Quanto devono crescere di peso ed altezza un neonato ed un bambino?

MEDICINA ONLINE BIMBO BAMBINO NEWBORN BABY NEONATO LATTANTE GATTONARE CARPONARE CAMMINARE PARLARE BENE PRIMA PAROLA SCALCIARE CORRERE PARLARE MASCHIO FEMMINA DIFFERENZA AIUTO GENITORILa crescita del neonato durante il primo anno di vita avviene molto rapidamente anche se ogni bambino ha propri ritmi personali e non sempre uguali a quelli dei coetanei. Alla nascita, infatti, pesi e lunghezze non sono uguali per tutti: in generale però si può dire che il peso medio alla nascita è di circa 3200 grammi con qualche differenza tra maschi e femmine, infatti i primi pesano circa 150 grammi in più: viene comunque considerato normale un peso compreso tra i 2500 e i 4500 grammi.
Non ci sono quasi diversità per quanto riguarda la lunghezza tra maschi e femmine che misurano tra i 49 e i 53 centimetri.

I primi tre mesi: ecco quanto pesa il neonato
La prima considerazione da fare è che statura e peso possono essere diverse da un bimbo all’altro non solo in base al genere, maschile o femminile, ma anche per motivi legati a fattori ereditari e per cause dipendenti dalla mamma: se in gravidanza fuma potrebbe avere un neonato di basso peso.
Nella settimana dopo la nascita la crescita subisce il fisiologico calo ponderale che si aggira intorno al 5-10% dovuto alla emissione di meconio e alla perdita di liquidi: se il bambino si alimenta con regolarità il peso viene recuperato durante la seconda settimana di vita. Nei primi tre mesi avviene l’aumento ponderale più importante perché per una corretta crescita il bambino assume circa 25 al giorno, che corrispondono circa 150-180 grammi alla settimana.

Dal terzo al sesto mese
Dal terzo mese la crescita del neonato rallenta un po’, con circa 20 grammi al giorno, vale a dire 150 grammi alla settimana.
Si può dire che una fisiologica crescita del neonato porta a raddoppiare il peso della nascita al 5° mese di vita e a triplicarlo intorno all’anno.

Dalla nascita a due anni: quanto cresce in lunghezza?
Nel primo mese di vita la crescita del neonato in lunghezza è molto accentuata: il piccolo, infatti, alla fine del primo mese misura ben 5 centimetri più che alla nascita.
Aumenta ancora 3 centimetri nel corso del secondo mese per poi crescere di 2 centimetri dal terzo al settimo mese. Da questo momento fino all’anno la lunghezza del bambino aumenterà di un centimetro al mese. Tra il primo ed il secondo anno di età i bimbi maschi e femmine tendono a crescere di circa 12 cm totali, arrivando a circa 85/90 cm di altezza (le bambine) e circa 90/95 cm di altezza (i bambini) con ampie variazioni individuali.

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Aumento di peso da 6 a 9 mesi
Dal sesto al nono mese di vita il bambino aumenta all’incirca 400-500 grammi al mese: alla fine del nono mese un lattante pesa mediamente circa nove chili. A partire dal sesto mese in avanti, tuttavia, l’aumento di peso non è più in relazione solamente con la quantità di cibo introdotta dal piccolo, ma anche con la sua vivacità. Come accade anche per gli adulti, i bambini più irrequieti ed esuberanti consumano più energie in confronto ai più calmi e tranquilli che, invece, tendendo a muoversi di meno, consumano un numero di calorie inferiore.

Aumento di peso da 9 a 12 mesi
Dal compimento del decimo mese fino al primo compleanno l’accrescimento ponderale dovrebbe essere in totale di altri 700-800 grammi per cui, alla fine dell’anno di vita, un maschietto dovrebbe pesare all’incirca 10 chilogrammi ed una femmina 4 etti di meno. La differenza di peso tra due coetanei può tuttavia essere notevole perché, come già spiegato, l’accrescimento ponderale è influenzato, oltre che dall’alimentazione e dall’attività fisica più o meno frenetica del bambino, soprattutto da fattori ereditari. Anche se, in linea di massima, i pediatri ritengono che all’età di un anno un bambino dovrebbe avere triplicato il peso presentato alla nascita, non vi è assolutamente da preoccuparsi se un bebè, che alla nascita pesava 2,7 kg, ne pesi, al compimento del suo primo compleanno, 8,5, come pure è intuibile sia normale che un neonato che alla nascita pesava 4 kg sia di peso abbondantemente superiore ai 10 kg all’anno di vita.

Aumento di peso da 1 a 2 anni
Il ritmo di accrescimento ponderale piuttosto sostenuto presentato nei primi dodici mesi di vita è poi destinato a ridursi drasticamente tra il primo e il secondo anno di vita, durante il quale i bambini aumentano di circa due chili arrivando a pesare pressappoco 12 chili ai ventiquattro mesi di età.

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Aumentare il testosterone: metodi naturali e cose da evitare

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma AUMENTARE TESTOSTERONE MUSCOLI SESSO PALESTRA FISICO Medicina Estetica Riabilitazione Nutrizionista Dieta Grasso Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Seno Luce Pulsata Macchie Cutanee PeneStimolare la produzione naturale di testosterone è sicuramente l’opzione migliore per aumentare la produzione di questo ormone in modo sicuro, specie quando, dai 30 anni in poi, la sua produzione cala dell’1% ogni anno. Per farlo si cercano di eliminare le sostanze chimiche che bloccano la produzione oppure si supporta la capacità endogena del proprio corpo di produrre più testosterone. Ecco alcune sostanze utili per aumentare naturalmente il testosterone.

