L’ex cestista statunitense Kobe Bryant ha perso la vita in uno schianto in elicottero, a Calabasas, in California (USA). Il campione del basket NBA era in Continua a leggere
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Si muore di AIDS? Qual è l’aspettativa di vita?
L’AIDS, cioè Acquired Immune Deficiency Syndrome la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, è una malattia del sistema immunitario umano causata dal virus dell’immunodeficienza umana (HIV). L’HIV danneggia il sistema immunitario delle persone che lo hanno contratto, rendendole vulnerabili a degli agenti patogeni normalmente innocui, che si trovano nell’ambiente o che, addirittura, sono ospiti abituali dell’organismo umano, cioè microrganismi generalmente inoffensivi che però diventano pericolosi nel paziente con sistema immunitario compromesso.
AIDS come causa indiretta di morte
Le persone che hanno contratto l’HIV possono rimanere senza sintomi per lungo tempo, anche per diversi anni, e accorgersi dell’avvenuta trasmissione solamente quando i danni al sistema immunitario sono di tale entità da far comparire le infezioni opportunistiche, quando cioè si ha già l’AIDS. Riguardo ai tempi di insorgenza dei primi sintomi, leggi: HIV: sintomi iniziali in donne e uomini
Anche se né il virus HIV, né l’AIDS, sono direttamente cause di morte, l’AIDS determina – come prima accennato – un grave danno al sistema immunitario del soggetto, rendendolo vulnerabile a degli agenti patogeni normalmente innocui che portano a varie patologie che purtroppo possono potenzialmente condurre a morte.
Quali malattie si possono contrarre?
L’elenco di tutte le malattie che possono sopraggiungere a causa dell’AIDS è molto lungo, alcuni esempi delle più diffuse sono: le patologie polmonari (polmonite, tubercolosi), le patologie del tratto gastro-intestinale e quelle neurologiche. Ci sono poi una serie di malattie neoplastiche come il sarcoma di Kaposi, i linfomi e il carcinoma invasivo della cervice uterina, che sono più ricorrenti nelle perone sieropositive perché l’HIV ne costituisce l’elemento patogenetico iniziale.
Sopravvivenza del paziente HIV positivo
In assenza di trattamento, la sopravvivenza media dopo l’infezione da HIV è stimata da 9 a 11 anni, a seconda del sottotipo HIV. Dopo la diagnosi di AIDS, se il trattamento non è disponibile, la sopravvivenza varia tra i 6 e 19 mesi. La disponibilità di farmaci antiretrovirali e l’adeguata prevenzione dalle infezioni opportunistiche riduce il tasso di mortalità dell’80% e aumenta la speranza di vita a 20-50 anni. Questo valore è di circa i due terzi della popolazione generale.Se il trattamento viene iniziato in ritardo, la prognosi può non essere così buona, per esempio, se il trattamento inizia in seguito alla diagnosi di AIDS l’aspettativa di vita sarà tra i 10 e i 40 anni. La metà dei bambini nati con l’HIV muore prima dei due anni di età, se non riceve un trattamento.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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Si muore di Alzheimer? Qual è l’aspettativa di vita?
Nel paziente con Alzheimer può cronicamente verificarsi una perdita di peso, nonostante la normale assunzione di cibo; questo si verifica anche perché il malato si dimentica di masticare o non sa più come deglutire, specialmente negli ultimi stadi della malattia. Un’altra conseguenza del malattia di Alzheimer è il deperimento muscolare, e una volta costretto a letto il malato può sviluppare piaghe da decubito. Più l’età avanza, più queste persone diventano vulnerabili alle infezioni. In conseguenza di tale accresciuta vulnerabilità, molti malati di Alzheimer muoiono di polmonite. Altre cause di morte sono le complicanze delle cadute e dell’allettamento, quali le fratture di femore e le infezioni da piaga da decubito.
Dalla diagnosi della malattia, in media i soggetti hanno un’aspettativa di vita di 6-8 anni, anche se molti possono sopravvivere anche fino a 20 anni. Nella maggior parte dei casi, la morte avviene per altre cause, come la polmonite che interviene come conseguenza dell’indebolimento del sistema immunitario che aumenta il rischio di infezioni ai polmoni.
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Si muore di fibrosi polmonare? Qual è l’aspettativa di vita?
Il processo fibrotico con ispessimento dell’interstizio che si verifica nella fibrosi polmonare idiopatica, provoca progressivo irrigidimento del polmone e perdita di elasticità. A causa di questo irrigidimento, respirare diventa più faticoso. Con il passare del tempo il tessuto cicatrizzato, privo di funzione, sostituisce il tessuto polmonare sano. Il volume dei polmoni diminuisce e il normale passaggio dell’ossigeno nel sangue diventa sempre più difficile. Le persone colpite soffrono di una dispnea che si aggrava progressivamente e di tosse secca. Le lesioni del tessuto polmonare sono irreversibili. I farmaci o altre misure terapeutiche impiegate attualmente possono rallentare solo in parte il processo di cicatrizzazione.
