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Sindrome da spogliatoio o dismorfofobia peniena: il pene sembra deforme o più piccolo o più grande di quanto sia
Una delle paure più grandi di ogni uomo è quella di avere un pene diverso da quello degli altri uomini, paura – spesso totalmente immotivata – che porta ansia da prestazione e difficoltà ad approcciarsi con l’altro sesso per paura di mostrare al partner un pene che si ritiene essere deforme o troppo piccolo. Quando questa paura diventa un chiodo fisso, diventa la base su cui si instaura la dismorfofobia peniena, anche chiamata “sindrome da spogliatoio” in quanto chi ne soffre tende a evitare di fare la doccia insieme ad altri uomini in palestra o dopo l’attività sportiva nel timore di essere sottoposti a giudizio per via delle dimensioni o della forma dei propri genitali. A volte queste preoccupazioni non sono motivate dalla presenza di reali anomalie, ma ciò non impedisce ad alcuni uomini di diventare preda di idee ossessive e di comportamenti compulsivi, come il guardarsi continuamente allo specchio nel tentativo di confermare le proprie valutazioni o ricorrere a frequenti controlli medici per potere correggere il (presunto) problema.
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Pene troppo grande per il rapporto
Uno dei lati più scientificamente interessanti della dismorfofobia peniena, in costante aumento tra gli uomini, è che questa patologia non porta necessariamente a vedere il proprio pene come deforme o più piccolo di come realmente sia: chi ne soffre può vedere il proprio pene più grande della realtà e può arrivare a pensare che queste sue dimensioni “esageratamente generose” potrebbero far male alla partner durante il rapporto.
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Le dimensioni di un pene normale ed il confronto con gli attori pornografici
E’ impressionante sapere che circa l’80% dei pazienti che si sottopongono a interventi di allungamento del pene non ne avrebbero alcun bisogno, avendo un organo genitale di dimensioni normali. Ciò rimanda ad una dismorfofobia peniena, che difficilmente si sarebbe risolta con l’ausilio di tecniche di allungamento chirurgiche e/o fisioterapiche: nessuna misura appare abbastanza normale a chi soffre di questa patologia. Ma quali sono queste dimensioni normali? I diversi studi effettuati sulla misurazione del pene, considerando la difficoltà a procedere in un’indagine valutata come invasiva e le varie tecniche di misurazione utilizzate, hanno evidenziato alcune dimensioni standard, ovvero relative alla media della popolazione (normalità statistica). La concordanza dei dati evidenzia una dimensione a riposo pari a 8-10 cm in lunghezza (dalla radice dorsale del pene alla punta). Allo stato di erezione, invece, la lunghezza media varia tra i 12-16 cm con una circonferenza pari a 11- 12 mm.
Lo stato di flaccidità del pene ha una dimensione del tutto variabile e questo dipende essenzialmente da alcuni fattori:
- la struttura anatomica costituzionale dell’individuo;
- agenti ambientali come temperature troppo elevate (il pene si distende); oppure troppo fredde (il pene si restringe);
- condizioni di “salute” dello stesso individuo.
Inoltre, è importante sottolineare quanto la percezione che un uomo può avere del proprio organo genitale sia visivamente distorta rispetto al possibile confronto con un altro simile posizionato di fronte. Probabilmente l’uomo che rimane legato al concetto di potenza-virilità non verrà comunque rassicurato dai dati numerici prima accennati, bensì continuerà a confrontarli con le dimensioni degli organi genitali di uomini più dotati, iniziando un confronto anche con gli attori pornografici superdotati che lo vedrà, per ovvi motivi, quasi sempre sconfitto: tutto questo può rimandare costantemente ad una visione distorta della realtà dei fatti.
