi a una cura.
Cura la depressione
Se il desiderio di suicidarti insorge a seguito di un evento in particolare che ti ha fatto cadere in uno stato depressivo, ad esempio la fine di una relazione, la perdita del lavoro o il sopraggiungere di una disabilità, ricorda che la depressione può essere curata, soprattutto se è riconducibile a determinati eventi scatenanti. Consulta uno psicologo, uno psicoterapeuta o un medico psichiatra: non avere alcun timore a raccontargli i tuoi propositi e – qualora dovesse somministrarti un farmaco – non aver timore ad assumerlo per paura di essere considerato “pazzo”.
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Parla con una guida spirituale
Se sei credente e hai la possibilità di rivolgerti a una guida spirituale, prova a confidarti con questa persona. Alcuni preferiscono parlare con una guida spirituale piuttosto che con un professionista esperto in psicologia. I ministri di culto vengono educati a prestare soccorso alle persone bisognose, incluse quelle disperate con tendenze suicide. Se credi in tutto questo, una guida spirituale può aiutarti ad alleviare la sofferenza offrendoti una nuova prospettiva e presentandoti degli aspetti su cui riflettere.
Trova un gruppo di sostegno
Esistono gruppi di sostegno, sia online che nella tua città, in cui poter trovare conforto attraverso il dialogo con altre persone con tendenze suicide o che hanno tentato il suicidio. Per trovare un gruppo di sostegno puoi rivolgerti al tuo psicologo, psicoterapeuta o psichiatra che saprà darti ulteriori informazioni, altrimenti verifica su Internet la presenza di simili realtà nel tuo territorio. Chiedi aiuto alle persone che ti capiscono. È importantissimo ricordare che non sei solo, a prescindere dal motivo che ti spinge a pensare al suicidio. Rivolgiti alle persone che ti sono vicine, che capiscono quello che provi e che vogliono aiutarti.
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Sbarazzati degli oggetti potenzialmente pericolosi
Se hai il pensiero di suicidarti, fai in modo che sia difficile attuarlo togliendo di mezzo qualsiasi oggetto adatto allo scopo. Potrebbero essere oggetti di questo tipo: armi da fuoco, coltelli, corde o farmaci. Se non puoi gettare via i medicinali per motivi di salute, lasciali in custodia a un familiare fidato o ad un amico che possa somministrarteli secondo prescrizione.
Fai una lista delle cose e persone che ami
Metti per iscritto qualsiasi cosa ti venga in mente in grado di riempirti di gioia o il cui ricordo è associato a sentimenti di felicità e amore. Potrebbero essere i tuoi familiari, il tuo cane o il tuo gatto, il tuo sport preferito, lo scrittore che ti appassiona di più, i film più amati, il cibo che ti ricorda quando eri piccolo, un luogo in cui ti senti a casa, le stelle, la luna, il sole. Se ti fa stare bene, scrivilo. Non dimenticare di inserire le cose che ami di te stesso. Annota le qualità che ti distinguono, incluse quelle relative all’aspetto fisico, al carattere e così via. Prendi nota degli obiettivi che hai conseguito. Metti per iscritto i traguardi di cui sei orgoglioso. Non dimenticare di includere le tue ambizioni future. Scrivi dove speri di trascorrere la tua esistenza, i tuoi progetti, la professione in cui vuoi cimentarti, i figli che potresti avere, il compagno di vita che potresti incontrare. Pensa a quanto starebbero male le persone che ami, alla notizia del tuo suicidio.
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Elenca delle attività positive che possano distrarti
In passato, che cosa ti ha aiutato a decidere di non suicidarti? Scrivilo. Qualsiasi distrazione è positiva se riesce ad allontanarti dalle circostanze in cui puoi farti del male. Avere a portata di mano una lista delle cose da fare quando la mente è troppo confusa per ricordarle potrà rivelarsi molto utile in futuro. Ecco alcune idee:
- Telefona ad un amico o ad un parente con cui parlare.
- Consuma un pasto che ti piace particolarmente.
- Suona uno strumento musicale.
- Cucina un dolce.
- Ascolta musica.
- Scrivi una poesia o una canzone.
- Vai a fare una passeggiata o pratica dell’esercizio fisico.
- Dipingi.
- Leggi un libro.
- Guarda un film di genere commedia.
Fai una lista delle persone da chiamare
Includi il nome e il numero di telefono di almeno cinque contatti, nel caso qualcuno di loro non fosse reperibile nel momento del bisogno. Inserisci amici, parenti e conoscenti disposti a rispondere al telefono e fornire assistenza. Inserisci i nomi di psicologi di fiducia, psichiatri, altri professionisti della salute che conoscono il tuo caso, membri del gruppo di sostegno ed altre figure di cui ti fidi. Appuntati il numero di telefono dei servizi di prevenzione del suicidio.
