Il termine “cancro” tra malattia e segno zodiacale: etimologia e mito

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Differenza tra tumore e cancro: sono la stessa cosa?

MEDICINA ONLINE TUMORE TUMOR CANCRO CANCER CELL CELLULA LEIOMIOMA TESSUTO OSSA MAMMELLA SENO TESTICOLO POLMONE METASTASI DIFFUSIONE STADIAZIONE LINFONODO SENTINELLA WALLPAPERCancro e tumore sono usati spesso come sinonimi, ma non sono due parole necessariamente equivalenti, quindi NON devono essere usati come sinonimi. Cominciamo con lo spiegare che un tumore (dal latino tumor, “rigonfiamento”, anche chiamato “neoplasia“) è una massa di tessuto anormale che:

Differenza tra tumore e cancro

Un tumore può essere benigno o maligno. Un tumore maligno viene anche chiamato “cancro”:

  • le parole “cancro” e “tumore maligno” sono sinonimi;
  • le parole “cancro” e “tumore benigno” NON sono sinonimi.

Quindi un cancro è sempre un tumore maligno, mentre un tumore non è necessariamente un cancro. Per approfondire leggi anche: Cos’è un tumore? Perché viene il cancro? Quali sono le cause?

Qual è la differenza tra un tumore benigno ed un tumore maligno (alias cancro)?

La distinzione tra tumori benigni e maligni è estremamente importante perché i primi sono estremamente meno gravi dei secondi. Le differenze principali riguardano il tipo di replicazione cellulare, il tipo cellulare, la terapia e la prognosi:

  • Sia nel tumore benigno sia nel cancro, riproduzione delle cellule tumorali è incontrollata, ma, mentre nel benigno le cellule proliferate restano limitate al tessuto/organo in cui sono nate, nel maligno (cancro) le cellule mutano ancora più profondamente estendendosi agli organi vicini, fenomeno conosciuto come diffusione delle metastasi.
  • Le cellule di un tumore benigno sono simili alle cellule del tessuto in cui il tumore è sorto, invece le cellule di un tumore maligno tendono ad essere molto diverse da quelle del tessuto di origine, a volte talmente diverse da rendere il tessuto di origine di difficile individuazione.
  • I tumori benigni sono certamente patologie potenzialmente gravi, ma più raramente portano a decesso del paziente, mentre invece i tumori maligni portano più facilmente al decesso del paziente, proprio a causa del processo di metastatizzazione, che fa si che le cellule alterate colonizzino gran parte dell’organismo, attaccando organi vitali come cuore e cervello. Per questa ragione in caso di tumore maligno diventa fondamentale intervenire, anche chirurgicamente, prima che le cellule tumorali arrivino ad altri organi. Insomma mentre con un tumore benigno si può convivere, a volte anche ignorando di averlo, con un tumore maligno (cancro) bisogna correre ai ripari il prima possibile perché potenzialmente mortale.
  • In caso di tumore maligno, è importante intervenire al più presto con la terapia adeguata allo stato di diffusione della malattia, ad esempio con chirurgia, chemioterapia o radioterapia. In caso di tumore benigno, invece, la tempestività è molto meno importante ed anzi spesso il medico, anziché decidere per la sua asportazione, opta per una osservazione attenta e solo se il tumore benigno dovesse mutare caratteristiche (ad esempio: lipoma che aumenta in dimensioni) allora sceglierà di asportarlo chirurgicamente.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Stadiazione e classificazione TNM: cancro curabile o terminale?

MEDICINA ONLINE PAZIENTE ANZIANO MALATTIA PATOLOGIA FLEBO TERMINALE MORTE ANZIANO AIUTO SUPPORTO CANCRO TRISTE NONNO MORIRE TUMORE HOSPITAL OLD MAN WOMAN PACIENTE HOSPITALIZADO HELP HAND MANO MANIQuando si scopre un cancro, è fondamentale intervenire rapidamente asportando chirurgicamente quanto più tessuto maligno sia possibile, anche a costo di amputare parti del corpo importanti, demolendo ad esempio parzialmente o totalmente tiroide, fegato, pancreas, polmone, mammella e retto. Diagnosticare e rimuovere un cancro al più presto è importante perché permette di evitare che il tessuto tumorale diventi troppo grande e che le sue cellule arrivino a colonizzare altri organi tramite la diffusione metastatica. I tumori maligni, infatti, non sono formazioni statiche, bensì dinamiche, che cambiano nel tempo.

