Idrotorace: cause, patologie, sintomi, diagnosi e cure

MEDICINA ONLINE POLMONI LUNGS APPARATO RESPIRATORIO SISTEMA DIFFERENZA DRENAGGIO TORACE GABBIA TRACHEA VIE AEREE SUPERIORI INFERIORI TRACHEA BRONCHI BRONCHILI TERMINALI ALVEOLI POLMONARI RAMIFICAZIO LOBI ANATOMIA VERSAMENTOCon il termine idrotorace ci si riferisce ad una condizione clinica caratterizzata dalla raccolta patologica di liquido sieroso (non infiammatorio) che si accumula nel cavo pleurico.

Cause e patologie correlate

  • Edema generalizzato. In genere associato correlato a disproteinemia. Anomalie nella sintesi proteica possono essere dovute a loro volta a malassorbimento e/o malnutrizione, epatopatia o nefropatia.
  • Stasi circolatoria. Circostanze tipiche in cui si può verificare la stasi sono lo scompenso cardiaco, le malattie renali ed epatiche.
  • Aumento di pressione venosa o linfatica. In genere collegata a compressione di grosse vene o di vasi linfatici toracici da parte di masse tumorali ad accrescimento mediastinico.

L’idrotorace epatico è una evenienza estremamente comune di idrotorace e si verifica nei soggetti affetti da cirrosi epatica scompensata. Il versamento pleurico in questo caso origina dal versamento ascitico stesso ed è riscontrabile in circa il 5% dei soggetti che presentano cirrosi epatica ed ascite. Nella stragrande maggioranza dei casi il versamento è a destra. Questo tipo di idrotorace oltre ai meccanismi sopra elencati sarebbe anche favorito dalla presenza di piccole soluzioni di continuo nel muscolo diaframma, in particolare nella sua porzione tendinea.

Segni e sintomi

L’idrotorace dal punto di vista sintomatologico può essere completamente silente. Se assume dimensioni cospicue può venire a determinare compressione degli organi toracici (in particolare cuore, polmoni e grossi vasi), determinando così:

  • Malessere generale
  • Inappetenza
  • Dispnea (difficoltà respiratoria)
  • Tachicardia (aumento della frequenza cardiaca)
  • Dolore o senso di oppressione toracica
  • Cianosi
  • Lipotimie (svenimenti).

Diagnosi

Il sospetto diagnostico è inizialmente clinico e si basa su una attenta raccolta anamnestica e sui sintomi riferiti dal paziente. Ulteriori esami strumentali eseguibili come test di conferma sono:

  • La radiografia del torace
  • La tomografia computerizzata torace
  • Le prove di funzionalità respiratoria

Diagnosi differenziale

L’idrotorace deve essere distinto da:

  • Emotorace (il versamento pleurico è costituito da sangue; in genere collegato a traumi maggiori).
  • Empiema (il versamento è costituito da una raccolta di pus; generalmente associato a processi infettivi del torace).
  • Chilotorace (versamento di chilo, cioè di liquido linfatico, da rottura del dotto toracico).

Trattamento

Il trattamento dell’idrotorace può risultare particolarmente complesso.
La terapia deve essere principalmente rivolta a curare le cause sottostanti la condizione, cioè quelle cause che hanno originato il problema.
La terapia diuretica è estremamente valida in molti casi di idrotorace, ed in particolare nel controllare il versamento pleurico ed ascitico in quei soggetti affetti da idrotorace epatico. Nei soggetti che, nonostante la terapia diuretica, permangono sintomatici e segnatamente presentano dispneaa riposo o da sforzo, si può rendere necessario ricorrere alla evacuazione del versamento tramite toracentesi.

