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Ketamina usata come droga: effetti, allucinazioni e danni
La ketamina (anche chiamata “ketammina”) è un farmaco principalmente utilizzato come anestetico dissociativo e più recentemente a livello sperimentale contro il disturbo bipolare e l’alcolismo. Dal punto di vista chimico, la ketamina è una droga “parente stretta” del PCP (fenciclidina, famosa anche come “polvere d’angelo”) che ha però effetti di maggiore durata ed intensità, oltre ad avere molti più effetti collaterali rispetto alla ketamina. Farmacologicamente può essere considerata un antagonista del recettore NMDA (N-metil-D-aspartato). In Italia è commercializzata dalla società farmaceutica Parke-Davis con il nome di Ketalar, e da altre società con i nomi di Ketanest e Ketaset. A dosi sub-anestetiche la molecola causa blande allucinazioni e dissociazioni psichiche (nonché lieve analgesia) e ha trovato perciò largo uso anche in ambito ricreativo come droga allucinogena.
Storia della ketamina
La ketamina è stata scoperta nel 1962 da Calvin Stevens, e possiede una struttura chimica simile a quella della fenciclidina (PCP). Dalla fine degli anni ’60 la ketamina inizia ad essere usata al di fuori dell’ambito clinico, sotto il nome di “mean green”, “rock mesc” e “rock mescaline”. Nel 1997 la DEA (Drug Enforcement Administration) segnala un incremento preoccupante dell’abuso di ketamina, ma solo nel 1999 viene catalogata come sostanza psicotropa ed inserita tra le tabelle delle sostanze stupefacenti.
Aspetto della ketamina
La ketamina all’origine si presenta sottoforma di liquido chiaro, per essere iniettata, ma sul mercato illegale si trova anche in polvere biancastra o lavorata in compresse con il nome di “K, special K o cat Valium”.
Modalità d’assunzione della ketamina
Nella forma liquida può essere iniettata (con modalità sia endovenosa che intramuscolare), spruzzata su sostanze da fumare, o consumata nelle bevande. In quest’ultima modalità diventa particolarmente pericolosa perché produce amnesia, ed essendo senza odore ne sapore può essere somministrata all’insaputa del consumatore e usata per commettere abusi sessuali.
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Quando iniziano gli effetti e quanto durano?
Gli effetti si avvertono dopo alcuni minuti dall’assunzione e durano da circa 45 minuti a un’ora.
Effetti della Ketamina
La ketamina ha un’azione complessa sulla sfera psichica con un ampio raggio di azione sulla coscienza, sul cervello e su tutto il corpo in generale. A differenti dosaggi e modalità di assunzione corrispondono tanto effetti quanto rischi differenti. I primi vanno da una leggera stimolazione, all’euforia tipica di un’ubriacatura alcoolica, fino a uno stato dissociativo forte che conduce ad allucinazione intensa. In quest’ultimo caso, l’esperienza ketaminica, un po’ come l’attività onirica, si caratterizza per il fatto che è rivolta in misura variabile verso una “realtà interiore”. L’effetto dissociativo riportato è conosciuto in ambito medico come “stato di emersione” o di “ingresso in un’altra realtà”, e definito in termini di dimensione trans-personale di coscienza, dissoluzione estatica dell’Io, Near-Death Experience o Out-of-Body Experience. Per questo, la ketamina è spesso definita come sostanza “enteogena”. Gli effetti appena indicati possono essere valutati come positivi o negativi dal soggetto, sia sulla base del contenuto dell’esperienza sia sulla sua elaborazione, ma soprattutto su quelle che erano le sue aspettative relative all’assunzione. Così un’esperienza dissociativa può avvenire in quanto consapevolmente ricercata, ma anche per un errore nel dosaggio o, più in generale, per una scarsa conoscenza della sostanza.
Effetti indesiderati e collaterali della Ketamina
La ketamina, pur essendo più “sicura” rispetto alla PCP, ha comunque molti effetti negativi conseguenti alla sua assunzione, quali:
- ronzio nelle orecchie;
- tachicardia;
- progressiva riduzione delle capacità motorie ;
- progressiva riduzione delle capacità percettive;
- tremori;
- nausea;
- vomito;
- sudore;
- riduzione della memoria;
- riduzione della concentrazione.
Altri possibili effetti collaterali derivanti dall’uso prolungato sarebbero ansia, attacchi di panico, flash-back, depressione, insonnia, paura del buio; così come la slatentizzazione di vari sintomi della sfera psicotica quali dispercezioni o deliri a sfondo persecutorio. L’uso prolungato può portare anche a cistiti, calcoli renali, possibili alterazioni della memoria e della capacità d’apprendimento, sulla cui reversibilità non vi è accordo in letteratura. La ketamina può produrre anche una serie di complicazioni nel lungo periodo, legate soprattutto alla sua capacità di indurre alta tolleranza e forte dipendenza psichica.
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Associazione con la cocaina
La Ketamina viene spesso associata alla cocaina (mix definito CK “Calvin-Klein”), per ottenere effetti sinergici e per ridurre i possibili effetti sgradevoli della cocaina.