Il tumore progredisce

Nelle fasi iniziali un cancro è generalmente di dimensioni più ridotte, è più localizzato, non ha ancora colonizzato altri organi; nelle fasi successive esso si ingrandisce e colonizza gli organi vicini: intervenire nelle fasi iniziali o nelle fasi tardive della progressione cancerosa, può letteralmente fare la differenza tra la vita e la morte del paziente. Per questo, quando viene diagnosticato un cancro, diventa per il medico molto importante il capire in quale fase della malattia si trova il tumore maligno. Ciò avviene soprattutto alla diagnostica per immagini: una RX, una TAC, una risonanza magnetica, permettono di capire lo stadio della malattia; leggi anche: Differenze tra risonanza magnetica, TAC, PET, MOC, radiografia, ecografia ed endoscopia

La classificazione TNM

Tutte le indagini volte a capire in quale stadio si trova il tumore, convergono nella “classificazione TNM“, cioè un sistema di classificazione dei tumori internazionale, a partire dal quale si può velocemente intuire “a che punto” della sua progressione si trova la neoplasia. Ogni tumore viene classificato attraverso questa sigla, che ne riassume le caratteristiche principali, contribuendo a determinare la stadiazione, da cui deriveranno, insieme con altri fattori, le scelte terapeutiche (farmaci, chirurgia, terapie palliative) e la prognosi (probabilità di guarigione o morte) associata. A partire dalla conoscenza dei parametri della classificazione TNM, si può ricavare lo stadio in cui si trova il tumore maligno, cioè l’estensione della malattia e quindi la sua gravità.

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I parametri della classificazione TNM

Per qualsiasi tipo di tumore esistono quattro stadi, a cui va aggiunto lo stadio 0 in cui si ha un carcinoma in situ, cioè un tumore non invasivo che non ha infiltrato altri organi ed è quindi di solito facilmente curabile).
I quattro stadi sono indicati con numeri da 1 a 4, in ordine crescente di gravità; tale divisione, a partire dalla classificazione TNM, varia a seconda della sede del tumore primario (ad esempio il T2N0M0 fa parte del secondo stadio nel tumore al seno e del primo nel tumore polmonare), ma in genere le differenze non sono molto significative.

  • Il parametro T può essere 1, 2, 3, 4 a seconda della grandezza del tumore (1 piccola, 4 grande). Può inoltre essere “is” ovvero “in situ”. Il T4 in genere è tale non solo per la dimensione, ma anche per l’infiltrazione di organi vitali adiacenti (pericardio, esofago, trachea, ecc.).
  • Il parametro N indica lo stato dei linfonodi vicini al tumore, se è 0 sono del tutto indenni, altrimenti può valere 1, 2, 3 con gravità via via crescente. Il coinvolgimento linfonodale è molto importante per capire la gravità del tumore.
  • Il parametro M indica la presenza di metastasi a distanza, esso può valere solo 0 (nessuna metastasi) o 1 (presenza di metastasi). La presenza di metastasi è un fattore prognostico molto importante per capire la gravità del tumore.
  • Un parametro rappresentato da una “x” (ad esempio, T2N1Mx) indica che non si conosce l’esatta estensione a distanza della malattia per il quale sono necessari ulteriori esami di approfondimento (ad esempio: PET, TAC, RMN, scintigrafia ossea, ecografia, radiografie…).

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Valutazione del grading

In alcune neoplasie (per esempio nei sarcomi dei tessuti molli) nella stadiazione rientra anche la valutazione del grading. Il grado di aggressività del tumore o grado di differenziazione cellulare della neoplasia (grading) è indicato con (G), che va da 1 a 4. (Va tenuto presente che le cellule “sane” sono quelle completamente differenziate ossia quelle che si sono sviluppate fino ad arrivare ad avere le caratteristiche per svolgere perfettamente le funzioni per le quali sono state destinate.