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Bronchiolite nei bimbi: mortalità, pericoli, complicazioni e durata

MEDICINA ONLINE NEONATO BAMBINO BIMBO FECI VOMITO BOCCA VOMITO FECALOIDE CAUSE COLORE VERDE GIALLO ROSSO MARRONE BILIARE CAFFEANO CIBO ALIMENTARE DIGESTIONE NAUSEA STOMACO MAL DI PANCIA ACQUA NON DIGERITO PEZZI COLITE COLONLa bronchiolite è un’infiammazione dei bronchioli, i più piccoli passaggi di aria dei polmoni. Di solito si verifica nei bambini di meno di due anni di età, con la maggioranza dei casi compresi tra i tre e i sei mesi. Si presenta con tosse, mancanza di respiro e respiro sibilante e può essere causa per alcuni bambini di difficoltà di alimentazione. Questa infiammazione è di solito causata da una infezione determinata dal virus respiratorio sinciziale (RSV), responsabile non solo di oltre il 70% dei casi di bronchiolite, ma anche frequentemente di polmonite in età pediatrica. L’infezione avviene più spesso nei mesi invernali, soprattutto in quei posti dove vi sono molti bambini nella stessa stanza, come ad esempio in una scuola.

Trasmissione

La trasmissione del virus respiratorio sinciziale avviene tipicamente per via aerea, ad esempio tramite colpi di tosse o particelle di saliva immessi nell’ambiente che vanno a finire su oggetti come asciugamani o giocattoli. Le due più comuni modalità di trasmissione della malattia sono:

  • attraverso gocce di saliva inalate per via aerosolica durante contatti interpersonali ravvicinati;
  • attraverso il contatto con secrezioni infette (ad esempio secrezioni nasali) che può avvenire tramite il contatto interpersonale oppure toccando del materiale infetto.

L’infezione si verifica solitamente quando il virus entra in contatto con la congiuntiva (il bianco dell’occhio) o le mucose attraverso particelle aeree oppure per contatto diretto. Sebbene il virus sia molto labile (fragile) esso resta potenzialmente infettivo sui vestiti e sulla carta per più di 30 minuti ed è ancora contagioso nelle secrezioni nasali dopo 6 ore.

Incubazione

L’incubazione è il tempo che passa tra il contagio e la comparsa dei sintomi dell’infezione. Nel caso del virus respiratorio sinciziale (RSV), il periodo di incubazione varia dai 2 agli 8 giorni, con una media di 4 giorni: ciò significa che dal momento in cui il bambino si contagia e quello in cui si sviluppano i primi sintomi, in genere passano circa quattro giorni.

Fattori di rischio

Il virus viene solitamente introdotto in un nucleo familiare dai compagni di scuola del bambino, o dai fratellini più grandi oppure da uno dei genitori che avvertono sintomi simil-influenzali. La giovane età rappresenta un importante fattore di rischio per la gravità: questa infezione comporta infatti maggiore rischio per i bambini più piccoli della famiglia. Sebbene le reinfezioni siano comuni sia negli adulti che nei bambini, la severità del quadro patologico in genere decresce con il recidivare delle stesse: in parole semplici il paziente – pur potendosi nuovamente ammalare dopo essere guarito – ha in genere una malattia più lieve la seconda volta ed ancora più lieve la terza e così via.

Prevenzione

La maggior parte dei casi di bronchiolite e polmonite non è facilmente prevenibile, perché i virus respiratori sinciziali sono diffusi nell’ambiente e facilmente trasmissibili, specie in ambienti dove sono contemporaneamente presenti molti bambini, come scuole, centri sportivi e parchi gioco. Porre molta attenzione nel lavare le mani ed il viso del bambino e nell’impedire che quest’ultimo si metta le dita in bocca dopo aver toccato oggetti di altri bambini, può aiutare a prevenire la diffusione dei virus che causano le malattie respiratorie. Soprattutto i membri della famiglia con un’infezione respiratoria dovrebbero stare molto attenti ad evitare il contagio (ad esempio fratelli e sorelle). Lavate spesso le mani, soprattutto prima di toccare il bambino. Il virus RSV può essere trasmesso facilmente a scuola, tra i vari bambini quindi è importante allontanare il bimbo infetto per evitare che passi l’infezione agli altri.

Vaccino

Allo stato attuale della ricerca, non è ancora disponibile un vaccino contro l’RSV.

Complicanze e rischi

In caso di polmonite o bronchiolite grave, specie in individuo debilitato e/o immunodeficiente e con cure inefficaci e/o intempestive, l’infezione da RSV può dar luogo a molte complicanze, anche gravi, come:

  • broncopolmonite;
  • polmonite recidivante;
  • cronicizzazione della broncopolmonite;
  • sepsi (setticemia);
  • pleurite;
  • ascesso polmonare;
  • cardiopatie;
  • perdita di coscienza;
  • coma;
  • insufficienza respiratoria;
  • decesso.

