In Italia vengono effettuati circa 110mila interventi di chirurgia refrattiva all’anno, offrendo una risposta affidabile ed efficace alla correzione dei principali problemi della vista. Si tratta di una disciplina medica in continua evoluzione, in grado in molti casi di eliminare la dipendenza da lenti a contatto e occhiali migliorando il benessere e la qualità di vita delle persone. Negli ultimi anni la chirurgia refrattiva ha raggiunto standard sempre più elevati grazie a tecnologie laser di nuova generazione, ma naturalmente rimane necessario affidarsi a Continua a leggere
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Quale antistaminico per la congiuntivite allergica?
Soffrire di congiuntivite allergica può essere estremamente fastidioso. Questa condizione è caratterizzata dall’infiammazione della congiuntiva, la membrana trasparente che riveste la parte interna delle palpebre e la superficie dell’occhio. La congiuntivite allergica può essere causata da una reazione allergica a una serie di fattori, tra cui polline, polvere, muffe, peli di animali domestici e altri allergeni comuni. Fortunatamente, esistono diverse versioni di collirio antistaminico che aiutano ad alleviare i sintomi della Continua a leggere
Differenza tra acqua distillata e demineralizzata e loro usi
L’acqua demineralizzata (anche chiamata “acqua deionizzata”) è un’acqua da cui è stata estratta la componente salina (tra cui il calcare). Il metodo di produzione tipico è composto da fasi distinte:
È impiegata tipicamente nei ferri da stiro (perché evita il formarsi delle incrostazioni), nelle batterie, negli acquari e nei casi in cui sia consigliato l’uso di acque prive di durezza. L’acqua demineralizzata è economica e non è microbiologicamente pura, ciò significa che può contenere perciò batteri ed altri microorganismi.
Per approfondire, leggi anche: L’acqua demineralizzata è potabile? Si può bere o può dare danni alla salute?
L’acqua distillata è invece un’acqua più costosa rispetto alla demineralizzata, priva non solo dei sali minerali, bensì quasi totalmente priva di impurità come gas disciolti, batteri ed altri microorganismi. L’acqua distillata si ottiene tramite un procedimento di distillazione, che consiste nel far bollire l’acqua, raccogliendo successivamente l’acqua condensata dal vapore acqueo per raffreddamento. I sali contenuti nell’acqua non evaporano per cui dalla raccolta del condensato si ottiene acqua con un contenuto di sali estremamente basso. Scartando la frazione iniziale di acqua evaporata, si ottiene inoltre un’acqua con un basso contenuto di gas volatili. L’acqua distillata presenta una conducibilità elettrica più bassa dell’acqua di partenza a causa di una più bassa concentrazione di ioni al suo interno, inoltre ha “meno sapore” rispetto all’acqua potabile e può essere definita insipida, dal gusto indefinito, metallico o amaro.
L’acqua distillata è utilizzata in laboratorio come reagente e per preparare soluzioni; in ambito domestico è usata, parimenti all’acqua demineralizzata, per alimentare i ferri da stiro a vapore, che con il calcare potrebbero a lungo andare danneggiarsi. In campo medico viene usata per le iniezioni e per la somministrazione di farmaci per via parenterale (per esempio, con l’utilizzo della flebloclisi), nonché per produrre la cosiddetta “soluzione fisiologica“, che è una soluzione di 9 grammi per litro di cloruro di sodio in acqua distillata, a sua volta usata nella produzione di soluzioni iniettabili e colliri. Un ulteriore requisito fondamentale per l’acqua distillata destinata a questi scopi è la completa sterilità, cioè la totale assenza di organismi viventi (batteri, protozoi, virus, spore). Tale sterilità è spesso ottenuta per esposizione dell’acqua già distillata ad una fonte di luce ultravioletta. L’acqua distillata per la preparazione degli iniettabili deve essere sterile ed apirogena e quindi sottoposta ad un processo di microfiltrazione atto ad eliminare il contenuto di residui di batteri e virus uccisi con la sterilizzazione in autoclave. Infatti, tali residui pur non risultando infettanti possono causare febbri anche alte a causa della reazione immunologica che comunque avverrebbe nei loro confronti.
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Cataratta: complicanze, cosa fare e cosa non fare dopo l’intervento
La cataratta è una patologia molto diffusa che comporta una perdita progressiva di trasparenza del cristallino dell’occhio e quindi una graduale diminuzione della vista. E’ tipica dell’invecchiamento ma può insorgere anche in seguito a traumi, infiammazioni, o esposizione cronica a infrarossi o ultravioletti. Può interessare uno o entrambi gli occhi e si classifica in cataratta senile, giovanile o congenita. Spesso si sviluppa lentamente e si verifica soprattutto con l’aumentare dell’età. I sintomi possono includere colori percepiti sbiaditi, visione offuscata, aloni intorno alle luci, problemi con luci e difficoltà a vedere di notte. La cataratta è la causa di metà dei casi di cecità e del 33% delle disabilità visive in tutto il mondo. Proprio per evitare la cecità è opportuno inizialmente il trattamento farmacologico (per rallentare il progressivo peggioramento della patologia) e successivamente il trattamento chirurgico che sostituisce il cristallino opacizzato con una lente artificiale intra-oculare, posizionata dietro all’iride, tramite apparecchiature al laser.