1) ZINCO

È noto che la deficienza di zinco può portare a un malfunzionamento dei testicoli e di conseguenza l’abbassamento dei livelli di testosterone. La prostata maschile è uno degli organi del corpo a maggiore concentrazione di zinco, un dato che indica quanto sia importante per l’apparato riproduttore maschile. Inoltre, l’attività fisica sia in uomini normalmente sedentari che negli atleti, può portare a una carenza di testosterone e ormone tiroideo, che può essere facilmente attenuata dall’integrazione di zinco. È stato inoltre scoperto che lo zinco protegge dai danni causati dal cadmio (un metallo pesante) a quella parte di dna che influisce sulla capacità dei testicoli di produrre testosterone. Una ricerca sugli animali indica che lo zinco può migliorare la funzione erettile e ottimizzare i livelli di prolattina e testosterone.
Bisogna però tenere a mente che i minerali nel corpo necessitano di un certo equilibrio. Un eccesso di zinco può infatti provocare a una carenza di rame e viceversa. È quindi importante lavorare con professionisti qualificati per individuare le eventuali carenze e colmarle senza causare effetti collaterali. Nel dubbio, è sempre meglio reintegrare i minerali con l’alimentazione, e questo diminuisce il rischio di squilibri. Per cercare i cibi con un alto contenuto della sostanza nutritiva che si vuole integrare, è possibile consultare l’elenco del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America.

2) VITAMINA C

Uno dei metodi migliori per ottimizzare i livelli di testosterone è preservare la sua attività e rigenerarlo quando si converte naturalmente in un ormone metabolita transitorio. Una ricerca preliminare indica che la vitamina C, nota vitamina donatrice di elettroni, possa aumentare la produzione di testosterone e ridurre i livelli del suo metabolita tossico.

3) MAGNESIO

I livelli di magnesio sono fortemente correlati negli anziani, e in modo indipendente, a due ormoni anabolici: il testosterone e l’ IGF-1, il fattore di crescita insulino-simile. Questo indica che il magnesio, coinvolto in numerose reazioni chimiche che interessano oltre 300 enzimi, possa regolare positivamente l’ equilibrio anabolico-catabolico spesso interrotto nelle persone anziane. C’è un meccanismo di base che lo rende un minerale importante nell’aumento dei livelli di testosterone; il magnesio inibendo infatti il legame tra il testosterone (Tt) e le globuline leganti gli ormoni sessuali (Shgb), provoca un aumento del testosterone biodisponibile.

4) PALMETTO/ASTAXANTINA

Uno dei modi migliori per aumentare l’ormone sessuale maschile in modo naturale è bloccare la sua trasformazione in diidrotestosterone ed estrogeno (estradiolo). Questo può avvenire attraverso gli inibitori dell’enzima aromatase e gli inibitori dell’alfa-5 reduttasi. L’alfa-5 reduttasi è un enzima che converte il testosterone in diidrotestosterone mentre l’enzima aromatasi converte il testosterone in estradiolo. Uno studio promettente del 2009 ha rivelato che nei maschi sani di età compresa tra i 37 e i 70 anni, una combinazione di queste due sostanze dà come risultato un rapporto straordinario: più testosterone e meno estrogeno e diidrotestosterone.

5) FOSFATIDILSERINA

Questo componente, estremamente importante della membrana cellulare, si trova maggiormente nella carne, nel pesce, nei latticini ma anche nella lecitina di soia e girasole. Si è riscontrato che a seguito di una moderata attività fisica negli atleti, la fosfatidilserina riesca ad abbassare i livelli di cortisolo e aumentare quelli di testosterone.

Qui di seguito trovate una lista di altri integratori alimentari acquistabili senza ricetta, potenzialmente in grado di migliorare la prestazione sessuale sia maschile che femminile a qualsiasi età e trarre maggiore soddisfazione dal rapporto, aumentando la quantità di sperma disponibile, potenziando l’erezione e procurando un aumento di libido sia nell’uomo che nella donna. Ogni prodotto viene periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

ECCO 5 SOSTANZE DA EVITARE:

1) FARMACI CONTENENTI STATINE

Nella letteratura biomedica non esistono categorie di farmaci che inibiscono la produzione di testosterone e/o la libido negli uomini meglio rispetto a quelli contenenti statine. Questi farmaci non solo vengono erroneamente ritenuti dei salvavita per le malattie cardiovascolari, ma contribuiscono all’insorgenza di circa 200 effetti collaterali dannosi per la salute. Chiunque intenda preservare la propria produzione di testosterone dovrebbe evitare di assumere questi farmaci.

2) BISFENOLO A

Questa sostanza che altera il sistema endocrino è estremamente diffusa. Si trova infatti in plastiche, cibi inscatolati e nella carta termica delle ricevute fiscali. È stato dimostrato che riesce a interrompere la produzione di testosterone nei testicoli e che presenta dei potenziali effetti estrogenici femminilizzanti. Bisogna inoltre fare attenzione e non farsi ingannare dai cosiddetti prodotti ‘bisfenolo A free’ in quanto potrebbero contenere altri bisfenoli altrettanto tossici.

3) FTALATI

Usati soprattutto nelle plastiche per renderle più flessibili (plastificanti), ma anche nell’industria farmaceutica come eccipienti e nei prodotti cosmetici, inibiscono la produzione di testosterone.

4) PARABENI

Un altro tipo di sostanze petrolchimiche estremamente diffuse; utilizzati come conservanti in un’ampia gamma di prodotti, specialmente nella produzione di cosmetici e prodotti per la cura del corpo, interferiscono con i livelli di testosterone.

