Contenitori in plastica per il cibo e rischio diabete: studio su mamme e bimbi

MEDICINA ONLINE DIABETE INSULINA CONTENITORI IN PLASTICA CIBO RISCHIO INTERFERENTI ENDOCRINI ORMONI.jpgSi chiamano interferenti endocrini, agiscono come ormoni ‘assunti’ dall’esterno e potrebbero nascondersi un po’ ovunque: innanzitutto nella plastica, ma anche in detersivi, detergenti e cosmetici, in alcuni giocattoli e lattine, addirittura in qualche formulazione farmaceutica e nella carta termica degli scontrini o dei biglietti di treno e metropolitana. Perfino nei soldi, dentro le banconote. Ftalati e bisfenolo A sono da tempo sotto la lente della scienza per i loro possibili effetti sulla salute: dalla pubertà precoce all’obesità nei bimbi, dal diabete di tipo 2 alle malattie cardiovascolari negli adulti.

Se ne parla anche al 26esimo Congresso della Società italiana di diabetologia (Sid) in corso a Rimini, mentre si attendono per fine 2017 i primi risultati nazionali sull’esposizione ambientale a queste sostanze lungo lo Stivale, al centro dello studio ‘Life-Persuaded’ su oltre 2 mila mamme e bambini condotto sotto l’egida dell’Istituto superiore di sanità. Partner della ricerca l’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr di Pisa, l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e l’Associazione culturale pediatri (Acp).

Il tema degli interferenti endocrini è protagonista al meeting romagnolo perché il timore è che ftalati e bisfenolo A possano accendere la ‘miccia’ del diabete. Come? “Innanzitutto – spiega all’AdnKronos Salute Amalia Gastaldelli, responsabile del Laboratorio sul rischio cardiometabolico dell’Ifc-Cnr – si legano ai recettori Ppar-gamma che promuovono l’adipogenesi e si associano a un’infiammazione del tessuto adiposo, fattori di rischio per malattie metaboliche come obesità e diabete. Inoltre, a livello epatico possono promuovere l’accumulo di trigliceridi determinando una condizione di fegato grasso, altro fattore di rischio per il diabete che a sua volta lo è per la steatosi epatica. Infine c’è l’azione sul pancreas, dove gli interferenti endocrini possono stimolare la produzione di insulina causando iperinsulinemia, e quindi una situazione di insulino-resistenza” ‘anticamera’ del diabete. (segue)

Ftalati e bisfenolo A eventualmente ‘assorbiti’ dall’ambiente attraverso gli oggetti che ci circondano e utilizziamo ogni giorno possono avere “azioni differenti a seconda della sostanza analizzata, e diverse nei vari tessuti del corpo – precisa Gastaldelli – In linea generale, però, gli interferenti endocrini sono sostanze che si mimetizzano da ormoni”, e così ‘travestite’ si legano ai recettori ormonali presenti sulle cellule. A volte agiscono da agonisti”, cioè stimolano i meccanismi regolati dal recettore che ‘agganciano’, “altre volte da antagonisti” che inibiscono questi stessi meccanismi.

“Fra i bersagli preferiti degli interferenti endocrini ci sono i recettori degli estrogeni – sottolinea l’esperta – ed è la ragione per cui queste sostanze vengono spesso correlate a possibili effetti sullo sviluppo sessuale”. Osservati speciali per cercare di spiegare ad esempio i casi precoci di menarca (inizio delle mestruazioni) o telarca (crescita del seno), sempre più frequenti.

Gli esperti ritengono importante promuovere stili di vita consapevoli fra i cittadini, ma invitano anche alla cautela: “Viviamo nella plastica, che è diventata indispensabile e non va demonizzata – puntualizza la ricercatrice – La plastica è comoda, pesa poco, conserva bene i cibi e altri prodotti di uso comune, e il dato positivo è che il mondo dell’industria è ormai sensibilizzato sulle possibili insidie di certe sostanze per l’organismo. Tuttavia è giusto sapere che esistono plastiche ‘buone’ e plastiche ‘cattive’, plastiche con il ‘bollino verde’ o con quello rosso. La domanda ora è: siamo effettivamente esposti a questo rischio? E se sì, quando e come?”.

Lo studio Life-Persuaded, eletto Progetto del mese di febbraio 2016 dal ministero dell’Ambiente, punta a far luce sull’effettivo impatto degli interferenti endocrini nella realtà italiana. “La ricerca – ricorda Gastaldelli – è stata avviata nel 2014 e coinvolgerà 2.160 coppie madre-bambino al Nord, Centro e Sud Italia, sia nelle aree urbane sia in quelle rurali del Paese. I bimbi sono maschi e femmine, di età compresa fra 4 e 14 anni”.

