Differenza tra tosse secca, grassa, cronica e con catarro

MEDICINA ONLINE TOSSE SECCA GRASSA PRODUTTIVA PERSISTENTE CONTINUA CRONICA DOLORE INFLUENZA FEBBRE RAFFREDDORE NASO CHIUSO PETTO RIMEDI CURE TEMPERATURA TOSSIRE FARMACI MUCOLITICO RESPIRO DISPNEA.jpgIl termine “tosse” indica genericamente una emissione di aria singola o ripetuta, generalmente molto meno violenta dello starnuto, che ha lo scopo principale di liberare le vie aeree (naso, bocca, laringe, faringe, trachea, bronchi) da catarro, polvere, muco agenti irritanti e patogeni (virus e batteri). La tosse, al contrario dello starnuto, può essere sia una reazione spontanea dell’organismo, ma anche procurata volontariamente dal soggetto, inoltre non è legata alla chiusura automatica degli occhi. Un singolo colpo di tosse permette l’espulsione, ad oltre due metri di distanza, di migliaia di goccioline di saliva e di microrganismi, grazie alla violenta emissione di aria, che può raggiungere anche i 70 km all’ora.

Da cosa viene causata la tosse?

La tosse viene solitamente correlata a stati infiammatori/infettivi delle vie aeree superiori ed inferiori, che possono essere determinati da varie condizioni e patologie, come:

  • infezione virale o batterica (tipica di raffreddore ed influenza);
  • reazione allergica verso una o più sostanze;
  • ostruzione delle vie aeree da parte di oggetti più o meno grandi;
  • presenza di muco o catarro nelle vie aeree superiori ed inferiori;
  • passaggio di liquidi o materiali alimentari in trachea (“acqua o cibo di traverso”);
  • sindromi parainfluenzali;
  • croup (infiammazione virale acuta delle vie aeree superiori e inferiori, che colpisce prevalentemente bambini di età compresa tra 6 mesi e 3 anni);
  • irritazione delle mucose delle vie aeree causata da polveri ed altre sostanze irritanti.

Tossire è quindi il segno che l’organismo sta fisiologicamente cercando di liberare l’albero respiratorio da corpi estranei o dal muco in eccesso ed è quindi un atto normale. La tosse, tuttavia, può anche essere segnale di patologie più serie e pertanto non va sottovalutata, specie se persistente: quando dura oltre 10 giorni, o si accompagna a caratteristiche anomale dell’espettorato (presenza di sangue o variazioni nel colore), va indagata con attenzione. Generalmente la tosse si distingue in:

  • tosse secca o non produttiva;
  • tosse grassa o produttiva;
  • tosse cronica.

Tosse secca (non produttiva)

Caratteristiche della tosse secca
La tosse secca è definita “non produttiva” perché non si accompagna a espettorato. Si presenta generalmente stizzosa e solleticante ed è uno dei sintomi di esordio delle patologie da raffreddamento.

Cause della tosse secca
Fenomeni di tosse secca sono sintomo di irritazioni delle mucose di trachea, faringe e bronchi, causate dal contatto con agenti irritanti quali fumo di sigaretta, polveri, allergeni, inquinamento atmosferico, o anche causate da temperature troppo basse o ambienti poco umidificati (in presenza di aria condizionata).

Rimedi della tosse secca
Per ridurre i fastidi causati dalla tosse secca (affaticamento dei muscoli del torace e irritazione delle vie aeree), vengono usati i sedativi della tosse, o antitussivi, presidi che riducono la tosse, sedando i ricettori che trasmetto al cervello l’impulso nervoso a tossire. In commercio esistono pastiglie e sciroppi a base di destrometorfano e levomentolo, due tra i principi attivi più diffusi, capaci di calmare i recettori della tosse, senza però causare effetti analgesico-narcotici.

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Tosse grassa (produttiva)

Caratteristiche della tosse grassa
Viene anche definita “tosse di petto”, si presenta con un suono cavernoso ed è solitamente sintomo di un’infezione virale che causa un’ostruzione delle vie respiratorie e un’iperproduzione di muco.

Cause della tosse grassa
Il muco, la secrezione di rivestimento di tutte le membrane mucose del nostro organismo, è un fluido molto importante perché garantisce l’idratazione dei tessuti e la protezione degli stessi dalle particelle esterne. Quando però è prodotto in quantità eccessive, rischia di inficiare il processo respiratorio e va espulso. L’organismo ricorre, quindi, alla tosse produttiva, così chiamata perché, a differenza della tosse secca, è caratterizzata dalla presenza di espettorato (o catarro). Con il termine catarro si fa tradizionalmente riferimento al solo muco prodotto nei bronchi che è possibile espellere grazie ai colpi di tosse.

Rimedi della tosse grassa
E’ un errore bloccare il fenomeno della tosse produttiva, perché tale meccanismo consente di ripulire le vie respiratorie dagli accumuli di catarro. Piuttosto è consigliabile utilizzare espettoranti e mucolitici, prodotti che rendono più fluido l’espettorato e ne facilitano la rimozione. In commercio sono diffusi prodotti a base di guaifenesina, un principio attivo che fluidifica il catarro accumulato nell’alto torace e ne accelera l’eliminazione attraverso la tosse. E’ molto importante ricordare che espettoranti e mucolitici non vanno mai utilizzati in associazione con sedativi della tosse.

