Differenza tra stella, pianeta e satellite con esempi

MEDICINA ONLINE STELLA PIANETA NANO GIOVIANO TERRESTRE SATELLITE NATURALE ARTIFICIALE METEROIDE METEORITE METEORA STELLA CADENTE SOLE LUNA TERRA FANTASCIENZA MARTE PIANETA SISTEMA SOLARE SOL SPACE WALLPAPER HD PIC PHOTO PICUna stella viene definita in astronomia come un corpo celeste dotato di luce propria, formato da materia allo stato di plasma, che genera energia nel proprio nucleo attraverso processi di fusione nucleare, che liberano l’energia che noi vediamo sotto forma di luce stellare. La stella più vicina a noi è il Sole, che si trova ad una distanza media dalla Terra di 150 milioni di Km ed è al centro del nostro Sistema Solare; la maggior parte delle altre stelle risultano visibili soltanto durante la notte. Gruppi densi di stelle formano gli ammassi stellari, che a loro volta, raggruppati insieme a stelle singole, polveri e gas, formano le galassie.

Un pianeta viene definito come un corpo celeste che, a differenza di una stella, non produce energia tramite fusione nucleare, non brilla di luce propria ma di luce riflessa proveniente dalla stella attorno a cui orbita (nel caso della Terra ovviamente è il sole). Il pianeta ha una massa sufficiente a conferirgli una forma sferoidale. Le stelle producono luce e calore autonomamente, i pianeti vengono invece illuminati e riscaldati dalla stella: senza il sole – ad esempio – la Terra sarebbe buia e fredda. Un pianeta ha inoltre una massa relativamente piccola ed una temperatura minore di una stella; le alte temperature delle stelle permettono infatti di attivare le reazioni di fusione nucleare che generano energia e quindi luce.

Un satellite naturale – o talvolta, più impropriamente, luna (in minuscolo) – un qualunque corpo celeste che orbiti attorno ad un corpo diverso da una stella, come ad esempio un pianeta, un pianeta nano o un asteroide. Un esempio è la nostra Luna (scritto maiuscolo) che rappresenta il satellite naturale del pianeta Terra (Pianeta).
Giove è un pianeta che possiede un elevato numero di satelliti naturali, 69, che lo rendono il pianeta con il più grande corteo di satelliti con orbite ragionevolmente sicure del sistema solare. I maggiori, i satelliti medicei, sono stati scoperti nel 1610 e furono i primi oggetti individuati in orbita ad un oggetto che non fosse la Terra o il Sole, essi sono: Io, Europa, Ganimede e Callisto; Ganimede, in particolare, è così luminoso che se non si trovasse vicino a Giove sarebbe visibile anche ad occhio nudo, di notte, nel cielo terrestre. Prendono anche il nome di “satelliti Galileiani” poiché la prima osservazione di questi satelliti fu effettuata da Galileo il 7 gennaio 1610.
Semplificando: i pianeti ruotano attorno alle stelle, i satelliti naturali ruotano attorno ai pianeti.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Quante volte l’uomo è stato sulla Luna?

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Foto della missione Apollo 15

Prima che l’uomo potesse mettere piede sulla Luna, questo immenso e misterioso satellite naturale veniva studiato attraverso l’impiego di sonde robotiche.
Le prime quattro furono lanciate dall’Unione Sovietica tra il 1959 e il 1966; poi fu la volta degli Stati Uniti, che risposero dieci anni dopo inaugurando l’allunaggio dell’uomo con la prima delle sette missioni inserite all’interno del celebre Programma Apollo.
Ognuna delle missioni del programma spaziale americano è identificata da un numero che ne determina la successione cronologica. Sebbene siano state totalmente sette, il numero reale di allunaggi umani è sei, vediamo perché:

1) Apollo 11: missione che segna il primo allunaggio umano della storia, avvenuto il 20 luglio del 1969 e trasmesso in diretta televisiva internazionale. Il suo equipaggio era composto dal comandante Neil Armstrong e dai piloti del modulo lunare e del modulo di comando Edwin Aldrin e Michael Collins. Prima di lasciare il satellite, gli astronauti collocarono sul suolo lunare una targa inossidabile che recita la scritta:
«Qui uomini dal pianeta Terra fecero il primo passo sulla Luna. Luglio, 1969 d.C.Siamo venuti in pace per tutta l’umanità».

