Differenza tra neuroni e nervi

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica Roma CERVELLO 75% DI ACQUA Radiofrequenza Rughe Cavitazione Peeling Pressoterapia Linfodrenante Dietologo Cellulite Dieta Pancia Sessuologia Sessualità Sex Filler BotulinoCon il termine “neurone” (in inglese “neuron”) si identifica un tipo particolare di cellula che costituisce il tessuto nervoso, il quale concorre alla formazione del sistema nervoso, insieme con le cellule gliali. Grazie alle sue peculiari proprietà fisiologiche e chimiche è in grado di ricevere e trasmettere impulsi nervosi. La parte centrale del neurone è chiamata soma, ed è costituita dal pirenoforo, in cui risiede il nucleo, e dagli altri organelli. Dal corpo cellulare hanno origine prolungamenti citoplasmatici, detti neuriti, che sono i dendriti e l’assone.

I nervi sono invece strutture anatomiche del sistema nervoso periferico formate da fasci di assoni (provenienti da un gruppo costituito da vari neuroni) che trasportano informazioni da o verso il sistema nervoso centrale. Il nervo contiene, inoltre, vasi sanguigni utili al rifornimento di ossigeno e nutrienti. Nel nervo sono presenti guaine di tessuto connettivo che si fanno via via più piccole, ricoprendo prima l’intero nervo poi fasci e fascetti di assoni (epinervio, perinervio ed endonervio).

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Sistema nervoso: com’è fatto, a che serve e come funziona

MEDICINA ONLINE SISTEMA NERVOSO CENTRALE GIALLO SISTEMA NERVOSO PERIFERICO AZZURRO ANATOMIA CERVELLO ENCEFALO MIDOLLO SPINALE NERVI TRONCO CEREBRALEIl sistema nervoso negli esseri umani può essere anatomicamente suddiviso in

  • sistema nervoso centrale (SNC);
  • sistema nervoso periferico (SNP).

Il SNC è racchiuso nella scatola cranica per quanto riguarda l’encefalo, e nel canale vertebrale per quanto riguarda il midollo spinale. Il SNP è invece rappresentato da strutture nervose periferiche come i gangli, le fibre nervose dei nervi, i recettori sensoriali (termocettori, propriocettori, meccanocettori, recettori per gli odori, per il gusto) e gli organi sensoriali specializzati come l’occhio, l’apparato cocleare e vestibolare.

Il SNP si occupa di raccogliere informazioni dall’ambiente esterno, le traduce poi in segnali nervosi e le invia al SNC che si occupa di integrarle e di rispondere in maniera adeguata. Tramite il SNP poi, il SNC invia comandi motori alla periferia necessari per rispondere in maniera adeguata a varie condizioni o semplicemente per il movimento volontario. C’è poi da considerare il sistema nervoso autonomo che si occupa di gestire in maniera involontaria le risposte viscerali, cioè la regolazione automatica dello stato degli organi interni. Il sistema nervoso autonomo si divide in sistema simpatico e parasimpatico. Questi due sistemi sono molto spesso contrapposti, ad esempio, nell’occhio, il simpatico induce midriasi, cioè dilatazione della pupilla, mentre il parasimpatico miosi, cioè restrizione della pupilla.
Le componenti anatomiche più importanti del SNC sono:

  • il midollo spinale,
  • il cervello,
  • il tronco dell’encefalo, anche detto tronco cerebrale o tronco encefalico (formato dal bulbo – anche detto midollo allungato – dal ponte e dal mesencefalo),
  • l’ipotalamo,
  • il talamo,
  • il cervelletto,
  • i nuclei della base,
  • l’amigdala,
  • l’ippocampo,
  • la corteccia cerebrale,
  • i ventricoli cerebrali.

