Differenza tra ufficiale, sottufficiale e truppa

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA UFFICIALE SOTTUFFICIALE TRUPPA GRADO MILITARE SCHEMA DIVERSO GENERALE SUPERIORE INFERIORE RUOLO MARESCIALLI SERGENTI.jpgLa maggior parte degli eserciti moderni – tra cui quello italiano – riconosce tre categorie di personale. Queste sono codificate nelle convenzioni di Ginevra, che li distingue, non uniformemente, come:

  • ufficiali (compiti direttivi);
  • sottufficiali (compiti specialistici, tecnici e addestrativi);
  • truppa (compiti esecutivi).

Gli ufficiali si suddividono ulteriormente in:

  • ufficiali generali;
  • ufficiali superiori;
  • ufficiali inferiori.

Ufficiali generali

Gli ufficiali generali sono coloro a cui viene affidato il comando delle grandi unità operative, cioè quelle che possono raggiungere i loro obiettivi operando in maniera abbastanza autonoma. Ad esempio le brigate dell’esercito sono composte da sottounità provenienti da diverse specialità dell’esercito che rendono la grande unità completa. Quindi nella brigata i fanti combattono con il supporto di fuoco dell’artiglieria, con il supporto logistico del genio militare, e così via. Talvolta una delle specialità è fortemente preponderante nei confronti delle altre, in questi casi spesso si definiscono, ad esempio, brigata di fanteria o divisione di cavalleria. Stesso ragionamento si ha per le marine militari dove, ad esempio, l’equivalente della brigata è il gruppo navale, all’interno del quale vi sono unità navali d’alto mare specializzate in diversi settori come guerra antisommergibile, guerra antiaerea, ecc. Anche nelle aeronautiche militari la brigata aerea talvolta è una grande unità all’interno della quale troveremo velivoli specializzati nella caccia, nel bombardamento, nella ricognizione, nell’attacco al suolo e così via. Questo è il significato classico relativo alle grandi unità; tuttavia talvolta si usa ad esempio il termine brigata anche per indicare una sorta di grande reparto che raccoglie unità della stessa specialità, come per esempio una brigata di artiglieria o del genio militare. Altre volte si può utilizzare una tale denominazione per indicare una grande struttura territoriale che coordina quelle intermedie, come le divisioni territoriali dell’Arma dei Carabinieri. In ogni caso le grandi unità sono sempre comandate da ufficiali generali che hanno sempre rango dirigenziale. Ovviamente anche gli incarichi logistici e amministrativi di elevatissimo livello sono affidati a ufficiali generali. Attualmente nelle forze armate italiane gli ufficiali generali sono organizzati su quattro gradini gerarchici (nei carabinieri sono solo tre). A essi corrispondono i generali o gli ammiragli a una, due, tre o quattro stelle. In qualche forza armata straniera vi è un quinto gradino gerarchico riservato a promozioni onorifiche oppure a necessità tecniche derivanti da una eventuale mobilitazione generale (che comporterebbe un enorme aumento degli effettivi tramite l’arruolamento coatto dei cittadini o dei riservisti che hanno svolto il servizio di leva). Esempi di tali gradi apicali sono il Field Marshal (maresciallo di campo) dell’esercito inglese, il General of the Army (generale dell’Esercito) dell’esercito USA, il maréchal de France (maresciallo di Francia) per l’esercito francese e, fino alla seconda guerra mondiale, il maresciallo d’Italia per il Regio Esercito. Gradi analoghi sono talvolta previsti anche per le marine militari, quali grandammiraglio o ammiraglio della flotta e per le aeronautiche militari, quali maresciallo dell’aria.

