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Crisi di mezza età nelle donne: sintomi e come superarla
La crisi di mezza età non è solo maschile, ma colpisce anche le donne, specie durante il periodo della menopausa, sicuramente un momento molto delicato e non sempre facile da gestire per la donna, sia fisicamente che psicologicamente, e ciò può riflettersi negativamente sul rapporto. Sia gli uomini che le donne hanno le medesime probabilità di sperimentare la crisi, o più correttamente la “transizione“, di mezza età. L’unica differenza consiste nel modo in cui viene affrontata. Le donne tendono a basare il proprio valore sulle relazioni interpersonali, anche se alle spalle hanno avuto una carriera lavorativa di successo. Quindi, sono più inclini a valutare con maggior criticità la loro performance come mogli, madri o entrambe le figure. A tal proposito leggi: Differenza tra la crisi di mezza età maschile e femminile
La crisi di mezza età femminile
Tutto è in subbuglio dal punto di vista fisico, psicologico, spirituale. Per alcune può essere illuminante, per altre difficile. Il modo con cui viene affrontata questa fase della vita dipende da una serie di fattori, tra cui il sostegno del partner e delle persone care e la propria forza di carattere. Il senso della crisi di mezza età sembra quindi legato a un momento in cui la maggiore consapevolezza della finitezza del nostro essere ci costringe a fare i conti con domande profonde ed esistenziali, legate al tema del chi siamo e del chi vogliamo essere. Per poter rispondere a tali interrogativi è richiesto il coraggio di guardarsi dentro, affrontando un viaggio interiore spesso tortuoso e per nulla scontato. È una viaggio, però, che al di là delle sue difficoltà, potrà aiutarci a rivelare parti di noi finora sopite, escluse, non riconosciute, permettendoci da una parte di riconciliarci con i nostri desideri, pensieri, sentimenti e dall’altra aprendoci a prospettive ancora inedite del nostro vivere, attraverso cui riappropriarci della responsabilità e libertà di realizzare i nostri valori e significati di vita.
I sintomi della crisi di mezza età femminile
Non ci sono sintomi comuni a tutte le donne e necessariamente sempre presenti che identificano la crisi di mezza età. I più comuni sono:
- maggiore insicurezza sul futuro;
- sentirsi in un “vicolo cieco”;
- conflitti con il partner più frequenti;
- volersi sentire giovani;
- minore attrazione per il partner;
- minor voglia di far funzionare il rapporto;
- ripensare continuamente agli errori commessi in passato;
- noia;
- mancanza di obiettivi ;
- mancanza di stimoli.
Uno dei segni certamente più evidenti di tale crisi si manifesta con la necessità di tornare a essere giovani. E’ evidente perché questa volontà porta spesso la donna a cercare nuove esperienze, a fare cose prima non fatte per varie ragioni, a vestirsi come adolescenti, a frequentare locali o discoteche, mettere insomma in atto una serie di comportamenti improvvisamente inusuali, che gli amici della donna vedono come “diversi” rispetto al solito. Questo nuovo atteggiamento nei confronti della vita può trasformarsi in un meraviglioso risveglio, in una forte motivazione che ci allontana dalla routine, ma può anche provocare una grande nostalgia che ci blocca e ci spinge a vivere una sorta di letargo mentale ed emotivo, facendoci dimenticare che, in realtà, ci sono ancora moltissime cose da poter fare.
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Durata della crisi di mezza età femminile
Per quanto riguarda la durata della transizione di mezza età, non c’è un lasso di tempo predefinito. Per qualcuno questo periodo può durare alcuni mesi, per altri anche anni. Tutto dipende non solo dal carattere di ciascuno, ma anche del suo passato, dallo status sociale, dall’atmosfera familiare e dal supporto che riceve. La scienza, comunque, ci consola provando che toccato il fondo non si può che risalire. Una volta imparato ad accettare la propria vita per quella che è, sommato al non dannarsi più ripensando al passato, si ritrova la serenità che si pensava per sempre perduta. Se ti trovi, quindi, nel punto più basso della parabola del benessere, cerca di considerare la situazione con filosofia e realismo: le cose non possono che andare meglio di così.
