Differenza tra droga leggera e pesante: elenco, effetti, legge italiana

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Dieta Peso Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Sessuologia Ecografie DermatologiaSmettere fumare Cura Cannabis LeucemiaÈ di uso comune distinguere tra droghe leggere e droghe pesanti, ma quali sono le differenze tra i Continua a leggere

Effetto paradosso in medicina e farmacologia: significato, esempi

MEDICINA ONLINE FARMACO FARMACIA AEROSOL ASMA PHARMACIST PHOTO PIC IMAGE PHOTO PICTURE HI COMPRESSE INIEZIONE SUPPOSTA PER OS INTRAMUSCOLO PRESSIONE DIABETE CURA TERAPIA FARMACOLOGICA EFFETTI COLLATERALI CONTROINDICAZIONICon l’espressione “effetto paradosso” (in inglese “paradoxical reaction”) in medicina e farmacologia si intende la produzione, da parte di un principio attivo, di effetti indesiderati diversi e/o opposti rispetto a quelli Continua a leggere

Differenza tra sostanza psicotropa, stupefacente e droga

MEDICINA ONLINE DROGA EROINA COCAINA POLVERE SPACCIATORE CUCCHIAINO TOSSICODIPENDENZA ECSTASY MARIJUANA TOLLERANZA ASSUEFAZIONE DIPENDENZA FISICA PSICHICA PSICOLOGICA.jpgSostanze psicotrope o psicoattive

Le sostanze “psicotrope” (anche chiamate “psicoattive“, i due termini sono sinonimi) sono un gruppo eterogeneo di sostanze accomunate dal fatto di avere la capacità di agire sui processi psichici alterando l’attività mentale di chi le assume. La maggioranza delle sostanze psicotrope sono in grado di indurre, in seguito all’uso Continua a leggere

Perché fumi? La risposta più diffusa è anche la più sbagliata

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Benessere Dietologo Nutrizionista Cellulite Sessuologia Ecografie Tabagismo Smettere di fumare Le 10 fasi più una che accomunano tutti i fumatoriSe chiedi ad un fumatore: “Perché fumi quando sai che fumare e pericoloso?”, la risposta più sentita è: “Perché mi piace fumare“. Io stesso, quando fumavo, ne ero assolutamente certo: fumare mi piaceva e niente e nessuno mi avrebbe mai fatto cambiare idea. Sebbene il fumatore sia in buona fede e creda davvero che questa sia la pura verità, in realtà è una risposta totalmente sbagliata dal punto di vista scientifico. La realtà è che il fumo non è un vizio, bensì una tossicodipendenza, ed al fumatore non piace fumare, bensì fuma perché non gli piace provare i sintomi dell’astinenza da nicotina, causati dal fumo stesso. Un fumatore non ammetterà mai di essere caduto in un vero e proprio circolo vizioso per alcuni versi simile a quello in cui si trova un eroinomane, almeno finché non gli sarà chiaro il meccanismo della tossicodipendenza da nicotina.

La nicotina è una droga

L’errore di partenza è pensare che il fumo sia un vizio, una sorta di cattiva abitudine. Non è un errore di poco conto ed in Italia lo commettono ancora quasi tutti. In realtà fumare non è una cattiva abitudine. Una cattiva abitudine è mangiare ogni giorno cibi fritti ed ipercalorici. Una cattiva abitudine è gettare una cartaccia per strada e non nei cestini appositi. Fumare non è una cattiva abitudine, è una tossicodipendenza e la nicotina è una droga che dà forte assuefazione, al pari di cocaina o eroina. Dopo le prime sigarette fumate (in cui in effetti la nicotina determina sintomi piacevoli correlati al rilascio di dopamina) il neo-fumatore si ritrova gradatamente a vivere in un circolo vizioso che dura potenzialmente tutta la vita e di cui è all’oscuro, in cui non c’è più piacere reale, ma solo sollievo dai sintomi di astinenza scambiato per piacere:

  1. il fumatore, come tutti i tossicodipendenti, deve combattere sempre per mantenere una quantità minima di sostanza nel sangue, nel caso del fumatore è la nicotina;
  2. per mantenere questo livello di nicotina, fuma una sigaretta;
  3. appena la concentrazione di nicotina (immessa nel sangue con l’ultima sigaretta) si abbassa al di sotto del livello minimo, il fumatore sente una crisi di astinenza, esattamente come avviene in un eroinomane o un cocainomane;
  4. si sente in ansia, inquieto e di cattivo umore (lui non se ne rende conto, ma sono i sintomi da astinenza da nicotina);
  5. l’unico sollievo viene da un’ altra sigaretta, se la accende e cosi il fumatore si rifornisce di nicotina nel sangue, ripristinando quel livello minimo che gli permette di non sentire i sintomi dell’astinenza: quindi si sente meglio. Così lui crede di aver piacere nel fumare, ma la realtà è che fumando ha solo spento i brutti sintomi dell’astinenza causati dall’aver fumato la sigaretta precedente, in un circolo vizioso infinito.

Essere un fumatore significa indossare un paio di scarpe strette tutto il giorno, solo per il piacere di provare la sera, nel togliersele. Non solo. Essere un fumatore è come essere un bravo equilibrista. E’ necessario per il fumatore mantenere sempre un livello di nicotina “normale” che gli impedisca di provare i sintomi dell’astinenza. E’ per questo che, come per tutte le tossicodipendenze, è difficile smettere. Spenta l’ultima sigaretta, dopo circa una mezz’ora, i livelli di nicotina nel sangue si abbassano al punto che si sente il “craving“, cioè l’astinenza che ci porta a desiderare fortemente di fumare di nuovo ed è a questo punto che ci sono due strade:

  • accendersi una sigaretta, cioè spegnere i sintomi dell’astinenza creando i presupposti per nuovi sintomi di astinenza e continuare in questo circolo vizioso per tutta la vita;
  • non accendersi una sigaretta, sentire per un certo periodo i sintomi dell’astinenza, ma – alla fine – uscire dal circolo vizioso e smettere di fumare.

La verità e che, questo “certo periodo“, per fortuna non dura per sempre. Dopo alcuni giorni dopo aver smesso, i sintomi fisici fastidiosi creati dall’astinenza, diminuiscono progressivamente d’intensità. Inizialmente l’ex fumatore pensa che vorrebbe fumare ogni cinque minuti, ma nei giorni successivi la voglia di fumare diminuisce e – dopo qualche mese – smette di pensarci. Tutto sta a resistere i primi giorni (di solito un paio di settimane) che sono quelli più duri e dove le ricadute sono più frequenti. Perché non provare? Resistete due settimane senza fumare, per liberarvi per sempre da questa tossicodipendenza che non vi fornisce alcun piacere reale, ma che vi ruba soldi, bellezza, salute ed 11 anni di vita. Così la prossima volta che vi chiederanno “perché fumi?”, voi potrete orgogliosamente rispondere “fumavo perché ero schiavo della nicotina, ma ora non lo sono più: ho smesso!”.

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Quanto rimane la PCP in urine, sangue e capelli

MEDICINA ONLINE PRELIEVO VALORI ANEMIA DONAZIONE SANGUE ANALISI BLOOD LABORATORI VES FORMULA LEUCOCITARIA PLASMA FERESI SIERO FIBRINA FIBRINOGENO COAGULAZIONE GLOBULI ROSSI BIANCHI PIASTRINE WALLPAPER HI RES PIC PICTURE PHOLa PCP (fenciclidina) è una sostanza allucinogena di sintesi a base di piperidina, il principale precursore di alcune droghe ad azione oppiomimetica particolarmente diffusa negli anni settanta e ottanta, soprattutto negli Stati Uniti. È in gergo chiamata “polvere d’angelo”.

PCP nelle urine

Con test del sangue specifici si è positivi tra 3 e 7 giorni dall’ultima assunzione.

PCP nel sangue

Con test delle urine specifici si è positivi tra 1 e 3 giorni dall’ultima assunzione.

Test antidroga da fare a casa

Nel caso in cui abbiate bisogno di ottenere rapidamente il risultato positivo o negativo del vostro test, potete usare uno di questi test antidroga da fare a casa, acquistabili online, ritirabili anche nei punti di ritiro, facili da fare e dai risultati attendibili. Tutti i prodotti sono stati accuratamente selezionati dal nostro Staff di esperti:

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  • Test antidroga tramite urina per 11 droghe contemporaneamente – anfetamina – arbiturici, buprenorfina, benzodiazepine, cocaina, ecstasy, metanfetamine, oppiacei/morfina, metadone, antidepressivi triciclici, annabinoidi (marijuana/hashish/cannabis): http://amzn.to/2AHsjP7

PCP nei capelli

Con test del capello si è positivi entro 4 mesi dall’ultima assunzione.

