Cucinare è bello, ma attenzione ai rischi di mangiare l’impasto crudo

MEDICINA ONLINE CUCINARE DOLCI ZUCCHERO CUCINA RICETTA DIETA LIGHT IMPASTO PASTICCERIA DONNA FORNELLI INGREDIENTI FARCITURA NUTELLA BISCOTTI TORTA.jpgCucinare dolci, pasta e biscotti in casa è una bellissima passione in cui confluiscono il buon gusto e la creatività tipica degli italiani, ma attenzione alla cattiva abitudine di mangiare l’impasto crudo prima di metterlo in forno: può essere dannoso per la salute, dal momento che la farina può ospitare un tipo di batterio, l’Escherichia Coli, in agguato in ambienti umidi come la carne per hamburger e le verdure a foglia verde ma che può anche prosperare in contesti aridi, secchi, come quello di un impasto per dolci. Questo batterio vive normalmente nel nostro intestino, ma in alcuni casi si rende responsabile di malattie intestinali ed extra-intestinali, come infezioni del tratto urinario, meningite, peritonite, setticemia e polmonite. Ad evidenziare il pericolo del cibo crudo è una ricerca diretta dal dott. Samuel J. Crowe, dei Centers for Disease Control and Prevention Usa, pubblicata il 23 novembre sul New England Journal of Medicine.

La ricerca

Gli studiosi hanno preso le mosse da un’epidemia di Escherichia Coli che tra il dicembre 2015 e l’estate 2016 ha colpito 56 persone in 24 stati americani, portando anche a un richiamo di diverse tonnellate di farina. Oltre un quarto di coloro che sono stati colpiti ha avuto bisogno di un ricovero ospedaliero, una persona è andata incontro a insufficienza renale ma per fortuna sono tutti guariti. I ricercatori hanno riscontrato che ciò era collegato all’utilizzo di alcuni brand di farina e significativamente associato alla degustazione di un impasto fatto in casa non cotto.

Il caldo uccide i batteri

Dal dott. Marguerite A. Neill, professore associato di medicina della Brown University, arriva il prezioso consiglio di lavare le mani con sapone in acqua calda dopo aver maneggiato la farina durante la preparazione di una ricetta, come dopo aver utilizzato un mattarello. Per quanto riguarda i prodotti finali, invece, nessun problema: il calore elevato della cottura uccide i microorganismi potenzialmente dannosi.

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Dolci fatti in casa: rotolo light con crema alla nocciola o marmellata

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In alternativa alla marmellata per riempire il rotolo si può per esempio utilizzare una crema alla nocciola fatta in casa, oppure della Nutella (in questi casi il dolce sarà un po’ meno… light!).

Raddoppiando le dosi, la ricetta di questo pan biscotto può essere utilizzata anche per la preparazione del pan di Spagna.

Ingredienti per un rotolo da sei persone:

  • 200 g di marmellata;
  • 75 g di zucchero;
  • 90 g di farina 00;
  • 3 uova;
  • 3 g di lievito per dolci.

Preparazione del rotolo alla marmellata:

  1. In una ciotola capiente sbattere a lungo le uova con lo zucchero. Quando avremo ottenuto una crema ben densa uniamo la farina setacciata col lievito e continuiamo a lavorare.
  2. Rivestiamo una teglia con la carta da forno, versiamo l’impasto e livelliamo con una spatola sino a ottenere un rettangolo alto circa 1/2 centimetro.
  3. Infornare a 200 °C per circa 7 minuti.
  4. Togliere dal forno e trasferire subito su un piano freddo. Cospargere di zucchero e coprire con la pellicola trasparente, avvolgendo bene anche gli angoli. Sollevare la pasta biscotto dalla carta forno in modo che non rimanga attaccata e lasciare raffreddare.
  5. Levare la pellicola e con l’ausilio di un pennellino rimuovere lo zucchero in eccesso. Stendere la marmellata lasciando un centimetro di margine. Arrotolare delicatamente la pasta su se stessa in modo da formare un rotolo.
  6. Ricoprire con carta alluminio e far riposare in frigorifero per almeno una mezzora.

Prima di servire il rotolo cospargere con abbondante zucchero a velo.