Tosse cronica

Tipicamente chiamata “tosse del fumatore”, dura per oltre 3 settimane e/o si presenta ciclicamente durante tutto l’anno. E’ sintomo di una costante infiammazione delle mucose respiratorie, causata dall’irritazione da fumo di sigaretta, allergeni e agenti inquinanti presenti nell’aria.

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Differenza tra tosse e bronchite (acuta e cronica)

MEDICINA ONLINE TOSSE SECCA PERSISTENTE GRASSA CATARRO INFERNO FREDDO SCIARPA UOMO TOSSIRE MAL DI GOLA TONSILLE FEBBRE INFLUENZA FEBBRE DOLORE ASPIRINA ANTINFIAMMATORIO STANCHEZZA STRESS SALIVA AUTUNNO VACCINO TUBERCOLOSIIl termine “tosse” indica genericamente una emissione di aria singola o ripetuta, generalmente molto meno violenta dello starnuto, che ha lo scopo principale di liberare le vie aeree (naso, bocca, laringe, faringe, trachea, bronchi) da catarro, polvere, muco agenti irritanti e patogeni (virus e batteri). La tosse, al contrario dello starnuto, può essere sia una reazione spontanea dell’organismo, ma anche procurata volontariamente dal soggetto, inoltre non è legata alla chiusura automatica degli occhi. Un singolo colpo di tosse permette l’espulsione, ad oltre due metri di distanza, di migliaia di goccioline di saliva e di microrganismi, grazie alla violenta emissione di aria, che può raggiungere anche i 70 km all’ora.

Da cosa viene causata la tosse?

La tosse viene solitamente correlata a stati infiammatori/infettivi delle vie aeree superiori ed inferiori, che possono essere determinati da varie condizioni e patologie, come:

  • infezione virale o batterica (tipica di raffreddore ed influenza);
  • reazione allergica verso una o più sostanze;
  • ostruzione delle vie aeree da parte di oggetti più o meno grandi;
  • presenza di muco o catarro nelle vie aeree superiori ed inferiori;
  • passaggio di liquidi o materiali alimentari in trachea (“acqua o cibo di traverso”);
  • sindromi parainfluenzali;
  • croup (infiammazione virale acuta delle vie aeree superiori e inferiori, che colpisce prevalentemente bambini di età compresa tra 6 mesi e 3 anni);
  • irritazione delle mucose delle vie aeree causata da polveri ed altre sostanze irritanti.

Bronchite

La bronchite è l’infiammazione della mucosa che riveste i bronchi, le strutture ad albero che conducono l’aria ai polmoni. Il suo sintomo più rilevante è la difficoltà respiratoria, che si manifesta con un respiro sibilante, tosse, fiato corto, disturbi del sonno e senso di oppressione al torace. La bronchite può essere acuta, solitamente causata da un’infezione virale, o cronica, come risultato di un danno alle vie aeree dovuto a fumo, inquinamento e altre condizioni. Generalmente nella bronchite acuta l’infiammazione è scatenata da un virus che ha già colpito le prime vie aeree, come laringe e trachea, e si estende ai bronchi: l’infezione può essere provocata da virus comuni, come quelli del raffreddore o dell’influenza, o virus più difficili da trattare come il virus respiratorio sinciziale, l’adenovirus. L’episodio acuto è generalmente di breve durata (pochi giorni), se l’infiammazione si ripete e si protrae nel tempo è definita cronica. La bronchite cronica è la condizione tipica della Broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO).

La tosse nella bronchite acuta

La tosse negli episodi di bronchite è generalmente violenta, si presenta ad accessi che spesso lasciano senza fiato. A preannunciare il suo arrivo può essere un bruciore al petto, localizzato dietro lo sterno (se è interessata anche la trachea). All’inizio la tosse è generalmente secca e stizzosa, poi diventa profonda e con abbondante secrezione di catarro. In seguito all’infiammazione i bronchi si gonfiano e producono muco e pus. A volte si ha la febbre (non supera i 38,5°C e dura 3-5 giorni) e si respira con difficoltà: all’inizio in situazioni di sforzo, poi anche a riposo.

La tosse nella bronchite cronica

Nella bronchite cronica la tosse diventa insistente soprattutto al mattino, con emissione di muco scarso o abbondante, catarro in quantità che perdura anche oltre tre mesi l’anno. A ciò si associano affanno più o meno intenso e crisi asmatiche. A causa dell’infiammazione i bronchi si restringono o rimangono ostruiti, rendendo difficile il respiro e la circolazione del sangue nei polmoni. In molti casi succede che una o più volte all’anno si verifichino episodi di riacutizzazioni con aumento della tosse e dell’espettorato. Il risultato è un ostacolo più o meno grave al passaggio dell’aria nei bronchi e nei polmoni per provoca dispnea più o meno grave.

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Bronchite: durata, sintomi, cura, rimedi, è contagiosa? Per quanto tempo?

