Differenza tra infertilità e impotenza (disfunzione erettile)

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Cavitazione Dietologo Roma Sessuologia Psicologia Eiaculazione precoce Erezione Smettere fumare Eiaculazione abbondante Sapore Sperma miglioreCon “infertilità” (in inglese “infertility”) si descrive quella condizione in cui una coppia, per cause relative ad uno o entrambi i partner, non riesce ad ottenere una gravidanza dopo un anno di rapporti costanti e senza protezione (profilattico o altri metodi anticoncezionali). Il termine infertilità, quindi, non si riferisce ad una condizione assoluta, bensì ad una situazione generalmente temporanea e risolvibile, legata ad uno o più fattori interferenti.

Il termine “impotenza” veniva usato in passato per indicare la patologia attualmente conosciuta come “disfunzione erettile” (in inglese “erectile dysfunction” o “impotence“). La disfunzione erettile corrisponde all’incapacità del soggetto di sesso maschile di raggiungere o mantenere un’erezione sufficiente a condurre un rapporto soddisfacente. Pur rappresentando un problema non indifferente per la vita di coppia, non necessariamente una disfunzione erettile determina una reale infertilità. E’ anche vero però che una assenza completa dell’erezione maschile, rende estremamente difficile la penetrazione e l’incapacità a deporre il seme in vagina può effettivamente condurre a infertilità.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Differenza tra sterilità primaria e secondaria

Dott. Loiacono Emilio Alessio Medico Chirurgo Medicina Chirurgia Estetica Cavitazione  Dietologo Nutrizionista Roma Sessuologia Sesso Sex Esercizi di Kegel muscolo pubococcigeo Impotenza Eiaculazione Precoce IPOPOSIALa sterilità (in inglese “infertility”) si verifica quando in una coppia uno o entrambi i partner sono affetti da una condizione fisica permanente che NON rende possibile il concepimento. Questo si verifica a causa di varie patologie, come nel caso di azoospermia, di menopausa precoce o di assenza di utero congenita. La sterilità può essere primaria o secondaria:

  • sterilità primaria si riferisce a persone che non sono MAI state in grado di concepire
  • sterilità secondaria è l’impossibilità di concepire un SECONDO figlio dopo aver già concepito e/o portato a termine una normale gravidanza. Oltre a varie condizioni mediche (ad esempio ormonali), essa potrebbe essere l’effetto dello stress avvertito nel fornire un fratello al primo figlio o lo stress generato dall’allevare il primo figlio nei primi impegnativi anni di vita.

E’ bene anche sottolineare che non si parla di sterilità secondaria se – dopo la nascita del primo figlio – uno dei partner è cambiato (in quel caso si parla nuovamente di sterilità primaria).

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Differenza tra infertilità e sterilità

Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Specialista in Medicina Estetica QUANTO DURARE RAPPORTO SESSUALE EIACULAZIONE PRECOCE Roma Cavitazione Pressoterapia Grasso Linfodrenante Dietologo Cellulite Calorie Pancia Sessuologia Sesso Pene BotulinoSterilità e fertilità sono due termini usati spesso come sinonimi, ma in verità hanno significati estremamente diversi.

La sterilità (in inglese “infertility”) si verifica quando in una coppia uno o entrambi i partner sono affetti da una condizione fisica permanente che NON rende possibile il concepimento. Questo si verifica a causa di varie patologie, come nel caso di azoospermia, di menopausa precoce o di assenza di utero congenita.

Nel caso invece di infertilità (in inglese “infertility”) una coppia, per cause relative ad uno o entrambi i partner, non riesce ad ottenere una gravidanza dopo un anno di rapporti costanti e senza protezione (profilattico o altri metodi anticoncezionali). Il termine infertilità, quindi, al contrario di sterilità, non si riferisce ad una condizione assoluta, bensì ad una situazione generalmente temporanea e risolvibile, legata ad uno o più fattori interferenti.

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Cerco la gravidanza: quanto tempo è necessario per rimanere incinta?