Consigli per superare la crisi di mezza età femminile
Di seguito riporto una serie di consigli pratici utili per contrastare la crisi di mezza età nelle donne.
Mantieni un atteggiamento positivo
L’età porta esperienza, saggezza e conoscenza. Hai ancora molti anni davanti e non vale certo la pena viverli soffrendo: usa invece l’esperienza accumulata per trarre più appagamento dalle piccole grandi gioie e per non soffrire con fatti apparentemente gravi, ma in realtà facilmente superabili.
Goditi la vita
L’esperienza di essere cresciuta e aver attraversato molte difficoltà ti rende ancora più interessante, oltre che più forte. Hai un maggiore autocontrollo e difficilmente ti troverai a non sapere le conseguenze delle tue azioni. Ricordati sempre che il miglior momento da vivere è il “qui e ora”. Non associare la gioventù alla felicità: in ogni tappa della vita si può essere felici.
Rifletti
A metà (od oltre!) della tua vita è un buon momento per pensare a ciò che hai fatto e a ciò che puoi ancora fare. Non è troppo tardi per portare a termine un progetto, per realizzare un sogno e per mettere in cantiere nuovi traguardi da raggiungere.
Accetta i cambiamenti fisici
L’essere attraente passa sì attraverso il corpo, ma rimanda anche alla mente. Se per tutti noi è innegabile l’importanza del vedersi bene e del sentirsi a proprio agio con l’aspetto fisico, è altrettanto importante comprendere che tali aspetti sono strettamente intrecciati anche con la nostra serenità interiore fatta di motivazioni, emozioni, autostima, accettazione di sé.
Tieniti in forma
Quello che abbiamo detto al punto precedente ovviamente non significa che bisogna accettare passivamente i kg di troppo! Iscrivervi in palestra, ad esempio, può solo far bene alla vostra autostima, al vostro benessere e – soprattutto – alla vostra salute.
Usa l’arma dell’esperienza
Ricordatelo sempre: una donna matura, con esperienza e tanto carattere, è – per molti uomini – molto più attraente ed affascinante di una ragazza di 20 anni “senza cervello”.
Vai alla ricerca di te stessa
Finché nelle nostre scelte permetteremo di essere condizionati da bisogni indotti, da modelli da imitare ed ideali irrealistici, saremo spesso confusi e sviati da apparenze e comportamenti che potenzialmente non ci appartengono e che non ci permettono di esprimere in modo autentico chi siamo.
Se credi vivere una crisi di mezza età o una crisi di coppia, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Differenze tra infatuazione e innamoramento: quando è amore vero?
Si fa presto a dire coppia! In realtà i sentimenti che legano due persone e che fanno in modo di sentirsi attratte, hanno molto sfumature. Una nostra giovane lettrice ci ha chiesto: “Non riesco a capire la differenza tra cotta, infatuazione ed innamoramento: quando è vero amore? Grazie per l’aiuto!”
Quando si parla di amore, i nome e le definizioni hanno spesso poco senso, dal momento che quello che una persona considera una “semplice cotta”, un’altra la potrebbe chiamare “innamoramento” e viceversa. Cercheremo comunque di darti una definizione il più precisa possibile, pur anticipandoti che se è amore vero… solo tu puoi saperlo!
Cos’è una “cotta”?