MEDICINA ONLINE POLMONI BRONCHI BRONCHIOLI ALVEOLI POLMONARI ARIA OSSIGENO ANIDRIDE CARBONICA DIRAMAZIONI VIE AEREE ALTE BASSE APPARATO RESPIRATORIO ANATOMIA LUNGS TORACE POLMONITE BRONCHITE ALVEOLITE CRUP INFEZIONE PETTOLa bronchite è una patologia caratterizzata dall’infiammazione della mucosa che riveste i bronchi, le strutture ad albero che conducono l’aria ai polmoni. Il suo sintomo più rilevante è la difficoltà respiratoria, che si manifesta con un respiro sibilante, tosse, fiato corto, disturbi del sonno e senso di oppressione al torace. A volte può coesistere un grado variabile di enfisema polmonare, lento processo di degenerazione del tessuto polmonare. Possono favorirne l’insorgenza alcuni fattori di tipo ambientale, come l’inquinamento atmosferico, il fumo di sigaretta o il freddo intenso o anche alcune condizioni di vita sfavorevoli, come la malnutrizione e l’affaticamento eccessivo. A soffrirne sono 3 italiani su 100. La malattia acuta, nel giro di alcuni giorni, guarisce, a meno che non sopravvengano complicazioni. In un paziente su due la bronchite cronica conduce a un’insufficienza respiratoria.

Bronchite acuta e cronica

La bronchite può essere acuta, solitamente causata da un’infezione virale, o cronica, come risultato di un danno alle vie aeree dovuto a fumo, inquinamento e altre condizioni.
Generalmente nella bronchite acuta l’infiammazione è scatenata da un virus che ha già colpito le prime vie aeree, come laringe e trachea, e si estende ai bronchi: l’infezione può essere provocata da virus comuni, come quelli del raffreddore o dell’influenza, o virus più difficili da trattare come il virus respiratorio sinciziale, l’adenovirus. L’episodio acuto è generalmente di breve durata (pochi giorni), se l’infiammazione si ripete e si protrae nel tempo è definita cronica.
La bronchite cronica è la condizione tipica della Broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO) ed è, al contrario della bronchite acuta, causato principalmente dal fumo di sigaretta. Inoltre, l’inalazione cronica di inquinanti dell’aria o fumi irritanti o polveri presenti in ambienti occupazionali (miniere di carbone, fabbriche tessili, silos e movimentazione di grano, allevamenti, stampaggio di metalli) può essere un ulteriore fattore di rischio per lo sviluppo di bronchite cronica.

Leggi anche: Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): sintomi, diagnosi e cura

Durata della bronchite acuta e cronica

Mentre la bronchite acuta ha una durata limitata ad alcuni giorni, invece la bronchite cronica è invece caratterizzata e definita tale in presenza di una tosse produttiva che dura più di tre mesi all’anno per almeno due anni in assenza di altre patologie.

Quali sono le cause della bronchite?

A causare la bronchite possono essere agenti diversi. Nel caso della bronchite acuta, la causa prevalente è un’infezione di origine virale, ma nel 10% dei casi l’origine è invece batterica. I virus più frequenti sono quelli comuni del raffreddore e dell’influenza (anche il coronavirus Covid 19) e solitamente l’infezione riguarda le prime vie aeree, laringe e trachea, per poi estendersi ai bronchi. In alcuni casi può instaurarsi una sovrainfezione batterica. La bronchite cronica è invece il risultato di una degenerazione graduale delle strutture bronchiali causata dal fumo, dallo smog o dall’inalazione di sostanze tossiche. La bronchite cronica è più pericolosa dell’episodio acuto, perché rappresenta un danno spesso definitivo e difficilmente reversibile.

Leggi anche: Asma bronchiale: spirometria e diagnosi differenziale

Quali sono i sintomi ed i segni della bronchite?

I sintomi e segni della bronchite, acuta o cronica, includono:

  • malessere generale;
  • respiro sibilante;
  • fiato corto;
  • febbre;
  • brividi di freddo;
  • difficoltà a respirare (dispnea);
  • tosse persistente;
  • dolore durante la deglutizione
  • produzione eccessiva di muco, con catarro bianco o giallastro, con piccole perdite di sangue;
  • dolori articolari;
  • faringite;
  • raucedine;
  • oppressione al torace;
  • debolezza;
  • disturbi del sonno.

La bronchite è contagiosa?

La bronchite acuta – poiché nella maggioranza dei casi è determinata da virus o, meno spesso, da batteri – è generalmente contagiosa. La bronchite cronica è contagiosa solo se correlata a microrganismi, tuttavia nella maggioranza dei casi è legata a smog, fumo di sigaretta ed inquinanti: in questi casi non è ovviamente contagiosa, anche se c’è da dire che ci vive vicino ad un fumatore ha un rischio più elevato di sviluppare bronchite rispetto alla popolazione generale, visto che è soggetto al fumo passivo e terziario. Nelle forme virali e batteriche, generalmente la trasmissione del microrganismo avviene per via aerea, cioè principalmente con:

  • tosse;
  • starnuti.

La bronchite acuta si può trasmettere da un individuo ad un altro anche attraverso il contatto diretto, ad esempio si può verificare quando una persona infetta stringe la propria mano, contaminata con le secrezioni infette, a quella di una persona sana. Anche usare oggetti contaminati (vestiti, asciugamani, spazzolino da denti…) può determinare il contagio.

Leggi anche: Differenza tra vie aeree superiori ed inferiori

Quanto dura l’incubazione?