Informazioni nutrizionali per 100 g (della pasta biscotto):

146 Kcal; carboidrati 25 g; proteine 5,1 g; grassi 2,8 g.

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Panettone con lievito di birra: ricetta facile, veloce e gustosa

MEDICINA ONLINE NATALE DOLCI NATALIZI PANDORO PANETTONE TORRONE NOCCIOLE CIOCCOLATO BIANCO SFOGLIATA LIEVITAZIONE OFFELLA INGREDIENTI ZUCCHERO VENEZIANA A VELO CALORIE RICETTE DIFFERENZE DIETA CIBO DOLCE COLOMBA PASQUA.jpgIl panettone è il dolce natalizio nato a Milano ma immancabile sulle tavole delle feste di tutta Italia. Oltre al suo impasto soffice e ricco, la particolarità del panettone è la sua forma a cupola che lo rende inconfondibile.
Gli ingredienti per preparare il panettone sono molto semplici, l’impasto è formato da farina, uova, latte, zucchero insaporiti da uvetta e canditi. Preparare il panettone in casa non è complicato, è però necessario avere pazienza e prendersi un intero giorno per la preparazione perché il panettone richiede tempi di lievitazione abbastanza lunghi. Nella versione che vi presentiamo, il panettone è stato preparato utilizzando il lievito di birra anziché quello naturale, questo velocizza molto le fasi di lievitazione che altrimenti necessiterebbero di diversi giorni.
Le origini del panettone (letteralmente Pan del Toni) sono controverse, alcune leggende narrano che questo pane saporito sia nato per amore. A inventare per caso la ricetta fu Messer Ughetto degli Atellani che per conquistare la figlia del fornaio si fece assumere come garzone di bottega, e per risollevare la bottega provò a impastare questo pane dolce che ebbe un grande successo. Un’altra leggenda vuole che durante un pranzo di Natale alla corte di Ludovico il Moro, il cuoco fece bruciare il dolce. Vista la disperazione del cuoco, uno sguattero della cucina, di nome Toni, propose di servire in tavola il pane dolce preparato da lui quella stessa mattina, il dolce fu portato in tavola e riscosse l’entusiasmo di tutti i commensali.

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Ingredienti per la biga

  • Farina Manitoba 100 g
  • Lievito di birra secco (circa 7 grammi se fresco) 2 g
  • Malto oppure miele o zucchero 1 cucchiaino
  • Latte intero tiepido 60 g

PER L’IMPASTO (PER UNO STAMPO DA 1,3 KG)

  • Farina Manitoba 50 g
  • Farina 00 350 g
  • Lievito di birra secco 2 g (7 grammi se fresco)
  • Uova medio-grandi 4
  • Tuorli 3
  • Zucchero 160 g
  • Burro morbido 160 g (più 10 g per la cottura)
  • Scorza di limone 1
  • Arancia candita 40 g
  • Cedro candito 40 g
  • Uvetta passita 120 g
  • Baccello di vaniglia 1
  • Sale fino 5 g

Come preparare il Panettone con lievito di birra

Panettone con lievito di birra

Per preparare il panettone occorrono 4 fasi di lavorazione:

FASE 1, la biga: in una ciotola versate 100 g di farina Manitoba, unite 2 g di lievito disidratato (1) (verificate dalla confezione che possa essere unito agli altri ingredienti senza essere sciolto prima). Versate il latte tiepido (2) e il malto e impastate a mano direttamente nella ciotola (3).

Panettone con lievito di birra

Formate una pallina (4) e lasciate lievitare in una ciotola coperta con pellicola per 1 ora in forno spento con luce accesa (o a temperatura ambiente in un luogo asciutto al riparo da correnti d’aria) (5). Poi trasferite la ciotola in frigo e lasciatelo riposare per tutta la notte.

