Assomiglia a uno di quei brillantini che si applicano sui denti per far risplendere il sorriso. Invece è un sottilissimo sensore ultra tecnologico che ‘spia’ quello che mangiamo o beviamo, e con tecnologia wireless trasmette l’informazione a un dispositivo mobile. E’ quadrato, misura Continua a leggere
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I 10 cibi che NON dovresti mangiare prima di andare a dormire
Se dopo cena ti capita spesso di avere ancora fame, ci sono alcune cose fondamentali da ricordare. E’ vero che un piccolo “spuntino di mezzanotte” non ha mai fatto male a nessuno, ma bisogna fare molta attenzione al Continua a leggere
Differenza tra nutrizione normale, assistita ed artificiale
I cibi e le bevande che ogni giorno assumiamo per via orale tramite l’alimentazione, vengono digeriti e trasformati in componenti semplici che, a livello dell’intestino, entrano nel nostro circolo sanguigno e tramite esso raggiungono ogni cellula del corpo. Quella appena descritta è la
Test per allergie e intolleranze alimentari
Nell’uso comune il termine “allergia alimentare” viene usato genericamente per indicare qualsiasi reazione sgradevole che sia legata all’assunzione di alimenti. In realtà questo è un errore grossolano e l’allergia alimentare vera e propria è ben diversa dall’intolleranza alimentare. Si può infatti parlare di allergia alimentare solo quando Continua a leggere
Differenza tra uovo di gallina, anatra, oca e tacchina: quale scegliere?
Le uova sono un alimento consumato in ogni angolo del globo, specie quelle di gallina che sono quelle talmente più consumate che, nel linguaggio comune, con “uovo” si intende proprio l’uovo di gallina e non di altro animale. E’ però importante ricordare che in commercio è possibile reperire uova di diversi animali e di diverse misure. Gli animali ovipari sfruttati in Italia sono: gallina, quaglia, oca, anatra, faraona e tacchina. La differenza sostanziale tra i diversi tipi di uova sta nell’apporto energetico ed in quello lipidico, come si apprezza dalla seguente tabella:
Quale uovo preferire?
Un individuo sano adulto, che non soffra di particolari patologie, può assumere senza alcun problema tutti i tipi di uovo, facendo ovviamente attenzione alle quantità settimanali, che devono essere di 4 uova nel caso di quelle di gallina. Diverso è il discorso nel caso di soggetto con patologie caratterizzate da alterazioni del quadro lipidico ematico, come dislipidemie ed ipercolesterolemia: in questa eventualità in linea di massima è preferibile prediligere le uova di gallina e quelle di tacchina a quelle di oca o di anatra, salvo diverso parere del medico curante.
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Quante uova mangiare a settimana ed al giorno? Come mangiarle?
Un uovo di gallina intero pesa mediamente tra i 50 ed i 70 grammi, dei quali mediamente circa 50 – 55 grammi costituiti da albume e tuorlo che forniscono circa
- 64 – 70 kcal;
- 6 – 6,5 grammi di proteine;
- 4,5 – 5 grammi di grassi.
L’apporto nutrizionale dell’uovo è caratterizzato da una porzione lipidica del colesterolo che ammonta a circa 200 mg per uovo, tenendo anche in considerazione che gli acidi grassi sono per lo più di tipo saturo. Detto questo, è possibile stabilire che l’apporto medio di uova nella dieta di un individuo sano ed adulto è di 4 uova a settimana, divise in due assunzioni di due uova massimo in un solo giorno. Attenzione alle uova occultate negli alimenti, ad esempio in alcuni dolci e pasta all’uovo, alle quali è comunque possibile risalire mediante le etichette poste sulle confezioni). In individui particolari, come sportivi ed atleti professionisti, questa quota può essere anche più elevata in base al diverso metabolismo basale e fabbisogno calorico giornaliero.
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Quante uova può consumare chi soffre di colesterolo alto?
Il mio consiglio è quello di non superare le 2-3 uova a settimana facendo attenzione non solo al consumo delle uova in sé ma anche a tutti quegli alimenti che possono contenerle, come dolci, paste fresche, alcune salse a base di uova, e come componenti di alcune ricette, visto che spesso sono usate perché fanno da legante tra i vari ingredienti.
Come mangiare le uova? Meglio sode o alla coque?
Meglio le uova alla coque piuttosto che sode: sono sufficienti 3 minuti di bollitura, rispetto ai circa 7 che servono per farle sode, per godere dei benefici delle uova e digerirle più facilmente e rapidamente. E’ preferibile evitare invece l’uovo “all’occhio di bue” fritto.
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Differenza tra dieta vegana e vegetariana con esempi
Vegetariano e vegano sono la stessa cosa? No, i due termini NON sono sinonimi, indicano due tipi di alimentazione per alcuni versi molto simili, ma con qualche differenza importante da sottolineare.
I vegetariani non mangiano carne, né di animali che vivono sulla terra né in mare, quindi per un vegetariano a tavola sono esclusi bovini, suini, ovini, ma uccelli ed anche pesci, crostacei e molluschi. Lo scopo di ciò è principalmente impedire la sofferenza e la morte di animali innocenti, oltre alla convinzione che questo tipo di alimentazione sia più salutare. Un vegetariano mangia invece cibi di origine animale, come il latte o le uova.
