Tumore del colon retto: trattamento chirurgico, radioterapia e chemioterapia

Negli ultimi dieci anni, grazie alla disponibilità di programmi di prevenzione, procedure diagnostiche che consentono la diagnosi precoce. l’avvento di nuovi farmaci, nonché al perfezionarsi delle tecniche chirurgiche, i risultati del trattamento del tumore del colon retto sono migliorati significativamente e, di pari passo, è aumentata sensibilmente anche la sopravvivenza media del soggetti nei quali esso viene diagnosticato. I protocolli di trattamento del tumore del colon retto vengono stabiliti in base alla fase della malattia: iniziale o avanzata.

  • Il cancro del colon retto in fase iniziale è solitamente curabile con un intervento chirurgico e, nei casi nei quali il cancro è meno diffuso, l’intervento rappresenta la soluzione definitiva e non sono necessari altri trattamenti. A volte invece la terapia chirurgica è seguita da chemioterapia, così detta adiuvante, per evitare il rischio che alcune cellule tumorali rimaste dopo l’intervento formino un’altra lesione tumorale (recidiva tumorale).
  • Il tumore del colon in stadio avanzato è caratterizzato, al momento della prima diagnosi o in occasione di una recidiva, dalla presenza di metastasi ad un altro organo (solitamente il fegato), oppure è talmente esteso laddove si è sviluppato da rendere impossibile un intervento chirurgico curativo. I protocolli di trattamento del tumore in fase metastatica combinano quasi sempre più approcci:
  • chirurgia;
  • chemioterapia;
  • terapie biologiche;
  • radioterapia.

Il tumore del retto, a differenza di quello del colon che tende a metastatizzare a distanza, ha la tendenza, dopo resezione chirurgica curativa, a ripresentarsi nello stesso sito (recidiva locale).

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Chirurgia del tumore primitivo
La terapia dal cancro del colon retto in fase iniziale consiste nell’asportazione chirurgica del tratto intestinale interessato dal tumore. A differenza di quanto accadeva in passato, oggi, la chirurgia è molto più “conservativa”, vale a dire che tende a mantenere il più possibile intatta la funzione intestinale, e ha maggiori probabilità  di successo, grazie al fatto che la diagnosi è effettuata più precocemente. Circa l’80% dei pazienti con cancro del colon-retto si presenta alla diagnosi con malattia completamente operabile. Il trattamento chirurgico diventa meno conservativo e più aggressivo se il soggetto è ad alto rischio di recidiva. Il tumore primario viene rimosso insieme ai linfonodi che “vigilano” sul segmento di intestino colpito dal tumore, in quanto di deve valutare la presenza di cellule tumorali al loro interno. Nella figura in basso è riportato un esempio di tumore del colon (disegno a sinistra) e di tumore del retto (disegno a destra). La parte colorata di violetto in ciascun disegno è il tratto di intestino da rimuovere insieme ai relativi linfonodi, tramite intervento chirurgico. A volte, se la parte asportata è particolarmente estesa, vi è necessità  di un intervento ricostruttivo, con il quale si cerca di ottimizzare la funzione intestinale, nonostante l’assenza del tratto asportato.

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Insieme al tumore, devono essere rimossi chirurgicamente i linfonodi associati e gli organi o tessuti adiacenti L’intervento chirurgico rappresenta un momento particolarmente delicato.

Complicazioni, impossibilità di intervento e recidive
L’asportazione chirurgica di un tumore intestinale può purtroppo comportare varie complicazioni, fra le più frequenti quelle di tipo infettivo. Nel colon e nel retto c’è normalmente un gran numero di batteri. Tali batteri, che nell’intestino non creano danni ma anzi contribuiscono al suo funzionamento, se raggiungono altre parti dell’organismo possono dare luogo ad infezioni (sepsi). Dato che la resezione di tratti dell’intestino espone a questo rischio, per prevenire questa complicanza, prima dell’intervento si somministrano antibiotici. Anche se nell’80% dei pazienti non metastatici la chirurgia appare definitiva, l’intervento chirurgico non sempre rappresenta la soluzione del problema. Infatti, in alcuni casi la rimozione totale del tumore non risulta possibile a causa della sua posizione, inoltre, se dopo l’intervento rimangono alcune cellule cancerose che causano una ripresa di malattia a distanza di tempo, si deve ricorrere ad ulteriori trattamenti, solitamente necessari per circa quasi la metà dei pazienti operati.

