Crampo dello scrivano: cause, sintomi, diagnosi e trattamento

MEDICINA ONLINE MASTURBAZIONE COMPULSIVA DONNA FEMMINILE SESSO SESSUALITA AUTOEROTISMO PC COMPUTER LAVORO CLITORIDE VAGINA SEX TOY DIPENDENZA PORNOGRAFIA PORNO ONLINE INTERNET DOPAMINA SITOCon “distonia” in medicina si indica una difficoltà motoria caratterizzata dall’assunzione di posture del tutto Continua a leggere

Tendinite da smartphone, sindrome del tunnel carpale, epicondiliti, text neck: dolori da cellulare

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Roma Medicina Chirurgia Estetica Cavitazione Endocrinologo Dietologo Nutrizionista Cellulite Sessuologia Ecografie DermatologiaSmettere fumare Collo Cellulare  SmartphoneNegli ultimi anni abbiamo assistito ad un forte aumento di patologie da sovraccarico a livello di mano, polso, gomito, tutte correlate all’aumentata diffusione di dispositivi portatili come smartphone e tablet, ma anche di Continua a leggere

Differenza tra articolazioni radio-ulnare, radio-carpica, carpo-metacarpiche

MEDICINA ONLINE ARTICOLAZIONE DEL POLSO OSSA LEGAMENTI RADIO ULNA ULNARE INTERCARPICHE RADIO CARPO METACARPICHE ARTRODIE DITA TUNNEL SINDROME CUBITALE RADIALE CARPALE MANO DOLORE DIFFERELe articolazioni distali dell’arto superiore, sono: l’articolazione radio-ulnare distale, le articolazioni del carpo, le articolazioni intermetacarpiche, le metacarpo-falangee e le  Continua a leggere

Tagliarsi e sentirsi meglio: come vincere l’autolesionismo

MEDICINA ONLINE TAGLIARSI CUTTING ADOLESCENTE AUTOLESIONISMO FERITA TAGLIO POLSO SANGUE MALE DOLORE MORTE MORIRE AIUTO.jpgIl termine “autolesionismo” deriva dall’unione di due parole: “auto” che significa “sé stesso” e “ledere” che vuol dire “danneggiare”. Chi compie un “atto di autolesionismo” quindi compie un gesto che ha l’obiettivo di danneggiare il proprio corpo, come ad esempio procurandosi volontariamente una ferita o una lesione. L’autolesionista non ha in genere l’obiettivo reale di suicidarsi, bensì solo quello di creare un danno a sé stesso, tuttavia non è raro che un atto lesivo porti alla morte, ad esempio perché ha determinato una grave emorragia (come succede quando si lesiona una arteria). Le lesioni sono rappresentate non solo da “tagli”, ma anche con altri metodi, come morsi, bruciature, percosse, provocazione volontaria di fratture e vomito. Se gli atti di autolesionismo diventano frequenti e pericolosi, l’autolesionismo configura un vero e proprio disturbo di interesse psichiatrico.

Quali sono i soggetti più a rischio?

A soffrire prevalentemente di autolesionismo sono gli adolescenti, specie di sesso femminile perché – secondo alcuni – la scelta di farsi del male più è legata a motivi socio-culturali in base ai quali le donne sarebbero educate alla repressione di ogni forma di sfogo fisico e secondo cui gli uomini, invece, sarebbero più naturalmente propensi a dare sfogo ai propri istinti, anche violenti. Questa spiegazione sarebbe comunque, per molti ricercatori, non esatta. Secondo alcuni studi l’età in cui si manifestano con maggiore frequenza episodi di ritorsione fisica verso sé stessi è quella tra le medie e l’inizio del liceo, quindi tra gli 11 ed i 15 anni, età in cui le ragazze si trovano ad affrontare tutta una serie di cambiamenti sociali e fisici, quindi sono quindi più sensibili e vulnerabili, soprattutto nella fase delle prime “cotte” adolescenziali. Superata questa critica fascia di età, i tentativi di autolesionismo diminuiscono drasticamente. Nonostante siano diffusi più tra le femmine, anche i maschi possono compiere atti di autolesionismo, specie nella fascia di età tra i 12 ed i 16 anni.

Quali sono le cause?