  • Il grado 1 (G1, tumore ben differenziato) si riferisce a neoplasie con cellule tumorali che hanno, all’esame microscopico, aspetto lievemente differente rispetto alle cellule normali dello stesso tessuto;
  • Il grado 2 (G2, tumore moderatamente differenziato) è quello intermedio.
  • Il grado 3 (G3, tumore scarsamente differenziato) si riferisce a cellule tumorali con aspetto altamente difforme da quelle dello stesso tessuto normale;
  • Il grado 4 (G4, indifferenziato) si riferisce a cellule che hanno perso totalmente le caratteristiche del tessuto d’origine (anaplasia).

Il grading considera parametri ora citologici, ora istologici, ora entrambi a seconda dell’istogenesi del tumore. Esistono svariati sistemi di grading più o meno complessi, anche se per questioni di riproducibilità e standardizzazione, si sta cercando di adottare sistemi a classi dicotomiche (alto/basso), annullando così classi intermedie che sono fonte di variabilità e soggettività.

Esempio di classificazione

Ecco la classificazione in stadi nel caso del tumore polmonare maligno di tipo non-microcitoma:

Stadio TNM
Stadio 0 Tis N0 M0
(tumore in situ)
Stadio I T1-2 N0 M0
Stadio II T1-2 N1 M0
T3 N0 M0
Stadio III T1-2 N2-3 M0
T3 N1-3 M0
T4 N0-3 M0
Stadio IV T1-4 N0-3 M1
(qualunque caso in cui si abbiano metastasi a distanza)

Stadio della malattia e prognosi

Abbiamo quindi capito quanto la conoscenza dello stadio della malattia sia importante per fornire al paziente delle cure il più possibile appropriate, oltre che per formulare una prognosi. Nello stadio 0 le percentuali di guarigione sono praticamente del 100%; gli stadi I e II sono considerati iniziali e la prognosi è, nella maggioranza dei casi, favorevole (soprattutto se non vi è coinvolgimento linfonodale); Nello stadio III è in genere utile associare alla chirurgia una terapia sistemica “adiuvante”; lo stadio IV viene considerato come malattia avanzata e la prognosi è spesso infausta in quanto guaribile solo in pochi tipi di neoplasia. In presenza di un tumore avanzato, soprattutto se metastatico, la terapia (tranne pochi tipi tumorali) non può avere l’ambizione dei guarire il paziente, ed è quindi palliativa, finalizzata cioè a prolungare la durata della vita, a mantenere o migliorare la qualità della vita, a limitare i sintomi (prevalentemente il dolore) nel paziente. Bisogna però tenere presente che queste sono solo indicazioni generali di massima, e che le cose variano da tumore a tumore. Ad esempio, le percentuali di guarigione di un cancro al testicolo avanzato sono superiori a quelle di un cancro al pancreas in fase iniziale: ogni tumore ha, in virtù di posizione, vascolarizzazione, citologia ed una moltitudine di altri fattori, capacità ed aggressività diverse dagli altri tumori.

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L’importanza della prevenzione e dello screening

Molti tumori maligni non danno sintomi se non nelle fasi terminali e vengono purtroppo scoperti solo quando sono talmente estesi che nessuna cura potrà impedire la morte del paziente, è il caso ad esempio di alcuni tipi di tumore del pancreas che, dopo la diagnosi, determinano spesso la morte in pochi mesi. Per questo motivo è importante prevenire i tumori (con dieta adeguata, attività fisica, eliminazione di fumo di sigaretta…) ma è anche vitale lo screening nei soggetti a rischio. Il termine “screening” indica una strategia di indagini diagnostiche in soggetti che, pur non avendo alcun sintomo, né segno clinico di malattia, hanno un’alta probabilità di averla. Per esempio una donna di 40 anni, con una madre che ha sofferto di cancro al seno, dovrebbe periodicamente effettuare palpazione al seno, unita ad ecografia mammaria e mammografia, anche se non ha alcun sintomo di tumore. In questo modo, un eventuale neoplasia, sarà scoperta nelle sue fasi più precoci, con stadiazione meno grave e – come avete intuito dalla lettura di questo articolo – più facilmente curabile. Ricordate: scoprire al più presto un tumore maligno, equivale ad avere molte più chance di sopravvivenza.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Differenza tra adenocarcinoma e carcinoma con esempi

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  • carcinoma polmonare;
  • carcinoma della prostata;
  • carcinoma dell’esofago;
  • carcinoma del colon-retto;
  • carcinoma dell’ovaio;
  • carcinoma dell’utero;
  • carcinoma mammario;
  • carcinoma vescicale.