“L’arruolamento – continua l’esperta – avviene attraverso pediatri opportunamente formati sull’argomento, che propongono alle mamme la partecipazione allo studio. L’adesione comporta l’analisi di un singolo campione spot di urina di madre e figlio, sul quale cercare i metaboliti di ftalati e bisfenolo A misurandone le concentrazioni, oltre alla compilazione di un questionario approfondito” sugli stili di vita, le abitudini familiari, l’uso di determinati prodotti, il consumo di certi alimenti e così via. “In questo momento siamo a metà del reclutamento – riferisce Gastaldelli – ossia disponiamo di campioni di urina e dosaggi di circa 1.200 partecipanti. La conclusione è prevista per fine 2017, quando avremo dati relativi a quasi 5 mila campioni”.

Tre gli obiettivi: misurare i livelli di Dehp (di-2-etilesilftalato) e Bpa (bisfenolo A) nella popolazione infantile italiana, evidenziando eventuali differenze in base all’area di residenza, agli stili di vita e alle abitudini alimentari; valutare la relazione tra l’esposizione a Dehp e Bpa e patologie infantili, quali telarca prematuro idiopatico, pubertà precoce centrale idiopatica e obesità infantile idiopatica; studiare il rapporto causa-effetto dovuto all’esposizione a concentrazioni reali di Dehp e Bpa, in condizioni sperimentali.

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Le bottiglie di plastica cedono all’acqua elementi tossici

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO FRIGORIFERO CUCINA CIBO DIETA DIMAGRIRE PRODOTTI SPESA SUPERMERCATOLe bottiglie di plastica che si trovano nei nostri supermercati possono cedere nell’acqua composti potenzialmente tossici derivanti dall’involucro in Pet (polietilene tereftalato). A sostenerlo è Silvano Monarca, docente del Dipartimento di Igiene e sanità pubblica dell’Università di Perugia, le cui ricerche hanno dimostrato che queste cessioni, pur rimanendo nei limiti consentiti dalla legge, sono rilevabili in quantitativi variabili nel tempo. Le ricerche dell’equipe umbra non sono le uniche ad aver messo in evidenza una migrazione nell’acqua di elementi potenzialmente pericolosi sulla salute: alcuni studi europei hanno infatti trovato in alcune acque in bottiglia la presenza di interferenti endocrini, sostanze che potrebbero modificare l’equilibrio ormonale.

Continua la lettura su https://www.corriere.it/inchieste/reportime/salute/acqua-bottiglia-sotto-esame-dubbi-comunita-scientifica/daae6166-135b-11e4-bb47-dc581d38d44f.shtml

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La gluteoplastica: la nuova tendenza è il ritocco dei glutei

gluteoplasticaFaranno il loro effetto i confronti sulla spiaggia e gli esiti non sempre felici della prova costume, ma durante e subito dopo l’estate sempre più donne si rivolgono al chirurgo plastico per scolpire il proprio corpo, e in particolare il “lato B”.
Un’operazione, la gluteoplastica, molto diffusa in Brasile ma che sta riscuotendo un crescente successo anche in Europa. Un recente sondaggio Eurisko, effettuato in diversi paesi e presentato in occasione dell’annuale congresso del SIME, la Società italiana di medicina estetica, conferma che il rifacimento dei glutei è al secondo posto (29%), dopo i denti storti (34%) come più importante inestetismo da cambiare.
Esistono varie tipologie di intervento, ad esempio si possono rimodellare i glutei nei casi di eccesso di grasso e cellulite con la liposcultura. Attraverso questo intervento il chirurgo può esprimere al meglio tutto il suo talento estetico eliminando il grasso dove è abbondante e trasferendolo nelle zone piatte per sollevare. Invece per i glutei piatti si usano le protesi al silicone, mentre in caso di fondoschiena cadente e rilassato, si può intervenire con la torsoplastica e il lifting.
Non sono però operazioni semplici, da cui si possa tornare indietro senza lasciare segni permanenti e cicatrici. Pertanto bisogna prestare attenzione alle complicanze, come infezioni, asimmetria dei glutei o addirittura rottura delle protesi. Al chirurgo spetta di selezionare attentamente le persone fortemente motivate. Per chi ha paura esiste l’alternativa: riempire i glutei con l’acido ialuronico riassorbibile. Iniezioni, eseguite pur sempre in ambiente asettico e sotto anestesia locale, al posto del bisturi. I risultati sono buoni in mani esperte. Gli svantaggi? costi elevati proporzionali al volume ricercato e alla necessità di ripeterlo periodicamente negli anni a venire.

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