Diabete mellito e parodontite sono legate a doppio filo, avvertono i medici della Società italiana di parodontologia e implantologia (Sidp) in vista della Giornata mondiale del diabete che si celebra il 14 novembre.
Da una parte le persone con diabete (quasi 400 milioni nel mondo di cui circa 4 mln in Italia, ai quali si aggiunge un altro milione che ne soffre senza saperlo) hanno una probabilità tripla di sviluppare un’infiammazione gengivale, o potrebbero vederla peggiorare se già la presentano. Dall’altra chi ha una malattia parodontale grave (8 milioni di connazionali, con altri 12 milioni che portano segni di infiammazione gengivale), è più esposto al diabete o fa più fatica a controllare la glicemia se già ce l’ha alta, con la minaccia di complicanze.
Da qui l’invito della Sidp: controllare la salute delle gengive sempre, ma soprattutto in caso di diabete; mentre in caso di parodontite è opportuno monitorare più spesso i livelli di zucchero nel sangue e quelli di emoglobina glicata, ‘spia’ del controllo glicemico. Sul sito http://www.gengive.org sono disponibili informazioni utili per mantenere il benessere orale, e per gestire al meglio le 2 patologie quando si manifestano insieme come accade in milioni di abitanti della Penisola.
“I diabetici hanno una probabilità più alta di soffrire anche di parodontite e di rispondere peggio alle cure odontoiatriche, soprattutto se non c’è un buon controllo della glicemia”, spiega Claudio Gatti, presidente Sidp. La ragione è che “i diabetici hanno una reazione alterata nei confronti dei batteri, fra cui quelli responsabili di gengiviti e parodontiti presenti nella placca che si deposita attorno ai denti; inoltre – aggiunge lo specialista – vari mediatori aumentati in caso di diabete, come radicali liberi e citochine, possono accrescere l’infiammazione anche a livello dei tessuti parodontali. Inizialmente la gengiva si infiamma e appare più rossa, gonfia e con la tendenza a sanguinare, poi il problema progredisce andando a interessare i tessuti più profondi fino all’osso di supporto, che può pian piano riassorbirsi fino a portare alla perdita di uno o più denti”.
“Se viene diagnosticato il diabete, quindi – consiglia Gatti – è necessario fare subito una visita dal parodontologo e sottoporsi a un regolare monitoraggio, per evitare che si sviluppi la malattia o per intercettarla precocemente e poterla curare con successo”. Ma è necessario fare attenzione anche quando si soffre di parodontite, perché la malattia influenza il controllo e la progressione del diabete favorendo l’innalzamento della glicemia. E in casi gravi può anche concorrere al suo sviluppo, perché peggiora la capacità metabolica di mantenere un corretto livello di zuccheri nel sangue.
“In presenza di parodontite – precisa l’esperto – i batteri del cavo orale attraverso la circolazione possono raggiungere numerosi organi, innescando pericolose reazioni infiammatorie. La parodontite comporta un aumento della produzione di citochine infiammatorie che potrebbero contribuire all’insulino-resistenza, un incremento degli acidi grassi liberi e un calo della produzione di ossido nitrico nei vasi sanguigni. La parodontite inoltre aumenta il rischio di diabete facendo salire l’emoglobina glicata, indice di un peggior controllo glicemico. L’effetto è particolarmente marcato nei soggetti con elevati livelli di proteina C-reattiva, un marcatore dell’infiammazione”.
“Infine – aggiunge il numero uno della Sidp – in chi ha la parodontite ed è già diabetico, si sono osservati un peggior controllo della glicemia e un maggior rischio di sviluppare complicanze: in chi ha il diabete di tipo 1 sono più probabili conseguenze gravi renali e cardiovascolari, mentre nei pazienti con diabete di tipo 2 è più frequente l’insufficienza renale terminale e la mortalità cardio-renale è 3,5 volte superiore rispetto a chi non ha problemi di parodontite. E’ perciò molto importante gestire l’infiammazione con un’adeguata terapia parodontale, per aiutare il diabetico a mantenere sotto controllo la glicemia. Riuscirci significa favorire un miglioramento della salute parodontale, in un circolo virtuoso che migliora il benessere generale”.
Spesso il parodontologo può accorgersi di manifestazioni orali e segni di pre-diabete ancora prima che il paziente ne sia al corrente: regolari e periodiche visite di controllo dal dentista possono perciò aiutare la popolazione generale nella prevenzione e nella diagnosi precoce del diabete, e anche per questo Sidp – evidenzia la società in una nota – ha intrapreso una campagna di sensibilizzazione degli operatori sanitari e della popolazione, per promuovere una corretta prevenzione e cura della parodontite.
Informazioni al riguardo si possono trovare online sempre su gengive.org, ma il suggerimento principale resta quello di andare regolarmente dal dentista per i controlli: “Rilevare la parodontite e trattarla per tempo può ridurre significativamente le complicanze del paziente diabetico. Viceversa, identificare i pazienti a rischio diabete è importante per prevenire e monitorare lo sviluppo della malattia parodontale, impostando un percorso di cura e prevenzione che preveda un’accurata igiene orale domiciliare. L’odontoiatra – conclude Gatti – può richiedere al paziente alcuni esami del sangue se necessario, e in chi ha un parodontite grave e familiarità di primo grado per il diabete di tipo 2 può consigliare una visita diabetologica”.
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Lo staff di Medicina OnLine
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Proprio nella settimana di Pasqua, quando il cioccolato delle uova pasquali diventa ancora più invitante del solito, arriva la bella notizia: il cioccolato protegge i nostri denti da carie e placca, anche se solo la varietà fondente ha queste qualità. Lo hanno detto gli esperti riuniti in occasione del XXI Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti Universitari di Odontoiatria che si è concluso domenica scorsa qui nella città di Roma. Ma non solo cioccolato fondente, ecco una lista dei cibi “salva-sorriso” che prevengono le carie e la perdita dello smalto. Come già anticipato precedentemente, lo si può mangiare senza sensi di colpa (ovviamente con buon senso!) perché le sostanze antibatteriche che contiene riescono ad avere la meglio anche sullo zucchero presente nei dolciumi al cioccolato. “Il cacao amaro contiene antibatterici naturali che impediscono allo Streptococcus mutans di produrre il glucano, una sostanza appiccicosa che aiuta i germi ad attaccarsi ai denti formando la placca e creando le condizioni perché gli zuccheri vengano trasformati in acidi corrodendo lo smalto” spiega Antonella Polimeni, Presidente del Collegio Nazionale dei Docenti Universitari di Odontoiatria e Ordinario di Odontoiatria Pediatrica alla Sapienza di Roma. “Consumando cioccolato fondente all’80% si può ridurre il rischio di carie, soprattutto se si ha l’accortezza di non mangiarlo assieme a dessert troppo ricchi di zuccheri e carboidrati come la colomba pasquale, che ne vanificherebbero gli effetti positivi”.