Non è semplice trovare delle cause specifiche per un problema così complesso. Probabilmente si tratta di un insieme di motivi legati tipicamente a:

  • situazioni di bullismo di cui chi si autolesiona è vittima (a scuola o in altre attività con i coetanei),
  • delusione amorosa,
  • sensazione di essere meno capaci di altri,
  • percezione distorta del proprio corpo (ci si vede grassi quando non lo si è),
  • problemi familiari,
  • sensazione di inutilità,
  • necessità di sentirsi “vivi”,
  • voglia di stupire gli altri o di sfidare le regole,
  • patologie psichiatriche come depressione e disturbi di personalità,
  • cattiva condotta scolastica,
  • sensazione di essere rifiutato o emarginato dagli altri,
  • il non accettare i propri difetti estetici,
  • incapacità di gestire le difficili emozioni tipiche dell’adolescenza,
  • seguire la moda “emo”,
  • di scarsa autostima.

Una delle cause può essere lo stress post traumatico: si tratta di una condizione in cui il soggetto colpito soffre di una serie di disturbi psicologici, a seguito di esperienze traumatiche vissute durante l’infanzia, l’adolescenza o nell’età adulta come l’aver subito violenze sessuali, maltrattamenti fisici, incidenti stradali o calamità naturali. L’individuo in questi casi può sentirsi in colpa per quanto accaduto e avverte il bisogno di punirsi per qualche comportamento, azione o semplicemente pensiero. In alcuni casi risulta essere semplicemente un modo per attirare l’attenzione su di sé, quando l’adolescente è, o pensa di essere, poco importante per amici e famigliari oppure quando ha un disagio interiore ed è convinto che nessuno se ne accorga.

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Capire che un adolescente è un autolesionista

Spesso è difficile per amici e famigliari capire che un giovane sia un autolesionista, anche se alcuni segni possono effettivamente indicarlo, come:

  • improvvisi cambi dell’umore,
  • picchi di rabbia,
  • tendenza all’isolamento,
  • possesso di oggetti taglienti inappropriati,
  • ferite o lividi inspiegabili,
  • abiti lunghi anche quando fa caldo (per coprire i segni delle lesioni).

Come vincere il desiderio di autolesionismo

Il primo fondamentale passo da compiere per sconfiggere l’autolesionismo è ammettere di esserne affetti e già questo è purtroppo un gesto molto difficile da compiere. Può essere di aiuto cercare dei gruppi di sostegno, anche online, dedicati proprio a chi soffre di questo disturbo. Capire di non essere da soli infatti è già molto importante e parlare con chi ha affrontato lo stesso percorso e provato le stesse sensazioni può essere un utile supporto per trovare la forza di ammettere e condividere il proprio problema anche con la famiglia e gli amici. Lo psicoterapeuta ed il neuropsichiatra infantile possono fare molto per aiutare il giovane.

Se pensate di soffrire di autolesionismo, è possibile mettere in atto già da subito alcuni comportamenti volti a tenere sotto controllo l’autolesionismo, come ad esempio:

  • Annotare tutte le volte in cui avverti il desiderio di autolesionismo. Il fattore scatenante è ciò che ti spinge a provare il desiderio di arrecare danno a te stesso o di metterti in una situazione di pericolo. Per individuare tutti i fattori scatenanti, annota in un quaderno l’episodio che ha preceduto l’ultimo atto di autolesionismo.
  • Fare una lista delle azioni alternative da compiere al posto di ferirsi, azioni da mettere in atto ogni volta si avverte lo stimolo a tagliarsi, bruciarsi o rompersi le ossa.
  • Impegnarsi a provare amore per sé stessi. Pensa a te stesso come a qualcuno che ami e di cui ti preoccupi, vulnerabile e meritevole di prendersi una pausa.
  • Chiamare un amico per fare due chiacchere, in modo da tenere lontano il pensiero di ferirsi, o semplicemente uscire di casa appena sorge il desiderio di farsi del male.
  • Curare il proprio benessere: dormi a sufficienza, dalle sette alle otto ore per notte in base alle tue necessità. Sforzati di avere uno schema orario il più possibile invariato. Alimentati in modo adeguato.
  • Liberarsi o rendere di difficile accesso gli strumenti che di solito si usano per ferirsi.
  • Avvertire altre persone: se pensi di stare per compiere gesti di autolesionismo ma sei ancora abbastanza “lucido”, avverti un amico o un parente che stai per farti del male. Se non hai nessuno da avvertire, contatta le forze dell’ordine.
  • Sostituire l’agente lesivo. Se proprio non riesci a controllarti, sostituisci il tuo atteggiamento autolesionista con delle esperienze in parte dolorose ma fondamentalmente non dannose. In questo modo, potrai “farti del male” anche se le tue azioni non sono effettivamente pericolose. Ad esempio, anziché ricadere in atteggiamenti più pericolosi, fai scivolare un cubetto di ghiaccio nella tua maglietta, mangia qualcosa di molto piccante o fai una doccia fredda.
  • Fare con regolarità una qualche attività sportiva che aiuti a ridurre lo stress, va bene anche lo yoga.
  • Dedicare ogni giorno un po’ di tempo ad un hobby o un attività che favorisca il rilassamento.