La fibrosi polmonare idiopatica può progredire molto rapidamente: la durata media di sopravvivenza dopo la diagnosi è di varia dai 3 ai 5 anni, tuttavia si è a conoscenza di decorsi anche più lunghi; in base a ciò si può purtroppo affermare che di fibrosi polmonare si può morire.
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Si muore di sclerosi multipla? Quali le aspettative di vita?
La sclerosi multipla è una malattia mortale?
No, non si muore di sclerosi multipla. La sclerosi multipla, di per sé, non è causa di morte.
La vita media delle persone ammalate è quasi sovrapponibile a quella della popolazione generale sana: l’aspettativa di vita nella sclerosi multipla è ridotta solo di alcuni anni.
I casi di mortalità di persone con sclerosi multipla sono legate per il 50% a disabilità di grado elevato o problematiche infettive, mentre nell’altra metà dei casi dipendono dalle stesse cause che la provocano nella popolazione generale sana.
Per approfondire:
- Sto per morire: le 7 fasi di elaborazione del dolore e della morte
- Si muore di fibrosi polmonare? Qual è l’aspettativa di vita?
- Si muore di Alzheimer? Qual è l’aspettativa di vita?
- Si muore di AIDS? Qual è l’aspettativa di vita?
- Sclerosi multipla: cause, sintomi, diagnosi e prognosi
- Sclerosi laterale amiotrofica (SLA): cause, sintomi, diagnosi e prognosi
- Differenze tra sclerosi laterale amiotrofica e sclerosi multipla
- Atrofia muscolare progressiva: cause, sintomi, cura, aspettativa di vita
- Demenza da corpi di Lewy: cause, decorso, Parkinson, aspettativa di vita
- Differenze tra atrofia muscolare progressiva e sclerosi laterale amiotrofica
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Muore perché voleva avere un pene più grande
Qualcuno ricorderà il tormentone ‘spam’ che intasava la posta elettronica qualche anno fa con l’oggetto ‘Enlarge your penis’. Per molti era una scocciatura, ma per altri può essere stato un vero problema pensare di avere un pene piccolo. Ci sono poi casi in cui realmente le dimensioni del pene sono un problema, è la cosiddetta ‘micropenia’, in cui l’organo maschile è troppo piccolo per permettere di avere normali rapporti sessuali. Quale che sia il caso, un giovane di trent’anni di Stoccolma si è sottoposto a intervento chirurgico per aumentare le dimensioni del suo pene, ma l’allungamento gli è costato caro ed è morto sotto i ferri.
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- Micropene: intervista a due uomini che hanno il pene piccolo
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La tecnica per allungare il pene
Il giovane svedese voleva aumentare sia la lunghezza che la circonferenza del proprio organo genitale. Per far questo, l’intervento prevedeva il prelievo di materia grassa dallo stomaco per poi essere trasferita al pene. Dopo il primo step che prevedeva l’allungamento, e dopo aver inciso e allentato un legamento alla base dell’organo genitale, si doveva passare all’ingrossamento.
Il dramma
Le cose però hanno iniziato a precipitare improvvisamente durante la seconda fase dell’intervento. Il battito cardiaco del giovane paziente è aumentato repentinamente. Allo stesso tempo i livelli di ossigeno sono calati di colpo, seguiti dalla pressione sanguigna. Poco dopo il cuore ha smesso di battere, per un improvviso infarto. L’équipe medica impegnata nell’intervento chirurgico ha subito cercato di salvare il paziente, ma a quanto pare tutti i tentativi sono stati inutili. Il ragazzo che voleva migliorare l’aspetto dei propri genitali è morto circa due ore dopo.
Non si spiega il perché
Ancora non si spiega bene il perché di questa morte, dato che dalle prime valutazioni pare che il giovane non presentasse patologie pregresse – in particolare a livello cardiaco o cardiovascolare. Si parla soltanto di una lieve forma di asma. A causare il decesso pare invece sia stata un’embolia lipidica. Nella fattispecie il grasso utilizzato per aumentare le dimensioni del pene avrebbe causato un’ostruzione dei vasi sanguigni che è risultata fatale, poiché ha dato origine all’insufficienza respiratoria che, a sua volta, ha causato l’attacco di cuore.