Durata delle bronchioliti

La durata è variabile in base a molti fattori come età del bambino, gravità della situazione, rapidità di intervento e presenza di altre patologie come immunodepressione. Di solito, i sintomi migliorano entro una settimana e le difficoltà respiratorie a partire dal terzo giorno.

Reinfezione dopo guarigione

Il bambino può infettarsi nuovamente dopo essere guarito? Si, può reinfettarsi. L’immunità acquisita dopo una infezione da hRSV è infatti incompleta e di breve durata. L’infezione con RSV di adulti volontari ha dimostrato che la reinfezione si verifica facilmente anche nei volontari che, della inoculazione del virus, avevano livelli di anticorpi neutralizzanti da moderati ad alti: in parole semplici, i bambini che hanno avuto bronchioliti e polmoniti da RSV e sono successivamente guariti, possono nuovamente infettarsi ed ammalarsi della stessa patologia. La severità del quadro patologico – tuttavia – in genere decresce con il recidivare delle stesse. Semplificando: il paziente – pur potendosi nuovamente ammalare dopo essere guarito – ha in genere una malattia più lieve la seconda volta ed ancora più lieve la terza e così via.

Prognosi e gravità

La prognosi/gravità di una bronchiolite determinata da virus respiratorio sinciziale è molto varia in base a molti fattori come età del paziente, presenza di eventuali altre malattie ed efficienza del sistema immunitario. Negli adulti, nei bambini più grandi e negli adolescenti, la malattia è solitamente leggera e può manifestarsi solamente come un comune raffreddore che si autolimita senza lasciare sequele. In pazienti adulti sani la malattia può essere addirittura asintomatica, cioè non determinare alcun sintomo, o si può presentare come un semplice malessere generale o come un raffreddore in assenza di febbre. Al contrario i bambini più piccoli tendono ad avere forme più severe di infezione e, se non trattati rapidamente, possono sviluppare distress respiratorio grave ed andare incontro a morte per insufficienza respiratoria. Fattori prognostici negativi per forme gravi di infezione da RSV, sono:

  • lattanti di età inferiore ai 3 mesi;
  • cardiopatia congenita;
  • displasia broncopolmonare (BPD);
  • fibrosi cistica;
  • prematurità;
  • immunodeficienza congenita o acquisita;
  • immunosoppressione;
  • chemioterapia in corso;
  • asma bronchiale;
  • allergie;
  • terapia iniziata tardivamente.

Mortalità

Il tasso di mortalità nelle bronchioliti pediatriche è meno dell’1%.

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Chilotorace: cause, sintomi e trattamento

MEDICINA ONLINE POLMONI LUNGS APPARATO RESPIRATORIO SISTEMA DIFFERENZA DRENAGGIO TORACE GABBIA TRACHEA VIE AEREE SUPERIORI INFERIORI TRACHEA BRONCHI BRONCHILI TERMINALI ALVEOLI POLMONARIIl chilotorace è la presenza di una raccolta di liquido linfatico nel cavo pleurico.

Cause

La cause più comuni sono la rottura del dotto toracico per cause spontanee o traumatiche e il linfoma. Può essere dovuto anche a:

  • malformazioni congenite del dotto o secondario a ostruzioni del dotto stesso,
  • conseguenze di tumori del mediastino,
  • linfangite,
  • filariasi linfatica,
  • tubercolosi,
  • sarcoidosi,
  • embolia,
  • trombosi delle grandi vene.

Segni e sintomi

La condizione può essere asintomatica nel caso di piccoli versamenti. Con versamenti copiosi il paziente può presentare dispnea, malnutrizione e immunodepressione.

Esami di laboratorio e strumentali

Si forma lentamente ed è quindi difficilmente visualizzabile mediante radiografia del torace nelle fasi iniziali. La toracentesi mostra tipicamente un liquido lattescente, talvolta ematico, e le analisi di laboratorio mostrano un’alta concentrazione di trigliceridi, in particolare sotto forma di chilomicroni. In particolare una concentrazione di trigliceridi superiore a 110 mg/dl è diagnostica.