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Differenze tra SNC e SNP

La principale differenza tra il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso periferico sta nell’anatomia: Il primo è formato da encefalo (cervello, tronco cerebrale e cervelletto) e midollo spinale, il secondo dai neuroni (sensitivi e motori) i cui assoni si estendono fuori dal sistema nervoso centrale per giungere a tessuti e organi. Entrambi i sistemi possiedono le cellule gliali “mielinizzanti”, tuttavia nel SNC si parlerà di Oligodendrociti, nel SNP di Cellule di Schwann. Entrambi i sistemi possiedono ammassi di corpi cellulari di neuroni, che nel SNC prendono il nome di Nuclei e nel SNP di Gangli (/ˈɡaŋɡlj/). Un’ultima grande differenza riguarda i raggruppamenti degli assoni in fasci: Nel SNC prendono il nome di Tratti, nel SNP prendono il nome di Nervi.

Per approdondire:

Fisiologia

Per sistema nervoso umano si intende l’unità morfo-funzionale caratterizzata dal tessuto altamente specializzato nell’elaborazione di segnali bioelettrici. Il sistema nervoso è la centrale di controllo e di comando dell’intero organismo perché, coordinando tutti gli altri sistemi, mantiene l’omeostasi permettendo la vita.

Cenni sullo sviluppo del sistema nervoso

Intorno al sedicesimo giorno dal concepimento si forma la placca neurale per differenziazione di cellule di natura ectodermica che, aumentando il loro spessore, diventano cellule neuro-ectodermiche; tale processo di differenziazione si verifica sotto l’azione induttiva della notocorda, che si esplica nell’azione degli antagonisti di BMP (chordin, noggin, follistatin).
Col passare dei giorni, sul piano mediano, a livello della placca neurale, compare un solco (solco neurale) delimitato lateralmente dalle pieghe neurali; le pieghe tendono a sollevarsi, causando indirettamente, l’approfondamento del solco neurale che in questa fase prenderà il nome di doccia neurale.
Verso il ventunesimo giorno, le pieghe che delimitano la doccia neurale si fondono sul piano mediano; si ottiene pertanto la chiusura della doccia neurale, che dà luogo al tubo neurale. Nei giorni successivi la parte craniale o anteriore del tubo neurale subisce delle modificazioni che comportano la formazione di tre vescicole: il prosencefalo (cervello anteriore), il mesencefalo (cervello medio) e il rombencefalo (cervello posteriore). Giunti al trentaseiesimo giorno, il prosencefalo si divide in due porzioni:

  • telencefalo (anteriormente) che ampliandosi darà luogo agli emisferi cerebrali;
  • diencefalo (posteriormente) da cui deriveranno il talamo, l’ipotalamo, la neuroipofisi e la retina.

Dal rombencefalo si formano per un processo di segmentazione, otto rombomeri, che daranno luogo al metencefalo (da cui deriveranno ponte e cervelletto) e il mielencefalo (da cui deriva il bulbo o midollo allungato).
Durante la vita intrauterina si formano circa 200.000 neuroni al minuto. Contrariamente, al momento della nascita la duplicazione neuronale si arresta (eccezione fatta per i neuroni olfattivi presenti a livello dell’area olfattiva, posta caudalmente alla lamina cribrosa dell’osso etmoide).

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Sindrome del piriforme: sintomi, esercizi, cura e recupero

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SINDROME DEL PIRIFORME SINTOMI ESERCIZI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneLa Sindrome del muscolo piriforme o più comunemente “Sindrome del piriforme“, è una patologia che provoca un dolore di tipo sciatalgico, tanto che viene anche definita “falsa sciatalgia“. Il primo autore a ipotizzare il ruolo del muscolo piriforme quale causa di dolore di tipo sciatalgico fu W. Yoeman, nel 1928.

Cos’è il muscolo piriforme e dove si trova?
Prima di iniziare a parlare della patologia, facciamo un rapido accenno anatomico. Il muscolo piriforme è appunto un muscolo, piuttosto sottile, inizialmente è appiattito e poi si trasforma in un ventre dalla forma rotondeggiante. È costituito da tre fasci che originano dal secondo e terzo forame sacrale. È posizionato sia all’interno che all’esterno della pelvi (regione anatomica costituita dalle ossa delle anche, dal sacro e dal coccige). La parte intrapelvica è posizionata contro la parete laterale e ha di fronte il plesso sacrale, i vasi ipogastrici e il retto; la parte extrapelvica decorre fra il margine inferiore del piccolo gluteo posizionato superiormente e i muscoli gemelli e il muscolo otturatore interno che sono invece posizionati inferiormente. Le arterie glutee e il nervo ischiatico possono passare al di sopra o al di sotto del muscolo.