Lasciare le cose come sono
A parte alcuni casi davvero problematici a livello fisiologico, la grandezza del pene non è e non deve essere un problema. Non è una gara di dimensioni. Non dipende da ‘quanto’, ma da ‘come’ si usa il proprio pene nei rapporti sessuali, se proprio si vuole andare a discutere sottolineano gli esperti. In più, come ricordano i medici, questo genere di intervento non è quasi mai risolutivo ma, anzi, più spesso è causa di diversi ‘effetti collaterali’ più o meno pesanti. Per esempio, si rischiano gravi deformità o una disfunzione erettile permanente. Anche se questo è un rarissimo caso, si può certamente anche morire, dato che bene o male si tratta di un intervento chirurgico – e qualcosa può sempre andare storto. Insomma, prima di preoccuparsi per le dimensioni del proprio pene è bene sapere che nella quasi totalità dei casi va bene così. E anche che la lunghezza dipende da dove vivi o che le misure ideali dipendono da molti fattori.
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Differenze tra atrofia muscolare progressiva e sclerosi laterale amiotrofica
L’atrofia muscolare progressiva viene spesso confusa con la sclerosi laterale amiotrofica. Hanno alcune caratteristiche in comune e sono entrambe patologie neurodegetative a carico del motoneurone, tuttavia alcune differenze sono presenti. Pur essendo stata considerata inizialmente, probabilmente in modo erroneo, soltanto una variante clinica o una sintomatologia della SLA, l’atrofia muscolare progressiva se ne differenzia, oltre che per alcuni aspetti sintomatologici, per una sopravvivenza superiore ai dieci anni, considerata invece il limite massimo della SLA (anche se ci sono casi rari di sopravvivenze fino a 20 anni). Con adeguato supporto medico e infermieristico, il malato di atrofia muscolare progressiva può vivere invece anche più di 30-40 anni dalla diagnosi.
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In contrasto con la SLA, l’atrofia muscolare progressiva si distingue per l’assenza di:
- Riflessi vivaci
- Spasticità
- Segno di Babinski
- Labilità emotiva
- Progressione rapida
- Lesione del neurone motorio superiore (colpisce solo il neurone motorio inferiore)
Infine la sclerosi laterale amiotrofica è molto più diffusa nella popolazione (è la più comune forma di malattia del motoneurone), mentre l’atrofia muscolare progressiva è molto più rara.
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Atrofia muscolare progressiva: cause, sintomi, cura, aspettativa di vita
L’atrofia muscolare progressiva, detta anche atrofia muscolare di Duchenne-Aran o malattia di Duchenne-Aran, nota anche con l’acronimo AMP o in inglese PMA (Progressive muscular atrophy), è una malattia neurologica configurabile attualmente quale rara forma di malattia del motoneurone (Motor neurone disease, MND), considerata talvolta relativa o collegata alla sclerosi laterale amiotrofica. La PMA colpisce solo il 2° motoneurone, lasciando intatto il 1°.
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Caratteristiche
La PMA è simile ad altre malattie del motoneurone, per eziologia (in gran parte sconosciuta), sintomatologia e trattamento. Provoca, come detto dal nome, una lenta e progressiva atrofia muscolare, che colpisce la muscolatura volontaria (tranne gli occhi) e la muscolatura respiratoria, a causa del danno ai mitocondri dei motoneuroni del tronco encefalico (che muoiono), e della seguente mancanza di impulsi motori e nutrimento del tessuto muscolare.
Differenze con la SLA
Pur essendo stata considerata inizialmente, probabilmente in modo erroneo, soltanto una variante clinica o una sintomatologia della sclerosi laterale amiotrofica, se ne differenzia per diverse caratteristiche; per approfondire leggi: Differenze tra atrofia muscolare progressiva e sclerosi laterale amiotroficaDifferenze tra atrofia muscolare progressiva e sclerosi laterale amiotrofica
Cura ed aspettativa di vita
Al momento non esiste una cura per questa malattia. Gli effetti più gravi possono essere in qualche modo arginati con fisioterapia e stretto controllo medico, per impedire i danni ed i rischi provocati dalla lunga immobilizzazione, come le lesioni da decubito e le infezioni ricorrenti, specie le polmoniti. Una persona affetta da questa atrofia può vivere anche per 25 anni dopo la diagnosi.
Casi clinici celebri
La AMP è nota al grande pubblico per essere la malattia del celebre fisico britannico Stephen Hawking. Si va ormai allontanando l’idea che Hawking, il più famoso personaggio affetto da malattia del motoneurone, sia, come creduto per lungo tempo, affetto da SLA, in quanto la malattia, diagnosticata nel 1963, avrebbe una durata abnormemente lunga, assolutamente inusuale per le sue caratteristiche (il famoso fisico ha infatti superato i 50 anni di sopravvivenza alla diagnosi). Va invece appunto prendendo corpo l’ipotesi che la sua malattia effettiva sia la meno fatale atrofia muscolare progressiva. Tale affermazione è però contestata da molti medici e dallo stesso Hawking. Molti esperti che lo hanno curato ed analizzato il suo caso, sostengono che Hawking abbia una forma di SLA ad esordio giovanile, meno virulenta, e non l’AMP.
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