Leggi anche: Suicidio: i segnali per capire chi si vuole suicidare
Elabora un piano di sicurezza
Il piano di sicurezza è un programma da leggere attentamente e seguire alla lettera non appena compaiono i pensieri suicidi. Questo programma è un elenco, realizzato su misura e nel momento in cui si è ancora razionali, delle attività che devi svolgere per impedirti di compiere un gesto pericoloso o fatale. Quando hai dei pensieri suicidi può essere difficile distrarsi e concentrarsi su qualcosa di positivo, invece – se precedentemente hai elaborato un piano – quando compaiono i pensieri suicidi puoi ricorre subito a questo piano di sicurezza ed iniziare a seguire la lista un punto alla volta. Porta a termine ogni passaggio indicato sulla lista finché non ti senti fuori pericolo. Ecco un esempio di piano di sicurezza ad 8 punti:
- Devo leggere la lista delle cose che amo. Devo ricordarmi delle cose che, fino a questo momento, mi hanno salvato dal suicidio.
- Devo leggere la lista delle distrazioni positive. Devo allontanarmi dai miei stessi pensieri svolgendo qualsiasi altra attività.
- Devo leggere l’elenco delle persone a cui posso telefonare. Devo chiamare la prima persona sulla lista e parlarle. Se questa persona non risponde, devo continuare a chiamare la seconda persona della lista e così via finché non riesco a mettermi in contatto con qualcuno che possa stare al telefono per tutto il tempo necessario.
- Devo rimandare il suicidio e rendere sicuro l’ambiente domestico. Devo promettere a me stesso che aspetterò almeno 48 ore. Nel frattempo, devo sbarazzarmi di pillole, oggetti contundenti e altri strumenti che potrebbero attentare alla mia sicurezza e devo parlare del mio progetto con persone di cui mi fido.
- Devo chiamare qualcuno che venga a stare con me. Se non può venire nessuno, devo chiamare il mio psicoterapeuta, il mio medico o il numero di emergenza 112.
- Devo recarmi in un luogo in cui mi sento al sicuro, ad esempio a casa dei miei genitori, di un amico o in un centro ricreativo.
- Devo andare al pronto soccorso. Devo raggiungere il più vicino ospedale o – se possibile – recarmi dal mio Medico di Medicina Generale (il “medico di famiglia”).
- Devo chiamare i servizi di emergenza. Devo prendere subito un telefono e chiamare il Numero Unico per le Emergenze 112.
Quello che provi in questo momento è molto probabilmente passeggero
Quando stai valutando seriamente la possibilità di suicidarti è difficile pensare a delle soluzioni alternative ai tuoi problemi. Un modo per provare a fare marcia indietro e valutare altre possibili soluzioni ai problemi è ricordare a te stesso che non hai sempre avuto nella tua vita dei pensieri suicidi e che non ne avrai per sempre in futuro. Tutti i sentimenti sono – per loro natura – spesso fugaci e variano col tempo: i sentimenti ed i pensieri suicidi passeranno, proprio come la fame, la tristezza, la stanchezza e la collera. L’evento che ti sta spingendo a questi pensieri (un rifiuto sentimentale, un lutto, un licenziamento, il fatto di essere rimasti indietro con gli esami universitari, l’aver mentito ai propri genitori…) sono tutte situazioni che possono essere affrontate, seppur con difficoltà, e superate o quantomeno metabolizzate. Il tempo è capace di curare o alleggerire (quasi) tutte le ferite. Se non riesci a individuare delle soluzioni alternative perché hai semplicemente voglia di morire, prova a ricordare tutto questo.
Rimanda i tuoi progetti
Fai del tuo meglio per tornare sui tuoi passi e – se sei davvero deciso a farla finita – rimanda qualsiasi piano tu abbia in mente per almeno 48 ore, tempo in cui potrai fermarti a pensare razionalmente all’assurdità dei tuoi progetti. A prescindere da quello che vuoi fare, non farlo adesso. Ripeti a te stesso che, se sei arrivato fino a questo punto, puoi concederti altri due giorni per riflettere sulla situazione. Due giorni non sono niente, se consideri la posta in gioco. Durante questi due giorni avrai il tempo di pensare, riposare e trovare il modo di convincerti che esistono altre possibilità per liberarti dal dolore che ti attanaglia.