2) Apollo 12: è il secondo viaggio spaziale dell’uomo, quello con cui il comandante Pete Conrad, insieme ai piloti Alan Bean e Richard Gordon Jr., il 19 novembre del 1969 mette piede sulla superficie lunare.

3) Apollo 13: fecero parte del suo equipaggio il comandante James Lovell Jr, e i piloti Fred Haise Jr e John Swigert. La missione partì l’11 aprile del 1970, ma a causa di un guasto dovuto allo scoppio di un modulo di servizio, l’allunaggio non è mai avvenuto e gli astronauti fecero ritorno senza aver posato piede sulla Luna. La missione fu comunque definita un “fallimento di successo” per la capacità dimostrata dal controllo missione nel riportare a casa l’equipaggio in una situazione disperata e per la risonanza mediatica dell’evento, da qui è stato tratto anche il film Apollo 13.

4) Apollo 14: il 5 febbraio del 1971, dopo un violento temporale, venne lanciata la navicella spaziale con cui il comandante Alan Shepard e i piloti Edgar Mitchell e Stuart Roosa, presero parte alla terza esplorazione lunare.

5) Apollo 15: è la quarta ricognizione umana della Luna, avvenuta il 30 luglio del 1971, quando il comandante David Scott e i piloti James Irwin e Alfred Worden, atterrano sul cosiddetto “ruscello di Hadley”, situato tra gli Appennini lunari.

6) Apollo 16: quinta missione dell’uomo sulla Luna, conclusa il 21 aprile del 1972con l’allunaggio del capitano John Young, partito insieme ai piloti di modulo e di comando, Charles M. Duke e Thomas Mattingly.

7) Apollo 17: sesta ed ultima spedizione. Si compì l’11 dicembre del 1972, quando il comandante Eugene A. Cernan, accompagnato dai piloti Harrison Schmitt e Ron Evan, atterrò su suolo lunare. E’ perciò la missione più recente e rispetto alle precedenti presenta alcune peculiarità: le ricerche scientifiche intraprese furono più molto più intense, vennero raccolti campioni in numero più abbondante e gli astronauti, oltre ad essere partiti dalla Terra con un lancio notturno, rimasero sul suolo lunare per un tempo maggiore.

Le 6 missioni che hanno portato l’uomo a mettere piede sulla luna sono quindi l’Apollo 11, 12, 14, 15, 16, 17.

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Cos’è una eclissi lunare? Come e quando si verifica?

MEDICINA ONLINE STARS MOON ECLIPSE TOTAL ECLISSE TOTALE DI LUNA LUCE STELLA CADENTE LUNA FACCIA VISIBILE LIGHT SIDE MOON APOLLO PIANETA LIGHT SPEED TERRA EARTH SPACE SPAZIO HI RESOLUTION WALLPAPER NASA IMAGE PICTURE PICS.jpgL’incredibile fenomeno astronomico dell’eclissi si verifica quando un qualsiasi corpo celeste, frapposto tra una fonte di luce e un altro corpo, proietta su quest’ultimo la sua ombra, oscurandone totalmente o parzialmente la visione.

Nel nostro universo i protagonisti dello spettacolo sono Terra, Sole e Luna: quando questi tre corpi si trovano allineati con precisione, a seconda della loro posizione reciproca, danno origine a oscuramenti solari o lunari. Non sono fenomeni ottici frequenti poiché l’orbita di rivoluzione lunare ha un’inclinazione diversa da quella terrestre, (circa 5° 9′), se combaciassero, ogni mese lunare assisteremmo all’oscuramento del Sole quando la Luna è in novilunio (Luna nuova) e a quello della Luna quando quest’ultima è in fase di Luna piena.

L’eclissi lunare – visibile da qualsiasi punto della Terra che abbia la Luna sopra l’orizzonte – si verifica infatti quando la Luna, sulla linea dei nodi di Terra e Sole, è anche in fase di plenilunio (Luna piena). In concomitanza di questi due eventi la Terra, interponendosi tra Luna e Sole, oscura tutta o parte della superficie lunare proiettandovi sopra il suo cono d’ombra.