Cosa fare dopo l’intervento ?
- Il paziente appena dimesso può camminare, chinarsi con una certa prudenza, sollevare pesi molto leggeri, usare scale, vedere la televisione, lavarsi i denti, pettinarsi, radersi (facendo attenzione che i peli tagliati non entrino nell’occhio).
- La prima visita di controllo sarà effettuata il giorno successivo all’intervento.
- Il paziente a casa da solo o aiutato dai suoi familiari, dovrà istillare 4 volte al dì delle gocce di collirio antibiotico nell’occhio operato per 2/4 settimane.
- Dopo le medicazioni si potranno indossare degli occhiali preferibilmente scuri per una settimana a scopo protettivo.
- Durante il sonno, notturno o diurno, e per una settimana dovrà essere applicata un’apposita protezione in plastica.
- Il paziente può fare il bagno (NON la doccia!) già il giorno dell’intervento, ma senza lavarsi i capelli.
- Dopo una settimana il paziente potrà andare dal parrucchiere o dal barbiere, informandolo adeguatamente per evitare che entrino nell’occhio capelli, acqua od altri liquidi.
Cosa NON FARE dopo l’intervento?
- Il paziente appena dimesso deve evitare di correre, di eseguire movimenti rapidi, di sollevare grossi pesi: in poche parole deve evitare gli sforzi eccessivi.
- L’occhio non deve essere compresso né lavato.
- E’ importante non stropicciarsi gli occhi.
- Evitare fonti di luce intense.
- Nel lavare il viso evitare di toccare e comprimere la regione oculare.
- Attendere alcuni giorni prima di farsi una doccia con lavaggio dei capelli.
- Cosmetici e trucchi attorno agli occhi devono essere evitati per almeno 2 settimane.
- Evitare parrucchiere e barbiere per almeno una settimana.
- E’ bene evitare lavori manuali pesanti. I pazienti che svolgono un lavoro sedentario possono riprenderlo dopo qualche giorno, non appena se la sentono. Chi deve eseguire un lavoro manuale pesante può riprenderlo dopo due settimane.
- Astenersi per i primi giorni da letture prolungate.
- Non guidare l’automobile per circa una settimana (molto pericolosa è la possibile apertura violenta dell’airbag).
Sintomi normali
Il paziente potrà avvertire per 1 o 2 settimane diversi sintomi del tutto normali che gradualmente spariranno:
- un lieve fastidio in zona oculare;
- un certo grado di arrossamento e lacrimazione;
- comparsa di sensazioni visive di corpuscoli scuri vaganti;
- la tonalità della luce può apparire sull’azzurro/verde;
- le luci possono sembrare allungate con degli aloni intorno;
- lievi fluttuazioni giornaliere a causa di un lieve astigmatismo fisiologico che diminuirà progressivamente permettendo di raggiungere il massimo della capacità visiva.
Complicazioni dopo l’intervento
L’intervento di cataratta non sempre dà risultati positivi, ed esistono pazienti che non hanno recuperato più la vista, ma presenta una percentuale di successi superiore al 95%. Alcuni farmaci assunti per via sistemica possono rendere particolarmente difficile l’intervento di cataratta, così come vi sono condizioni dell’occhio che aumentano sensibilmente la percentuale di complicanze. Il recupero visivo dopo l’intervento di cataratta ovviamente dipende anche dalla situazione dell’occhio precedente all’intervento, in particolare retina e nervo ottico. Per tale motivo l’indicazione all’intervento di cataratta deve essere data solo dal medico e solo dopo un completo esame dell’occhio.
Le complicanze più diffuse sono:
- Cataratta secondaria. Una complicanza che talvolta si verifica è l’opacizzazione della capsula posteriore del cristallino operato. Tale fenomeno, detto cataratta secondaria, può essere spiegato come una reazione da corpo estraneo (il cristallino artificiale) e può generalmente essere eliminato con una applicazione di YAG laser.
- Rottura o distacco di retina. La sostituzione del cristallino naturale, che ha una curvatura fisiologica, con una lente piatta, determina uno spostamento in avanti del vitreo e una conseguente trazione della retina che può dare origine a rotture o distacchi di retina, tanto più frequenti quanto più il soggetto è miope.
- Infezioni. Più gravi, anche se più rare, sono le complicanze infettive, che rappresentano generalmente un’indicazione al reintervento immediato e/o all’iniezione intravitreale (ovvero all’interno dell’occhio) di antibiotici.
Per approfondire: Cataratta primaria, secondaria, congenita: sintomi, terapie, chirurgia
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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