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A questo punto è importante capire che il tessuto epiteliale, a cui facevamo prima riferimento, può essere di vari tipi:

  • Epitelio di rivestimento. L’epitelio di rivestimento ha la funzione di rivestire la superficie esterna e le cavità interne. Va a formare, insieme ad uno strato di tessuto connettivo definito”derma”,lo strato di protezione esterno chiamato cute, costituisce l’epitelio delle tonache mucose e sierose, localizzate nelle cavità interne del corpo, e ricopre inoltre i vasi sanguigni e i dotti escretori delle ghiandole. In particolare.
  • Epitelio ghiandolare. L’epitelio ghiandolare forma il parenchima delle ghiandole – strutture atte alla produzione e secrezione di sostanze utili all’organismo – esocrine se il secreto fuoriesce sulla superficie esterna del corpo o in una cavità interna collegata con l’esterno attraverso un dotto escretore, endocrine se riversano il loro secreto nel circolo sanguigno.
  • Epitelio sensoriale. L’epitelio sensoriale è costituito da cellule disperse negli epiteli di rivestimento, che hanno la funzione di ricevere e trasmettere determinati stimoli esterni alle cellule del tessuto nervoso (esempi: papille gustative, cellule acustiche dell’orecchio, cellule olfattive della mucosa olfattiva, cellule dei coni e dei bastoncelli della retina).
  • Epitelio particolarmente differenziato. Comprende formazioni di tessuto che hanno subito modificazioni particolari finalizzate a funzioni altamente specifiche, per esempio l’unghia, il pelo, il cristallino, il dente.

L’adenocarcinoma è un tumore maligno (cancro) del tessuto epiteliale ghiandolare. Appare quindi chiara la principale differenza tra carcinoma ed adenocarcinoma:

  • carcinoma: tumore maligno (cancro) che prende origine dalle cellule che compongono il tessuto epiteliale;
  • adenocarcinoma: tumore maligno (cancro) che prende origine dalle cellule che compongono un tipo di tessuto epiteliale specifico, quello ghiandolare; l’adenocarcinoma è quindi un tipo di carcinoma.

Tra gli adenocarcinomi più diffusi, troviamo:

  • adenocarcinoma a cellule aciniformi;
  • adenocarcinoma alveolare;
  • adenocarcinoma broncogeno;
  • adenocarcinoma endometriale;
  • adenocarcinoma del polmone;
  • adenocarcinoma pancreatico;
  • adenocarcinoma del rene;
  • adenocarcinoma della prostata;
  • adenocarcinoma in situ;
  • adenocarcinoma papillare;
  • adenocarcinoma dello stomaco;
  • adenocarcinoma del colon;
  • adenocarcinoma tubulare.

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Differenza tra tumore e tessuto normale con esempi di tumori benigni e maligni

MEDICINA ONLINE CELLULA CELL ORGANELLI MITOCONDRIO RECETTORI BIOLOGIA FARMACOLOGIA TIPI CLASSIFICAZIONE TESSTUO ORMONI LIGANDOTessuto normale

Nei tessuti sani sono presenti cellule, come quella che vedete raffigurata nel disegno in alto, che si replicano in modo organizzato, secondo un preciso schema di stimoli che portano alla mitosi, cioè il processo grazie al quale da una singola cellula si formano due cellule figlie. Tali stimoli sono attentamente regolati dall’organismo, in modo da evitare che i tessuti possano letteralmente espandersi all’infinito. Le cellule possono certamente aumentare di numero (iperplasia) o in dimensione (ipertrofia), ma sempre in un modo “deciso” dall’organismo e seguendo precise regole che ne evitino una proliferazione incontrollata. Per approfondire, leggi anche:

Tumore

In caso di “tumore” (dal latino tumor, “rigonfiamento”) siamo invece di fronte ad una cellula danneggiata nelle sue “istruzioni genetiche” che inizia a replicarsi in modo incontrollato e che persiste in questo stato di anche dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto inizialmente la replicazione. La cellula danneggiata dà origine ad una enorme quantità di cellule figlie che a loro volta si replicheranno in modo incontrollato. Il risultato sarà una massa di tessuto anormale che cresce in modo scoordinato ed indeterminato che prende il nome di “tumore” (o di “neoplasia“, i due termini sono sinonimi). Il tumore può essere “benigno” e permanere nel sito dove ha originato, sotto forma di tumore primario, oppure può essere “maligno” ed avere quindi la capacità di colonizzare altri organi e tessuti (metastasi). Il tumore maligno è denominato anche “cancro“.

Leggi anche: Cosa sono le metastasi? Tutti i tumori danno metastasi?

Esempi di tumori benigni

Esempi di tumori benigni sono (tra parentesi il tessuto da cui originano):

  • angioma o emangioma (vasi sanguigni);
  • fibroma (tessuto connettivo);
  • papilloma (epitelio di rivestimento);
  • adenoma (epitelio ghiandolare);
  • lipoma (tessuto adiposo);
  • condroma (cartilagine);
  • leiomioma (tessuto muscolare liscio);
  • rabdomioma (muscolo striato);
  • meningioma (meningi);
  • neurocitoma (neuroni);
  • glioma (glia, cellule non neuronali del sistema nervoso).

Esempi di tumori maligni (cancro)

Esempi di tumori maligni sono (tra parentesi il tessuto da cui originano):

  • angiosarcoma (vasi sanguigni);
  • fibrosarcoma (tessuto connettivo);
  • carcinoma (epitelio di rivestimento);
  • adenocarcinoma (epitelio ghiandolare);
  • liposarcoma (tessuto adiposo);
  • condrosarcoma (cartilagine);
  • leiomiosarcoma (tessuto muscolare liscio);
  • rabdomiosarcoma (muscolo striato);
  • meningioma maligno (meningi);
  • neuroblastoma (neuroni);
  • melanoma (melanociti presenti nella pelle);
  • glioblastoma (glia, cellule non neuronali del sistema nervoso);
  • Linfoma Mieloma (linea ematopoietica linfoide);
  • Leucemia mieloide (linea ematopoietica mieloide);
  • seminoma (cellule germinali del testicolo).

Organi frequentemente colpiti da tumori maligni, sono la mammella, i polmoni, il pancreas, il colon e la prostata.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Differenza tra metaplasia, displasia e neoplasia con esempi

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Neoplasia

Il termine “neoplasia” è sinonimo di “tumore“. Un tumore (dal latino tumor, “rigonfiamento”) è una massa di tessuto anormale che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e che persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo; a tale proposito leggi: Differenza tra tumore e tessuto normale con esempi di tumori benigni e maligni. Esempi di neoplasie, sono:

  • neoplasie del tessuto osseo (osteoma, osteosarcoma);
  • neoplasie del tessuto connettivo (fibroma, fibrosarcoma);
  • neoplasie del tessuto cartilagineo (condroma, condrosarcoma);
  • neoplasie del tessuto adiposo (lipoma, liposarcoma).