A che serve il muscolo piriforme?
Ha funzione extrarotatoria (ruota in fuori la coscia) con lieve componente di abduzione e di estensione. In fase di appoggio, il piriforme stabilizza il femore e ne impedisce la rotazione all’interno.

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Quali sono le cause della Sindrome del piriforme?
Il piriforme è un muscolo che può facilmente essere soggetto a fenomeni ipertrofici e di irrigidimento e sono appunti questi che scatenano la sindrome dolorosa descritta in questo articolo. Se fra le cause di tale dolore si possono escludere con certezza condizioni patologiche quali un’ernia del disco, una stenosi lombare, una massa neoplastica o un ematoma a livello dei muscoli ischio-crurali è sicuramente opportuno effettuare indagini a livello del muscolo piriforme; è possibile infatti che una sofferenza del piriforme (che può essere dovuta ai motivi più svariati) sia il responsabile della dolorabilità sciatalgica.
La sintomatologia causata da questa condizione può derivare dalla compressione del nervo sciatico contro l’arcata ossea del grande forame ischiatico o dalla strozzatura dello stesso nervo nel ventre del muscolo.
Dal punto di vista eziologico la Sindrome del muscolo piriforme è multifattoriale; dai dati presenti in letteratura sembra che la causa più frequente sia di tipo traumatico; altre cause sono:

  • la compressione diretta sulla natica, detta anche “sindrome del portafoglio”, in quanto proprio l’abitudine di tenere oggetti nelle tasche posteriori, specie da seduti, può portare (se protratta nel tempo) alla tumefazione del ventre muscolare, con conseguente tensione e compressione del nervo sciatico a quel livello;
  • le dismetrie/asimmetrie degli arti inferiori: rendono il bacino obliquo con sforzo compensatorio a carico anche del muscolo piriforme, specie se vi è associata una rotazione esterna dell’arto;
  • le miositi (infiammazioni) del piriforme;
  • dismorfismi o disfunzioni a carico del piede: portano ad una eccessiva pronazione del piede;
  • gli interventi chirurgici per problematiche relative all’anca.

Quali sono gli sport più frequentemente associati alla Sindrome del piriforme?
Alcune tipologie di attività, che richiedono un intenso utilizzo delle gambe, possono favorire l’insorgenza del problema; in ambito sportivo, per esempio, la Sindrome del piriforme interessa i ciclisti, i podisti, i ballerini e anche coloro che praticano il canottaggio.

Quali sono i sintomi della Sindrome del piriforme?
La sintomatologia della Sindrome del piriforme è alquanto variegata. Spesso si avverte dolore, talvolta accompagnato da parestesie, al tratto lombare, alla regione dei glutei, nelle zone posteriori della gamba e della coscia e anche alla pianta del piede. Chi soffre della Sindrome del piriforme, sente un dolore intenso al centro del gluteo, che si può irradiare lungo la parte posteriore della coscia, sino a dietro al ginocchio. I movimenti più dolorosi sono proprio le rotazioni, in particolare quando si accavallano le gambe da seduti o ci si gira nel letto. Altri segni e sintomi che possono comparire sono deficit di tipo motorio, riduzioni della sensibilità in alcune zone degli arti inferiori e gonfiore esteso nella zona che va dal sacro al gran trocantere. La sintomatologia è spesso acutizzata se il soggetto è rimasto a lungo seduto (in particolar modo con il femore intraruotato) oppure se si sono svolte attività sportive o lavorative caratterizzate da notevole intensità (corsa, danza ecc.).

