Terremoto: la differenza fra magnitudo ed intensità

MEDICINA ONLINE EARTHQUAKES TERREMOTO CHILE CINA HAITI MAGNITUDO MERCALLI ONDULATORIO SUSSULTORIO AFTERSHOCK FORESHOCK MAINSHOCK TERRA TREMA DANNI VITTIME PALAZZI DISTRUTTIOgni volta che si produce un terremoto, due dati che vengono forniti per indicarne l’entità sono la magnitudo e l’intensità. La prima è indicata sulla basa di una scala chiamata Richter, mentre la seconda sulla base della scala Mercalli. Che differenza c’è fra questi due parametri?

Intensità e scala Mercalli

L’intensità è un parametro che ci permette di stabilire gli effetti che il terremoto ha causato sul territorio. Vengono presi in considerazione, nel calcolo dell’intensità, soprattutto gli effetti sulle strutture antropiche: case, infrastrutture, edifici. Vengono presi in considerazione anche gli effetti sul territorio, come modificazioni della topografia, sconvolgimento della rete idrica, generazione di frane: ma questo avviene solo per sismi distruttivi. Per misurare l’intensità si usa la scala Mercalli, modificata a inizio ‘900 dagli scienziati Cancani e Sieberg e perciò chiamata più correttamente scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg). La scala va dal I grado, quando cioè il terremoto ha effetti nulli sulle strutture dell’uomo e non è percepito dagli esseri umani se non tramite strumenti (sismografi), al XII grado: distruzione totale delle costruzioni dell’uomo. I gradi intermedi vengono stabiliti sulla base di una serie di effetti come stabilità degli edifici, oscillazione degli oggetti nelle case, comportamento degli animali, oscillazione di fluidi, eccetera. A partire dal VI-VII grado si hanno lesioni agli edifici. L’intensità è quindi un parametro che dipende strettamente dal comportamento delle strutture antropiche rispetto alle onde sismiche, e non è necessariamente vincolata con la potenza del terremoto. L’intensità inoltre varia a causa dell’amplificazione locale delle onde sismiche, per quella che è conosciuta come risposta sismica locale. L’intensità sarà maggiore in aree alluvionali, con sedimenti fluviali o lacustri, minore in zone rocciose. Infine un elemento importante è la profondità dell’ipocentro: eventi sismici molto forti (magnitudo elevata) ma a gran profondità, hanno effetti minimi sul territorio.

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Magnitudo e scala Richter

La magnitudo viene utilizzata per esprimere la grandezza e la potenza di un terremoto sulla base di una scala relativa, la scala Richter. Quanto più alta è la magnitudo, tanto più grande è il terremoto. La magnitudo è strettamente vincolata con l’energia liberata: quanto più grande sarà la magnitudo, tanto più grande sarà l’energia sprigionata all’ipocentro dal terremoto. Si tratta quindi di un parametro fisico, che esprime una grandezza. E’ un parametro oggettivo ed univoco: un sisma non può avere varie magnitudo. Al massimo ci potranno essere piccoli margini di errore a seconda di come e da chi è stato calcolata. Non è l’unico parametro da considerare in caso di terremoto, ma certamente è un dato molto importante per capirne l’entità. Per misurare la magnitudo di un terremoto si usano le stazioni sismografiche. I terremoti più piccoli percepiti dall’uomo hanno magnitudo solitamente non superiori a 2.0, mentre il terremoto registrato più forte di sempre è stato quello del Cile del 1960 con magnitudo 9.5.

Esempi di differenza tra scala Richter e la scala Mercalli

Esempio:

Un terremoto con magnitudo elevata (ad esempio 5.0 sulla scala Richter) avrà:

  • un’intensità molto ridotta sulla scala Mercalli (ad esempio 4° grado) se si verifica in una città costruita con criteri antisismici,
  • un’intensità più elevata sulla scala Mercalli (ad esempio 8°) se si verifica in una città con edifici già pericolanti e/o costruita senza criteri antisismici.

Esempio numero 2:

Un terremoto con magnitudo molto elevata (ad esempio 7.0 sulla scala Richter) avrà, in pieno deserto, effetti nulli sul territorio e quindi intensità molto ridotta (2° grado sulla scala Mercalli).