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A differenza dell’eclissi solare, (dove il cono d’ombra della Luna è relativamente modesto), in quella lunare l’ombra proiettata dalla Terra è maggiore della superficie della Luna e ciò comporta la presenza di uno spazio scuro definito “cono di penombra”. Quando la Luna si trova nel cono d’ombra della Terra, a seconda della quantità di superficie oscurata, siamo in presenza di eclissi totali o parziali; quando invece transita, parzialmente o totalmente, nel cono di penombra, ci troviamo di fronte alla cosiddetta eclissi penombrale.

Le eclissi lunari totali hanno magnitudo (grandezza) del 100% o anche maggiore, possono durare poco più di un ora e mezza e vengono osservate con più interesse poiché il riverbero dei raggi solari e il graduale passaggio dal cono d’ombra a quello di penombra, sono causa del curioso mutamento della colorazione della superficie lunare, che va dal rossastro (Luna di sangue) al verde petrolio.
In quelle parziali invece la Luna appare soltanto morsicata, perché essendo troppo lontana dell’eclittica non entra totalmente nella zona d’ombra della Terra .
Le eclissi penombrali non riservano lo stesso spettacolo: anche se la Luna transita completamente nel cono di penombra (eclissi penombrale totale) dalla Terra l’oscuramento è quasi impercettibile.

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Quanto è grande il sole e quante volte è più grande di Terra e Luna?

MEDICINA ONLINE QUANTO GRANDE SOLE TERRA LUNA GIOVE PIANETI SISTEMA SOLARE MISURA RAGGIO DIAMETRO SUPERFICIE VOLUME.jpgPer mettere a paragone questi corpi celesti, è necessario prima conoscere il loro raggio ed il loro diametro:

Sole
Raggio: 695.700 km
Diametro (all’equatore): circa 1.391.400 km

Terra
Raggio: 6371 km
Diametro: circa 12.750 km

Luna
Raggio: 1737 km
Diametro: circa 3480 km

Giove
Raggio: 69911
Diametro: circa 142.984 km

Il diametro del Sole è circa 110 volte quello della Terra. La superficie del sole è il quadrato di quel valore, ossia circa 12.000 volte la superficie terrestre. Il volume del sole è il cubo di quel valore, ossia 1.330.000 volte il volume della Terra.

Il diametro del Sole è circa 400 volte quello della Luna. La superficie del sole è circa 160.000 volte la superficie lunare.

Il diametro del Sole è circa 10 volte quello di Giove. La superficie del sole è circa 100 volte la superficie di Giove.

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Perché la Luna ci rivolge sempre la stessa faccia? Com’è il lato oscuro?

MEDICINA ONLINE LUNA FACCIA VISIBILE LIGHT SIDE MOON PIANETA STELLA TERRA EARTH SPACE SPAZIO HI RESOLUTION WALLPAPER NASA IMAGE PICTURE PICSForse non tutti ci avranno fatto caso, ma quando appare nel cielo notturno, a prescindere dalla fase in cui si trova, la Luna ci mostra sempre la stessa faccia. Ciò che dà origine a questa insolita caratteristica è il fenomeno astronomico conosciuto con il nome di rotazione sincrona. Come il termine lascia immaginare, un corpo celeste è soggetto a tale meccanismo quando il periodo di rotazione intorno al proprio asse coincide con il periodo orbitale dato dal suo moto di rivoluzione. Il risultato quando il periodo di rotazione e rivoluzione di un corpo sono uguali, è che esso mostra sempre la stessa faccia al pianeta intorno al quale ruota.

Com’è fatto il lato oscuro della Luna?

La particolarità di questa faccia è quella di avere una morfologia molto più accidentata rispetto a quella visibile: ricca di crateri e con molti meno mari lunari. Tra i mari presenti (più piccoli di quelli della faccia visibile), si segnalano il Mare Moscoviense, il Mare Ingenii, le parti nascoste del Mare Orientale e del Mare Australe. Per contro tra i numerosissimi crateri occorre segnalare l’Apollo che vanta ben 520 km di diametro. I mari lunari rappresentano solo il 2,5% della sua superficie rispetto al 31,2% della faccia visibile.