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma A CAPIRE SONO INCINTA SINTOMI GRAVIDANZA Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina AnoSi potrebbe paragonare il concepimento di un figlio a una vera e propria vincita alla lotteria: per vincere bisogna giocare, ma quando si gioca non si è mai sicuri di vincere! Quanto tempo mediamente è necessario per restare incinta? Se hai dei rapporti sessuali regolari, frequenti e nei periodi più fecondi (per le donne con un ciclo regolare i rapporti dovrebbero essere concentrati tra circa il decimo ed il quindicesimo giorno dopo il ciclo mestruale), calcola in media 8 mesi di attesa, prima di poter rimanere incinta. Se fai l’amore nei periodi più fecondi, senza utilizzare contraccettivi, hai 1 possibilità su 5 di restare incinta, cioè il 20% di probabilità. Ovviamente questi dati sono estremamente variabili, alcune rimangono incinte al primo tentativo mentre altre dopo anni di prove. La probabilità di gravidanza senza eccessive attese aumenta statisticamente al diminuire della vostra età: più siete giovani e più velocemente potete rimanere incinte.

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Fare un controllo

Se sai per certo che tu e il tuo partner avrete problemi nel concepire un figlio, (se per esempio un componente della tua o della sua famiglia ha avuto dei problemi di infertilità), è meglio fare subito un controllo, invece di aspettare inutilmente. Lo stesso vale per coloro che hanno più di 38 anni: fate un controllo se avete qualche dubbio. L’incapacità di ottenere una gravidanza dopo almeno un anno di rapporti liberi, permette di fare diagnosi di infertilità.

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Siete stati cresciuti da un genitore narcisista? Ecco i 6 segni che lo indicano

MEDICINA ONLINE FATHER PADRE SON SONS FIGLIO MAN UOMO GENITORE FAMILY FAMIGLIA MADRE MENTE CERVELLO CRESCITA BAMBINO BIMBO AMORE FAMIGLIARE COMPONENTI MADRE PATRIGNO PROBLEMI ANAFFETTIVOPer gli estranei vostro padre è una sorta di potentissima “calamita sociale” capace di attirare persone delle più svariate estrazioni. Vostra madre è la donna perfetta, che cerca di accontentare tutti e si destreggia tra mille cose con estrema facilità. Ma una volta chiusa la porta di casa, la messinscena sparisce. Solo tu, come figlio, sai cosa significa sopportare la loro freddezza per giorni, magari dovuta a una banale sciocchezza. O tollerare il peso delle loro continue pretese di “perfezione” e dimostrazioni di forza, non sempre appropriate per la tua età. Tu solo sai cosa significa avere dei genitori narcisisti.

Il disturbo narcisistico di personalità è uno dei 10 disturbi di personalità descritto nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tra le più auterevoli guide psichiatriche. I narcisisti tendono ad avere un’autostima esagerata e fondano la loro identità sulle lodi e le approvazioni altrui. Le loro relazioni personali sono superficiali e basate prevalentemente su come le altre persone li vedono, con pochissima (o nessuna empatia) per l’esperienza altrui.

Sono convinti di essere migliori delle altre persone, ma tendono a provare anche un forte senso di vergogna per le critiche che ricevono o per gli errori che commettono. I ricercatori stimano che meno dell’1% della popolazione generale sia affetta dal disturbo “conclamato”, ma il 2-16% delle persone che si rivolgono a uno specialista mostra dei segnali. Di solito sono le persone care a convincerli a cercare aiuto per non rovinare rapporti, carriera o altri aspetti positivi della loro vita, come spiega la psicologa Wendy Behary, fondatrice del centro di Terapia cognitiva del New Jersey e autrice del libro “Disarming the Narcissist: Surviving and Thriving with Self-Absorbed”.

Ma i figli dei narcisisti spesso si trovano in una posizione scomoda e raramente insistono affinché i genitori cerchino aiuto. Anzi, possono anche non comprendere a pieno la natura dei loro genitori finché non sono loro stessi a rivolgersi ad uno specialista, come ha spiegato Behary che aiuta le persone con Disturbo narcisistico di personalità e le loro “vittime”. Mentre i narcisisti sono di diverse “specie” e mostrano sintomi che variano all’interno di uno spettro, la dottoressa Behary sottolinea che ci sono pochi elementi per stabilire se un adulto è stato cresciuto da un genitore narcisista. Nei punti elencati di seguito, insieme allo psicologo Craig Malkin, analizza le caratteristiche di un genitore narcisista suggerendo cosa dovrebbe fare un adulto per interrompere il circolo vizioso delle sue decisioni autolesioniste.