I sintomi e segni di bronchite acuta compaiono dopo un periodo di incubazione variabile in base al tipo di microrganismo, che in genere dura da un paio di giorni fino ad una settimana. In questo periodo i sintomi e segni sono assenti, tuttavia il paziente è capace di infettare le altre persone.

Per quanto tempo è contagiosa la bronchite acuta?

La trasmissione ad altre persone si può verificare – oltre al periodo di incubazione – per tutta la durata dei sintomi ed è comunque possibile anche quando i sintomi sono diminuiti o cessati da pochi giorni.

Quanto dura una bronchite?

E’ impossibile fare una previsione, visto che i tempi di guarigione sono condizionati da numerosi fattori, come il tipo di microrganismo, lo stato di salute generale del paziente ed eventuali farmaci usati. In genere una bronchite acuta può durare da 5 giorni a 2 settimane. La bronchite cronica ha invece durata di mesi o anni.

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Come prevenire la bronchite acuta?

Per prevenire la bronchite acuta, è importante osservare regole di igiene quali lavare bene e con frequenza le mani, seguire un’alimentazione equilibrata e ricca di vitamine e sali minerali, ad esempio ricca di frutta e verdura di stagione. Utile è anche assumere ogni giorno un integratore multivitaminico multiminerale completo, come questo: https://amzn.to/3Xz3PNY

Per prevenire la bronchite, è anche importante idratarsi correttamente, bevendo la giusta quantità d’acqua al giorno. Ovviamente è importante evitare il contatto diretto e ravvicinato con persone che hanno bronchite acuta ed evitare di usare oggetti usati da loro e potenzialmente contaminati, come tovaglioli o asciugamani. Anche evitare ambienti troppo affollati può, statisticamente, diminuire il rischio di bronchite acuta: in questi casi meglio usare una mascherina. Se il soggetto è fumatore, dovrebbe smettere di fumare.

Come prevenire la bronchite cronica?

La prima prevenzione della bronchite cronica si attua non fumando. Il fumo di tabacco, sigaretta, sigari o pipa, irrita le mucose e favorisce l’instaurarsi dei processi infiammatori che portano alla bronchite cronica. Ugualmente bisognerebbe ridurre l’esposizione all’inquinamento e a sostanze tossiche, ad esempio mediante l’uso di mascherine nelle condizioni più a rischio, come alcune professioni che costringono il soggetto ad essere esposto a svariati tipi di sostanze chimiche. È necessario che gli ambienti domestici e lavorativi siano umidificati. Sono validi anche i consigli già visti per la prevenzione della bronchite acuta.

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Diagnosi di bronchite

La diagnosi di bronchite include diversi tipi di esami:

  • Esami del sangue, per la conta leucocitaria e per la ricerca di stati infettivi;
  • Esami di coltura sull’espettorato, per determinare la presenza di batteri nel muco ed escludere altre infezioni;
  • Radiografia del torace (Rx Torace), per valutare la presenza di segni di infezioni più estese (polmonite);
  • TAC, nei casi in cui sia necessario individuare eventuali anomalie dei polmoni e delle vie aeree in generale;
  • Spirometria, per misurare la quantità di aria che si immette nei polmoni;
  • Test di provocazione bronchiale, per la misura dell’ossido nitrico presente nell’aria emessa (espirata) che indica il livello di infiammazione.

Leggi anche: Differenza tra BPCO ed asma: terapia e sintomi comuni e diversi

Cure della bronchite

Il trattamento della bronchite è diverso a seconda che si tratti di un episodio acuto o sia cronica e ancora che ci sia una sovrapposizione di un’infezione batterica. In tutti i casi la sospensione dal fumo deve essere totale.

Trattamento della bronchite acuta

Il trattamento della bronchite acuta è principalmente sintomatico. La comune Tachipirina (paracetamolo) può abbassare la febbre, soprattutto se supera i 38°. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS, come l’ibuprofene contenuto nel Brufen o il ketoprofene contenuto nell’OKI) possono essere utilizzati per mal di gola e dolori generali. Mucolitici e sciroppi per la tosse possono essere utili in alcuni casi. Se la bronchite è causata da batteri, è possibile l’uso di farmaci antibiotici. Si tenga comunque presente che – anche senza alcun trattamento – la maggioranza delle volte la bronchite acuta si risolve rapidamente e spontaneamente. Nella maggior parte dei casi (90% circa) la bronchite acuta è causata da virus: per questo motivo un trattamento antibiotico non può essere raccomandato, in quanto inutile ed inefficace (gli antibiotici agiscono solo contro i batteri), se non addirittura controproducente, poiché ricorrere ad un trattamento antibiotico nei casi di bronchite ad eziologia virale promuove lo sviluppo di resistenza batterica contro gli antibiotici, il che può risultare pericoloso e, potenzialmente, comportare una maggiore morbilità e mortalità sul lungo periodo. Tuttavia, anche nel caso si sospetti una bronchite virale, in alcuni casi selezionati gli antibiotici potrebbero trovare comunque indicazione, in genere al fine di evitare l’insorgenza di possibili sovrainfezioni batteriche che non devono essere escluse. Smettere di fumare può velocizzare il periodo di guarigione.