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Ufficiali superiori

Gli ufficiali superiori sono coloro a cui viene affidato il comando delle singole pedine operative che compongono una grande unità. Trattasi, ad esempio, di reggimenti, battaglioni inquadrati in una brigata nel caso delle forze di terra, o del comando delle singole unità navali all’interno di un gruppo navale, oppure del comando di una base aerea nella quale è collocata parte di una brigata aerea, o infine del comando di una sotto unità territoriale inquadrata in una divisione territoriale. Sono affidati agli ufficiali superiori anche la direzione di unità logistiche o uffici amministrativi di un certo spessore. Spesso gli ufficiali superiori si trovano a coadiuvare gli ufficiali generali. Gli ufficiali superiori, in quasi tutte le forze armate mondiali, sono inquadrati su tre livelli gerarchici, e, a seconda dei casi, hanno rango dirigenziale o semplicemente direttivo. Partono dal grado di maggiore fino al colonnello.

Ufficiali inferiori

Gli ufficiali inferiori sono coloro a cui viene affidato il comando delle unità di minore entità. Essi possono anche essere posti alla direzione di uffici amministrativi o unità logistiche di limitata importanza, ma per lo più sono chiamati a coadiuvare gli ufficiali superiori. Solitamente gli ufficiali inferiori sono inquadrati in tre gradini gerarchici, tutti con ruolo direttivo. Partono dal grado di sottotenente fino al grado di capitano.

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Sottufficiali

I sottufficiali sono una categoria ibrida, con compiti tecnico-specialistico-addestrativi e coordinamento, essa ha comunque compiti diversificati a seconda delle nazioni e della struttura gerarchica. In Italia i sottufficiali (che formavano un’unica categoria fino alla grande riforma del 1995) di tutti i Corpi armati e le Forze armate dello Stato sono divisi in due ruoli, che nelle forze armate prendono il nome di:

  • ruolo marescialli (ruolo ispettori nella Polizia di Stato, nell’Arma dei Carabinieri e nella Guardia di Finanza);
  • ruolo sergenti (ruolo sovrintendenti nella Polizia di Stato e nella Guardia di Finanza).

Dopo le grandi riforme strutturali degli anni novanta, la differenza fondamentale consiste nel fatto che al ruolo sergenti accedono, tramite concorso interno seguito da apposito corso di specializzazione, coloro che hanno maturato una consistente esperienza tra i Graduati, mentre nel ruolo marescialli si può accedere anche da concorso pubblico/esterno se si è in possesso di un valido titolo di studio (in questo caso, però, sarà necessario superare un lungo corso di formazione e addestramento, solitamente triennale). I sottufficiali hanno mansioni differenti a seconda dei Ruoli. Sergenti e marescialli hanno una propria progressione di carriera indipendente, mentre prima del 1995 era possibile transitare dall’una all’altra; tuttavia i sergenti possono transitare nel ruolo marescialli superando un apposito concorso interno e con il requisito del diploma di scuola media secondaria. Ai sottufficiali, gerarchicamente inquadrati tra le categorie ufficiali e graduati, di cui costituiscono il principale raccordo, è affidato il comando di unità minori (in genere squadre e plotoni), o la direzione di sezioni logistiche o amministrative (officine meccaniche di reparto, sezioni lavori, ecc.), oppure in marina il comando di piccole unità navali, e in aeronautica la responsabilità dell’efficienza complessiva di un velivolo. Essi non hanno mai ruolo direttivo; tuttavia gli appartenenti ai gradi apicali del ruolo marescialli sono talvolta chiamati a svolgere funzioni direttive vicarie: come ad esempio i primi marescialli dell’Esercito possono assumere l’incarico di sottufficiale di compagnia / battaglione / reggimento assumendo funzioni di raccordo tra il personale dei ruoli marescialli, sergenti e truppa e la catena di comando (per quanto attiene disciplina, aspetto formale, ecc. come Il Command Sergeant Major delle FF.AA. USA) Inoltre i marescialli aiutanti sUPS dei Carabinieri, che svolgono mansioni di ufficiale di pubblica sicurezza nelle località che ne sono sprovviste. Più esattamente i Marescialli s.UPS soltanto quando sostituiscono un Ufficiale nel comando cui egli è preposto assumono la qualifica di Ufficiale di P.S. Ciò indipendentemente dalla presenza di altri Ufficiali di PS (Funzionari di Polizia o Sindaco in assenza dei primi) ma soltanto per il tempo in cui egli regge il Comando in assenza del titolare.