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Intensità, volume, cedimento, cadenza e pause tra gli esercizi: le 5 variabili dell’allenamento coi pesi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA MASSA MAGRA GRASSA PERCENTUALI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ao PeneQuando ci alleniamo per uno scopo specifico, come l’incremento della massa magra, ci sono una serie di variabili che dobbiamo prendere in considerazione:

1) Intensità

L’intensità è determinata dalla forza che utilizziamo per eseguire i protocolli imposti dalla nostra scheda di allenamento. Questo parametro si basa sull’1 RM effettuato in ogni esercizio, soprattutto nei grandi movimenti multi-articolari. Per una persona sollevare 60Kg sulla panca piana sarebbe un’utopia, per altri sarebbe il semplice riscaldamento. Per allenarsi con l’obiettivo ipertrofia, ovvero l’aumento della massa muscolare, bisognerà utilizzare un range percentuale che va dal 70% all’80% del 1RM. Quindi conoscere i propri massimali diventa determinante per stabilire la giusta intensità di allenamento nelle varie schede. Purtroppo non sempre le persone sono avezze a questa pratica, e sbagliano, perché è una delle variabili più importanti per costruire un efficace programma di allenamento.

2) Volume

Il volume di una sessione di allenamento è determinato dal numero complessivo di serie e ripetizioni che sono da eseguire per ogni esercizio. Parlando di ipertrofia muscolare, 20-24 set totali da 8-12 ripetizioni sono ottimali. Ci sono vari modi per dividere il corpo, il consiglio è quello di adottare una splite routine omogenea, che alleni tutti i distretti muscolari in modo efficace ed esaustivo, inoltre consigliamo di iniziare la settimana con il distretto muscolare carente in modo tale da avere le migliori energie psico-fisiche da dedicare a questi muscoli che sono leggermente indietro. Il volume è inversamanete proporzionale all’intensità. Se adottate un allenamento con un certo volume dovete per gioco forza limitare l’intensità; se invece adottate un programma con pochi esercizi, l’intensità deve essere maggiore.

3) Cedimento Muscolare

Molte persone pensano che per costruire la massa muscolare è necessario allenarsi al cedimento muscolare in ogni serie di ogni esercizio. Il cedimento muscolare è il lite motive del metodo heavy duty di Mike Mentzer utilizzato anche dal grande Dorian Yates. Il cedimento è una pratica molto invasiva che va utilizzata a cicli, e non sempre e comunque.

L’obiettivo è portare il muscolo al di là di quella che è la sua naturale capacità ed il culturista sa di aver raggiunto questo livello semplicemente quando non ha più forza per sollevare un’altra volta il carico o si sforza di farlo senza riuscirvi. Detto questo non dovete prendere alla lettera questa metodica e quindi per alcuni esercizi, come ad esempio le alzate laterali, i curl per i bicipiti, le estensioni per i tricipiti, che interessano muscoli piccoli, sono da preferire metodiche tradizionali, perché il sovrallenamento prima o poi vi presenterà il conto. Il cedimento muscolare ha senso nei grandi muscoli come pettorali, quadricipiti e dorsali.

4) Cadenza

La cadenza è la velocità con cui eseguiamo ogni ripetizione, ad esempio quando vedete 3: 0: 1: 0, che significa?

  • Il primo numero rappresentano i secondi della fase eccentrica del movimento (ad esempio la discesa nelle distensioni su panca piana)
  • Il secondo numero rappresenta la posizione di massima estensione del muscolo
  • Il terzo numero è la fase concentrica e quindi nel caso della panca la fase di spinta
  • Il quarto numero rappresenta la fase di massima contrazione.

Le cadenze da adottare nei vari esercizi cambiano a seconda dell’obiettivo del protocollo e dell’esercizio stesso.

5) Pause tra gli esercizi

Il riposo è fondamentale anche perché esso determina nel muscolo il mantenimento della tensione muscolare. A seconda del protocollo di allenamento utilizzato bisognerà adottare il giusto riposo tra le serie. Di norma in serie di forza con carichi sub-massimali bisognerà recuperare di più, in serie pompanti con un range ad alte ripetizioni di meno.

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