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Displasia

Il termine “displasia” indica invece l’anormale sviluppo cellulare di un organo o tessuto, consistente generalmente in una perdita dei meccanismi di controllo con sostituzione delle cellule mature con cellule immature. Può essere lieve, moderata o grave ed è una condizione che predispone al processo neoplastico. La displasia epiteliale è definita come un’alterazione intraepiteliale inequivocabilmente neoplastica, che può precedere o essere associata ad un carcinoma invasivo, con una probabilità di associazione crescente a secondo del grado di displasia stesso ( 25% se displasia di basso grado, 75% se displasia di alto grado). Il tessuto displastico presenta cambiamenti nella velocità di riproduzione dei suoi elementi cellulari, la quale sfugge a sistemi di controllo. Non si tratta di cellule tumorali, siano esse benigne o maligne, ma di cellule che hanno subito un cambiamento, in seguito ad esposizione ad un agente, sia esso fisico (radiazioni), chimico (idrocarburi aromatici e altre sostanze) o biologico (virus oncogeno). Il processo displastico può essere reversibile; le cellule displastiche possono tornare alla loro condizione di cellule normali, mentre una cellula tumorale trasformata non può farlo più; si dice infatti che essa è ormai una cellula “iniziata” che attende soltanto un agente promovente o co-cancerogeno per la comparsa della malattia neoplastica vera e propria. Le cellule displastiche sono cellule uguali alle altre cellule normali sotto l’aspetto differenziativo, pur cambiando qualcosa a livello morfologico; un esempio classico di displasia è la perdita della distinzione tra i poli della cellula (polo basale e polo apicale). Quando la cellula perde le sue peculiarità morfologiche del tessuto da cui deriva e risulta trasformata irreversibilmente, allora si ha una cellula neoplastica a tutti gli effetti (che replicandosi determina la formazione di neoplasia). In un certo senso si può dire che la cellula neoplastica maligna riassume le peculiarità della cellula displastica (proliferante) e della cellula anaplastica (indifferenziata).

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Metaplasia

Con “metaplasia” si intende invece una modificazione reversibile di un tessuto in cui un tipo cellulare viene sostituito da un altro tipo cellulare. La trasformazione di un tipo cellulare in un altro tipo cellulare, avente la medesima differenziazione ontogenetica, è un processo che coinvolge l’esposizione del tessuto in questione a stimoli non propri (es. processi infiammatori di tipo cronico). La variazione nell’espressione fenotipica non è da relazionarsi con una variazione genotipica, ma con una differente espressione genica (preesistente nel genoma cellulare) indotta da una variazione nella stimolazione ambientale. Il processo metaplasico non produce un danno strutturale, bensì un danno funzionale dovuto alla perdita delle caratteristiche tipiche di quel tessuto (o di una sua regione). La reversibilità del processo metaplasico è dovuta al fatto che, essendo il genoma cellulare integro e conservato, al ristabilirsi delle condizioni di optimum sarà sempre possibile, per la cellula, esprimere nuovamente i geni precedentemente repressi. I processi metaplasici possono indurre la formazione di neoformazioni non tumorali dovute a iperplasia da stimolo (ormonale, chimico, fisico), come, ad esempio, i polipi intestinali. L’eccessiva esposizione a stress dei tessuti metaplasici può dare origine ad alterazioni nella replicazione mitotica con danno genomico (mutazione, delezione,…); queste alterazioni genomiche possono dar luogo alla formazione di neoplasie (es. polipi intestinali che si trasformano in cancro al colon). Esiste, poi, un fenomeno che prende il nome di prosoplasia o metaplasia evolutiva, che consiste nella trasformazione di una cellula in un’altra appartenente alla stessa linea cellulare (ad esempio epitelio pavimentoso semplice non cheratinizzato che si trasforma in un epitelio pavimentoso semplice cheratinizzato). Esempi di metaplasia, sono:

  • epitelio cilindrico polmonare diventato pavimentoso stratificato nell’enfisema polmonare;
  • nei dotti biliari, ghiandole salivari, pancreas, con formazione di calcoli che vanno ad ostruire il dotto e quindi l’epitelio si adatta per diminuire l’attrito diventando epitelio pavimentoso stratificato;
  • metaplasia pavimentosa dell’epitelio respiratorio, causata dal deficit di Vitamina A;
  • nel tratto inferiore dell’esofago, dove in caso di reflusso gastro-esofageo, il danno continuato provoca il cambiamento da epitelio pavimentoso a cilindrico, condizione denominata Esofago di Barrett, importante fattore di rischio che aumenta l’eventuale possibilità d’insorgenza di un adenocarcinoma; a tal proposito leggi anche: Esofago di Barrett: sintomi iniziali, diagnosi, terapia, dieta e chirurgia

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Differenza tra leiomioma e leiomiosarcoma

MEDICINA ONLINE TUMORE TUMOR CANCRO CANCER CELL CELLULA LEIOMIOMA TESSUTO OSSA MAMMELLA SENO TESTICOLO POLMONE METASTASI DIFFUSIONE STADIAZIONE LINFONODO SENTINELLA WALLPAPERIl leiomioma è un tumore benigno (quindi NON è un cancro), localizzato nella muscolatura liscia. Si sviluppa comunemente nell’utero, nello stomaco o nell’esofago dando origine rispettivamente al leiomioma uterino, gastrico o esofageo.