Leggi anche: Stomie: cosa sono, a che servono, quanti tipi esistono?

Chirurgia palliativa nei pazienti terminali
La chirurgia del tumore primitivo, può essere effettuata anche con finalità  differenti dalla cura. In presenza di malattia metastatica molto progredita, senza speranza di cura, la rimozione chirurgica del tumore primitivo può essere effettuata lo stesso a scopo palliativo, cioè per alleviare i sintomi e prevenire o risolvere eventuali ostruzioni intestinali dovute alla sporgenza del cancro all’interno del lume. In tal modo si cerca di rendere la vita del paziente terminale, il più possibile dignitosa e meno dura da sopportare. Alcuni pazienti tuttavia, potrebbero non essere nelle condizioni adatte per affrontare un intervento chirurgico e le sue possibili complicanze, e quindi per essi purtroppo non è possibile adottare questa soluzione.

Mortalità
Per quanto riguarda la mortalità, nel 2002 in Italia si sono verificati 10.526 decessi per tumore del colon retto fra i maschi e 9.529 fra le donne.

Radioterapia
E’ più frequente l’utilizzo di radioterapia nel tumore del retto, piuttosto che del colon in cui se ne fa un limitato uso palliativo. Nel carcinoma del retto, le principali indicazioni all’impiego sono:

  • Trattamento neoadiuvante, per ridurre le dimensioni del tumore in stadio avanzato allo scopo di operarlo. L’intervento chirurgico avrà  finalità  curative.
  • Radioterapia adiuvante: per ridurre il rischio di recidiva locale e quindi prolungare la sopravvivenza dopo intervento chirurgico, eventualmente in associazione a chemioterapia,
  • Trattamento palliativo: per alleviare i sintomi in caso di recidiva di cancro del retto senza metastasi, ma non operabile.

Chemioterapia
La cura del cancro del colon-retto si può avvalere della chemioterapia già  a partire dallo stadio III, in associazione all’intervento chirurgico. In questo caso viene praticata, dopo l’intervento chirurgico, una chemioterapia adiuvante che ha lo scopo di diminuire il rischio di recidiva.

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Tumore del colon retto: diagnosi, metastasi, prognosi e stadiazione

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Il tumore del colon retto è la quarta neoplasia più frequente fra gli uomini (11,3% del totale dei tumori) e la terza più frequente fra le donne (11,5% del totale). Per quanto riguarda l’andamento nel tempo, accanto a una tendenza all’aumento dell’incidenza si osserva un calo progressivo della mortalità. Il rischio di sviluppare questo tipo di tumore aumenta con l’età. Circa il 90% delle persone con tumore del colon retto ha un’età superiore ai 50 anni, e l’incidenza della malattia raggiunge il suo picco intorno agli 80 anni. Tuttavia le persone con una predisposizione ereditaria possono sviluppare la malattia in età ben più giovane. Per quanto riguarda la mortalità, nel 2002 in Italia si sono verificati 10.526 decessi per tumore del colon retto fra i maschi e 9.529 fra le donne.

Diagnosi del tumore del colon retto

I test diagnostici utilizzati specificatamente per il cancro del colon retto includono:

  • Colonscopia, l’esame di scelta
  • Rettosigmoidoscopia
  • Clisma opaco a doppio contrasto.

Ricerca di metastasi da tumore del colon retto

Le principali aree anatomiche che devono essere valutate per la ricerca di eventuali metastasi sono:

  • la rimanente parte di intestino crasso mediante le stesse indagini diagnostiche effettuate per scoprire il tumore primario;
  • gli organi adiacenti, quali la vescica, le ovaie nelle donne e la prostata nell’uomo
  • i linfonodi asportati chirurgicamente;
  • il fegato, i polmoni e le ossa mediante diagnostica per immagini (ecografia, TAC, risonanza magnetica).