Ecco una foto del lato non visibile della Luna:

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La Luna è il satellite naturale più famoso ad essere coinvolto dal fenomeno della rotazione sincrona; impiega circa 27 giorni, 7 ore e 43 minuti a completare sia l’orbita intorno alla Terra che un giro su se stessa. Questo fa sì che da qualsiasi luogo della Terra la si osservi, essa espone sempre lo stesso lato. Anche se a causa di leggere variazioni riusciamo a scorgere un po’ più di metà superficie lunare (circa il 59%), se non grazie alle fotografie scattate durante le esplorazioni astronomiche – la prima risale ad all’impresa sovietica Luna 3 datata 1959 – non saremo mai stati in grado di vedere la sua parte nascosta.

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Com’è fatta la tuta degli astronauti?

MEDICINA ONLINE STARS MOON ECLIPSE TUTA ASTRONAUTA TOTALE DI LUNA LUCE STELLA CADENTE LUNA FACCIA LIGHT SIDE MOON APOLLO PIANETA LIGHT SPEED TERRA EARTH SPACE SPAZIO HI RESOLUTION WALLPAPER NASA IMAGE PICTURE PICS.jpgDalla prima missione spaziale ad oggi le tecnologie con cui vengono realizzate le tute spaziali si sono notevolmente evolute. Non considerando ancora la possibilità per gli astronauti di uscire all’esterno dello shuttle, le prime esplorazioni dell’universo si avvalevano infatti di strumentazioni e materiali leggeri già utilizzati per attività aeronautiche e sottomarine.
I progressi e le scoperte successive, a cui la silenziosa corsa all’innovazione di Stati Uniti e Russia ha fatto da motore, hanno portato a grosse trasformazioni degli indumenti spaziali; evoluzione grazie a cui, durante le spedizioni extraveicolari, gli astronauti sono oggi protetti dal vuoto esterno, dove la pressione è a zero, dai bruschi sbalzi termici (si passa da -100° all’ombra a +120° alla luce) e dall’azione dei raggi cosmici, come radiazioni ultraviolette e a infrarossi non filtrati dall’atmosfera.

Nonostante Stati Uniti e Russia ne abbiano sviluppato diversi modelli, fondamentalmente ogni tuta spaziale è pressurizzata internamente e composta da undici (o dodici) rivestimenti posti uno sull’altro, ognuno progettato diversamente a seconda della funzione da svolgere:

 e : si chiamano rispettivamente “Liquid Cooling e Ventilation Garment” (LCVG), sono simili a una calzamaglia a contatto con la pelle e permettono al corpo dell’astronauta di termoregolarsi. Allontanano il calore dal corpo attraverso una trama di piccoli tubi entro cui defluisce acqua fredda e immagazzinano anidride carbonica facendo confluire l’aria espirata in un tubo più grande collocato nel primo strato.

: permette al corpo di traspirare, è realizzato in nylon e ricoperto di gomma artificiale.

: stabilizza la pressione evitando fastidiosi rigonfiamenti della tuta ed è composto di poliestere.

: costruito col polimero conosciuto come mylar, che essendo interamente avvolto di alluminio, garantisce la protezione dalle radiazioni, dal calore e da eventuali strappi o escoriazioni della tuta.

6°-10°: è fondamentalmente una fitta barriera che protegge il corpo dalle alte temperature.

11°: conosciuto come Thermal Micrometeoroid Garment (TMG), è fatto di Gore-Tex, un tessuto sintetico traspirante e impermeabile che protegge l’astronauta dall’urto con piccoli meteoriti.

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Mentre le tute sovietiche sono costituite da un unico indumento, quelle statunitensi sono composte di più parti. Nella zona superiore si trova il busto (Hard Upper Torso), realizzato in fibra di vetro e collegato alle altre due componenti, cioè il casco, in policarbonato, e i guanti, formati da uno strato di gomma esterno e piccoli dispositivi di riscaldamento posti sulla punta delle dita.
La zona inferiore del corpo è invece coperta da un unico indumento, l’unità Lower Torso Assembly (LTA) che è composta dalla parte delle gambe, caratterizzata da una striscia colorata che identifica l’astronauta, da calzature tipo stivale e articolazioni mobili posizionate a livello di ginocchia e caviglie.

