La teoria della frustrazione-aggressività (anche conosciuta come “ipotesi della frustazione-aggressività” o “teoria frustrazione-aggressione-spostamento“; in inglese “frustration–aggression hypothesis” o “frustration–aggression–displacement theory“) è una teoria formulata per spiegare la causa dell’aggressività e della violenza, proposta dagli psicologi John Dollard, Neal Miller, Leonard Doob, Orval Mowrer e Robert Sears nel 1939, e successivamente sviluppata dagli Continua a leggere
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Narcisismo maligno: quando il narcisista patologico è sadico e antisociale
Con “narcisismo maligno” (in inglese “malignant narcissism”) in psicologia e psichiatria si indica una sindrome psicologica che caratterizzata dalla contemporanea presenza di tratti comportamentali che includono narcisismo, comportamento antisociale, aggressività e Continua a leggere
Aggressività, dominio, gerarchia, emarginazione sociale e derisione
Il senso del territorio (spiegato in QUESTO ARTICOLO), secondo gli etologi, è soltanto una delle tante espressioni dell’aggressività. Lungi dall’identificare l’aggressività con la Continua a leggere
L’importanza del territorio per l’uomo e la società ostile alla natura
Il mio territorio
Siete nella sala lettura della biblioteca comunale, più o meno assorti dal libro di testo di fronte a voi. La biblioteca è quasi vuota: tanti tavoli sono ancora Continua a leggere
Konrad Lorenz, padre dell’etologia: l’aggressività umana è impulso innato

Konrad Lorenz
L’etologia è quella parte della biologia che studia principalmente le abitudini e i comportamenti degli animali. Sin dagli esordi, nei primi decenni del Novecento, l’etologia ha Continua a leggere
Virilizzazione (mascolinizzazione): tipi, cause, sintomi, diagnosi e terapie
Con “virilizzazione” o “mascolinizzazione” (in inglese “virilization” o “masculinization”) in medicina si indica lo sviluppo biologico di segni Continua a leggere
Differenza tra aggressività passiva, attiva e patologica
Ci sono società, come ad esempio quella degli eschimesi, in cui l’aggressività non è mai manifestata in maniera pesante, ma bensì in modo passivo. La persona aggressiva, in questa popolazione, si ritira semplicemente dalle attività: quindi punisce il gruppo, che conta sull’insieme delle persone per cacciare, pescare e sopravvivere. Questa è un’aggressività passiva che nella nostra cultura è molto più rara. Nell’aggressività passiva il soggetto non manifesta un comportamento, ma fa subire la propria immobilità a livello sociale, come nel caso delle popolazioni eschimesi. Se uno nel gruppo si toglie, in realtà è aggressivo, proprio perché sottrae una risorsa, cioè se stesso, alla sua tribù.
Nell’aggressività attiva, invece, le manifestazioni dall’individuo convergono verso l’esterno, dando vita ad attacchi fisici e verbali.
Esiste anche l’aggressività patologica, che è legata ai traumi psichici o alle situazioni di stress prolungate. In questi casi il rapporto con gli altri si può compromettere in modo temporaneo oppure più prolungato. In un quadro psicopatologico queste persone sono prive della capacità di accogliere sentimenti di amore e di bontà. Vivono di elementi traumatici, come conflitti genitoriali, carenze affettive, stili formativi ed educativi particolarmente restrittivi o comunque non consoni. Queste situazioni aiutano la strutturazione di emozioni negative, alle quali si legano poi sentimenti come la sofferenza, la rabbia, la collera fino ad arrivare all’ira.
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Uomo aggressivo e violento: cosa fare e come comportarsi?
L’argomento è ovviamente molto delicato ed è fondamentale, proprio per poterlo affrontare seriamente, non alimentare fobie collettive che finirebbero per scatenare altri problemi, ugualmente gravi; è importante però invece che le donne, che spesso per “amore” si annientano e rifiutano di guardare la realtà, imparino a riconoscere per tempo tutti quegli atteggiamenti che hanno un potenziale di pericolosità altissimo e che poco e niente hanno a che vedere con l’affetto e la passione.
IMPORTANTE In questo articolo indichiamo la donna come vittima e l’uomo come “carnefice”, ma le parti si possono invertire e non è raro trovare uomini vittime di donne eccessivamente violente: i consigli dati in questo articolo valgono anche per quest’ultimi.
