I vari tipi di febbre

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma VARI TIPI DI FEBBRE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpeg

La febbre è composta da una fase chiamata “fastigio” cioè la fase febbrile in cui i neuroni ipotalamici mantengono la temperatura su un nuovo valore, successiva alla fase di ascesa; per approfondire leggi: Le fasi della febbre. La fase di fastigio assume andamenti caratteristici a seconda delle cause che producono la febbre. Si distinguono vari tipi di febbre:

  1. Febbre continua: la temperatura corporea raggiunge i 40 °C e si mantiene pressoché costante durante il periodo del fastigio, in quanto le oscillazioni giornaliere della temperatura corporea sono sempre inferiori ad un grado centigrado senza che mai si raggiunga la defervescenza. È frequente nelle polmoniti. Solitamente si ha defervescenza per crisi con sudorazione profusa.
    • Insorgenza e defervescenza graduale (defervescenza per lisi), si ha un passaggio dallo stato di salute a quello di malattia moderato nel tempo.
    • Insorgenza e defervescenza brusca (defervescenza per crisi), si ha un passaggio dallo stato di salute a quello di malattia estremamente rapido. Durante la defervescenza per crisi c’è intensa sudorazione.
  2. Febbre remittente o discontinua: il rialzo termico subisce durante il periodo del fastigio oscillazioni giornaliere di due-tre gradi, senza che mai si raggiunga la defervescenza. È frequente nelle setticemie e malattie virali. È frequente nella tubercolosi.
  3. Febbre intermittente: periodi di ipertermia si alternano a periodi di apiressia (senza febbre). Queste oscillazioni si osservano durante una stessa giornata, e questo è il caso di sepsi, neoplasie, malattie da farmaci, oppure nell’arco di più giorni (Febbre Ricorrente), come nel caso della malaria (se il picco di ipertermia si osserva ogni quattro giorni si parla di quartana, se si osserva ogni tre giorni di terzana), nel linfoma di Hodgkin e in altri linfomi. Una febbre alta (intorno ai 40 °C, o fra i 37 e 38 in presenza di sudorazione, che asporta calore corporeo), intermittente e associata a brividi è il sintomo di una febbre settica, di origine batterica.
  4. Febbre ondulante: il periodo febbrile oscilla da 10 a 15 giorni
  5. Febbre ricorrente e familiare: Febbre mediterranea familiare (FMF), il periodo febbrile oscilla da 3 a 5 giorni.

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Differenza tra febbre, piressia, stato subfebbrile e febbricola

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA FEBBRE STATO FEBBRILE FEBBRICOLA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpgLa febbre è uno stato patologico temporaneo che comporta un’alterazione del sistema di termoregolazione ipotalamico e una conseguente elevazione della temperatura corporea al di sopra del valore considerato normale (circa 36.8 gradi Celsius per gli esseri umani in condizioni basali).

Il termine piressia è un semplice sinonimo di febbre.

Stato subfebbrile e febbricola sono termini usati per classificare la febbre lieve: a seconda del valore della febbre (misurazione ascellare) questa può essere classificata in base alla temperatura, come potete vedere in questo schema:

CLASSIFICAZIONE

VALORE IN °C

stato subfebbrile 37 – 37,3
febbricola 37,4 – 37,6
febbre moderata 37,7 – 38,9
febbre elevata 39 – 39,9
iperpiressia >40

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Differenza tra febbre, ipertermia e colpo di calore

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZA FEBBRE IPERTERMIA COLPO DI CALORE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpgLa febbre è uno stato patologico temporaneo dovuto a fattori esogeni ed endogeni che comporta un’alterazione del sistema di termoregolazione ipotalamico (regione pre-ottica dell’ipotalamo anteriore) ed una conseguente elevazione della temperatura corporea al di sopra del valore considerato normale (circa 36.8°).

Anche nell’ipertermia si ha un aumento della temperatura corporea, ma essa è uno stato dovuto a fattori esogeni che comportano l’aumento della temperatura corporea senza variazione della attività di termoregolazione ipotalamica, cosa che avviene nella febbre. L’ipertermia si verifica spesso a causa di particolari condizioni climatiche tipiche dell’estate, ovvero alta temperatura dell’aria, alta umidità e prolungata esposizione al sole. La febbre invece insorge a prescindere dalla temperatura esterna, nella maggioranza dei casi in presenza di infezione.