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1) Sei un vero e proprio zerbino

Un genitore narcisista è capace di calpestare un’intera famiglia per soddisfare i suoi desideri, senza dare troppa importanza ai bisogni altrui. Per questo motivo, da adulti, i figli dei narcisisti tendono a “espiare” la colpa dei genitori e si fanno in quattro per assicurarsi che nessuno si accorga del problema. Oppure si sono sentiti dire per una vita intera che i loro bisogni sono irrilevanti. In ogni caso, il risultato è lo stesso: lasciano che la gente li calpesti perché non sono riconoscono le loro necessità e non sanno come esternarle. Non sono capaci di dire “Io conto” oppure “Ho delle esigenze” perché credono sia narcisistico. Come ha spiegato la dottoressa Behary: “Cercando con tutte le forze di non essere narcisisti finiscono per essere calpestati da chiunque”. “Ho avuto clienti con genitori capaci di farli sentire malati, pazzi o egoisti semplicemente perché esplicitavano delle esigenze elementari. Uno dei miei clienti si sentiva così “inutile” e spaventato da essere tormentato dagli incubi. Indietreggiava di fronte a qualsiasi figura autoritaria perché nella sua mente riaffiorava il ricordo del padre”.

Cosa fare: imparate quanto più potete sul narcisismo, così da essere in grado di identificare i messaggi disfunzionali che vi hanno accompagnato durante la crescita ed iniziare a lavorare per sconfiggerli.  “Se incontro una persona cresciuta da un genitore narcisista (o se qualcosa mi lascia intendere che mi trovo di fronte ad un caso simile) è molto importante per me assicurarmi che comprenda il narcisismo in ogni sua sfumatura”, spiega Behary. “Insieme, capiamo il tipo di narcisismo del genitore e soprattutto rintracciamo la parte della personalità del cliente che è state soffocata durante il suo percorso di vita”.

2) Hai paura di essere un narcisista a tua volta

Alcuni bambini credono che l’unico modo per evitare di essere ridicolizzati e maltrattati sia comportarsi come i loro genitori e, negli anni, questa tecnica di sopravvivenza diventa il loro unico approccio verso il mondo. Una volta adulti, i soggetti che hanno adottato questi meccanismi di difesa possono avere atteggiamenti denigratori o offensivi verso gli altri perché temono (sin da bambini) che, se non mostrano la loro forza per primi, saranno schiacciati proprio come accadeva quando erano piccoli, spiega Malkin. “I bambini molto determinati, più estroversi sin dalla nascita, spesso diventano narcisisti. Alla base del loro comportamento c’è il concetto: “Se non puoi sconfiggerli, allora fai come loro”.

Cosa fare: rivolgetevi ad uno specialista che vi aiuti ad abbandonare questo modello comportamentale “abusante”, soprattutto se avete un partner e/o dei figli.  “I figli dei narcisisti, che a loro volta tendono a sminuire e denigrare gli altri, non sono casi disperati ma devono rimboccarsi le maniche e lavorare duramente sul lato emotivo”. Devono essere a loro agio nel sentire ed esprimere anche le emozioni che li mostrano vulnerabili come la tristezza, il senso di solitudine e la paura”

3) Ti senti in competizione con i tuoi fratelli

I narcisisti non sanno porsi dei limiti personali e vedono le altre persone come delle loro estensioni. Nelle famiglie numerose, uno dei figli può essere scelto per “rispecchiare” i pregi del genitore narcisista. Riceve maggiori attenzioni più elogi e supporto, ma è sempre sotto pressione. Di contro, l’altro figlio può essere il bersaglio delle frustrazioni genitoriali e diventa un vero e proprio capro espiatorio, costretto a sopportare il peso di non riuscire mai farne una giusta rispetto al fratello “prescelto”. Si tratta di due diverse proiezioni della personalità narcisitica del genitore, ma il figlio “prediletto” e il capro espiatorio avranno due infanzie molto diverse, cosa che li metterà l’uno contro l’altro anche da grandi.

