Perché la Luna ci rivolge sempre la stessa faccia? Com’è il lato oscuro?

MEDICINA ONLINE LUNA FACCIA VISIBILE LIGHT SIDE MOON PIANETA STELLA TERRA EARTH SPACE SPAZIO HI RESOLUTION WALLPAPER NASA IMAGE PICTURE PICSForse non tutti ci avranno fatto caso, ma quando appare nel cielo notturno, a prescindere dalla fase in cui si trova, la Luna ci mostra sempre la stessa faccia. Ciò che dà origine a questa insolita caratteristica è il fenomeno astronomico conosciuto con il nome di rotazione sincrona. Come il termine lascia immaginare, un corpo celeste è soggetto a tale meccanismo quando il periodo di rotazione intorno al proprio asse coincide con il periodo orbitale dato dal suo moto di rivoluzione. Il risultato quando il periodo di rotazione e rivoluzione di un corpo sono uguali, è che esso mostra sempre la stessa faccia al pianeta intorno al quale ruota.

Com’è fatto il lato oscuro della Luna?

La particolarità di questa faccia è quella di avere una morfologia molto più accidentata rispetto a quella visibile: ricca di crateri e con molti meno mari lunari. Tra i mari presenti (più piccoli di quelli della faccia visibile), si segnalano il Mare Moscoviense, il Mare Ingenii, le parti nascoste del Mare Orientale e del Mare Australe. Per contro tra i numerosissimi crateri occorre segnalare l’Apollo che vanta ben 520 km di diametro. I mari lunari rappresentano solo il 2,5% della sua superficie rispetto al 31,2% della faccia visibile.

Ecco una foto del lato non visibile della Luna:

MEDICINA ONLINE LUNA FACCIA NASCOSTA DARK SIDE MOON FAR PIANETA STELLA TERRA EARTH SPACE SPAZIO HI RESOLUTION WALLPAPER NASA IMAGE PICTURE PICS

La Luna è il satellite naturale più famoso ad essere coinvolto dal fenomeno della rotazione sincrona; impiega circa 27 giorni, 7 ore e 43 minuti a completare sia l’orbita intorno alla Terra che un giro su se stessa. Questo fa sì che da qualsiasi luogo della Terra la si osservi, essa espone sempre lo stesso lato. Anche se a causa di leggere variazioni riusciamo a scorgere un po’ più di metà superficie lunare (circa il 59%), se non grazie alle fotografie scattate durante le esplorazioni astronomiche – la prima risale ad all’impresa sovietica Luna 3 datata 1959 – non saremo mai stati in grado di vedere la sua parte nascosta.

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Differenza tra orbita e traiettoria

MEDICINA ONLINE STELLA PIANETA NANO GIOVIANO TERRESTRE SATELLITE NATURALE ARTIFICIALE METEROIDE METEORITE METEORA STELLA CADENTE SOLE LUNA TERRA FANTASCIENZA MARTE PIANETA SISTEMA SOLARE SOL SPACE WALLPAPER HD PIC PHOTO PICCon “orbita” in fisica ed astronomia si intende il percorso incurvato dalla gravitazione di un oggetto attorno a un punto nello spazio, ad esempio l’orbita di un pianeta attorno al centro di un sistema stellare, come il Sistema Solare. Le orbite dei pianeti sono normalmente ellittiche. L’attuale comprensione della meccanica del moto orbitale è basata sulla teoria della relatività generale di Albert Einstein, che spiega come la gravità sia dovuta alla curvatura dello spazio-tempo, con orbite che seguono le geodetiche. Per comodità di calcolo, la relatività è di solito approssimata con la legge di gravitazione universale, basata sulle leggi di Keplero relative al moto dei pianeti.

Con “traiettoria” si indica in geometria il luogo geometrico delle posizioni assunte dal centro di massa di un corpo in moto. In meccanica classica è in generale una curva continua e derivabile nello spazio euclideo tridimensionale. Può essere ricavata a partire dalla legge oraria, separandola nelle equazioni parametriche nel tempo delle tre coordinate estrinseche, mentre non è possibile il contrario poiché nella traiettoria non sono presenti informazioni sulla velocità.

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Com’è fatta la tuta degli astronauti?