Truppa e graduati

La truppa è la categoria di base del personale militare, di cui costituisce la maggioranza. Ai suoi appartenenti è raramente affidato un incarico di comando o di coordinazione, e il loro compito in genere consiste nell’esecuzione di ordini ricevuti. Talvolta a coloro che nel ruolo truppa hanno una consistente esperienza e hanno dimostrato particolare affidabilità può essere affidato il comando della più piccola unità operativa (ad esempio il comando della squadra o di una pattuglia). In Italia la parola truppa era usata nel periodo della leva e talvolta in senso dispregiativo. Oggi per le forze armate professionali la legge parla di categoria dei volontari per l’Esercito, la Marina e l’Aeronautica. Dalla riforma della professionalizzazione delle Forze Armate, e l’aggiunta di numerose figure esecutive in servizio permanente, si è giunti a separare il personale volontario in ferma prefissata (VFP), ovvero a tempo determinato, con il personale volontario in servizio permanente (VSP), mantenendo la “Categoria della truppa” per i VFP e introducendo la Categoria dei graduati per i VSP (D. Lgs. 15 marzo 2010, n.66) ovvero la Categoria appuntati e carabinieri per l’Arma dei carabinieri e la categoria appuntati e finanzieri per la Guardia di finanza. Di fatto, in Italia, il solo personale inserito nella Categoria della truppa è quello appartenente ai volontari in ferma prefissata dell’Esercito, della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare, mentre non esiste una categoria equivalente per l’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

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Addio infradito, arriva l’invenzione per camminare scalzi ovunque

MEDICINA ONLINE INFRADITO CAMMINARE SCALZI NAKEFIT.jpgCamminare su una spiaggia assolata senza ciabatte, è una esperienza… fastidiosa! Ma da oggi nessun problema perché una start up italiana ha ideato un modo geniale per camminare su qualsiasi superficie senza bruciarsi o farsi male. Il prodotto consiste in un paio di suole che si attacca alla pianta del piede e le rendono delle superfici gommate per muoversi ovunque.

Nakefit – questo il nome del prodotto – sono delle suole adesive che permettono di camminare liberamente dove si vuole, senza dover indossare le scarpe. Non importa se vi troviate in spiaggia, in piscina, sulle rocce o alle terme, Nakefit sono perfette per tutte le superfici e le pavimentazioni e vi consentono di non portare con voi altre scarpe di ricambio, infradito o protezioni. Le suole sono facili da indossare, da togliere, resistenti all’acqua e ai tagli, elastiche, anti-scivolo e proteggono il piede da qualsiasi batterio o incidente.

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Differenza tra popolo e popolazione

MEDICINA ONLINE MONDO SPAZIO SFERA TERRA PIANETA UNIVERSO DIO ROMA MILANO EUROPA NAZIONE STATO MARI LUCE SOLE NASA LUNA STELLA SATELLITE PERSONE UMANITA STORIA SPACE UNIVERSE PLANET EARTPopolo e popolazione, spesso, vengono utilizzati come sinonimi. In effetti, i termini hanno un significato diverso da quello per il quale vengono usati indifferentemente. Dietro la semplice parola “popolo” esiste la storia di uomini che, per arrivare ad essere considerati tali, hanno lottato e creduto in un ideale. Il popolo, infatti, è un insieme individui che sono cittadini di uno stato di cui ne detengono la sovranità. Questo potere lo esercitano tramite l’elezione dei propri rappresentati in sede di governo che amministrano settori importanti come sanità, istruzione, difesa e ordine pubblico tramite forze di polizia. Popolazione, invece, è l’insieme di persone presenti sul territorio dello Stato.

Il popolo, quindi, comprende persone che si sentono legate da un passato trascorso su un territorio, condividendo tradizioni e vicende storiche di quest’ultimo. Il significato è abbastanza complesso. Si pensi a quante lotte e rivoluzioni sono state fatte in nome dell’affermazione di un’identità territoriale. Il popolo sente questo sentimento di comunione tra individui che insieme hanno dato vita a una storia. Per questo non è da confondere con popolazione. Quest’ultimo è un termine di vedute più larghe. Per questo, è necessaria una corretta distinzione tra popolo e popolazione.