5) GLIFOSATO

Questa sostanza chimica, che blocca la produzione di testosterone, si trova praticamente ovunque in quelle zone in cui predomina la coltivazione di prodotti geneticamente modificati. Per essere conservati più a lungo, i prodotti ogm vengono spruzzati con glifosato e risultano quindi contaminati e anche prodotti non esplicitamente ogm come l’avena vengono spruzzati con questa sostanza essiccante prima del raccolto. Pertanto, il modo migliore per evitare l’esposizione a questa sostanza è di consumare prodotti biologici certificati al 100 per cento.

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Aumentare gli estrogeni naturalmente e senza farmaci

MEDICINA ONLINE DONNA ANZIANA MENOPAUSA ADULTA VAMPATE FITOESTROGENI SENO INGRANDIMENTO SOIA ORMONI ESTROGENI PIANTECome aumentare gli estrogeni naturalmente? Come assicurarsi un buon livello di questi preziosi ormoni femminili? Con l’alimentazione giusta e alcuni suggerimenti utili. Innanzitutto, la prima alleata fondamentale, da considerare una vera e propria miniera di fitoestrogeni, la soia. E, poi, uno stile di vita salutare ed equilibrato, privo di eccessi, non troppo sedentario. Ecco qualche suggerimento utile per incrementare gli estrogeni in modo naturale.

Gli estrogeni

Raggiungono livelli piuttosto elevati durante la pubertà, quando le tempeste ormonali sono funzionali allo sviluppo sessuale delle interessate, e, al contrario, tendono ad andare in caduta libera, registrando diminuzioni importanti, in altri periodi della vita. Durante la menopausa, per esempio. Gli estrogeni sono preziosi ormoni femminili, secreti soprattutto, ma non solo, dall’ovaio. Tra gli estrogeni più famosi c’è l’estradiolo, per esempio. Estrogeni che sono protagonisti di moltissime funzioni e processi fondamentali nell’organismo di una donna: dallo sviluppo della sua sessualità fino alla fertilità, alla gravidanza e al mantenimento della salute delle ossa.

L’alimentazione giusta

Per aumentare gli estrogeni con l’alimentazione è necessario scegliere la dieta giusta, ma soprattutto, i cibi giusti. Con dieta giusta si intende un’alimentazione salutare, povera di zuccheri e carboidrati, ricca di proteine e fibre. E, con cibi giusti si intendono tutti gli alimenti che possono vantare ottimi livelli di fitoestrogeni. Via libera, quindi, ai legumi, dalla soia ai fagioli di ogni genere e ai piselli. Da portare spesso in tavola anche gli alimenti dall’elevato contenuto di vitamina C e B e i cereali integrali, che favoriscono l’aumento dei livelli di estrogeni nel corpo.

La soia, preziosa alleata

Ad avere il ruolo da protagonista tra gli alimenti che favoriscono l’aumento degli estrogeni è sicuramente la soia. Si tratta di un legume che, originario dell’estremo oriente, sta diventando sempre più parte integrante delle abitudini alimentari occidentali. Toccasana per la salute e la silhouette, in generale, la soia, in particolare, può assicurare un elevato apporto di fitoestrogeni, le sostanze naturali che svolgono un ruolo simile agli ormoni sessuali femminili. Ecco alcuni alimenti a base di soia: il tofu, un formaggio ottenuto facendo coagulare il latte di soia con il sale marino e il succo di limone, il tempeh, un formaggio che si ottiene dalla fermentazione dei semi di soia cotti con un fungo, il latte, la farina e i germogli di soia.

IMPORTANTE: Chiedi aiuto al tuo medico. Determina il tuo livello di estrogeno. PRIMA di intraprendere una dieta particolarmente ricca di fitoestrogeni, chiedi al tuo medico gli effetti degli estrogeni sull’organismo. Anche se un’insufficienza di estrogeni può determinare molti problemi, un livello troppo alto può essere correlato a disturbi mestruali, cisti ovariche e CANCRO AL SENO. Insomma: troppi fitoestrogeni potrebbero causare danni al nostro organismo, quindi chiedete SEMPRE – E SENZA ECCEZIONI – consiglio al vostro medico prima di abbuffarvi di fagioli, spezie e cereali!  Il medico può prescriverti un esame del sangue per assicurarsi del tuo livello di estrogeno. Ricordo che il livello di estrogeno normale per una donna prima della menopausa varia tra 50 pg\ml e 400 pg\ml. Se il tuo livello di estrogeno è sotto i 100 pg\ml, potresti soffrire dei sintomi della menopausa, come le vampate di calore; se i livelli di estrogeno sono elevati consulta il medico prima di iniziare una dieta basata sui cibi prima elencati.

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Muore perché voleva avere un pene più grande

MEDICINA ONLINE PENE TESTICOLO ASIMMETRICO PENIS SCROTO DAVID MICHELANGELO FIRENZE ASIMMETRIA VENA VARICOCELEQualcuno ricorderà il tormentone ‘spam’ che intasava la posta elettronica qualche anno fa con l’oggetto ‘Enlarge your penis’. Per molti era una scocciatura, ma per altri può essere stato un vero problema pensare di avere un pene piccolo. Ci sono poi casi in cui realmente le dimensioni del pene sono un problema, è la cosiddetta ‘micropenia’, in cui l’organo maschile è troppo piccolo per permettere di avere normali rapporti sessuali. Quale che sia il caso, un giovane di trent’anni di Stoccolma si è sottoposto a intervento chirurgico per aumentare le dimensioni del suo pene, ma l’allungamento gli è costato caro ed è morto sotto i ferri.