Fanno invece parte degli accessori un serbatoio per bere (In-suit Drink Bag) di circa due litri di capacità posto all’altezza del petto e un materiale assorbente(Maximum Absorption Garment) grazie a cui l’astronauta può espletare le proprie naturali funzioni fisiologiche.
Tra gli strumenti invece, collocati fuori o dentro la tuta, troviamo le luci applicate al casco, una telecamera in collegamento con la cella spaziale e con la Terra, e il sistema di comunicazione (Communications Carrier Assembly) formato da microfoni e auricolari. A monitorare la strumentazione disponibile sulla tuta ci pensa un modulo di controllo (Display and Control Module) posto nella parte addominale e visualizzabile attraverso uno specchio collocato sul polso. L’astronauta può così sorvegliare e modificare la temperatura interna, monitorare l’attività cardiaca, l’ossigeno residuo e l’intensità delle radiazione spaziali.

Il grosso zaino che ogni astronauta indossa sulle spalle è chiamato Primary Life Support System (PLSS) ed è di importanza strategica per le uscite spaziali, poiché contiene dispositivi come le batterie, l’impianto di filtraggio dell’aria, l’antenna per le comunicazioni, un serbatoio di raffreddamento dell’acqua, un sublimatore, quattro serbatoi d’ossigeno e un sistema di allarme in caso di malfunzionamento della strumentazione.

Il peso complessivo di una tuta può superare i cento chilogrammi e il loro costo spesso oltrepassa l’impressionante cifra del milione di dollari. Per questo motivo mentre un tempo erano realizzate su misura, oggi la dimensione delle tute è stata standardizzata, per cui può aspirare alla carriera da astronauta solo chi è alto tra gli 1.67 e i 1.87 metri.

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Operation Avalanche (2016): trama senza spoiler e recensione del film

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma OPERATION AVALANCHE 2016 TRAMA FILM RECENSIONE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpgUn film di Matt Johnson. Con Matt Johnson, Josh Boles, Ray James, Sharon Belle, Krista Madison, Samantha Michelle, Owen Williams. Thriller, fantascienza, durata 94 min. – USA, Canada 2016.

Trama senza spoiler
Nel 1967, uno dei momenti più caldi della guerra fredda, la corsa globale per far approdare il primo uomo sulla luna è spietata ed i due contendenti sono ovviamente le due potenze principali emerse vincitrici dalla seconda guerra mondiale: gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica.
La CIA sospetta che vi sia un infiltrato russo all’interno della NASA, pronto a sabotare il programma Apollo. Due giovani agenti vengono incaricati di indagare sotto copertura, come registi intenti a documentare la preparazione del viaggio e presto si scoprirà che la NASA non riuscirà affatto a portare l’uomo sulla luna con l’Apollo 11.
In un’indagine che va ben oltre il principale sospettato, gli agenti si ritrovano immersi in una cospirazione governativa che non dovrà in nessun modo essere smascherata, a costo della vita.

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Recensione
Il film diretto da Matt Johnson, che è anche sceneggiatore ed attore insieme a Josh Boles, si lascia guardare per tutta la sua durata e per le tematiche affrontate strizza l’occhio all’ottimo “Capricorn One“, il film diretto da Peter Hyams nel 1978. Girato a partire dal 30 giugno 2014 come se fosse un documentario e con filmati “vintage” da metà anni ’60, in uno stile chiamato mockumentary, il film è affascinante non solo per chi segue le teorie del complotto, ma anche per tutti gli altri. Il confine tra realtà e finzione, nel film e dietro la macchina da presa, è un elemento intrigante. Buona prova di regia e recitazione, premiate al Sundance Film Festival. Non è un capolavoro ma si lascia guardare fino alla fine, magari ai non appassionati del tema trattato può risultare un po’ noioso: vi piacerà soprattutto se siete nerd ed appassionati di astronomia come il sottoscritto.

