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Ipospadia nel bambino e nell’adulto: terapia chirurgica e post-operatorio
In questo mio predente articolo avevamo parlato di ipospadia: Ipospadia nel bambino e nell’adulto: sintomi, diagnosi e cure
Oggi vediamo qual è la terapia per l’ipospadia.
L’intervento chirurgico è l’unico trattamento terapeutico in grado di curare l’ipospadia. L’operazione si rende necessaria per tre motivi:
- Motivo funzionale. Ricostruendo l’uretra e posizionando il meato urinario nel punto corretto, il paziente non incontra più difficoltà durante la minzione.
- Motivo sessuale. Per permettere la normale erezione del pene. Questo aspetto è molto importante se il paziente soffre di pene curvo congenito
- Motivo estetico. Un aspetto normale del pene infonde sicurezza al paziente ed elimina ogni imbarazzo, dovuto ai deficit di natura sessuale.
A che età operarsi?
L’intervento chirurgico si può effettuare a qualsiasi età, ma quella consigliata è compresa tra i 4 e i 18 mesi di vita. Per i seguenti motivi: primo, il decorso post-operatorio è meno traumatico per un neonato (che non lo ricorderà), rispetto a quello di un adulto; secondo, si evitano le spiacevoli complicazioni che affliggono l’adulto con ipospadia.
Se non si agisce in questo primo arco di tempo, si consiglia di aspettare il 5°-6° anno di vita. Si è osservato, infatti, che, nei bambini di età compresa tra i 2 e i 4 anni, il decorso post-operatorio è di difficile gestione e il trauma psicologico è notevole.
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Chi sono i candidati ideali per l’intervento?
Tutti coloro che presentano ipospadia possono sottoporsi all’intervento. Tuttavia, i casi più lievi, in cui il meato urinario è dislocato appena sotto la punta del glande, possono evitare l’operazione. Questi pazienti possono condurre un vita normale anche senza intervento correttivo.
Viceversa, i casi moderati-gravi necessitano dell’operazione, specialmente se all’ipospadia si aggiungono le già citate anomalie anatomiche associate.
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Come si svolge l’intervento per correggere l’ipospadia?
Il chirurgo ricostruisce il canale uretrale e il nuovo meato urinario, grazie a del tessuto prelevato dalla mucosa buccale o dal prepuzio (proveniente dalla parte dorsale del pene). A tal proposito, non bisogna trascurare il seguente dettaglio: occorre evitare di sottoporre il neonato a circoncisione (cioè alla rimozione chirurgica del prepuzio, come gesto culturale o per questioni igieniche) prima dell’operazione di ipospadia.
La durata dell’intervento può variare da una a tre ore, durante le quali il paziente è sottoposto ad anestesia generale.
Le tecniche di intervento sono assai numerose; ognuna ha una procedura particolare, in alcuni casi suddivisa in due momenti. La scelta di una tecnica chirurgica, piuttosto che di un’altra, dipende dall’esperienza del chirurgo, dal tipo di ipospadia e dalla conformazione del pene. Le tecniche chirurgiche attualmente più impiegate sono:
- Tecnica di Mathieu
- Tecnica di Duckett
- Tecnica di Snodgrass
- Tecnica di Bracka in due tempi.
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Successo e complicazioni dell’intervento
La maggior parte degli interventi chirurgici di ipospadia (circa il 90%) riesce con successo e senza complicazioni future. Tuttavia, una piccola percentuale di casi, il 10% circa, è soggetta a fistola uretrale o a stenosi uretrale. Di fronte a queste complicazioni, si rende purtroppo necessario effettuare un secondo intervento.
- La fistola uretrale consiste nella formazione di un foro, che mette in comunicazione la nuova uretra ricostruita con l’esterno.
- La stenosi uretrale è un restringimento della nuova uretra, che impedisce il passaggio dell’urina.
I fattori che incidono sulla buona riuscita dell’intervento, sono:
- accuratezza ed esperienza del chirurgo;
- strumentazioni adeguate;
- età del paziente.