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La tecnica per allungare il pene
Il giovane svedese voleva aumentare sia la lunghezza che la circonferenza del proprio organo genitale. Per far questo, l’intervento prevedeva il prelievo di materia grassa dallo stomaco per poi essere trasferita al pene. Dopo il primo step che prevedeva l’allungamento, e dopo aver inciso e allentato un legamento alla base dell’organo genitale, si doveva passare all’ingrossamento.

Il dramma
Le cose però hanno iniziato a precipitare improvvisamente durante la seconda fase dell’intervento. Il battito cardiaco del giovane paziente è aumentato repentinamente. Allo stesso tempo i livelli di ossigeno sono calati di colpo, seguiti dalla pressione sanguigna. Poco dopo il cuore ha smesso di battere, per un improvviso infarto. L’équipe medica impegnata nell’intervento chirurgico ha subito cercato di salvare il paziente, ma a quanto pare tutti i tentativi sono stati inutili. Il ragazzo che voleva migliorare l’aspetto dei propri genitali è morto circa due ore dopo.

Non si spiega il perché
Ancora non si spiega bene il perché di questa morte, dato che dalle prime valutazioni pare che il giovane non presentasse patologie pregresse – in particolare a livello cardiaco o cardiovascolare. Si parla soltanto di una lieve forma di asma. A causare il decesso pare invece sia stata un’embolia lipidica. Nella fattispecie il grasso utilizzato per aumentare le dimensioni del pene avrebbe causato un’ostruzione dei vasi sanguigni che è risultata fatale, poiché ha dato origine all’insufficienza respiratoria che, a sua volta, ha causato l’attacco di cuore.

Lasciare le cose come sono
A parte alcuni casi davvero problematici a livello fisiologico, la grandezza del pene non è e non deve essere un problema. Non è una gara di dimensioni. Non dipende da ‘quanto’, ma da ‘come’ si usa il proprio pene nei rapporti sessuali, se proprio si vuole andare a discutere sottolineano gli esperti. In più, come ricordano i medici, questo genere di intervento non è quasi mai risolutivo ma, anzi, più spesso è causa di diversi ‘effetti collaterali’ più o meno pesanti. Per esempio, si rischiano gravi deformità o una disfunzione erettile permanente. Anche se questo è un rarissimo caso, si può certamente anche morire, dato che bene o male si tratta di un intervento chirurgico – e qualcosa può sempre andare storto. Insomma, prima di preoccuparsi per le dimensioni del proprio pene è bene sapere che nella quasi totalità dei casi va bene così. E anche che la lunghezza dipende da dove vivi o che le misure ideali dipendono da molti fattori.

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Di quanto si allunga il pene durante l’erezione

MEDICINA ONLINE TESTICULAR TESTICOLI PENE PROSTATA SEX SESSO GLANDE SEMEN SPERMA BIANCO GIALLO ROSSO MARRONE LIQUIDO TRASPARENTE EIACULAZIONE EREZIONE IMPOTENZA DISFUNZIONE ERETTILE VIAGMediamente la differenza tra la lunghezza di un pene a riposo e dello stesso pene eretto è di circa 7/8 cm. Prendendo le lunghezze medie del pene in Italia, possiamo dire ad esempio che un pene che a riposo misura 7 cm, avrà una lunghezza di circa 15 cm durante l’erezione.

E’ interessante notare che all’aumentare della lunghezza peniena a riposo, diminuisce la quantità di cm di aumento medio, mentre al diminuire della lunghezza a riposo, tende ad aumentare la quantità di aumento medio. In parole semplici, mediamente un pene che a riposo è più corto, tenderà a crescere più centimetri relativamente alle proprie dimensioni a riposo, rispetto ad un pene che a riposo è più lungo.

Ad esempio un pene che a riposo misura circa 6 cm, può aumentare di mediamente oltre 8 cm durante l’erezione; invece un pene che a riposo misura 10 cm tende ad aumentare mediamente non oltre i 7 cm durante l’erezione.

Ovviamente questi sono solo esempi: la variabilità individuale può essere infatti molto ampia. Ad esempio, un pene più corto a riposo potrebbe comunque crescere poco in erezione, mentre un pene più lungo potrebbe comunque crescere molto in erezione. Un discorso simile vale anche per la circonferenza del pene.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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Schemi di allenamento, riposo alimentazione, integrazione: come raggiungere la super compensazione

medicina-online-dott-emilio-alessio-loiacono-medico-chirurgo-roma-stai-facendo-buon-lavoro-palestra-kg-riabilitazione-nutrizionista-infrarossi-accompagno-commissioni-cavitazione-radiofrequenza-ecogrI muscoli aumentano di dimensioni e volume come conseguenza del surplus proteico ingerito con i vari pasti assunti durante l’arco della giornata. L’effetto opposto della crescita muscolare si chiama catabolismo ed avviene quando l’atleta si allena con i pesi in maniera pesante, distruggendo le fibre muscolari dei muscoli allenati. Pertanto durante l’allenamento si distruggono i muscoli che grazie ai mattoni forniti dalle proteine diventeranno più grossi e tonici. Quindi dopo 2-3 giorni dedicati ad allenamenti intensi, serviranno dai 4 ai 6 giorni di riposo, con un alimentazione iperproteica e maggiormente calorica; quando l’accumulo proteico sarà al culmine ci sarà la tanto attesa e desiderata super compensazione.

Questa è la filosofia di base che ogni culturista dovrebbe conoscere e mettere in pratica.
Il problema principale dei ragazzi che si allenano in palestra, che hanno pochi risultati in termini di aumento della massa muscolare, è che non seguono l’andamento naturale del proprio corpo:

  • Si allenano troppo.
  • Non si riposano adeguatamente dopo gli sforzi effettuati.
  • Non adottano un’alimentazione ideale per far crescere i muscoli.
  • Assumono gli integratori nei momenti sbagliati.

