Traumi cardiaci penetranti e non penetranti

Due paramedici portano paziente in barella in ambulanza

Traumi cardiaci non penetranti

I traumi cardiaci chiusi costituiscono circa il 10% di tutte le patologie traumatiche del cuore. Le lesioni correlate al movimento secondarie a subitanea decelerazione del corpo (incidenti automobilistici) e a compressione della cassa toracica (per esempio impatto contro lo sterzo, colpo durante una performance atletica, manovre durante il massaggio cardiaco) sono le cause più frequenti di trauma chiuso al cuore.
Le alterazioni miocardiche vanno da piccole zone ecchimotiche nel subepicardio fino a lesioni transmurali con emorragia e necrosi miocardica. La pericardite è presente nella maggior parte dei pazienti e può essere complicata da una fissurazione o una rottura del pericardio o da tamponamento cardiaco. Complicanze meno frequenti comprendono la rottura del muscolo papillare o delle corde tendinee e la lacerazione coronarica. I pazienti sperimentano soprattutto un dolore precordiale simile a quello associato a infarto del miocardio. Tuttavia, il dolore muscoloscheletrico secondario a lesione della parete toracica può confondere il quadro clinico. Lo scompenso cardiaco con gesti zio è insolito a meno che la lesione miocardica non sia estesa o non si sia verificata una disfunzione valvolare. Con traumi gravi possono verificarsi aritmie ventricolari potenzialmente letali che sono causa frequente di decesso in tali pazienti. L’elettrocardiogramma evidenzia spesso anomalie aspecifiche di ripolarizzazione o alterazioni del segmento ST e dell’onda T tipiche della pericardite acuta.
Se la lesione miocardica è estesa è possibile che siano presenti un sopraslivellamento localizzato del segmento ST e onde Q patologiche. L’aumento della componente miocardica della creatinkinasi-MB (Creatine Kinase Muscle Band, CKMB) è a favore di una diagnosi di contusione cardiaca ma il suo
impiego diagnostico è limitato nei pazienti con trauma toracico massivo perché la frazione di CK-MB può essere elevata a causa di severa lesione muscolo-scheletrica. I marker più recenti di lesione miocardica, quali le troponine T e I, possono essere più specifici al fine di porre una diagnosi di
contusione del miocardio. L’ecocardiografia è un utile strumento non invasivo per valutare le anomalie della cinetica parietale, la disfunzione valvolare e la presenza di versamento pericardico emodinamicamente significativo.
Il trattamento dei pazienti con contusione cardiaca è simile a quello dell’infarto miocardico, con osservazione iniziale e successivo monitoraggio, a cui fa seguito un aumento graduale dell’attività fisica. Gli anticoagulanti e gli agenti trombolitici sono contro indicati a causa del rischio di emorragia nel mio-
cardio e nel sacco pericardico. La maggior parte dei pazienti che sopravvive alla lesione iniziale potrà avere un recupero parziale o completo della funzione miocardica. Tuttavia, i pazienti devono essere monitorati per le complicanze tardive che comprendono formazione di aneurisma, rottura dei muscoli papillari o della parete libera e aritmie significative.

Traumi cardiaci penetranti

I traumi cardiaci penetranti sono spesso l’effetto di violenza fisica secondaria a ferite da arma bianca o da fuoco. Ferite simili possono essere il risultato dello spostamento verso l’interno di frammenti ossei o di costole fratturate secondari al trauma chiuso della cassa toracica. I traumi iatrogeni possono verificarsi durante il posizionamento di cateteri o sistemi venosi centrali.
Nelle perforazioni traumatiche, il ventricolo destro è la camera cardiaca coinvolta più spesso per la sua localizzazione anteriore nel torace, ed è associato a lacerazione pericardica. I sintomi sono in relazione alla dimensione della ferita e alla natura della lesione pericardica concomitante. Se il pericardio rimane aperto, il sangue stravasato drena liberamente nel mediastino e nella cavità pleurica e i sintomi sono
correlati all’ emotorace che ne risulta. Se il sacco pericardico limita la perdita ematica, si verifica un tamponamento pericardico. In questa situazione, il trattamento comprende la pericardiocentesi d’urgenza, seguita dalla chiusura chirurgica della ferita emergente. Le ferite penetranti di piccola
dimensione ai ventricoli che non sono associate a danno cardiaco esteso presentano la percentuale di sopravvivenza più elevata. Le complicanze tardive comprendono pericardite cronica, aritmie, formazione di aneurisma e difetti del setto interventricolare.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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