Valuta altri modi per risolvere i tuoi problemi
Pensa a tutte le risorse che ti possono aiutare a raggiungere l’obiettivo. Hai bisogno che qualcuno ti aiuti? Metti in pratica questo piano alternativo. Ad esempio, se stai pensando al suicidio perché non hai più un soldo, potresti provare a chiedere un prestito a un amico o a un parente. Attieniti al piano elaborato per tutto il tempo necessario. Se il primo tentativo di raggiungere l’obiettivo in modo sano non va a buon fine, prova con qualcos’altro. Ricorda che non sempre si raggiunge un obiettivo all’istante. Potrebbe volerci del tempo. Se soffri di una grave depressione, questo tipo di approccio orientato agli obiettivi potrebbe non essere la soluzione migliore perché chi ne soffre ha la tendenza a rimuginare e una debole attitudine a risolvere i problemi.
Consigli finali
Di seguito riporto altri consigli sparsi per aiutarti a superare questo momento.
- Se sei in cura con psicofarmaci (ad esempio antidepressivi o ansiolitici o stabilizzatori dell’umore), assumili sempre rispettando le indicazioni del medico: non interrompere mai l’assunzione dei medicinali senza aver prima consultato il dottore.
- Partecipa a tutti gli incontri programmati di psicoterapia. Se necessario, chiedi ad una persona fidata di accompagnarti ogni settimana per sentirti ulteriormente in obbligo.
- Contatta la Samaritans Onlus, il Servizio per la Prevenzione del Suicidio o il Telefono Amico per avere informazioni sui gruppi di sostegno online o nel tuo territorio. Potresti addirittura trovare dei gruppi più adatti alle tue esigenze, ad esempio gruppi riservati solo agli adolescenti.
- Consulta il sito del Ministero della Salute per informazioni sulle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale.
- Se non esistono gruppi di sostegno per il suicidio o la depressione nella tua zona, rivolgiti a uno specialista o al personale dell’ospedale più vicino per conoscere eventuali gruppi di sostegno da loro gestiti o sapere come trovarne uno. Inoltre, puoi visitare uno dei siti web che offrono psicoterapia online.
- Se sei a conoscenza di un amico/a che vuole suicidarsi, anche se sei nel dubbio avverti IMMEDIATAMENTE i tuoi genitori (se sei minorenne) e le forze dell’ordine.
Testi consigliati
Alcuni libri sull’argomento che troverai molto interessanti:
- La prevenzione del suicidio, di Maurizio Pompili: https://amzn.to/2jDj1sk
- Uccidersi. Il tentativo di suicidio in adolescenza di Gustavo Pietropolli Charmet e Antonio Piotti: https://amzn.to/2rraSLP
- Liberi di morire. Le ragioni dell’eutanasia, di Derek Humphry: https://amzn.to/2HW0VQR
- Suicidio: La guerra contro se stessi. Cause e prevenzione, di Mario Polito: https://amzn.to/2IiLykP
Se hai spesso idee suicidarie, non riesci a trovare una “via d’uscita” ai tuoi problemi o credi di soffrire di depressione, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riusciremo insieme a risolvere il tuo problema.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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I capelli della donna incinta svelano il rischio di depressione post-partum
I capelli della donna incinta possono prevedere se la madre soffrirà di depressione post-partum misurandone la quantità del principale ormone dello stress (il cortisolo): lo dimostra uno studio spagnolo condotto da María Isabel Peralta Ramírez pubblicato sulla rivista PLoS ONE, condotto presso l’Università di Granada e facente parte del progetto di ricerca “Gestastress”. Tale risultati potrebbero aprire nuove strade per la diagnosi precoce di depressione post partum.
Lo studio
Gli scienziati hanno coinvolto 44 donne incinte e ne hanno seguito tutta la gravidanza misurando i livelli di cortisolo depositati sui capelli nel primo e terzo trimestre. Il cortisolo nel capello è indicativo del grado di stress affrontato nei tre mesi precedenti l’analisi. Dallo studio è emerso che a livelli alti di cortisolo sia nel primo sia nel terzo trimestre, aumenta il rischio di depressione post-partum per la donna. Questo potrebbe aprire la strada ad un test facile ed economico che permette di aiutare la madre a rischio di depressione, ancora prima che questa di manifesti e che diventi pericolosa per la madre e per il neonato.