Trattamento della bronchite cronica

L’evidenza suggerisce che il declino della funzione polmonare osservabile nei soggetti affetti da bronchite cronica può essere per prima cosa rallentata con la cessazione del fumo di sigaretta e dell’esposizione ad inquinanti. Il trattamento della bronchite cronica è sintomatico e può richiedere l’impiego di agenti terapeutici sia farmacologici che non farmacologici. I tipici approcci non farmacologici per la gestione della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), e fra questi la bronchite cronica, possono includere: la riabilitazione polmonare, la chirurgica per la riduzione del volume polmonare, e – nei casi più gravi – il trapianto polmonare. L’infiammazione e l’edema dell’epitelio respiratorio possono essere ridotti con i farmaci corticosteroidi per via inalatoria. Il respiro sibilante e la difficoltà respiratoria possono essere trattate riducendo il broncospasmo (cioè lo spasmo, reversibile, che interessa i piccolo bronchi e che è secondario alla costrizione del muscolo liscio). Il broncospasmo viene trattato con broncodilatatori a lunga durata d’azione, per via inalatoria. Questi broncodilatatori sono farmaci agonisti del recettore β2-adrenergico (ad esempio il salmeterolo) oppure farmaci ad azione anticolinergica, assunti sempre per via inalatoria, quali l’ipratropio bromuro od il tiotropio bromuro. I farmaci mucolitici (conosciuti anche come espettoranti) possono avere un piccolo effetto terapeutico sulla riacutizzazione della bronchite cronica. L’ossigenoterapia è utilizzata per trattare l’ipossiemia (una situazione caratterizzata da una bassa ossigenazione del sangue) e ha dimostrato di ridurre la mortalità nei pazienti affetti da bronchite cronica. Si deve tenere presente che l’ossigenoterapia (supplementi di ossigeno per un certo numero di ore nel corso della giornata) può portare alla riduzione dello stimolo respiratorio, con conseguente aumento dei livelli ematici di anidride carbonica (ipercapnia) e acidosi respiratoria secondaria.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Differenza tra tosse, tosse convulsa e pertosse

MEDICINA ONLINE INVASIVITA VIRUS BATTERI FUNGHI PATOGENI MICROBIOLOGIA MICROORGANISMI CLINICA BIOLOGICA BIOLOGIA MICROBI LABORATORIO ANALISI PARETE INFEZIONE ORGANISMO PATOGENESI MICROBIOLOGY WALLPAPER DNAIl termine “tosse” indica genericamente una emissione di aria singola o ripetuta, generalmente molto meno violenta dello starnuto, che ha lo scopo principale di liberare le vie aeree (naso, bocca, laringe, faringe, trachea, bronchi) da catarro, polvere, muco agenti irritanti e patogeni (virus e batteri). La tosse, al contrario dello starnuto, può essere sia una reazione spontanea dell’organismo, ma anche procurata volontariamente dal soggetto, inoltre non è legata alla chiusura automatica degli occhi. Un singolo colpo di tosse permette l’espulsione, ad oltre due metri di distanza, di migliaia di goccioline di saliva e di microrganismi, grazie alla violenta emissione di aria, che può raggiungere anche i 70 km all’ora.

Da cosa viene causata la tosse?

La tosse viene solitamente correlata a stati infiammatori/infettivi delle vie aeree superiori ed inferiori, che possono essere determinati da varie condizioni e patologie, come:

  • infezione virale o batterica (tipica di raffreddore ed influenza);
  • reazione allergica verso una o più sostanze;
  • ostruzione delle vie aeree da parte di oggetti più o meno grandi;
  • presenza di muco o catarro nelle vie aeree superiori ed inferiori;
  • passaggio di liquidi o materiali alimentari in trachea (“acqua o cibo di traverso”);
  • sindromi parainfluenzali;
  • croup (infiammazione virale acuta delle vie aeree superiori e inferiori, che colpisce prevalentemente bambini di età compresa tra 6 mesi e 3 anni);
  • irritazione delle mucose delle vie aeree causata da polveri ed altre sostanze irritanti.

Pertosse

La pertosse (anche chiamata “tosse dei 100 giorni” o “tosse convulsa”) è una malattia infettiva batterica molto contagiosa che si trasmette per via aerea attraverso le goccioline di saliva o di muco espulse con la tosse. È causata da un batterio chiamato Bordetella pertussis, il quale aderisce alle vie respiratorie e causa una serie di sintomi, il più caratteristico dei quali è la tosse.

Caratteristiche della tosse della pertosse

La tosse è generalmente violenta, si presenta ad accessi che spesso lasciano senza fiato, associandosi frequentemente a conati di vomito e vomito. I sintomi possono durare anche alcuni mesi e ripresentarsi periodicamente. Il periodo di incubazione va dai 5 ai 21 giorni, dura alcune settimane e assume aspetti differenti durante la sua evoluzione: all’inizio sembra un brutto raffreddore e si manifesta con starnuti, scolo dal naso, febbre lieve, tosse con catarro. In seguito la tosse si accentua per intensità e frequenza diventando sempre più secca e stizzosa e si manifesta, soprattutto di notte, con “raffiche” di colpi di tosse (seguite dal caratteristico “urlo“, per catturare più aria possibile), dall’emissione di catarro denso e dal vomito. La malattia termina con la fase di convalescenza, che si protrae per circa 2 settimane, durante la quale gli attacchi di tosse si attenuano. La malattia è molto contagiosa e la persona non vaccinata, o che non ha avuto la malattia naturale, che viene esposta ad un caso di malattia ha una probabilità di circa il 90 per cento di essere contagiata.