Cosa fare: condividete con i vostri fratelli quanto avete imparato. Se siete stati i figli prescelti probabilmente nutrite rancore verso i vostri fratelli perché non hanno subito la pressione cui eravate soggetti voi. Ma se siete i “capri espiatori” potreste avercela con i vostri fratelli perché tutti gli elogi e la gloria sono stati riservati a loro, lasciandovi a bocca asciutta. È importante capire che il narcisista mette le persone una contro l’altra allo scopo di soddisfare le proprie esigenze e che questa dinamica non è da ricondurre ad una colpa dei figli.  “I narcisisti amano mettere le persone su un piedistallo, quasi quanto amano buttarle giù. Le persone perfette non deludono, così “idolatrare” i propri figli è un modo per evitare la preoccupazione di essere delusi o feriti. Eleggere i capri espiatori ha lo stesso scopo. Mette il narcisista nelle condizioni di non aspettarsi troppo e di non preoccuparsi di un’eventuale delusione, perché nessuno ripone le proprie speranze in una persona che considera inutile”.  C’è una speranza per i fratelli che hanno ricevuto questo trattamento da bambini, anche se alla fine l’unico collante dovesse rivelarsi la loro esperienza comune alle prese con un genitore narcisista, spiega la dottoressa Behary. “Possono riscoprirsi molto legati l’uno all’altro. Sono come ostaggi che attraversano diverse fasi di tortura”.

4) Ti senti più un ‘partner’ che un figlio

Non tutti i narcisisti hanno una personalità sfrontata e impudente. A qualcuno piace attirare l’attenzione facendo la vittima o descrivendo i propri problemi come più gravi di qualsiasi dilemma altrui. A volte, cercano di controllare le azioni degli altri minacciando di farsi del male se le cose non vanno come dicono loro. Chi ha avuto questa tipologia di genitore narcisista può percepire la propria infanzia come una corsa continua per cercare di spegnere un fuoco dopo l’altro. Come il tentativo perenne di mantenere la pace per non ferire nessuno. Alcuni clienti della dottoressa Behary hanno ammesso di essersi sentiti come dei partner per i loro genitori, ciò significa che erano loro a supportare emotivamente la figura genitoriale e non il contrario. Oppure sentono di aver passato la loro esistenza ad arginare la rabbia del padre nei confronti del resto della famiglia.  “Questi bambini sentono di dover gestire da soli una situazione drammatica. Per farlo, rinunciano a molte delle loro esigenze di bimbi”.

Cosa fare: prendetevi del tempo per riconoscere il bambino che è ancora dentro di voi, che aveva ed ha ancora dei bisogni. La dottoressa Behary invita ad usare il potere dell’immaginazione (magari coadiuvato da foto dell’infanzia) per riconoscere le esigenze emotive che non sono state prese in considerazione e che ancora non vengono soddisfatte dalle figure genitoriali.  “Quel bimbo sta ancora soffrendo ed ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui. Ha bisogno di sentirsi in pace, deve sapere che anche lui ha dei diritti”, spiega la dottoressa Behary.

Leggi anche: Le 8 tattiche usate dai narcisisti per controllare le conversazioni

5) La tua autostima si basa unicamente sui risultati che ottieni

Alcuni figli di narcisisti credono che il solo modo per andare avanti nel mondo sia imitare i propri genitori. La loro autostima deriva da quanto “producono”, dalla loro performance lavorativa e dal risultato ottenuto. Anche se non sono afflitti dalla scarsa autostima e dallo schiacciante senso di vergogna di un vero narcisista, alcuni adulti possono diventare dei veri e propri maniaci del lavoro. Hanno imparato che la loro resa lavorativa è l’unica cosa che può definirli come persone. “Il figlio di un narcisista impara che conta solo quanto produce. È un atteggiamento simile a quello del narcisista vero e proprio, ma i figli spesso non hanno la stessa sfrontatezza e sono più distaccati e introversi”, dice la Behary.