Generalmente il termine “cotta” viene usata per gli adolescenti e si riferisce a quei primi sentimenti di attrazione verso un’altra persona che iniziano a verificarsi durante la pubertà, ad esempio verso un amico di infanzia – diventato improvvisamente “qualcosa di più di un semplice amico” – o verso una compagna di classe. Generalmente le “cotte” sono amori “rapidi”, nel senso che si sente un trasporto improvviso e molto intenso per un’altra persona, tuttavia – in modo altrettanto rapido – i sentimenti cambiano ed accade spesso che la cotta di oggi sia riferita ad una persona diversa rispetto a quella di un mese fa od a quella del mese prossimo. Questo ovviamente non significa che non possa esistere una cotta che duri per anni, né che una cotta sia semplicemente un “amore di serie B”: alcune cotte sono talmente intense che ci sono adulti che, ancora a distanza di decenni, ricordano la prima cotta come qualcosa di prezioso, che gli ha fatto provare sentimenti che non ha mai più riprovato in vita sua.
Cos’è l’infatuazione?
Il termine infatuazione, da alcuni chiamata “sbandata“, avviene quando sentiamo un desiderio di attrazione fisica e psicologica nei confronti di un’altra persona, in una forma difficile da controllare. I sintomi dell’infatuazione sono la necessità e il bisogno quasi urgente di vedere una persona, il desiderio sessuale, l’ansia di saperla distante, il rischio che si prova nel volersi avventurare, il desiderio di lasciarsi andare e provare nuove cose. Spesso quando si è infatuati non si pensa alle conseguenze: ciò che abbiamo in mente è la soddisfazione del desiderio più immediato, come fare qualcosa insieme o avere un incontro di natura sessuale. L’infatuazione è contrassegnata da uno stato di euforia, gioia, che ci si sente quasi folli a pensare certe cose o anche solo desiderare di farle. Difficilmente prendiamo decisioni razionali in queste condizioni: durante l’infatuazione tutto può apparirci distorto e passiamo rapidamente da fasi opposte, come un maniaco depressivo! La conseguenza di questo stato febbrile è che esso si consuma abbastanza rapidamente, anche se all’inizio, travolti dal desiderio e dalla ricerca dell’appagamento, non ce ne rendiamo conto. Come una fiamma che brucia rapidamente, l’esito può essere anche infausto. Può finire tutto oppure evolvere in un rapporto che richiede impegno: l’infatuazione spesso termina nella fine della coppia, ma nulla vieta che sfoci in un rapporto stabile e duraturo, che qualcuno potrebbe chiamare amore.
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Cos’è l’innamoramento?
E’ difficile rispondere con precisione a questa domanda, perché l’amore ha tante sfaccettature: è amore quello che prova una madre per il proprio figlio, ma è anche amore quello ti spinge ad aiutare uno sconosciuto donandogli il sangue, come amore è quello che spesso lega due fratelli o due cugini. L’amore e l’innamoramento a cui ti riferisci tu è probabilmente quello che lega due persone in un “fidanzamento” o nel “matrimonio”, quindi ci concentreremo su quello. Ci si innamora quando si prova amore per una persona, un profondo e disinteressato sentimento di affetto per essa. A differenza dell’infatuazione, che è dominata dalla chimica e da una sorta di “irresponsabilità”, l’amore mette in campo sentimenti più profondi come la fiducia, la lealtà, la fedeltà, la voglia di stare vicino all’altro anche nei momenti di difficoltà e non solo quando “splende il sole”. Il desiderio di sacrificarsi o fare qualcosa per un’altra persona senza volere nulla in cambio se non amore, nonché la capacità di affrontare i problemi secondo la logica del compromesso, dando al partner la possibilità di esprimersi e di essere ascoltato. L’amore è un impegno verso il partner preso con delle intenzioni sincere, genuine. Quando si agisce, si mette in campo un progetto, spesso lo si fa pensando alle conseguenze che ricadono su entrambi e non si agisce egoisticamente. Quando pensiamo in questa logica del coinvolgimento allora possiamo ritenerci innamorati. Anche l’amicizia richiede questi requisiti, ma nell’amore permangono l’affetto e la complicità dello stare insieme, da soli e soprattutto, nell’amore vero, il desiderio di stare insieme e sostenersi, perdura anche quando diminuisce o finisce l’attrazione fisica, ad esempio quando si raggiunge una certe età e la stima e l’affetto reciproche prendono inevitabilmente il posto dell’amore “bollente” della gioventù. A differenza dell’infatuazione, la rinuncia all’egoismo comporta l’assunzione di posizioni defilate, che a volte costituiscono una rinuncia votata al buon funzionamento del rapporto. Ovviamente non è sempre facile mantenere accesa la fiamma del rapporto: specie nelle “crisi di mezza età” entrambi i partner possono ricercare all’esterno quello che l’altro non fornisce più e succede spesso di avere delle vere e proprie “sbandate” per amici o colleghi di lavoro (spesso anche loro impegnati in rapporti seri o matrimonio), sbandate che sovente non portano a nulla di buono, dal momento che possono distruggere due rapporti in un colpo solo e ricadere su eventuali figli.