Dipendenza da ketamina
La dipendenza da ketamina è soprattutto psicologica ed è determinata dagli effetti neurobiologici che questa complessa sostanza ha in comune, non solo con la cocaina, ma anche con gli oppiacei, l’alcool e la cannabis, così come per le proprietà psichedeliche.
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Schizofrenia: cause familiari, genetica, ambiente, stupefacenti e gravidanza
La schizofrenia è una psicosi cronica caratterizzata dalla persistenza di sintomi di alterazione del pensiero, del comportamento e dell’affettività, da un decorso superiore ai sei mesi, con forte disadattamento della persona ovvero una gravità tale da limitare le normali attività di vita della persona.
Quali sono le cause della schizofrenia?
Una combinazione di fattori genetici e ambientali gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della schizofrenia. Le persone con una storia familiare di schizofrenia e che soffrono di una psicositransitoria hanno una probabilità che va dal 20 al 40% di ricevere una diagnosi entro un anno.
Familiarità e genetica
Le stime di ereditarietà variano a causa della difficoltà a separare gli effetti della genetica da quelli dell’ambiente. Il rischio maggiore di sviluppare la schizofrenia si ha in presenza di un parente di primo grado con la malattia (6,5% di probabilità). Più del 40% dei gemelli omozigoti di pazienti con schizofrenia sono anch’essi colpiti. È probabile che molti geni siano coinvolti, ciascuno con piccoli effetti e con meccanismi di trasmissione e di espressione sconosciuti.
Molti candidati possibili sono stati proposti, tra cui :
- Specifiche variazioni del numero di copie come per il gene NOTCH4 e loci delle proteine istoniche. Sembra che ci sia una significativa sovrapposizione tra la genetica della schizofrenia e quella del disturbo bipolare.
- Microdelezioni nella regione 22q11 sono associate a un rischio 30 volte superiore al normale di sviluppare la schizofrenia.
- Alcuni studi GWAS hanno trovato un legame tra la proteina 804A zinc finger e la schizofrenia.
Assumendo una base ereditaria, una domanda dalla psicologia evoluzionista è il motivo per cui geni che aumentano il rischio di psicosi si è evoluta, assumendo che la condizione sarebbe stata disadattiva da un punto di vista evolutivo. Un’idea è che tali geni siano coinvolti nell’evoluzione del linguaggio e della natura umana, ma a oggi queste idee rimangono poco più che di natura ipotetica.
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Cause ambientali
I fattori ambientali spesso agiscono come coadiuvanti e mai come principale causa di insorgenza della schizofrenia. Gli studi hanno dimostrato che vivere in un ambiente urbanizzato, durante l’infanzia o in età adulta, è correlato a un rischio doppio di sviluppare schizofrenia, anche prendendo in considerazione l’uso di droghe, il gruppo etnico e la dimensione del gruppo sociale. Altri fattori che giocano un ruolo molto importante sono l’isolamento sociale e le avversità sociali dovute all’immigrazione, la discriminazione razziale, problematiche familiari, la disoccupazione e condizioni abitative precarie. Una ricerca del 2010 ha stabilito che circa due terzi dei pazienti con schizofrenia avevano sperimentato eventi di violenza fisica e/o sessuale durante la loro infanzia.
Abuso di sostanze stupefacenti
L’assunzione di un certo numero di farmaci è stato associato allo sviluppo della schizofrenia, compresi la cannabis, la cocaina e le anfetamine. Circa la metà di coloro che presentano una diagnosi di schizofrenia fa un uso eccessivo di droghe o alcol. Il ruolo della cannabis potrebbe essere causale, ma altri farmaci possono essere utilizzati dai pazienti schizofrenici come meccanismi di adattamento per affrontare la depressione, l’ansia, la noia, la solitudine. La cannabis è associata a un aumento, dose-dipendente, del rischio di sviluppare un disturbo psicotico. L’utilizzo frequente è correlato a un rischio doppio di sviluppare psicosi e schizofrenia. Mentre la cannabis viene accettata come concausa di schizofrenia da molti, il suo ruolo rimane, tuttavia, controverso. Le anfetamine, la cocaina e, in misura minore, l’alcol possono portare allo sviluppo di una psicosi che si presenta in modo molto simile alla schizofrenia. Nonostante non si ritenga che possa essere causa della malattia, molte persone con schizofrenia fanno un uso di nicotina molto maggiore rispetto alla popolazione in generale.
Fattori relativi allo sviluppo
La presenza nella madre di problematiche quali infezioni, ipossia, stress e malnutrizione durante lo sviluppo fetale possono causare un leggero aumento del rischio di sviluppare schizofrenia nel nascituro nel corso della sua vita. Le persone nate in inverno nell’emisfero settentrionale hanno più probabilità di ricevere una diagnosi di schizofrenia; ciò può essere spiegato con l’aumento dei tassi di esposizioni virali in utero. La differenza varia tra circa il 5 e l’8%.
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