Differenza tra ufficiale, sottufficiale e truppa

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA UFFICIALE SOTTUFFICIALE TRUPPA GRADO MILITARE SCHEMA DIVERSO GENERALE SUPERIORE INFERIORE RUOLO MARESCIALLI SERGENTI.jpgLa maggior parte degli eserciti moderni – tra cui quello italiano – riconosce tre categorie di personale. Queste sono codificate nelle convenzioni di Ginevra, che li distingue, non uniformemente, come:

  • ufficiali (compiti direttivi);
  • sottufficiali (compiti specialistici, tecnici e addestrativi);
  • truppa (compiti esecutivi).

Gli ufficiali si suddividono ulteriormente in:

  • ufficiali generali;
  • ufficiali superiori;
  • ufficiali inferiori.

Ufficiali generali

Gli ufficiali generali sono coloro a cui viene affidato il comando delle grandi unità operative, cioè quelle che possono raggiungere i loro obiettivi operando in maniera abbastanza autonoma. Ad esempio le brigate dell’esercito sono composte da sottounità provenienti da diverse specialità dell’esercito che rendono la grande unità completa. Quindi nella brigata i fanti combattono con il supporto di fuoco dell’artiglieria, con il supporto logistico del genio militare, e così via. Talvolta una delle specialità è fortemente preponderante nei confronti delle altre, in questi casi spesso si definiscono, ad esempio, brigata di fanteria o divisione di cavalleria. Stesso ragionamento si ha per le marine militari dove, ad esempio, l’equivalente della brigata è il gruppo navale, all’interno del quale vi sono unità navali d’alto mare specializzate in diversi settori come guerra antisommergibile, guerra antiaerea, ecc. Anche nelle aeronautiche militari la brigata aerea talvolta è una grande unità all’interno della quale troveremo velivoli specializzati nella caccia, nel bombardamento, nella ricognizione, nell’attacco al suolo e così via. Questo è il significato classico relativo alle grandi unità; tuttavia talvolta si usa ad esempio il termine brigata anche per indicare una sorta di grande reparto che raccoglie unità della stessa specialità, come per esempio una brigata di artiglieria o del genio militare. Altre volte si può utilizzare una tale denominazione per indicare una grande struttura territoriale che coordina quelle intermedie, come le divisioni territoriali dell’Arma dei Carabinieri. In ogni caso le grandi unità sono sempre comandate da ufficiali generali che hanno sempre rango dirigenziale. Ovviamente anche gli incarichi logistici e amministrativi di elevatissimo livello sono affidati a ufficiali generali. Attualmente nelle forze armate italiane gli ufficiali generali sono organizzati su quattro gradini gerarchici (nei carabinieri sono solo tre). A essi corrispondono i generali o gli ammiragli a una, due, tre o quattro stelle. In qualche forza armata straniera vi è un quinto gradino gerarchico riservato a promozioni onorifiche oppure a necessità tecniche derivanti da una eventuale mobilitazione generale (che comporterebbe un enorme aumento degli effettivi tramite l’arruolamento coatto dei cittadini o dei riservisti che hanno svolto il servizio di leva). Esempi di tali gradi apicali sono il Field Marshal (maresciallo di campo) dell’esercito inglese, il General of the Army (generale dell’Esercito) dell’esercito USA, il maréchal de France (maresciallo di Francia) per l’esercito francese e, fino alla seconda guerra mondiale, il maresciallo d’Italia per il Regio Esercito. Gradi analoghi sono talvolta previsti anche per le marine militari, quali grandammiraglio o ammiraglio della flotta e per le aeronautiche militari, quali maresciallo dell’aria.

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Ufficiali superiori

Gli ufficiali superiori sono coloro a cui viene affidato il comando delle singole pedine operative che compongono una grande unità. Trattasi, ad esempio, di reggimenti, battaglioni inquadrati in una brigata nel caso delle forze di terra, o del comando delle singole unità navali all’interno di un gruppo navale, oppure del comando di una base aerea nella quale è collocata parte di una brigata aerea, o infine del comando di una sotto unità territoriale inquadrata in una divisione territoriale. Sono affidati agli ufficiali superiori anche la direzione di unità logistiche o uffici amministrativi di un certo spessore. Spesso gli ufficiali superiori si trovano a coadiuvare gli ufficiali generali. Gli ufficiali superiori, in quasi tutte le forze armate mondiali, sono inquadrati su tre livelli gerarchici, e, a seconda dei casi, hanno rango dirigenziale o semplicemente direttivo. Partono dal grado di maggiore fino al colonnello.

