Trombocitosi: valori, sintomi cos’è quando preoccuparsi

MEDICINA ONLINE SISTEMA IMMUNITARIO IMMUNITA INNATA ASPECIFICA SPECIFICA ADATTATIVA PRIMARIA SECONDARIA  SANGUE ANALISI LABORATORIO ANTICORPO AUTO ANTIGENE EPITOPO CARRIER APTENE LINFOCITI B T HELPER KILLER MACROFAGI MEMORIACon “trombocitosi” (o piastrinosi o trombocitemia) in medicina si indica un aumento del numero di trombociti (piastrine) oltre la soglia del range di normalità. Le piastrine hanno la funzione di mediare il processo di emostasi e di coagulazione delle ferite, importante per arginare le emorragie. Le piastrine vengono prodotte dal midollo rosso delle ossa, hanno una vita media limitata e vengono distrutte nella milza.
Benché esistano fisiologiche variazioni nel numero delle piastrine e numerose condizioni che determinino una normale trombocitosi temporanea, la permanenza di valori superiori alla norma potrebbero essere il campanello di allarme che indica la presenza di una patologia.

Valori normali di piastrine

I valori normali di piastrine nel sangue oscillano tra 150.000/μL e 450.000/μL; tali valori sono visualizzati sull’emocromo ottenuto grazie ad un semplice esame del sangue venoso. Valori al di sotto di 150.000/μL indicano piastrinopenia; valori superiori a 450.000/μL indicano invece trombocitosi.

Classificazione

La trombocitosi viene distinta due gruppi:

  • trombocitosi primitiva o essenziale (più rara): l’aumento del numero di trombociti è direttamente determinato da alterazione nella produzione delle piastrine (a causa di problemi che interessano direttamente il midollo osseo che li produce);
  • trombocitosi secondaria (più frequente): dipende da condizioni o patologie che indirettamente influenzano la produzione delle piastrine.

La trombocitosi può essere inoltre:

  • acuta: quando l’aumento del numero di piastrine è temporaneo;
  • cronica: quando l’aumento del numero di piastrine perdura nel tempo;
  • recidivante: quando l’aumento del numero di piastrine è temporaneo ma tende a ripresentarsi ciclicamente.

Cause di trombocitosi secondarie

Cause di trombocitosi secondaria fisiologica:
  • esercizio fisico protratto ed intenso;
  • permanenza in alta quota;
  • trombocitosi secondaria a parto (durante la gravidanza si assiste invece a piastrinopenia, cioè riduzione del numero di piastrine);
  • trombocitosi costituzionale.
Cause di trombocitosi secondaria reattiva:
  • trombocitosi post-emorragia o post-chirurgia;
  • malattie infettive come tubercolosi, sifilide, osteomielite;
  • malattie infiammatorie croniche come rettocolite ulcerosa;
  • malattie autoimmunitarie come artrite reumatoide;
  • fase di recupero da piastrinopenia o pancitopenia;
  • carenza di ferro (emorragia cronica o carenza nutrizionale);
  • anemia emolitica;
  • post-splenectomia (rimozione chirurgica della milza);
  • agenesia della milza;
  • sequestro splenico;
  • consumo eccessivo di alcolici;
  • carenza di vitamina B12 e folati;
  • reazione a farmaci (come estrogeni e pillola contraccettiva);
  • sindrome nefrosica;
  • tumori come carcinomi e linfomi;
  • sindrome mielodisplastica.

Escluse tutte le cause di trombocitosi secondaria, si pone il sospetto diagnostico di trombocitemia essenziale; per approfondire, leggi: Trombocitemia essenziale: evoluzione, sintomi, sopravvivenza, cure

Sintomi e segni

La trombocitosi, specie se lieve, è spesso asintomatica (cioè non fornisce alcun sintomo della propria presenza) o fornisce dei sintomi vaghi ed aspecifici come malessere e stanchezza, tanto che spesso viene riscontrata in modo casuale in un emocromo di routine. Come abbiamo visto le cause di trombocitosi sono moltissime: la leucocitosi può quindi scatenare una sintomatologia differente in funzione della malattia che l’ha determinata a monte. I sintomi più diffusi, sono comunque:

  • malessere;
  • astenia (stanchezza);
  • facile affaticabilità;
  • difficoltà di concentrazione;
  • inappetenza;
  • dolori diffusi;
  • lividi;
  • perdita inspiegabile di peso;
  • sintomi legati ad alterata coagulazione del sangue;
  • vertigini;
  • emicrania;
  • eritromelalgia;
  • lesioni emorragiche (ecchimosi, epistassi, sanguinamenti del tratto gastro-intestinale);
  • eventi trombotici come infarto del miocardio ed ictus cerebrale.