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Stadiazione e prognosi del tumore del colon retto

Un tumore originale localizzato nell’ambito del tessuto o dell’organo dal quale si è sviluppato è detto “tumore primitivo”. Il termine “tumore primitivo del colon retto” indica un tumore che, essendosi sviluppato da uno dei tessuti del colon o del retto (quasi sempre dalla mucosa), si trova localizzato dove ha avuto origine. Quando il cancro si diffonde ad organi o tessuti diversi da quello nell’ambito del quale si è formato, si dice che da luogo a metastasi (o metastatizza o forma lesioni “secondarie” o “ripetitive”). Se un tumore del colon retto viene rilevato in tessuti od organi diversi si definisce: “cancro del colon retto metastatico” ed è una forma più grave di tumore. Le metastasi vengono denominate in base alla loro localizzazione: se si trovano nel fegato vengono chiamate “metastasi epatiche da cancro del colon retto“. Analogamente, ci si riferisce a metastasi presenti nei polmoni come “metastasi polmonari da cancro del colon retto”, ecc.
Il 25% dei pazienti a cui è diagnosticato il tumore del colon retto si trova già in fase metastatica. Invece, tra i pazienti con tumore del colon retto diagnosticato in fase di malattia localizzata, il 50% sviluppa metastasi nel periodo post-operatorio. La previsione dell’esito (prognosi) del cancro del colon retto dipende strettamente dal grado di invasione dei tessuti e degli organi posti nelle vicinanze del tumore, dalla presenza di eventuali metastasi ai linfonodi o ad altri organi e tessuti. La presenza di cellule tumorali nell’ambito dei linfonodi vuol dire che alcune cellule si sono diffuse al di fuori del tumore di origine. In alcuni casi l’invasione si ferma al linfonodo, in altri casi lo supera e raggiunge altre parti dell’organismo.
La conoscenza dello stadio della malattia è importante per fornire al paziente delle cure il più possibile appropriate, e per formulare una probabile prognosi.
Nel tumore (carcinoma) del colon sono identificabili quattro stadi:

  • Stadio 0: carcinoma in stadio molto precoce, localizzato alla mucosa, il tessuto che tappezza il lume del colon, senza invaderla in tutto il suo spessore;
  • Stadio I: il carcinoma invade tutto lo spessore della mucosa e raggiunge la membrana che la separa dagli strati più esterni;
  • Stadio II: il carcinoma si è diffuso agli strati di tessuto muscolare del colon;
  • Stadio III: il carcinoma si è diffuso ai linfonodi;
  • Stadio IV: il carcinoma si è diffuso ad altri organi (metastasi).

Leggi anche: Stadiazione e classificazione TNM: cancro curabile o terminale?

Nel caso del tumore del colon, le metastasi si producono con maggiore frequenza nel fegato. Ciò avviene perché le cellule tumorali viaggiano nel sangue e dall’intestino al fegato c’è un’importante rete di vasi sanguigni, definito circolo portale, che normalmente serve a trasportare le sostanze che vengono assorbite dall’intestino, ma in presenza di un cancro può trasferire anche cellule tumorali. Queste si possono fermare nel fegato o dirigersi verso altre parti del corpo, sempre lungo il circolo sanguigno. In particolare, superato il fegato, il sangue va al cuore e poi è pompato ai polmoni, che rappresentano la localizzazione di metastasi da tumore del colon retto più comune dopo il fegato. Il sangue dai polmoni torna al cuore e poi è pompato al resto del corpo. Nella diffusione delle cellule tumorali intervengono vari fattori, fra i quali il tempo. Per questo motivo la diagnosi precoce ha un ruolo decisivo nel prevenire, o limitare, la diffusione e controlli ben programmati, dopo un trattamento iniziale, servono a curare tempestivamente le recidive.

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Supposte di glicerina: come usarle in bambini, adulti, gravidanza, allattamento

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SUPPOSTE GLICERINA COME USARLE BAMBINI GRAVIDANZA ALLATTAMENTO Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografi Pulsata  Macchie Pene.jpgLe supposte rettali di glicerina sono usate soprattutto per alleviare la costipazione. La glicerina ha azione lassativa agendo sul rivestimento dell’intestino, aumentando la quantità di fluido che permette alle feci di passare senza incontrare resistenza.