FASE 2: fate rinvenire l’impasto per 2 ore fuori dal frigo; poi ponete l’impasto lievitato nella tazza di una planetaria dotata di gancio (6),

Panettone con lievito di birra

mescolate la farina Manitoba alla farina 00 e versatene 200 g nella planetaria, insieme a 2 g di lievito, 60 g di zucchero (7). Quindi aggiungete 2 uova intere (8) e lavorate l’impasto con il gancio; quando avrete terminato e l’impasto sarà omogeneo e incordato (9),

Panettone con lievito di birra

unite 60 g di burro morbido, un pezzetto alla volta (10) aspettando che si sia assorbito prima di procedere con un altro. Quando si sarà assorbito tutto e l’impasto sarà ben incordato attorno al gancio (11), rovesciate l’impasto su un piano di lavoro e dategli una forma rotonda (12);

Panettone con lievito di birra

ponetelo a lievitare in una ciotola coperto con pellicola (13) per almeno 2 ore in forno spento con luce accesa (oppure a temperatura ambiente in un luogo asciutto al riparo da correnti d’aria); poi trasferitelo per tutta la notte in frigorifero (12 ore).

FASE 3: Fate rinvenire il panettone per 2 ore fuori dal frigo, intanto mettete in ammollo l’uvetta precedentemente sciacquata sotto acqua corrente (14). Quindi grattugiate la scorza di 1 limone e riducete a dadini piccoli il cedro candito (15)

Panettone con lievito di birra

e la scorza di arancia candita (16). Riprendete l’impasto lievitato (17) e ponetelo nella planetaria; unite anche i semi di 1 bacca di vaniglia (18),

Panettone con lievito di birra

poi la restante farina (19), le ultime 2 uova intere e i 3 tuorli (20) e iniziate ad impastare sempre con il gancio; versate anche la scorza grattugiata di 1 limone non trattato (21)

Panettone con lievito di birra

la dose rimanente di zucchero (22), il sale e la dose restante di burro morbido un pezzetto alla volta (23), aspettando che si sia assorbito il precedente prima di proseguire. Unite a questo punto l’arancia candita (24)

Panettone con lievito di birra

i canditi (25) e l’uvetta scolata accuratamente (26). Mescolate gli ingredienti per amalgamarli all’impasto, poi formate rovesciatelo sul piano di lavoro e formate una palla, quindi ponetelo in una ciotola a lievitare coperto con pellicola trasparente (27) in forno spento con luce accesa per circa 2 ore (oppure a temperatura ambiente lontano da correnti d’aria).

Panettone con lievito di birra

FASE 4: Quando l’impasto avrà raddoppiato il suo volume (28), rovesciatelo sul piano di lavoro (29) e stendetelo leggermente (30)

Panettone con lievito di birra

per formare delle pieghe (31) necessarie per dare più agevolmente all’impasto la forma sferica. Ponetelo in uno stampo da 1,3 kg imburrato e foderato con carta da forno (32-33); lasciatelo lievitare coperto con pellicola nel forno spento con luce accesa (o a temperatura ambiente in un luogo asciutto al riparo da correnti d’aria; l’impasto dovrà raggiungere il bordo, ci vorranno almeno due ore).

Panettone con lievito di birra

Togliete poi la pellicola e lasciate riposare 15 minuti il panettone in modo che la superficie si secchi leggermente: questo vi permetterà di incidere più facilmente il panenotte con la classica croce (34). Ponete al centro della croce 10 g di burro (35) e infornate il panettone in forno statico preriscaldato a 200° per circa 10-15 minuti, ponendolo nella parte inferiore del forno in modo da ottenere la giusta spinta in cottura e infornate anche una ciotolina con dell’acqua (questo favorirà la giusta umidità del forno in cottura). Dopo 15 minuti abbassate la temperatura a 190° e lasciate cuocere altri 10-15 minuti. Se la superficie tendesse a scurirsi troppo, abbassate ancora a 180° e proseguite la cottura per il tempo indicato. In totale il panettone dovrà cuocersi per circa 50 minuti (se forno ventilato potete regolare la temperatura iniziale a 180° per 5-8 minuti e poi diminuire di conseguenza); quando mancano 10 minuti, potete togliere la ciotolina con l’acqua e proseguire la cottura. Una volta cotto (36), fatelo intiepidire poi sformatelo e servitelo affettato con crema al mascarpone o crema al mascarpone senza uova!

Conservazione

Il panettone fatto in casa si conserva meno tempo rispetto a quello di un panettone industriale.

Potete conservarlo 2-3 giorni al massimo in un sacchetto per alimenti.

Si può congelare dopo l’ultima lievitazione, quindi scongelare in frigorifero e far rinvernire almeno 2 ore prima di inciderlo, porre il burro al centro della croce e infornarlo.