Diagnosi

Una volta che all’emocromo il medico ha individuato una trombocitosi, per impostare una cura efficace, dovrà necessariamente individuare la causa a monte che l’ha determinata. Per fare ciò è necessaria una anamnesi, un esame obiettivo e – probabilmente – altri esami specifici che servono a confermare l’ipotesi diagnostica, come ad esempio:

  • esame colturale specifico dell’apparato o tessuto che si sospetta essere interessato da una infezione, per esempio coltura delle urine se si sospetta infezione delle vie urinarie, oppure coltura dell’espettorato o delle feci o del sangue;
  • indagini di diagnostica per immagini: ad esempio TAC o risonanza magnetica, alla ricerca di un tumore;
  • indagini per infezioni virali;
  • valutazione della coagulazione: PT, INR PTT, aPTT, TT;
  • valutazione relative alle altre cellule ematiche: ematocrito, eritrociti, emoglobina, leucociti;
  • test per diagnosticare malattie autoimmuni: ad esempio il dosaggio degli anticorpi anti-nucleo (ANA) per lupus eritematoso sistemico;
  • biopsia o agoaspirato del midollo osseo: se il medico sospetta leucemia.

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Terapie per la trombocitosi

La terapia di una trombocitosi è subordinata alla causa specifica che l’ha causata a monte, ad esempio semplificando: una infezione potrebbe necessitare di terapia antibiotica, un tumore necessita invece di terapie antitumorali, un’anemia sideropenica necessita di integrazione di ferro.

Rischi

La trombocitosi è un fattore predisponente la trombosi sia venosa che arteriosa e determina quindi un aumento del rischio di eventi trombotici come ictus cerebrale ed infarto del miocardio. Paradossalmente, nei casi gravi (piastrine > 1.500.000/μL), può essere responsabile di malattia di von Willebrand acquisita.

Trombocitosi: quando preoccuparsi?

La gravità di una trombocitosi non dipende solo dal valore assoluto del numero di leucociti, ma anche da altri fattori come ad esempio:

  • la sua durata (la condizione può essere acuta o cronica);
  • l’eventuale presenza di anemia, policitemia, pancitopenia, leucocitosi o leucopenia;
  • l’eventuale presenza di altre patologie o condizioni (ad esempio patologie delle pareti dei vasi sanguigni, della coagulazione, tumori, diabete, ipertensione arteriosa, traumi, malnutrizione, malassorbimento, gravidanza);
  • l’età del paziente.

Ogni caso di alterazione della conta dei trombociti è altamente soggettivo e la sua gravità non deve essere sovrastimata, ma neanche sottostimata. Quando l’alterazione è molto lieve, magari anche transitoria, non recidivante ed in assenza di sintomi, generalmente non deve preoccupare e potrebbe non necessitare di terapia. Un’alterazione delle piastrine che invece recidiva, che dura nel tempo e che arriva a determinare sintomi, necessita senza dubbio di ulteriori e rapidi accertamenti medici, perché potrebbe indicare patologie anche gravi ed aumenta in ogni caso il rischio di eventi trombotici come ictus ed infarto. In caso di trombocitosi è quindi sempre bene rivolgersi ad un medico per identificarne le cause e – se necessario – predisporre un iter terapeutico adeguato.

Contrastare il rischio trombotico

L’elevato rischio trombotico per i pazienti può essere contrastato con:

  • dieta bilanciata;
  • attività fisica regolare;
  • cessazione del tabagismo;
  • controllando l’eventuale ipertensione arteriosa.

Prognosi

La prognosi dipende da molti fattori come età e stato di salute del paziente (eventuale presenza di obesità, diabete o ipertensione aggravano la malattia). Quando la malattia è trattata, si eliminano fattori di rischio cardiovascolare come fumo e obesità, ed il paziente non ha altre patologie importanti, la prognosi è generalmente buona.

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