Ufficiali inferiori

Gli ufficiali inferiori sono coloro a cui viene affidato il comando delle unità di minore entità. Essi possono anche essere posti alla direzione di uffici amministrativi o unità logistiche di limitata importanza, ma per lo più sono chiamati a coadiuvare gli ufficiali superiori. Solitamente gli ufficiali inferiori sono inquadrati in tre gradini gerarchici, tutti con ruolo direttivo. Partono dal grado di sottotenente fino al grado di capitano.

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Sottufficiali

I sottufficiali sono una categoria ibrida, con compiti tecnico-specialistico-addestrativi e coordinamento, essa ha comunque compiti diversificati a seconda delle nazioni e della struttura gerarchica. In Italia i sottufficiali (che formavano un’unica categoria fino alla grande riforma del 1995) di tutti i Corpi armati e le Forze armate dello Stato sono divisi in due ruoli, che nelle forze armate prendono il nome di:

  • ruolo marescialli (ruolo ispettori nella Polizia di Stato, nell’Arma dei Carabinieri e nella Guardia di Finanza);
  • ruolo sergenti (ruolo sovrintendenti nella Polizia di Stato e nella Guardia di Finanza).

Dopo le grandi riforme strutturali degli anni novanta, la differenza fondamentale consiste nel fatto che al ruolo sergenti accedono, tramite concorso interno seguito da apposito corso di specializzazione, coloro che hanno maturato una consistente esperienza tra i Graduati, mentre nel ruolo marescialli si può accedere anche da concorso pubblico/esterno se si è in possesso di un valido titolo di studio (in questo caso, però, sarà necessario superare un lungo corso di formazione e addestramento, solitamente triennale). I sottufficiali hanno mansioni differenti a seconda dei Ruoli. Sergenti e marescialli hanno una propria progressione di carriera indipendente, mentre prima del 1995 era possibile transitare dall’una all’altra; tuttavia i sergenti possono transitare nel ruolo marescialli superando un apposito concorso interno e con il requisito del diploma di scuola media secondaria. Ai sottufficiali, gerarchicamente inquadrati tra le categorie ufficiali e graduati, di cui costituiscono il principale raccordo, è affidato il comando di unità minori (in genere squadre e plotoni), o la direzione di sezioni logistiche o amministrative (officine meccaniche di reparto, sezioni lavori, ecc.), oppure in marina il comando di piccole unità navali, e in aeronautica la responsabilità dell’efficienza complessiva di un velivolo. Essi non hanno mai ruolo direttivo; tuttavia gli appartenenti ai gradi apicali del ruolo marescialli sono talvolta chiamati a svolgere funzioni direttive vicarie: come ad esempio i primi marescialli dell’Esercito possono assumere l’incarico di sottufficiale di compagnia / battaglione / reggimento assumendo funzioni di raccordo tra il personale dei ruoli marescialli, sergenti e truppa e la catena di comando (per quanto attiene disciplina, aspetto formale, ecc. come Il Command Sergeant Major delle FF.AA. USA) Inoltre i marescialli aiutanti sUPS dei Carabinieri, che svolgono mansioni di ufficiale di pubblica sicurezza nelle località che ne sono sprovviste. Più esattamente i Marescialli s.UPS soltanto quando sostituiscono un Ufficiale nel comando cui egli è preposto assumono la qualifica di Ufficiale di P.S. Ciò indipendentemente dalla presenza di altri Ufficiali di PS (Funzionari di Polizia o Sindaco in assenza dei primi) ma soltanto per il tempo in cui egli regge il Comando in assenza del titolare.