Le routine di allenamento classiche sono composte da 3 o 4 sedute, con divisioni del tipo:

3 GIORNI

  • lunedì ON
  • martedì OFF
  • mercoledì ON
  • giovedì OFF
  • venerdì ON
  • sabato OFF
  • domenica OFF

4 GIORNI

  • lunedì ON
  • martedì ON
  • mercoledì OFF
  • giovedì ON
  • venerdì ON
  • sabato OFF
  • domenica OFF

Sono due classici schemi utilizzati da moltissime persone, dove di solito, l’alimentazione è la medesima, sia nei giorni ON di allenamento che OFF di riposo, con il medesimo apporto proteico, che di norma è sui 2 grammi di proteine per kg di peso corporeo. Allenarsi con i pesi a giorni alterni non permette al corpo di recuperare muscolarmente al 100%, o perlomeno non è l’approccio migliore per l’incremento della massa muscolare.
Un body builder dovrebbe cercare di avere il testosterone al massimo durante le giornate di allenamento e l’ormone gh al massimo durante le fasi di riposo. Sappiamo che dosi alte di proteine inibiscono il testosterone, mentre dosi alte di proteine stimolano l’ormone gh; pertanto il lite motive di di questo metodo è quella di dividere in maniera netta le fasi di allenamento e riposo:

  • BASSE DOSI DI PROTEINE = + TESTOSTERONE = ALLENAMENTI MIGLIORI
  • ALTE DOSI DI PROTEINE = + ORMONE GH = MAGGIOR CRESCITA MUSCOLARE

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ALIMENTAZIONE E INTEGRAZIONE GIORNI DI ALLENAMENTO

  • 60% CARBOIDRATI
  • 15% PROTEINE
  • 25% GRASSI
  • 2 GIORNI DI ALLENAMENTO (1700-2.000 Kcal)

COLAZIONE

  • 2 uova
  • 2 frutti

SPUNTINO

  • noci
  • 1 frutto

PRANZO

  • 100 grammi di riso
  • 20 grammi di Olio
  • 50 grammi di tonno al naturale (scatola piccola)
  • Fichi o datteri

MERENDA

  • 2 fette biscottate con Burro di arachidi oppure
  • 1 frutto e noci

CENA

  • 100-150 grammi di pesce
  • verdure
  • olio

INTEGRATORI PER LA FASE DI ALLENAMENTO

Durante questi 2 giorni ed i successivi 2 di allenamento

  • 10 grammi B.C.A.A.
  • 5 grammi di Creatina post workout
  • 500 mg di vitamina C

ALIMENTAZIONE E INTEGRATORI PER IL RIPOSO

  • 6 GIORNI DI RIPOSO (2750 Kcal)
  • 1.100 Kcal CARBOIDRATI 40%
  • 1.100 Kcal PROTEINE 40%
  • 550 Kcal GRASSI 20%

Pasto nr.1 (colazione) ore 7

  • 80-90 grammi di pane
  • 40 grammi di proteine dell’albume o Whey Protein
  • 20 grammi di burro di arachidi

Pasto nr.2 (pranzo) ore 11

  • 100 g di riso
  • 250 g di manzo
  • olio di oliva

Pasto nr. 3 (merenda) ore 15

  • 50 g di pane
  • 50 g di Whey Protein
  • 20 g di burro d’arachidi

Pasto nr. 4 (cena) ore 19

  • 75 g di riso
  • 250 g di pollo o pesce
  • olio di oliva

Pasto nr. 5 (pre nanna) ore 23

  • 30 grammi di proteine
  • 1 frutto
  • qualche noce

INTEGRATORI PER LA FASE DI RIPOSO

  • 5 g di Glutammina
  • 250 mg Magnesio
  • 250 mg di Potassio
  • 2 g Fosfatilserina.

L’ALIMENTAZIONE DEI 2 GIORNI DI ALLENAMENTO della settimana numero 2 che chiude il microciclo è uguale alla dieta da allenamento sopra descritta.

SCHEDE DI ALLENAMENTO

1° GIORNO (lunedì)

  • Pettorali
  • Deltoidi Laterali
  • Tricipiti (Alte Ripetizioni)

2° GIORNO (martedì)

  • Lombari
  • Dorsali
  • Deltoidi Posteriori
  • Bicipiti (Alte Ripetizioni)

3°-4°-5°-6°-7°-8° GIORNO: RIPOSO

(da giovedì al lunedì della seconda settimana)

  • Addominali
  • 30’ lavoro aerobico

9° GIORNO (martedì 2° settimana)

  • Spalle
  • Braccia

10° GIORNO (mercoledì 2° settimana)

  • Quadricipiti
  • Femorali
  • Polpacci

11°-12°-13°-14° GIORNO: RIPOSO

  • Addominali
  • 30’ lavoro aerobico

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NOTE PER L’ALLENAMENTO

  • Ogni allenamento avrà un esercizio base con schema piramidale molto pesante tipo 10-8-6-4
  • Il secondo esercizio sarà sempre un base ma con modalità in heavy duty. Pertanto con l’80% del carico massimale, bisognerà macinare ripetizioni allo sfinimento (6-8 reps), poi effettuare 3 forzate, 2 negative, scalare poi il carico del 30-50% e proseguire a sfinimento.
  • Il terzo esercizio complementare è un movimento di isolamento dove sarà adottata la tecnica stripping con serie a scalare.