Il micropene e la capacità di adattamento della vagina
Gli specialisti concordano nel ritenere che è opportuno parlare di micropene quando la sua lunghezza, in stato di erezione, è inferiore ai 7 centimetri. Condizione davvero molto rara. Questo è stato definito in base all’impossibilità di un pene al di sotto di tale dimensione in erezione, di riuscire a penetrare la cavità vaginale. Infatti, le dimensioni del canale vaginale a riposo sono di circa 7,5 cm. E’ importante però ricordare che la vagina ha una particolarità essendo una cavità a dimensioni variabili: a riposo le sue pareti sono normalmente unite, durante il coito si allargano per accogliere il pene adattandosi alle sue dimensioni. La vagina possiede una grande elasticità e si conforma a dimensioni diverse, non perdendo mai il contatto con il pene che la penetra dal momento che la natura ha previsto che una perdita di opposizione non determinerebbe la stimolazione ritmica della prostata dell’uomo e quindi eiaculazione e concepimento.
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Troppa lubrificazione vaginale e poca sensazione di penetrazione
Alla luce di quanto appena detto si può quindi dire che la maggior parte dei peni, siano perfetti per la maggior parte delle vagine, tuttavia alcuni uomini durante la penetrazione hanno la convinzione che il loro pene non sia adatto per quella vagina. Questo viene riportato essenzialmente in alcune sensazioni dove è presente un’abbondante lubrificazione vaginale e dove la donna, non essendo più giovanissima, ha perso “tono vaginale”. Sarebbe necessario ricordarsi che, se la vagina è particolarmente lubrificata, è perché la donna sta vivendo un costante e piacevole stato di eccitazione e dovreste godere di ciò, invece, di farvi problemi sull’abbondanza del liquido vaginale e sulle dimensioni del pene. Anzi, dovreste preoccuparvi se la vostra partner fosse poco o per niente lubrificata! Sembra incredibile ma la lubrificazione vaginale rimane una delle prime causa di sindrome da spogliatoio. Il mio consiglio può essere quello di interrompere temporaneamente il rapporto ed asciugare il pene dall’eccesso di liquido lubrificante femminile, per tornare ad avvertire una sensazione di maggiore penetrazione.
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Diagnosi e cure
La diagnosi è relativamente facile, il soggetto – nonostante le sue dimensioni siano normali – tende generalmente a:
- rivolgersi insistentemente al medico per avere rassicurazioni (di cui mai si sentirà realmente soddisfatto);
- evitare i rapporti con l’altro sesso;
- avere pensieri ricorrenti ed ossessivi riguardo alle dimensioni del pene;
- avere ansia da prestazione;
- guardarsi ripetutamente allo specchio i genitali alla ricerca di un difetto che non esiste;
- guardare di nascosto gli altri peni (nei bagni, sotto le docce della palestra…) per confrontarsi con gli altri, sentendosi sempre il “perdente” del confronto (in ogni caso, anche quando in realtà il pene degli altri è più piccolo del proprio).
Se vi ritrovate in questo quadro, potreste aver bisogno dell’aiuto di un medico (terapia farmacologica) ed un psicoterapeuta che miri a lavorare sul disturbo d’ansia e sul vissuto problematico del soggetto, consentendogli di riappropriarsi della propria autostima e di imparare ad accettare il proprio corpo perché possa essere accettato anche dagli altri. Il problema va affrontato alla radice: la scarsa autostima. Gli uomini che si convincono del fatto che i propri organi genitali siano differenti rispetto agli standard medi provano infatti scarsa stima per se stessi. Le loro ansie diventano di frequente motivo di disagio non soltanto nelle relazioni sessuali ma pure nei rapporti sociali e professionali, nei casi più gravi spingendo i soggetti con dismorfofobia all’isolamento.
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Intervento chirurgico o no?
L’intervento chirurgico è generalmente sconsigliato e va considerato solo se esiste realmente una qualche anomalia nella forma o nelle dimensioni del proprio pene che solo il medico può valutare: la chirurgia può rappresentare una soluzione capace di sollevare il paziente dalle sue preoccupazioni, restituendogli una normale vita di relazione, in tutti gli altri casi (pene normale) l’intervento chirurgico è da evitare essendo quasi sicuramente non risolutivo.
Se pensi di soffrire della sindrome da spogliatoio, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a risolvere il tuo problema.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Autostima: come ritrovarla dopo un fallimento ed avere successo al tentativo successivo
Quando si fallisce in qualcosa, a prescindere dal tipo di azione o percorso intrapreso, rimane dentro di te quella sensazione di vuoto, di incompiuto che ti porta a pensare di non aver mai fatto abbastanza, di aver perso, senza possibilità di ripresa. Oggi vedremo come evitare questa emozione, come rialzarsi dopo un fallimento, qualsiasi esso sia.