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Giornate più corte, meno luce e Sindrome da depressione autunnale: come combatterla
I sintomi sono abbastanza tipici: insonnia, inappetenza o al contrario di troppa fame, risveglio difficile al mattino, senso di stanchezza, difficoltà di concentrazione e brusca riduzione del desiderio sessuale. Sono sintomi tipici che molte persone sperimentano in questo periodo dell’anno, quando, dopo l’equinozio del 21 settembre, è cominciato ufficialmente l’autunno e fa buio sempre più presto, cosa che può ulteriormente condizionare il nostro carattere. Questa condizione ha un nome preciso nell’ambito della psicologia: Sindrome da depressione autunnale (SAD, che curiosamente in inglese significa “triste”) e tende a manifestarsi maggiormente in individui che già si trovano in una situazione di equilibrio dell’umore precario o che soffrono di depressione.
Come poter fronteggiare questo problema?
Esistono molti “trucchi” psicologici per provare a gestire questa sindrome:
- impara a prendere la vita così com’è, senza risentire a livello emozionale dei suoi alti e bassi;
- riempi la giornata di cose belle, di momenti interessanti ed evolutivi, cioè capaci di farci migliorare, di esperienze piacevoli sia per il corpo che per la mente, può sicuramente essere uno strumento per impedire all’umore di scivolare giù”;
- riconosci una positiva immagine di te, un buon tessuto di relazioni, esperienze in grado di gratificarci facendoci sentire importanti. L’umore si nutre di feed back positivi che giungono dalle relazioni, quelle significative: dunque è importante distaccarsi dalle persone cosiddette negative e coltivare relazioni in grado di stimolare in modo positivo la nostra creatività, il nostro entusiasmo, facendoci nascere passioni e idee;
- impara a ritagliarti nell’arco di ogni giornata cinque minuti per te, da dedicare a te ed al tuo benessere, cinque minuti per “stare bene”, significa far crescere il picco di benessere dell’umore, mantenendolo ben oltre il livello soglia che può risentire degli agenti destabilizzanti ambientali, garantendogli stabilità;
- prenditi cura del tuo corpo: è molto importante aver cura del proprio corpo con una attività fisica moderata e momenti di profondo benessere (come le sedute in una spa), e della propria mente, con interessi da coltivare a livello personale, ad esempio la lettura, o passioni da far nascere e grazie alle quali stimolare la fantasia creativa;
- sole: se possibile trascorrere 30 minuti al giorno all’aria aperta senza occhiali da sole e arrotolando le maniche dei vestiti (se è il caso) per far prendere sole alla pelle. Tutto ciò contribuisce ad alleviare i sintomi di malessere.
- luce: luogo di lavoro e casa devono essere se possibile ben illuminate. Meglio tirare le tende per far entrare la luce naturale;
- farmaci: se luce, sole ed esercizio non sono abbastanza per contrastare il malessere, si può consultare un professionista della salute mentale. Due classi di farmaci (che devono essere prescritti dal medico) possono essere efficaci (Inibitori della monoamino ossidasi e Inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina).
Ovviamente questi sono consigli che possono anche non risolvere il problema: in questi casi è importante il supporto di uno psicoterapeuta e di uno psichiatra.
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Mi ha lasciato da mesi ma io soffro come il primo giorno: cosa faccio?
Star male quando si è lasciati da una persona che si ama è normale e comprensibile, tuttavia, in alcuni casi, la tristezza per la perdita non svanisce, ma anzi peggiora e può diventare qualcosa che abbassa la propria qualità della vita, che interferisce nella nostra vita sociale, relazionale o professionale, che può trasformarsi in uno stato depressivo caratterizzato da ideazioni suicidarie. Per questo motivo, se la fine di una relazione ci ha lasciato addosso una ferita insanabile, non bisogna sottovalutare la situazione.
La mia vita non ha più senso
La persona lasciata si ripete “non potrò mai stare solo, la mia vita non ha più senso ora” e il pensiero torna sempre all’amore perduto. Come mai per alcune persone superare il distacco è più duro che per altre? Per prima cosa possiamo notare che nella nostra cultura la sofferenza per amore è, non solo socialmente accettata, ma in qualche modo richiesta. Se sentiamo qualcuno che, dopo esser stato lasciato è riuscito a superare in breve tempo la tristezza lo colpevolizziamo dicendogli “ci sei riuscito perché non eri veramente innamorato”. Lavorare su un disagio dovuto a problemi di coppia è particolarmente complesso in quanto entrano in gioco influenze socioculturali, modi di intendere gli affetti, aspetti caratteriali. In alcuni casi, chi è lasciato ha difficoltà a superare la separazione perché ha una personalità dipendente. Le persone dipendenti tendono a creare con gli altri rapporti asimmetrici in cui il partner diventa una vera e propria droga da cui non è possibile separarsi per nessun motivo.