Per allontanarti dai sentimenti negativi, prova infine a vedere te stesso e la situazione che ti sta tormentando come se appartenessero ad un’altra persona. Puoi anche provare a pensare a te stesso in terza persona (ovvero, “questa persona non dovrebbe arrecarsi danno perché rischia di peggiorare le cose”). Da estraneo, forse riuscirai a vedere questi sentimenti forti come qualcosa che non ti appartiene al punto da renderli meno opprimenti.

Se siete genitori o amici di un autolesionista, è importante non reagire con disgusto ai suoi comportamenti, bensì cercare di comprendere i motivi che portano il giovane a comportarsi in questo modo, per affrontarli e risolverli a monte.

Se credi di soffrire di autolesionismo, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Come viene effettuata una ecografia articolare (muscolo tendinea) ed a cosa serve?

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Ecografia Vascolare Articolare Medicina Estetica Mappatura Nei Posturale Dietologo Roma ECOGRAFIA ARTICOLARE COSA SERVE Radiofrequenza Rughe Cavitazione Cellulite Pressoterapia Linfodrenante DermatologiaL’ecografia muscolo tendinea o articolare è una metodica diagnostica non invasiva che utilizza gli ultrasuoni, onde sonore ad alta frequenza, per “vedere” tutte le strutture di una articolazione, grazie a questa qualità l’ecografia articolare è in grado di indagare con buona precisione i tessuti molli e le strutture articolari (cartilagini, menischi e membrane sinoviali) e periarticolari (tendini e legamenti).

Quale medico effettua una ecografia muscolo tendinea?

Questo genere di ecografia è effettuata da varie figure mediche; solitamente la esegue il medico ortopedico, fisiatra, radiologo o comunque un qualsiasi medico ecografista esperto in ecografia muscolo tendinea.

Cosa si può indagare con l’ecografia muscolo tendinea?

Con l’ecografia muscolo-tendinea, come dice il termine, è possibile evidenziare tutte le patologie a carico dei muscoli o dei tendini, alcune patologie articolari, le borse, i tessuti sottocutanei. E’ l’esame di prima scelta in caso di contusioni, stiramenti e strappi muscolari (o sospetti tali), di tendiniti (al gomito, ginocchio, piede, mano, polso, caviglia, tendine di Achille), di tendinopatie della spalla, di cisti, borsiti, ematomi sottocutanei o intramuscolari.
All’esame ecografico si distinguono bene i fasci muscolari e la struttura fibrillare dei tendini, che appaiono come dei “nastri” biancastri e le eventuali lesioni di queste fibre, che appaiono più scure, le raccolte liquide, siano esse cisti o ematiche, che si presentano nere, i depositi di sali di calcio (calcificazioni)a livello dei tendini, delle borse e dei muscoli, che appaiono come delle formazioni irregolari più o meno estese bianche e non attraversabili dagli echi emessi dalla sonda.

Leggi anche: Rottura della cuffia dei rotatori: dolore alla spalla, deficit di forza, diagnosi e cura

Quali sono le principali patologie studiate con l’ecografia muscolo-tendinea?