1° GIORNO (Pettorali, deltoidi laterali e tricipiti)

  • Distensioni su panca piana con bilanciere 4 set da 10-8-6-4 reps con 2′ recupero
  • Distensioni su panca inclinata con manubri, macchine o bilanciere 1 o 2 set x 6-8 reps (80% massimale) + 3 forzate + 2 negative. Togliere carico (30%) e proseguire. Adottare tre minuti di recupero se si vogliono effettuare 2 serie.
  • Croci con manubri su panca piana 2 set x 6+6+6+6 reps con 2′ recupero
  • Alzate laterali 2 set x 6+6+6+6 reps con 2′ recupero
  • Push Down al cavo alto 10 set da 10 reps con 60″ recupero.

2° GIORNO (Dorsali, deltoidi posteriori, bicipiti)

  • Stacco da terra con bilanciere 4 set da 10-8-6-4 reps con 2′ recupero
  • Trazioni alla sbarra con carico 2 set x 6-8 reps (80% massimale) + 3 forzate + 2 negative. Togliere carico (30%) e proseguire. Adottare tre minuti di recupero se si vogliono effettuare 2 serie.
  • Pulley o Vertical Row o Rematore con manubrio 2 set x 6+6+6+6 reps con 2′ recupero
  • Alzate a 90° o Macchina per i deltoidi posteriori 2 set x 6+6+6+6 reps con 2′ recupero
  • Curl con Bilanciere 10 set da 10 reps con 60″ recupero.

9° GIORNO (Spalle e Braccia)

  • Distensioni con bilanciere sopra la testa da seduto o in piedi 4 set da 10-8-6-4 reps con 2′ recupero
  • Trazioni alla sbarra presa inversa e stretta 3 set al cedimento con 2′ recupero
  • Dip alle parallele 3 set al cedimento con 2′ recupero

Serie Gigante

  • Alzate laterali 8 reps
  • Curl con manubri 8 reps
  • Estensioni dietro il collo con manubri 8 reps
  • Alzate frontali con manubri 8 reps
  • Hammer curl con manubri 8 reps
  • Push up 8 reps
  • Recupero 2 minuti
  • Ripetere per 3 volte

10° GIORNO (Cosce e Polpacci)

  • Squat con bilanciere 4 set da 10-8-6-4 reps con 2′ recupero
  • Pressa a 45° 2 set x 6-8 reps (80% massimale) + 3 forzate + 2 negative. Togliere carico (30%) e proseguire. Adottare 3 minuti di recupero tra le due serie speciali.
  • Leg extension 2 set x 6+6+6+6 reps con 2′ recupero
  • Leg curl 2 set x 6+6+6+6 reps con 2′ recupero
  • Calf in piedi 10 set da 10 reps con 60″ recupero.

ALLENAMENTO GIORNI DI RIPOSO

AEROBICA + ADDOME

  • 10′ BIKE
  • 3 set da 10-15 reps di burpees
  • 3 set da 10-15 reps di sit up su panca inclinata con carico
  • 3 set da 10-15 reps di russian twist
  • recuperi brevi sotto il minuto
  • 10′ TAPIS ROULANT
  • 3 set di 10-15 reps di lateral burpees
  • 3 set da 10-15 reps di addominali ginocchia al petto alla sbarra
  • 3 set da 10-15 reps di addominali bicicletta (gomito ginocchio alternati)
  • recuperi brevi sotto il minuto
  • 10′ VOGATORE

Questa filosofia di allenamento denominata CACCIA e RIPOSO è una teoria del grande Giovanni Cianti, il Guru del Body Building italiano, che non ha fatto altro che strutturare al meglio il ciclo di allenamento comprensivo di alimentazione ed integrazione, dove l’unità di tempo per il microciclo non è rappresentato da una settimana, ma bensì da 2 settimane; la fibra muscolare dopo un allenamento duro ed impegnativo si ricompone più grossa e resistente dopo diversi giorni, quindi non ha senso martellare un determinato muscolo prima che la super compensazione e l’avvenuta riformazione delle fibre sia avvenuta, questa è la teoria per crescere muscolarmente parlando, in maniera naturale e progressiva.

Stimolo – Recupero = Crescita

Un culturista durante le prestazioni in sala pesi, causando lacerazioni al muscolo consumerà proteine che riuscirà a integrare e a super compensare solo dopo vari giorni. Quindi è chiaro che il culturista avrà bisogno di un numero maggiore di giorni di riposo rispetto ad altri sport che fanno della continuità un proprio must per migliorare tecnicamente e per affinare certi movimenti. Nel BodyBuilding non è così, bisogna distruggere, mangiare adeguatamente ed aspettare prima di distruggere di nuovo. Questa filosofia di allenamento vi farà costruire nuova massa muscolare e perderete anche molto grasso, in quanto gli ormoni non andranno in conflitto tra loro.

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Aumentare il seno in modo naturale con queste 6 piante

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma CURCUMA PIANTA RICETTE USI CUCINA COSMETICA Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari AnoSono ben 6 le piante che possono venirci incontro se il nostro desiderio è aumentare il décolleté, semi e radici che pur non essendo comuni, hanno un potente effetto sulla crescita del seno, vediamoli insieme!

Il fieno greco

Partiamo dal primo della lista, il fieno greco come espediente per aumentare il seno, un seme portentoso che arriva dalla Grecia. Il fieno greco, cui nome scientifico è Trigonella foenum-graecum L., è conosciuto per le sue proprietà officinali fin dal 1550 A.C.. Si tratta di un vegetale ricco di fitoestrogeni che vanno a stimolare le ghiandole mammarie favorendone lo sviluppo.
Può essere assunto sia in polvere che in semi, nel secondo caso, essendo molto duri, hanno bisogno di una lunga bollitura.