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Un passato doloroso
Un individuo che ha caratteristiche dipendenti di personalità spesso ha avuto genitori che durante i primi anni di vita non gli hanno dato la sicurezza di cui aveva bisogno. In alcuni casi c’è stato un abbandono o un lutto importante nell’infanzia. Altre volte l’insicurezza deriva da un ridotto livello di autonomia che la persona ha maturato nel corso della sua infanzia, ad esempio a causa della ricezione di un’educazione iperprotettiva e/o di un episodio traumatico irrisolto. Affrontare insieme ad un paziente il dolore conseguente ad una delusione d’amore è un percorso tortuoso e pieno di ostacoli che rende necessario prendere in considerazione i significati personali alla base del disagio. Capire i meccanismi nei quali si è entrati e i bisogni che la relazione soddisfava, permette una presa di distanza dalle emozioni spiacevoli ed intraprendere un viaggio che ci permetterà di superare la situazione spiacevole.
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Iniziamo il viaggio
Per iniziare il viaggio verso il superamento dell’abbandono, vi fornisco alcuni suggerimenti pratici utili per superare la fine di una relazione:
- Esprimi le tue emozioni: esprimere le emozioni ci aiuta a modularle e a renderle più tollerabili. Puoi esprimerle con un amico/a o anche con te stesso scrivendo su un diario. Potresti anche decidere di scrivere immaginando di formulare una lettera per il tuo ex in cui scriverai le emozioni che provi rispetto alla fine della vostra storia (ad esempio rabbia, tristezza, ecc..).
- Non negare la sofferenza: per superare un trauma come quello legato alla perdita di una relazione importante è necessario guadare le acque della sofferenza. Se sfuggi del tutto la sofferenza difficilmente potrai superarla, rimarrà bloccata in qualche parte della tua mente e del tuo corpo.
- Evita le lamentele: a volte confondiamo l’espressione delle nostre emozioni con l’espressione di sterili lamentele, quando esprimiamo un’emozione che proviamo in quel momento ci sentiamo effettivamente più leggeri e alle persone accanto viene spontaneo di diventare accudenti e comprensive nei nostri confronti. Quando ci lamentiamo invece continuiamo a dire che le cose esterne non vanno, non ascoltiamo le nostre emozioni, risultiamo fastidiosi e pesanti per noi stessi e per gli altri. La lamentela, al contrario dell’espressione sana delle emozioni allontana gli altri!
- Coltiva il tuo benessere psicologico: se sappiamo che la sofferenza è normale dopo la fine di un amore, talvolta accade che la nostra mente entri in loop pensando e ripensando al passato e confrontandolo col presente oppure tornando al passato quasi per volerlo cambiare o ancora andando al futuro per immagine ciò che sarebbe potuto essere e non sarà. Un primo step è accorgersi di questi viaggi della mente, un secondo passo è decidere dove porre la nostra attenzione, ovvero se continuare a viaggiare o se uscire dalla macchina del tempo. Praticare la meditazione ti potrebbe aiutare ad essere più consapevole di ciò che accade dentro di te e a poter scegliere come far lavorare la tua mente.
- Prenditi cura del tuo corpo: l’attività fisica, specie quella all’aria aperta in mezzo al verde è il migliore antidepressivo, ti potrà aiutare a non andare troppo giù nell’umore e a sentirti più sicuro/a e attraente fisicamente.
- Evita di cercare il sostegno dalla persona che ti ha lasciato: è una cosa banale, ma spesso accade che chiediamo sostegno emotivo alla persona che ci ha lasciato. Solo lasciando perdere i contatti con lei ed interrompendo le indagini sulla sua vita ti permetterai di lasciar andare la relazione passata e poter superare il dolore legato alla perdita.
- Stabilisci nuovi obiettivi: la fine di un rapporto può cambiare in maniera importante le nostre abitudini e stravolgere i nostri piani. Può essere il momento di ripensare a come reindirizzare la propria vita.
- Avvicinati alle persone che ti vogliono bene: in questi momenti passare il tempo con amici può aiutare a sentirti meno solo, ad esprimere le tue emozioni o semplicemente a distrarti condividendo il tuo tempo libero.
- Scegli con attenzione le letture, la musica, i film: perché alimentare la sofferenza con letture, musiche e film depressivi? Eppure sappiamo che la nostra mente ci spinge a cercare contenuti attinenti al nostro stato d’animo finendo a volte per peggiorarlo.
- Se tendi ad idealizzarlo/a sforzati di ricordarne anche i difetti: quando una persona ci manca spesso tendiamo ad idealizzare i ricordi belli con quella persona ed i suoi pregi. Ricordare i difetti ti aiuterà ad avere una visione più equilibrata. Di sicuro ne ha avuto almeno uno: non ha scelto di rimanere con te.