Reazioni diverse al fallimento
Quando si parla di autostima e fallimento devi venire a patto con una realtà ineluttabile: ognuno di noi è diverso e vi sono migliaia di reazioni diverse rispetto quest’ultimo e altrettante migliaia ripercussioni su ciò che pensiamo di noi stessi. La stessa parola “fallimento” può essere applicata in più situazioni: perdere una partita di calcetto è un fallimento, ma anche non riuscire a superare un concorso importante lo è. Tutto ciò passa attraverso il nostro modo di vedere la vita: chi è più ottimista e nella vita ha “fallito poche volte” si riprenderà subito, i pessimisti e chi ha fallito molte volte avranno periodi “peggiori” e nei casi più estremi non si riprenderanno mai del tutto.
I passi da seguire per riprendersi
Piccolo o grande che sia il fallimento, nella maggioranza dei casi – a meno che il paziente non soffra di particolari patologie come la depressione, ad esempio, dove il caso si complica un po’ – la possibilità di riprendere le redini della propria vita e tornare “a vincere” sono alla portata di tutti. Di solito sono pochi gli step che è necessario intraprendere per riprendersi da un fallimento, ma è assolutamente necessario che questi siano affrontati, uno dopo l’altro e senza remore. Per comprendere che, quando si sbaglia, c’è sempre la possibilità di rimediare, partendo però sempre dall’umile presupposto che non sempre si è capaci di riuscire al meglio in qualsiasi campo della vita. Il “metodo” che voglio suggeriti oggi è ovviamente basato su piccoli passi che devi compiere su te stesso aiutato dal pensiero positivo e dalla tua capacità di analisi di ciò che ti accade.
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1) Prendi un bel respiro. Partiamo dal nostro corpo e più in particolare dal nostro apparato respiratorio: la respirazione è un’arma potente a nostro vantaggio, e non solo perché è capace di calmarci e rilassarci, ma perché contribuisce alla nostra ossigenazione e si sa che un cervello ben ossigenato ragiona meglio. Riflettici, fallire in qualcosa non è la fine del mondo. Prenditi un attimo per pensare, cerca di guardare ciò che è accaduto nella giusta prospettiva. Anche il fallimento è una piccola cosa rispetto al grande quadro della vita.
2) Esprimi ciò che senti. Quando fallisci è normale provare dei sentimenti. La maggior parte delle volte si tratta di sensazioni che fanno male, che corrodono l’animo. Trattenerle non può farti bene. E’ meglio tirar fuori tutto ciò che si prova, dare alla propria mente ed a se stessi lo spazio necessario per trovare il modo di reagire. Nascondere le proprie emozioni non aiuta a mantenere alta la propria autostima, ricordatelo. Possono infatti ripresentarsi quando meno te lo aspetti.
3) Ridefinisci il fallimento. Non prenderlo come tale ma vivilo come un semplice feedback della tua esperienza. In questo modo diventa qualcosa dal quale partire per migliorare e non qualcosa sul quale piangere lacrime amare. Non ha fallito la persona, è il metodo che ha fallito e quest’ultimo si può sempre cambiare.
4) Ricordati che il fallimento è una cosa temporanea. Qualsiasi cosa accada la vita va avanti. Ed il fallimento è solo una minima porzione della stessa. Un piccolo frammento dal quale è necessario riprendersi senza perdere la speranza né la fiducia che si ha in se stessi. Non è l’atto del fallire a dire chi siamo ma la capacità che abbiamo di riprenderci da una delusione o di combattere i fatti avversi della vita.
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5) Ricordati che non puoi sempre fare tutto perfettamente. E’ importante ricordare questo: non siamo perfetti e possiamo sbagliare. Ecco perché fallire può essere contemplato nel quadro generale della vita. Senza farsi troppi problemi ma al contempo impegnandoci a non cadere negli stessi errori.