Supposte di glicerina: la scelta migliore?
Dipende. Le supposte rettali di glicerina sono decisamente efficienti nello svolgere il loro compito, ma non sono sempre l’opzione migliore rispetto ad altre vie di somministrazione di un farmaco. Ad esempio in caso di allergie, di una patologia del tratto digerente, di diarrea, di fecaloma, di emorroidi e di dolori addominali è bene rivolgersi al proprio medico di fiducia per comprendere se è meglio optare per una soluzione alternativa oppure non si corrono rischi. Per scoprire altre controindicazioni alle supposte rettali, leggi anche: Supposta rettale: vantaggi e svantaggi rispetto ad altre vie di somministrazione

Dosaggio delle supposte per adulti e bambini
Sul mercato sono disponibili due opzioni: una per adulti e una per bambini. In entrambi i casi è possibile scegliere tra due tipologie di confezioni, le supposte glicerina normali e quelle in formato liquido. Vanno entrambe assunte per via rettale, ma cambiano le dosi. Il dosaggio per gli adulti consiste in 5 g per le supposte liquide e da 2 a 3 g per quelle normali. I bambini, invece, vengono suddivisi in due fasce di età: dai 2 ai 6 anni e dai 6 anni in su. Le dosi, in questo caso, sono molto soggettive: vengono gestite dal medico curante che saprà verificare le condizioni del bambino e consigliare, di conseguenza, la somministrazione più adatta.

Come funziona una supposta di glicerina?
A tale proposito ti consiglio di leggere: Cosa succede ad una supposta dopo averla inserita? Come funziona?

Supposta rettale di glicerina in gravidanza ed allattamento: posso assumerla?
Allo stato attuale della ricerca non sono stati ancora trovati riscontri su eventuali rischi derivanti dall’uso di supposte di glicerina durante la gravidanza o l’allattamento al seno. Tuttavia non ci sono ancora studi clinici chiarificatori sull’assunzione di glicerolo in gravidanza, pertanto gli effetti possibili sul nascituro sono ancora oggi sconosciuti. Esistono alcune controindicazioni:

  • la supposta potrebbe stimolare le contrazioni uterine, quindi sono assolutamente da evitare nel primo trimestre e se si hanno già minacce d’aborto.
  • Le supposte sono indicate solo in caso di stitichezza occasionale perché se prese a lungo portano a proctite.
  • Inoltre un uso prolungato si associa ad una atonia muscolare con peggioramento della stitichezza, e ad una carenza di potassio nell’organismo, pericolosa per il muscolo cardiaco.

Per la stipsi in gravidanza è preferibile provare ad assumere probiotici e prebiotici, o a bere un bicchiere di acqua tiepida la mattina a digiuno, meglio se arricchita con un cucchiaio di melassa nera, ricchissima di ferro e molto lassativa. Il mio consiglio è quello di consultate comunque il vostro medico, che conosce voi e la vostra anamnesi, prima di assumere alcunché.

Riguardo all’uso di supposte rettali di glicerina nei bambini, vi rimando alle seguenti letture:

Prestare attenzione se:

  • stai assumendo farmaci senza prescrizione medica e integratori dietetici (alcuni medicinali e sostanze possono interagire con le supposte glicerina, causando notevoli problemi);
  • se hai allergie nei confronti di farmaci e alimenti;
  • se sei stato recentemente operato a livello dell’apparato digerente.

Effetti collaterali

  • irritazione anale;
  • sensazione di bruciore;
  • diarrea;
  • aria nella pancia;
  • nausea;
  • crampi allo stomaco;
  • gravi reazioni allergiche con rash cutanei, gonfiore delle labbra e della lingua, difficoltà respiratorie;
  • sanguinamento rettale.

Quando chiamare il medico?
Chiamare il medico se la supposta glicerina provoca un sanguinamento del retto o non porta a un miglioramento delle condizioni in breve tempo: è possibile che vi sia un problema di fondo come una grave malattia gastrointestinale, che una semplice supposta di glicerina non può curare.
Prima di usare una supposta di glicerina, chiamare il medico anche se si è notato un cambiamento delle proprie abitudini intestinali che dura più di una settimana. In particolare, si sconsiglia il fai da te nel caso in cui si sia già utilizzato un lassativo per cercare di risolvere la situazione, senza avere alcun vantaggio.
A ogni modo si ricorda che il medicinale va utilizzato solo in caso di reale necessità e in singole dosi. In caso di dubbio, chiedete al vostro medico prima di assumerlo.