I vegani (anche detti vegetaliani), al pari dei vegetariani, evitano di mangiare animali di terra e di mare, ma – al contrario dei vegetariani – rifiutano tutti i cibi di origine animale compresi i loro derivati. Questo perché l’obiettivo è non solo quello salutistico o di non uccidere gli animali, ma anche di non far soffrire quest’ultimi, sfruttandoli per le nostre esigenze alimentari. Ciò vuol dire che, oltre a non mangiare carne, non mangiano nemmeno le uova, il formaggio, il miele e tutti quei cibi che originano dagli animali. Per lo stesso motivo i vegani non usano nemmeno la seta, i piumini d’oca o la lana.
Sia i vegetariani che i vegani tendono ad avere un gran rispetto per la natura e perciò spesso fanno la raccolta differenziata ed evitano anche di usare tutti i prodotti cosmetici o i capi d’abbigliamento che contengono ingredienti animali o che siano stati testati su di loro.
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Quando il bambino inizia a mangiare da solo autonomamente?
Molti genitori, quando il loro bambino inizia a star seduto sul seggiolone e ad interessarsi alla manipolazione del cibo e agli oggetti ad esso collegati, si interrogano sul dubbio se esista o no un’età ideale in cui si debba o possa insegnare ad un bimbo a mangiare da solo. No, come per molte altre attività, vedi il camminare, molto dipende dai segnali che il bimbo stesso dà: è molto curioso nei confronti del cibo o lo accetta passivamente? Riesce ad afferrare bene le posate o i pezzetti piccoli di cibo usando ad esempio due dita a mo’ di pinza?
Svezzamento: dai sei mesi ad un anno di età circa
Fin dallo svezzamento è importante permettere al bambino di conoscere il cibo, sia assaggiandone molte varietà a piccoli bocconcini, ma permettendogli anche di manipolare il cibo, portarselo alla bocca da solo (e inevitabilmente combinando qualche disastro, questo mettetelo in conto). E’ normale a questa età portare tutto alla bocca e fare conoscenza di ogni oggetto, che sia o meno commestibile, mediante l’olfatto e il gusto. Ad un bimbo di sei mesi normalmente si permette di esplorare gli oggetti mettendoli in bocca, anzi gli si propongono dei giochi che servono proprio a questo, allo stesso modo, e a maggior ragione, non dobbiamo vietargli di farlo col cibo, portandolo alla bocca con le mani, pasticciandolo e sporcandosi. Facendo così, il bambino svilupperà un buon rapporto col cibo e col proprio corpo e imparerà ad assaggiare di tutto. Per quel che riguarda l‘uso delle posate nei bimbi piccoli, per far loro prendere confidenza, iniziate a dargli in mano un cucchiaino e poi verso l’anno una forchettina per bambini, magari mentre lo imboccate voi con un’altra. A 9 mesi il bambino sa tenere il biberon con le mani, portarlo alla bocca e toglierlo quando ha finito. Se gli viene dato un biscotto lo succhia con piacere ma si sporca parecchio. Quindi il primo consiglio quindi è quello di lasciare il bambino libero di mangiare con le mani, manipolare il cibo, annusarlo e portarlo alla bocca. Una serie di azioni che il bambino può fare sin da subito, sin dalle prime fasi dello svezzamento.
Poi si può offrire al bambino un cucchiaino morbido con il quale può provare a prendere il cibo e portarlo alla bocca.
Dai 12 ai 18 mesi
Verso l’anno ma anche un po’ più tardi se non lo vedete pronto, se il bambino è molto lento a mangiare e si distrae facilmente, potete lasciarlo fare da solo per la prima metà del pasto e imboccarlo successivamente. Sperticatevi in lodi e complimenti quando riesce a portare correttamente un boccone in bocca da solo. Verso i 18 mesi, il bambino, specie nei confronti della mamma, vorrà far da sé affermando la sua autonomia, spesso in malo modo, non per niente questa fase viene denominata quella dei “terribili 2 anni”.
Dai 18 ai 36 mesi
In questa stupenda fase (per quel che riguarda le scoperte) il bambino riconosce il proprio posto all’interno della famiglia, ne acquisisce le regole. Continua però la ricerca dell’autonomia, infatti vi accorgerete che vorrà fare “tutto da solo”. A due anni un bambino di solito mangia da solo, tiene il bicchiere con una sola mano e non si sporca quasi più. Ogni tanto può chiedere di essere imboccato, ma in realtà è più una coccola o una richiesta di attenzione che reale difficoltà. Verso i due anni e mezzo inizia ad utilizzare la forchetta ed infila correttamente i bocconi in bocca.
A tre anni ormai dovrebbe stare correttamente a tavola
Se ad esempio, pur conoscendo l’uso delle posate si ostina a mangiare con le mani, cercate di togliere questa “cattiva abitudine” con gentile fermezza, altrimenti continuerà perché è più comodo chissà per quanto.
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