Cosa fare: cercate di empatizzare con le figure genitoriali, suggerisce la dottoressa. Non dovete essere dispiaciuti per loro, ma potrebbe essere utile “entrare” nelle emozioni e nelle scelte di un’altra persona per capire i suoi pensieri e le sue decisioni anche se non siete d’accordo. La dottoressa Behary sa che questi soggetti soffrono anche perché le tecniche di sopravvivenza sviluppate da bambini possono ritorcersi contro di loro in età adulta. Anche se alcuni ricercatori credono che ci sia un fondamento biologico che rende certe persone più esposte al narcisismo, altri affermano che il disturbo derivi da un complesso insieme di fattori, inclusi l’aver ricevuto critiche troppo severe o, al contrario, essere stati troppo elogiati durante l’infanzia. Questo porterebbe il bambino a “proteggere” la scarsa autosima con un’immagine forte, che rasenta la perfezione. Inoltre lo rende particolarmente bisognoso di conferme, ammirazione e complimenti per sentirsi “normale”, rendendolo allo stesso tempo particolarmente sensibile alle critiche. “Tengo molto ai pazienti con cui lavoro perché so che soffrono. Gli altri potrebbero pensare che sono troppo morbida con loro. Anche se li ritengo responsabili dei loro comportamenti negativi, non li incolpo per la formazione che hanno ricevuto”. La dottoressa Behary sa però che, sebbene i suoi pazienti non abbiano colpe per il loro modo di essere, è loro responsabilità (non dei figli) fare qualcosa a riguardo.

6) Non hai alcuna percezione di te stesso, dei tuoi desideri, delle tue esigenze o dei tuoi obiettivi

Un tratto rivelatore di una personalità narcisistica è il senso di superiorità, di grandezza, la convinzione di essere migliore degli altri anche senza avere prove che lo giustifichino. I genitori narcisisti possono considerarsi una specie di “élite”. Spesso però il fatto di non aver raggiunto un certo livello di successi, li porta a vivere “per interposta persona” , attraverso i figli e i loro risultati. Molti figli di narcisisti ammettono: “Non so come ho iniziato questa carriera, non era ciò che volevo davvero”. Oppure: “Mi sono sempre sentito come una sorta di riflesso di mia madre, non come una persona indipendente”.

Cosa fare: prendete in considerazione l’idea di diminuire o eliminare i contatti con i genitori manipolatori. Non tutti i narcisisti sono responsabili di abusi, come spiega Malkin. Ma i genitori che presentano forme estreme di narcisismo hanno il potere di far sentire i loro figli come dei “gusci vuoti”, una volta adulti. Per questo, a volte, la cosa più giusta da fare è limitare il contatto con queste relazioni tossiche, soprattutto se il genitore crede di non avere nulla di cui scusarsi. Malkin spiega che sono tre i segnali che dovrebbero convincere un adulto a valutare questa scelta: l’abuso, la negazione e la presenza di malattie mentali. Nessuno dovrebbe sopportare la violenza mentale o fisica e se i genitori non vogliono ammettere la presenza di un problema, ci sono poche propabilità di cambiare le cose. La malattia mentale (che in questo caso si baserà sulle bugie e su una manipolazione spietata) indica che i genitori non sono solo incapaci di mettersi nei panni altrui, ma probabilmente sono anche incapaci di entrare in empatia con gli altri. Possono perfino arrivare a non avere alcuna coscienza. “Queste persone sono responsabili al 100% della loro violenza e sono i soli che possono fermarla. Fino a quel momento, interagire con loro non è sicuro”, conclude Malkin.

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Perché un neonato piange sempre? 8 sistemi per calmarlo

MEDICINA ONLINE Dott Emilio Alessio Loiacono Medico Chirurgo Roma RAFFREDDORE NEONATO CURA Riabilitazione Nutrizionista Medicina Estetica Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Linfodrenaggio Pene Vagina Glutei PressoPerché il neonato piange così spesso? Le principali ragioni sono:

  • ha fame;
  • il pannolino è sporco;
  • è stanco;
  • è malato;
  • ha una colica;
  • ha sete;
  • ha caldo o freddo;
  • si sente solo;
  • sta crescendo un dentino attraverso la gengiva.

Cercare di capire il motivo del pianto da parte dei genitori nasconde un processo molto importante: vuol dire mettersi al posto del bambino e capire le sue necessità. Questo è fondamentale per rispondere correttamente ai segnali del bambino. Così egli sente di esistere e che mamma e papà tengono conto delle sue necessità. Dalla nascita il bambino capisce abbastanza velocemente che il suo pianto richiama la mamma o il papà, che vengono a soddisfare i suoi bisogni. Questa esperienza è necessaria alla sua sopravvivenza e lo segnerà per sempre. Inizierà ad avere fiducia in se stesso e nelle proprie competenze, perché riuscirà a esprimersi e ad agire sull’ambiente esterno. Per quanto piccolo possa essere.