6) Pensa positivo e ricomincia. Altro punto chiave: tira fuori l’ottimismo che c’è in te e rimettiti al lavoro. Pensare positivo è un toccasana, non dimenticarlo! Tuttavia nel rimettersi al lavoro, per minimizzare il rischio di un nuovo fallimento, la cosa migliore da fare è cambiare il metodo!
7) Cambia metodo. Qualsiasi sia l’azione intrapresa risoltasi in un fallimento, cambiare metodo di messa in pratica è sempre un ottimo mezzo per rialzarsi. Devi chiederti cosa puoi fare di differente rispetto a ciò che hai fatto e guardare a chi ha intrapreso quell’azione prima di te per chiedere consiglio e trovare l’ispirazione.
8)Fai il primo passo per ricominciare. E’ la cosa più difficile da fare, per questo l’abbiamo messo come ultimo punto, ma è di primaria importanza compiere questa azione. E’ contemporaneamente un passaggio e l’obiettivo da raggiungere.
Se credi di avere una bassa autostima ed hai bisogno di supporto, prenota subito la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riusciremo insieme a risolvere il tuo problema.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Quando la palestra diventa un’ossessione
Lo sport ti piace così tanto che preferisci correre che stare con il partner? Attenzione, potresti soffrire di “exercises addiction“, assuefazione all’attività fisica. In poche parole, ti droghi con la palestra e il fitness. La dipendenza da esercizi è stata ora documentata e analizzata da Alessandro Sartorio, primario di endocrinologia dell’Istituto auxologico di Milano per conto dell’Associazione degli endocrinologi europei.
E i dati lasciano di stucco: “Si stima che il 3-4 per cento della popolazione ne soffra, ma in alcune nicchie, come le palestre, si arriva al 40 per cento” afferma Sartorio. È difficile accettare l’idea di dipendenza, “ma sport, corsa e ginnastica vanno considerati come un farmaco, che non può essere autogestito” continua l’esperto. Le controindicazioni possono essere pesanti: “Abuso di sostanze energetiche, eccessivo calo del peso e della massa grassa, problemi cardiovascolari”. Insomma, gli addominali a tartaruga non valgono tanto. E nemmeno una silhouette perfetta, “soprattutto se pensiamo che nelle donne la mania per il fitness si associa spesso a disturbi del comportamento alimentare”.
Come capire però se si è addicted o portatori sani di muscoli sodi? “Quando lo sport non basta mai e si programma l’intera giornata attorno ai tempi della corsa o della palestra, trascurando il proprio lavoro, gli amici, la famiglia e altre forme di divertimento”. E la cura può essere difficile: “Lo sport scatena endorfine, che procurano benessere e il cui dosagggio va riequilibrato. Ci vuole un medico esperto”.
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La tua vita è difficile? Ti spiego tutti i segreti per ritrovare la fiducia in te stesso ed aumentare la tua autostima
Esiste un momento nella vita di una persona in cui la fiducia nelle proprie capacità viene messa duramente alla prova. Può trattarsi di un esame difficile all’università, come anche di un nuovo capo (da tutti considerato psicopatico) che vi da da fare un lavoro complesso da gestire, ma le situazioni che sfidano le nostre vite sono infinite. E le sfide, si sa, si possono vincere ma si possono anche perdere. In quest’ultimo caso ognuno di noi può reagire in maniera diversa: c’è chi nella sconfitta trova le motivazioni e la grinta giusta per rialzarsi subito, c’è chi non ne fa un dramma e ci riprova con calma. Purtroppo non tutti reagiscono bene, soprattutto se l’evento scatenante è sentito come particolarmente intenso e se magari già prima l’autostima non era certo ai massimi livelli. Immaginate una ragazza che non ha mai avuto particolare successo con l’altro sesso, poi trova un ragazzo e dopo poco tempo viene lasciata: una già scarsa autostima viene ancor più minata dall’evento e si rischia di cadere in un baratro a “feedback positivo”, ovvero minore fiducia in se stessi porta ad affrontare i problemi in maniera meno efficiente col risultato di non riuscire a risolverli e ritrovarsi ad avere ancora meno fiducia in se stessi, finendo in un circolo vizioso micidiale.