Truppa e graduati

La truppa è la categoria di base del personale militare, di cui costituisce la maggioranza. Ai suoi appartenenti è raramente affidato un incarico di comando o di coordinazione, e il loro compito in genere consiste nell’esecuzione di ordini ricevuti. Talvolta a coloro che nel ruolo truppa hanno una consistente esperienza e hanno dimostrato particolare affidabilità può essere affidato il comando della più piccola unità operativa (ad esempio il comando della squadra o di una pattuglia). In Italia la parola truppa era usata nel periodo della leva e talvolta in senso dispregiativo. Oggi per le forze armate professionali la legge parla di categoria dei volontari per l’Esercito, la Marina e l’Aeronautica. Dalla riforma della professionalizzazione delle Forze Armate, e l’aggiunta di numerose figure esecutive in servizio permanente, si è giunti a separare il personale volontario in ferma prefissata (VFP), ovvero a tempo determinato, con il personale volontario in servizio permanente (VSP), mantenendo la “Categoria della truppa” per i VFP e introducendo la Categoria dei graduati per i VSP (D. Lgs. 15 marzo 2010, n.66) ovvero la Categoria appuntati e carabinieri per l’Arma dei carabinieri e la categoria appuntati e finanzieri per la Guardia di finanza. Di fatto, in Italia, il solo personale inserito nella Categoria della truppa è quello appartenente ai volontari in ferma prefissata dell’Esercito, della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare, mentre non esiste una categoria equivalente per l’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

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Differenza tra ustione di primo, secondo, terzo e quarto grado

L’ustione è una lesione dei tessuti tegumentari (pelle ed annessi cutanei) provocata dall’azione di calore, sostanze chimiche, corrente elettrica o radiazioni. Possono essere di varia entità secondo l’intensità della temperatura, la durata del contatto e lo stato fisico della sostanza ustionante (solida, liquida o gassosa); in relazione alla gravità vengono distinte in gruppi:

1) Ustioni di primo grado (ustione epidermica o superficiale)
Le ustioni di primo grado, anche chiamate epidermiche o superficiali, sono le più lievi perché la lesione è limitata allo strato più superficiale della pelle; determinano la comparsa sulla cute di un semplice arrossamento (eritema) accompagnato da un dolore bruciante ma sopportabile e guariscono spontaneamente e rapidamente senza lasciare cicatrici sulla pelle.

2) Ustioni di secondo grado (ustione dermica o a spessore parziale)
Le ustioni di secondo grado, anche chiamate dermiche o a spessore parziale, sono quel tipo di ustioni in cui oltre ad essere interessato lo strato superficiale della pelle vi è un coinvolgimento anche dello strato di tessuto sottostante; queste ustioni causano un’intensa infiammazione cutanea, gonfiore e formazione di vescicole ripiene di liquido (flittene), sono molto dolorose e la guarigione è molto lenta. Le ustioni di secondo grado, possono essere ulteriormente divise in:

  • ustione dermica superficiale: interessa epidermide ed il solo lo strato più superficiale del derma;
  • ustione dermica intermedia: interessa epidermide e parte del derma;
  • ustione dermica profonda: interessa l’epidermide e l’intero strato tissutale sottostante con compromissione di follicoli piliferi e ghiandole sudoripare.

3) Ustioni di terzo grado (ustione a tutto spessore)
Le ustioni di terzo grado, anche chiamate a tutto spessore, sono ustioni molto gravi in quanto vi è un interessamento profondo dei tessuti; la pelle appare annerita, fredda, secca e dura, non è presente dolore per la distruzione delle terminazioni nervose e la guarigione richiede tempi lunghi lasciando cicatrici permanenti che possono richiedere interventi di chirurgia plastica. Se l’ustione è particolarmente estesa, può mettere a rischio la vita del paziente.

4) Ustioni di quarto grado
Le ustioni di quarto grado sono le più invasive: comportano lesioni di diversa gravità ai tessuti più profondi, come muscoli o ossa, determinando spesso la necessità di amputazione. Anche in questo tipo di ustione, come in quella di terzo grado, non si prova dolore nella zona interessata e, se estesa, mette a rischio la vita del paziente.