Trattamento

Il trattamento è conservativo e si basa sul drenaggio del liquido e sulla nutrizione parenterale, con risoluzione entro due settimane. Se dopo 14 giorni lo stillicidio prosegue il paziente può essere destinato all’intervento chirurgico.

Prognosi

Se non trattato è mortale nel 50% dei casi, ma con una precoce diagnosi e una pronta terapia la mortalità si riduce a meno del 10%.

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Diramazioni delle vie aeree inferiori: spiegazione e schema

MEDICINA ONLINE POLMONI LUNGS APPARATO RESPIRATORIO SISTEMA DIFFERENZA TRACHEA VIE AEREE SUPERIORI INFERIORI TRACHEA BRONCHI BRONCHILI TERMINALI ALVEOLI POLMONARI RAMIFICAZIONI LOBI ANATOMIA FUNZIONI.jpgSchema riassuntivo dell’apparato respiratorio:

  1. Trachea
  2. Vena polmonare
  3. Arteria polmonare
  4. Condotto alveolare
  5. Alveolo
  6. Fossa cardiaca
  7. Bronchi lobulari e bronchioli
  8. Bronchi di 2° ordine
  9. Bronchi di prim’ordine
  10. Bronchi principali
  11. Laringe.

La diramazione segue questo ordine: trachea > bronco principale (destro o sinistro) > bronchi di prim’ordine > bronchi di 2° ordine > bronchi lobulari > ramificazioni intralobulari > bronchioli terminali > bronchioli respiratori (o alveolari) > condotti alveolari > alveoli polmonari.

I due bronchi principali si suddividono in bronchi LOBARI i quali a loro volta si suddividono in bronchi ZONALI (O SEGMENTALI) che forniscono i segmenti polmonari (ogni lobo è fatto da più segmenti). All’interno di ogni segmento i bronchi zonali si suddividono nel connettivo interlobulare in bronchi LOBULARI che forniscono i lobuli (che quindi sono molto più piccoli dei lobi). I bronchi lobulari si ramificano in BRONCHIOLI INTRALOBULARI che a loro volta si suddividono in BRONCHIOLI TERMINALI che ventilano gli acini. Per darti un riferimento numerico (anche se qui le versioni variano a seconda dell’autore) considera che un bronco lobulare dà origine a 50-70 bronchioli terminali i quali si ramificano in 2 BRONCHIOLI RESPIRATORI, destinati alla ventilazioone di un acino. A partire dai bronchioli respiratori sono presenti gli alveoli. I bronchioli respiratori si ramificano in 2-10 CONDOTTI ALVEOLARI completamente rivestiti da alveoli. I condotti alveolari si ramificano ulteriormente in condotti a fondo cieco, i SACCHI ALVEOLARI. Come vedi è davvero complicata come suddivisione.

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Enfisema polmonare: cure, complicazioni, quando chiamare il medico

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-differenza-ventilazione-polmonare-alveolare-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenzaPrima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, ti consiglio di leggere questo articolo: Enfisema polmonare: sintomi, tipi, cause, diagnosi e terapia

Uno dei pericoli maggiori dell’enfisema polmonare è rappresentato dal fatto che spesso le manifestazioni iniziali sono quasi impercettibili e rimangono tali per diversi mesi, se non anche anni. Ciò fa sì che i trattamenti terapeutici inizino tardivamente, quando la situazione è già assai compromessa. La terapia contro l’enfisema polmonare può arrestare il progredire della malattia e alleviare i sintomi, ma non può far scomparire le lesioni già presenti.

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Farmaci per l’enfisema polmonare

Possono essere prescritti farmaci per smettere di fumare – come il bupropione cloridrato e la varenichina – broncodilatatori per alleviare la tosse e la mancanza di fiato, steroidi inalatori e antibiotici nel caso di infezioni batteriche, come la polmonite o la bronchite acuta: in tutti questi casi, è sempre bene, in ogni caso, ascoltare quanto detto dal medico, in quanto si tratta di medicinali che possono avere effetti collaterali importanti.