Come si fa la diagnosi della Sindrome del piriforme?
La diagnosi della sindrome del muscolo piriforme viene effettuata, di norma, attraverso un esame di tipo clinico con accurata anamnesi (con particolare interesse alle abitudini lavorative e sportive del paziente); talvolta può essere necessario ricorrere a indagini supplementari (elettromiografia, per valutare la conducibilità nervosa del nervo sciatico, TAC e risonanza magnetica). Fra i test clinici maggiormente usati per la diagnosi della patologia in questione ricordiamo il test di Freiberg e il test di Pace e Nagle.

  1. Test di Freiberg: il paziente è in posizione prona, flette in modo passivo il ginocchio a 90° e porta la gamba all’esterno allo scopo di imprimere una rotazione interna al femore; il test viene ritenuto positivo nel caso lo stiramento del muscolo provochi dolore e un sintomo da compressione del nervo sciatico.
  2. Test di Pace e Nagle: il paziente, in posizione seduta, compie un’abduzione-extrarotazione isometrica delle anche contro le mani del medico. L’aumento del diametro del muscolo unito alla tensione causata dalla contrazione scatena, in caso di positività, dolori miofasciali e compressivi. Altri tipi di test usati per la diagnosi sono la palpazione della natica, il test di Saudek e il test di Mirkin.

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Come si cura la Sindrome del piriforme?
Esistono diverse modalità di trattamento della Sindrome del muscolo piriforme, queste sono sia di tipo farmacologico sia di tipo fisico.

  1. Farmaci: il trattamento farmacologico comprende l’assunzione orale di farmaci antinfiammatori non steroidei (per esempio l’ibuprofene o il naprossene; questi farmaci, che oltre ad attenuare il dolore, riducono anche l’infiammazione) e di farmaci miorilassanti, iniezioni locali di farmaci anestetici e di corticosteroidi e, in casi particolari, quando lo spasmo è resistente ai trattamenti prima elencati, inoculazione diretta di tossina botulinica di tipo A che risulta spesso efficace nel rilassamento del muscolo.
  2. Terapie fisiche: quelle consigliate sono:
  • gli ultrasuoni;
  • i massaggi trasversali profondi;
  • lo stretching;
  • la tecarterapia.

Sindrome del piriforme: rimedi casalinghi
Quando compare il dolore, può risultare di una certa utilità l’applicazione di un impacco freddo sulla parte dolorante per alcune volte al giorno per circa un quarto d’ora ogni volta. Per rilassare la parte può essere utile applicare una borsa dell’acqua calda.

Sindrome del piriforme: esercizi di stretching consigliati
Alcuni esercizi di stretching possono aiutare a recuperare il normale allungamento del piriforme durante i movimenti di adduzione-intra-rotazione del femore poiché il muscolo viene gradualmente stirato.

1° esercizio: Distesi su un tappetino in posizione supina (in posizione orizzontale, con la schiena appoggiata a terra) afferrate il ginocchio destro con entrambe le mani appoggiando il piede sinistro sul ginocchio destro. Portatelo verso il petto e mantenere questa posizione 5-6 secondi. Tornate lentamente alla posizione di partenza e poi ripetete con l’altra gamba.

2° esercizio: Sedetevi sul tappetino con le gambe allungate e flettete la gamba destra verso l’interno coscia, mentre la gamba sinistra verso l’esterno. Mantenete questa posizione per 5-6 secondi e rilasciate, poi ripetete con l’altra gamba.

3° esercizio: Seduti su una sedia mettete il piede destro sulla coscia sinistra, facendo una leggera pressione con la mano sul ginocchio della gamba che è coinvolta nell’allungamento. Mantenete questa posizione da 30 secondi ad 1 minuto e poi ripetete lo stesso esercizio con l’altra gamba.

Quali sono i tempi di recupero?
La ripresa dell’attività sportiva (o lavorativa) deve avvenire in modo graduale. Durante il periodo di trattamento può essere utile, nelle ore di sonno, posizionare un cuscino tra le ginocchia allo scopo di favorire il rilassamento del muscolo.

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