- Chiedi l’aiuto di un professionista: se da parecchi mesi o da anni sei bloccato o bloccata nell’elaborazione di un distacco, qualcosa nel fisiologico processo di elaborazione non è andato per il verso giusto e non ti stai permettendo di “lasciar andare” la persona dalla tua mente: in questo caso hai probabilmente bisogno di un aiuto professionale, che ti aiuti a superare la situazione.
Se credi di avere dei problemi con il tuo ex partner o non riesci a gestire da sola o da solo la fine di una relazione, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a superare questa situazione difficile.
Leggi anche:
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Cosa fare quando si soffre per amore
La tua storia è giunta al capolinea e vi siete lasciati: come puoi smettere di soffrire per amore? Tutti abbiamo risorse di cui ignoriamo l’esistenza, ma che tiriamo fuori al momento giusto: questa abilità è la resilienza, ovvero quella capacità di reagire in maniera positiva a eventi traumatici e di riadattare positivamente la propria vita, restando umani e sensibili.
All’inizio quando una storia finisce entri nella fase dei pensieri tristi e inizi a dirti: “Non sarò mai più felice”, “Era l’unica persona al mondo che volevo”, “La mia vita è finita”. Ma la tua vita non è finita e sarai ancore più felice, solo che non lo sai. Ok, hai preso una rovinosa caduta, ma prima ti alzi in piedi e prima potrai uscirne. Se ti blocchi troppo a lungo, rischi di impantanarti nella sofferenza, il che potrebbe fermare i tuoi sentimenti per anni. Puoi decidere però di superarla, restando positiva per riprendere a vivere una vita felice.
Per superare la sofferenza devi attraversare due fasi: la prima consiste nell’accettare i sentimenti che provi; la seconda nell’andare avanti. Hai presente quando da bambina piangevi e te ne andavi dopo i dispetti che ti aveva fatto l’amichetta? Ecco, non ti sei bloccata e hai reagito. Devi fare la stessa cosa: puoi sfogarti, piangere e inveire ma poi vai via e riprendi la tua vita.
La sofferenza è causata anche dai sensi di colpa, da quel che poteva essere e non è stato a causa di parole dette o azioni fatte. Metti da parte quel che è stato e perdona te stessa perché se inizi a entrare in guerra con te stessa allora sei destinata a perdere: fai pace con te e ritrova il tuo equilibrio. Smetti di pensare “Che razza di persona sono?” e inizia a dirti: “Cosa posso fare?”.
Leggi anche: La paura di restare single ti fa scegliere il partner sbagliato
Impara ad accettare. Accetta la fine della tua storia senza più rimpianti o rimorsi. Quel che è stato è stato. Perdona te stessa per gli errori fatti e perdona il partner. Chiudi questo capitolo della tua vita nella scatola dei ricordi e vai avanti per la tua strada. L’accettazione fermerà anche il desiderio di tornare indietro e di sperare che non sia mai successo. Una volta che ti fermi in questa lotta la calma tornerà a regnare nel tuo cuore.
Accettare la realtà non è porsi in una posizione passiva e lasciare che tutto intorno a te accada. Non devi perdere il desiderio di agire. È piuttosto dire: “Mi ha lasciata, cosa posso fare per me ora?”. In questo modo prendi coscienza della realtà e la accetti per quella che è senza resistenza e senza confusione interiore, ma ponendoti nella condizione di iniziare a fare qualcosa partendo da te stessa che sei la persona più importante in assoluto.
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Lasciati andare al destino. Pensa che a volte le cose vanno come devono andare perché c’è un disegno più grande di tutti noi. Funziona! Perché ti senti subito più sollevata ammettendo che non sempre possiamo essere responsabili di tutto quel che ci accade e con un po’ di fiducia in te stessa riuscirai a ritrovare la tua strada maestra. Vedrai piano piano sorgere davanti a te tante nuove opportunità.
Ritrova l’equilibrio. Ci sono vantaggi e svantaggi in ogni situazione e prova a trovare i lati positivi di tutta la storia che ti è capitata. Non cercare giustificazioni, analizza con onestà chi ti ha causato questo dolore e perché, ma anche cosa di buono hai ricevuto e come ora puoi ritrovare il tuo equilibrio. Chiediti se ci sono dei vantaggi e se la fine della tua relazione non sia l’occasione per crescere e per imparare cose nuove, riaffermando il tuo potere nella vita.