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Tumore del colon retto: terapia personalizzata col test RAS

Work of scientists in the chemical laboratory.

La personalizzazione del trattamento per ciascun paziente con tumore del colon-retto con metastasi ha l’obiettivo di ottenere il massimo vantaggio, in termini di efficacia, dalla somministrazione dei farmaci a bersaglio. A tale scopo il medico che ha in cura il malato può richiedere un esame di laboratorio chiamato esame (test) del RAS. Questo esame definisce particolari caratteristiche genetiche delle cellule tumorali. Quando nelle cellule si verifica una variazione dei geni, si parla di mutazione. I geni indicati con l’acronimo RAS, includono il KRAS e il NRAS. I geni RAS funzionano come “interruttori” che attivano i meccanismi di crescita e replicazione delle cellule tumorali e possono essere nello stato normale (definito in inglese wild-type: “tipo selvaggio”) o mutato (alterato) . Il test RAS identifica i pazienti con tumore del colon-retto metastatico nei quali una particolare terapia biologica, con anticorpi monoclonali anti-EGFR, è più efficace in base alla presenza di geni RAS normali o mutati.

La terapia personalizzata: i biomarcatori RAS

La risposta dei singoli pazienti ai trattamenti antitumorali è variabile. Non tutti i pazienti hanno lo stesso beneficio dallo stesso farmaco. Questo avviene sia per la chemioterapia, che per le terapie biologiche a bersaglio molecolare. Tuttavia, la ricerca scientifica sta progressivamente evidenziando particolari caratteristiche, proprie del paziente o del tumore, che permettono di prevedere chi ha più probabilità di giovarsi di un determinato trattamento. Tali caratteristiche corrispondono a variabili di laboratorio definite “biomarcatori”. Grazie alle informazioni fornite dai biomarcatori, i medici sono in grado di personalizzare la terapia e di aumentare le probabilità  di successo, nei soggetti sensibili al trattamento. Per i pazienti con tumore del colon-retto metastatico i biomarcatori sono le mutazioni dei geni RAS (KRAS e NRAS).

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Il test RAS

Il test dei RAS solitamente non richiede procedure invasive aggiuntive, in quanto viene eseguito sui campioni di tessuto (biopsie) raccolti nel corso della valutazione della malattia. L’esame dei RAS, consistente in un’analisi di tipo genetico, viene eseguito su una piccola quantità di materiale bioptico prelevato dal tumore primario o dalle metastasi. Il risultato dell’esame dei RAS, normalmente disponibile in circa una decina di giorni, valuta i geni KRAS e NRAS, indicando se tali geni sono presenti allo stato normale (o wild-type) o mutato. Lo stato normale dei geni KRAS e NRAS indica che il paziente ha maggiori probabilità di rispondere a una terapia a base di anticorpi monoclonali anti-EGFR, mentre nei casi con geni KRAS e NRAS mutati la somministrazione del farmaco non è indicata perché non efficace.

I geni e le proteine RAS

KRAS e NRAS sono i nomi, sia dei geni RAS, che delle proteine che essi codificano. Le proteine RAS giocano un ruolo importante nel processo di crescita e moltiplicazione cellulare, infatti, agiscono come “interruttori” che servono ad “accendere”, a seguito della interazione fra EGF e recettore, la moltiplicazione cellulare. Nelle cellule normali e in quelle del tumore del colon-retto metastatico senza mutazioni dei geni RAS, tali interruttori si accendono e poi si spengono immediatamente, in un’alternanza che attiva o disattiva, appunto, la replicazione cellulare. Se uno dei geni RAS non è mutato, gli anticorpi che bloccano il recettore dell’EGF (anti-EGFR) si sono dimostrati un valido strumento terapeutico per contrastare il tumore del colon-retto metastatico. Se invece il gene RAS è mutato, cioè è modificato nella sua composizione, anche la proteina da esso prodotta sarà diversa, e si comporterà come un interruttore perennemente “acceso”, indipendentemente dagli stimoli esercitati dal fattore di crescita EGF. Le mutazioni dei geni RAS sono presenti circa nel 45% dei tumori del colon-retto metastatici.
I biomarcatori sono estremamente importanti nel trattamento dei tumori, in quanto aiutano i medici a scegliere i trattamenti che presumibilmente saranno più efficaci per ciascun paziente. In particolare l’esame di geni RAS si esegue nei laboratori di anatomia patologica e biologia molecolare dei principali ospedali italiani.