Come uscire dal circolo vizioso?
Scovare qualità, abbinare obiettivi, valutare le strategie per aggirare gli ostacoli: la lista… Ecco come fare.
1) Cominciamo con un piccolo compito che potete svolgere già a partire da adesso. Su un foglio di carta iniziate a stilare un elenco che contenga almeno dieci qualità che ritenete di possedere, onestamente ma senza modestia. Se proprio non vi vengono in mente tutte e dieci, provate a chiedere agli amici e ai parenti (i più onesti che conoscete!). Se non avete dieci qualità, ma ne avete “solo” sette, o cinque, o una soltanto, non importa: scrivetele ugualmente.
2) Per ognuna delle qualità, aggiungete accanto un possibile obiettivo che vorreste raggiungere. Se ad esempio avete scritto di essere persone determinate, un probabile traguardo da prefissarsi potrebbe essere quello di portare a termine un lavoro che vi è stato assegnato nonostante i numerosi impegni. A questo punto accadrà un fatto: vi verranno in mente tantissimi dubbi e molte perplessità circa le possibilità di riuscita del vostro progetto. Niente paura, mettete per iscritto anche le incertezze e le esitazioni.
3) Non resta che affrontare razionalmente le esitazioni che sono via via emerse. Cercate soluzioni reali agli ostacoli che impediscono al vostro obiettivo di concretizzarsi, tenendo sempre presente che a guidarvi non deve essere l’emotività, bensì la logica, il ragionamento rigoroso e sensato, la ragionevolezza e la lucidità. Chiedetevi se la colpa degli insuccessi è vostra o degli altri e rispondete sempre con sincerità. Quando avrete terminato, non dovrete fare altro che prendere solennemente un impegno con voi stessi affinché possiate con fermezza, tenere fede alle promesse fatte.
4) Tenete la lista che avete preparato sempre a portata di mano e di tanto in tanto rileggetela: vi accorgerete che quelle qualità che possedete sono sempre lì e nessuno ve le potrà mai togliere. Questo piccolo esercizio vi farà ricordare che anche gli altri credono in voi perché riescono a vedere dei lati positivi spesso invisibili ai vostri occhi.
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Non pensare di esserlo: CONVINCITI di esserlo!
Ancorare degli obiettivi da raggiungere (compilando una lista, come ho scritto precedentemente), senza sfidare le nostre forze e i nostri limiti, senza porci obbiettivi irraggiungibili, è un ottimo metodo per affrontare la vita. I risultati, sicuramente non tarderanno ad arrivare, e con essi la crescita della nostra autostima. Una volta raggiunti gli obiettivi raggiungibili, passiamo a quelli apparentemente “irraggiungibili”, vi stupirete di quello che siete capaci di fare, se solo riuscite a convincervi di essere in grado di farlo!
Chi siamo? Quali vestiti siamo?
1) Il primo passo importante da fare, è prendere coscienza della nostra personalità, e imparare ad accettarci per quello che siamo, conoscere i pregi dei nostri difetti. Il nostro essere, si distingue da ogni altro, ed è proprio questo valorizza l’essere umano, avere idee diverse, non significa avere idee sbagliate. Quando ci troviamo di fronte ad un discorso, non ci limitiamo ad annuire, ma esponiamo i nostri pensieri anche se sono differenti, senza però né offendere né essere scortese. Proviamo ad utilizzare questa tecnica, con le persone più vicine a noi, come parenti o familiari, poi anche con gli amici e infine al lavoro.
2) Curiamo il nostro look, in base alle nostre esigenze e ai nostri gusti, non copiando le persone che ci affiancano tutti i giorni ma cercando sempre il capo di abbigliamento con cui siamo a nostro agio e che rappresenta il nostro carattere. Non dimentichiamoci di curare la biancheria intima, e non parlo solo di quelle sere in cui prevediamo incontri galanti col nostro partner! Sul lavoro, a scuola, con gli amici, al parco a portare il cane: essere a posto “sotto” e non solo “sopra” vi farà sentire più a vostro agio e più fiduciosi nelle vostre capacità. Ciò vale anche per l’igiene intima.