1 Avvolgilo in una coperta. Non troppo caldo però

Avvolgi il bimbo in una coperta (occhio a non tenerlo troppo caldo però), meglio se in posizione fetale. Questo è un trucco che può aiutare a calmarlo purché il pianto non sia dovuto a frame, sete o dolore. Ci sono bambini però che non sopportano di essere fasciati troppo stretti. In questo caso allora meglio avvolgerlo in un cuscino da allattamento.

2 Tienilo vicino a te

Nei primi mesi di vita i bimbi soffrono spesso di problemi di digestione. Non esitare a tenere il piccolo stretto a te e a fargli fare un po’ di nanna in braccio. Ricordati però di trovare una posizione confortevole anche per te. Se dopo pranzo lo mettete nella culla dove dorme solo mezz’ora e poi ricomincia a piangere, può essere che tenendolo poggiato a voi dorma anche una o due ore consecutive e quando si risveglierà sarà di buon umore. Non preoccupatevi, non dovete farlo per molto tempo: verso il sesto mese riuscirà a fare il sonnellino nel suo lettino.

3 Vuoi uscire? Mettilo nel marsupio

Devi fare delle commissioni o uscire? Un buon trucco consiste nell’usare una fascia o un marsupio. Il bimbo cullato dal tuo passo farà un bel riposino.

4 Anche il papà può calmare il bambino. Ricordatelo

Chiedi a persone di fiducia (tuo marito, la nonna, una zia …) di aiutarti a calmare il bimbo. Quando si è stanchi è difficile essere calmi e rassicuranti; il bimbo percepirà il tuo stress e si agiterà a sua volta.

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5 Sei in difficoltà? Chiedi un aiuto concreto a chi ti sta vicino

Non aver paura a chiedere un aiuto concreto e a dire che sei in difficoltà. Ti stupirai della sensibilità delle persone attorno a te. “Spesso – dice Valentin – gli altri non si accorgono che siamo in difficoltà, proprio perché ci teniamo tutto dentro”.

6 Trova un piccolo rito. Lo rassicura

Prova a stabilire un metodo efficace per calmare tuo figlio e poi attieniti a questo metodo anche quando il bimbo non smette di piangere. “Sperimentando mezzi diversi, il piccolo percepirà la vostra insicurezza e non riuscirà a sentirsi rassicurato – dice Valentin – Un unico metodo può diventare quasi un rituale, cosa che lo calmerà”.

7 Togli carillon e peluche dal lettino

Controlla il letto del bimbo e togli tutto quello che potrebbe svegliarlo, come il carillon e i peluche nei quali i bambini sembrano affondare.

8 Non perdere la fiducia

Se le risposte del tuo pediatra non ti soddisfano, consulta una puericultrice o una specialista della prima infanzia. A volte basta poco per arrivare a una soluzione.

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Differenza tra parenti di primo, secondo, terzo e quarto grado

MEDICINA ONLINE FAMIGLIA CUCINI SUOCERI DIFFERENZA NUORA GENERO FIGLIO GENITORI LEGAMI PARENTI PARENTELA PRIMO SECONDO TERZO GRADO CUGINO.jpgLa “parentela” è per definizione il rapporto giuridico che intercorre fra persone che discendono da uno stesso stipite e quindi legate da un vincolo di consanguineità. Conoscere l’esatto grado di parentela tra due persone ha importantissimi risvolti sia in diritto civile (ad esempio in tema di successioni) sia in diritto tributario. Generalmente la legge attribuisce rilevanza fino al 6° grado di parentela.

Definizioni

  • Sono parenti in linea retta le persone che discendono l’una dall’altra (es: genitore-figlio).
  • Sono parenti in linea collaterale coloro che, pur avendo uno stipite comune, non discendono l’una dall’altra (es: fratelli o cugini).

L’affinità è invece il vincolo fra un coniuge ed i parenti dell’altro coniuge (mentre gli affini di ciascun coniuge non hanno tra loro alcun rapporto giuridicamente rilevante). Il grado di affinità è lo stesso del grado di parentela che lega il soggetto (parente di uno dei coniugi)  al coniuge stesso.

Il rapporto di coniugio è uno status a sé stante, non rientrando di per sé né tra la parentela né tra l’affinità.

Come si calcolano i gradi di parentela

Nella linea retta il grado di parentela si calcola contando le persone sino allo stipite comune, senza calcolare il capostipite.