Consiglio

Se volete diminuire i tempi di lievitazione, potete sostituire le fasi di lievitazione in frigorifero con una lievitazione di 5-6 ore in forno spento con luce accesa o a temperatura ambiente lontano da correnti d’aria!
Se preferite le gocce di cioccolato potete sostituirle all’uvetta rispettando comunque i passaggi; eventualmente potete omettere e gustare il panettone senza!

Fonte originale: Giallo Zafferano

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Panettone light: ricetta facile, gustosa e leggera

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Non è Natale senza il panettone, il dolce tipico di questa festa gioiosa!
Per chi segue anche durante le feste un regime ipocalorico può essere davvero utile preparare a casa un panettone con ingredienti alternativi e leggeri, che non fanno troppi “danni” alla linea.

Cosa caratterizza questa versione light del panettone, differenziandola da quello classico?
Innanzitutto non c’è burro ma olio evo (cosa che lo rende ovviamente più leggero) e poi non vi è lo zucchero bianco ma zucchero di canna integrale, più salutare e con meno calorie.
Per la farcitura potete dare libero sfogo alla vostra creatività ed usare frutta candita oppure solo uvetta e cedro (come nella nostra ricetta); i più golosi potranno invece aggiungere gocce di cioccolato e scorze di arancia candita. La preparazione del panettone richiede tempo e molta pazienza, ma il risultato finale è davvero speciale… quindi vale la pena dedicare ore per realizzare questa speciale ricetta natalizia che stupirà per la sua bontà sia grandi che piccini!

Se desiderate, potete optare per piccoli panettoni mono porzione da 80/100 gr. l’uno, molto carini da vedere e da offrire agli ospiti (e anche da regalare, volendo!).

Dovete ovviamente munirvi di stampini di carta sia che realizziate un unico panettone da 500 gr e sia che vogliate fare le mono porzioni.

  • Resa:PANETTONE DA 500 GR.
  • Preparazione:60 minuti
  • Cottura:45 minuti

Ingredienti

  • 250 grammi farina per panettoni W 390 P/L 0.55 oppure farina di grano tenero 00
  • 150 grammi farina Manitoba
  • 50 grammi zucchero di canna integrale
  • 70 grammi olio extra vergine d’oliva
  • 6 grammi lievito di birra fresco
  • tuorli d’uovo
  • 80 grammi acqua
  • 40 grammi latte scremato
  • 4 cucchiai miele millefiori
  • 70 grammi uvetta
  • 70 grammi cedro candito
  • 1 bustina vanillina
  • 1 cucchiaino sale

Preparazione

  1. Fate sciogliere il lievito di birra in 80 gr. di acqua tiepida.
  2. Mescolate al lievito di birra fresco contemporaneamente le seguenti dosi di ingredienti: 100 gr. di farina 00, 50 gr. di manitoba, 2 tuorli, 35 gr. di olio e 25 gr. di zucchero di canna integrale.
  3. Impastate tutto con una planetaria alla velocità minima con la frusta oppure con le mani in assenza di altro.
  4. Quando otterrete la giusta consistenza, omogenea, umida a morbida, mettete l’impasto in una ciotola e mettetelo a riposare per circa 3 ore in forno spento al riparo da sbalzi di temperatura.
  5. Quando l’impasto sarà raddoppiato unite la vanillina, la scorza di limone grattugiata, il resto dello zucchero (25 gr.), il miele e il sale. Impastate delicatamente con la planetaria o con le mani ed unite i restanti tuorli (2), il restante olio (35 gr.), il latte e la restante manitoba (100 gr.).
  6. Continuate ad impastare e quando tutti gli ingredienti si saranno legati fra loro, aggiungete l’uvetta ed il cedro candito.
  7. Riprendete ad impastare fino a quando non ottenete un panetto elastico, omogeneo ed umido.
  8. A questo punto dovete versare il composto nello stampo da mezzo chilo oppure nei mini stampi se optate per le mono porzioni, aiutandovi con una spatola.
  9. Mettete lo stampo (o gli stampi) su una placca coperta da carta forno ed infornate con temperatura al minimo lasciando il composto a lievitare per altre 5 ore circa.
    (Vi renderete conto che la lievitazione è a buon punto quando l’impasto arriverà ai bordi dello stampo di carta.
)
  10.  Trascorso il tempo, accendete il forno a 180 gradi e mettete sul fondo una teglia con due dita di acqua per non far seccare il panettone.
  11.  Rimettete il panettone in forno a mezza altezza e fatelo cuocere per circa 30 minuti. Poi passate a 160 gradi per altri 10/15 minuti.
  12.  A cottura ultimata non sfornate subito il panettone, ma spegnete il forno e fatelo raffreddare al suo interno per evitare che si sgonfi.