Il leiomiosarcoma, chiamato anche LMS, è un tumore maligno (cancro) del tessuto muscolare liscio. E’ relativamente raro.

Entrambi questi tumori originano dallo stesso tipo di tessuto, possono essere eliminati tramite intervento chirurgico e danno sintomi diversi a seconda del sito di insorgenza; la differenza principale è che il leiomioma è un tumore benigno, che rimane localizzato nel sito di insorgenza e quindi non grave, mentre il leiomiosarcoma è un tumore maligno, che tende ad invadere gli altri organi con metastasi e quindi potenzialmente mortale.

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Crollo vertebrale nell’anziano da osteoporosi e tumore: sintomi, diagnosi e terapia

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CROLLO VERTEBRALE D12 ANZIANO OSTEOPOROSI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari An Pene.jpgCon “crollo vertebrale” si identifica una patologia caratterizzata dalla perdita dell’altezza della vertebra, che può avvenire in modi diversi. Quasi sempre si verifica un crollo vertebrale in soggetti di età avanzata e che soffrono di osteoporosi, ma esistono anche fenomeni patologici che possono portare a questa situazione anche soggetti più giovani, come le metastasi vertebrali. Anche la menopausa può portare rischi di fratture, poiché si verifica una perdita continua del tessuto osseo.

Sintomi del crollo vertebrale 
Innanzi tutto c’è da dire che non sempre vi sono sintomi visibili che fanno presupporre un crollo vertebrale, e il paziente può anche non accorgersene. Già dai primi dolori alla schiena si dovrebbe ricorrere a specifici accertamenti per chiarirne la causa e determinarne la terapia. E’ indispensabile che il medico non sottovaluti il caso e si adoperi tempestivamente a prescrivere un immediato controllo. Da sottolineare il controllo periodico della postura e della statura del paziente, che può diminuire a causa della frattura vertebrale.

Diagnosi precoce
Una diagnosi precoce offre la possibilità di intervenire con diversi tipi di trattamenti. La soluzione per una diagnosi accurata, in questi casi, è un’esame radiologico o una tac, attraverso il quale è possibile accorgersi della frattura e valutarne la gravità, in modo da trattarla con le dovute terapie. E’ di fondamentale importanza affidarsi a strutture adeguate e a professionisti esperti che svolgono l’esame con competenza e accertino la giusta diagnosi.

Terapia per crollo vertebrale
Esistono diversi modi per guarire o migliorare il crollo vertebrale, e cambiano tutti a seconda della gravità del caso. Può essere necessaria una cura farmacologia, l’uso di un busto, la terapia fisioterapica o un intervento chirurgico. Spesso si ricorre anche alla cifoplastica, che è una modifica della vertebroplastica e che consiste nel posizionamento di due cateteri a palloncino dentro la vertebra prima di chiuderla col cemento osseo. I vantaggi di questa terapia sono molteplici: innanzi tutto, non è dolorosa e aumenta notevolmente la consistenza della vertebra; inoltre, può essere praticata su soggetti anziani ed evita una prolungata degenza ospedaliera. Non solo, non c’è alcun pericolo che il cemento fuoriesca e riduce drasticamente il rischio di complicazioni. Naturalmente, qualsiasi sia il trattamento, è indispensabile un riposo prolungato a cui è consigliabile far seguire un periodo di fisioterapia. Particolarmente indicati saranno esercizi posturali e di respirazione, associati a cauti massaggi dei muscoli paravertebrali con la possibilità di utilizzare inoltre strumenti antidolorifici ed antinfiammatori.

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