Cosa fare dopo l’operazione?
I pazienti sono dimessi dopo un giorno di degenza ospedaliera, ma necessitano di una protratta assistenza post-operatoria (in particolare quelli più piccoli), lunga anche diverse decine di giorni. Le misure di assistenza consistono in:
- Applicazione di un catetere. Il catetere è fondamentale per drenare le urine, contenute nella vescica, durante i primi 10 giorni che seguono l’intervento. Senza di esso, l’orinazione non sarebbe possibile.
- Medicazione della ferita. Essa prevede che il pene venga bendato e immobilizzato per qualche giorno, per scongiurare infezioni e consentire ai tessuti di rimarginarsi.
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Dopo l’operazione: cosa è normale e cosa deve preoccupare?
Dopo l’intervento, è normale subire una leggera perdita di sangue e di urine. Deve allarmare, invece, la comparsa di pus, febbre e arrossamento cutaneo: ciò vuol dire che è in corso un’infezione. In questi frangenti, è opportuno rivolgersi al medico.
Infine, per 2-3 mesi è consigliabile non comprimere la zona interessata e non utilizzare la bicicletta.
Prognosi
La buona percentuale di riuscita dell’intervento e i benefici, che ne derivano, fanno sì che la prognosi dell’ipospadia sia positiva. Viceversa, un’ipospadia non curata influenza, in modo negativo, il tenore di vita. Come si è detto, l’intervento svolto in giovane età è meno traumatico rispetto a quello effettuato sull’adulto. D’altro canto, un bambino necessita di un’assistenza post-operatoria più attenta. Escluse queste differenze, però, l’anomalia anatomica si risolve allo stesso modo e con la stessa percentuale di successo.
Un discorso diverso meritano i casi più gravi: essi, oltre a presentare altre malformazioni anatomiche del pene e dell’apparato urinario, sono caratterizzati da intersessualità. Per questi pazienti, sono raccomandate sia l’operazione chirurgica (per risolvere l’ipospadia e le patologie associate) sia una terapia ormonale a base di testosterone.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Cataratta: complicanze, cosa fare e cosa non fare dopo l’intervento
https://www.youtube.com/watch?v=d7Jhvq5pw2U
La cataratta è una patologia molto diffusa che comporta una perdita progressiva di trasparenza del cristallino dell’occhio e quindi una graduale diminuzione della vista. E’ tipica dell’invecchiamento ma può insorgere anche in seguito a traumi, infiammazioni, o esposizione cronica a infrarossi o ultravioletti. Può interessare uno o entrambi gli occhi e si classifica in cataratta senile, giovanile o congenita. Spesso si sviluppa lentamente e si verifica soprattutto con l’aumentare dell’età. I sintomi possono includere colori percepiti sbiaditi, visione offuscata, aloni intorno alle luci, problemi con luci e difficoltà a vedere di notte. La cataratta è la causa di metà dei casi di cecità e del 33% delle disabilità visive in tutto il mondo. Proprio per evitare la cecità è opportuno inizialmente il trattamento farmacologico (per rallentare il progressivo peggioramento della patologia) e successivamente il trattamento chirurgico che sostituisce il cristallino opacizzato con una lente artificiale intra-oculare, posizionata dietro all’iride, tramite apparecchiature al laser.
Cosa fare dopo l’intervento ?
- Il paziente appena dimesso può camminare, chinarsi con una certa prudenza, sollevare pesi molto leggeri, usare scale, vedere la televisione, lavarsi i denti, pettinarsi, radersi (facendo attenzione che i peli tagliati non entrino nell’occhio).
- La prima visita di controllo sarà effettuata il giorno successivo all’intervento.
- Il paziente a casa da solo o aiutato dai suoi familiari, dovrà istillare 4 volte al dì delle gocce di collirio antibiotico nell’occhio operato per 2/4 settimane.