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E’ possibile portare avanti una relazione se il sesso è insoddisfacente?
Una signora nostra lettrice ci ha chiesto: “Secondo voi è possibile portare avanti una relazione stabile se il sesso è poco soddisfacente o del tutto insoddisfacente?”
Cara signora, è molto difficile rispondere ad una domanda del genere, così soggettiva: una coppia può sopravvivere ad eventi tragici, mentre un’altra può finire per una sciocchezza. Parimenti una storia senza un sesso soddisfacente può continuare tanti anni in modo comunque appagante, mentre una storia “tutto sesso” può “bruciarsi” subito: non esistono regole, in amore!
E’ però innegabile che l’intesa sessuale è certamente molto importante in una coppia, ma è anche vero che con gli anni anche le coppie più “focose” tendono ad avere un po’ meno attrazione sessuale e ciò capita praticamente a tutte le coppie ed è normale. I figli (ed i nipoti) che crescono, la crisi economica, l’avanzare degli anni, i problemi di erezione (lui) e di lubrificazione (lei), gli acciacchi dell’età, l’aumento della pornografia online e relativo effetto Coolidge, i chili di troppo accumulati a causa di un metabolismo che dopo i 30 anni non fa altro che calare… Tutto questo può ovviamente “raffreddare” gli animi e far prediligere alla coppia attività più rilassanti. Ciò non significa che da una certa età in poi “i giochi son chiusi”, anzi, è importante che da ambo i partner ci sia la volontà di mantenere accesa la fiamma del desiderio, per quanto possibile, organizzando cenette fuori, viaggi, usando vestiti più “provocanti” in certe occasioni, facendo il bagno insieme…
Diverso è invece se il sesso è insoddisfacente fin dai primi anni del rapporto: in questo caso, secondo la nostra esperienza, è ben difficile – anche se non impossibile – che la coppia sopravviva, a meno che entrambi i partner non siano “asessuali“.
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Il filo rosso del destino: significato e leggenda dell’amore predestinato
Come ben sanno gli appassionati di manga ed anime (fumetti ed animazione giapponesi) il “filo rosso del destino” (運命の赤い糸 Unmei no akai ito) è una leggenda popolare di origine cinese diffusissima in Giappone, secondo la quale ogni persona – fin dalla nascita – è legata ad una determinata anima gemella tramite un invisibile ed indistruttibile filo rosso, legato al mignolo della mano sinistra.
Il filo rosso (a volte “scarlatto”) è quindi alla base del concetto di predestinazione delle anime gemelle, in modo simile alla metafora della “mezza mela“, per cui due persone destinate a stare insieme sono complementari come le due parti ottenute tagliando di netto una mela a metà. Il filo rosso non ammette eccezioni: è il destino che ha deciso che due persone sono destinate, prima o poi, ad incontrarsi ed a sposarsi, girando per il mondo fino a che le loro strade si intersecano. L’eventuale rottura del filo rosso è un evento considerato estremamente sfortunato.