MEDICINA ONLINE STARS MOON ECLIPSE TUTA ASTRONAUTA TOTALE DI LUNA LUCE STELLA CADENTE LUNA FACCIA LIGHT SIDE MOON APOLLO PIANETA LIGHT SPEED TERRA EARTH SPACE SPAZIO HI RESOLUTION WALLPAPER NASA IMAGE PICTURE PICS.jpgDalla prima missione spaziale ad oggi le tecnologie con cui vengono realizzate le tute spaziali si sono notevolmente evolute. Non considerando ancora la possibilità per gli astronauti di uscire all’esterno dello shuttle, le prime esplorazioni dell’universo si avvalevano infatti di strumentazioni e materiali leggeri già utilizzati per attività aeronautiche e sottomarine.
I progressi e le scoperte successive, a cui la silenziosa corsa all’innovazione di Stati Uniti e Russia ha fatto da motore, hanno portato a grosse trasformazioni degli indumenti spaziali; evoluzione grazie a cui, durante le spedizioni extraveicolari, gli astronauti sono oggi protetti dal vuoto esterno, dove la pressione è a zero, dai bruschi sbalzi termici (si passa da -100° all’ombra a +120° alla luce) e dall’azione dei raggi cosmici, come radiazioni ultraviolette e a infrarossi non filtrati dall’atmosfera.

Nonostante Stati Uniti e Russia ne abbiano sviluppato diversi modelli, fondamentalmente ogni tuta spaziale è pressurizzata internamente e composta da undici (o dodici) rivestimenti posti uno sull’altro, ognuno progettato diversamente a seconda della funzione da svolgere:

 e : si chiamano rispettivamente “Liquid Cooling e Ventilation Garment” (LCVG), sono simili a una calzamaglia a contatto con la pelle e permettono al corpo dell’astronauta di termoregolarsi. Allontanano il calore dal corpo attraverso una trama di piccoli tubi entro cui defluisce acqua fredda e immagazzinano anidride carbonica facendo confluire l’aria espirata in un tubo più grande collocato nel primo strato.

: permette al corpo di traspirare, è realizzato in nylon e ricoperto di gomma artificiale.

: stabilizza la pressione evitando fastidiosi rigonfiamenti della tuta ed è composto di poliestere.

: costruito col polimero conosciuto come mylar, che essendo interamente avvolto di alluminio, garantisce la protezione dalle radiazioni, dal calore e da eventuali strappi o escoriazioni della tuta.

6°-10°: è fondamentalmente una fitta barriera che protegge il corpo dalle alte temperature.

11°: conosciuto come Thermal Micrometeoroid Garment (TMG), è fatto di Gore-Tex, un tessuto sintetico traspirante e impermeabile che protegge l’astronauta dall’urto con piccoli meteoriti.

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Mentre le tute sovietiche sono costituite da un unico indumento, quelle statunitensi sono composte di più parti. Nella zona superiore si trova il busto (Hard Upper Torso), realizzato in fibra di vetro e collegato alle altre due componenti, cioè il casco, in policarbonato, e i guanti, formati da uno strato di gomma esterno e piccoli dispositivi di riscaldamento posti sulla punta delle dita.
La zona inferiore del corpo è invece coperta da un unico indumento, l’unità Lower Torso Assembly (LTA) che è composta dalla parte delle gambe, caratterizzata da una striscia colorata che identifica l’astronauta, da calzature tipo stivale e articolazioni mobili posizionate a livello di ginocchia e caviglie.

Fanno invece parte degli accessori un serbatoio per bere (In-suit Drink Bag) di circa due litri di capacità posto all’altezza del petto e un materiale assorbente(Maximum Absorption Garment) grazie a cui l’astronauta può espletare le proprie naturali funzioni fisiologiche.
Tra gli strumenti invece, collocati fuori o dentro la tuta, troviamo le luci applicate al casco, una telecamera in collegamento con la cella spaziale e con la Terra, e il sistema di comunicazione (Communications Carrier Assembly) formato da microfoni e auricolari. A monitorare la strumentazione disponibile sulla tuta ci pensa un modulo di controllo (Display and Control Module) posto nella parte addominale e visualizzabile attraverso uno specchio collocato sul polso. L’astronauta può così sorvegliare e modificare la temperatura interna, monitorare l’attività cardiaca, l’ossigeno residuo e l’intensità delle radiazione spaziali.