Complicazioni della pertosse

La malattia si associa spesso a complicazioni come le otiti, le bronchiti e le polmoniti; nel bambino piccolo sono più frequenti (anche se rare) le complicazioni cerebrali che possono causare danni permanenti e nei casi più gravi anche la morte. La tosse può provocare anche emorragia dal naso, mentre il vomito può causare disidratazione e difficoltà di alimentazione. Sebbene raramente la malattia sia causa di morte, almeno in Italia, essa rappresenta un rischio discreto per il lattante, perché frequentemente si complica con crisi di soffocamento e difficoltà respiratorie che costringono anche al ricovero ospedaliero.

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Cura della pertosse

Trattandosi di una malattia di origine batterica, la pertosse può essere trattata con gli antibiotici. La classe dei macrolidi (un tipo di antibiotici) è quella più adatta per un uso pediatrico, visto che le altre classi di farmaci potenzialmente efficaci si rivelano o meno attive o accompagnate da maggiori effetti collaterali negativi. Va tuttavia osservato che la terapia, anche se è utile per evitare la trasmissione dell’infezione da un bambino malato a uno sano, ha relativamente poca efficacia nel modificare il decorso della malattia, per questo la terapia antibiotica riduce solo di poco il rischio delle complicanze maggiori, soprattutto di quelle encefalitiche. Ciò spiega perché da molti anni gli esperti hanno cercato di intervenire sulla pertosse con metodi preventivi, con un vaccino cioè capace di impedire lo sviluppo della malattia, eliminando in partenza ogni forma di rischio.

Prevenzione e vaccinazione

Un grande numero di casi di pertosse e circa 350.000 decessi si verificano ogni anno nel mondo, e la malattia è ben lontana dall’essere controllata efficacemente. In Italia, dove la vaccinazione è stata scarsamente praticata negli anni passati, la malattia si presenta con cicli epidemici ogni 3-4 anni. Negli anni epidemici si registrano decine di migliaia di casi di malattia. Solo recentemente il numero di bambini vaccinati è aumentato considerevolmente, ma è ancora troppo presto per apprezzare un effetto della vaccinazione sul numero dei malati. I vaccini contro la pertosse sono stati al centro della più importante attività scientifica degli ultimi decenni per quanto riguarda i vaccini. Per lungo tempo sono stati utilizzati in Italia vaccini contro la pertosse cosiddetti “a cellule intere”, cioè preparati con germi interi uccisi. Questi vaccini, peraltro efficaci, erano frequentemente associati ad eventi come la febbre o le reazioni locali dopo la somministrazione. Alcuni studi scientifici, poi dimostratisi infondati, avevano suggerito che questo tipo di vaccino potesse essere associato in rari casi a gravi malattie del sistema nervoso. Questo dubbio è bastato a demolire la fiducia della popolazione e dei medici in questo vaccino. Alcuni paesi, come la Gran Bretagna, la Svezia ed il Giappone, che fino ad allora avevano controllato efficacemente la malattia, hanno diminuito drasticamente il numero di persone vaccinate. Come conseguenza si sono verificate in questi paesi epidemie di notevoli dimensioni con numerosi decessi, prima di ritornare ad un’adeguata strategia nella somministrazione di questi vaccini.
La ricerca scientifica, nel frattempo, ha messo a punto nuovi vaccini contro la pertosse che, invece di comprendere l’intero germe, sono costituiti solo da alcuni frammenti di esso, sufficienti a proteggere dalla malattia. Questi vaccini, detti acellulari, sono stati sperimentati negli ultimi 10 anni con ottimi risultati ed hanno rimpiazzato in molti paesi i vaccini a cellule intere. Il vantaggio principale di questi preparati è la drastica diminuzione degli effetti collaterali come febbre e reazioni locali, frequenti con i vaccini a cellule intere, a fronte di un’efficacia simile a quella osservata con questi ultimi. Il vaccino acellulare contro la pertosse può essere effettuato singolarmente oppure nella forma combinata (per esempio con difterite e tetano).
La vaccinazione contro la pertosse è altamente raccomandata; anche se il numero di bambini vaccinati contro la pertosse è stato scarso fino a qualche anno fa, recentemente è cresciuto fino a livelli discreti: circa il 90 per cento dei bambini è infatti vaccinato contro questa malattia entro i 2 anni di vita (stima sui nati nel 1996).

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Differenza tra tosse e starnuto

MEDICINA ONLINE TOSSE STARNUTO MAL DI GOLA INFLUENZA RAFFREDDORE VELOCE POTENTE VIRUSUno “starnuto” corrisponde ad una emissione violenta d’aria dai polmoni, che può essere solitaria o, più spesso, ripetuta due, tre o anche quattro volte di seguito, a distanza di circa un secondo da una emissione e l’altra. Tale emissione serve per liberare le vie aeree superiori (specie naso) da ostruzioni (muco), patogeni o sostanze irritanti. Lo starnuto è una reazione automatica (involontaria) del corpo, legata alla chiusura involontaria degli occhi.