Dobbiamo ricordarvi che le variabili in gioco affinché il vostro test risulti negativo, sono molteplici e soprattutto sono assolutamente soggettive. Soprattutto c’è da tenere in considerazione l’uso che fate della sostanza: le quantità, da quanto tempo l’assumente, come l’assumete, la qualità, la vostra corporatura, la contemporanea assunzione di altre droghe, la vostra funzionalità epatica e renale, il vostro metabolismo, ed altri fattori assolutamente imprevedibili.

Il consiglio che noi riteniamo essere l’unico efficace per evitare la positività ai test, è smettere di assumere la sostanza. Solo in questo modo potrete avere la certezza di essere puliti e risultare negativi: la vostra salute vi ringrazierà per sempre.

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Quanto rimane la marijuana (THC) in urine e sangue

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Dieta Peso Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Sessuologia Ecografie DermatologiaSmettere fumare Cura Cannabis LeucemiaNessuno può prevedere con certezza quanto tempo sarà positivo il test per la marijuana, dal momento che il tasso di metabolismo del THC varia per ogni individuo. La quantità di marijuana consumata ed molti altri fattori individuali, possono alterare la finestra di tempo nella quale il vostro corpo conserva tracce di THC.

Marijuana nelle urine

I consumatori occasionali
Chi utilizza di tanto in tanto – o per la prima volta – cannabis, probabilmente avrà un test positivo da 1 a 3 giorni successivi, secondo una revisione effettuata da parte del National Drug Corte Institute (NDCI). Ma alla fine dei 4 giorni dovrebbero essere tranquillamente sotto la soglia di 50 ng / mL.

I consumatori frequenti
Gli studi suggeriscono che chi utilizza spesso cannabis può aspettarsi di essere positivo al test per circa una settimana dall’ultimo utilizzo. Secondo la NDCI, dopo 10 giorni, gli utenti più frequenti dovrebbero risultare negativi ad un test dell’urina alla soglia 50 ng/mL. Gli studi dimostrano però che è possibile per alcuni utenti restare positivi per un mese ed oltre dopo l’ultimo utilizzo.

Test antidroga da fare a casa

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  • Test antidroga tramite urina per 11 droghe contemporaneamente – anfetamina – arbiturici, buprenorfina, benzodiazepine, cocaina, ecstasy, metanfetamine, oppiacei/morfina, metadone, antidepressivi triciclici, annabinoidi (marijuana/hashish/cannabis): http://amzn.to/2AHsjP7

Marijuana nel sangue

Con test del sangue specifici si è positivi tra le 12 e le 24 ore in caso di consumo occasionale, mentre si è positivi tra 2 giorni ed una settimana in caso di consumo frequente. Dobbiamo ricordarvi che le variabili in gioco affinché il vostro test risulti negativo, sono molteplici e soprattutto sono assolutamente soggettive. Soprattutto c’è da tenere in considerazione l’uso che fate della sostanza: le quantità, da quanto tempo l’assumente, come l’assumete, la qualità, la vostra corporatura, la contemporanea assunzione di altre droghe, la vostra funzionalità epatica e renale, il vostro metabolismo, ed altri fattori assolutamente imprevedibili.

Il consiglio che noi riteniamo essere l’unico efficace per evitare la positività ai test, è smettere di assumere la sostanza. Solo in questo modo potrete avere la certezza di essere puliti e risultare negativi: la vostra salute vi ringrazierà per sempre.

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Differenza tra cocaina e crack

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA COCAINA CRACK DROGA SOSTANZA DIPENDENZA.jpgCocaina in polvere e crack sono droghe entrambe correlate alla pianta della Coca, con effetti sull’organismo per alcuni versi simili ed entrambe generano dipendenza, tuttavia esistono molte differenze tra esse. Il modo in cui le due droghe sono realizzate, il modo in cui vengono consumate, il loro costo, alcuni effetti e altri fattori sono differenti.