Altre cure

Altri rimedi riguardano la riabilitazione respiratoria – esercizi di respirazione e tecniche per aiutare il fiato – e l’utilizzo di ossigeno a casa. Nei casi più gravi di enfisema polmonare, è necessario ricorrere all’intervento chirurgico per ridurre il volume polmonare – eliminando le parti malate e danneggiate – o effettuare un trapianto di polmone. Infine, oltre a evitare i fattori di rischio prima citati, cercate di fare anche della regolare attività fisica, che può aiutare a migliorare la capacità polmonare.

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Complicazioni dell’enfisema polmonare

L’enfisema polmonare può comportare il collasso di un polmone, dovuto a un pneumotorace, l’aggravamento di problemi cardiaci e, infine, la formazione delle cosiddette “bolle giganti” a livello dei polmoni.
Scendendo nei particolari:

  • Lo pneumotorace si verifica in caso di enfisema polmonare molto grave ed è dovuto alla rottura degli acini situati nelle vicinanze della pleura, cioè la membrana che avvolge i polmoni. Tale evento, infatti, crea un via di passaggio per l’aria inspirata, che, una volta arrivata nei polmoni esce nella cavità pleurica adiacente, facendo collassare il polmone.
  • L’aggravamento dei problemi cardiaci consiste, di solito, nel cosiddetto cuore polmonare; questa complicanza è dovuta all’aumento della pressione arteriosa polmonare (ovvero la pressione del sangue che scorre nell’arteria polmonare) ed è caratterizzata da un peggioramento della dispnea.
  • La formazione di “bolle giganti”, ovvero di spazi vuoti all’interno dei polmoni, riduce la capacità dei polmoni di inspirare l’aria correttamente. Ciò acuisce i problemi respiratori e favorisce episodi di pneumotorace.

Quando chiamare il medico?

Le difficoltà di respiro a riposo o dopo sforzi non particolarmente intensi vanno sempre segnalate prontamente al proprio medico, in quanto potrebbero essere il segnale di gravi problemi respiratori e/o cardiaci.

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Apnea ostruttiva del sonno: cause, rischi, trattamenti e prevenzione

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma APNEA OSTRUTTIVA DEL SONNO CAUSE RISCHI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene.jpgL’apnea ostruttiva del sonno (anche chiamata apnea notturna di tipo ostruttivo, o OSA) è una condizione medica caratterizzata da interruzioni nella respirazione durante il sonno dovute all’ostruzione – totale o parziale – delle vie aeree superiori. Il disturbo interessa più frequentemente gli uomini delle donne e nelle donne è più frequente dopo la menopausa.
Oltre all’apnea notturna di tipo ostruttivo, esistono altri due tipi di apnea notturna:

  • Apnea notturna di tipo centrale (CSA): consiste in un’assenza di attività respiratoria, dovuta a una perdita transitoria dello stimolo nervoso diretto verso i muscoli respiratori durante il periodo di sonno. Questi casi sono poco frequenti, eccetto che nei bambini prematuri, e sono dovuti, di norma, a problemi neurologici o neuromuscolari.
  • Apnea notturna di tipo misto: si ricade sotto tale definizione quando l’apnea notturna di tipo ostruttivo e l’apnea notturna di tipo centrale si associano nello stesso soggetto.

I tre tipi di apnea notturna possono determinare la comparsa della Sindrome delle apnee nel sonno (OSAS).

Leggi anche: Differenza tra apnea ostruttiva, centrale e mista durante il sonno

Apnee: livelli di gravità

Diversi sono i livelli di gravità della patologia:

  • si ha apnea quando l’interruzione del respiro va dai 10 secondi e meno di 3 minuti;
  • si ha ipopnea quando si ha una riduzione parziale del respiro;
  • si ha il RERA (Respiratory Effort Related Arousal) quando c’è limitazione della respirazione con progressivo aumento dello sforzo respiratorio seguito da un repentino sblocco.

Leggi anche: Dispnea ansiosa, notturna e cardiaca: sintomi, diagnosi e cura

Quali sono le cause ed i fattori di rischio dell’apnea ostruttiva del sonno?

Alcune condizioni favoriscono l’insorgenza delle apnee del sonno:

  • obesità/sovrappeso
  • ostruzione delle vie aeree superiori (naso, bocca, gola)
  • abuso di bevande alcoliche prima di andare a dormire
  • assunzione di sonniferi

Quali sono i sintomi dell’apnea ostruttiva del sonno?