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Quanti tipi di panettone esistono?

MEDICINA ONLINE NATALE DOLCI NATALIZI PANDORO PANETTONE TORRONE NOCCIOLE CIOCCOLATO BIANCO SFOGLIATA LIEVITAZIONE INGREDIENTI ZUCCHERO A VELO CALORIE RICETTE DIFFERENZE DIETA CIBO DOLCEIn occasione delle feste natalizie non c’è casa italiana dove non si assaggi, a fine pasto, una bella fetta di panettone, che troneggia insieme agli altri dolci natalizi sulla tavola di ogni famiglia senza dimostrare la sua veneranda età. Di panettone, però, non ce n’è uno solo. La tradizione ha innalzato a sovrano quello milanese, ma sono tante le ricette del panettone in giro per l’Italia.

Cominciamo dalla tradizione piemontese. Il panettone basso arricchito dalla glassa di nocciole del Piemonte è nato intorno agli anni ’20 del Novecento. Ancor prima del tradizionale piemontese, uno degli artefici del panettone moderno è stato Paolo Biffi, che realizzò un enorme dolce per Pio IX a cui lo spedì con una carrozza speciale nel 1847.

Forma e confezione attuale del panettone sono una creazione degli inizi del ’900, quando la cupoletta racchiusa nella carta da forno venne messa in commercio, quasi a voler celebrare la lievitazione dell’impasto: infatti il dolce assume uno slancio verticale, diventa il panettone-fungo, forma classica del prodotto.

Anche la tradizione genovese ha il suo panettone, ma i liguri lo chiamano pandolce, e si può assaggiare in due varianti: quello basso e quello alto, che è lievitato. Rispetto al classico panettone milanese, il genovese è più compatto e friabile ed è ricco di uvetta, canditi misti e pinoli.

Di panettone esistono diverse varianti, tra cui le principali sono:

  • il glassato, ricco di uvetta e canditi, sposa con rigore la tradizione piemontese;
  • il glassato senza canditi è adatto a chi ama la dolce uva sultanina ma non i canditi;
  • il panettone Milano basso è il classico dolce di Natale ma senza glassa;
  • il panettone rhum e cioccolato, dove l’uvetta si perde nel rhum accompagnata da gocce di cioccolato;
  • il panettone glassato al cioccolato, che unisce la tradizione della glassa con un tocco di cioccolato fondente e al latte;
  • il panettone glassato alla frutta candita è invece per gli amanti della frutta, dalla pera all’albicocca, dalla pesca alla mela canditi;
  • il panettone marrons glacés, che nasconde nel soffice impasto dolcissimi pezzi di marrons glacés che si sciolgono in bocca.

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Differenza tra pandoro e panettone

MEDICINA ONLINE NATALE DOLCI NATALIZI PANDORO PANETTONE SFOGLIATA LIEVITAZIONE INGREDIENTI ZUCCHERO A VELO CALORIE RICETTE DIFFERENZE DIETA CIBO DOLCE COLOMBA PASQUA BUONE FESTE CAPODANNO.jpgQuali sono le differenze tra i due dolci natalizi più famosi al mondo? Scopriamolo insieme!

Pandoro

Il pandoro è un prodotto dolciario da forno a pasta morbida , ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma a tronco di cono con sezione a stella ottagonale e con superficie esterna non crostosa , una struttura soffice e setosa ad alveolatura minuta ed uniformeed aroma caratteristico di burro e vaniglia .
Salvo quanto previsto all’art. 7, l’impasto del pandoro contiene i seguenti ingredienti:

farina di frumento, zucchero, uova di gallina di categoria «A» o tuorlo d’uovo, o entrambi, in quantità tali da garantire non meno del 4% in tuorlo, materia grassa butirrica, in quantità non inferiore al 20%, lievito naturale costituito da pasta acida, aromi di vaniglia o vanillina, sale.