Alla base del filo rosso del destino, c’è la leggenda di Wei. Wei era un uomo che, rimasto orfano di entrambi i genitori in tenera età, desiderava sposarsi e avere una grande famiglia; nonostante i suoi sforzi era giunto all’età adulta senza essere riuscito a trovare una donna che volesse diventare sua moglie. Durante un viaggio Wei incontrò, sui gradini di un tempio, un anziano appoggiato con la schiena a un sacco che stava consultando un libro. Wei chiese all’uomo cosa stesse leggendo; l’anziano rispose di essere il Dio dei matrimoni e, dopo aver guardato il libro, disse a Wei che sua moglie ora era una bimba di tre anni e che avrebbe dovuto attendere altri quattordici anni prima di conoscerla. Wei, deluso dalla risposta, chiese cosa contenesse il sacco; l’uomo rispose che lì dentro c’era del filo rosso che serviva per legare i piedi di mariti e mogli. Quel filo è invisibile e impossibile da tagliare, per cui una volta che due persone sono legate tra loro saranno destinate a sposarsi indipendentemente dai loro comportamenti o dagli eventi che vivranno. Queste parole non convinsero Wei che, per sentirsi libero di scegliere da solo la donna da sposare, ordinò al suo servo di uccidere la bambina destinata a diventare sua moglie. Il servo pugnalò la bambina ma non la uccise: riuscì soltanto a ferirla alla testa e Wei, dopo quegli eventi, continuò la sua solita vita alla ricerca della moglie.
Quattordici anni dopo Wei, ancora celibe, conobbe una bellissima ragazza diciassettenne proveniente da una famiglia agiata e si sposò con lei. La ragazza portava sempre una pezzuola sulla fronte e Wei, dopo molti anni, le chiese per quale motivo non se la togliesse nemmeno per lavarsi. La donna, in lacrime, raccontò che quando aveva tre anni fu accoltellata da un uomo e che le rimase una cicatrice sulla fronte; per vergogna la nascondeva con la pezzuola. A quelle parole Wei, ricordandosi dell’incontro con il Dio dei matrimoni e dell’ordine che dette al suo servo, confidò alla donna di essere stato lui a tentare di ucciderla. Una volta che Wei e la moglie furono a conoscenza della storia si amarono più di prima e vissero sereni e felici.
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Non sopporta più la moglie e si nasconde in un bosco per dieci anni
Altro che “finché morte non vi separi”… La formula di rito che accompagna la celebrazione di ogni matrimonio non faceva proprio al caso del signor Malcolm Applegate, un giardiniere britannico che, non sopportando più la moglie, ha deciso di vivere da solo in un bosco per dieci anni. Una decisone drastica presa in segreto e nascosta anche a parenti ed amici, che per due lustri l’hanno creduto morto.
Morto, invece, come detto, Applegate non lo era proprio. Mentre tutti si domandavano che fine avesse fatto, lui abitava nei meandri di una foresta e lavorava in un vicino centro anziani, una situazione rimasta tale fino al suo (recente) ritorno in città, sempre a debita distanza dalla “odiata” consorte.
Emersa in queste ore, la curiosa storia di Malcolm Applegate è stata raccontata dai media britannici, che l’hanno appresa dal sito Internet di Emmaus Greenwich, il rifugio per senzatetto londinese dove l’uomo attualmente risiede.
«Prima di diventare un membro di Emmaus Greenwich, sono stato un giardiniere a Farnborough per 25 anni felici. Mi piaceva molto il lavoro e mi piace tutt’ora. Poi mi sono sposato…», ha spiegato Applegate. «Da allora la mia vita è diventata sempre più triste. Più lavoravo e più mia moglie si arrabbiava. Non voleva che stessi fuori casa per troppo tempo. La sua voglia di controllarmi le è cominciata a sfuggire di mano. Mi ha chiesto di ridurre le mie ore di lavoro. Così, non ho retto e sono scappato. Senza dire niente a nessuno, nemmeno alla mia famiglia d’origine. Me ne sono andato per 10 anni. Mi sono accampato in un bosco vicino a Kingston. Quel posto è diventato la mia casa. Lavoravo come giardiniere in un centro per anziani lì vicino. Mi piaceva molto la mia vita. Poi, tramite un amico, ho saputo di Emmaus. Sono andato al rifugio per un colloquio e mi sono trasferito immediatamente».