Il grosso zaino che ogni astronauta indossa sulle spalle è chiamato Primary Life Support System (PLSS) ed è di importanza strategica per le uscite spaziali, poiché contiene dispositivi come le batterie, l’impianto di filtraggio dell’aria, l’antenna per le comunicazioni, un serbatoio di raffreddamento dell’acqua, un sublimatore, quattro serbatoi d’ossigeno e un sistema di allarme in caso di malfunzionamento della strumentazione.

Il peso complessivo di una tuta può superare i cento chilogrammi e il loro costo spesso oltrepassa l’impressionante cifra del milione di dollari. Per questo motivo mentre un tempo erano realizzate su misura, oggi la dimensione delle tute è stata standardizzata, per cui può aspirare alla carriera da astronauta solo chi è alto tra gli 1.67 e i 1.87 metri.

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Operation Avalanche (2016): trama senza spoiler e recensione del film

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma OPERATION AVALANCHE 2016 TRAMA FILM RECENSIONE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari.jpgUn film di Matt Johnson. Con Matt Johnson, Josh Boles, Ray James, Sharon Belle, Krista Madison, Samantha Michelle, Owen Williams. Thriller, fantascienza, durata 94 min. – USA, Canada 2016.

Trama senza spoiler
Nel 1967, uno dei momenti più caldi della guerra fredda, la corsa globale per far approdare il primo uomo sulla luna è spietata ed i due contendenti sono ovviamente le due potenze principali emerse vincitrici dalla seconda guerra mondiale: gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica.
La CIA sospetta che vi sia un infiltrato russo all’interno della NASA, pronto a sabotare il programma Apollo. Due giovani agenti vengono incaricati di indagare sotto copertura, come registi intenti a documentare la preparazione del viaggio e presto si scoprirà che la NASA non riuscirà affatto a portare l’uomo sulla luna con l’Apollo 11.
In un’indagine che va ben oltre il principale sospettato, gli agenti si ritrovano immersi in una cospirazione governativa che non dovrà in nessun modo essere smascherata, a costo della vita.

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Recensione
Il film diretto da Matt Johnson, che è anche sceneggiatore ed attore insieme a Josh Boles, si lascia guardare per tutta la sua durata e per le tematiche affrontate strizza l’occhio all’ottimo “Capricorn One“, il film diretto da Peter Hyams nel 1978. Girato a partire dal 30 giugno 2014 come se fosse un documentario e con filmati “vintage” da metà anni ’60, in uno stile chiamato mockumentary, il film è affascinante non solo per chi segue le teorie del complotto, ma anche per tutti gli altri. Il confine tra realtà e finzione, nel film e dietro la macchina da presa, è un elemento intrigante. Buona prova di regia e recitazione, premiate al Sundance Film Festival. Non è un capolavoro ma si lascia guardare fino alla fine, magari ai non appassionati del tema trattato può risultare un po’ noioso: vi piacerà soprattutto se siete nerd ed appassionati di astronomia come il sottoscritto.

Se Operation Avalanche vi è piaciuto, vi consiglio di vedere anche Capricorn One.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
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Cos’è un anno luce ed a quanti km corrisponde?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma COSE ANNO LUCE QUANTI KM CORRISPONDE Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata  Macchie Capillari Ano Pene HD.jpgL’anno luce o light year (ly o al) non è, contrariamente a quello che farebbe pensare il suo nome, una unità di misura del tempo: è invece un’unità di misura della lunghezza.

Anno luce: definizione
L’anno luce è definito come la distanza percorsa da un fotone (dalla luce, cioè una radiazione elettromagnetica) nel vuoto in assenza di campo gravitazionale o magnetico, nell’intervallo temporaneo di un anno giuliano (equivalente a 365,25 giorni, mediamente di 86 400 secondi ciascuno, in totale corrispondenti a 31 557 600 secondi).