E’ facoltà del produttore aggiungere anche i seguenti ingredienti: latte e derivati, malto, burro di cacao, zuccheri, lievito avente i requisiti di cui all’art. 8 del decreto del Presidente della Repubblica 30 Novembre 1998, n. 502, fino al limite dell’1%, zucchero impalpabile, aromi naturali e naturali identici, emulsionanti, il conservante acido sorbico, il conservante sorbato di potassio.

Panettone

Il panettone è un prodotto dolciario da forno a pasta morbida , ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma a base rotonda con crosta superiore screpolata e tagliata in modo caratteristico , di struttura soffice ad alveolatura allungata e aroma tipico di lievitazione a pasta acida .
Salvo quanto previsto all’art. 7, l’impasto del panettone contiene i seguenti ingredienti:

farina di frumento, zucchero, uova di gallina di categoria «A» o tuorlo d’uovo, o entrambi, in quantità tali da garantire non meno del 4% in tuorlo, materia grassa butirrica in quantità non inferiore al sedici per cento, uvetta e scorze di agrumi canditi in quantità non inferiore al 20%, lievito naturale costituito da pasta acida, sale.

E’ facoltà del produttore aggiungere anche i seguenti ingredienti: latte e derivati, miele, malto, burro di cacao, zuccheri, lievito avente i requisiti di cui all’art. 8 del decreto del Presidente della Repubblica 30 Novembre 1998, n. 502, fino al limite dell’1%, aromi naturali e naturali identici, emulsionanti, il conservante acido sorbico, il conservante sorbato di potassio.

Differenze tra pandoro e panettone

Come abbiamo visto, al di la del gusto personale e delle varie marche, la differenza tra i due dolci è negli ingredienti. Nel panettone ci sono più uova e soprattutto ci sono canditi ed uvetta che mancano nel pandoro, ma soprattutto nel tipo di lavorazione e tempi di lievitazione. Il panettone è fatto con il lievito madre mentre il pandoro può essere fatto anche con il lievito di birra inoltre il panettone deve lievitare per circa 2-3 giorni mentre il pandoro 18 o al massimo 36 ore).

La quantità di burro non è molto differente, ma nel pandoro è maggiore, inoltre nel pandoro è inserito con la “sfogliatura” (il metodo che si usa per la pasta sfoglia) mentre nel panettone viene inserito direttamente nell’ultimo impasto, da ciò deriva che il pandoro ha un’alveolatura più fine e fitta rispetto al panettone.

Tra i due dolci cambiano anche gli aromi, più fruttati quelli del panettone, vanigliati quelli del pandoro. Il pandoro ha una pasta che risulta più giallastra, rispetto al pandoro, e sa di brioche. Il pandoro è anche generalmente più dolce e morbido rispetto al panettone.

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Torrone, tutti i tipi e la storia del più buono tra i dolci di Natale

MEDICINA ONLINE NATALE DOLCI NATALIZI PANDORO PANETTONE TORRONE NOCCIOLE CIOCCOLATO BIANCO SFOGLIATA LIEVITAZIONE OFFELLA INGREDIENTI ZUCCHERO VENEZIANA A VELO CALORIE RICETTE DIFFERENZE DIETA CIBO DOLCE COLOMBA PASQUA.jpgA Natale, tra i fondamentalisti del panettone ed i sostenitori del pandoro, di solito a mettere d’accordo tutti è lui: il torrone, che sia bianco, morbido, duro, al cioccolato con nocciole o altro tipo. Da Cremona alla Sicilia, dall’Abruzzo alla Sardegna, dal Veneto alla Calabria passando per la Campania. Ma perché tutta Italia, da sempre, è innamorata del suo torrone?

Lo inventarono i Romani. O no?