Come utilizzarlo?
Lasciate in infusione 3 cucchiaini da caffè di semi di fieno greco in mezzo litro di acqua naturale a temperatura ambiente per tutta la notte. Al mattino mettere sul fuoco e portare ad ebollizione per almeno 15 minuti a fuoco basso.
Poi, trascorso questo tempo filtrare e mettere in una bottiglia. Consumare l’infuso durante l’arco della giornata
Non solo, della bollitura può essere tranquillamente utilizzata per un massaggio rassodante.

La bardana

La bardana, invece, è nota da tempo per i suoi effetti benefici.
Il suo consumo aumenta il flusso di sangue al tessuto mammario e rafforza il sistema riproduttivo.

Il finocchio

Il finocchio non è utilizzato solo per il tè o per calmare le coliche nei neonati (e negli adulti), ma anche per aumentare il seno.
Il bulbo e semi della pianta di finocchio contengono un’alta concentrazione di anetolo, dianetolo e composti che sono chimicamente e strutturalmente simili agli estrogeni.
Nel finocchio troviamo anche i fitoestrogeni che stimolano la produzione del latte materno.

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La liquirizia

La liquirizia, contiene gli stessi ingredienti del finocchio, quindi ha i medesimi effetti ma può essere consumata tranquillamente durante tutta la giornata.
Attenzione, non pensate alle caramelle, occorrono compresse a base di estratti naturali di liquirizia, per stimolare la crescita del seno.

La Galega Officinalis

La Galega Officinalis, ha tra le sue proprietà, la presenza dei flavonoidi, dei composti naturali estratti dal legume di soja, che hanno azione estrogenica. L’assunzione favorisce un aumento del volume del seno ed un miglioramento della circolazione della ghiandola mammaria.

La Pueraria Mirifica

Infine c’è la Pueraria Mirifica, un’erba tailandese utilizzata per creme antirughe e lozioni, ma in aggiunta è un buon principio attivo anche per le creme che aumentano il seno.

Prima di assumere tali erbe o integratori, consultate sempre il vostro medico!

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Eccesso di colesterolo (ipercolesterolemia): perché è pericoloso?

MEDICINA ONLINE LABORATORIO BLOOD TEST EXAM ESAME DEL SANGUE ANALISI CLINICHE GLOBULI ROSSI BIANCHI PIATRINE VALORI ERITROCITI LEUCOCITI ANEMIA TUMORE CANCRO LEUCEMIA FERRO FALCIFORME MEDITERRANEA EPer comprendere meglio quello di cui stiamo parlando, ti consiglio di leggere prima questo mio articolo: Colesterolo: cos’è, a cosa serve, perché è pericoloso?

Quando si parla di ipercolesterolemia in campo medico si intende un eccesso di colesterolo nel sangue; più precisamente ci si riferisce ad un aumento del colesterolo trasportato dalle lipoproteine a bassa densità (LDL), quello che comunemente definito “colesterolo cattivo”. Prima di rispondere alla domanda del titolo, è però necessario riportarvi qualche informazione sulla fisiologia del nostro organismo.

Colesterolo e trasporto
Il colesterolo, come tutti i lipidi, non è solubile in acqua, per cui per il suo trasporto nel sangue viene veicolato da proteine, chiamate apolipoproteine (APO). Il complesso formato dalle apolipoproteine, dal colesterolo, da trigliceridi e da fosfolipidi costituisce le lipoproteine, particelle relativamente voluminose che circolano nel sangue allo scopo di trasportare i grassi verso tutti i tessuti. In condizioni di digiuno (cioè quando si effettuano le analisi), il colesterolo presente nel sangue è per la maggior parte (60-75%) quello trasportato dalle LDL, per cui il dosaggio del colesterolo plasmatico totale è un indice, anche se approssimativo, del colesterolo LDL. Tuttavia, poiché una buona percentuale di colesterolo è trasportato anche da altre lipoproteine (VLDL e HDL), per una più esatta valutazione della colesterolemia è preferibile dosare le LDL. Questa modalità permette di distinguere il colesterolo LDL (colesterolo “cattivo”) da quello HDL (colesterolo “buono”).

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LDL e HDL (il “cattivo” ed il “buono”)
Le LDL (che sono un prodotto del metabolismo delle VLDL di sintesi epatica) trasportano il colesterolo dal fegato ai tessuti, dove viene utilizzato per una varietà di processi; quando però le LDL sono presenti in concentrazioni eccessive, il loro accumulo nella parete arteriosa promuove lo sviluppo dell’aterosclerosi. Di conseguenza l’ipercolesterolemia da LDL rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio cardiovascolare (cioè un fattore che aumenta la probabilità di sviluppare una patologia cardiovascolare, come un infarto del miocardio o un ictus cerebrale) . Al contrario, le HDL sono responsabili del “trasporto inverso” del colesterolo, cioè rimuovono il colesterolo in eccesso dai tessuti e lo trasportano al fegato. Di qui viene eliminato nel lume intestinale in parte come sali biliari e in parte come colesterolo libero. Le HDL svolgono quindi una funzione protettiva sullo sviluppo delle malattie cardiovascolari. Un eccesso di colesterolo HDL è pertanto un fattore favorevole. In fase post-prandiale, nel sangue prevale invece il colesterolo trasportato dalle lipoproteine di origine intestinale (chilomicroni). Il loro dosaggio viene effettuato soltanto in situazioni particolari.