Voce in capitolo e sassolini nelle scarpe
1) In casa, facciamo valere anche i nostri bisogni, anche nelle scelte più scontate, come quella di quale programma guardare in televisione: non ci facciamo “mettere sempre sotto” ma facciamo presente, in maniera educata e cortese, che anche noi abbiamo “voce in capitolo”.
2) Un altro passo importante, è “toglierci il sassolino dalla scarpa” Cosa vuol dire? Affrontare situazioni scomode, che ci mettono a disagio e che ci alterano l’umore durante la giornata. Mai rimandare inconvenienti, prolungherebbero la nostra ansia Un toccasana, per ritrovare la fiducia in se stessi, è assimilare un pizzico di ironia, saper prendersi gioco di se stessi, sdrammatizzare, ridere e pensare che a tutto c’è un rimedio
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Repetita iuvant, ovvero: ripetitelo tante volte
Ottimo metodo per rafforzare la propria autostima è ripetersi più volte, durante il giorno, che abbiamo le potenzialità giuste per affrontare qualsiasi sfida. Ripeterlo mentalmente se siamo in pubblico, a voce alta se siamo soli e magari di fronte allo specchio: “io non valgo meno degli altri, casomai il contrario!”
Quando mi guardo allo specchio
1) Innanzitutto, se il problema è il vostro aspetto fisico, vi confido un segreto: non lo è! O meglio, non dovrebbe esserlo: smettete di guardarvi allo specchio in continuazione cercando ogni minimo difetto o inestetismo. Il mondo è pieno di persone: belle, brutte, splendide, orribili. Siamo tutti uguali, pur con le nostre diversità. Ciascuno di noi possiede qualcosa di bello e di meno bello. Il mio consiglio è di evitare di focalizzarvi sugli aspetti negativi, privilegiando sempre più quelli che sono i vostri pregi. Un esercizio quotidiano molto semplice consiste nel guardarvi ogni mattina allo specchio, per dieci minuti, allenandovi ad osservare solo quello che vi piace di voi, e cercando di apprezzare sempre più anche quelli che prima consideravate dei difetti. Ricordate sempre che “la vera bellezza è negli occhi di chi guarda”! Se poi il vostro difetto estetico è per voi estremamente insopportabile, ricordate che la medicina e chirurgia estetica può sempre darvi una mano!
2) Quando vi fanno un complimento, evitate di pensare a quale sia il motivo per cui l’avete ricevuto: prendete e portate a casa! Provate una volta tanto a credere che, se vi viene offerto un complimento, è solo perché davvero ve lo meritate. Al contempo, se qualcuno vi insulta, lasciate correre: molto spesso è tutta invidia, poco ma sicuro, e la brutta figura l’ha fatta l’altro perchè è stato cafone! Ripetete questi semplici passi ogni mattino, ogni pomeriggio, ogni sera come un mantra, fateli diventare parte della vostra vita: forse non guadagnerete la stima di voi stessi da un momento all’altro, ma di sicuro potete provare a costruirla giorno per giorno, imparando a guardare il bicchiere mezzo pieno e chiudendo un occhio ogni volta che ne verserete un goccio! Sapete come dico io? Il bicchiere non solo è mezzo pieno, ma quello che manca me lo sono appena bevuto io!
Siamo solo umani, perdoniamoci ma assumendo la nostra responsabilità
1) Spesso siamo portati a perdonare più facilmente gli errori degli altri rispetto ai nostri: niente di più sbagliato! Siamo tutti esseri umani, ed in quanto tali siamo portati a sbagliare di continuo, fa parte del naturale cammino della vita: si sbaglia, quindi si impara. Quando commettiamo un errore, evitiamo dunque di arrabbiarci con noi stessi, ma cerchiamo piuttosto di capire dove abbiamo sbagliato e perché. Teniamo a freno la rabbia e contiamo fino a dieci. Non abbiamo paura di chiederci scusa. Sono semplici piccolezze, ma possono fare la differenza se ripetute nel tempo: lo scopo è quello di “abituarci” ad apprezzare noi stessi.