Cocaina in polvere
La cocaina è un derivato delle foglie di coca (Erythroxylum coca). Il suo principio attivo, l’alcaloide della cocaina, è presente in molte forme consumabili: foglie di coca, pasta di coca, cocaina in povere e cocaina base. La cocaina in polvere è una sostanza polverosa di colore bianco che viene inalata o sciolta in acqua e iniettata in vena. Questa forma di cocaina non può essere fumata ma può essere sniffata. Essa è il prodotto della combinazione di pasta di coca e acido cloridrico. Il costo della cocaina in polvere è maggiore di quello del crack. Gli effetti della cocaina inalata sono più lenti e iniziano anche dopo 20 minuti dall’assunzione e durare fino a 1 ora. Se consumata con iniezione gli effetti della cocaina sono più immediati, iniziano da 1 minuto dopo l’assunzione e durano per circa 30 minuti. Negli Stati Uniti la cocaina che entra illegalmente è tutta in polvere e poi una parte viene trasformata in crack in loco.

Crack
Il crack è una mescolanza di cocaina con acqua e bicarbonato di sodio opportunamente trattata: essa si coagula in cristalli solidi che poi possono essere fumati. Il fumo di crack impiega circa 20 secondi per raggiungere il cervello e far iniziare gli effetti psicotropi che durano poi circa 30 minuti. Il nome deriva dal rumore che la droga fa quando viene scaldata per essere inalata: un leggero crepitio. Il crack ha una tendenza ad instaurare dipendenza psichica e fisica maggiore della cocaina in polvere, inoltre il suo uso induce più facilmente comportamenti violenti.

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Pene diverse
Le pene associate a queste due droghe sono diverse a seconda del paese per la diversa pericolosità, in USA ad esempio il possesso di 500 gr. di cocaina equivale al possesso di 28 gr. di Crack. Quindi, nonostante spesso siano confuse da media e non addetti ai lavori, crack e cocaina sono due droghe distinte pur avendo una base chimica comune. La polvere di cocaina e il crack sono semplicemente due differenti forme di cocaina.

La cocaina in polvere, rispetto al crack:

  • costa di più;
  • può essere sniffata o iniettata ma non fumata;
  • instaura dipendenza psichica e fisica minore;
  • induce comportamenti meno violenti.

Il crack, rispetto alla cocaina in polvere:

  • costa di meno;
  • può essere fumata;
  • instaura dipendenza psichica e fisica maggiore;
  • induce comportamenti più violenti.

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Cocaina: trattamenti psicoterapici per contrastare la dipendenza

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA COCAINA CRACK DROGA SOSTANZA DIPENDENZAEsistono vari tipi di intervento psicoterapico per contrastare la dipendenza da cocaina, specie nel periodo dell’astinenza.

La terapia cognitivo-comportamentale del cocainismo
La terapia cognitivo-comportamentale si basa sui principi di apprendimento sociale. Essa si concentra sull’identificazione dei fattori cognitivi e ambientali che controllano i problemi comportamentali. Lo scopo di questo approccio è che la gente impari condotte alternative all’uso di cocaina e pratichi strategie di autocontrollo. La CBT è particolarmente utile contro la dipendenza da cocaina in quanto presenta un approccio breve, adatto alla maggior parte dei programmi clinici, personalizzato, adattabile ad un ampia gamma di pazienti, e compatibile con altri trattamenti che i cocainomani devono ricevere come, ad esempio, la terapia farmacologica.
Sebbene la CBT (Cognitive-behavioural therapy) sia solitamente associata a bassi livelli di mantenimento della terapia stessa, il suo principale beneficio sembra essere la moderazione del consumo, in particolare nei soggetti che presentano elevate capacità intellettuali, con depressione e pesantemente dipendenti. Inoltre, tra quest’ultima tipologia di pazienti, la CBT sembra produrre migliori risultati della psicoterapia e del trattamento residenziale.Anche la portata con la quale i partecipanti completano i compiti assegnati per casa appare influenzare i risultati del trattamento. Così, durante la CBT e durante tutto l’anno seguente alla fase 1, i dipendenti di cocaina partecipanti, con un forte tasso di compiti svolti, mostrano un uso di cocaina significativamente più basso.
Questi risultati suggeriscono che la buona volontà di completare sessioni di lavoro straordinario a casa è un importante mediatore di risposta al trattamento. Tuttavia gli utenti con minori capacità cognitive appaiono non beneficiarne completamente, poiché il loro livello di dropout appare essere troppo più alto di quello riscontrato negli utenti con maggiori capacità cognitive. Diversi studi hanno dimostrato che i livelli di ritenzione e astinenza sono molto più bassi entro il gruppo precedente, con trattamenti dalle performance migliori su test cognitivi che dei dropout. Questi risultati consigliano che le abilità cognitive del paziente dovrebbero essere prese in considerazione quando si scelgono le impostazioni del trattamento, specialmente perchè studi empirici evidenziano come l’uso cronico di cocaina possa avere effetti dannosi sulle funzioni cognitive. Infine, altri studi hanno dimostrato che gli utenti cocainomani con problemi di comorbidità alcoolica durante il trattamento comportamentale presentano tassi più bassi di astinenza da cocaina degli utenti che non facevano uso di alcool all’entrata in trattamento.