Colpo di calore è semplicemente un sinonimo di ipertermia.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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Ipotalamo e controllo della temperatura corporea

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma IPOTALAMO CONTROLLO TEMPERATURA CORPOREA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneL’essere umano è un animale omeotermo, cioè contraddistinto dall’omeotermia, una parola che deriva dal greco omòs = uguale; termos = calore: è la condizione caratteristica di quegli animali in grado di mantenere costante la propria temperatura corporea a prescindere dalle temperature esterne. Questo significa che la nostra temperatura corporea rimane il più possibile costante nel tempo, aggirandosi intorno ai 37°C con delle minime variazioni nel corso della giornata (c’è un picco minimo di temperatura intorno alle 4 del. ed un picco massimo intorno alle ore 16).

Perché la nostra temperatura corporea è proprio 37°?
Le ragioni, dal punto di vista filogenetico, per cui si è selezionata questa temperatura sono spiegate dal fatto che a questa temperatura avvengono correttamente tutti i processi metabolici, mentre ad altre temperature questi processi sono difficoltosi o addirittura impossibili.
Quando si parla di valore della temperatura del corpo è però importante ricordare che si ci riferisce al valore del nucleo del “core”, ossia degli organi interni alla testa, al collo e al tronco. La cute, che è la porzione più superficiale del corpo, non ha una temperatura costante ed è l’organo che risente di più delle influenze della temperatura esterna. La temperatura per essere misurata in modo corretto, andrebbe misurata a livello rettale, ossia nel punto più prossimo al core.

Produzione del calore e dispersione del calore
Per mantenere la temperatura e del corpo costante l’organismo deve usare elementi di produzione del calore ed elementi di dispersione del calore. Alla produzione di calore contribuisce per il 60% circa al metabolismo degli organi interni, in minor misura contribuiscono la cute ed i muscoli, per un 20% , ed il resto è dato dagli altri organi.
Queste diverse quote si modificano nel momento in cui l’individuo svolge esercizio fisico. Nel momento in cui si compie attività fisica la quota di calore che viene prodotta è legata in prevalenza all’attività muscolare. L’organismo produce calore attraverso processi metabolici o attività fisica. Uno dei meccanismi con i quali si ci difende rispetto al freddo è infatti il brivido, ossia “attività muscolare in assenza di movimento”, o per meglio dire contrazioni muscolari di muscoli agonisti ed antagonisti che determinano sviluppo di calore in assenza di movimento. Ai meccanismi di termogenesi corrispondono anche meccanismi di scambio di calore con l’esterno, che solitamente ha una temperatura inferiore a quella del corpo. L’organismo si avvale del meccanismo di “irradiazione”, ossia scambiare calore attraverso radiazioni nell’ambito dell’infrarosso, la “conduzione”, ossia il passaggio di calore da un corpo più caldo ad uno più freddo e questa conduzione, che avviene con l’aria, è maggiore se c’è un flusso di aria, questa conduzione viene definita allora “convezione”. Se la temperatura del corpo aumenta molto l’unico mezzo che l’organismo ha per scambiare calore col mondo esterno è l’evaporazione, ossia la perdita di acqua che evaporando raffredda il corpo. Ma l’evaporazione è possibile solo fino ad una certa umidità dell’ambiente esterno, infatti la sudorazione è inibita da una forte percentuale di umidità nell’aria.

Ipotalamo e temperatura corporea
Attraverso il bilancio dei fattori termogenetici e dei fattori di termodispersione il nostro corpo mantiene una temperatura intorno ai 37°C, e questo set-point è stabilito dall’ipotalamo. Nel fare questo l’ipotalamo viene costantemente informato da tutta una serie di recettori periferici che sono disposti a livello cutaneo, da recettori che sono disposti a livello del midollo spinale e da recettori centrali che sono disposti a livello dell’ipotalamo anteriore. Tutte le volte che questi recettori segnalano valori del core non uniformi a quello del set-point vengono innescati tutta una serie di processi compensatori atti a ristabilire la temperatura settata.