MEDICINA ONLINE USTIONE PRIMO SECONDO TERZO GRADO 1 2 3 TIPI.png

Tipo Strati coinvolti Aspetto Consistenza Sensazione Tempo di guarigione Prognosi Esempio
Superficiale (primo grado) Epidermide Rossore senza vesciche Secca Dolorosa 5-10 giorni Ottima guarigione; scottature ripetute aumentano il rischio di melanoma Sunburn.jpg
Spessore parziale superficiale (secondo grado) Si estende al derma superficiale (papillare) Rossastro con vesciche chiare Umido Molto doloroso Tra le 2 e le 3 settimane Infezione locale/cellulite ma generalmente nessuno sfregio Scaldburn.jpg
Spessore parziale profondo (secondo grado) Si estende nel derma profondo (reticolare) Giallo o bianco; possibile formazione di vesciche Abbastanza secca Pressione e disagio, il dolore può essere assente 3-8 settimane Cicatrici, contratture (può richiedere l’escissione e innesti cutanei) Major-2nd-degree-burn.jpg
A tutto spessore (terzo grado) Si estende su tutto il derma Rigido e bianco/marrone/nero; nessuno sbiancamento Come il cuoio Senza dolore Molto lunga (mesi) e incompleta; necessità di autotrapianto o trapianto di tessuto epidermico sintetico Cicatrici, contratture, amputazione (raccomandata escissione precoce) 8-day-old-3rd-degree-burn.jpg
Quarto grado Si estende per tutta la pelle fino all’adipe, ai muscoli e alle ossa Nero; carbonizzato con escara Secca Senza dolore Richiede escissione Amputazione, significativa compromissione funzionale e, in alcuni casi, decesso Ожог кисть.jpg

Fonti di calore

Le più comuni sono: fuoco e liquidi. Altre sono: metalli caldi, sostanze chimiche tossiche (in questo caso si parla di causticazione) o corrente elettrica ad alto voltaggio. Essi possono agire per irradiazione (raggi solari, fiamme, vapori) o per contatto diretto (liquidi bollenti, infiammabili, corpi solidi, corrente elettrica). Le cause più frequenti di ustione sono: gli infortuni sul lavoro; seguono gli incidenti domestici (soprattutto bambini e anziani). Gli agenti eziologici dell’ustione variano con l’età. Essi condizionano l’entità e la gravità della lesione termica.

ETA(anni) CAUSA DI USTIONE
< 3 scottature
3-14 incendio di vestiario
5-60 incidenti sul lavoro
>60 incendio di abitazione, perdita di coscienza vicino a fonti di calore, fumare a letto

Superficie interessata dall’ustione
La gravità dell’ustione non si giudica solamente dalla profondità ma anche dall’estensione delle lesioni e dalla localizzazione della zona colpita. Una ustione di terzo grado che interessa un’area molto piccola, è ad esempio meno grave di una ustione di secondo grado che interessa il 70% della superficie corporea. Una ustione di media entità, ma molto estesa, può infatti produrre una maggior disidratazione ed anche un iperfunzionamento del metabolismo corporeo per la gran dispersione di calore che avviene attraverso la regione corporea non ricoperta dalla pelle andata distrutta. Iperfunzionamento che induce catabolismo di proteine e grassi trasformati in glucidi e quindi gravi problemi di malnutrizione. Per un rapido calcolo della superficie corporea interessata da una ustione, si usa spesso in medicina d’urgenza la “regola del 9”.

Altri fattori di gravità
Oltre al grado e all’estensione, in terzo luogo la gravità di un’ustione dipende dalla sede corporea interessata (zone ricoperte di peli e da uno strato cutaneo più spesso proteggono meglio di quelle glabre con pelle sottile, come le superfici flessorie e le pieghe articolari), ma anche dalle condizioni generali dell’infortunato:

  • età (i più a rischio sono i bambini piccoli e gli anziani);
  • condizioni fisiche e lesioni concomitanti (fattori aggravanti l’ustione sono la contemporanea presenza di traumi cranici, fratture, disidratazione corporea);
  • malattie preesistenti (è più pericolosa in presenza di cardiomiopatie, broncopneumopatie, diabete e malattie epatiche o renali).

Shock da ustione
Se le ustioni sono molto estese, sia in superficie che in profondità, si può instaurare una sofferenza generale che prende il nome di “shock da ustione”, a tal proposito leggi: Shock da ustione: cos’è, quando si verifica e quali sintomi provoca

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Dolore: come si misura? La scala visiva e numerica verbale

