
Il bruxismo può determinare dolore mandibolare
Con “parasonnia” (in inglese “parasomnia”) in medicina del sonno si indica un gruppo di disturbi del sonno caratterizzati da comportamenti anomali durante il Continua a leggere
Il bruxismo può determinare dolore mandibolare
Con “parasonnia” (in inglese “parasomnia”) in medicina del sonno si indica un gruppo di disturbi del sonno caratterizzati da comportamenti anomali durante il Continua a leggere
La stomatite aftosa ricorrente (anche chiamata “stomatite aftosa recidivante” o con l’acronimo “SAR”) consiste in una comune patologia caratterizzata da Continua a leggere
Con “stomatite” (in inglese “stomatitis”) in medicina si indica l’infiammazione acuta o cronica della cavità orale, in particolare della mucosa, cioè il Continua a leggere
Con ascesso (anche chiamato apostema) in medicina ci si riferisce ad una raccolta di essudato (edema infiammatorio) purulento (pus) in una cavità neoformata (ad esempio ascesso cerebrale ed epatico), fatto questo che differenzia l’ascesso dall’empiema in quanto quest’ultimo è invece una raccolta di Continua a leggere
Sei partito per un viaggio ma ti sei dimenticato lo spazzolino da denti a casa? Non c’è problema. Per prima cosa, in casi di emergenza, se non hai la possibilità di usare lo spazzolino e neanche il dentifricio, subito dopo mangiato risciacqua energicamente la bocca per un minuto con acqua tiepida e poi sputala: così facendo rimuoverai almeno le particelle di cibo. Se invece hai il dentifricio, ma non lo spazzolino, ecco delle pratiche soluzioni fai da te che ti aiuteranno fino al momento dell’acquisto di uno nuovo.
Se non hai a disposizione un fazzoletto di carta o il dentifricio, usa diversi veli di carta igienica. Assicurati di sciacquarti bene la bocca per rimuovere eventuali residui di carta.
Potresti iniziare la pulizia raschiandoti la lingua, in questo modo eviterai di sporcarti i denti appena lavati con la placca rimossa durante questa operazione.
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Altri sistemi utili sono:
Consiglio fondamentale: visto che tutti questi sistemi sono efficaci, ma sempre meno di uno spazzolino vero, se siete spesso fuori casa, è consigliabile procurarsi un kit da viaggio che possa sempre essere utile per una buona pulizia dei denti.
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Lavarsi i denti è una attività che tutti facciamo (o dovremmo fare!) ogni giorno, varie volte. E non solo per un fattore estetico o per evitare l’alito cattivo, ma soprattutto per conservare a lungo la salute dei nostri denti ed evitare dolorose sedute dal dentista. Sembrerebbe una attività facile da svolgere, ma in realtà quasi nessuno di noi la svolge in maniera del tutto corretta. Facciamo oggi un rapido ripasso, grazie a questo video:
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La gengiva è un tessuto di tipo molle che circonda i denti e ricopre il processo alveolare.
È di colore rosa corallo, opaca e compatta. Si estende dal margine gengivale libero, connesso alla corona dentale, fino alla giunzione mucogengivale, dove si continua con la mucosa alveolare che appare lassa e scura e ricopre il pavimento orale. Si può dividere in:
La sua superficie presenta generalmente piccole depressioni superficiali che le conferiscono un aspetto caratteristico a buccia d’arancia. È ancorata con fasci fibrosi al cemento e all’osso alveolare, così da risultare immobile rispetto al tessuto sottostante.
La gengiva è costituita da un epitelio orale, poggiato su un tessuto connettivo nel quale si inseriscono le fibre provenienti da cemento e osso alveolare. L’interfaccia tra epitelio e connettivo non è piatta, bensì caratterizzata da propaggini connettivali che si inseriscono nell’epitelio (papille connettivali) e da invaginazioni connettivali che ospitano approfondimenti epiteliali (creste epiteliali): questa struttura è la responsabile dell’aspetto a buccia d’arancia.
L’epitelio orale è stratificato in:
Mentre la gengiva aderente è costituita interamente dall’epitelio orale, la gengiva libera è costituita da epitelio orale nella porzione rivolta alla cavità orale, da epitelio sulculare (simile a quello orale) nella porzione libera rivolta al dente, fino al pavimento del solco gengivale. Tale pavimento, in realtà, è dovuto al continuarsi della gengiva con una porzione intimamente a contatto con la superficie dentale, costituita da un epitelio giunzionale, anche chiamato dentogengivale. Anche questo epitelio è pluristratificato, e distinguiamo uno strato basale attivamente mitotico, parecchi strati sovrabasali fino ad uno strato corneo desquamante. Lo strato spinoso e quello granuloso non sono presenti, sostituiti da più strati cellulari poveri di connessioni desmosomiali: è un tessuto quindi meno compatto di quello orale.
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Il tessuto predominante nella gengiva è quindi connettivale, e prende il nome di lamina propria. È costituito da:
Il tessuto gengivale ha il compito di isolare il parodonto dall’ambiente esterno. È caratterizzato da un intenso turn-over metabolico, che consente di rinnovare frequentemente gli strati più superficiali cheratinizzati, impedendo che i batteri possano accumularsi sulla sua superficie. La zona sulcare è esposta all’accumulo di detriti alimentari, con conseguente proliferazione batterica; bisogna comunque tenere in considerazione che, in assenza di patologie, il solco ha dimensioni minime ed è attraversato dal fluido crevicolare, un siero che trasuda entro il solco e favorisce la detersione di questo ambiente.