I segnali da non sottovalutare
Cerchiamo quindi di capire quali sono i campanelli d’allarme – spesso ampiamente sottovalutati – che dovrebbero mettere in allarme una donna circa la pericolosità del proprio uomo:
- Gli atteggiamenti aggressivi. Un uomo che insulta, offende o alza le mani è una persona di cui non ci si dovrebbe affatto fidare; non si sta parlando certamente di una banale litigata, ma di tutti quei comportamenti, verbali e fisici, che mirano a schiacciare la partner e a metterla in una condizione di sudditanza e di paura.
- Gli atteggiamenti persecutori. Il vietare di uscire, di frequentare gli amici, di indossare un certo tipo di abbigliamento, oppure il controllare maniacalmente il cellulare e la vita intima dell’altro sono dei segnali molto precisi e gravi; lo stesso discorso vale per la gelosia eccessiva, che spesso lusinga le donne, quando invece è il sintomo di una natura possessiva e potenzialmente violenta.
- Gli atteggiamenti colpevolizzanti. Gli uomini aggressivi e potenzialmente pericolosi hanno spesso una doppia identità; una pubblica, in genere rispettabilissima, e una privata, in cui scaricano sulla partner frustrazioni di ogni tipo. Un uomo violento inoltre raramente ammette di esserlo e tende a colpevolizzare la donna, facendole credere, spesso con successo, che è lei, con i suoi comportamenti e la sua stessa presenza, a generare i conflitti e a meritarli.
- Gli atteggiamenti isolanti. La donna che subisce violenza è spesso molto sola, infatti l’uomo violento per prima cosa la allontana dai suoi affetti: dalla famiglia, dalle amiche che vengono spesso denigrate e insultate. E la donna, per evitare liti, inizia a limitare le sue frequentazioni. Così in poco tempo finisce per rimanere isolata. A questo punto l’uomo inizia a svalutarla, a farle credere che lei da sola non è in grado di far nulla… E dopo un po’ anche lei inizia a credere che le parole del marito siano vere.
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Uomo violento: cosa fare?
Se il vostro partner è aggressivo in maniera francamente eccessiva o addirittura violento con voi o con altri membri della famiglia (ad esempio i vostri figli), è importante non sottovalutare MAI il problema ed agire tempestivamente ed evitare drammi che possono scaturire nella tragedia.
- Quando una donna non ce la fa più e ha deciso di parlare con qualcuno delle violenze che subisce è molto importante che lo faccia con le persone giuste. Parlarne con chi non se ne intende può portare a un esito negativo. Amiche, famigliari, medici ecc. non vanno bene: ci vuole un centro specializzato. Al telefono risponderà un’esperta preparata ad accogliere il vissuto della donna e pronta a indirizzarla sul giusto cammino da compiere. Poi si fissa un colloquio individuale: dopo una prima valutazione fatta per telefono, si può decidere di fissare un colloquio al centro dove si studia insieme, donna ed esperte, un percorso di uscita dalla violenza.
- Oltre ai centri anti-violenza, a cui è necessario rivolgersi se si ritiene di essere vittime di abusi, sembra fondamentale però prendere coscienza del problema, ed evitare così di cadere in una spirale di paura e giustificazione che potrebbero avere conseguenze ben più gravi; proprio per questo è disponibile online il test ISA (Increasing Self-Awerness) che, in maniera assolutamente anonima, permette ad ogni donna di valutare il grado di violenza della propria relazione e di prenderne quindi almeno consapevolezza. Perché non c’è amore che valga la propria dignità.
- In caso di pericolo ci sono le case rifugio: quando una donna decide di porre fine al rapporto, la violenza potrebbe aggravarsi. In questi casi vengono proposte le case rifugio: sono luoghi di protezione, indirizzi segreti, dove le donne possono stare al sicuro, insieme ad altre donne.
- Se hai dei figli li puoi portare con te, basta una dichiarazione di allontanamento: le madri possono allontanarsi dal padre violento portandosi dietro i bambini senza necessariamente passare da una denuncia. Basta una “dichiarazione di allontanamento”, in cui dichiara di doversi allontanare con i figli a causa di una grave situazione. In questo modo la donna si tutela dall’accusa di sottrazione di minore.
- Se in questo momento avete subito violenza fisica o se le violenze proseguono da diverso tempo ed il vostro partner vi minaccia apertamente di non rivelare tali violenze per evitarne altre, dovete superare le vostre paure e contattare immediatamente le forze dell’ordine tramite il Numero Unico per le Emergenze 112.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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