La “tosse” è una emissione di aria singola o ripetuta, generalmente molto meno violenta dello starnuto, che serve per liberare le vie aeree (naso, bocca, laringe, faringe, trachea, bronchi) da catarro, polvere, muco agenti irritanti e patogeni. La tosse, al contrario dello starnuto, può essere sia una reazione spontanea dell’organismo, ma anche procurata volontariamente dal soggetto, inoltre non è legata alla chiusura automatica degli occhi.

Da cosa vengono causati tosse e starnuti?

Sia gli starnuti che la tosse vengono solitamente correlati a stati infiammatori delle vie aeree superiori, che possono essere determinati da varie condizioni e patologie, come:

  • infezione virale o batterica (tipica di raffreddore ed influenza);
  • reazione allergica verso una o più sostanze;
  • ostruzione delle vie aeree da parte di oggetti più o meno grandi;
  • presenza di muco o catarro nelle vie aeree superiori;
  • poliposi nasale;
  • passaggio di liquidi o materiali alimentari in trachea (“acqua o cibo di traverso”);
  • sindromi parainfluenzali;
  • sinusite;
  • croup (infiammazione virale acuta delle vie aeree superiori e inferiori, che colpisce prevalentemente bambini di età compresa tra 6 mesi e 3 anni);
  • irritazione delle mucose nasali (rinite) causata da polvere, pepe, ammoniaca ed altre sostanze irritanti.

Solitamente uno o più starnuti di seguito sono causati da stimoli ostruttivi/infiammatori/irritativi a livello della mucosa nasale, mentre la tosse è determinata da stimoli simili ma localizzati a livello di laringe/faringe/trachea/bronchi.

Quali sono le funzioni di tosse e starnuti?

La funzione di starnuto e tosse può essere sovrapposta: è principalmente quella di mantenere la pervietà delle vie aeree (naso, bocca, faringe, laringe, trachea…) eliminando da esse oggetti, sostanze chimiche, muco, catarro ed agenti patogeni.

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Starnutire e tossire “fa bene”?

Starnutire e tossire sono dei riflessi senza dubbio utili all’organismo perché consentono di mantenere liberi i condotti che permettono all’aria di transitare verso/da i polmoni, tuttavia episodi ripetuti di starnuti potrebbero essere campanello di allarme di varie patologie sia polmonari che neurologiche e portare ad una irritazione cronica delle prime vie aeree ed a dolori costali e dei muscoli intercostali.

Velocità diverse di starnuto e tosse

In un singolo starnuto possono essere emesse, a distanza di oltre due metri, migliaia di particelle di liquido e fino a ben 40 mila goccioline di saliva e 5000 microrganismi patogeni, alla velocità – secondo alcuni ricercatori – che può addirittura superare i 300 km all’ora. Anche la tosse è capace di emettere migliaia di particelle solide/liquide e di patogeni a distanza di metri, tuttavia la potenza dell’aria emessa è molto più bassa dello starnuto, arrivando alla comunque ragguardevole velocità di circa 70 km orari. Tale differenza tra starnuto e tosse si riflette anche nel fatto che gli occhi si chiudono in automatico durante uno starnuto, ma non durante la tosse. Per quale motivo? Continuate la lettura!

Perché si chiudono gli occhi quando si starnutisce?

Avete mai provato a starnutire tenendo gli occhi aperti? Inutile provarci: è impossibile, motivo per cui gli starnuti sono pericolosi mentre si svolgono attività lavorative pericolose, o anche solo mentre si guida una automobile. Per quale motivo di verifica la chiusura degli occhi? Come abbiamo visto lo starnuto può emettere aria e particelle liquide/solide a ben oltre 100 km all’ora, e ciò è possibile perché in concomitanza con lo starnuto i muscoli respiratori comprimono il torace e le vie respiratorie si chiudono, facendo alzare la pressione nei polmoni a tal punto che, nel momento dello starnuto, l’aria viene emessa in modo violentissimo. Quando accade ciò tanti muscoli sono coinvolti, anche quelli facciali che immediatamente provocano la chiusura degli occhi in modo da proteggerli da una spinta esagerata: sappiate che un semplice starnuto, se non si chiudessero le palpebre, potrebbe far uscire i vostri occhi dalle orbite! Durante la tosse, i livelli pressori non sono così alti come nello starnuto, motivo per cui il nostro corpo non chiude in automatico le palpebre mentre tossiamo.

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Lo sciroppo per la tosse e/o per il catarro vanno presi prima o dopo i pasti?

MEDICINA ONLINE VIRUS BATTERI INFLUENZA RAFFREDDORE TEMPERATURA STARNUTO EBOLA TRASMISSIONE MORTE SINTOMI STARNUTO CONTATTOGli sciroppi per la tosse e per il catarro (sedativi, fluidificanti e mucolitici come Mucosolvan® e Bronchenolo®) vanno assunti prima o dopo i pasti? 

Salvo indicazione specifica del medico, il momento di assunzione è indifferente: tali farmaci possono essere infatti assunti prima o dopo i pasti, preferibilmente mezz’ora prima del pasto o mezz’ora dopo il termine del pasto.