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Si possono tagliare o spezzare le supposte rettali?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SI POSSONO TAGLIARE LE SUPPOSTE RETTALI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgSpecie quando il paziente è un bambino, molti genitori hanno l’abitudine a tagliare in pezzi le supposte rettali, per riuscire ad inserirle meglio nell’ano del figlio o perché magari hanno in casa solo una supposta con un dosaggio di principio attivo troppo elevato per essere adatto ad un bimbo.

Leggi anche: Supposte di glicerina: come usarle in bambini, adulti, gravidanza

Ma le supposte possono essere tagliate o spezzate?
La risposta è NO. Questo perché, al contrario delle compresse che si assumono per os (quindi per via orale) dove il principio attivo e uniformemente distribuito in tutto il volume, nelle supposte rettali non è così. Se dunque spezzando in due una compressa da 1 mg avremo la certezza che stiamo somministrando esattamente 0,5 mg di principio attivo al bimbo, spezzando in due una supposta di Tachipirina da 500 non avremo mai la certezza di somministrare 250 mg di paracetamolo dal momento che non possiamo sapere in quella data supposta quanto principio attivo era è concentrato nella sua punta e quanto invece nella parte posteriore. Nel caso delle supposte infatti l’azienda produttrice ci assicura solo che in tutta la supposta sia contenuta una certa quantità di principio attivo, ma non ci assicura che dividendo la supposta daremo metà dose. Quindi le supposte non vanno mai tagliate o spezzate, ma vanno invece sempre somministrate intere.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Supposta rettale: vantaggi e svantaggi rispetto ad altre vie di somministrazione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma SUPPOSTA VIA RETTALE VANTAGGI SVANTAGGI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgMolto spesso è preferibile assumere un dato farmaco tramite supposta rettale, piuttosto che tramite altre vie di somministrazione: i vantaggi derivati da questo modo di assunzione sono infatti molti; non mancano, tuttavia, gli svantaggi.

Leggi anche: Come mettere facilmente una supposta a neonati, bambini, adulti

I vantaggi della somministrazione per via rettale

  • Assente lesività sullo stomaco. Differentemente dai farmaci somministrati per os (cioè tramite somministrazione orale), le supposte rettali non provocano irritazione gastrica, dal momento che non passano attraverso lo stomaco.
  • Assente influenza gastrica. Le supposte rettali, rispetto alle compresse orali, non subiscono influenza dagli enzimi dello stomaco: i farmaci che sarebbero inattivati dagli enzimi gastrici rimangono tali quando applicati per via rettale.
  • In caso di vomito, anche dopo aver assunto una supposta rettale, non si presenta il problema caratteristico dei farmaci orali: come sappiamo, quando sopraggiunge prima che il principio attivo sia stato completamente assorbito dall’organismo, il vomito può compromettere l’efficacia del farmaco. Per le supposte rettali, questo problema non sussiste.

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Quando le supposte sono particolarmente indicate?

  • A seguito di interventi chirurgici gastrointestinali;
  • nei bambini e negli anziani che faticano o sono impossibilitati a deglutire medicinali per bocca.

Leggi anche: Si possono tagliare o spezzare le supposte rettali?

Gli svantaggi della somministrazione per via rettale

  • Assorbimento ridotto. Nonostante la mucosa rettale sia piuttosto ricca di vasi sanguigni, la supposta viene posta a contatto con un’area di assorbimento marcatamente ridotta rispetto a quella intestinale; di conseguenza, l’assorbimento del farmaco per via rettale è ridotto se raffrontato a quello dei medicinali assunti per via orale.
  • Difficile previsione. L’assorbimento del farmaco formulato sotto forma di supposte, così come la sua disponibilità, non è costante né prevedibile: in funzione del punto in cui il principio attivo giunge, può essere assorbito dal plesso emorroidario inferiore, oppure dal tratto medio o superiore: per questo motivo, il farmaco può passare o meno attraverso il fegato.
  • Irritazione delle mucose. La zona in cui la supposta rettale esercita la propria azione è soggetta ad irritazione; non a caso, molte supposte sono formulate con principi attivi lassativi, che favoriscono l’evacuazione esercitando una blanda irritazione della mucosa anale.
  • Possibile influenza dei batteri anali e rettali. Da non sottovalutare un altro importante elemento: i batteri che colonizzano l’ano e il retto possono talvolta inattivare parte del principio attivo, riducendo, quindi, l’attività del farmaco.

