I farmaci procinetici sono un gruppo di farmaci capaci di stimolare selettivamente la funzione motoria (aumentano cioè la velocità del transito dei cibi) di stomaco ed intestino e quindi usati principalmente in caso di Continua a leggere
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Esofagite: cause, cronica, sintomi, cura, dieta, alimentazione
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Fundoplicatio secondo Nissen-Rossetti: intervento e rischi
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Ernia iatale: rimedi, dieta, farmaci, da scivolamento, dolore, diagnosi
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Dormire sul lato sinistro del corpo fa bene alla salute
Per prima cosa dormire su un lato, con un materasso di qualità e con un cuscino posto ad altezza adeguata, è la posizione meno dannosa per la Continua a leggere
Sindrome post-colecistectomia: conseguenze dell’asportazione della cistifellea
Prima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, ti consiglio di leggere: Cistifellea: cos’è, a cosa serve e dove si trova
La sindrome post colecistectomia si verifica circa nel 14% dei pazienti operati per asportazione della colecisti, per cui è buona norma che il chirurgo ottenga il consenso informato del paziente prima di procedere alla colecistectomia, spiegando quali siano le indicazioni all’intervento e quali le conseguenze che derivano dallo stesso.
Prima iniziare a parlare di tale sindrome, dobbiamo ricordare che la colecisti:
- raccoglie la bile durante i periodi tra i pasti;
- dismette la bile al termine del pasto, consentendo un’ottimale digestione dei grassi.
Pertanto, la sua rimozione, non è certo scevra da complicanze, tanto più se non si è prima proceduto in alla bonifica della via biliare principale previa sfinterotomia endoscopica del caso. Infatti in questo caso potrebbe contemplarsi l’ipotesi che residui una calcolosi della via biliare principale con conseguente dolore epigastrico, nonostante sia stata operata la colecisti che rappresenta il serbatoio principali di fanghiglia biliare e di calcoli. Ancora si segnala nel paziente colecistectomizzato una sindrome caratterizzata da sensazione di pancia gonfia, digestione lenta e laboriosa, eruttazione acida e nausea, specie se il pasto è stato grasso. Classico esempio ne sia se il paziente ha consumato dei dolci con la panna o le uova: in questo caso un senso di nausea lo pervaderà intensamente.
Il termine “sindrome post-colecistectomia” (SPC) descrive la presenza di sintomi dispeptici dopo la colecistectomia. Questi sintomi possono rappresentare sia la continuazione dei sintomi che si pensava fossero causati dalla colecisti, per esempio dei calcoli o fanghiglia biliare che transita nelle vie biliari, nei soggetti predisposti alla calcolosi, sia lo sviluppo di nuovi sintomi, alcuni dei quali causati proprio dalla rimozione della colecisti. SPC è causata da alterazioni nel flusso biliare dovuto alla perdita della funzione di “serbatoio” della colecisti.
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Conseguenze della sindrome post-colecistectomia
Il primo problema che può insorgere è il continuo flusso di bile dalle vie biliari del fegato nel tratto digerente alto, che può contribuire alla esofagite alcalina da reflusso o alla gastrite cronica alcalina, per azione irritante dei Sali biliari. Il paziente ha un discomfort gastrointestinale e si sveglia con la classica “bocca amara.
La seconda conseguenza è legata al tratto basso dell intestino, dove la presenza di un flusso continuo di sali biliari, ha una funzione catartica, causando una sindrome diarroica specie nel paziente affetto da sindrome del colon irritabile
Cura della sindrome post-colecistectomia
La cura di succitata sindrome deve essere affidata a mani di specialisti esperti; sono indicati dei farmaci per la motilità gastrointestinale, quali il domperidone e la metoclopramide (il vecchio plasil ed il peridon o il motilex), oppure degli antispastici per controllare la diarrea e/o il questran bustine per chelare i sali biliari.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Si può vivere senza cistifellea?
E’ possibile vivere senza la colecisti? La risposta è SI. Negli esseri umani la colecistectomia (cioè l’asportazione chirurgica della colecisti) è in genere ben tollerata: anche quando la cistifellea viene eliminata, un “nuovo” percorso consentirebbe comunque alla bile di raggiungere l’intestino compiendo il suo dovere, sebbene ciò possa portare alla sindrome post-colecistectomia. A tale proposito leggi anche: Sindrome post-colecistectomia: conseguenze dell’asportazione della cistifellea
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Esofago di Barrett, tumore e reflusso gastroesofageo
Prima di iniziare la lettura, per comprendere meglio l’argomento trattato, vi consiglio di leggere questo articolo: Reflusso gastroesofageo: sintomi, diagnosi e cura
Quali sono le possibili complicanze della malattia da reflusso gastroesofageo?
In alcuni casi la malattia da reflusso si associa a lesioni della mucosa esofagea (esofagite). Una irritazione cronica delle pareti dell’esofago da parte dei succhi gastrici può infatti causarne dapprima l’infiammazione e poi il logoramento. In base ai risultati dell’esame endoscopico queste lesioni vengono classificate in cinque livelli di gravità. Al primo stadio troviamo piccole erosioni isolate che, salendo di livello, interessano sempre più severamente l’esofago fino a provocare vere e proprie perforazioni (ulcere). L’esofago di Barrett è la complicanza più grave poiché causa il cambiamento della mucosa esofagea in senso metaplasico e rappresenta un aumento del rischio di patologia tumorale. In pratica alcune cellule dell’esofago vengono sostituite con altre più simili al rivestimento dello stomaco, questo avviene perché il corpo si tutela contro un assalto da parte dell’acidità gastrica che potrebbe determinare danni seri all’esofago, attrezzando quest’ultimo con cellule meno funzionali ma più resistenti all’azione corrosiva dei succhi gastrici che refluiscono.
Tale alterazione può essere acuta e reversibile o cronica ed in quest’ultimo caso viene considerata come uno stadio precanceroso. L’esofago di Barrett deve essere riconosciuto endoscopicamente ed essere confermato da una biopsia. Presente in circa il 10% dei pazienti che soffrono di reflusso gastroesofageo, si accompagna talvolta ad esofagiti severe, ulcere, stenosi e sanguinamento.
Tumore all’esofago e reflusso gastroesofageo
Molte persone temono che la malattia da reflusso gastroesofageo possa in qualche modo favorire la formazione di tumore all’esofago. Tuttavia tale rischio, pur essendo comunque basso, è apprezzabile soltanto nelle condizioni più gravi. La probabilità che l’esofago di Barret si evolva in una condizione precancerosa è infatti intorno al 10% (ricordiamo che l’esofago di Barrett è presente in circa il 10% dei pazienti che soffrono da reflusso, quindi 10% del 10% = 1% circa). Come gran parte dei tumori anche la curabilità dell’adenocarcinoma esofageo è legata alla tempestività della diagnosi.
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