La popolazione fa riferimento ad individui che abitano un territorio. Un esempio concreto è dato dal termine popolazione mondiale. Persone, quindi che abitano il pianeta ma che non necessariamente sono legate da comuni ideali. Il termine popolazione di un territorio è più geografico. In un paese, molti individui ci abitano per motivi di studio o lavoro ma non ne sono cittadini. Quindi, in quel momento contribuiscono a rappresentare la popolazione. Il termine è propriamente geografico che non implica coinvolgimenti sentimentali o ideali. Il censimento, ad esempio, è un mezzo attraverso il quale si monitorizza la popolazione. Tramite esso si ha una visione globale dell’andamento del territorio su cui lo Stato ha la sovranità e delle persone che lo abitano.

La corretta distinzione tra popolo e popolazione è utile anche a capire cosa significa il termine “Ogni popolo ha il diritto ad affermarsi come nazione”. Questa frase è scritta nella Dichiarazione Universale dei Diritti Collettivi dei Popoli. L’affermazione indica che il popolo deve avere organizzato anche politicamente. Per avere ordine sociale ed economico e progredire ci deve essere un’adeguata separazione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. Il popolo stesso, tramite la sovranità di cui dispone, elegge i propri rappresentanti deputati a svolgere queste funzioni.

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Differenza tra ortogonale e perpendicolare

MEDICINA ONLINE STUDIO STUDIARE LIBRO LEGGERE LETTURA BIBLIOTECA BIBLIOGRA LIBRERIA QUI INTELLIGENTE NERD SECCHIONE ESAMI 30 LODE UNIVERSITA SCUOLA COMPITO VERIFICA INTERROGAZIONE ORALE SCRITTO Library PICTURE HD WALLPAPERChe differenza c’è tra ortogonale e perpendicolare? Per i comuni mortali, nessuna. Siamo infatti tutti portati a conoscere le due parole come sinonimi e, in effetti, solo se si fanno studi avanzati di matematica è possibile scoprire la leggera differenza che si può verificare solo in rarissimi casi. Negli studi quotidiani e di base quando si parla di ortogonale ci si riferisce a due enti che tra loro formano tra loro un angolo retto. Quando invece si parla di perpendicolare, sempre in geometria, ci si riferisce a una relazione fra rette che porta alla formazione di quattro angoli uguali.

La differenza che c’è tra ortogonale e perpendicolare può essere fatta solo se prendiamo come riferimento prima il piano e poi lo spazio. Nel piano infatti le rette ortogonali sono per forza anche perpendicolari mentre invece nello spazio le rette ortogonali non sono per forza perpendicolari. Ecco quindi che non è tanto il concetto che cambia quanto lo spazio di applicazione che elimina l’uguaglianza tra ortogonale e perpendicolare. Ciò che noi sappiamo con certezza però è che quattro angoli che si formano da rette perpendicolari sono per forza angoli retti e quindi ecco che ortogonale e perpendicolare coincidono.

La differenza che c’è tra ortogonale e perpendicolare non è quindi da noi avvertita: un angolo giro misura 360 gradi. A formare un angolo giro ci troveremo quindi 4 angoli retti (quindi di 90 gradi) che escono fuori dall’unione di due rette in un piano che devono per forza essere perpendicolari e quindi ortogonali, altrimenti non riusciremmo mai ad avere 4 angoli uguali. Al massimo, avremmo i due angoli opposti uguali ma non riusciremmo mai ad ottenere tutti e 4 gli angoli uguali. Geometria deduttiva oltre che calcoli semplici anche da poter fare a mente. Imparare la matematica, d’altronde, è un continuo ragionamento e deduzione.

Per logica quindi, possiamo sottolineare e riaffermare che la differenza che c’è tra ortogonale e perpendicolare non esiste. C’è in studi avanzati e ci basta sapere questo. Lasciamo i calcoli agli ingegneri , i fisici, i matematici e tutti quelli che hanno scelto di vivere di formule e numeri. A noi una sola certezza: nel vocabolario della lingua italiana troveremo sempre ortogonale come sinonimo di perpendicolare e perpendicolare come sinonimo di ortogonale. Ai posteri l’ardua sentenza: il resto è ancora tutto da scoprire.