Se Operation Avalanche vi è piaciuto, vi consiglio di vedere anche Capricorn One.

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Moon (2009): trama, recensione e spiegazione del film

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma MOON FILM 2009 TRAMA SPIEGAZIONE RECENSIO NE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgMoon, un film di Duncan Jones. Con Sam Rockwell, Kevin Spacey, Dominique McElligott, Kaya Scodelario, Matt Berry. Fantascienza, drammatico, durata 97 min. – Gran Bretagna 2009

“Sono qui per proteggerti, Sam. Voglio aiutarti”

Trama generale senza spoiler
La multinazionale Lunar Industries ha trovato il modo di risolvere il problema della mancanza di energia che attanaglia la terra: generarne in maniera pulita e non dannosa sfruttando il materiale di cui sono composte le rocce presenti sul lato oscuro della Luna. A sorvegliare il lavoro dei macchinari è stata posta una base sul satellite naturale della Terra abitata unicamente da un computer tuttofare dalla voce umana e da un uomo, solo, quasi arrivato al termine dei suoi tre lunghissimi anni di contratto e sempre più vittima degli scherzi che stanchezza e solitudine gli procurano, come le allucinazioni visive. Tutto però sembra procedere normalmente, finché non sarà un incidente quasi mortale a dare il via ad una serie di avvenimenti che metteranno il protagonista di fronte a se stesso e le sue paure.

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Analisi senza spoiler
Duncan Jones, figlio del celebre cantante David Bowie, è al debutto come regista cinematografico dopo il cortometraggio Whistle del 2002. Uno dei pochi “figli di” che sembra veramente avere grandi qualità e potenzialità. Duncan ama i film di fantascienza, specie quelli degli anni ’70 e ’80, e in Moon si nota chiaramente quanto il genere abbia influenzato il suo modo di fare film. Le citazioni sono tante e divertenti da scovare: da Hall di 2001 alle allucinazioni spaziali di Solaris, da Alien (1979) ad Atmosfera zero (1981) solo per citare le più evidenti, fino ad arrivare al mostrare – da vero nerd – la rivista “Take Off”, che anche io collezionavo da bambino. Ma Moon non è solo questo, come i film di fantascienza non sono soltanto una navicella che vola a velocità supersonica. La solitudine del protagonista Sam Bell (un eccezionale Sam Rockwell), il rapporto con se stesso e con Gerty il computer che lo “assiste” (la cui voce in versione originale è di Kevin Spacey) nonché il suo comportamento in tutte le vicende post incidente, sono un pretesto per far riflettere su tematiche fondamentali per l’uomo di oggi come per quello del futuro. La relazione fra l’uomo e la macchina, laddove l’uomo diventa freddo e spietato come fosse senza anima e la macchina diventa un compagno complice dell’umanità è un chiaro monito affinché i più importanti valori etici si accompagnino sempre agli sviluppi tecnologici.
In questo film Sam Rockwell dà un’ottima prova di sé: recita in maniera perfetta, non creando confusione nello spettatore se non quella voluta, ma esprimendo la giusta suspense ed ambiguità nei momenti più adatti. La pellicola nonostante sia incentrata su un solo personaggio non perde di ritmo, sin da subito sono disseminati indizi su come svelare l’arcano finale, che risulta, come è buona tradizione dei film di genere, solo una scusa per poter introdurre altri contenuti.

“GERTY, noi non siamo programmi. Siamo persone, è chiaro?”