La sua diffusione lungo tutto lo stivale lascia pensare a un’origine romana, confortata dal “cuppedo” citato da Marco Terenzio Varrone, che richiama subito alla mente il “cupeto” o “copeta”, come il torrone viene ancora oggi chiamato a Benevento, Avellino e dintorni. Secondo il letterato reatino (II-I secolo a.C.) ad inventarlo furono addirittura i Sanniti: era una ghiottoneria a base di semi oleosi, albume e miele che i Romani conobbero durante i lunghi assedi conosciuti durante le Guerre sannitiche. nche se alcuni studiosi contestano questa tesi, sostenendo che il termine indicasse genericamente, appunto, una “ghiottoneria”. Certo è, però, che il “nucatum” descritto poco dopo da Apicio somiglia molto al nostro torrone: un dolce a base di noci, miele e albume d’uovo.

Gli Arabi

Fatto sta che, con la caduta dell’Impero Romano, del “cuppedo”, come del “nucatum” si perderà ogni traccia. Almeno in Italia. Dando quindi fiato alla tesi che sostiene l’origine araba del torrone, così somigliante al dolce secco di cui parlano alcuni studiosi di medicina orientali, Ibn Buṭlān e Ibn Jazla, entrambi di Baghdad, e l’arabo andaluso Abenguefith Abdul Mutarrif. Si spiegherebbe così la diffusione del torrone nell’Italia meridionale, e in particolare in Sicilia. Mentre, a Cremona, il torrone arrivò per merito del celebre letterato Geraldo da Cremona, che tradusse proprio il libro del Mutarrif dal quale trasse il suo “turun”. Anche se altri storici danno il merito a Giambonino da Cremona, traduttore dei due autori di Baghdad.

Federico II, da Palermo al Po

Ma la tesi più accreditata è un’altra: a portare il torrone nel Nord Italia dalla Sicilia, con ogni probabilità, fu nientemeno che l’imperatore Federico II di Svevia. Uno che, nella sua corte di Palermo, di cultura araba se ne intendeva, così come il suo seguito di cuochi siciliani. Durante le sue campagne militari contro i Comuni del Nord Italia, era proprio a Cremona che Federico II aveva il proprio quartier generale, soggiornandovi ben 16 volte. Da qui, l’arrivo del torrone a Cremona. Certo, la leggenda è molto più affascinante: si narra che il torrone arrivò a Cremona il 25 ottobre del 1441, giorno del matrimonio tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza. Quando i cuochi di corte (forse siciliani?) prepararono un dolce di mandorle, miele e bianco d’uovo che nella forma riproduceva il Torrione cittadino, da cui deriverebbe il termine. Siamo certi, però, che il torrone a Cremona esistesse già prima del XV secolo, quindi l’origine arabo-siculo-federiciana appare senza dubbio da preferire.

Duro e morbido

Certo, una storia tanto complicata non poteva non dare luogo a una grande varietà di versioni lungo la penisola. Il classico torrone di Cremona viene preparato con miele, mandorle, nocciole, zucchero, albumi e ostie, nelle varianti dura e morbida. Le due varianti si differenziano per la cottura dell’impasto: nel torrone duro può arrivare addirittura a 10 ore. Mentre in quello morbido non supera le 3 ore. Ciò permette di avere una concentrazione d’acqua più alta permettendo, assieme alla maggiore percentuale di glucosio, un impasto più tenero.

La cubbaita

In Sicilia, a Caltanissetta, la tradizionale “cubbaita” si produce unendo il verde del pistacchio, il giallo del miele e il bianco delle mandorle, offerti naturalmente dalle campagne nissene. Una ricetta antichissima che ha poi dato vita alle numerose varianti che oggi conosciamo, con l’inserimento di sapori tipici dell’isola come il limone, le arance, le noci e le nocciole, fino al sesamo e al cioccolato. Solo molti secoli dopo, negli anni ’70, a Belpasso, Francesco Condorelli inventerà i celebri torroncini che oggi conosciamo.

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Quello sardo

In Sardegna l’epicentro della produzione del torrone è il paese di Tonara(Nuoro): la ricetta, con ogni probabilità, venne coniata in Barbagia nella seconda metà dell’800. Il prodotto si ottiene dalla lavorazione di miele, albume d’uovo, mandorle, noci, nocciole e ostie. La principale differenza con gli altri torroni è l‘assenza di zucchero, con una cottura di 4 ore e la tipica consistenza morbida.