2) Il punto 1 però non deve portarvi all’estremo opposto: deresponsabilizzarvi! Una volta che avete preso atto dei vostri fallimenti, abbiate il coraggio di assumervene le responsabilità. Dare la colpa alla sorte di un traguardo non raggiunto forse attenuerà qualche senso di colpa, ma vi collocherà automaticamente in una dimensione di impotenza. La responsabilità di un evento -anche negativo- vi permette invece di considerare l’errore come vostro, spingendovi a non ripetere lo stesso comportamento in futuro. Nessuno è infallibile, e se imparerete a guardarvi intorno potrete vedere come le persone che stimate di più siano tutte accomunate dalla capacità di agire, sbagliare e metabolizzare i propri sbagli. La strada per il successo è disseminata di errori.
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Il futuro non è scritto nel marmo, neanche la nostra autostima
Cercate di accantonare fin da subito l’idea che il vostro livello di autostima non possa cambiare, che sia scolpito nel marmo del vostro patrimonio genetico o nel destino. Non è così. “Autostima” è il nome che diamo all’immagine mentale che abbiamo di noi stessi, e in quanto tale è un’opinione destinata a mutare nel tempo a seconda di varie circostanze. Spesso influiscono su questa immagine circostanze esterne quali i fallimenti passati, le critiche, l’affetto di chi ci sta attorno. Altrettanto spesso, però, questa immagine non ha un reale aggancio con avvenimenti o motivazioni oggettive, che possono essere mal lette dall’interessato, o addirittura non essere reali. Per prima cosa, quindi, chiedetevi quanto di vero ci sia in quello che pensate di voi stessi. Potreste scoprire di essere troppo severi o impietosi nel giudicarvi.
Anche una maratona inizia con un passo
Quando mi sono iscritto a medicina la prima reazione di fronte alla mole di esami, frequenze obbligatorie ed esercitazioni è stata drammatica. Medicina è la facoltà più lunga in assoluto e quando sei al primo semestre del primo anno ti senti spaventato dai sei anni che ti aspettano, dagli infiniti esami che dovrai sostenere, dai libri da 2000 pagine che dovrai imparare a memoria. Il consiglio che proprio oggi ho dato ad alcuni studenti del primo anno che ho incontrato per caso all’Umberto I è stato: affrontate un esame per volta senza pensare agli altri! E quando avrete di fronte un libro da migliaia di pagine, non fatevi bloccare dalla paura: cominciate a studiare il primo capitolo, domani penserete al secondo, dopodomani al terzo e magari in un mese lo avrete comodamente finito! Tutto questo per dirvi che se la vita vi presenta tre o più problemi alla volta, se è possibile non cercate di risolverli tutti nello stesso momento: cercate di capire quale problema ha la priorità sugli altri e cercate di risolvere quello, poi penserete agli altri!
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Un problema tira l’altro
Spesso poi vari problemi sono uno la conseguenza degli altri e risolvere il primo crea le condizioni perché si risolvano gli altri. Un mio amico si ritrova a 30 anni fuoricorso con l’università, convive con i genitori e ci litiga spesso, non riesce a trovare una ragazza, ha problemi di erezione e di salute. I problemi sono irrisolvibili? Forse si, se vengono affrontati tutti insieme. Ma se invece il mio amico (generalizzando) spendesse tutte le sue forze nell’obiettivo di laurearsi forse riuscirebbe a trovarsi un lavoro, col lavoro potrebbe pagarsi un mutuo e lasciare la casa dei propri genitori, smetterebbe di litigarci, non apparendo “mammone” potrebbe avere più successo con le donne. Avendo casa propria non avrebbe problemi ad avere un rapporto sessuale “tranquillo e privato” come invece non accadeva quando viveva coi propri genitori quindi forse i problemi di erezione sparirebbero! E’ una generalizzazione ma è per farvi capire che bisogna sempre scegliere il problema chiave altrimenti il rischio di disperdere le forze tra vari problemi e non risolverne nessuno è alto.
Se credi di avere un problema di bassa autostima e non riesci a gestire da solo o da sola questa situazione, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, ti aiuterò a risolvere il tuo problema.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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