Impara. Una storia finita rappresenta una grande esperienza e sai che certi errori non li commetterai più. Sai anche come dovrà essere la persona che ti starà accanto e cosa cerchi per la tua vita. Hai tempo per lavorare su te stessa e per migliorarti e per affermarti come desideri.
Sorridi. Un sorriso cambia sempre le prospettive e può essere fonte di gioia perché ha il potere di cambiare lo stato d’animo. Puoi sempre sorridere, anche quando la vita ti fa del male perché il sorriso è contagioso e fa stare bene te e chi ti sta accanto.
Esci dai pensieri negativi. La sofferenza si insinua in quel solco che tracciamo noi stessi con l’ossessione della perdita e così non riesci a pensare ad altro. Cambia le tue abitudini e inizia a fare qualcosa che non hai mai fatto. Potrebbe essere il momento giusto per fare quel viaggio che hai sempre desiderato, di iniziare a seguire un corso di yoga o di essere più gentile con chi ti circonda. Fai qualunque cosa che possa tirarti via dalla routine e vedi come il cambiamento modifica la natura della tua sofferenza.
Quando sperimentiamo il dolore, tendiamo a isolarci pensando che nessuno sta peggio di noi. Eppure sai che non è così. Entrare in contatto con qualcuno che soffre si rivela un antidoto alla sofferenza. Potresti non sentirti pronta ma appena il tuo dolore si allevia, esci dalla comfort zone e cerca di essere più gentile con chi ti sta intorno, vedrai i risultati molto velocemente.
Se credi di avere dei problemi con il tuo partner e non riesci a gestire da sola questa situazione, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a superare questo momento difficile.
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Medico Chirurgo
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Mi sento così sola, perché non riesco a trovare l’amore?
A volte, nonostante pensiamo di volere l’amore, facciamo di tutto per impedirci di trovarlo. Come invertire la rotta? Ragazze, buttate via tutta quella carrellata di stupidaggini entro cui vi siete rinchiuse: non siete brutte (“la bellezza sta negli occhi di chi guarda”), non siete inutili, non siete destinate a un triste fato solitario e senza speranze.
Se quello che volete è trovare un amore, da vivere e da assaporare, da gustare e da godere fino in fondo, allora liberate la vostra mente: perché spesso, a non volere l’amore, siamo proprio noi stesse, anche se la parte conscia del nostro cervello ci direbbe il contrario. Il fatto curioso è che sempre la coscienza poi, ci mette i bastoni fra le ruote, creando un circolo vizioso di barriere che non ci permettono di aprirci all’amore e anche alla vita. Un bel paradosso, non trovate?
Due desideri opposti, stesso cervello: eppure noi esseri umani siamo così, contraddizioni in continuo divenire. In ogni caso, un modo per far ragionare il cervello su un unico binario, potrebbe esserci e i consigli da seguire sono così semplici da sembrare banali e inefficaci: ma spesso la mente, altro paradosso, pur essendo così complicata, necessita di “esercizi” facilissimi per cambiare rotta ai suoi meccanismi. Se quindi siete in cerca dell’amore, ma non riuscite a trovarlo, dando colpa al destino crudele, ecco cinque consigli per aprirvi al mondo e riuscire quindi a scorgere dove si nasconde il principe azzurro.
1. Sognate. E non abbiate paura di farlo. Sedetevi alla vostra scrivania, prendete un foglio bianco e fate una lista, una lista dei desideri che avete nei riguardi dell’amore: come dovrebbe essere il vostro partner ideale? Come dovrebbe essere il vostro rapporto? Ma non usate il condizionale: il tempo presente, semplicemente, aiuta a concretizzare il vostro sogno e a renderlo quanto meno plausibile e non pura utopia;
2 Rileggete la lista dei desideri e soffermatevi sulle cose negative che avete scritto, ad esempio: “il mio ragazzo non mi tradisce”, “Non dubitiamo l’uno dell’altra”. Perché sono comparse queste frasi, provengono da esperienze passate o da paure? Ripulite dunque la lista di partenza, perché state cercando la strada per una relazione nuova e positiva. Mettete in un foglio a parte le frasi negative trovate. Adesso scrivete a parte perché secondo voi non potrete mai avere il ragazzo e il rapporto appena descritti, senza risparmiarvi in scuse e verità: perché dunque secondo voi non potreste avere diritto all’amore, a QUELL’AMORE?
Leggi anche: Non ho amici: ecco come gestire la solitudine ed essere felici anche da soli
3. Indagate e riflettete: quali delle cose negative che avete scritto corrispondono a delusioni per storie passate e finite? Come sono state queste relazioni? Come eravate voi in queste relazioni?