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Quando inizia e finisce la primavera?

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Plastica Benessere Dietologo Nutrizionista Roma Cellulite Sessuologia Ecografie DermatologiaSmettere di fumare Dimagrire 10 mila passi al giornoLa primavera, quest’anno, inizia il 20 marzo alle ore 11:29 italiane (alle 10:29 UTC, ossia tempo coordinato universale, abbreviazione dell’inglese Coordinated Universal Time) e finisce il 21 giugno.

Siamo abituati a pensare che la primavera inizi il 21 marzo. In realtà non è così! L’inizio ufficiale di una stagione si stabilisce, infatti, a partire dalla posizione della Terra rispetto al Sole.

La primavera astronomica inizia il giorno dell’equinozio. La parola equinozio deriva dal latino”equi -noctis” e significa “notte uguale” al dì.  Si realizza quando la Terra raggiunge quel punto dell’orbita in cui il Sole si trova a picco sull’Equatore, mentre si trova sull’orizzonte sia al Polo Nord che al Polo Sud. Si verifica nel mese di marzo (Equinozio di Primavera) e nel mese di settembre (Equinozio d’Autunno).

Questo momento speciale varia ogni anno ma si verifica quasi sempre (per quanto riguarda la primavera) il 20 marzo e non il 21 come comunemente si crede, a orari diversi. La variazione, a volte di poche ore, è dovuta al graduale scarto che c’è tra il tempo solare e il nostro calendario. Uno scarto che ha portato alla creazione degli anni bisestistili.

Oggi abbiamo quindi l’inizio della primavera astronomica mentre quella meteorologica è cominciata già i primi di marzo. 

  • L’estate, quest’anno, busserà alle porte il 21 giugno, alle ore 6:24 italiane.
  • L’autunno farà capolino con le sue foglie e le castagne, il 22 settembre alle ore 22:02 italiane.
  • L’inverno che abbiamo appena lasciato alle spalle si ripresenterà puntuale il 21 dicembre alle ore 17:28.

Una curiosità: nel calendario giuliano, precedente all’attuale gregoriano, l’equinozio di primavera cadeva il 25 marzo!

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Differenza tra re ed imperatore

MEDICINA ONLINE STUDIO STUDIARE LIBRO LEGGERE LETTURA BIBLIOTECA BIBLIOGRA LIBRERIA QUI INTELLIGENTE NERD SECCHIONE ESAMI 30 LODE UNIVERSITA SCUOLA COMPITO VERIFICA INTERROGAZIONE ORALE SCRITTO Library PICTURE HD WALLPAPERIn molti si chiedono quale differenza c’è tra re e imperatore. Si tratta di una domanda che spesso riceve risposte contrastanti, ma per sapere la vera etimologia basta andare a ritroso nel tempo e conoscere la storia. Infatti le figure monarchiche non sono presenti come in passato e comunque non hanno il potere decisionale come alcuni secoli fa. Vedasi la Regina Elisabetta II del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord oppure Filippo VI di Borbone Re di Spagna, entrambi affiancati dal Primo ministro e dal Presidente del Governo. Proprio analizzando queste due figure si può cominciare a capire la sostanziale differenza che c’è tra re e imperatore.

La Regina Elisabetta è insignita del titolo di regina perché governa solo sulla madrepatria, ovvero l’Inghilterra. Il suo predecessore, Giorgio VI, è stato l’ultimo a vantare anche il ruolo d’Imperatore d’India, fino all’indipendenza dello stato asiatico nel 1948. Difatti il regno inglese era chiamato Impero britannico. Quindi secondo questa tesi il termine imperatore è utilizzato per indicare quei sovrani che regnano anche in paesi diversi dalla propria nazione natale. Molto spesso negli stati di un impero venivano imposte le tradizioni della madrepatria, infatti in India, in Australia, in Sudafrica e in altri stati del Commonwealth vige la regola della guida sulla sinistra.