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma DOLORE COSE DA COSA E CAUSATO TIPI DI ES Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneIl dolore è il più diffuso tra i sintomi, eppure non esistono strumenti capaci di misurare il dolore. Ognuno di noi ha un metro di giudizio e percezione del dolore. La sua valutazione, quindi, viene fatta ponendo attenzione alla descrizione che il paziente fornisce al medico del proprio dolore. L’intensità viene valutata lieve, moderata, forte, atroce, fino a dire: “il più forte dolore mai provato!” Può inoltre essere pulsante, bruciante, lancinante, fastidioso. Esiste comunque un sistema “analogico” (visivo e numerico), molto utile, dove il dolore viene rappresentato da una linea retta di 10 cm che unisce due punti numerati – 0 all’inizio e 10 alla fine – che simboleggiano rispettivamente l’assenza di dolore e il massimo dolore immaginabile. Ma vediamoli nel dettaglio:

  • la scala analogica visiva (VAS) è la rappresentazione visiva dell’ampiezza del dolore che un paziente crede di avvertire. Questa scala può assumere diverse forme, sia come scala del dolore che come scala di sollievo del dolore. L’ampiezza è rappresentata da una linea, solitamente lunga 10 cm, con o senza tacche in corrispondenza di ciascun centimetro. La lunghezza ottimale per misurare il dolore sembra essere 10 cm. Un’estremità indica I’assenza di dolore, mentre l’altra rappresenta il peggiore dolore immaginabile. La scala viene compilata dal paziente, al quale viene chiesto di tracciare sulla linea un segno che rappresenti il livello di dolore provato. La distanza misurata in millimetri, partendo dall’estremità che indica l’assenza di dolore, rappresenta la misura della particolare modalità da quantificare. Questa prova può essere facilmente ripetuta nel tempo. La VAS può essere utilizzata per valutare il dolore in momenti specifici, ma fornisce risultati più attendibili quando è limitata all’esperienza del dolore in corso piuttosto che al ricordo di un’esperienza precedente. Una variante della VAS è la scala di sollievo del dolore, per la quale gli estremi definiscono appunto il grado di sollievo. Al paziente viene chiesto di segnare, sulla linea fra i due estremi, l’entità del dolore rispetto a un momento precedente: nessun sollievo corrisponde allo 0 per cento e il sollievo completo al 100 per cento.
  • La scala numerica verbale (VNS) è una semplice scala di valutazione del dolore, molto simile alla VAS. È anch’essa lineare e viene facilmente compresa dal paziente che sceglie semplicemente un numero fra 0 (nessun dolore) e 10 (il peggiore dolore immaginabile) per rappresentare il livello di dolore. La VNS elimina la necessità della coordinazione visiva e motoria richiesta per eseguire la VAS e offre quindi maggiori possibilità di completamento. Sembra più utile della VAS per la misurazione nell’immediato periodo postoperatorio. Un’altra scala di sollievo del dolore costituisce una variante della scala numerica verbale. Gli estremi definiscono il grado di sollievo del dolore; lo zero indica nessun sollievo, mentre il dieci indica un sollievo completo.

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Scopri come inquadrare la tua cellulite in una delle fasi della sua evoluzione: è il primo passo necessario per contrastarla in maniera realmente efficace

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO SEDERE TANGA PERIZOMA INTIMO GLUTEI CULO CELLULITE ESTETICALe celluliti? Non sono tutte uguali! Noi medici che sviluppiamo esperienza nel campo di tale patologia siamo abituati a vederne di tutti i tipi e di ogni “sfumatura” tuttavia per praticità si è deciso per una classificazione standard che consta di quattro gradi in ordine di gravità e solo l’occhio esperto di un medico sarà in grado di distinguere di quale tipologia é il vostro inestetismo.

Per semplificare al massimo e dare alle persone la capacità di riconoscere per grandi linee il proprio inestetismo possiamo definire una cellulite dura o adiposa frequente nelle giovani con tessuti tonici magari con qualche chilo di troppo; se il grasso degenera si trasforma nel primo stadio della cellulite e quando si pizzica la pelle appare la buccia d’arancia (stadio congestizio ed edematoso) e una cellulite molle o flaccida presente a tutte le età nelle donne sedentarie o in quelle che non hanno mai praticato attività sportiva con regolarità.

Le zone colpite tendono a formare gradini di grasso pieni di liquidi. Se palpiamo in superficie le zone interessate si rileva la buccia d’arancia ma se la palpazione é più profonda si sentono i noduli. Spesso si vedono capillari dilatati mentre sono più rare le smagliature (stadio fibroso e sclerotico).