Nella linea collaterale i gradi si computano dalle generazioni, salendo da uno dei parenti sino allo stipite comune (da escludere) e da questo discendendo all’altro parente.

Per gli affini, si seguono gli stessi criteri dettati per la parentela.

Alcuni esempi:

Parenti di primo grado

  • Figli e genitori (linea retta)

Parenti di secondo grado

  • Fratelli e sorelle; linea collaterale: sorella, padre (che non si conta), sorella.
  • Nipoti e nonni; linea retta:  nipote, padre, nonno (che non si conta).

Parenti di terzo grado:

  • Nipote e zio; linea collaterale: nipote, padre, nonno (che non si conta – zio).
  • Bisnipote e bisnonno; linea retta: bisnipote,  padre, nonno, bisnonno (che non si conta).

Parenti di quarto grado:

  • Cugini;  linea collaterale: cugino, zio, nonno (che non si conta), zio, cugino. 

Affini di primo grado

  • Suocero e genero (in quanto la moglie è parente di primo grado con il proprio padre), suocero e  nuora

Affini di secondo grado

  • Marito e fratello della moglie (in quanto la moglie è parente di secondo grado con il proprio fratello), etc.

Affini di terzo grado

  • Zio del marito rispetto alla moglie (lo zio è parente di terzo grado rispetto al marito-nipote), zia della moglie rispetto al marito ecc..

Affini di quarto grado

  • Cugino del marito rispetto alla moglie (i cugini sono, fra di loro, parenti di quarto grado).
Soggetto Grado di parentela
genitori parenti in linea retta ascendente di 1° grado
nonni parenti in linea retta ascendente di 2° grado
bisnonni parenti in linea retta ascendente di 3° grado
figli parenti in linea retta discendente di 1° grado
nipoti parenti in linea retta discendente di 2° grado
bisnipoti parenti in linea retta discendente di 3° grado
fratelli e sorelle parenti in linea collaterale di 2° grado
nipoti (figli di fratelli) parenti in linea collaterale di 3° grado
pronipoti (figli di figli di fratelli) parenti in linea collaterale di 4° grado
figli di pronipoti parenti in linea collaterale di 5° grado
zii paterni e materni parenti in linea collaterale di 3° grado
cugini parenti in linea collaterale di 4° grado
figli di cugini parenti in linea collaterale di 5° grado
figli di figli di cugini parenti in linea collaterale di 6° grado
prozii (fratelli dei nonni) parenti in linea collaterale di 4° grado
cugini dei genitori parenti in linea collaterale di 5° grado
figli dei cugini dei genitori parenti in linea collaterale di 6° grado

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Padre anaffettivo e assente: effetti sui figli, cosa fare?

MEDICINA ONLINE FATHER PADRE SON SONS FIGLIO MAN UOMO GENITORE FAMILY FAMIGLIA MADRE MENTE CERVELLO CRESCITA BAMBINO BIMBO AMORE FAMIGLIARE COMPONENTI MADRE PATRIGNO PROBLEMI ANAFFETTIVO SOLO SOLITUDINE PSICOLOGIA.jpgCon il termine “assenza paterna” ci riferiamo non all’assenza fisica di un padre, legata a un decesso o abbandono. Parliamo di padri presenti fisicamente ma assenti dal punto di vista emotivo. La presenza di un padre, non solo fisica ma anche e soprattutto emotiva, sociale, risulta fondamentale nello sviluppo di un bambino. Ma non sempre un padre è realmente presente. Spesso capita che la figura paterna sia anaffettiva o comunque emotivamente più restia, meno aperta e disposta ad instaurare una relazione sana con il figlio, a fargli da guida nel suo percorso di vita. Quali sono le conseguenze sui figli?

Problemi comportamentali

Un padre assente può generare nel bambino problemi comportamentali. Il bambino ha bisogno di un confronto continuo con il mondo esterno. La sola presenza fisica del genitore non basta a forgiare il carattere, ad aiutare il bambino ad affrontare il mondo.Anzi. Talvolta può essere addirittura peggiore la presenza fisica di un genitore se questa non è accompagnata dalle opportune attenzioni nei confronti del bambino.