Anche l’Italia ebbe una situazione simile quando, nel periodo del colonialismo, conquistò gli stati africani dell’Etiopia, della Libia, dell’Eritrea e della Somalia. Nel 1936 il Re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia venne nominato Imperatore dell’Etiopia dopo una solenne cerimonia. Questi sono imperi abbastanza moderni, ma anche andando molto più indietro s’incontrano situazioni simili, basti pensare all’Impero Romano o al Sacro Romano Impero.

Esiste però un’altra teoria sulla differenza tra re e imperatore, basata su ragioni prettamente storiche. Il termine latino “Imperator” venne utilizzato per la prima volta da Ottaviano Augusto, che per l’appunto è ricordato come il primo Imperatore romano. Egli preferì utilizzare questa dicitura (derivante da gergo militare) per evitare rappresaglie da parte di qualche scontento, memore del trattamento ricevuto da suo padre adottivo Gaio Giulio Cesare. Quindi l’Imperator comandava l’esercito dello Stato basato su una sorta di Repubblica.

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Sposa muore in un incidente aereo mentre va all’altare

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Il volo doveva durare meno di mezz’ora, per 25 minuti tutto è andato benissimo, poi a 2 chilometri dal luogo della cerimonia l’elicottero si è schiantato contro una foresta piena di alberi e sono morti tutti: la sposa e suo fratello, il pilota e la fotografa. La notizia è stata divulgata solo adesso, a distanza di un anno perché adesso è stato ritrovato il video estratto dalla fotocamera della fotografa. Jornal de Notìcias ha scritto che le autorità stanno cercando di capire cosa è accaduto, pare che le cause siano imputabili ad un errore umano ma ci sarà modo di accertarlo.

Il giorno più bello della vita di questa coppia si è trasformato in un vero incubo.

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Differenza tra mito, fiaba e favola: esempi e caratteristiche

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo IL MALE PUO ESSERE SCONFITTO Cibo Dieta Chirurgia Estetica Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Massaggio Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Peso Seno Sessuologia Pene Laser Filler Rughe BotulinoIl mito costituisce un’antica forma di narrazione orale investita di sacralità, precedente all’invenzione della scrittura, nata presso i popoli primitivi per spiegare, attraverso le imprese di eroi e dei, le origini dell’universo e dell’uomo e i fenomeni naturali. Gli eventi straordinari e meravigliosi rivelavano messaggi religiosi, ma sono anche profondamente legati all’esigenza di spiegare l’animo umano. Nel dire che il mito è una narrazione “investita di sacralità” si intende che esso viene considerato verità di fede e che gli viene attribuito un significato religioso o spirituale. Ciò naturalmente non implica né che la narrazione sia vera, né che sia falsa.

La favola è una narrazione breve, di origine orale e popolare, i cui protagonisti sono animali che agiscono, pensano e parlano come gli umani. Essi rappresentano, infatti, vizi e virtù dell’umanità. Iniziatore del genere favolistico fu il greco Esopo, seguito poi dal latino Fedro. Le loro opere sono state poi riprese dal francese La Fontaine. Il genere si è diffuso soprattutto come letteratura per bambini. L’intento narrativo è comunicare un insegnamento ed educare. La morale fornisce spesso norme di comportamento. Il messaggio della favola è sostanzialmente pessimistico sull’umanità, e spesso nella favola si ha la vittoria del più forte sul debole.

Le fiabe risalgono ai tempi degli uomini antichi dove. durante i riti di iniziazione, cioè del passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta, gli anziani raccontavano storie fantastiche. Le fiabe sono caratterizzate dal lieto fine, la cui funzione educativa era quella di fornire speranza per superare le difficoltà della vita. I personaggi sono statici, cioè non si evolvono durante il corso della vicenda, e compiono imprese straordinarie grazie alla presenza di esseri soprannaturali. Le fiabe sono state tramandate oralmente e i testi che oggi possediamo sono soprattutto trascrizioni ottocentesche.

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