Meccanismi di compensazione ipotalamici a caldo e freddo
L’ipotalamo anteriore mette in atto tutta una serie di risposte al caldo, ossia di termolisi, mentre invece l’ipotalamo posteriore mette in atto una serie di risposte che fanno si che l’organismo si adatti al freddo, ossia di termogenesi. L’ipotalamo anteriore è essenzialmente responsabile di due risposte: una vascolare e una di sudorazione. La risposta vascolare si esplica con la vasodilatazione, soprattutto a livello cutaneo, e così facendo si ottiene un secondo meccanismo in cui lo scambio di calore “in controcorrente” è meno accentuato. Se la temperatura è troppo bassa, viceversa, il circolo cutaneo va incontro a modificazioni opposte. La sudorazione invece viene controllata dall’ipotalamo con una azione sulle ghiandole sudoripare ed in particolare tramite la componente simpatica, l’unica componente in cui la componente simpatica ha come mediatore l’acetilcolina. L’ipotalamo attiva quindi il sistema simpatico, che attiva le ghiandole sudoripare che aumentano la produzione di sudore che evaporando facilita la dispersione di calore. Quando l’ipotalamo deve mettere in atto delle risposte al freddo si osserva una vasocostrizione che di per se impedisce lo scambio di calore con l’esterno, e c’è un aumento dello scambio in controcorrente di calore di modo che le vene riportino verso il core sangue che è stato riscaldato dal arterie. L’altro meccanismo che viene messo in atto è operato attraverso il sistema nervoso somatico: c’è un aumento della contrazione muscolare attraverso il brivido. Nei neonati è possibile avere una termogenesi in assenza di brivido legata all’attività del tessuto adiposo bruno, che è un tessuto adiposo contenente dei recettori β3, quindi predisposto ad essere stimolato dal sistema nervoso simpatico. Questa produzione di calore senza brivido è legata al fatto che il sistema simpatico è in grado di attivare quelle uncoaping proteins che hanno la facoltà di dissociare la produzione di ATP dal passaggio degli elettroni attraverso la catena respiratoria. Di fatto non si ha produzione di ATP e quindi l’energia prodotta viene dispersa come calore. Negli animali cosiddetti a pelo lungo per quanto concerne i meccanismi di termolisi può essere utile la perdita di calore attraverso l’aumento della ventilazione, così come negli animali funziona con efficienza il meccanismo di termogenesi chiamato “orripilazione” che consiste nell’erezione del pelo che fa si che di fatto si crei intorno all’animale il sequestro di aria calda che facilita il mantenimento di valori ideali di temperatura, ma nell’uomo è molto poco efficiente.

Quando la temperatura non rimane costante
Ci sono alcune situazioni patologiche in cui si perde la capacità di mantenere la temperatura a valori ideali e, a parte l’ipotermia, soprattutto esistono due situazioni abbastanza comuni in cui l’organismo non riesce a mantenere sui valori del set-point i valori di temperatura: il colpo di calore e la febbre.

  • Nel colpo di calore c’è un deficit delle attività termolitiche perché la temperatura esterna è molto alta e se l’aria esterna è particolarmente umida la mancata possibilità di sudare fa abbassare la temperatura a cui si può andare incontro a questo fenomeno.
  • Nella febbre quello che si modifica è il valore del set-point: nella febbre si distinguono due momenti uno di termogenesi e uno di termolisi; in genere la febbre determinata da alcuni fattori, detti “pirogeni”, in grado di modificare il set-point ipotalamico che di norma dovrebbe stare a 37° C portandolo a valori più elevati, inducendo di fatto una termogenesi che porta la temperatura al nuovo valore stabilito centralmente. Per cui la prima fase della febbre si associa brivido, fin tanto che la temperatura del corpo non abbia raggiunto il nuovo set-point. In un secondo momento si ha un processo di termodispersione, quindi sudore, vasodilatazione, etc.

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Differenza tra febbre ed influenza

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma PERCHE FEBBRE HO FREDDO NON FAME Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina GluteCon il termine “influenza” si tende a comprendere molte forme di malattia infettiva respiratoria acuta, dovute a diversi virus. In realtà si può parlare di “vera influenza” solo se ci sono tre condizioni presenti contemporaneamente:

  • febbre elevata >38 ad insorgenza brusca;
  • sintomi sistemici come dolori muscolari/articolari;
  • sintomi respiratori come tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale o mal di gola.

L’influenza è causata dal virus dell’influenza, un virus a RNA della famiglia degli Orthomyxoviridae. In tutti gli altri casi si parla genericamente di infezioni respiratorie acute o sindromi para-influenzali, come ad esempio il raffreddore comune, una rinofaringite acuta infettiva virale causata solitamente da rhinovirus.

Altri sintomi di comune riscontro nell’influenza, comprendono:

  • naso chiuso con difficoltà a respirare;
  • naso che cola;
  • starnuti isolati o ripetuti;
  • gola infiammata e dolorante;
  • difficoltà nel deglutire;
  • tosse grassa o secca;
  • dolori muscolari;
  • mal di testa;
  • poco appetito;
  • astenia (mancanza di forze).