Insicurezza e ansia

Un padre assente, o che mette in discussione ogni attività del bambino genera in lui ansiainsicurezza. È importante metterli in discussione certo, ma in maniera costruttiva, facendo comprendere che si è “dalla loro parte” sempre e comunque. Lo stimolo non va confuso con il disfattismo, con la negatività fine a se stessa.

Autostima

Il fatto di non riconoscere pienamente l’affetto del padre, o quantomeno il fatto di non avvertire senso di approvazione, porta il subconscio del bambino a ridurre la stima in se stesso. La personalità del bambino non è ancora pienamente sviluppata , si sta creando adesso, e sentirsi poco accettato da una figura cosi vicina ed importante come quella del padre condizionerà l’evoluzione del suo carattere.

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Assenza paterna: il ruolo della madre

La madre spesso, pur di salvaguardare “l’unione familiare” tenta invano di giustificare l’assenza paterna con frasi tipo:

dai sai benissimo com’è fatto tuo padre”;

“tuo padre non si rende conto”;

“cerca di capire tuo padre” “tuo padre lo fa per te”.

La madre fondamentalmente ha imparato ad accettare il carattere distaccato del compagno, e cerca di farlo comprendere anche al figlio, che a sua volta vive tutto ciò come una mancata considerazione. Ma non è assolutamente così. Proprio perché vi ama, la figura materna ingenuamente, cerca di riportare a proprio modo la serenità in famiglia.

Leggi anche:

Padre assente: cosa succede da adulti?

Cosi come per qualsiasi figura che cresce accanto al bambino, ma che risulta emotivamente assente, anche la poca presenza di un padre genera conseguenze che si prolungano fino all’età adulta. L’adulto che ha avuto un padre poco presente infatti rimane, sotto alcuni aspetti, lo stesso bambino insicuro e ansioso che era un tempo.
Questo può provocare problemi, anche in età avanzata,  nell’approcciarsi con gli altri.
Il soggetto quindi sarà affetto molto probabilmente da forme di distacco sociale, di superficialità nei rapporti, di problemi di fiducia nei confronti degli altri.
Il seme della negatività interrato anni prima è diventato un germoglio, durante l’adolescenza un delicato arbusto e da adulto da i suoi frutti che si concretizzano con emozioni quali: paura e sfiducia verso il prossimo.

Perché un padre è assente?

Diverse sono le motivazioni che spingono un padre a non svolgere quello che è il suo ruolo.
Non dimentichiamo che ogni padre è stato figlio a sua volta. È possibile che lui stesso sia stato vittima di ferite legate all’assenza di un genitore, ma non è questo il punto.
Può anche essere che, per un motivo o per un altro, vostro padre non abbia acquisito le capacità necessarie per creare un legame con i propri figli. È colpa sua? È colpa vostra? Non è nemmeno qui che vogliamo arrivare. È importante ciò che volte voi, nel presente, adesso, non nel passato. “Se vuoi qualcosa nella vita allunga la mano e prendila” la frase del celebre film (“into the wild”) risulta emblematica.

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Partiamo dal presupposto che un padre assente lo ricorderete e vi segnerà comunque per tutta la vita e che nulla potrà riconcedervi quegli anni perduti. Ma non perdetevi d’animo. Ricordate sempre che anche se avete patito le sofferenze a causa di mancanza d’affetto da parte di un padre sicuramente vi saranno state (e vi sono) figure che in un modo o nell’altro hanno saputo aiutarvi nel vostro percorso di vita (nonni, zii, amici, partner).
Ormai siete adulti. Che avete il raziocinio per affrontare la vita e perché no di migliorare, un minimo, il rapporto con il vostro genitore. Con l’età si diventa più sensibili, si cambia, si da maggiore importanza a determinati aspetti trascurati in gioventù.

Migliorare il legame emotivo con il padre

Probabilmente anche vostro padre avrebbe voluto un rapporto diverso con voi ma non è riuscito ad impostarlo. Ora siete grandi, anche se mantenete il ruolo di figlio, probabilmente siete genitori a vostra volta e avete compreso quanto è difficile essere padri/madri. Non dove accusare o rinfacciare, semplicemente, se lo riterrete opportuno, cercare di salvare il salvabile rendendo più “umano” il vostro rapporto. Come? Un abbraccio, un sorriso, un “ti voglio bene” sembrano sciocchezze ma non lo sono per niente, sono i piccoli gesti, fatti col cuore, a migliorarci la vita.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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