Chi soffre di apnee ostruttive del sonno russa in modo molto evidente fin dalle prime fasi di sonno (il russare diventa via via più forte fino a quando il soggetto non smette di respirare per qualche secondo, per poi riprendere a respirare improvvisamente e dar vita a un nuovo ciclo che si ripete, identico). Diversi i sintomi legati a questo disturbo:

  • eccessiva sonnolenza diurna
  • difficoltà a concentrarsi
  • colpi di sonno
  • cefalea e/o bocca asciutta al risveglio
  • sudorazioni notturne
  • risvegli improvvisi con sensazione di soffocamento
  • necessità di minzione notturna
  • impotenza

Leggi anche: Perché si russa e quali sono i rimedi per smettere di russare? I pericoli dell’apnea ostruttiva del sonno

Come prevenire l’apnea ostruttiva del sonno?

Per prevenire l’insorgenza delle apnee ostruttive del sonno è consigliabile:

  • perdere peso se si è sovrappeso oppure obesi;
  • mangiare in modo sano e fare attività fisica costante, anche moderata;
  • evitare il fumo;
  • evitare gli alcolici, soprattutto prima di andare a dormire.

Diagnosi

Si ha la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno quando il numero di apnee è uguale o superiore a 5 episodi per ora, oppure quando si ha almeno un numero di eventi uguale o superiore a 15 accompagnati da evidenti sforzi respiratori. La diagnosi si basa prima di tutto sui sintomi riferiti dal paziente e dal partner. Il medico, in caso di sospetto, può sottoporre il soggetto a misurazioni strumentali di vari parametri attraverso:

  • Polisonnografia: consiste nella misurazione, durante alcune ore di sonno notturno, del flusso aereo, del livello di ossigeno nel sangue, della frequenza cardiaca, della mobilità respiratoria toracica e addominale e della postura nel sonno.
  • Poligrafia respiratoria (o monitoraggio cardio-respiratorio notturno): l’esame consiste nel monitoraggio dei principali segnali cardio-respiratori durante il sonno.
  • Elettroencefalogramma: per esaminare l’attività elettrica del cervello.
  • Elettromiografia degli arti: per esaminare l’attività muscolare.

Leggi anche: Asfissia: sintomi, cure ed in quanto tempo si muore

Trattamenti

In generale la terapia prevede:

  • l’uso del Cpap (Continuous positive air way pressure): è una maschera che si applica su naso e bocca e che forza il passaggio dell’aria, facilitando il respiro.
  • l’impiego della terapia chirurgia: può consistere nella correzione del setto nasale deviato o nell’asportazione delle tonsille ipertrofiche, a seconda del livello e del tipo di ostruzione riscontrato nelle vie aeree superiori.

I trattamenti farmacologici sono volti sia a contrastare i sintomi che a correggere le cause del disturbo.

Consigli

Ai pazienti che soffrono di apnee notturne viene consigliato di:

  • perdere peso, se sono obesi o in sovrappeso;
  • evitare bevande alcoliche e sonniferi;
  • dormire su un fianco;
  • trattare i disturbi eventualmente presenti a carico delle vie aeree superiori.

L’apnea notturna è pericolosa per la vita di chi ne soffre?

No, almeno in modo diretto: non c’è il rischio che sospendendo la respirazione non vi sia più modo di riprenderla; tuttavia la sindrome delle apnee nel sonno, in particolare quelle da cause ostruttive, è un fattore di rischio di aumentata mortalità nella popolazione generale. Se non viene curata l’apnea nel sonno determina indirettamente e cronicamente un aumento del rischio di eventi cerebrovascolari come l’ictus, di problemi cardiaci e di infarti. Inoltre le apnee nel sonno possono anche provocare un peggioramento della qualità della vita del paziente a causa di:

  • maggiore possibilità di incidenti in automobile,
  • sonnolenza durante il giorno,
  • incapacità di concentrazione,
  • scarso rendimento nello studio o sul lavoro,
  • diminuzione di memoria.

Infine se il paziente soffre di diabete o ipertensione, la presenza di apnee rende più difficile il controllo di queste malattie, per questo motivo è importante intervenire in tempo con terapie e prevenzione adeguata.

