Differenza tra fluido e liquido

MEDICINA ONLINE LABORATORIO CHIMICA FISICA SANGUE ANALISI FECI URINA GLICEMIA AZOTEMIA DENSITA CHEMISTRY LAB VISCOSITA LIQUIDO GAS SOLIDO FLUIDO ACQUA PESO SPECIFICO SCUOLA RICERCA RESISTENZA ATTRITOCon “fluido” in chimica si definisce un materiale (generalmente costituito da una sostanza o da una miscela di più sostanze) che si deforma illimitatamente (fluisce) se sottoposto a uno sforzo di taglio, indipendentemente dall’entità di quest’ultimo. Il fluido è un particolare stato della materia che comprende

  • i liquidi;
  • gli aeriformi (i gas);
  • il plasma;
  • alcuni solidi plastici.

Con “liquido” in chimica si indica uno degli stati della materia, insieme a “solido” ed aeriforme (gas). Le sue proprietà principali sono: fluidità, elasticità ed incomprimibilità. Generalmente, una sostanza allo stato liquido è meno densa che allo stato solido, ma un’importante eccezione è costituita dall’acqua.

Da quanto detto appare chiaro che i liquidi fanno parte della grande famiglia dei fluidi: tutti i liquidi sono fluidi, ma non tutti i fluidi sono dei liquidi.
Consideriamo ad esempio un tipo particolare fluido: un gas. Il gas è un fluido, tuttavia non è un liquido, bensì è allo stato aeriforme. Immesso in un dato contenitore, il gas lo occupa tutto mentre invece, un altro particolare fluido, un liquido, ne occupa solo una parte, perché i liquidi mantengono il loro volume, i gas invece no.
Sinteticamente si può concludere dicendo che i liquidi sono quei particolari fluidi che mantengono il loro volume.

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Differenza tra densità reale ed assoluta con esempi

MEDICINA ONLINE LABORATORIO BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE FECI URINE GLICEMIA ANALISI GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO FALCIFORME MLa densità di un materiale è il rapporto tra la sua massa ed il suo volume (cioè massa diviso volume); l’unità di misura della densità è il kg/m³. Nell’uso comune si utilizza talvolta il kg/litro (kg/dm³), che corrisponde esattamente al g/cm³. Il materiale in esame può essere sia un liquido che un solido o un gas. Tale definizione di densità è riferita ad una quantità di materia solida massiccia, vale a dire senza vuoti interni, per tale motivo viene anche detta densità reale in quanto prende in considerazione solo il volume della frazione solida.

In contrapposizione alla densità reale, la densità apparente di un corpo – pur venendo calcolata in maniera formalmente analoga alla densità reale – prende invece in considerazione il volume totale occupato dal solido ovvero il suo ingombro esterno, compresi quindi gli spazi vuoti (solidi con cavità chiuse, con cavità aperte o a struttura spugnosa).

Un esempio classico è la densità della sabbia contenuta in un barattolo. La sabbia ha una data densità reale data dalla sua massa diviso il volume che occupa realmente, ma ha anche una densità apparente data dalla sua massa diviso il volume che occupa nel suo contenitore, compresi gli spazi di aria tra i vari granelli. La densità apparente, comprendendo pari massa ma volume maggiore, è quindi più bassa rispetto alla densità reale.

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Differenza tra disfagia ai liquidi e ai solidi

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ACIDITA STOMACO FARMACI ANTIACIDI BRUCIORE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari AnoCon il termine “disfagia” (in inglese “dysphagia“) si intende la difficoltà del corretto transito del cibo nelle vie digestive superiori, subito dopo averlo ingerito, quindi anche le difficoltà a deglutire rientrano nel campo delle disfagie;

La disfagia si classifica in:

  • disfagia ai solidi: quando la difficoltà di transito riguarda il cibo solido ma non il liquido;
  • disfagia ai semiliquidi o liquidi;
  • disfagia a solidi e liquidi.

A livello funzionale e semeiotico, si distingue inoltre tra:

  • Disfagia ortodossa, nel caso di difficoltà di transito all’inizio con i solidi, poi anche con i liquidi
  • Disfagia paradossa, nel caso di difficoltà di transito all’inizio con i liquidi, poi anche con i solidi (frequente in caso di acalasia esofagea).