Anno luce: a quanti km equivale?
Poiché la velocità della luce nel vuoto è pari a 299 792,458 chilometri al secondo (km/s), un anno luce corrisponde a…

299\,792\,,458\ {\mathrm  {km/s}}\cdot 365{{,}}25\ {\mathrm  {d}}\cdot 86\,400\ {\mathrm  {s/d}}\approx 9{{,}}461\cdot 10^{{12}}\ {\mathrm  {km}}

vale a dire 9 460 730 472 581 chilometri, che corrispondono a ben 63 241 volte la distanza fra la Terra e il Sole (nota come “unità astronomica”). La luce è quindi decisamente… veloce, riuscendo a percorrere nel vuoto quasi 9500 miliardi e mezzo di km in un anno.

Per cosa viene usato l’anno luce?
Essendo un valore così grande, l’anno luce non trova applicazione nell’uso quotidiano di tutti noi, è invece estremamente utile in astronomia per esprimere le distanze con (e tra) oggetti celesti posti al di fuori dal Sistema Solare, cioè per distanze su scala galattica.

Altre misure usate in astronomia
Un’altra unità dello stesso ordine di grandezza spesso utilizzata dagli astronomi è il parsec, che corrisponde a circa 3,26 anni luce. Altre unità di misura delle lunghezze accomunate con l’anno luce sono il minuto luce (pari a 17 987 547 480 metri), il secondo luce (pari a 299 792 458 metri), e così via; esse sono ottenute considerando la distanza percorsa dalla luce in una certa unità di tempo.

Leggi anche: Le distanze dell’universo, ovvero: bagliori di luce da una stella ormai scomparsa

Alcuni esempi e curiosità

  • La luce impiega circa 1,28 s per coprire la distanza che separa la Terra dalla Luna.
  • In una scala in cui la Terra avesse un diametro di 1 cm, un anno luce corrisponderebbe a una distanza di 7 423,80 chilometri.
  • La luce impiega circa 8,33 minuti per viaggiare dal Sole alla Terra.
  • Un’ora luce corrisponde a circa 1,08 miliardi di chilometri (circa la distanza tra il Sole e Saturno).
  • Plutone è a circa 39 UA dalla Terra, il che significa che è a circa 5,4 ore (5 h 24 min) luce dalla Terra.
  • La stella più vicina alla Terra (escluso il Sole), Proxima Centauri, dista 4,23 anni luce dalla Terra.
  • Il disco della nostra galassia, la Via Lattea, ha un diametro di circa 100 000 anni luce.
  • La più vicina galassia di grandi dimensioni, la galassia Andromeda, si trova a una distanza di 2,5 milioni di anni luce.
  • Il Gruppo Locale ha un diametro di circa 10 milioni di anni luce.
  • Il quasar più vicino alla Terra (3C 273) si trova a circa 3 miliardi di anni luce.
  • Alla velocità attuale di circa 61 000 km/h la sonda Voyager I lanciata nel 1977, percorrerà la distanza di 1 anno luce in circa 17 700 anni.
  • Poiché si calcola che il Big Bang sia avvenuto circa 13 820 000 000 di anni fa, l’Universo osservabile, supposto sferico, ha un raggio di circa 13 820 000 000 anni luce.

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Samantha Cristoforetti è il vero 8 marzo

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Estetico Medicina Estetica Roma SAMANTHA CRISTOFORETTI SPAZIO TERRA RIENTRO ATTERRAGGIO 8 MARZO FESTA DONNA ASTRONAUTA Pulsata Peeling Pressoterapia Linfodrenante Tecarterapia Dietologo DermatologiaSamantha Cristoforetti è arrivata a terra assieme al suo record mondiale di permanenza consecutiva nello spazio. Ecco la vera donna italiana che ci deve rappresentare nel mondo, ecco il vero 8 marzo!

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Le distanze dell’universo, ovvero: bagliori di luce da una stella ormai scomparsa

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO SPAZIO DISEGNO SOLE ASTRONOMIA LUNA STELLA CIELO UNIVERSO MONDO TERRA (1)Quando la mattina andate a lavoro, o a scuola, o al supermercato, i km che vi distanziano dalla vostra meta vi sembrano tanti? E se vi dicessi che anche mille km in realtà non sarebbero poi una distanza così eccessiva? Appaiono una bella lunghezza a noi esseri umani, ma per l’universo sono una distanza ridicola: le stelle che vediamo – ad esempio – sono estremamente più lontane arrivando a distare anche migliaia di anni luce dalla terra. Proxima Centauri è, dopo il sole, la stella più vicina a noi e dista ben 4,2 anni luce. Ma prima di cominciare, facciamo un piccolo ripassino delle basi visto che tante persone pensano che un anno luce sia una unità di misura del tempo!