Patologie muscolari:

  • mioentesiti
  • lesioni muscolari

Patologie tendinee:

  • tendiniti
  • tendinosi
  • paratenoniti
  • entesiti (t.rotuleo, t.quadricipitale, ginocchio del saltatore, epicondiliti, epitrocleiti, pubalgie)
  • lesioni tendinee
  • tendinopatie della spalla

Inoltre vengono studiate: borsiti, artrosinoviti, cisti sottocutanee, tendinee e sinoviali

Quali muscoli ed articolazioni può indagare l’ecografia?

Praticamente quasi tutti muscoli del corpo (specie quelli degli arti superiori ed inferiori) e quasi tutte le articolazioni del corpo, tra cui l’articolazione gleno-omerale, acromioclavicolare, sternoclavicolare, gomito, polso, metacarpofalangea, interfalangea, di anca, ginocchio, caviglia, mesopiede, metatarsofalangea.

Cosa non può vedere l’ecografia?

L’ecografia muscolo-tendinea non è in grado di vedere le ossa e all’interno delle articolazioni, quindi, ad esempio, non è possibile studiare, a livello del ginocchio, i menischi o i legamenti crociati.

Come si esegue l’ecografia articolare?

Per eseguire l’ecografia articolare dispongo il paziente sul lettino in una posizione idonea ad indagare l’articolazione o il muscolo interessato (seduto, steso…). Successivamente applico un semplice gel ecografico sulla pelle del paziente in corrispondenza della zona da indagare, per poi iniziare l’esame vero e proprio: passerò delicatamente una piccola sonda sulla zona interessata. Durante l’esame a volte faccio eseguire dei piccoli e semplici movimenti (come ad esempio spostare un braccio in avanti) per poter visualizzare meglio alcune strutture difficili da vedere nella posizione iniziale.

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A che serve il gel ecografico?

Il gel ha il compito di migliorare il contatto tra la pelle e la sonda che invia gli ultrasuoni all’apparecchio. E’ un gel incolore, denso, fresco, che non è fastidioso per il paziente. Al termine dell’esame, il gel può essere rimosso con un fazzoletto.

L’ecografia articolare è dolorosa?

L’esame è indolore ma se viene effettuato su una zona infiammata, il paziente può avvertire una leggera sensazione di fastidio o di dolore alla pressione della sonda.

Quanto dura una ecografia articolare?

La durata dell’ecografia articolare è variabile in base alla zona da analizzare ed alla presenza di patologia, tuttavia si può affermare che ha una durata media di circa 20 minuti.

Infiltrazione e prelievo di liquidi biologici o tessuti ecoguidata

Una applicazione importante dell’ecografia articolare è quella di arrivare con un ago (o altra strumentazione adatta) in molte strutture articolari: nel cavo articolare, nella guaina di un tendine, all’interno di una borsa sierosa o di una raccolta liquida. Il medico in pratica inserisce l’ago nella cute e successivamente può seguirlo nel suo percorso fino al raggiungimento del punto prestabilito. Questo consente di poter prelevare materiale per poi esaminarlo, oppure di iniettare dei farmaci proprio dove servono o anche di dilavare raccolte ascessuali all’interno di una articolazione, di una borsa, di un ventre muscolare o altro, rimuovere calcificazioni presenti in prossimità dell’inserzione di alcuni tendini.

Quali sono i vantaggi dell’ecografia rispetto ad altre metodiche?

L’ecografia è un’indagine diagnostica non dannosa per la salute, non c’è emissione di raggi X, non è invasiva ed è ripetibile nel tempo, consentendo di valutare l’evoluzione di una patologia. Offre la possibilità di ottenere immagini dinamiche, cioè in movimento, ad esempio, permette di verificare lo scivolamento dei fasci muscolari o dei tendini durante la contrazione.

I migliori prodotti per la cura delle ossa e dei dolori articolari

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche per il benessere di ossa, legamenti, cartilagini e tendini e la cura dei dolori articolari:

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Sindrome del tunnel carpale: cos’è, cause, sintomi, rimedi, intervento e prevenzione

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO SINDROME DEL TUNNEL CARPALE MANO NERVO MEDIANOCon “sindrome del tunnel carpale” (in inglese “carpal tunnel syndrome”) si intende una neuropatia (cioè una patologia che colpisce il SNP, Sistema Nervoso Periferico) dovuta Continua a leggere