La “vecchia scuola”
Qualcuno potrebbe dire che è lento, ma questo non è un film “solo” fantascientifico. Non aspettatevi inseguimenti nell’iperspazio, azione ed esplosioni, non aspettatevi nessuna creatura extraterreste, è un film su un uomo e sull’uomo, come erano una volta i film di fantascienza. E non aspettatevi neanche effetti speciali da super computer grafica: qui ogni cosa – per fortuna, aggiungo io – è “old school”: Jones ha preferito utilizzare modellini piuttosto che affidarsi all’animazione digitale e si è procurato specialisti che avevano già lavorato per “2002: la seconda odissea”, con risultati naturali, semplici ma efficaci e di forte impatto. Il film è stato realizzato con un budget limitato (5 milioni di dollari), cercando di ridurre al minimo i costi di produzione, riducendo al minimo il cast, sostanzialmente composto da un solo attore ed effettuando in studio tutte le riprese. Queste ultime hanno avuto luogo negli Shepperton Studios, nel Regno Unito, per la durata di 33 giorni tra febbraio e marzo del 2008. Per ricreare le atmosfere lunari, Jones si è ispirato alle immagini della missione spaziale giapponese SELENE e al libro fotografico Full Moon di Michael Light, riproducendo immagini dai colori ovattati simili al bianco e nero. Sono stati inoltre assunti una serie di designer, già attivi nel team di Alien, per la progettazione del rover lunare usato nel film. Infine gli effetti visivi sono stati curati dalla londinese Cinesite, specializzata nella creazione di effetti speciali per film indipendenti.

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Da qui in poi spiegazione ed ENORMI SPOILER, consiglio vivamente di godersi il film prima di leggere questa parte
Sam Bell, dopo l’incidente e gli avvenimenti che ad esso seguono, si rende conto di alcuni incredibili fatti:

  • Sam Bell è un clone.
  • Entrambi i Sam Bell sono cloni.
  • I ricordi della loro vita precedente – come quelli della moglie e della figlia – non appartengono a loro, ma al Sam Bell originale e sono stati solo successivamente innestati nella loro mente.
  • Le comunicazioni in diretta sono impedite volutamente per isolare Sam, grazie a delle antenne limitrofe alla base che emettono un forte disturbo.
  • Tess è ormai morta e la figlia, che Sam credeva bambina piccola, ha ormai 15 anni, da cui si deduce che i cloni fin’ora sono stati almeno 5 dal momento che ogni clone ha massimo 3 anni di esistenza.
  • A casa di Sam Bell, con la figlia, c’è il Sam Bell “originale”, da cui sono stati ottenuto i cloni che sono stati nascosti sulla base lunare.
  • I cloni precedenti venivano inceneriti vivi al termine dei tre anni del contratto con quella che essi credevano sarebbe stata la capsula che li avrebbe ricondotti sulla Terra. Nelle registrazioni, essi manifestavano gli stessi disturbi accusati da Sam.

FINE SPOILER


Diventicatevi il grottesco Matt Damon di “Sopravvissuto – The Martian“, questa è una storia che toccherà corde dell’universo della vostra anima che non pensavate di possedere. In The Martian il solito super eroe americano vi fa fare una spensierata ed allegra gita da liceo su Marte, in Moon un essere umano incredulo e pieno di paure – e quindi reale, simile a quello che saremmo noi nella sua condizione –  vi porterà a provare cosa significa la solitudine, quella vera, persi claustrofobicamente da soli nello spazio, dove tutti attorno a te sembrano volerti solo usare a loro vantaggio e perfino l’affetto della tua famiglia è sintetico. Questa è la fantascienza che adoro, cioè quella possibile, realistica, quella di un mondo dove davvero un robot a breve si porrà un dilemma morale, combattuto tra gli interessi di una spietata multinazionale ed i sentimenti di un essere umano che deve proteggere. La fantascienza introspettiva, che si chiede fino a dove può spingersi il cinismo umano quando si tratta di legare in catene degli schiavi, solo per interessi economici. Tra i film di fantascienza di recente uscita, questo Moon, insieme ad Another Earth di Mike Cahill, è uno dei miei preferiti in assoluto: regia, storia, fotografia, recitazione, musiche, tutto ad altissimi livelli. Per notare i numerosi particolari incomprensibili disseminati all’inizio e finalmente capirli e apprezzarli, è un film da vedere almeno due volte, o anche tre. Io sono già alla quinta!

“Adesso mi devi dire chi è. Voglio sapere chi diavolo è?”

“Sam Bell.
Tu sei Sam Bell”

(in originale “you are Sam Bell” che nella lingua scritta può essere tradotto con “tu sei Sam Bell” ma anche “voi siete Sam Bell”)

Se anche voi adorate questo film, vi consiglio di seguire questi link:

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