Se ne parla da 50 anni, ma ancora gli studiosi non sono concordi sull’esistenza del Punto G. Quest’anno è stato pubblicato sul Journal of Sexual Medicine il più grande studio sul Punto G, effettuato su 1800 donne gemelle. Condotto da un team di ricercatori del King’s College di Londra guidato da Andrea Burri e da Tim Spector, lo studio “dimostra abbastanza definitivamente che l’idea di un punto G è soggettiva”, afferma lo stesso Burri.
Solo poche settimane dopo un gruppo di medici francesi, riuniti a Parigi in occasione del convegno “Le polemiche del punto G”, smentisce lo studio inglese, reo di essere “partito da una falsa pista. Ci sono tre idee false sul punto G, pensare che:
- stia nello stesso posto in tutte le donne,
- abbia la dimensione fissa di una moneta da 50 centesimi di euro,
- la sua stimolazione provochi sempre un orgasmo.
Invece non è così” afferma il dottor Sylvain Mimoun. Sempre lo stesso Mimoum aggiunge che il punto G “è una zona erogena particolare che esiste in alcune donne.”
Il dibattito sembra non voler arrivare ad una conclusione anche se, dal punto di vista anatomico, è effettivamente rintracciabile in molte donne.
Tutte le donne hanno il Punto G?
Sembra proprio di no. Ci sono donne che hanno lo spazio uretrovaginale, dov’è il Punto G, più grande di altre (questo ci dice la fotografia dell’ecografia e non altro).
Quali fattori ne determinano la presenza o assenza in una donna?
Non lo sappiamo. Esistono tre ipotesi che cercano di spiegare le differenze da donna a donna nel Punto G o, se preferisce, nello spazio uretrovaginale. La prima dice che può dipendere da fattori congeniti/genetici. La seconda da fattori ormonali. La terza dall’uso.
Dove si trova e come si può stimolare il punto G?
Per la maggior parte delle donne il punto G è collocato nella parete anteriore della vagina ad una profondità di circa 4-5 cm proprio dietro la localizzazione esterna del clitoride. Il motivo per cui dico “la maggior parte delle donne” è che per alcune può essere differente. Il punto G è grande più o meno quanto una piccola monetina e quando stimolato propriamente si dilata un po’ e cambia leggermente struttura.
Che ruolo gioca il Punto G nella sessualità femminile?
Permette alle donne che lo hanno o che lo hanno sufficientemente sviluppato, di provare l’orgasmo vaginale.
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Lo staff di Medicina OnLine
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In passato quando una coppia non riusciva ad avere figli, si pensava subito che il problema dipendesse dalla donna e raramente il primo ad essere messo sul “banco degli imputati” era l’uomo. Ciò rappresenta un errore, dal momento che ben un terzo di tutte le infertilità dipendono dal partner maschile. Se si sospetta che l’infertilità dipenda dall’uomo si procederà con uno spermiogramma (analisi del liquido seminale), per analizzare la qualità degli spermatozoi, la mobilità e la forma. Inoltre si può anche effettuare un dosaggio ormonale del testosterone. Il liquido seminale consta di una parte cellulata (spermatozoi) e di una parte liquida; gli spermatozoi vengono prodotti a livello testicolare mentre la parte liquida deriva principalmente dall’attività della prostata e delle vescicole seminali. Il fattore determinante ai fini della fertilità è rappresentato dalle caratteristiche degli spermatozoi: questi ultimi devono essere in numero adeguato (più di 20 milioni per ml) e soprattutto devono essere dotati di corretta motilità; devono quindi avere una buona motilità rettilinea sia rapida che lenta.
Problemi all’utero possono condurre a problemi di infertilità, dal momento che esso permette all’embrione di svilupparsi. Durante questo processo l’utero si ricopre di una mucosa (l’endometrio) che permette all’embrione di annidarsi nell’utero.
Le ovaie hanno il compito di produrre ovuli che sono ovviamente – insieme agli spermatozoi maschili – di primaria importanza per il concepimento. Esistono due cause principali che possono ostacolare il loro corretto funzionamento e condurre a problemi di infertilità, esse sono:
Alcune infezioni ginecologiche non sono facili da scovare perché non si percepiscono e possono condurre silenziosamente a problemi di infertilità. Altre hanno sintomi molto leggeri ai quali non prestiamo attenzione, quando invece dovremmo. Il batterio più difficile da individuare è probabilmente la Chlamydia: si trasmette attraverso rapporti sessuali non protetti (tra il 5 e il 20% delle donne ne sarebbe affetto) e spesso non si riscontrano sintomi. Questo germe è in grado di provocare un’infezione alle tube di Falloppio, tube che si presentano come dei canali percorsi dall’ovulo per raggiungere l’utero. Se si contrae il virus, le tube si possono ostruire e persino danneggiare, soprattutto se si tratta di un’infezione che si ha da tempo. Questo processo potrebbe impedire e ostacolare la fecondazione.
Con “infertilità” (in inglese “infertility”) si descrive quella condizione in cui una coppia, per cause relative ad uno o entrambi i partner, non riesce ad ottenere una gravidanza dopo un anno di rapporti costanti e senza protezione (profilattico o altri metodi anticoncezionali). Il termine infertilità, quindi, non si riferisce ad una condizione assoluta, bensì ad una situazione generalmente temporanea e risolvibile, legata ad uno o più fattori interferenti.
La sterilità (in inglese “infertility”) si verifica quando in una coppia uno o entrambi i partner sono affetti da una condizione fisica permanente che NON rende possibile il concepimento. Questo si verifica a causa di varie patologie, come nel caso di azoospermia, di menopausa precoce o di assenza di utero congenita. La sterilità può essere primaria o secondaria:
Sterilità e fertilità sono due termini usati spesso come sinonimi, ma in verità hanno significati estremamente diversi.