Leggi anche: Supposte di glicerina: come usarle in bambini, adulti, gravidanza

Quando le supposte sono particolarmente controindicate?

  • In caso di affezioni del tratto gastro-intestinale, sia a decorso acuto che cronico, nausea e vomito;
  • se presente sanguinamento rettale;
  • se presenti emorroidi o proctiti.

Leggi anche: Vie di somministrazione di un farmaco: tipi, differenze, vantaggi e svantaggi

Alcune supposte rettali sono assolutamente controindicate in caso di:

  • severa insufficienza cardiaca;
  • grave insufficienza epatica e renale;
  • in corso di terapia diuretica intensiva;
  • se presente fecaloma;
  • in soggetti con emorragie in atto e diatesi emorragica;
  • in caso di alterazione dell’emopoiesi;
  • in corso di trattamento concomitante con anticoagulanti in quanto ne sinergizza l’azione.

Nel dubbio contattate SEMPRE il vostro medico prima di assumere un farmaco per via rettale.

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Come mettere facilmente una supposta a neonati, bambini, adulti

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma METTERE SUPPOSTA NEONATI BAMBINI ADULTI  Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgCome si inserisce correttamente una supposta rettale?
Per ottenere il massimo dell’efficacia terapeutica, la somministrazione corretta della supposta risulta importantissima. Di seguito, sono riportate le linee guida generali per assumere correttamente una supposta rettale.

  1. Lavarsi accuratamente le mani.
  2. Nel caso la supposta fosse morbida, si consiglia di porla in frigorifero per alcuni minuti, oppure di lasciarla in acqua fredda (prima di aprire la confezione) per dare modo agli eccipienti di solidificare la supposta.
  3. Rimuovere l’involucro di rivestimento.
  4. Se necessario, indossare un guanto in lattice.
  5. Si consiglia di lubrificare la parte alta della supposta, per facilitare il suo inserimento nel retto.
  6. Sdraiarsi su un fianco, con la gamba che poggia a terra distesa, l’altra leggermente piegata in avanti, verso l’addome.
  7. Sollevare un gluteo ed inserire la supposta nel retto, affinché oltrepassi lo sfintere muscolare anale, spingendola con l’indice.
  8. Si consiglia di mantenere la posizione sdraiata su un fianco per pochi minuti, per evitare che la supposta venga espulsa.
  9. Lavarsi accuratamente le mani.

Se si ha intenzione di tagliare la supposta in parti diverse, vi consiglio di leggere anche: Si possono tagliare o spezzare le supposte rettali?

Come mettere una supposta ad un neonato o un lattante?
Il farmaco sotto forma di supposta (per lo più antipiretici o antinfiammatori) è utile quando il bambino è molto piccolo o neonato, ed è quindi difficile dargli una medicina per bocca, oppure nel caso in cui ci sia il rischio di vomito, che ne vanificherebbe l’effetto. Per inserire la supposta, il neonato (o il lattante) può essere sdraiato a pancia in su, e in questo caso gli si sollevano le gambe, oppure a pancia in giù: con le dita si allargano le natiche in modo da vedere bene l’apertura anale e si procede all’inserimento della supposta, spingendola con il mignolo dopo che è leggermente entrata. Una volta introdotta la supposta, è bene stringere le natiche per evitare che la supposta venga espulsa. Alcuni bambini non amano questo metodo: bisogna allora avere una maggiore delicatezza e utilizzare qualche distrazione, come un gioco. Un piccolo trucco può essere quello di ungere leggermente la supposta con olio di mandorle o di oliva, in modo da farle ‘scivolare’ meglio e rendere l’operazione più veloce e meno fastidiosa per il piccolo. Si deve tuttavia fare attenzione a non esagerare :il rischio, altrimenti, è che la supposta venga evacuata facilmente, subito dopo la somministrazione.