La febbre o piressia è un segno clinico; si definisce come uno stato patologico temporaneo che comporta un’alterazione del sistema di termoregolazione ipotalamico e una conseguente elevazione della temperatura corporea al di sopra del valore considerato normale (circa 36.8 gradi in condizioni basali). La febbre può essere indotta da numerosi processi patologici innescati da stimoli endogeni o esogeni, come ad esempio una infezione respiratoria come l’influenza.

Da quanto detto appara chiara la differenza tra influenza, una patologia infettiva respiratoria acuta, e la febbre, un segno clinico caratterizzato da innalzamento della temperatura corporea. Nell’influenza si ha sempre febbre, mentre la febbre non è necessariamente causata da influenza; ad esempio una febbre intermittente può essere causata da linfoma di Hodgkin.

I migliori prodotti per il benessere in caso di febbre, influenza e raffreddore

Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, utilissimi in caso di febbre, influenza e raffreddore. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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Differenza tra febbre e piressia

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DIFFERENZE FEBBRE PIRESSIA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgUn paziente mi ha chiesto tempo fa quale differenza ci fosse tra la febbre e la piressia. La risposta è decisamente rapida: tra la febbre e la piressia non c’è alcuna differenza, i due termini (fever e pyrexia in inglese) sono infatti sinonimi ed entrambi indicano:

un temporaneo stato patologico caratterizzato da una alterazione del sistema di termoregolazione ipotalamico con una conseguente elevazione della temperatura corporea al di sopra del valore considerato normale, che corrisponde circa 36.8 gradi Celsius in condizioni basali (anche se possono esserci ampie variazioni soggettive).

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In quale giorno e settimana del ciclo è più probabile rimanere incinta?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma quale giorno settimana ciclo piu fertile Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgVolete tanto rimanere incinte o avete paura di rimanere incinte? In entrambi i casi vi farà comodo sapere qual è il momento del ciclo più fertile, ovvero quello quello in cui statisticamente con un rapporto sessuale si hanno più possibilità di rimanere incinte. Come scoprirlo?

Se il tuo ciclo è regolare

In una donna con un ciclo mestruale regolare di 28 giorni, il momento più fertile corrisponde all’ovulazione, che avviene  intorno al 13°-14° giorno a partire dal primo giorno di inizio delle ultime mestruazioni.
L’ovulazione è il momento in cui la cellula uovo, che è maturata all’interno di un follicolo ovarico, viene rilasciata e catturata da una delle due tube di Falloppio ed “aspetta” l’arrivo degli spermatozoi. Ma il periodo fertile non si limita ad il giorno dell’ovulazione. Tieni conto che gli spermatozoi sopravvivono nel collo dell’utero per 3-5 giorni mentre l’ovulo ha una durata di vita di 12-24 ore: quindi il periodo fertile va da circa 4/5 giorni prima dell’ovulazione a 24 ore dopo che questa ha avuto luogo. La massima fertilità statisticamente possibile è quindi tra l’11° ed il 15° giorno del ciclo. In pratica è il periodo a cavallo tra la fine della seconda settimana di ciclo e l’inizio della terza settimana di ciclo. L’immagine posta in alto a questo articolo vi può senza dubbio aiutare ad individuare il periodo fertile (evidenziato in azzurro).

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Se il tuo ciclo è irregolare

Tutto cambia se ci troviamo di fronte ad un ciclo irregolare: a quel punto è difficile capire quale sia il momento dell’ovulazione, anche se alcuni sistemi di calcolo possono aiutare la donna a capirlo, ecco i metodi più usati:

  • Temperatura basale: è la temperatura del corpo umano che si registra al momento del risveglio. Il progesterone, ormone prodotto a livello ovarico dal corpo luteo a ovulazione terminata, ha un effetto termogenico, cioè alza lievemente la temperatura corporea della donna. La registrazione della temperatura a partire dai primi giorni del ciclo su una tabella o un grafico, in commercio in molte farmacie, permette di individuare il periodo ovulatorio quando la temperatura si abbassa lievemente per poi aumentare di 0,3 gradi per effetto della produzione del progesterone. La metodica però è poco precisa e spesso di difficile interpretazione da parte della donna.
  • Muco cervicale. La quantità e la qualità della sostanza prodotta dalle ghiandole che si trovano nel canale cervicale cambiano durante il ciclo, ed è per questo che l’osservazione delle perdite vaginali può servire a monitorare l’ovulazione. In prossimità dell’ovulazione, il muco si presenta acquoso, trasparente e molto filante, simile all’albume, mentre diventa denso subito dopo l’ovulazione.
  • Stick ovulatori: venduti in farmacia, costituiscono un metodo fai da te più preciso. Questi test permettono di individuare il picco di Lh, l’ormone luteinizzante, che precede di 24-36 ore il momento dell’ovulazione, tuttavia il picco dell’Lh è una condizione necessaria ma non sufficiente per un’ovulazione corretta.

