Differenza tra acqua distillata e demineralizzata e loro usi

Dott Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Cavitazione Endocrinolog Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Sessuologia Ecografie DermatologiaPsicologia Dimagrire Etichetta AcquaL’acqua demineralizzata (anche chiamata “acqua deionizzata”) è un’acqua da cui è stata estratta la componente salina (tra cui il calcare). Il metodo di produzione tipico è composto da fasi distinte:

  • l’acqua prima di essere demineralizzata è pretrattata con un’unità di osmosi inversa, che riduce il contenuto salino totale di più del 90%;
  • l’acqua viene fatta passare attraverso gli scambiatori anionici e cationici;
  • l’acqua viene trattata con scambiatori ionici a letto misto per ridurre ulteriormente la conducibilità elettrica.

È impiegata tipicamente nei ferri da stiro (perché evita il formarsi delle incrostazioni), nelle batterie, negli acquari e nei casi in cui sia consigliato l’uso di acque prive di durezza. L’acqua demineralizzata è economica e non è microbiologicamente pura, ciò significa che può contenere perciò batteri ed altri microorganismi.

Per approfondire, leggi anche: L’acqua demineralizzata è potabile? Si può bere o può dare danni alla salute?

L’acqua distillata è invece un’acqua più costosa rispetto alla demineralizzata, priva non solo dei sali minerali, bensì quasi totalmente priva di impurità come gas disciolti, batteri ed altri microorganismi. L’acqua distillata si ottiene tramite un procedimento di distillazione, che consiste nel far bollire l’acqua, raccogliendo successivamente l’acqua condensata dal vapore acqueo per raffreddamento. I sali contenuti nell’acqua non evaporano per cui dalla raccolta del condensato si ottiene acqua con un contenuto di sali estremamente basso. Scartando la frazione iniziale di acqua evaporata, si ottiene inoltre un’acqua con un basso contenuto di gas volatili. L’acqua distillata presenta una conducibilità elettrica più bassa dell’acqua di partenza a causa di una più bassa concentrazione di ioni al suo interno, inoltre ha “meno sapore” rispetto all’acqua potabile e può essere definita insipida, dal gusto indefinito, metallico o amaro.
L’acqua distillata è utilizzata in laboratorio come reagente e per preparare soluzioni; in ambito domestico è usata, parimenti all’acqua demineralizzata, per alimentare i ferri da stiro a vapore, che con il calcare potrebbero a lungo andare danneggiarsi. In campo medico viene usata per le iniezioni e per la somministrazione di farmaci per via parenterale (per esempio, con l’utilizzo della flebloclisi), nonché per produrre la cosiddetta “soluzione fisiologica“, che è una soluzione di 9 grammi per litro di cloruro di sodio in acqua distillata, a sua volta usata nella produzione di soluzioni iniettabili e colliri. Un ulteriore requisito fondamentale per l’acqua distillata destinata a questi scopi è la completa sterilità, cioè la totale assenza di organismi viventi (batteri, protozoi, virus, spore). Tale sterilità è spesso ottenuta per esposizione dell’acqua già distillata ad una fonte di luce ultravioletta. L’acqua distillata per la preparazione degli iniettabili deve essere sterile ed apirogena e quindi sottoposta ad un processo di microfiltrazione atto ad eliminare il contenuto di residui di batteri e virus uccisi con la sterilizzazione in autoclave. Infatti, tali residui pur non risultando infettanti possono causare febbri anche alte a causa della reazione immunologica che comunque avverrebbe nei loro confronti.

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La sigaretta elettronica fa male come le sigarette vere

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SIGARETTA ELETTRONICA FA MALE SIGARETTE  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgLa sigaretta elettronica non fa male alla salute? Assolutamente no: solo un modo diverso delle aziende produttrici per rendere schiave – usa proprio questo termine – le persone. Schiave, vincolate alla sostanza, dipendenti. Ed è quindi condanna delle e-cig, senza se e senza ma. Sono state un modo astuto per far cominciare i teenager, per non far smettere chi già fumava, senza alcuna riduzione del danno. Non ha dubbi, su una tematica che ha fatto molto discutere, Vera da Costa e Silva, del gruppo di controllo del tabacco dell’OMS, che interviene al congresso internazionale Iaslc sul tumore al polmone, in corso a Vienna. “Una strategia delle multinazionali del tabacco – attacca Vera da Costa e Silva – negli anni ’80 ci hanno provato con le sigarette light, che non hanno avuto alcun effetto sulla riduzione del rischio, ma sono state percepite come tali dai fumatori. E adesso sempre nuovi prodotti. Ma attenzione: devono essere regolati dalle leggi, per proteggere i consumatori. Non possiamo lasciarli in mano alle industrie del tabacco, il cui unico scopo è influenzare le leggi e finanziare studi a favore”. Con buona pace dell’ultima arrivata in casa Philip Morris, la sigaretta elettronica con tabacco, appena lanciata in Gran Bretagna e già in vendita anche in Italia.

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Narghilè e sigaretta elettronica
Tante sessioni, qui a Vienna, sui dispositivi elettronici e persino sulla waterpipe, il narghilè. Perché in molte parti del mondo è diffusissimo,  45 per cento di prevalenza in molti paesi del Mediterraneo, ma anche il 17 in alcuni stati americani, insieme ad aromi di vario tipo (più di ottomila) e a dolcificanti naturali e sintetici, approvati e dichiarati sicuri. “Per l’ingestione, però – precisa Alan Shihadeh, dell’università americana di Beirut – non per l’inalazione. Ed è tutt’altra cosa”. L’assunto è che la sigaretta elettronica sia dannosa quanto quella convenzionale. “Non fa smettere di fumare, anzi secondo alcuni studi chi si rivolge alla e-cig ha il 25 per cento di possibilità in meno di riuscirci – continua Shihadeh – e viene spesso aggiunta al fumo convenzionale, aumentando quindi l’assunzione di nicotina, la cui quantità può essere estremamente variabile. Fumatori tradizionali ed elettronici hanno lo stesso livello di nicotina nel sangue. In sintesi, anche grazie agli ultimi studi, dobbiamo dire che non sono prodotti sicuri e che chi li fuma muore come gli altri fumatori”. Anche perché la nicotina – secondo studi presentati da Sergei Grando, dell’Università della California, non solo ha un’attività promotrice dei tumori, ma induce chemioresistenza, quindi rende meno efficace la terapia.

Il marketing aggressivo
Ma quello che non va giù agli oncologi è il marketing aggressivo di questi prodotti che in molti paesi vengono proposti come alternativa sicura alla sigaretta, con immagini pubblicitarie di famiglie riunite con bambini e i genitori che fumano. O di anziane signore che alzano il dito medio al divieto di fumo. O di ragazzi invitati a riprendersi la loro libertà (di fumare, ovviamente). Per non parlare di quel 34 per cento di studi che giurano sulla non dannosità della sigaretta elettronica e hanno dietro conflitti di interessi grandi come montagne. “È importante che le università non prendano soldi dalle industrie – continua la rappresentante Oms – e che non ci sia promozione dei prodotti né delle ricerche finanziate dalle industrie. Per non diffondere informazioni controverse”. Anche perché – sottolinea Charlotta Pisinger, dell’ospedale danese Glostrup – non ci sono studi sugli effetti a lungo termine. Ed è quindi insensato vietarla dove ci sono i bambini, come si fa in Danimarca, ma non negli ospedali”.
Ma non tutti sono d’accordo. E anzi la Liaf, la Lega italiana antifumo attacca l’Oms, accusando l’organismo internazionale di assumere una posizione ideologica e di favorire lo status quo del tabagismo.

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