I disturbi dell’inizio del sonno “per associazione” rientrano nel capitolo dei disturbi del sonno dell’età infantile.
Cause
I disturbi dell’ inizio del sonno per associazione possono essere definiti come quadri di insonnia che si instaurano in un bambino (peraltro normale per quanto riguarda le sue capacità di iniziare e mantenere il sonno) quando, nello stato di veglia che precede l’addormentamento, vengono improvvisamente a mancare oggetti, situazioni o cerimoniali (comunque condizionamenti) che normalmente accompagnano l’addormentamento stesso. Questi possono essere costituiti:
- da attivi interventi di chi gestisce il bambino, come ad esempio:
- cullarlo,
- tenerlo in braccio passeggiando per la stanza,
- canticchiargli una ninna-nanna,
- far oscillare ritmicamente la culla,
- portarlo a fare un breve giro in automobile;
- dalla percezione passiva di aspetti ripetitivi, come ad esempio:
- la costante presenza di una certa luce,
- la presenza di un apparecchio televisivo acceso,
- la stabilità della disposizione e dell’aspetto dell’ambiente e del letto in cui il bimbo è posto a dormire;
- dalla possibilità della fruizione di una gratificazione nel momento in cui il bimbo deve dormire, come ad esempio:
- la pronta disponibilità di un succhiotto o del biberon per l’intervento di un adulto appena il bimbo si sveglia.
Sintomi
Una transitoria superficializzazione del sonno, se non un vero e proprio risveglio, è fenomeno fisiologico nella notte di un bimbo dai 6 ai 36 mesi, anche se ripetuto 2-4 volte nel corso della notte stessa. La patologia del sonno si instaura nel momento in cui il bimbo, che si è svegliato, si rimetterebbe a dormire, ma non lo fa per l’assenza di un elemento «associativo» appreso che solitamente è presente. Va ricordato – perché diagnosi corrette di questo tipo di insonnia non vengano misconosciute – che il risveglio del bambino si può realizzare anche nel caso che l’interruzione dell’ «associazione» si realizzi in una I o II fase del sonno a onde lente, la cui presenza non impedisce la percezione del cambiamento e il conseguente risveglio.
Quadro polisonnografico
La struttura del sonno è particolarmente alterata nella parte centrale della notte, mentre la fase iniziale e finale del periodo notturno (caratterizzate solitamente, nel bambino
piccolo, da sonno a onde lente di tipo profondo – IV fase) non mostrano risvegli. Il bimbo piccolo si sveglia e piange fino a quando un adulto non interviene a ripristinare l’associazione.
Evoluzione
Nei primi mesi di vita i risvegli vengono ritenuti «normali» (fisiologici) dai genitori, successivamente sorge il sospetto che siano patologici: si rinforza comunque sempre il comportamento «associativo», per l’attenzione e la sollecitudine degli interventi delle
figure adulte; quando però i risvegli si protraggono nei mesi successivi (2-3 anni di età) il disturbo arrecato viene sopportato sempre peggio e la tensione che si crea può costituire un motivo di ulteriore peggioramento del sonno del bambino.
Diagnosi
La diagnosi di disturbo dell’inizio del sonno «per associazione» si può fare solo quando i risvegli nel corso della notte sono accompagnati dal pianto e sono di lunga durata, men-
tre cessano solo dopo che si è reinstaurata la condizione «associativa».
Terapia
L’intervento terapeutico tende ad essere solamente di tipo comportamentale, sostituendo le associazioni già instaurate con altre situazioni comunque presenti in occasione degli eventuali risvegli notturni; queste nuove associazioni si instaurano rendendole costantemente presenti nel corso della notte e ritardando progressivamente un intervento rassicurativo nelle notti successive in cui il bimbo si sveglia. Altri tipi di intervento (lasciar piangere il bimbo comunque fino a che non si riaddormenta da solo o programmare comunque dei risvegli provocati) sono sembrati troppo aggressivi e non altrettanto efficaci.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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