Cos’è un anno luce?

L’anno luce è in realtà un’unità di misura della lunghezza, definita come la distanza percorsa dalla luce (radiazione elettromagnetica) nel vuoto nell’intervallo temporale di un anno (circa 365 giorni e 6 ore). Poiché la luce è parecchio veloce (raggiunge quasi i 300 mila km al secondo!), se lasciata libera nel vuoto in un anno copre una distanza sbalorditiva: quasi 9461 miliardi di km!

Leggi anche: Cos’è un anno luce ed a quanti km corrisponde?

Così vicina e così lontana

Ma torniamo alla nostra cara Proxima Centauri, la stella più vicina a noi (escludendo il sole). “Vicina” è un termine difficile da digerire per noi piccoli esseri umani, visto che la distanza che ci separa da lei è 9461 miliardi di km moltiplicati per 4,2: davvero un bel tragitto!
Questo significa che la luce di Proxima Centauri – che vediamo risplendere oggi – è partita dalla stella alla fine del 2010 ed è giunta ai nostri occhi dopo un – velocissimo ma lunghissimo – viaggio di oltre 4 anni. Vi sembra tanto? Stiamo parlando della più vicina alla terra! Alcune stelle nel cielo sono così distanti da noi che, nonostante la loro luce sia ancora ben visibile, in realtà sono già “morte” da migliaia di anni e quello che noi vediamo è il bagliore che hanno irradiato prima di sparire.

Milioni, miliardi e decine di miliardi di anni luce

Prendiamo la galassia NGC 4639, essa è posta a 68 milioni di anni luce: la luce delle sue stelle visibile oggi è partita quindi circa 68 milioni di anni fa, e solo in questo momento ha raggiunto noi. Pensate che 68 milioni di anni luce siano molti? Per le distanze dell’universo sono “noccioline”! La luce di GRB 050904 ha impiegato 12.77 miliardi di anni a raggiungere la Terra. Parte da ancora più lontano la luce di GRB 080913: 12.8 miliardi di anni luce. La mia preferita è la galassia IOK-1, “appena” 12,88 miliardi di anni luce. Non vi colpisce il fatto che noi la vediamo oggi come era quasi 13 miliardi di anni fa? Chissà com’è ora in realtà! Anche se non possiamo vederli direttamente, tramite calcoli e ricerche siamo a conoscenza di molti oggetti distanti svariati miliardi di anni luce dal Sole. A proposito del sole! Lo stesso sole che noi vediamo nel cielo di giorno, nella realtà non è mai nel punto dove lo vediamo: noi vediamo il punto in cui era circa 8 minuti prima, essendo appunto questo il tempo che impiega la luce solare a raggiungere i nostri occhi. Vi ho fatto venire il mal di testa?

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Andremo tutti a vivere su Kepler, il pianeta simile alla terra

MEDICINA ONLINE EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO MONDO SPAZIO TERRA PIANETA LUNA ASTRONAUTA«Abbiamo scoperto il cugino della Terra». Annuncia Thomas Barclay, del Bay Area Environmental Research Institute al centro Ames della Nasa, in California. Per sottolineare l’importanza del ritrovamento la Nasa ha organizzato una conferenza stampa approfondendo i dettagli. E così i protagonisti hanno raccontato la storia del nuovo mondo battezzato «Kepler-186f» con molti caratteri simili al nostro. Kepler-186f ruota attorno ad una stella che è circa la metà del nostro sole e ruota assieme ad altri quattro pianeti più grandi (circa una volta e mezza la Terra) ma anche più vicini alla stella-madre a cui girano intorno più veloci in soli 4, 7, 13 e 22 giorni. Kepler-186f compie un giro in 130 giorni e si trova più lontano, nella zona definita «abitabile» perché ricevendo una giusta dose di radiazione in superficie potrebbe consentire lo scorrere dell’acqua liquida. E questo è visto come il primo passo verso la possibile esistenza della vita. Nonè molto lontano da noi in termini astronomici: “appena” 500 anni luce, nella costellazione del Cigno.

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