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Ricapitolando

  1. scopri il giorno della tua ovulazione (13° o 14° giorno se hai un ciclo regolare di 28 giorni);
  2. togli 4/5 giorni per avere l’inizio del periodo più fertile;
  3. aggiungi un giorno per avere l’inizio del periodo più fertile;
  4. se non sei riuscita a capire il giorno della tua ovulazione, usa i sistemi prima elencati o – ancora meglio – chiedi aiuto al tuo medico.

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Temperatura, voce, movimenti… Come cambia il tuo corpo quando sei triste o felice per qualcosa?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma TEMPERATURA VOCE MOVIMENTI CAMBIA CORPO TRISTE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari A.jpgQuando proviamo gioia e tristezza, il nostro corpo si modifica. La temperatura, la postura, i movimenti del corpo, la voce e le espressioni subiscono cambiamenti importanti che, se prolungati nel tempo, diventano segni indelebili. In questa pagina vedremo come cambia il nostro corpo in base alle emozioni che proviamo. Analizzeremo diversi fattori quali:

  • temperatura corporea;
  • postura;
  • movimenti;
  • voce;
  • mimica facciale.

Temperatura corporea

Quando sei felice:
Innalzamento della temperatura del corpo, coinvolge la totalità corporea. Nei casi della felicità di innamoramento la temperatura si concentra alla parte superiore.

Quando sei triste:
Abbassamento della temperatura corporea che coinvolge soprattutto gli arti. Nei casi di depressione la temperatura di tutto il corpo si abbassa ulteriormente.

Postura e movimenti corporei

Quando sei felice:
1)     Nella gioia sono frequenti i movimenti  di apertura
2)      La testa e il collo vengono tesi verso l’alto
3)      Spalle diritte e rilassate
4)      Arti superiori tendono verso l’esterno e verso l’alto – apertura
5)      Il tronco viene sollevato
6)    In generale, si assiste anche alla presenza di movimenti veloci e rapidi.

Quando sei triste:
1)      Nella tristezza si assumono posture di chiusura
2)      La testa e la mandibola si abbassano verso il petto
3)      Il tronco tende ad incurvarsi
4)      Le spalle tendono a incurvarsi
5)      In generale si assiste ad un rallentamento dei movimenti corporei. Quindi i movimenti del corpo sono lenti.

Voce e corde vocali

Quando sei felice:
Nella manifestazione della gioia si assiste ad un innalzamento dell’intensità e del tono, l’eloquio scorre più velocemente ed appare più fluido. 

Quando sei triste:
Nella tristezza si nota come la persona abbassi il tono e l’intensità della voce, come anche il ritmo dell’eloquio tende ad essere rallentato; in base all’intensità dell’emozione la voce può anche tremare. 

Volto e mimica facciale

Quando sei felice:
Nella gioia seguono i seguenti cambiamenti d’aspetto. Le rughe, provenienti dalle espressioni,  con gli anni si fissano sul volto.

Guance: Sollevate verso l’alto, dando origine alle “zampe di gallina”

Labbra: gli angoli esterni vengono sollevati e, a seconda dell’intensità, la bocca si può socchiudere o aprire lasciando scoperti i denti. Se si nota un sorriso che coinvolge solo la parte inferiore del viso, allora si è in presenza del “sorriso sociale”.

Quando sei triste:
La tristezza ha tipiche espressioni facciali.

Sopracciglia:  le estremità interne sono sollevate e convergenti, mentre quelle esterne puntano verso il basso. Si vedono le rughe tra le sopracciglia e nella parte centrale della fronte. Nella depressione queste rughe possono diventare più marcate e permanenti più facilmente.
Palpebre: la parte esterna della palpebra superiore tende verso il basso
Labbra e mento:  gli angoli della bocca tendono verso il basso.

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