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Acalasia esofagea: cause, sintomi, cure e prevenzione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma ACALASIA ESOFAGEA CAUSE SINTOMI CURE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’acalasia esofagea è una rara patologia dell’esofago a eziologia non nota caratterizzata da un disturbo della motilità esofagea che si esprime con un ipertono dello sfintere esofageo inferiore (che si rilascia incompletamente e in modo non coordinato con passaggio del cibo) e con l’assenza della peristalsi fisiologica a livello del corpo esofageo. Ne derivano disfagia (difficoltà a deglutire), rigurgito, scialorrea, calo ponderale e dolore toracico; inoltre la condizione determina generalmente la comparsa di una dilatazione dell’esofago che può assumere una forma cosiddetta “sigmoidea” caratterizzata da curvature nel tratto sovradiaframmatico, con possibili lesioni al tratto terminale.
Chi soffre di acalasia ha un’incidenza di insorgenza di carcinoma dell’esofago (sia squamo cellulare che adenocarcinoma) cinque volte superiore alla media.

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Quanto è diffusa l’acalasia esofagea?
L’acalasia ha una prevalenza di 1/10.000, senza differenze tra i due sessi e con la massima frequenza tra i 30 e i 50 anni.

Quali sono le cause dell’acalasia esofagea?
L’acalasia esofagea è considerata una malattia rara e le sue cause non sono ancora note.

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Quali sono i sintomi dell’acalasia esofagea?
Il sintomo principale è la disfagia, cioè la difficoltà a deglutire e la sensazione di arresto del bolo alimentare nell’esofago. La disfagia si manifesta sia per i liquidi che per i solidi, ma inizialmente può essere paradossa, perché il paziente deglutisce bene i solidi, ma non i liquidi, in quanto i solidi grazie al loro maggior peso possono progredire più facilmente lungo l’esofago, anche in assenza di peristalsi. Gli altri sintomi comprendono:

  • rigurgito di cibo indigerito nel 70% dei casi, soprattutto notturno, favorito dal decubito;
  • tosse notturna, causata dal rigurgito che può penetrare nelle vie respiratorie;
  • polmonite ab ingestis, una complicazione del precedente sintomo;
  • scialorrea (eccessiva salivazione);
  • alitosi, poiché il cibo che ristagna nell’esofago fermenta e dà alitosi;
  • dolore toracico e pirosi possono essere presenti nel 30% dei casi, quale conseguenza di aumentata pressione esofagea o esofagite da stasi;
  • perdita di peso.

Come prevenire l’acalasia esofagea?
Attualmente non esistono validi strumenti di prevenzione. Sono in corso diversi studi volti a comprendere i meccanismi genetici che possono determinare la suscettibilità a sviluppare questa malattia.

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Diagnosi 
La diagnosi viene sospettata sulla base dei sintomi, di una lastra dell’esofago e dello stomaco e della gastroscopia. Tuttavia l’accertamento diagnostico deve passare attraverso l’esecuzione di una manometria esofagea, ossia di una metodica diagnostica che registra l’attività pressoria del viscere.

Trattamenti 
La terapia medica sostanzialmente non è efficace e con effetti collaterali importanti.
Le terapie “meccaniche” deputate alla rimozione dell’ostacolo al deflusso del contenuto dell’esofago possono essere di aiuto nel contrastare i sintomi. Queste possono essere endoscopiche (dilatazione pneumatica; ma si sta sviluppando anche una tecnica detta POEM: ovvero una miotomia, che prevede la sezione delle fibre muscolari dell’esofago, attraverso un’endoscopia flessibile trans orale) o chirurgiche (miotomia per via addominale).
L’intervento di miotomia extramucosa con plastica antireflusso viene eseguito per via laparoscopica (si introducono nell’addome mediante delle cannule, la telecamera e gli strumenti chirurgici) ed è pertanto un intervento mininvasivo. Il paziente viene operato in anestesia generale.
La miotomia prevede la sezione delle fibre muscolari ipertrofiche esofago–gastriche; la sede della miotomia viene poi “coperta” dal fondo gastrico in modo da ridurre la possibilità di avere un reflusso gastro-esofageo postoperatorio.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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