Se necessario è possibile assumere lo sciroppo anche poco prima di andare a dormire. In caso di dubbio, fate riferimento alle modalità di assunzione descritte sul foglietto illustrativo allegato al farmaco o chiedere informazioni al proprio medico curante.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Come fare un aerosol spiegato in modo semplice [GUIDA]

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma LARINGITE ACUTA CRONICA CAUSE SINTOMI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneL’inalazione di farmaci e soluzione fisiologica attraverso un apparecchio chiamato aerosol, è una tipica e diffusa terapia per le affezioni alle vie aeree (bronchiti, faringiti, tosse secca e grassa) che colpiscono molto di frequente i bambini ma anche gli adulti. Ma esattamente come si deve effettuare il trattamento, affinché risulti davvero efficace? E gli apparecchi in commercio sono tutti uguali o ci sono differenti modelli? Vediamo di approfondire l’argomento.

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Come si esegue correttamente l’aerosol-terapia?
Non è una terapia di difficile esecuzione, semplicemente bisogna dosare bene il farmaco e assicurarsi di inalarlo completamente. L’apparecchio è munito di boccaglio e di mascherina, si deve sempre preferire il primo, mentre la seconda è indicata solo per i bambini al di sotto dei 2-3 anni che non riescano a tenere il boccaglio.

  • prima di iniziare la seduta ci laveremo le mani con acqua e sapone,
  • verseremo nell’apposita ampolla il medicinale, o i medicinali, dosandoli secondo quanto prescritto dal medico;
  • diluiremo il farmaco in 2-3 ml di soluzione fisiologica che verseremo nell’ampolla;
  • ora possiamo inserire l’ampolla, attaccare il tubo al compressore e sistemare il boccaglio;
  • quando ci sentiamo pronti, possiamo accendere l’apparecchio e inalare la medicina.

Come respirare durante l’aerosol?
Per beneficiare al meglio dell’azione curativa del farmaco dobbiamo respirare con la bocca semi aperta e lentamente, e magari coprirci con un asciugamano. Proeseguiamo fino a completo esaurmento della soluzione farmacologica contenuta nell’ampolla.

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Cosa fare al termine?
Una volta conclusa la cura, dobbiamo lavarci bene il viso per eliminare qualunque traccia del medicinale, e lavare accuratamente anche tutte le componenti dell’aerosol che abbiamo utilizzato con acqua tiepida ed, eventualmente, una soluzione disinfettante, soprattutto prestando attenzione all’igiene del nebulizzatore.

Quale apparecchio scegliere per fare l’aerosol?
In commercio ne trovate diversi, alcuni di forma e dimensioni adatte ai bambini, spesso divertenti e colorati. Ma c’è un parametro importante da considerare prima dell’acquisto, ed è la mediana del diametro aerodinamico di massa o DAMM, che deve essere compresa tra gli 0,5 e i 5 micron. In questo modo saremo sicuri che le particelle del farmaco che inaleremo saranno di piccole dimesnioni, adatte a penetrare anche nelle parti più piccole dei nostri bronchi colpendo focolai infettivi.

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Quanto è veloce e potente uno starnuto?

MEDICINA ONLINE TOSSE STARNUTO MAL DI GOLA INFLUENZA RAFFREDDORE VELOCE POTENTE VIRUS.jpgEtciù! E sono 40 mila goccioline di saliva, crudeli e sfrontate, che si lanciano a 160 km orari nell’aria, per andare chissà dove. Parola degli scienziati statunitensi della Virginia Tech nel Maryland, che hanno condotto uno studio mettendo a confronto lo starnuto e il colpo di tosse nella loro pericolosità di viaggiatori infetti intorno a noi. Il risultato è che starnuto batte tosse 1 a 0, perché il colpo di tosse contiene “solo” 3 mila particelle infette, che viaggiano a “soltanto” 80 km all’ora.

Aveva o non aveva ragione la nonna quando a febbraio vi diceva di evitare la sala d’aspetto del dottore se non volevate uscirne ammalati? Dal Maryland dicono di sì, perché la sala d’attesa di una clinica è proprio ciò che hanno studiato, oltre a tre aule di asilo nido e tre abitacoli di aerei di linea, scoprendo che ben la metà dei campioni di aria rilevati conteneva, in media, 16 mila particelle di virus, per nulla intenzionate a dissolversi.

Contrariamente a quanto si pensa, infatti, la resistenza del virus di uno starnuto o di un colpo di tosse nell’aria può durare non solo diverse ore, ma anche diversi giorni. Le maledette goccioline, anche quelle microscopiche e invisibili, sono capaci di restare sospese in aria finché non avranno infettato di nuovo qualcuno. E quel qualcuno non volete essere voi, giusto? Pensateci, quando sarete in autobus, schiacciati come sardine sul vostro vicino che non fa che soffiarsi il naso e starnutire: il suo “etciù” può costare caro a voi, ma anche agli ignari passeggeri seduti in fondo, perché un solo starnuto è in grado di contaminare un’intera stanza o la carrozza di un treno per diverse ore. E siccome non possiamo andare perennemente in giro con la mascherina, meglio coltivare i nostri anticorpi: e le speedy-goccioline, con noi, non avranno grandi speranze.

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