La gengivite può determinare un aumento dello spessore della gengiva libera, con conseguente aumento di profondità del solco gengivale che prende il nome di pseudotasca parodontale. La parodontite è invece un’infezione che coinvolge più tessuti di supporto del dente, determinando la perdita d’attacco gengivale, ovvero un approfondimento del solco gengivale accompagnato da un minimo ispessimento gengivale, che in questo caso forma una tasca parodontale. La gengiva aderente tende ad accrescersi col passare degli anni: tale fenomeno è dovuto all’abrasione dei denti, a cui l’organismo risponde con una modica ma continua eruzione dentale, la quale trascina con sé il tessuto gengivale aderente determinando un aumento della sua altezza, posto che il margine mucogengivale non subisce alcuna modifica.
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Per gengivite si intende infiammazione dei tessuti gengivali, caratterizzata da gonfiore, arrossamento, calore e sanguinamento conseguenti all’accumulo di placca. La malattia è reversibile dopo rimozione delle cause responsabili.
Tutte le specie batteriche che compongono la placca, depositandosi sulle superfici dure del dente, possono causare la patologia. Quindi tutte le cause che possono favorire l’accumulo della placca sono cofattori associati alla gengivite. Possono essere:
Anche alcuni ormoni possono favorire e soprattutto esacerbare la gengivite: prove scientifiche hanno dimostrato l’importanza dei livelli dei cosiddetti ormoni sessuali: androgeni, estrogeni, progesterone. Si riscontrano pertanto gengiviti caratteristiche durante la pubertà e durante la gravidanza, quando l’infiammazione gengivale può causare l’insorgenza di una iperplasia dei tessuti molli nota come epulide. La malnutrizione continua ad essere causa di gengiviti nei paesi in via di sviluppo: in particolar modo la carenza di vitamina C che porta allo scorbuto, ma anche di vitamina A, B2 e B12, favoriscono la gengivite. Vari farmaci, appartenenti ai gruppi degli anticonvulsivanti, immunosoppressori, antipertensivipossono causare modificazioni gengivali caratterizzate da un ispessimento abnorme (iperplasia).
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L’accumulo di placca lungo il margine gengivale scatena una reazione infiammatoria dei tessuti molli. I batteri responsabili sono perlopiù cocchi e bastoncelli Gram positivi anaerobi facoltativi (streptococchi e actinomiceti). Il tartaro non sembra svolgere un’azione diretta contro la gengiva, ma favorendo l’adesione e l’accumulo batterico generalmente aggrava il quadro clinico.
Il deposito di batteri sulle superfici dentali è da solo responsabile dell’infiammazione. Già dopo le prime 24 ore l’epitelio orale è stimolato dai microbi a produrre mediatori proinfiammatori: aumenta la pressione sanguigna locale e la permeabilità vasale, si forma un essudato con le cellule di difesa polimorfonucleate che raggiungono la sede dell’infiammazione e si accumulano nella regione del solco gengivale. I primi segni clinici si riscontrano dopo circa 7 giorni, quando oltre ai polimorfonucleati la zona è raggiunta anche dai globuli bianchi, ed inizia la degenerazione dei fibroblasti (probabilmente per morte cellulare) che sono responsabili della compattezza del tessuto gengivale. Il gonfiore aumenta gradualmente, fino a quando non viene rimosso lo stimolo. Superato un tempo limite, variabile in funzione del sistema immunitario dell’individuo e dell’aggressività delle specie batteriche coinvolte, la gengivite reversibile sfocia in parodontite irreversibile, in quanto l’infiammazione non è più contenuta nella gengiva bensì coinvolge tutti i tessuti parodontali.
Le gengiviti da farmaci determinano l’ispessimento gengivale anche in una dentizione relativamente priva di placca; comportano comunque difficoltà al mantenimento dell’igiene orale, e la presenza di placca concomitante determina un peggioramento del quadro clinico.
L’infiltrato infiammatorio determina edema (gonfiore); l’aumento di pressione del microcircolo provoca rossore e calore; la degenerazione fibroblastica e la dilatazione capillare determina una facilità al sanguinamento. Il dolore è generalmente assente, tranne nei casi in cui la posizione della gengiva infiammata esponga la stessa allo sfregamento dei denti, della lingua o alla contrazione muscolare della bocca. Una variante, fortunatamente molto rara, denominata gengivite ulcerativa necrotizzante che tende a colpire in forma acuta e a volte ricorrente adolescenti e giovani adulti sottoposti a stress psicologico, è caratterizzata da una sintomatologia aggravata da dolore e sanguinamento spontanei, dovuti ad ulcerazione e necrosi del tessuto gengivale.
La terapia e la prevenzione della gengivite si praticano con un’impeccabile igiene orale. Lo spazzolamento corretto dei denti, due-tre volte al giorno, e l’utilizzo del filo interdentale per rimuovere la placca dalla zona della papilla gengivale è sufficiente ad evitare la gengivite e permettere la guarigione. Qualora siano presenti fattori che favoriscono la ritenzione della placca (protesi o otturazioni incongrue, malformazioni dentarie) questi andranno rimossi. La prescrizione di antibiotici (penicillina o metronidazolo) è indicata solo nei casi più gravi (gengivite ulcerativa necrotizzante o gengivite di vecchia data).
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