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Come mettere una supposta ad un bambino?
Se si tratta di un bambino più grandicello mettetelo a pancia in giù, utilizzate anche in questo caso un po’ di olio come lubrificante e magari giocate un po’ col bambino, ad esempio “la supposta è un missile, si fa il conto alla rovescia -3, -2, -1 PARTITO!” e poi il missile… parte. Ricordatevi di tenere il sederino stretto per qualche secondo dopo la somministrazione della supposta rettale. Con un bambino dai 5 anni in poi, può essere utile spiegargli l’importanza del farmaco per stare bene e guarire. Potete anche promettergli dei premi per “buona condotta” se fa il bravo durante l’inserimento della supposta.

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Cosa succede ad una supposta dopo averla inserita? Come funziona?

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Ecco gli stampi usati per fare le supposte rettali

Tutti noi l’abbiamo conosciuta “da vicino” almeno una volta nella vita, ma sappiamo come è fatta e come funziona dopo averla inserita nel nostro corpo? La supposta è una forma farmaceutica semisolida a dose unica in cui forma, volume e consistenza sono adatti alla somministrazione nel retto. In realtà in medicina esistono varie tipologie di supposte come quelle vaginali (ovuli vaginali) o uretrali (da inserire nell’uretra, il condotto dove l’urina passa dalla vescica all’esterno). Quelle di cui parleremo oggi sono le “supposte rettali” che si inseriscono nell’ano.

Da cosa sono costituite le supposte rettali?

La supposta rettale è costituita da:

  • un componente di base (che in passato era costituito da burro di cacao mentre oggi è composto da miscele di gliceridi);
  • uno o più principi attivi disciolti o dispersi nella base: la presenza del principio attivo non è uniforme in tutta la supposta, motivo per cui è legittimo farsi questa domanda: Si possono tagliare o spezzare le supposte rettali?;
  • vari eccipienti come: adsorbenti, tensioattivi, lubrificanti, conservanti antimicrobici e coloranti.

Leggi anche: Supposta rettale: vantaggi e svantaggi rispetto ad altre vie di somministrazione

Gli eccipienti base per la preparazione di supposte devono:

  • trovarsi allo stato solido a temperatura ambiente;
  • essere sufficientemente rigidi per l’introduzione nell’ampolla rettale;
  • fondere alla temperatura corporea.

Con azione farmacologica o senza azione farmacologica

Le supposte rettali possono avere o meno azione farmacologica:

  • nelle supposte con azione farmacologica lo scioglimento della sostanza di base o eccipiente consente il rilascio del medicamento che può avere funzione locale o sistemica. Supposte di questo tipo devono essere assunte a seguito della defecazione, per evitare che possano essere evacuate prima del completo assorbimento del farmaco;
  • nel caso di supposte senza azione farmacologica (abitualmente a base di glicerina), l’azione terapeutica è data dallo sciogliendo stesso della supposta rettale, che genera una lubrificazione del retto finalizzata a facilitare l’evacuazione.

Leggi anche: Supposte di glicerina: come usarle in bambini, adulti, gravidanza

Come funziona una supposta rettale dopo averla inserita?

Dopo l’inserimento nell’ano, lo spostamento verso l’alto avviene grazie a contrazioni antiperistaltiche dei muscoli del retto che la sospingono all’interno del corpo. La supposta rettale si scioglie in pochi minuti grazie alla temperatura corporea, più elevata di quella ambientale.

Come agisce una supposta rettale?

Dopo essere stata inserita, la supposta senza azione farmacologica si scioglie e lubrifica il retto. La supposta con azione farmacologica libera il principio attivo che può avere azione locale (ad esempio utilizzando sostanze vasocostrittrici nel trattamento delle emorroidi) oppure essere rapidamente assorbito dalla mucosa rettale riccamente vascolarizzata dalle vene emorroidarie. Una volta penetrato nella circolazione sanguigna generale, il principio attivo della supposta arriva agli organi bersaglio ed esplica la propria funzione.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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