Avellino e Benevento

Il torrone campano, tra Avellino e Benevento, è un’altra eccellenza nazionale. A Benevento, a parte il presunto antenato sannita, il torrone iniziò a diffondersi a partire dal XVII secolo, in tre varietà: il perfetto amore, l’ingranito e il torrone del Papa. Il primo costituito da miele, bianco d’uovo e nocciole ricoperte da un naspro per lo più di cioccolato, limone o caffè. L’ingranito comprendeva, oltre al miele, l’albume, le nocciole e dei confetti lunghi e stretti chiamati cannellini: il tutto era poi avvolto da una grana di zucchero. Il torrone del Papa era invece un composto di zucchero liquefatto, pinoli e frutta sciroppata. Più tardi si affermò il torrone della Regina, simile a quello del Papa e che invece di grana era ricoperto di naspro, che fu dedicato alla golosità del re Ferdinando I di Borbone. Successivamente si diffuse il torrone “perfezionato”, ricoperto di ostie. Una storia altrettanto antica può vantare il torrone dell’Irpinia, nella zona di Ospedaletto d’Alpinolo ma anche a Pietradefusi. Qui la grande ricchezza di nocciole del territorio ha favorito la nascita di numerose varianti, con un’evoluzione che non si è fermata nemmeno oggi, con torroni sia morbidi che duri.

Cioccolato d’Abruzzo

In Abruzzo si può trovare il torrone di Guardiagrele (Chieti), molto simile al croccante e costituito da mandorle intere tostate mescolate a zucchero, cannella e frutta candita. E poi il torrone tenero al cioccolato, prodotto all’Aquila e Sulmona, in cui il cioccolato si sposa alla perfezione con le nocciole. Una golosità nata nel 1835 in una piccola distilleria dell’Aquila e dall’intuizione del suo proprietario, Gennaro Nurzia.

Bagnara e Cologna

In Calabria, spicca il torrone di Bagnara IGP. Nonostante esista in diversi formati (ostiato, al cioccolato, morbido, bianco glassato, ecc.), quello tipico è a base di miele, zucchero, mandorle, cannella e chiodi di garofano in polvere e con la copertura di zucchero in grani o cacao amaro. Le prime attività su scala industriale risalgono alla metà dell’800, ma tutto il territorio è da sempre ricco di produzioni di qualità che meriterebbero maggiore notorietà. Infine, il Veneto. Il mandorlato di Cologna Veneta è una specialità a base di mandorle, miele, albumi, cannella e cialde: è caratterizzato dalla superficie irregolare non coperta dall’ostia, che lascia vedere il mosaico di mandorle immerso in un lucido strato bianco, oltre che da tempi di cottura piuttosto brevi. L’origine della ricetta sembra ottocentesca, ma non mancano i sostenitori di una provenienza di epoca scaligera. Ma come la mettiamo, allora con gli Arabi?

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Diabete e dolci di Natale: il diabetico può mangiare il torrone?

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Il torrone è ovviamente un alimento sconsigliato, tuttavia può essere saltuariamente assunto dal paziente diabetico, in dosi moderate, preferibilmente lontano dai pasti principali e dopo parere positivo del medico. Sarebbe comunque preferibile sostituirlo con altri dolci meno calorici e con meno carboidrati.

Il problema vero del torrone è che spesso viene servito in tavola alla fine dei pasti natalizi che già da soli non sono ipercalorici e ricchi di carboidrati e vanno così ad aggiungersi a un menu già fin troppo abbondante. Spesso poi al torrone si associa anche un assaggio di pandoro o panettone. Per evitare un eccessivo apporto calorico e di carboidrati, un trucco potrebbe essere quello di ridurre le calorie durante la cena, diminuendo le porzioni ad esempio di pasta. Altro trucco è – se prevedete una cena abbondante – quello di limitare le calorie a pranzo o, comunque, nei giorni precedenti e successivi al periodo natalizio. Altro trucco è, ovviamente, quello di limitare le porzioni e di aumentare l’attività fisica prima, durante e dopo le feste.

Importante: in caso di dubbio, il paziente diabetico può – sotto controllo medico – monitorare la propria risposta glicemica all’assunzione di certi alimenti, annotando i valori su un taccuino e raffrontando le relative glicemie.

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