Altri fattori di rischio cardiovascolare li potete trovare in questo articolo: Fattori di rischio cardiovascolare modificabili e non modificabili

Studi che confermano l’ipercolesterolemia quale fattore di rischio cardiovascolare
L’identificazione dell’ipercolesterolemia quale fattore di rischio cardiovascolare è il risultato di una lunga serie di studi epidemiologici che hanno messo in evidenza la correlazione tra colesterolemia (valori del colesterolo nel plasma) ed eventi ischemici cardiovascolari, in primo luogo l’infarto del miocardio e la mortalità cardiovascolare, della quale l’infarto miocardico e l’ictus cerebrale costituiscono le cause più frequenti.
Gli studi internazionali hanno confrontato fra loro gruppi di individui di diversi paesi, valutando l’incidenza della mortalità per cardiopatia ischemica e la sua relazione con alcuni possibili fattori di rischio. Il Seven Countries Study (1999) è uno dei più famosi di questi studi. In esso sono stati indagati, per 25 anni, 12.770 uomini di età fra 40 e 59 anni, in sette paesi: Paesi Bassi, Finlandia, Grecia, Yugoslavia, Italia, Giappone e USA. La Finlandia presentava la più alta mortalità per cardiopatia ischemica ed il Giappone la più bassa. Con eccezione del Giappone, dove sia i decessi per cardiopatia ischemica sia i valori di colesterolemia erano particolarmente bassi tanto da impedire un calcolo statistico significativo, i due principali fattori di rischio emersi dallo studio sono stati l’ipertensione e la colesterolemia, a sua volta in rapporto con il contenuto di grassi della dieta.
In un famoso studio pubblicato nel 1975 (Ni-Hon-San Study) è stata rilevata l’incidenza di cardiopatia ischemica tra 12.000 uomini di origine giapponese e residenti in Giappone, Hawaii e California; è risultato che i giapponesi che vivevano nelle Hawaii e in California avevano un’incidenza di cardiopatia ischemica quasi doppia rispetto a quelli che vivevano in Giappone, ma pur sempre la metà rispetto agli statunitensi di razza caucasica. Da questi dati è emersa l’importanza dei fattori ambientali nello sviluppo della cardiopatia ischemica, ma anche la probabile partecipazione di un substrato genetico.
Fra i numerosi studi longitudinali (cioè studi che hanno tenuto sotto osservazione gli stessi individui per diversi anni), hanno una particolare importanza, per durata o per numero di individui esaminati, due studi:

  • il Framingham Heart Study, iniziato nel 1949 e tuttora in corso, è condotto nella cittadina di Framingham (Massachusetts) e interessa circa 5000 individui di entrambi i sessi e senza malattie cardiache al momento del reclutamento, che vengono controllati ogni due anni;
  • il MRFIT (Multiple Risk Factor Intervention Trial), iniziato nel 1973 e durato 16 anni, ha reclutato circa 360.000 soggetti liberi da cardiopatie.

Gli studi longitudinali (detti anche prospettici) hanno dimostrato che il rischio di morte per cardiopatia ischemica è strettamente proporzionale ai livelli di colesterolemia: più alti sono i valori di colesterolo maggiore è la mortalità cardiovascolare. Mentre i primi studi prospettici (Framingham Heart Study, 1971; Pooling Project, 1978; Israeli Prospective Study, 1985) suggerivano che il rischio di un nuovo evento ischemico rimanesse pressoché immodificato fino a 200 mg/dl di colesterolemia totale (circa 130 mg/dl di LDL), gli studi successivi di maggiori dimensioni, MRFIT in particolare, hanno chiaramente indicato che la correlazione tra colesterolemia e mortalità cardiovascolare è costantemente positiva lungo tutto l’intervallo dei valori della colesterolemia, senza che si possa individuare un valore soglia, al di sotto del quale il rischio si mantenga costantemente basso. Tale correlazione è di tipo curvilineare, cosicché al crescere della colesterolemia la mortalità da cardiopatia ischemica aumenta più rapidamente, in modo tale che un aumento della colesterolemia pari ad un punto percentuale corrisponde un aumento di quasi due punti percentuali della mortalità: rispetto a 200 mg/dl di colesterolemia, il tasso di mortalità è raddoppiato a 250 mg/dl e quadruplicato a 300 mg/dl.
Inoltre da questi studi è emerso chiaramente che i vari fattori di rischio esaminati (principalmente ipertensione, fumo, diabete, obesità, familiarità per cardiopatia ischemica e bassi livelli di HDL) si potenziano a vicenda, per cui tanto più numerosi sono i fattori di rischio in un singolo individuo, tanto maggiore sarà la probabilità di morte per cause cardiovascolari.
Nel 1990 Pekkanen, utilizzando i dati dello studio LRCPPS (Lipid Research Clinics Program Prevalence Study), ha definito una curva mortalità per cardiopatia ischemica/colesterolemia per i soggetti con pregressa cardiopatia ischemica. Questa curva presenta una crescita molto più ripida della mortalità con l’aumentare della colesterolemia, proprio per la presenza, nei soggetti cardiopatici, di fattori di rischio molteplici, che interagiscono sinergicamente.
In conclusione, gli studi epidemiologici hanno dimostrato con buona certezza che la colesterolemia totale e, soprattutto, i valori delle LDL e il rapporto LDL/HDL sono importanti fattori di rischio per le malattie cardiovascolari a carattere ischemico; tuttavia gli studi a carattere epidemiologico di per sé consentono soltanto di formulare delle ipotesi di probabilità, ma non sono in grado di dimostrare un rapporto di causa-effetto, in questo caso tra la colesterolemia e le malattie cardiovascolari.

I migliori prodotti per abbassare il colesterolo e dimagrire
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, che sono estremamente utili per abbassare il colesterolo e dimagrire, fattori che diminuiscono il rischio di ipertensione, ictus cerebrale ed infarto del miocardio. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:

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