Una delle prime valutazioni da parte del medico, è capire a quale stadio appartiene la cellulite, inquadrandola in uno dei 4 gradi:

Primo grado

Nel grado meno incisivo della pelle a buccia d’arancia non si presenta nessuna variazione fisiologica, ma l’istopatologia rileva sottostanti cambiamenti anatomici.

Secondo grado

In questa fase la pelle perderà il tono di colore, diminuirà la sua temperatura e il suo grado di elasticità, rendendo meno efficienti anche i movimenti e le torsioni dei muscoli delle zone affette. Anche se qui l’effetto a buccia d’arancia deve ancora manifestarsi, avrete comunque determinati sintomi d’allarme che qualcosa, all’interno del vostro corpo, non funziona correttamente.

Terzo grado

In questa fase compaiono i primi segni realmente visibili della cellulite, tra cui la rugosità a buccia d’arancia tanto temuta dalle donne quanto dagli uomini.

Quarto grado

Il grado finale sarà quello più difficile da sconfiggere, in quanto la cellulite avrà già piantato profonde radici nei tessuti connettivi sottocutanei. Qui la pelle sarà affetta da una grave forma di deformazione cutanea, priva di elasticità e tonicità.

Cosa avviene dal punto di vista patologico? Il processo che porta alla formazione della cellulite è diviso in cinque diversi momenti (o fasi):

Prima fase

Durante la prima fase, il flusso di sangue che interessa arterie e capillari, assieme alla circolazione ed al flusso linfatico, viene compromessa notevolmente. È proprio tale fenomeno che causerà un indebolimento dei tessuti circostanti la zona affetta dalla cellulite. Ecco che come conseguenze avrete un accumulo di liquidi generanti la ritenzione idrica, assieme ad un accumulo di sangue lungo i canali circolatori.

La ritenzione dei liquidi linfatici non avrà altro che risvolti negativi, in quanto avrà la conseguenza di un accumulo degli elementi tossici trasportati da tali canali, che andranno a diventare causa principale della formazione delle cellule adipose nei tessuti connettivi.

In questa fase, le modifiche che il vostro corpo stà subendo non saranno visibili ad occhio nudo.

Seconda fase

Una volta che i tessuti della pelle si sono indeboliti a causa delle conseguenze della prima fase, si avrà una fuoriuscita di sangue da tali tessuti. La pressione causata da tale rilascio sanguigno renderà la pelle più grassa e tenera, dando via alla formazione vera e propria della cellulite, ora visibile anche ad occhio nudo, anche se in piccola parte.

Terza fase

Dopo il lungo processo di immagazzinaggio di rifiuti e di liquidi linfatici, ecco che tale massa inizierà a spingere contro i tessuti esterni, dando vita ai tipici grumi adiposi caratterizzati dalla pelle a buccia d’arancia. È proprio in questa terza fase che gli effetti della cellulite raggiungono la visibilità che tutti noi conosciamo.

Fase Quattro

Il fluido linfatico, solitamente responsabile del trasporto delle sostanze nutritive lungo il corpo umano, in questa condizione volta la faccia per agire direttamente contro il vostro corpo, combattendo quindi a fianco della cellulite. Sono proprio le fibre da esso trasportate, infatti, ad intrappolare le cellule grasse e a farle prosperare nei tessuti sottocutanei, dando origine alla pelle a buccia d’arancia.

Fase Cinque

A causa della pressione di cui è affetta la zona in questione, ci sarà un dirottamento della circolazione del sangue che verrà dirottato nei tessuti circostanti, causando l’effetto simile alla superficie della ricotta. In questa fase le cellule di grasso sono bloccate completamente, sarà quindi molto difficile cercare di espellerle o sbloccarle dai tessuti connettivi, in modo da garantirne l’eliminazione. Sebbene in questa fase finale della formazione adiposa della cellulite ci sia una grossa ostruzione di tutti i canali circolatori – nonché una sedimentazione consistente delle cellule di grasso che rende veramente difficile la loro distruzione – un’attività fisica regolare combinata con un’alimentazione adeguata e ad un protocollo di cavitazione/radiofrequenza/linfodrenaggio, possono risultare veramente utili per liberarsi dal problema.

Ricordate sempre che inquadrare la vostra cellulite nel grado e nella fase giusta, permette di affrontarla nella maniera migliore visto che ogni stadio ha dei metodi di intervento ben precisi ed individuali.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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