Per approfondire:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Respiro di Falstaff: caratteristiche e cause

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma RESPIRO DI FALSTAFF CARATTERISTICHE CAUSE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari An Pene.jpgCon il termine respiro di Falstaff ci si riferisce ad una forma di respiro patologico ed estremamente difficoltoso associato alla sindrome delle apnee ostruttive nel sonno. Il respiro di Falstaff si verifica soprattutto in soggetti obesi tanto che prende il suo nome da Sir John Falstaff – raffigurato nel dipinto che vedete in alto – un personaggio inventato nel 1596 da William Shakespeare per la sua opera Enrico IV: Falstaff viene descritto come un individuo enorme, gravemente obeso che “russa come un cavallo e fa fatica a respirare”.

Eziopatogenesi e caratteristiche
Negli individui gravemente obesi il dormire comporta una marcata perdita del tono della muscolatura scheletrica. Questo fatto determina un importante restringimento delle vie aeree superiori, in particolare nella fase REM, quando il rilassamento muscolare raggiunge un apice. La faringe tende a collassare risultando una ostruzione parziale o completa. La colonna d’aria che attraversa queste strutture tende perciò ad accelerare e mette in vibrazione le strutture stesse: il flusso diviene turbolento e ne consegue il russamento.
L’ostruzione persiste fino alla temporanea interruzione del sonno ed al ripristino del tono muscolare. I momentanei risvegli tendono ad essere inferiori ai 15 secondi.
Occasionalmente l’ostruzione si traduce in un risveglio improvviso con uno sbuffo od un russamento più sonoro. Al ripristino della respirazione con pochi respiri riprende un sonno più profondo ma il problema a breve si ripresenta. Questo ciclo di apnee e risvegli può verificarsi centinaia di volte ogni notte.

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Respiro di Kussmaul: caratteristiche e cause

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma RESPIRO CHEYNE STOKES CAUSE CARATTERISTICHE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Pene.jpgIl Respiro di Kussmaul (o respiro grosso) è un tipo di respiro patologico caratterizzato da atti respiratori molto lenti, ed in particolare da una inspirazione profonda e rumorosa, a cui segue una breve apnea inspiratoria, quindi una espirazione breve e gemente, infine una pausa post-espiratoria decisamente prolungata. Questo respiro patologico deve il suo nome a Adolf Kussmaul che lo descrisse nel 1800.

Cause patologiche del Respiro di Kussmaul
Il Respiro di Kussmaul è spesso associato ad acidosi metabolica grave, causata in particolare da chetoacidosi diabetica, o insufficienza renale. È una forma di iperventilazione compensatoria in cui l’aumento della frequenza respiratoria ha lo scopo di incrementare l’eliminazione dell’anidride carbonica per compensare la riduzione del pH del sangue. Se si esegue una emogasanalisi arteriosa sul sangue di un paziente con respiro di Kussmaul i risultati ci mostreranno una bassa pressione parziale di CO2 in combinazione con una bassa concentrazione di bicarbonati. Questi valori trovano spiegazione nell’aumento della ventilazione che conduce ad un maggiore scambio (e quindi allontanamento) della anidride carbonica a livello alveolare. L’eccesso di basi è marcatamente negativo. Il paziente sente il bisogno di respirare profondamente. Percepisce una “fame d’aria” che, a seguito della attivazione dei centri di controllo della respirazione, lo induce anche involontariamente e respirare con maggiore profondità.
In un primo momento il respiro tenderà ad essere rapido e relativamente poco profondo, ma ben presto l’acidosi metabolica evolve in iperventilazione. Quindi quanto più l’acidosi diviene grave e tanto più elevata sarà la probabilità di sviluppare il respiro di Kussmaul. Non a caso Adolf Kussmaul originariamente identificò questo tipo di respirazione come segno di coma e morte imminente nei pazienti diabetici. Proprio perché osservabile in ogni forma di acidosi metabolica il respiro di Kussmaul è stato osservato anche in soggetti terminali affetti da AIDS. Durata del digiuno, presenza od assenza di epatomegalia ed il respiro di Kussmaul forniscono importanti indizi per la diagnosi differenziale di iperglicemia negli errori congeniti del metabolismo.

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