4. A questo punto il quadro della situazione dovrebbe essere chiaro: quante volte, nelle vostre esperienze passate, avete cercato di raggiungere e realizzare il vostro sogno, quello scritto all’inizio? Quante volte invece avete cercato, anche inconsciamente, di avvalorare le vostre teorie negative, quelle scritte subito dopo?
Leggi anche: La paura di restare single ti fa scegliere il partner sbagliato
5. Dovremmo essere alla fine del percorso: abbiamo capito che cosa vorremmo veramente e che cosa invece è frutto delle nostre barriere inconsce. Scriviamo qualcosa di nuovo, qualcosa che non ha niente a che fare con il passato. Rimarremo sicuramente stupite delle persone nuove che guarderemo con altri occhi, rispetto a quando rimanevamo incollate soltanto a un presunto ideale immutabile. A volte, le nostre convinzioni sono solo dei limiti e non fanno altro che riportarci sempre al punto di partenza: scrolliamoci di dosso i presunti ideali, cerchiamo laddove non avremmo mai guardato prima; potrebbero attenderci delle bellissime sorprese, che ci faranno guardare la vita e anche l’amore da un altro punto di vista. Ogni persona è diversa, ogni storia è differente e ogni volta le emozioni cambiano: non pretendiamo di provare sempre le stesse sensazioni, è impossibile e controproducente. La vita si evolve intorno a noi, non rimaniamo ferme!
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Temperatura, voce, movimenti… Come cambia il tuo corpo quando sei triste o felice per qualcosa?
Quando proviamo gioia e tristezza, il nostro corpo si modifica. La temperatura, la postura, i movimenti del corpo, la voce e le espressioni subiscono cambiamenti importanti che, se prolungati nel tempo, diventano segni indelebili. In questa pagina vedremo come cambia il nostro corpo in base alle emozioni che proviamo. Analizzeremo diversi fattori quali:
- temperatura corporea;
- postura;
- movimenti;
- voce;
- mimica facciale.
Temperatura corporea
Quando sei felice:
Innalzamento della temperatura del corpo, coinvolge la totalità corporea. Nei casi della felicità di innamoramento la temperatura si concentra alla parte superiore.
Quando sei triste:
Abbassamento della temperatura corporea che coinvolge soprattutto gli arti. Nei casi di depressione la temperatura di tutto il corpo si abbassa ulteriormente.
Postura e movimenti corporei
Quando sei felice:
1) Nella gioia sono frequenti i movimenti di apertura
2) La testa e il collo vengono tesi verso l’alto
3) Spalle diritte e rilassate
4) Arti superiori tendono verso l’esterno e verso l’alto – apertura
5) Il tronco viene sollevato
6) In generale, si assiste anche alla presenza di movimenti veloci e rapidi.
Quando sei triste:
1) Nella tristezza si assumono posture di chiusura
2) La testa e la mandibola si abbassano verso il petto
3) Il tronco tende ad incurvarsi
4) Le spalle tendono a incurvarsi
5) In generale si assiste ad un rallentamento dei movimenti corporei. Quindi i movimenti del corpo sono lenti.
Voce e corde vocali
Quando sei felice:
Nella manifestazione della gioia si assiste ad un innalzamento dell’intensità e del tono, l’eloquio scorre più velocemente ed appare più fluido.
Quando sei triste:
Nella tristezza si nota come la persona abbassi il tono e l’intensità della voce, come anche il ritmo dell’eloquio tende ad essere rallentato; in base all’intensità dell’emozione la voce può anche tremare.
Volto e mimica facciale
Quando sei felice:
Nella gioia seguono i seguenti cambiamenti d’aspetto. Le rughe, provenienti dalle espressioni, con gli anni si fissano sul volto.
Guance: Sollevate verso l’alto, dando origine alle “zampe di gallina”
Labbra: gli angoli esterni vengono sollevati e, a seconda dell’intensità, la bocca si può socchiudere o aprire lasciando scoperti i denti. Se si nota un sorriso che coinvolge solo la parte inferiore del viso, allora si è in presenza del “sorriso sociale”.
Quando sei triste:
La tristezza ha tipiche espressioni facciali.
Sopracciglia: le estremità interne sono sollevate e convergenti, mentre quelle esterne puntano verso il basso. Si vedono le rughe tra le sopracciglia e nella parte centrale della fronte. Nella depressione queste rughe possono diventare più marcate e permanenti più facilmente.
Palpebre: la parte esterna della palpebra superiore tende verso il basso
Labbra e mento: gli angoli della bocca tendono verso il basso.
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