- Dopo le medicazioni si potranno indossare degli occhiali preferibilmente scuri per una settimana a scopo protettivo.
- Durante il sonno, notturno o diurno, e per una settimana dovrà essere applicata un’apposita protezione in plastica.
- Il paziente può fare il bagno (NON la doccia!) già il giorno dell’intervento, ma senza lavarsi i capelli.
- Dopo una settimana il paziente potrà andare dal parrucchiere o dal barbiere, informandolo adeguatamente per evitare che entrino nell’occhio capelli, acqua od altri liquidi.
Cosa NON FARE dopo l’intervento?
- Il paziente appena dimesso deve evitare di correre, di eseguire movimenti rapidi, di sollevare grossi pesi: in poche parole deve evitare gli sforzi eccessivi.
- L’occhio non deve essere compresso né lavato.
- E’ importante non stropicciarsi gli occhi.
- Evitare fonti di luce intense.
- Nel lavare il viso evitare di toccare e comprimere la regione oculare.
- Attendere alcuni giorni prima di farsi una doccia con lavaggio dei capelli.
- Cosmetici e trucchi attorno agli occhi devono essere evitati per almeno 2 settimane.
- Evitare parrucchiere e barbiere per almeno una settimana.
- E’ bene evitare lavori manuali pesanti. I pazienti che svolgono un lavoro sedentario possono riprenderlo dopo qualche giorno, non appena se la sentono. Chi deve eseguire un lavoro manuale pesante può riprenderlo dopo due settimane.
- Astenersi per i primi giorni da letture prolungate.
- Non guidare l’automobile per circa una settimana (molto pericolosa è la possibile apertura violenta dell’airbag).
Sintomi normali
Il paziente potrà avvertire per 1 o 2 settimane diversi sintomi del tutto normali che gradualmente spariranno:
- un lieve fastidio in zona oculare;
- un certo grado di arrossamento e lacrimazione;
- comparsa di sensazioni visive di corpuscoli scuri vaganti;
- la tonalità della luce può apparire sull’azzurro/verde;
- le luci possono sembrare allungate con degli aloni intorno;
- lievi fluttuazioni giornaliere a causa di un lieve astigmatismo fisiologico che diminuirà progressivamente permettendo di raggiungere il massimo della capacità visiva.
Complicazioni dopo l’intervento
L’intervento di cataratta non sempre dà risultati positivi, ed esistono pazienti che non hanno recuperato più la vista, ma presenta una percentuale di successi superiore al 95%. Alcuni farmaci assunti per via sistemica possono rendere particolarmente difficile l’intervento di cataratta, così come vi sono condizioni dell’occhio che aumentano sensibilmente la percentuale di complicanze. Il recupero visivo dopo l’intervento di cataratta ovviamente dipende anche dalla situazione dell’occhio precedente all’intervento, in particolare retina e nervo ottico. Per tale motivo l’indicazione all’intervento di cataratta deve essere data solo dal medico e solo dopo un completo esame dell’occhio.
Le complicanze più diffuse sono:
- Cataratta secondaria. Una complicanza che talvolta si verifica è l’opacizzazione della capsula posteriore del cristallino operato. Tale fenomeno, detto cataratta secondaria, può essere spiegato come una reazione da corpo estraneo (il cristallino artificiale) e può generalmente essere eliminato con una applicazione di YAG laser.
- Rottura o distacco di retina. La sostituzione del cristallino naturale, che ha una curvatura fisiologica, con una lente piatta, determina uno spostamento in avanti del vitreo e una conseguente trazione della retina che può dare origine a rotture o distacchi di retina, tanto più frequenti quanto più il soggetto è miope.
- Infezioni. Più gravi, anche se più rare, sono le complicanze infettive, che rappresentano generalmente un’indicazione al reintervento immediato e/o all’iniezione intravitreale (ovvero all’interno dell’occhio) di antibiotici.
Per approfondire: Cataratta primaria, secondaria, congenita: sintomi, terapie, chirurgia
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