Lì Applegate, che ha riabbracciato almeno la sorella, vive (felicemente) lontano dalla moglie dedicandosi alla sua professione di giardiniere e al volontariato. «La mia esistenza – ha concluso – ha di nuovo un senso».
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Differenza tra separazione e divorzio
Con la separazione legale i coniugi non pongono fine al rapporto matrimoniale, ma ne sospendono gli effetti nell’attesa di una riconciliazione o di un provvedimento di divorzio. La separazione può essere legale (consensuale o giudiziale) o “di fatto”, cioè conseguente all’allontanamento di uno dei coniugi per volontà unilaterale, o per accordo, ma senza l’intervento di un Giudice e senza alcun valore sul piano legale.
La separazione legale (consensuale o giudiziale) rappresenta una delle condizioni (la più frequente) per poter addivenire al divorzio.
Con il divorzio (introdotto e disciplinato con la legge 01.12.1970 n. 898) viene invece pronunciato lo scioglimento del matrimonio o la cessazione degli effetti civili (se è stato celebrato matrimonio concordatario con rito religioso, cattolico o di altra religione riconosciuta dalla Stato italiano). Col divorzio vengono a cessare definitivamente gli effetti del matrimonio, sia sul piano personale (uso del cognome del marito, presunzione di concepimento, etc.), sia sul piano patrimoniale. La cessazione del matrimonio produce effetti dal momento della sentenza di divorzio, senza che essa determini il venir meno dei rapporti stabiliti in costanza del vincolo matrimoniale. Solo a seguito di divorzio il coniuge può pervenire a nuove nozze.
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Le 10 cose che gli ospiti odiano di più ai matrimoni
Il matrimonio dovrebbe essere un giorno bellissimo e spensierato, un momento per staccare dalla routine e godersi un po’ di amore e relax, in teoria è così ma in pratica è più uno stress che altro, soprattutto se gli sposi non riescono a mettere un freno alle cose più noiose. State pianificando le vostre nozze? Ecco quali sono le 10 cose che gli ospiti odiano di più ai matrimoni.
- Quando passa troppo tempo tra la fine della cerimonia e il ricevimento, entro un’ora è accettabile ma non di più… immaginatevi i vestiti scomodi, il caldo, le scarpe con il tacco, la cravatta e poi, ad un certo punto, anche fame e stanchezza.
- Le indicazioni poco chiare o complicate per raggiungere il luogo del matrimonio o del ricevimento.
- Il bar a pagamento è da abolire… se non volete spendere troppo scegliete voi cosa offrire ad esempio vini, acqua, acqua tonica ecc
- I discorsi lunghi e infiniti di amici, parenti, genitori e testimoni, considerate che la soglia dell’attenzione precipita dopo tre minuti.
- I matrimoni durante i ponti o le festività, sopesso mandano all’aria weekend fuori porta o fughe romantiche
- I ricevimenti estremamente lunghi e dilatati e i pranzi o le cene a buffet.
- Ricevere l’invito personale che non include il partner, evitate gli inviti senza il +1, mettono a disagio e fanno sentire esclusi.
- Quando si è obbligati a ballare o a partecipare a giochi idioti.
- I filmini infiniti sulla vita degli sposi, vanno bene solo se rientrano nei soliti tre minuti.
- I matrimoni organizzati in piena estate e con 40°C all’ombra.
Nessuno si offenda, ma le cose stanno così… e sono sicura che da invitati anche gli sposi odiano queste cose!
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