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La terapia di coppia comportamentale
Le terapie di coppia a carattere comportamentale sono trattamenti che possono integrarsi con i trattamenti sanitari ed hanno come obbiettivo quello di sostenere l’astinenza, migliorare i rapporti all’interno delle coppia e ridurre eventuali comportamenti violenti tra i partner.
La terapia familiare strategica breve
è stato sviluppato come un approccio che ha l’obbiettivo di supportare le famiglie che abbiano membri di età adolescenziale. è stato realizzato all’interno del Cocaine Collaborative Study del Nida per raggiungere o mantenere l’astinenza e per aiutare i soggetti ad affrontare difficoltà personali anche non direttamente connesse all’uso di droga.

Terapia della famiglia
La terapia della famiglia ha un riscontro di notevole rilievo sia in ambito italiano ed europeo che oltre oceano. In Italia l’applicazione di tale paradigma si è rivelato di grande utilità per il trattamento di famiglie con dinamiche particolarmente complesse secondo le ricerche e la manualistica realizzata in diverse scuole con questo indirizzo. Autori come Stanton, o come Cancrini in Italia, hanno effettivamente contribuito ad aggiungere strumenti concettuali di comprensione e di intervento nel settore delle dipendenze.

La terapia motivazionale
L’approccio incardinato sui riferimenti teorici di Prochaska e DiClemente (1986) relativo al riconoscimento, al sostegno e all’evoluzione del quadro motivazionale del paziente costituisce un elemento di grande impatto nel trattamento delle dipendenze, naturalmente anche nel caso del cocainismo. L’approccio motivazionale può essere usato singolarmente, oppure contemporaneamente ad altri trattamenti o come preludio a successivi interventi psicoterapeutici o farmacologici e psicosociali.

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La psicoterapia psicodinamica
L’applicazione dell’approccio psicodinamico conduce ad una serie di importanti problemi di valutazione. Innumerevoli sono infatti i saggi sulla problematicità del rapporto tra gli obbiettivi di evoluzione generale dei processi di funzionamento endopsichici del soggetto e la ricerca di soluzione dei sintomi che lo spingono a chiedere un trattamento. L’approccio psicodinamico infatti, almeno nella sua caratterizzazione prevalente, si pone come una terapia generale e non sintomatica anche se nel corso degli ultimi anni siano state elaborate forme più flessibili ed orientate a specifiche esigenze cliniche dei pazienti. Ad esempio sia a livello internazionale che in Italia sono state sperimentate nel settore delle dipendenze terapie psicodinamiche focali o forme brevi applicate sia in modo isolato che in integrazione con altri tipi di trattamento.
La ricerca sugli aspetti psicopatologici e sulle tecniche di intervento psicodinamico sono state molto intense sia oltre oceano che in Europa e soprattutto in Francia. Tuttavia pochissimi di questi contributi sono stati canalizzati in ricerche che avessero un rilievo valutativo con una prospettiva di epidemiologia clinica.

La terapia dei 12 passi
Il trattamento che utilizza la terapia dei 12 passi ha origine dall’approccio sviluppato nei gruppi degli Alcolisti Anonimi. E’ controverso considerare tale approccio come intervento psicosociale, o psicoterapia o nessuna di queste due cose. Tralasciando tale questione è possibile dire che la sua evoluzione, che sostiene sia le componenti motivazionali che la presa di coscienza della problematicità della propria situazione, ha consentito di realizzare un intervento sistematico che valorizza le risorse del paziente e il riconoscimento dei suoi molteplici bisogni. Questo approccio è stato usato anche nel trattamento del cocainismo in associazione con alcolismo e sono state sviluppate ricerche per la sua valutazione in termini di ritenzione in trattamento e di efficacia.

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